XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 25 di Mercoledì 25 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione del Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, prefetto Mario Morcone.
Ravetto Laura , Presidente ... 2 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 7 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 8 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 9 
Fasiolo Laura  ... 10 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 11 
Fasiolo Laura  ... 11 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Mazzoni Riccardo  ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 12 
Arrigoni Paolo  ... 13 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 13 
Mazzoni Riccardo  ... 14 
Morcone Mario , Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ... 14 
Ravetto Laura , Presidente ... 14 

ALLEGATO: Documentazione prodotta nel corso dell'audizione del Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, prefetto Mario Morcone ... 15

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, prefetto Mario Morcone.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine sui flussi migratori, l'audizione del capo dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, il perfetto Mario Morcone, che ringrazio di essere venuto.
  Perfetto, la sua presenza per noi è fondamentale perché oggi delibereremo il deposito di questa relazione al Parlamento, frutto di un lavoro di ormai molti mesi del Comitato in relazione ai flussi migratori, naturalmente con particolare riferimento al passaggio dall'operazione Mare Nostrum all'operazione Tritone, alla presenza dei migranti nel nostro Paese, alle dinamiche dell'identificazione, all'analisi del regolamento Dublino III, ai minori non accompagnati.
  L'abbiamo chiamata per ultimo perché rappresenta per noi la sintesi, in qualche modo la conferma, di tutto ciò che il Comitato ha audito in questi mesi da tutti i players, Ministero dell'interno, Ministero degli esteri, oggi il Ministero dell'istruzione per la competenza sui minori accompagnati, il Ministro del lavoro e, naturalmente, anche il capo della Polizia e tutti gli enti coinvolti.
  Da lei vorremmo, ove possibile, soprattutto dei dati. La prima cosa che le chiederemo riguarda i dati relativi ai flussi di immigrazione e asilo verso l'Italia e le prospettive future. Sappiamo come Comitato che ormai c’è un'instabilità in alcuni Paesi del Mediterraneo, in particolare in Libia, che questo comporta una sempre maggiore pressione nei confronti delle frontiere italiane, con un aumento costante dei flussi migratori irregolari.
  Secondo i nuovi dati forniti da Eurostat il 20 marzo scorso, ci risulta che i richiedenti asilo in Italia nel 2014 siano più che raddoppiati, con un +143 per cento rispetto al 2013, il maggiore incremento di tutti i Paesi dell'Unione europea, dove la media è +44 per cento. L'Italia risulterebbe essere tra i primi tre Paesi con più richiedenti dopo Germania e Svezia e, nel complesso, il numero di richiedenti asilo dell'Unione europea nel 2014 avrebbe toccato la cifra record di circa 626.000 persone, facendo registrare un aumento del 44 per cento rispetto al 2013, pari a 191.000 persone in più.
  Il Ministro degli esteri Gentiloni, che abbiamo audito il 5 marzo scorso, ci ha ricordato che i flussi migratori irregolari stanno non solo proseguendo, ma anzi aumentando. Sarebbero, infatti, 7.882 i migranti sbarcati sulle coste italiane nei primi due mesi dell'anno, il 43 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2014, quando gli stranieri arrivati via mare furono 5.506. Si tratta di dati che sicuramente lei può aggiornare, confermare o rettificare, fornendo al Comitato la sua Pag. 3valutazione della situazione relativa ai flussi previsti nel prossimo futuro e delle politiche che il Dipartimento da lei diretto sta seguendo al riguardo.
  Il secondo tema riguarda le problematiche relative all'applicazione del regolamento di Dublino III e del mutuo riconoscimento del diritto d'asilo. Secondo il regolamento di Dublino III, ormai a tutti noto, lo Stato europeo competente per la decisione sulla domanda di asilo è quello cosiddetto di primo approdo. Ciò significa che, salvo rare eccezioni, lo Stato individuato dal sistema Dublino come competente a esaminare la domanda sarà anche quello in cui l'interessato dovrà rimanere una volta ottenuta la protezione, venendo così a mancare, di fatto, un'effettiva solidarietà tra gli Stati membri dell'Unione europea rispetto all'accoglienza dei richiedenti asilo. In ogni caso, lo Stato di primo approdo è senz'altro quello che ha l'onere iniziale dell'esame di tutte le domande.
  Di recente, la stampa ha sollevato l'attenzione sui cosiddetti «dublinanti», cioè su coloro che si sono spostati in un Paese diverso da quello in cui hanno chiesto la protezione internazionale e che, per l'applicazione del regolamento di Dublino o per una erronea interpretazione – lo chiediamo a lei – vengono rimandati nel Paese dove gli sono state prese le impronte digitali per la prima volta.
  Risulterebbe che, dal 1o gennaio 2014, 11 Paesi dell'Unione europea abbiano inoltrato finora all'Italia 15.760 proposte di riammissione passiva di profughi rintracciati nel proprio territorio, ma che sarebbero «di competenza» italiana. Sottolineo che abbiamo usato l'espressione «di competenza» tra virgolette. Circa 13.300 sono state accolte, ciò significa che altrettanti profughi sono già tornati in Italia.
  Al Comitato risulta anche che di recente – cito un'agenzia ANSA del 26 febbraio 2015 – lei abbia definito come una «promessa tradita» il regolamento di Dublino. Le chiediamo conferma di questa dichiarazione e di illustrare al Comitato l'attuale problematica relativa all'applicazione del regolamento, in particolare in relazione alla previsione del mutuo riconoscimento delle decisioni di asilo e se questo potrebbe risultare una soluzione per l'Italia, come crediamo.
  Il terzo punto riguarda lo sviluppo di centri per richiedenti asilo in Africa. Il 10 marzo scorso, Natasha Bertaud, portavoce della Commissione europea, ha riferito – agenzia ANSA – che la Commissione è a conoscenza di discussioni tra alcuni Stati membri sui piani per sviluppare centri per migranti in Nord Africa ed è in contatto con l'OIM, Organizzazione internazionale per le migrazioni, e l'agenzia dell'ONU per i rifugiati per facilitare lo screening e le operazioni di ritorno volontario dei migranti economici, così come l'identificazione di persone che hanno bisogno di aiuto. Un progetto pilota è in fase di discussione. Risulta al Comitato che l'argomento sia stato discusso nel Consiglio giustizia e affari interni che si è tenuto il 12 e 13 marzo 2015: le chiediamo, ovviamente per quanto di sua competenza, se può fornire al Comitato ulteriori informazioni in merito.
  Probabilmente, solo lei può darci una risposta sul quarto punto, che giudico determinante, ossia sulla reintroduzione di controlli alle frontiere interne in alcuni Paesi. A noi risulterebbe, e le chiediamo conferma o smentita o comunque indicazioni in merito, che alcuni Paesi membri dell'Unione europea, in specie l'Austria e la Germania, stiano valutando la sospensione temporanea di Schengen e che, addirittura, nel caso dell'Austria, si sarebbe arrivati alla reintroduzione dei controlli lungo la frontiera con l'Italia per fermare l'esodo di profughi verso nord, con il respingimento di persone che attraversano la frontiera austriaca dall'Italia. Su questo, naturalmente, le chiediamo conferma ed elementi di conoscenza.
  L'ultima traccia, prefetto, è quella relativa alla messa in opera di controlli sistematici dei cittadini europei residenti all'estero al momento dell'attraversamento delle frontiere dell'Unione europea e l'avvio del nuovo team operativo congiunto, cosiddetto JOT Mare. Risulterebbe al Comitato che, nel corso dello stesso Consiglio di giustizia e affari interni citato, i Ministri Pag. 4dell'interno dell'Unione europea abbiano deciso di accelerare la messa in opera di controlli sistematici dei cittadini europei residenti all'estero al momento dell'attraversamento delle frontiere: è così ? Può illustrare al Comitato da chi e con quali modalità saranno effettuati questo controlli ?
  Inoltre, signor prefetto, in relazione all'istituzione del cosiddetto team operativo JOT Mare, anche da fonti di stampa (agenzia stampa ANSA del 18 marzo 2015) ci risulta che sia stato attivato nell'ambito di Europol e che sia un nuovo gruppo di esperti di intelligence per la lotta alle organizzazioni di trafficanti di immigrati sulla rotta del Mediterraneo verso l'Europa. Anche in questo caso, può illustrare al Comitato, per quanto di sua competenza e compiti, di questa nuova unità e anche della sua interazione o compatibilità con Frontex ? Quali sono, se lo sa, gli Stati membri coinvolti nell'iniziativa ?
  Cedo ora la parola al prefetto Morcone.

  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Ringrazio il presidente e gli onorevoli deputati e senatori che hanno voluto quest'audizione.
  Anzitutto, presidente, posso depositare tutte le schede aggiornate a questa mattina sui temi cui ha accennato prima con tutti i dati specifici. Aggiungo anche una chiavetta, e quindi gli stessi dati in formato elettronico e nella stessa modalità. Posso consegnare subito la chiavetta, mentre userò i dati per l'esposizione. Sulla base delle domande che mi ha rivolto, capisco che posso correre e, quindi, lasciare da parte tutti gli aspetti più noti, soprattutto attraverso le discussioni che ci sono state non solo tra le istituzioni, ma anche sulla stampa.
  Relativamente all'accoglienza, a mio avviso, il key point, il punto di svolta del tema è il grande passo in avanti che il nostro Paese ha fatto e che credo dobbiamo tener fermo della Conferenza unificata del 10 luglio 2014, quando per la prima volta nel nostro Paese la rappresentanza delle regioni, quella dei comuni e lo Stato hanno convenuto assieme di ripartire gli oneri dell'accoglienza sul territorio secondo parametri predefiniti e concordati in quell'occasione. Naturalmente, questo è stato il primo passo verso la realizzazione nel nostro Paese di un'infrastruttura stabile di accoglienza, che ci ha consentito, come ben sapete, di far sbarcare e accogliere almeno in parte 170.100 persone nel 2014 e ancora in questi primi mesi del 2015.
  Non le nascondo, come ho detto anche in altre occasioni pubbliche – non faccio passi indietro su questo – in vista di dibattiti politici anche forti tra le forze politiche, che c’è stato un leggero rallentamento di questo tipo di impegno, per cui il Ministro Alfano ha organizzato e presieduto due importanti incontri, uno con la rappresentanza dei comuni, presieduta dal sindaco Fassino, l'altro con la rappresentanza delle regioni, presieduta dal presidente Chiamparino, ai quali è stato chiesto di rinnovare questo patto, a mio avviso un'operazione di straordinaria importanza e portata, che ci ha fatto superare il tema dell'emergenza così come l'avevamo vissuta nel passato.
  Non c’è stata dichiarazione d'emergenza, né Protezione civile, né semplificazioni di procedure, quindi nessuna accelerazione anche verso soluzioni spesso oggetto di critiche. Al contrario, si sono tenute regolari gare, alcune delle quali sono discusse, ma sono gare. Evidentemente se ci sono aspetti di opacità, lo deciderà il magistrato, non noi.
  Per quanto riguarda l'accoglienza e quello che sta succedendo, vedrà dal trend che vi ho portato che è assolutamente vero quello che ha detto il Ministro Gentiloni, ma lo era fino a venti giorni fa, forse un mesetto fa. I primi due mesi, gennaio e febbraio, del 2015 sono stati più pesanti come arrivi rispetto ai primi mesi del 2014. Col mese di marzo, forse per le condizioni meteo avverse, il mare in tempesta o la situazione in Libia – non sono in grado di dirlo – questo trend si è fortemente ridimensionato, al punto che assieme agli onorevoli senatori e deputati vedrà che dai dati risulta una parità nel Pag. 5numero degli arrivi, se non addirittura una leggerissima, quasi impercettibile diminuzione dal 1o gennaio a ieri rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
  Naturalmente, questo non significa nulla, se non semplicemente che dovremo vedere cosa accadrà nei quadranti di crisi, che sono tanti, che cosa accade in Libia, se nascerà questo Governo di correzioni, che tipo di situazione ci sarà.
  Certo è che in questa condizione siamo preoccupati per il 2015, perché ripetere un'operazione umanitaria della dimensione di quella dello scorso anno diventa francamente complicato. Abbiamo, infatti, in accoglienza comunque 80.000 persone, di cui 77.000 adulti e famiglie e 13.000 minori non accompagnati. Le dicevo, quindi, che sul tema dell'accoglienza il primo passo importante, fondamentale secondo me è stata la Conferenza unificata del 10 luglio 2014.
  Il secondo passo che si è fatto è il raddoppio delle Commissioni per lo status di rifugiato, da 20 a 40. Da oggi, sostanzialmente – credo debba partire solamente Brescia, perché il presidente era malato – o da domani, al massimo da lunedì, sono tutte in funzione. Ci aspettiamo, anche per la semplificazione di procedure che abbiamo ottenuto nel decreto-legge convertito in legge a ottobre, una accelerazione delle stesse.
  Qui ho, però, il dovere di rappresentare un problema, che probabilmente già conoscete, ma sul quale va richiamata la vostra attenzione, e cioè che il diniego da parte della Commissione dello status di rifugiato o della protezione internazionale in genere comporta automaticamente un diritto costituzionalmente garantito, il ricorso al giudice ordinario, il quale impiega due anni per decidere. Il punto è che molto spesso è incline, anche per il tempo trascorso, a non tener conto delle proposte della Commissione, della situazione rappresentata dalla Commissione e molto spesso preferisce concedere il permesso umanitario, che è una scelta nazionale. Per noi, è un grande problema, naturalmente non perché valutiamo chi abbia ragione e chi torto, ma semplicemente perché in questo periodo dobbiamo tenere queste persone in accoglienza, soprattutto se non sono autonome dal punto di vista del reddito e della capacità di camminare sulle proprie gambe.
  A mio avviso, il tema va affrontato con i colleghi di giustizia, trovando qualche soluzione, che sia un giudice specializzato o un'organizzazione diversa, che ci consenta, da un lato, di accelerare le decisioni del giudice ordinario e, dall'altro, forse di valorizzare un po’ di più le valutazioni delle singole Commissioni.
  Come le dicevo, al momento abbiamo circa 80.000 persone in accoglienza. Di queste, 20.500 sono nello SPRAR, che è la nostra best practice, progetti comunali finanziati all'80 per cento dal Ministero dell'interno. Altri 10.000 sono nei centri nazionali, altri 35.000 circa sono in strutture aperte temporaneamente, che sono giustamente oggetto anche di critiche. Il nostro desiderio e la via maestra è per noi lo SPRAR, i progetti comunali.
  Naturalmente, si discute e mi permetto di lasciare a questa Commissione una domanda importante: si può passare dalla volontarietà dei comuni di presentare progetti finanziati all'80 per cento dal Ministero dell'interno a una competenza per tutti i comuni ? Questo è davvero un rilievo tutto politico, perché sostanzialmente è chiaro che, se si dividono 80.000 persone per 8.092 comuni, si vedrà che l'impatto sociale è minimo, parliamo di 10 persone comune. In termini puramente macroeconomici, non c’è impatto sociale e il carico è anche molto modesto.
  Una soluzione di questo tipo, se mai accettata o politicamente dal Parlamento sostenibile, evidentemente attenuerebbe molto non solo le polemiche, ma anche il carico di presenze nelle varie realtà. Vedrà dai dati che lasceremo alla segreteria della Commissione che, naturalmente, la Sicilia ha il 22 per cento delle presenze, contro altre regioni, che è inutile nominare essendo note a tutti, che hanno molto meno. Capisco benissimo le scelte che si fanno sul territorio, non stiamo esprimendo giudizi di valore o altro.Pag. 6
  Voglio solo insistere sul concetto fondamentale che i problemi dei grandi centri, su cui i talk show televisivi ci allietano tutte le sere, non sono tanto se l’hamburger sia scotto o la pasta non sia buona, quanto il fatto che, avendo creato centri così grandi, l'integrazione di queste persone diventa difficile, mentre la scelta di disseminare sul territorio in maniera più omogenea e per piccoli nuclei le persone evidentemente precostruisce una strada di integrazione di queste e, soprattutto, una presenza molto più positiva sul territorio, molto più coinvolgente. Io penso questo, poi naturalmente spettano alla politica e, soprattutto, al Parlamento le decisioni che verranno.
  Su tutte le strutture portiamo avanti un'attività di monitoraggio molto forte, sia attraverso il progetto europeo «Praesidium», sia attraverso interventi nazionali delle prefetture, sia, ultimamente, attraverso blitz che facciamo, imitando un po’ l'Agenzia delle entrate, per verificare situazioni che ci vengono segnalate di particolare sofferenza.
  Delle Commissioni e del 20+20 abbiamo detto, così come dell'accelerazione. Accenno qui a quella che probabilmente sarà anche una discussione in Parlamento ora che arriveranno le proposte di recepimento delle direttive europee: l'Alto Commissariato per i rifugiati ha prospettato una proposta anche molto interessante per un cambiamento profondo dell'attività delle Commissioni, immaginando una soluzione di tipo tedesco, cioè non più una Commissione, ma un interlocutore unico per singola domanda, con un forte rapporto gerarchico tra il Presidente della Commissione nazionale e coloro che fanno le interviste e un'autonomia piena della Commissione nazionale.
  L'autonomia c’è già, perché la Commissione nazionale ce l'ha già, ma effettivamente non siamo convinti di questa proposta dell'Alto Commissariato dei rifugiato, perché siamo convinti invece che la Commissione, magari anche con le sue cadute dal punto di vista della professionalità – evidentemente, è gente prestata a questo lavoro per tempi anche determinati – garantisca una maggiore neutralità rispetto alla richiesta di protezione internazionale e, probabilmente, una maggiore attenzione rispetto a chi per mestiere fa solo le interviste.
  D'altra parte, mi pare che sia di questi giorni e di queste ore aver sentito che la rotazione degli incarichi è ciò che dà maggiore trasparenza, quindi mi pare strano che facciamo un'operazione assolutamente inversa, per cui condanniamo qualcuno a fare le interviste per tutta la sua vita professionale. La mia è una posizione culturale. Se il Parlamento deciderà diversamente, farò quello che deciderà. Questo non è in discussione. Ho voluto esprimere questa posizione perché è oggetto di un forte dibattito in questo momento.
  Resta fermo che dobbiamo migliorare, come stiamo cercando di fare, sul piano della formazione di coloro che partecipano alla Commissione e anche su quello della designazione. Pensiamo di costituire un albo di coloro che vogliono partecipare alle Commissioni. Questo consentirebbe anche una sorta di informazione preventiva, che invece rincorriamo a mano a mano che si formano le Commissioni.
  Relativamente al terzo tema, cui lei non ha accennato, ma se vuole ne parlo, ci sono i minori accompagnati. Con estrema franchezza, mi fa vergognare di essere cittadino italiano quello che è successo nel 2014, quando sono arrivati oltre 14.000 minori non accompagnati. Il problema non è la fuga del minore, che molto spesso a mio avviso è oggetto anche di un interesse distorto di alcuni organi di informazione. Il 90 per cento dei ragazzi è tra i 15 e i 18 anni, spesso in prossimità della maggiore età, qualcuno forse anche oltre.
  Il tema vero è la modalità con cui li abbiamo accolti, in maniera approssimativa, forse dando spazio anche a chi non lo faceva per passione, per usare un eufemismo. Naturalmente, di questo soprattutto ANCI e comuni si sono resi conto. La nostra è una vecchia normativa, la 328 del 2000, che nasceva per situazioni e scenari completamente diversi, per il ragazzo abusato che scappava di casa, ad esempio, a Pag. 7Roma e di cui era giusto che si facesse carico il sindaco di Roma e gli costruisse un percorso adeguato e particolarmente protetto per il suo futuro.
  Qui sono arrivate, invece, come le dicevo, 14.000 persone, disseminate soprattutto nelle regioni del sud, spesso non in condizioni adeguate. Per questo, l'ANCI si è posta fortemente il problema. È inutile dire dei comuni in rivolta, perché è chiaro che caricare, ad esempio, Palma di Montechiaro di 50-60 minori a 80 euro al giorno pro die e pro capite significa far saltare il bilancio di quel comune o semplicemente che non paga le associazioni.

  PRESIDENTE. C’è una proposta in Parlamento...

  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Sì, c’è la proposta cosiddetta Zampa, perché proponente è l'onorevole Zampa, che però fa un po’ fatica ad andare avanti. È un tema che comunque ha avuto già una svolta, perché è stata affidata dalla Conferenza unificata al Ministero dell'interno dal 1o gennaio questo tipo di accoglienza. Abbiamo già fatto un bando per la prima accoglienza.
  Va spiegato come tocchiamo questo mercato, perché a mio avviso la proposta va accolta. Abbiamo detto di pagare 45 euro pro die e pro capite in luogo degli 80 che si pagavano prima, perché la mia famiglia, che è una famiglia della buona borghesia e sta bene economicamente, per un figlio non può spendere però più di 1.350 euro al mese. A noi sembrava che 45 euro pro die e pro capite fosse una cifra giusta.
  Siamo riusciti ad ammettere a finanziamento solo 10 associazioni su 16 che ne avevamo chieste e ripeteremo il bando. Mentre sto parlando con voi, in Conferenza Unificata ci sarà anche il bando dello SPRAR per i minori non accompagnati, perché i comuni, e l'ANCI in particolare, si stanno esponendo molto su questo tema volendo costruire un canale anche per i minori non accompagnati di tipo SPRAR, quindi con quelle prerogative e cautele. Anche lì andremo ai 45 euro più un 20 per cento, un cofinanziamento comunale e una sorta di premio che mettiamo noi, ma non si possono pagare né gli 80 euro né i 110 euro che in alcuni casi si sono pagati o non si sono pagati. Non conosco poi gli artifici contabili, perché non mi occupo di enti locali, ma è un tema che francamente va affrontato dal Parlamento.

  PRESIDENTE. Può fornirci un commento, ancorché abbia detto che ci sono delle difficoltà a portarla avanti, sul contenuto della proposta Zampa...

  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. In realtà, anche la proposta Zampa nasceva nell'ambito di un progetto di welfare, e quindi con un'impostazione diversa da quello che a mano a mano si è andato realizzando in uno scenario nuovo. Tuttavia, va detto che l'onorevole Pollastrini, che credo se ne stia occupando in questo momento o che ne era la relatrice, come mi pare di ricordare, ha già riorientato tutta questa materia al nuovo scenario che si è determinato. Naturalmente, appena andrà in discussione, saremo pronti, se servirà e se sarà richiesto, tutti i contributi necessari. È, però, una legge urgente, soprattutto perché serve a sollevare i comuni e i comuni perbene, che sono poi tutti, da una situazione abbastanza intollerabile.
  Sull'accoglienza mi fermerei per andare ai temi che mi ha posto molto espressamente. Quanto a Dublino, confermo pienamente che è una promessa tradita. È chiaro che l'articolo 80 del Trattato né di Lisbona prevedesse espressamente tutt'altro. Devo aggiungere che, a mio avviso, Dublino III è forse meglio di quanto non appaia o si cerchi di rappresentare.
  Anche quel trattato, infatti, ha una serie di approcci di tipo non solo umanitaria, ma solidaristico, spesso ignorati. Per le deroghe, c’è l'articolo 17, in particolare sulla clausola di sovranità e sui ricongiungimenti familiari. Naturalmente, su questo c’è quella che mi permetto di definire una Pag. 8sorta di ridicola guerra amministrativa tra noi e altri Paesi su chi debba prendersi chi. Le richieste che conosceva sono 29.000. Troverete il dato nella relazione.
  Ovviamente, nessuno pensi che 29.000 persone torneranno in Italia, ne tornerà un 20 per cento. Certamente, però, rimane un problema di fondo: in questo nuovo scenario, Dublino è sostanzialmente superato da una situazione di fatto cambiata. La Grecia ha sospeso Dublino; la Spagna ha solo Ceuta e Melilla e ha messo le grate e i poliziotti; la Francia è lontana e il Paese di primo ingresso siamo noi.
  Credo che l'Unione europea non possa che rendersene conto. Le aperture ci sono. Diversamente da come si ritiene, devo dire che i colleghi tedeschi sono tra i più aperti e disponibili a ragionare in concreto. Naturalmente, ci sono altri piccoli egoismi di Paesi magari più piccoli e, soprattutto, secondo me il tema forte è l'indifferenza dei Paesi che non hanno questo problema. La Svezia concorre, ma la domanda che mi pongo è dove sono la Spagna, la Polonia, i Paesi baltici, i Paesi che in questo momento, non avendo questo tipo di pressione migratoria, cercano di non parlare di Dublino, mettiamola così diplomaticamente.
  È un tema che va affrontato. Certamente, l'obiettivo dell'Europa dell'asilo, e quindi dell'Europa che ha voluto il suo ufficio alla Valletta, che frequentiamo abitualmente, che vengono da noi costantemente, se è concreto, non può prescindere dal riconoscimento reciproco dello status di rifugiato. Su questo siamo apertissimi. Abbiamo dato anche disponibilità ai colleghi di venire a integrare le nostre Commissioni, nel senso che possiamo farle anche con i francesi, i tedeschi anziché con altri, pur di arrivare comunque a una decisione che valga in tutta l'area Schengen.
  Quanto alla reintroduzione dei controlli alle frontiere e la sospensione di Schengen, quest'ultima è la classica minaccia che alcuni Paesi europei avanzano nel momento in cui si cerca di forzare il discorso Dublino. Non so quanto questa minaccia possa diventare reale, ma devo dire – mi pare che autorevolissimi esponenti del Governo siano su questa posizione e io mi ci riconosco, porto oggi la cravatta della Presidenza dell'Unione europea e questo vi dà prova della mia posizione – che senza l'area Schengen e senza l'euro l'Europa non esiste. L'area Schengen è una grande conquista della Casa comune europea, come enfaticamente diciamo, quindi credo che sia davvero una minaccia grave e insopportabile quella della sospensione gli accordi di Schengen.
  Per quanto riguarda la frontiera, invece, la vedo un poco al contrario: è dall'Austria che vengono gli amici afgani e attraverso Tarvisio arrivano a Udine. Mi sono lamentato più volte, come hanno fatto con me giustamente i sindaci di Udine e Tarvisio e la presidente del Friuli-Venezia Giulia, che il tema è esattamente invertito. Esiste una rotta balcanica che porta le persone attraverso il Kosovo e la Serbia in Slovenia e in Austria. Vengono da noi perché, gli afgani soprattutto, assieme ai pakistani, abbiamo maggiore attenzione alle loro storie.

  GIORGIO BRANDOLIN. La commissione più buona è quella di Gorizia...

  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Non è questione di essere buoni o cattivi, ma di avere maggiore attenzione alle storie che vengono proposte. Su questo tema, però, so che sono partite o stanno partendo, ma è un aspetto tipicamente di Polizia, delle squadre comuni per il pattugliamento in frontiera.
  Forse da qui nasce l'equivoco che ci sia o non ci sia una sospensione o meno di Schengen. In realtà, so che ci sono dei pattugliamenti comuni, chiesti anche da noi, perché il trafilamento, come l'ho chiamato in qualche appunto, da parte dell'Austria di questi afgani che arrivano è esattamente il problema che ci rinfacciano per gli eritrei che mandiamo in Olanda. Non è molto diverso.
  Per questo, dicevo che Dublino è un tema tutto da ridiscutere. Non possiamo Pag. 9permetterci una guerra amministrativa tutti i giorni, per cui io devo rinforzare le persone che devo mettere per l'accordo di Dublino perché la Germania ne ha messe di più, come anche l'Olanda, così facendo una rincorsa a chi ha torto e a chi ha ragione. Francamente, non mi pare questa la strada giusta per la Casa comune europea e per l'Europa dell'asilo. Evidentemente, però, tutto questo presuppone anche tempi e mediazioni politiche che bisognerà affrontare.
  Sul tema Africa, un'idea che il Ministro Alfano aveva da tempo, ha due direttrici. Una è maturata soprattutto nella conferenza di novembre, durante la Presidenza italiana, che si chiama Processo di Khartoum. Praticamente, è l'idea di avere accordi con Paesi del centro Africa per tagliare a sud della Libia le rotte verso l'Europa, quindi in Niger e Sudan, eventualmente portando via di lì persone che effettivamente hanno diritto alla protezione internazionale, come i siriani, e mandando a casa, magari col rimpatrio volontario e assistito, i senegalesi che non hanno diritto alla protezione internazionale.
  Su questo schema stanno lavorando sia il Ministero degli esteri, sia noi, sia l'Unione europea. Una missione è già stata fatta in Niger. Martedì prossimo, con il Sottosegretario Manzione si farà un'altra corsa in Niger. Stiamo lavorando anche con gli esteri, perché i tedeschi sono molto interessati a partecipare a quest'operazione con noi. Si tratta, ovviamente, di metterci delle risorse. Come sempre, le nostre ci sono, ma saranno piccole; quelle dei tedeschi saranno un po’ più importanti. Quello che conta è l'obiettivo comune, che è questo blocco.
  Credo che il Ministro Alfano, invece, nell'ultimo incontro in sede GAI a Bruxelles abbia parlato con i colleghi di altri Paesi anche di altre iniziative dello stesso tipo, ma da realizzarsi in Paesi come Egitto e Tunisia. Naturalmente, però su questo tema dovete sentire il Ministro Alfano, perché evidentemente non sono in grado di dare valutazioni sulla concreta realizzabilità. So che con l'Egitto abbiamo un ottimo rapporto, come con la Tunisia. Al di là del drammatico evento di qualche giorno fa, sono rapporti davvero di grande collaborazione quelli con l'Egitto. È uno dei Paesi con cui abbiamo accordi di riammissione e rimandiamo persone senza alcuna difficoltà. Anche con la Tunisia da tempo abbiamo un buon rapporto. Non so, però, della possibilità reale di sviluppo in tempi brevi di questo processo.
  Vorrei chiarire, perché questo può essere oggetto di polemica, che l'idea è sempre quella, come per Khartoum, di realizzare campi gestiti dalle organizzazioni internazionali, quindi OIM, Alto Commissariato per i rifugiati, perché evidentemente dobbiamo anche garantirci sulla qualità della vita in quei centri. Naturalmente, questo pacchetto deve contenere la possibilità di portare in Europa, su disponibilità di tutti i Paesi europei, quote di persone che hanno diritto alla protezione internazionale e magari a costruire rimpatri assistiti per coloro a cui, invece, è stata negata questa possibilità e che possono tornare a casa loro per cercare di ricostruirsi un minimo di futuro.

  PRESIDENTE. Su JOT Mare, prefetto...

  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Confesso di non saperne nulla. Non faccio attività di Polizia. Io mi occupo di libertà civili, quindi di diritti.

  PRESIDENTE. La ringrazio moltissimo. Come immaginavamo, prefetto Morcone, ci ha fornito tutti i dati necessari per chiudere la nostra indagine, ma le segnaliamo già che le chiederemo di tornare al Comitato nei prossimi mesi e mi prendo già la sua promessa di ritorno.
  Con l'occasione, vorrei salutare anche chi l'accompagna, il viceprefetto Maurizio Falco. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIORGIO BRANDOLIN. Alle ore 16.00, infatti, dovremo essere in Aula.Pag. 10
  La ringrazio anch'io, dottor Morcone, per la precisione e la puntualità di alcuni princìpi che ha spiegato e sulla base dei quale credo di capire la sua attività si svolga. Ho due domande. Condivido il suo discorso sull'Austria. La Commissione di Gorizia è in sofferenza, dato che era l'unica nel Triveneto fino a due mesi fa. Lei ci ha detto che sono già state implementate le altre 10, di cui 2 nel Veneto, Padova e Verona: l'attivazione di queste due Commissioni eliminerà una parte delle sofferenze di quella di Gorizia ?
  Lo chiedo, perché sono numeri risibili rispetto agli 80.000, ma hanno creato tensione e riproposto un problema che ho conosciuto nel 2000-2001, la famosa soglia di Gorizia, come all'epoca veniva chiamata.
  La seconda domanda ha a che fare con l'applicazione dell'accordo del luglio 2014 tra Conferenza delle regioni e ANCI. Ovviamente, lei ha sottolineato gli aspetti molto positivi, che anch'io condivido, di quell'accordo. Ora, non voglio sapere chi, come e cosa – parlo della mia regione, che non ha fatto il piano, tanto per essere chiari, e non ho nessun problema a dire che nel mio partito c’è l'assessore – ma voglio capire se, effettivamente, quest'accordo sia stato realizzato e come.
  Dobbiamo accoglierne 80.000 nel 2015 e se il Friuli – parlo solo della mia regione – deve prenderne, con un brutto termine, 4.000: la regione ha già predisposto le struttura dove prendersi questi ipotetici 4.000 ? Se per caso questi 80.000 diventassero 100.000, ci saranno dei problemi, non se saranno 60.000. La domanda è proprio questa: l'applicazione reale di quest'accordo c’è o non c’è ? Mi risulta, mi scusi se sto sbagliando, che da questo punto di vista nei mesi appena passati è la sua struttura, con il Ministero dell'interno attraverso le prefetture ad avere in qualche modo risolto il problema.
  Credo, invece, che l'applicazione reale di quell'accordo sia la soluzione. Gli SPRAR, infatti, come ha detto lei, dovrebbero già essere individuati, in modo che il Friuli-Venezia Giulia – parlo solo della mia regione per non parlare delle altre – sa che deve avere una struttura per 4.000 persone, una cifra esemplificativa. Questa è la domanda precisa. Lì, secondo me, c’è la soluzione per arrivare a quanto da lei detto, che condivido, nella redistribuzione di quest'accoglienza.
  Nel nostro territorio, ad esempio, il Ministero dell'interno attraverso la prefettura – capisco e non critico nessuno – ovviamente utilizza la struttura di Gradisca riempiendola fin dove può e va contro l'indicazione che lei stesso mezz'ora fa ci ha dato. Lì abbiamo un centro adesso già con 350 persone. Lo vivo bene e so benissimo che quel centro crea difficoltà, non solo ai cittadini di Gradisca, ma anche alle persone che ci sono dentro. La domanda precisa è proprio questa: a che punto siamo con l'applicazione reale di quel piano nazionale di accoglienza del luglio 2014 ?

  LAURA FASIOLO. La ringrazio per l'intervento così esaustivo, prefetto. Anch'io provengo dalla stessa zona e mi sto ponendo una domanda di carattere generale, sulla quale peraltro abbiamo riflettuto con la stessa prefettura di Gorizia: la lentezza dell'operatività dell'unità Dublino. Non parlo delle commissioni territoriali, anzi direi che queste ormai si stanno attivando anche in modo celere e questo è positivo.
  L'unità Dublino di Roma, però, ha pochissimi dipendenti. A me ne risultano 5, 6, 10. Così si dice, relata refero. Semplicemente, mi chiedo come mai la Lituania ne abbia 40, come mai altri Paesi ne abbiano un centinaio addirittura. Perché non potenziare numericamente l'unità Dublino centrale o non demandare – non sono un tecnico – alcuni compiti dell'unità Dublino romana alle commissioni territoriali, in modo da sveltire i lavori ?
  La seconda domanda attiene alla preoccupazione grossissima, nell'ambito del riordino della pubblica amministrazione e della soppressione delle province, che quelle ad alto flusso migratorio siano colpite. Le chiedo di salvaguardare la nostra piccola realtà, perché deve essere preservata. All'interno delle 21 che saranno Pag. 11soppresse, non può essere eliminata. Sarebbe catastrofico che fosse eliminata.

  GIORGIO BRANDOLIN. Prefetture...

  LAURA FASIOLO. Ho detto province ? Pardon, scusate, intendevo prefetture. È stato proprio un lapsus freudiano e neanche tanto freudiano, perché anche quelle sono state, almeno da noi, sostituite.
  In sostanza, un altro concetto che lei ha sottolineato è l'importanza di potenziare lo SPRAR: credo che, al di là di CIE, CARA e SPRAR, vada pensata la soluzione formazione professionale di questi, chiamiamoli «dublinanti», o richiedenti asilo. La formazione professionale è fondamentale, perché a mio modesto avviso anche lo SPRAR è in una visione forse un po’ arcaica. C’è il rischio che, con la dilatazione dei tempi, questi giovani passino dal CARA a uno SPRAR che non è nient'altro che il prolungamento del CARA. Pensiamo a inserirli in un'attività lavorativa, come tra l'altro più d'uno aveva suggerito. Facciamoli lavorare e integriamoli. Credo che il grande passo sia il salto dall'accoglienza all'integrazione.

  PAOLO ARRIGONI. Ringrazio il signor prefetto per i dati aggiornati.
  La prima considerazione parte dal numero delle persone adulte e dei minori non accompagnati accolti nel nostro Paese. Lei ha parlato di 80.000 persone e stiamo parlando di un impegno finanziario per il nostro Paese di forse più di un miliardo di euro, una cifra molto importante.
  Nel territorio italiano, la concentrazione della presenza delle persone accolte è maggiore in alcuni territori che in altri: questo è dettato da una scelta politica locale e territoriale o dietro questa diversa concentrazione c’è anche una motivazione legata al business ?
  L'indagine su Mafia capitale, che recentemente ha messo sotto la lente di ingrandimento il CARA di Mineo, dimostra che comunque qualcosa non va. State mettendo in atto delle contromisure affinché possa essere ovviato un fenomeno illegale che si nasconde dietro il sistema dell'accoglienza, magari anche attraverso una centrale unica di acquisti del servizio di accoglienza ?
  Un'altra domanda riguarda la procedura per il riconoscimento dello status di protezione. Non so se le procedure seguano delle direttive europee, però sovente succede che l'immigrato che riceve il diniego sul riconoscimento della protezione internazionale fa ricorso per acquisire la protezione sussidiaria, ancorché umanitaria. Lei ha parlato di necessità di rivedere questo procedimento perché l'attribuzione al giudice ordinario del ricorso fa sì che i tempi diventino biblici.
  Sono persone a cui dobbiamo dare accoglienza e il tema sono le tempistiche, i soldi e altro: state concretamente lavorando per accelerare il procedimento ? Qual è il tempo medio per il riconoscimento dei tre livelli di status di protezione ?
  Inoltre, molte persone accolte in centri di accoglienza, come dimostrano anche dei servizi alla TV, se ne allontanano volontariamente. Dico specificamente che non fuggono, perché sono stato richiamato in questa sede dal Ministro Alfano sul fatto che queste persone non fuggono perché non sono controllate. Si allontanano, però, volontariamente e fanno perdere loro le loro tracce: questo, ovviamente, desta molta preoccupazione nell'opinione pubblica, anche alla luce del fenomeno insorgente del terrorismo. Dobbiamo continuare, tenuto conto anche dell'entità del fenomeno, a non controllare queste persone o c’è un cambio di strategia da parte del Ministero dell'interno ?
  Ancora, anche lei, prefetto Morcone, ha parlato di buoni rapporti, per esempio, con l'Egitto, tra i Paesi che ha citato: ebbene, l'ambasciatore dell'Egitto, audito qualche mese fa in questa sede, non si è dato una motivazione del fatto che l'Italia non restituisce i minori non accompagnati egiziani che quel Paese è ben disponibile a riprendere. Tenuto conto che la percentuale di minori non accompagnati egiziani Pag. 12è la principale, invito anche lei, prefetto Morcone, ad addivenire al superamento delle criticità.
  Infine, ed è una mia riflessione, si è parlato di possibilità che qualche Paese Schengen innalzi ancora le frontiere, magari in modo direzionale e non bidirezionale. Lei ha citato l'Austria, nella quale dall'Italia non possono entrare. Ha citato la Spagna, che erige muri. Stanno mettendo in atto, quindi, conformemente alle legislazioni o a prescindere, misure di contrasto verso il fenomeno dell'immigrazione incontrollata: è mai possibile – è una mia considerazione che voglio condividere – che l'Italia debba essere l'unico Paese all'interno dell'Europa ad accogliere tutti a braccia aperte ?

  PRESIDENTE. Magari, più che di Schengen, parliamo di frontiere esterne a Schengen. In ogni caso, risponderà il prefetto.

  RICCARDO MAZZONI. Cercherò di porre meno domande.
  Posto che la soluzione dei campi profughi è probabilmente la migliore, ma temo anche la più difficilmente percorribile perché servirebbe un'operazione militare per fare i campi profughi nei Paese di transito vista la situazione della Libia, la domanda è questa: tra i migranti arrivati nel 2014 e nei primi mesi del 2015, quanti hanno fatto richiesta di asilo ? Quante sono state accolte ? Che status ha chi non l'ha fatta e chi è stato respinto ? Evidentemente, di clandestino.
  A questo punto, visto che i migranti non sono più migranti economici, ma in larga parte persone che fuggono da luoghi di guerra, hanno ancora senso di esistere i CIE nella nostra legislazione ? Come mai la metà è chiusa a fronte di un afflusso così imponente di, tra virgolette, «clandestini» ?
  Inoltre, abbiamo giustamente raddoppiato le Commissioni, ma secondo le stime di Frontex potrebbero arrivare da qui a fine 2015 dai 500.000 a un milione di nuovi migranti: mi sa che si tratta di stime abbastanza approssimative, ma se arriva un'ondata di questo genere, che fine fa il sistema SPRAR ? Altro che Conferenza unificata del 10 luglio 2014... Se non si prende veramente il toro per le corna, se non si battono i pugni in Europa, credo che saremo in gravissime difficoltà anche dal punto di vista della tolleranza sociale del fenomeno.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al prefetto Morcone per la replica.

  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Onorevole Brandolin, certo che l'arretrato che può essersi accumulato a Gorizia sarà ridistribuito con decreto del Presidente della Commissione nazionale sulle nuove Commissioni in maniera da rendere omogenei i carichi di lavoro. Questo è certo.
  Per quanto riguarda la Conferenza unificata, è nota la mia posizione, che non è polemica nei confronti di nessuno. Io sono prefetto e come tale ho assolutamente rispetto di tutti, ma appunto sono prefetto e mi pagano tutti i mesi regolarmente per questo lavoro e, quindi, prescindo da posizioni magari funzionali alle elezioni amministrative del prossimo 31 maggio e che ispirano atteggiamenti anziché altri. [voce fuori microfono] Voglio dirle di più.
  Ancora forse posso frenare, se il mare mi aiuta, per non interferire all'interno delle regioni, ma dopo il 31 maggio comunque a Treviso li mando e devono prenderseli – questo è il punto – a meno che, come naturalmente spero e come peraltro alcune forze politiche hanno sempre invocato, non siano i territori autonomamente a fare delle scelte. Il tavolo regionale che nasceva dalla Conferenza unificata di luglio era esattamente questo: dare ai territori la possibilità nella loro autonomia di scegliere le soluzioni che meglio ritenevano opportune.
  Cito l'esempio della Campania perché sono napoletano: le spettano 800 persone ? Sarà l'assessore regionale della Campania, assieme al prefetto del capoluogo di regione, al presidente dell'ANCI Campania, che decideranno con quali modalità e in Pag. 13quali località accoglierle. È evidente che, se questo non si verifica, devo comunque fare il mio dovere.
  Senatrice Fasiolo, quanto alla lentezza operativa, anzitutto a Dublino abbiamo 20 persone. Certamente, ce ne vorrebbero di più, la Germania ne ha più di 100. Ci sforzeremo di trovare, nella nostra miseria, qualche soluzione per incrementare l'ufficio Dublino, ma chiedo a lei, che mi rappresenta anche dal punto di vista politico in Parlamento, se abbia un senso che metta su un ufficio le poche risorse di cui dispongo per combattere contro la Svezia e la Germania, che a loro volta aumentano le loro risorse ?
  Facciamo questa battaglia amministrativa per capire se il dottor Falco deve andare in Svezia o restare in Italia. Francamente, a me sembra una follia, anche alla luce dello spirito dei trattati. A me sembra che la partita sia quella di superare questo tema con le soluzioni che si potranno trovare. Resta fermo che questo è il presepe, come si suol dire, e che ci metteremo i pastori necessari.
  Mi provoca sulla soppressione delle prefetture: cosa devo pensare ? Concordo pienamente con lei. Le lascio qui il budget, perché sapevo che sarebbe stata una delle questioni, sono 600 milioni di euro per quanto riguarda me, il mio dipartimento, che poi è la gran parte dell'accoglienza. In ogni caso, sono appunto 600 milioni, non niente.
  Devo dirle molto francamente che il tema Mineo meriterebbe forse più tempo per discuterlo. Per fortuna, sono arrivato a luglio 2014 tornando a un incarico che avevo avuto fino al 2010, e quindi non ho vissuto la nascita di Mineo. I magistrati decideranno se ci sia stata o meno qualche opacità nella nascita di Mineo, se nella gara il consorzio si sia comportato bene o male. Dico una cosa che non piacerà: ho qualche dubbio anche sulla decisione del presidente Cantone, che peraltro conosco, apprezzo e stimo moltissimo, come sapete, ma ho qualche dubbio.
  A noi hanno detto sempre che il total care, il general contractor era la soluzione delle soluzioni, che si risparmiava. Ora, improvvisamente, per un contratto del 2013, si è stabilito che abbiamo impedito la partecipazione alle piccole e medie imprese. È così: decidessero loro cosa vogliono fare, noi non c'entriamo, è un problema che riguarda il consorzio dei comuni, ma su queste cose bisogna stare un po’ attenti.
  Ci sono, infatti, sicuramente aspetti di opacità, ma anche gente tanto per bene. Sono stato a Matera venerdì scorso, sto girando come una trottola. Devo dirvi che sinceramente vi ho trovato gente straordinaria, le persone che vorrei, che lavorano in progetti SPRAR e che sono sinceramente quelle che mi danno la forza di andare avanti tutti i giorni.
  Quanto all'attribuzione al giudice ordinario, lei sa che è un diritto costituzionalmente garantito e diventa difficile andare a toccarlo. Si può discutere con il Ministero della giustizia forse su di un giudice specializzato. I tempi sono mediamente quelli di sei mesi per avere una decisione della Commissione, purtroppo molto di più per avere la decisione del giudice. Su questo bisognerà trovare qualche soluzione.
  Il Ministro Alfano si sta molto impegnando sul tema dell'allerta terrorismo, per tentare di fare la migliore attività di prevenzione possibile. I colleghi sono molto bravi. La mia opinione, però, quindi non tecnica, è che, molto francamente, trovo un po’ difficile che un terrorista arrivi con un gommone cinese da 300 euro.

  PAOLO ARRIGONI. Parlavo di coloro che si allontanano volontariamente e fanno perdere le loro tracce.

  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. D'accordo, ma posso dirle che la Polizia su questo sta facendo veramente un lavoro egregio, puntualissimo e con grande attenzione ? Purtroppo, abbiamo una storia importante in questo settore, e quindi da questo punto di vista non possiamo certo avere timori della mancata attenzione delle nostre Forze di polizia.Pag. 14
  Capisco l'ambasciatore dell'Egitto, ma noi siamo italiani, siamo gente perbene. Non che l'ambasciatore non lo sia – per l'amor di Dio – lo è certamente, ma noi non mandiamo via i minori. La legge lo dice. È una scelta. Sono persone vulnerabili, come le donne incinte o chi ha un piede zoppo. Noi non respingiamo persone vulnerabili. Capisco che altri Paesi fanno diversamente. So che, per esempio, l'Olanda per un certo periodo li ha rinviati nei Paesi d'origine, ma la nostra legge non lo consente e io non posso fare diversamente, ma non vorrei nemmeno.
  La sospensione di Schengen è una minaccia ogni tanto brandita come una bandiera, tenga presente però che la Germania ha 200.000 rifugiati, oltre tutti i turchi che si è presa e così via. Basta vedere la Nazionale tedesca di calcio per capire quale sia lì lo stato dell'arte. La Turchia ha 2 milioni di rifugiati, il Libano 1,5, la Giordania ne ha numeri simili: i nostri 80.000, in tutto questo quadro, sono un problema, non voglio dire che siano una felicità, ma a cui guardare con gli occhiali giusti.
  Quanto alla concentrazione sui territori, ho detto e ripeto che nessuno sarebbe più felice di me se i comuni potessero tutti partecipare alla attività di accoglienza e lo facessero non solo su base volontaria, se lo fanno su base volontaria meglio – ma se non lo fanno, diventa proprio una delle responsabilità dell'amministrazione comunale – ma non abbiamo più i centri di cui stiamo parlando. Siamo stati costretti ad aprire strutture temporanee e, purtroppo, centri troppo grandi per essere assorbiti sul piano dell'integrazione.
  Ripeto, però, che quando arrivano 5-6.000 persone in un week end, e bisogna farle dormire, mangiare, garantire loro una visita medica e una condizione civile, alla fine si è costretti a questo tipo di scelte e non si trovano altre soluzioni.
  Nei CIE mettiamo chi va a casa. La Polizia di Stato utilizza la detenzione amministrativa per coloro che sono destinati certamente a rientrare, quindi non è una scelta punitiva. Non sono messi nel CIE perché sono cattivi, ma solo perché vanno identificati e mandati nel loro Paese d'origine.
  Francamente, ora stiamo ragionando per rimettere in moto anche un circuito di detenzione amministrativa più solido di quello attualmente in essere, ma nemmeno scommetterei su questa come sulla soluzione, almeno di una parte dei problemi.
  Credo di aver risposto più o meno a tutto.

  RICCARDO MAZZONI. Rispetto all'arrivo dei migranti, qual è la percentuale di quanti hanno richiesto e ottenuto asilo ?

  MARIO MORCONE, Capo Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno. Trova il dato nella relazione, anche con le nazionalità.

  PRESIDENTE. Prefetto, questo è fondamentale, perché leggiamo troppo spesso sulla stampa dichiarazioni e numeri che certe volte noi stessi abbiamo difficoltà a interpretare, quindi le siamo grati per i dati, che studieremo. La inviteremo presto nuovamente, sperando che torni da noi. Dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico dalla seduta odierna.
  Ringrazio i colleghi commissari. Ci aggiorniamo alla prossima settimana.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.

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