XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 24 di Mercoledì 18 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Seguito dell'audizione del Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo, dottor Mario Papa.
Ravetto Laura , Presidente ... 2 
Artini Massimo (Misto-AL)  ... 2 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 3 
Ravetto Laura , Presidente ... 4 
Conti Riccardo  ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 4 
Papa Mario , Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Papa Mario , Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo ... 7 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 8 
Papa Mario , Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo ... 8 
Ravetto Laura , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo, dottor Mario Papa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo, dottor Mario Papa.
  I colleghi senatori sono presenti alla relazione in Aula del premier Matteo Renzi e non potranno intervenire; cercherò quindi di fare alcune domande che nascono anche dal confronto con i colleghi senatori, per poi lasciare la parola al Vice Presidente Brandolin e al collega Artini.
  Sarò sintetica. La volta scorsa lei, dottor Papa, ci ha fornito una spiegazione importante sul traffico dei flussi di migranti in partenza dalla Libia. Le volevamo chiedere se possa darci ulteriori dettagli in relazione alle organizzazioni che gestiscono questo traffico, in particolare se lei ravvisi il rischio che vi siano coinvolte organizzazioni terroristiche.
  Una domanda atecnica che scaturisce dalla conversazione con altre persone che si occupano del tema: è vero che oggi con i satelliti si è già in grado di controllare questi flussi, di verificarne il passaggio attraverso il deserto, l'arrivo in Libia, e quindi anche di controllare i soggetti che avvicinano questi flussi con finalità di sfruttamento ?
  Altre due brevi domande. Ieri il capo della Polizia, il Prefetto Pansa, ha dichiarato che «dotarci di un organismo di analisi strategica sui foreign fighters sarebbe necessario». Le chiediamo se il Comitato da lei diretto possa assumere questo compito e una sua opinione su questa affermazione del capo della Polizia.
  Un'ANSA del 12 marzo scorso riporta che Jorge Fernàndez Dìaz, il Ministro degli interni spagnolo, ha preannunciato l'attivazione a luglio di un'unità speciale di Europol, che avrà la missione di ripulire internet da contenuti radicali di terrorismo. Tale unità di Europol dovrebbe essere referente a livello mondiale e fornire un importante contributo anche al problema dell'individuazione dei cosiddetti i Lupi solitari, cui lei ha accennato. Le sarei grata se potesse fornire ulteriori elementi di informazione in materia e il suo pensiero in merito.
  Do quindi la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente Papa, di essere tornato. Io ho formulato una serie di domande tecniche che riguardano, come la volta scorsa abbiamo avuto modo di introdurre in maniera molto limitata, il decreto antiterrorismo.
  In particolare, le chiedo se per contrastare l'eventuale proselitismo (lei evidenziava come ormai non ci sia più neppure la volontà di nascondersi su internet, ma vengano utilizzati strumenti social, pubblici, Pag. 3che sono anche più difficili da combattere) non possa essere utile utilizzare un sistema di blacklist. In audizione sul decreto-legge missioni e antiterrorismo, la direzione della polizia postale ci spiegò infatti che non è un blocco automatico, ma c’è tutto un lavoro dell'autorità giudiziaria e quando l'URL non è più utile alle indagini viene bloccato.
  Si potrebbe inoltre, come è stato fatto dall'Alto Rappresentante Mogherini per contrastare la propaganda russa in Ucraina a livello mediatico, utilizzare la stessa modalità di contrasto per la buona (spiace dirlo) propaganda fatta da ISIS. La qualità dei contenuti video è ottima e garantisce un impatto forte su chi deve essere coinvolto in questa attività di proselitismo.
  Vorrei chiederle quindi se si possa valutare quest'idea nell'ottica di contrastare il reclutamento di foreign fighters, posto che l'Italia con il suoi 65 censiti ne ha un numero veramente esiguo rispetto ad altri Paesi.
  Il 16 marzo il direttore della CIA, John Brennan, ha lanciato un allarme rispetto al terrorismo informatico. Il problema della minaccia informatica rispetto al terrorismo attuato tramite armi o comunque «fisico» è il bassissimo costo per chi lo progetta, e anche la facilità di reperire tecnici competenti nel terrorismo digitale desta preoccupazione.
  Quali soluzioni, anche di concerto con i fornitori di hardware e non solamente di servizi, si possono trovare per limitare questi possibili danni ? Penso non tanto a un sito web, che, come evidenziava anche la polizia postale, viene bloccato o a un sito che viene hackerato, quanto a infrastrutture come quella che gestisce la rete elettrica, il sistema bancario, le parti di software che rendono possibile la vita in un Paese.
  La volta scorsa il presidente ricordava come le armi per l'attentato a Charlie Hebdo a Parigi siano state prese in Belgio, come ci ha riferito anche il vicedirettore di Europol. Quali potrebbero essere le iniziative per controllare questo flusso di armi illegali nella criminalità organizzata e quindi di conseguenza in quella con finalità terroristiche ?
  Siccome il Passenger name record (PNR) negli Stati Uniti è già attivo e questo tema è già stato trattato molte volte nel Comitato, le vorrei chiedere se lo ritenga uno strumento effettivamente valido, nonostante i suoi limiti perché, tracciando esclusivamente chi ha un passaggio aeroportuale, rende necessario pensare a qualcosa che garantisca anche un controllo diverso.
  Lo scorso fine settimana ero a Lampedusa e ho fatto una visita alla Guardia costiera per verificare la situazione delle motovedette, valutando con loro le attività realizzate a livello di contrasto. Indubbiamente, vedendo i migranti si è indotti a ritenere che nessuno di loro possa essere un terrorista, però il generale James Stavridis, che ha guidato le operazioni in Libia, ha evidenziato come alcuni soggetti possano dotarsi di imbarcazioni estremamente veloci per fare attacchi direttamente sull'Italia.
  Lei lo considera un rischio possibile oppure è particolarmente difficile anche con un mezzo veloce riuscire a raggiungere le coste italiane non della Sicilia, ma del Lazio, della Campania o di altre zone ? Considerando l'ottima qualità dei mezzi che la Guardia costiera ha in dotazione e le distanze, questo tipo di infiltrazione appare difficile, però le vorrei chiedere un suo commento.

  GIORGIO BRANDOLIN. Una domanda che volevo fare era proprio l'ultima che ha posto Artini, quindi è inutile che la ribadisca.
  Sinceramente leggo poco i giornali, sono un po’ arrabbiato con gli organi di informazione, ma ieri ho letto l'intervista al Capo di Stato maggiore dell'Esercito, il quale si è detto pronto con i suoi uomini a intraprendere un'azione militare in Libia.
  Io non sono ovviamente convinto di questa risposta così pronta, ma le chiedo quali potrebbero essere le possibilità di un intervento militare in quel Paese, stante Pag. 4che da un mese e mezzo a questa parte si è passati da qualche ministro pronto ad andarci, al Primo Ministro che li ha bloccati, al ragionamento politico-istituzionale in Libia, con i momenti di confronto che si stanno facendo in Marocco, a questa disponibilità del nostro Capo di Stato maggiore.
  La seconda osservazione riguarda il blocco di siti internet, che abbiamo discusso in Commissione trasporti e telecomunicazioni questa settimana, laddove sul decreto antiterrorismo, su cui stiamo dando soltanto un parere in quanto non siamo Commissione referente, gran parte dei miei colleghi ha espresso perplessità sul blocco e su operazioni che possano ledere la libertà di informazione e di comunicazione.
  Ovviamente io mi sono opposto a questa osservazione, ma questo la dice lunga sulla non comprensione del problema e le difficoltà che anche a livello di Commissione ho trovato trasversalmente in tanti colleghi. Bisogna quindi informare e spiegare bene i motivi di questa operazione e come viene fatta, per dare sicurezza senza ledere diritti. Io sono ovviamente per valorizzare la sicurezza, ma questo piccolo osservatorio mi induce a fare questi ragionamenti.

  PRESIDENTE. Ha ragione, Brandolin, perché ascoltando voi in questo Comitato abbiamo il privilegio di avere un punto di vista qualificato, però lo sforzo di tutti dovrebbe essere il trasferimento di know how ai colleghi nelle Commissioni, quindi complimenti a Giorgio che lo fa.
  Do la parola al senatore Riccardo Conti di Forza Italia.

  RICCARDO CONTI. Grazie presidente, una domanda semplice e breve. Vorrei sapere se dal suo osservatorio privilegiato rilevi consapevolezza nei suoi omologhi europei di come gli argomenti di cui trattiamo oggi rappresentino un problema almeno europeo, se quindi vi sia una reale collaborazione tra voi e se lei intraveda qualche strada particolare da sottolineare a chi fa il nostro mestiere, cioè fa politica o dovrebbe fare il legislatore, che possa servire al lavoro che voi svolgete.

  PRESIDENTE. Do la parola al Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo, dottor Mario Papa.

  MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Buongiorno a tutti. Io di natura sono prudente, che non è sinonimo di remissivo, il mio ruolo mi impone di essere prudente, quindi di fronte a certe legittime domande mi sento come chi si trovi tra il cane e il lampione della luce.
  L'organismo è così qualificato, non posso fare un commodus discessus, ma un'unica avvertenza: quanto dirò è frutto di un'analisi soggettiva equilibrata, che non intende assolutamente mettere in discussione i pareri e le decisioni di altri che sono titolati dal punto di vista delle competenze istituzionali. Diciamo quindi che mi appresto a camminare su un vellutato campo minato.
  Vorrei iniziare, per inaugurare questo tipo di prudenza, dalle dichiarazioni del Capo di Stato Maggiore, che non ha bisogno di essere interpretato né supportato. Immagino che le sue dichiarazioni volessero semplicemente dire che le Forze armate italiane sono assolutamente in grado, in un momento ipotetico, di attivarsi. Non ci vedrei alcun intento belligerante, anche perché una massima di uso comune dice che il miglior modo di disinnescare un barilotto non è farlo esplodere con la dinamite, ma andremmo su valutazioni che non mi competono.
  Mi limito a osservare che non a caso i Paesi che finora hanno subìto delle ritorsioni (naturalmente potrei essere smentito fra un momento) da parte del jihadismo internazionale sono quelli che più attivamente hanno partecipato alla coalizione. L'ultimo numero di Dabiq, la rivista di Isis, riportava una fotografia con delle bandierine di 6 Stati, alcuni dei quali hanno riportato gravi conseguenze, ma non figurava l'Italia.
  Con questo non voglio dire che l'Italia debba assumere una posizione defilata o Pag. 5addirittura non assumere legittime posizioni: dico soltanto che, come la storia insegna, la mediazione in certi contesti porta a dei risultati meno cruenti, più sostanziali e più duraturi nel tempo.
  Per rimanere in Libia, anche qui una precisazione d'obbligo, ovvero che i fenomeni migratori appartengono alla competenza di una struttura che è diversa da quella in cui opero, però insieme possiamo ricordare come non da ieri la Libia è il punto di partenza dei flussi migratori, è una storia che va indietro nel tempo, affonda le radici in situazioni geografiche, oltre che politiche di quell'area.
  Mi rendo conto che diventa quasi obbligatorio fare la domanda che si ripete nel corso degli ultimi mesi: nei flussi migratori ci sono terroristi ? Per un discorso di probabilità e di grandi numeri come si fa a dire di no ?
  Altri dicono – anche in modo razionale – che non si possa immaginare che delle persone che vanno a compiere una missione corrano il rischio di essere intercettati dalle navi della Guardia costiera, nella migliore delle ipotesi.
  Potremmo fare ancora altre ipotesi diversificate, e tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Credo che, come al solito, ci si debba attenere ai fatti: ad oggi mai si è avuto il riscontro che tra i migranti potessero esserci dei terroristi, ma anche questa affermazione potrebbe essere smentita, perché non è detto che chi è arrivato un anno fa non possa poi dichiararsi platealmente, passando alle vie di fatto.
  Non ci rimane altro che lavorare, dare fondo a tutte le forme di collaborazione, laddove riscontriamo, soprattutto nel semestre di presidenza italiana che si è appena concluso, una volontà dell'Europa di trovare una sinergia vera, reale, concreta. D'altra parte non potrebbe essere diversamente: ciò che la Francia, il Belgio, la Spagna, l'Inghilterra, la Danimarca hanno subìto, patito, sofferto non potrebbe determinare altra reazione se non quella della collaborazione strategica intensa.
  Esistono delle difficoltà, nessuno lo mette in discussione, ma difficoltà non dovute alla mancanza di volontà di collaborazione e cooperazione (e qui mi collego, presidente, alla sua seconda domanda). Il Comitato analisi strategica antiterrorismo – CASA è composto dalle forze di polizia e dalle agenzie di informazione. Mi corre l'obbligo, per dovere intellettuale e morale, di dire che il contributo delle agenzie nell'ambito del CASA è decisivo, fondamentale, irrinunciabile.
  In altri Paesi invece non c’è questa partecipazione sullo stesso piano, nello stesso tavolo, del Law enforcement e dell’Intelligence, anzi in alcuni casi c’è culturalmente una posizione che porta ad avere competenze miste, che creano oggettivamente dei problemi. In Italia non avviene.
  Quando ieri il capo della polizia, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico dei giovani commissari alla presenza del Presidente del Consiglio, parlava di un tavolo sui foreign fighters si riferiva al fatto che il CASA ha quel tavolo. Si tratta di un tavolo tecnico che è stato istituito nell'ambito del CASA stesso proprio per fare il punto delle informazioni che arrivano e per stilare una lista consolidata di foreign fighters e per monitorare poi quei personaggi individualmente, uno per uno. È un tavolo che noi ci auguriamo possa essere copiato (lasciatemi usare questa parola) anche in sede europea.
  Abbiamo già fatto dei passi avanti, perché, su proposta della presidenza italiana dell'Unione europea, si è dato avvio sotto l'egida di Europol a una rete di punti di contatto sull'antiterrorismo, proprio in virtù del principio di collaborazione internazionale. Quel progetto è stato già condiviso da 14 Paesi, Italia compresa.
  In questo ambito della collaborazione inserisco anche il riferimento al PNR. Per quello che dirò mi appello nuovamente alla mia premessa. Ho imparato una cosa: quando vestiamo panni da intellettuali vediamo le cose in un certo modo, quando indossiamo i panni del consumatore vorremmo che i nostri diritti fossero sempre salvaguardati.
  Il problema va quindi interpretato dall'angolazione in cui lo si vede: è chiaro che Pag. 6la libertà di una persona deve essere assoluta (libertà di espressione, libertà di movimento, libertà di non dover lasciare il suo nome per i viaggi), ma qui è in gioco la libertà intesa nel senso più ampio e più vero del termine. Del resto esistono anche dei paletti che potrebbero disciplinare l'uso del PNR.
  Credo che la mia risposta abbia espresso il mio pensiero al riguardo, con tutto il rispetto per la tutela della libertà individuale, perché io da cittadino sono gelosissimo della privacy, però è anche vero che per me, per i figli, per i bambini, per i nipoti vorrei che nessuno dovesse avere paura quando si reca spensieratamente in un centro commerciale, in aeroporto o in un altro luogo molto frequentato.
  In Spagna a luglio verrà inaugurato questo sistema in ambito Europol, e credo che questa tecnica venga definita hosting: senza necessità dell'autorizzazione dell'autorità giudiziaria si va ad oscurare un sito e a operare direttamente. Non vorrei essere ripetitivo e annoiare la nobile platea, ma anche qui richiamo quanto ho detto all'inizio: è fondamentale combattere il web che arruola, che fa proselitismo, che descrive come si può con pochi euro costruire un ordigno micidiale.
  Anni fa, in Austria, un ragazzino di quattordici anni era riuscito a infiltrarsi nel sistema informatico di grandi banche e a sottrarre ingenti somme di denaro, devolvendole alla causa di Osama Bin Laden, per cui i referenti di Al Qaeda lo hanno poi contattato sul web e ne hanno fatto il punto di riferimento per attività analoghe, sempre da sfruttare per il terrorismo.
  La polizia austriaca lo ha individuato, una mattina ha fatto irruzione a casa sua e il padre, persona assolutamente tranquilla, mai nessuna noia con la legge, ha detto che si stavano sbagliando perché il figlio era chiuso in camera tutto il giorno a usare il computer.
  Se andiamo sistematicamente a cancellare, se andiamo acriticamente a colpire il web, sicuramente facciamo un danno a chi lo usa, togliamo acqua per chi deve galleggiare, ma ci priviamo di uno strumento di conoscenza fondamentale. Seguendo i flussi delle comunicazioni sul web riusciamo infatti ad avere il quadro della situazione. È chiaro che poi, nel momento in cui quel flusso di messaggi diventa pericoloso, nel senso che può sfociare in atti cruenti, si interviene.
  È successo negli anni scorsi, oltremanica, che intervenendo attivamente sul web facendo controinformazione si è corso il rischio (o forse anche di più) di fuoco amico, cioè altri hanno fatto attività di controinformazione e tra polizia e intelligence si è creato qualche imbarazzo.
  Sono quindi necessari maggiori strumenti per il controllo critico del web (e ce ne sono all'avanguardia), e sono assolutamente favorevole al contrasto con la buona propaganda. Dicevamo nella scorsa audizione come l'Isis sappia maneggiare il mezzo con perizia, faccia propaganda in modo assolutamente convincente, hollywoodiano, laddove la propaganda utilizza gli slogan per promuovere «azioni facili». Non occorre quindi prendere il kalashnikov, non è necessario costruire un ordigno: basta mettersi in macchina e investire.
  Capite bene che un atto così crudele non costa niente, è a spesa zero. Il web va ad attecchire sulle fasce deboli e leggevo questa mattina che è stata fatta un'indagine in una scuola da cui è emerso che una ventina di bambini è rimasta affascinata dal modo in cui Isis presenta le proprie ragioni.
  Ritengo quindi che una propaganda per mettere in chiaro le cose sia assolutamente necessaria, ma questo aspetto fa già parte del progetto Radicalisation Awareness Network (RAN) che richiamavo la volta scorsa. Ci sono 8 sottogruppi per quanto riguarda quel tipo di attività e uno è RAN Internet e Social Media, proprio «sull'utilizzo di internet e altri media quali vettori di contro messaggistica diretta a contrastare la propaganda radicale».
  Anche qui devo dare il giusto risalto all'attività italiana nell'ambito del semestre di presidenza, perché questa decisione del Pag. 7maggio del 2014 del Consiglio europeo è stata ripresa e sottolineata durante la nostra presidenza a Bruxelles.
  Quindi assolutamente sì alla propaganda buona, assolutamente si al contrasto sistematico, puntiglioso al loro sistema, perché Isis con il web impianta, soprattutto nelle menti di persone deboli, delle idee che poi è difficile rimuovere. Agire sul nascere con questo tipo di contrasto è quindi un'ottima idea.

  PRESIDENTE. La consapevolezza a livello europeo...

  MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. C’è assolutamente, credo di aver già risposto, perché l'Europa non può non capire che quello dei foreign fighters è il bubbone del secolo.
  Io ricorro a un'immagine: i foreign fighters sono come delle biglie poste su un piano inclinato, ci verranno tutti addosso, e, se è vero che l'Italia oggi conta solo 65 foreign fighters, è anche vero che tutte le altre migliaia partite dall'Europa potrebbero avere un passaporto dell'Unione europea e quindi entrare in Italia.
  Il traffico delle armi ci porta al lone wolf, con la distinzione tra lone terrorist e lone actor, laddove il lone terrorist ha un background che richiama sia pur labili connessioni con organizzazioni terroristiche (Charlie Hebdo in Francia: i fratelli Kouachi erano stati nello Yemen e facevano parte di al Qaeda della penisola arabica), il lone actor è invece l'individuo che si autodetermina, self starter o homegrown perché è nato in casa, che si può procurare un'arma in un contesto di delinquenza comune.
  Il nesso è inscindibile e spesso, se andiamo a scorrere tutta la lista degli episodi verificatisi negli ultimi due anni in Europa, siamo in presenza di persone con precedenti per reati comuni, che sono stati in carcere per rapina, furto, spaccio, violenza sessuale, quindi sanno come andare a pescare nei mercati illegali, ed è vero che le armi usate in Francia sono state acquistate in Belgio.
  L'attività che come forze dell'ordine stiamo portando avanti non è solo di informazione specialistica, ma dal mese di gennaio, per decisione del CASA, abbiamo dato vita a controlli su tutto il territorio nazionale, soffermandoci sugli ambienti in cui ravvisiamo situazioni che un lupo solitario è in grado di sfruttare.
  Ad oggi, dal mese di gennaio (esattamente dopo l'attentato a Charlie Hebdo) abbiamo svolto attività interforze e controllato 4.432 persone, abbiamo sottoposto 141 persone a perquisizione domiciliare, abbiamo arrestato 17 persone non per reati di terrorismo, abbiamo espulso 33 persone non per questioni di pericolosità sociale, ma per attività che vanno a incidere sul fronte della criminalità comune che può divenire un serbatoio del terrorismo. È un'attività da fare a trecentosessanta gradi, e per quanto riguarda le armi legali è già allo studio un sistema per meglio monitorare il passaggio di possesso delle armi.
  Per quanto riguarda coloro che vanno all'estero a combattere, oggi la normativa vigente prevede che chi si arruola per andare a commettere atti terroristici all'estero o chi già combatte all'estero per organizzazioni terroristiche rientri nella definizione di terrorismo formulata dall'articolo 270 sexies.
  Chi invece va a combattere all'estero ma non con organizzazioni terroristiche (mi riferisco a chi va a combattere con i peshmerga, che sono una forza paramilitare di una guardia di un Governo regionale, quello del Kurdistan iracheno, riconosciuto dall'Iraq) non è considerato terrorista.
  I satelliti sono sicuramente gli strumenti che oggi garantiscono maggiore affidabilità, ma li usiamo noi come li usano anche i nostri avversari (se vogliamo usare questo tipo di definizione). I satelliti segnalano un fermento importante in Libia, ma dobbiamo riflettere su quello che attualmente sta accadendo in Libia, anche per ricollegarmi a una notizia di ieri che va confermata.
  Fino alla settimana scorsa si era detto che ormai l'Isis aveva conquistato la Libia, Pag. 8ormai era a 120 chilometri dalla Sicilia, ma anche quella è propaganda, perché stiamo parlando di poche centinaia di uomini che hanno aderito a Is, 50 a Sirte, pochi di più a Derna, ma che sono già nella tenaglia, a seconda che si tratti di forze di Tobruk o di Tripoli, quindi hanno una preoccupazione che certo li distoglie dall'organizzazione dei flussi migratori.
  Con questo non dico che poi non lo possano riprendere quando le acque si saranno calmate, ma il fatto stesso che Is abbia cercato di trovare spazio in Libia avvalora la valutazione che abbiamo fatto una settimana fa sulle gravi difficoltà che Is incontra in Iraq e in Siria.
  Ieri ha cominciato a circolare la notizia che Is vuole soppiantare i talebani in Afghanistan. Questo significa che ha le stesse difficoltà che sta incontrando Boko Haram in Nigeria, perché anche lì c’è una coalizione di Stati vicini (Mauritania, Ciad, Niger). Boko Haram ha giurato fedeltà a Is, ma è propaganda, e lo è anche quella di Isis nel dire di voler soppiantare i talebani in Afghanistan, perché in Libia può contare su poche centinaia di persone ma, se riesce a portare qualche migliaio di combattenti compresi quelli che arrivano dall'Occidente, è come se creasse un nuovo focus per allentare le tensioni e le difficoltà che sta subendo, oltre alle gravi perdite, nelle altre aree. Non so se ho saltato qualche argomento.

  GIORGIO BRANDOLIN. L'eventuale possibilità di sbarchi...

  MARIO PAPA, Presidente del Comitato analisi strategica antiterrorismo. Rispondo con una battuta che non è una provocazione nei confronti dell'ex comandante della NATO: se così fosse, ci farebbe comodo, perché sarebbero più controllabili, perché è evidente che, in una situazione di conflitto che va a esasperarsi e rispetto a un'attività di intelligence che finora ha dimostrato di essere assolutamente valida, si adotterebbero contromisure immediate e non ci sarebbe alcun rischio per noi, ma piuttosto i rischi li correrebbero altri !

  PRESIDENTE. Grazie, presidente, lei è sempre illuminante, si prepari quindi perché le chiederemo la cortesia di tornare. Dovremo presentare questa relazione al Parlamento entro maggio e poi potrebbe essere opportuno fare un'indagine specifica sui temi che lei ci ha illustrato, un focus sulla problematica del terrorismo e le modalità di sfruttamento dei migranti che fuggono dalle guerre.
  Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.45.