XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 20 di Mercoledì 28 gennaio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione del prefetto di Milano, dottor Francesco Paolo Tronca.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 5 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 11 
Conti Riccardo  ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 12 
Ginetti Nadia  ... 13 
Ravetto Laura , Presidente ... 13 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 13 
Fasiolo Laura  ... 14 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 15 
Mazzoni Riccardo  ... 16 
Tronca Francesco Paolo , prefetto di Milano ... 16 
Ravetto Laura , Presidente ... 17 

ALLEGATO: Documentazione consegnata in corso di seduta ... 19

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 13.35.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del prefetto di Milano, dottor Francesco Paolo Tronca.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui flussi migratori in Europa attraverso l'Italia, nella prospettiva della riforma del Sistema europeo comune d'asilo e della revisione dei modelli di accoglienza, l'audizione del prefetto di Milano, dottor Francesco Paolo Tronca.
  Il prefetto Tronca è accompagnato dal suo capo di gabinetto, il viceprefetto dottor Ugo Taucer. Grazie, infinite, prefetto, di essere venuto sollecitamente – stante lo scarso preavviso – presso il nostro Comitato. Noi, come Comitato Schengen, stiamo conducendo un'indagine conoscitiva generale sui flussi migratori che si era particolarmente incentrata, agli inizi, su Mare Nostrum e poi sugli sviluppi di Mare Nostrum, passando per Frontex fino ad arrivare a Triton.
  Questa indagine, però, ha posto particolare attenzione anche al tema delle potenziali infiltrazioni terroristiche e si è occupata anche dei foreign fighters. C’è stato addirittura un componente del Comitato che ha proposto una legge di disciplina, in attesa che il Governo emani un proprio decreto. Quindi, anche a seguito dei fatti di Parigi, è stato naturale per il Comitato decidere di chiamare in audizione i key player e gli opinion leader, cioè coloro che in Italia più di tutti ci possono fornire informazioni relative a quanto accaduto e ai potenziali rischi sul nostro Paese.
  Abbiamo di recente ascoltato il vicedirettore di Europol, che è un italiano, il dottor Orlandi. Abbiamo ascoltato questa mattina il sottosegretario con delega alla sicurezza Minniti. Attendiamo il Prefetto Pansa, cioè il capo della polizia, nonché il questore di Milano, il viceministro Bubbico e potenzialmente anche il Ministro Alfano, o comunque uno dei due.
  Le chiediamo oggi di focalizzare la sua attenzione in particolare sulla città di Milano e sugli eventi relativi a Expo. Il primo vero tema che vorrei trattare con lei è quello del Trattato e di alcune proposte provenienti da alcune parti politiche secondo cui, a seguito degli eventi di Parigi, si dovrebbe sospendere Schengen, magari durante i mesi dell'Expo.
  Io mi sono pronunciata su questo e sono intervenuta, come presidente del Comitato, dicendo che, secondo me, snaturare Schengen o metterlo in discussione è sicuramente – anche se questo, bisogna dire la verità, non è stato chiesto da alcuna parte politica – un atto errato. È Pag. 4fare il gioco dei terroristi, i quali ci vorrebbero chiusi nei nostri confini nazionali e vorrebbero mettere in discussione il principio di libertà di circolazione delle persone, che è un valore occidentale importante quanto la libertà d'espressione.
  Sulla sospensione mi sono pronunciata, quindi, dicendo che non mi trovo d'accordo, perché la sospensione, ancorché prevista dallo stesso Trattato, è stata utilizzata, anche dall'Italia, ma per pochissimi giorni (penso al caso del G8). Una sospensione di sei mesi potrebbe, a mio avviso, probabilmente tranquillizzare tutti sul tema relativo a chi entra nel nostro Paese, ma anche rappresentare un disincentivo enorme per tutti coloro i quali hanno in programma di arrivare, con rischi connessi all'effettività dell'evento e alla possibilità della sua riuscita, nonché agli effetti positivi economici sulla città.
  Naturalmente, però, non ci sfugge che le esigenze di sicurezza in quei mesi, che – lo ripeto – secondo me non si risolverebbero con la sospensione di Schengen, ma anzi avrebbero probabilmente degli effetti negativi, necessitino di una particolare attenzione. Perché ? Perché Expo è un evento particolare. Peraltro, abbiamo riscontrato delle dichiarazioni piuttosto preoccupanti, nel senso che effettivamente è stato individuato come un evento sensibile.
  La prima domanda che le pongo è se, secondo lei, ci sia un rischio o comunque di che natura possa essere e se effettivamente siano stati posti in essere o pensati degli atti di prevenzione. Mi pare che, da questo punto di vista, il commissario unico dell'Expo, Giuseppe Sala, abbia dichiarato che potrebbe essere un bersaglio ideale. Ha già detto, però, che da un anno e mezzo c’è un rilevante lavoro con il Ministro dell'interno, con lei e con la questura per avere non soltanto degli atti concreti, ma probabilmente anche una dotazione di personale. Io su questo insisto molto. Avremo, nei prossimi giorni, una manifestazione degli idonei. Avete il personale adeguato e necessitate, da questo punto di vista, di una collaborazione con il Parlamento o di una sollecitazione al Governo in questo senso ?
  Questo è, di fatto, quello che vorremmo sapere da lei. Qual è il livello di rischio ? Capiamo che è difficile indicarlo, ma ci sembra che un cenno in tal senso sia stato fatto anche dal presidente della Corte d'appello di Milano, il dottor Canzio, inaugurando l'anno giudiziario, il 24 gennaio. La vorremmo, quindi, sentire. Questo è un tema.
  L'altro tema su cui le chiederemmo alcune considerazioni è quello relativo all'immigrazione e ai rischi di infiltrazione. Con gli altri auditi l'abbiamo trattato in maniera generale. Con lei vorremmo conoscere la sua opinione relativamente a Milano. Noi abbiamo ascoltato il Sindaco Pisapia, che è stato in audizione da noi – se ha letto l'audizione, la ringraziamo – il 15 luglio.
  Vorremmo sapere da lei se può illustrarci in generale le dinamiche attuali dei flussi nella città e nella provincia di Milano e se, secondo gli elementi in suo possesso, c’è un rischio di infiltrazione terroristica nell'ambito di questi flussi.
  Le segnalo che oggi il sottosegretario Minniti ha fornito dei segnali piuttosto tranquillizzanti in questo senso, cioè ha di fatto detto che non ci sono elementi che inducano a ritenere che ci sia questa possibilità, perlomeno in maniera grave o sistematica. Tuttavia vorremmo sentire un parere da lei.
  L'ultima domanda che le vorrei farle è relativa sempre alla sicurezza. Nel 2007, l'allora sindaco di Milano Letizia Moratti, con il viceministro dell'interno, che in quel momento era Minniti, insieme al prefetto suo predecessore, firmarono un patto per Milano sicura. In questo patto si individuavano delle priorità, come il controllo del territorio per le occupazioni abusive, l'immigrazione irregolare, lo spaccio, la prostituzione, i nomadi, e si potenziava la presenza delle forze dell'ordine sul territorio.
  Vorremmo chiederle se, a tale riguardo, lei ritiene che, alla luce delle nuove emergenze e anche del lancio di Expo, sia Pag. 5necessario predisporre un nuovo protocollo, probabilmente più mirato alle nuove esigenze della città e, se sì, se può illustrarne al Comitato alcuni elementi.
  Le lascio quindi la parola, precisando che successivamente i colleghi porranno delle domande cui lei potrà rispondere in questa sede o riservandosi di replicare in seguito, anche tornando presso il Comitato. Do la parola al Prefetto Tronca.

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Grazie, presidente. Signori parlamentari, un saluto a tutti voi e un grazie per avermi offerto questa opportunità oggi di essere audito in questo Comitato.
  Io ho preparato per la circostanza una dettagliata relazione, che naturalmente lascio agli atti, perché è una relazione che fa il punto sulla situazione immigrazione, per poi portarmi a parlare della sicurezza, naturalmente. Tuttavia, non potevo non partire da un'analisi di contesto del problema immigrazione a Milano, che è un problema dalle varie sfaccettature, che va impostato in modo puntuale.
  È un problema dalle varie sfaccettature perché voi sapete che Milano, essendo un po’ la capitale economica – quantomeno, storicamente ha sempre avuto questa immagine – ha sempre rappresentato il polo di attrazione per soggetti di tutti i tipi, figuriamoci per gli stranieri. Essi venivano a Milano attratti dalla speranza di poter trovare lavoro e di poter trovare delle fonti economiche e, di conseguenza, integrazione. Così è avvenuto da generazioni.
  Ormai siamo alla terza generazione di immigrati. Vediamo come si sono evoluti alcuni quartieri di Milano. C’è il quartiere cinese, sempre in continua espansione, dalla famosa via Paolo Sarpi, che ormai si è espansa, ad altre parti di Milano, come via Padova e viale Monza.
  Sono degli insediamenti da seguire anche con grande attenzione, ma sono insediamenti che, dal punto di vista dell'ordine e della sicurezza pubblica, non hanno mai creato problemi. C’è, però, tutta una filosofia sottesa alle strategie di alcune comunità. Alcune comunità non vogliono dare problemi per non attirare l'attenzione su di sé. I problemi ci sono, ma se li risolvono al loro interno, chiaramente.
  Poi c’è stata l'immigrazione dai Balcani. Io ero a Milano, da viceprefetto, quando ci fu il primo sbarco, lo sbarco dei primi albanesi, che arrivarono: dove volevano andare ? Soprattutto a Milano.
  Poi ci sono state le ondate successive e siamo arrivati alla terza generazione di alcune etnie. Tralasciamo quella orientale in generale, tra cui cingalesi e filippini. Soprattutto, ci sono i sudamericani, che vanno seguiti, magari con un po’ più di attenzione, perché hanno maggiori propensioni ad alcune forme criminose o ad alcune forme di aggregazione criminosa, soprattutto quelle delle vere e proprie bande giovanili.
  Ho voluto contestualizzare in questa relazione il problema immigrazione a Milano. Questi riferimenti storici non ci sono. Li sto facendo io e vi prego di accoglierli a braccio, ma sono utili per capire. Io, che ho vissuto la situazione, ho avuto la fortuna di sviluppare gran parte della mia carriera da funzionario proprio presso la prefettura di Milano e, quindi, ho seguito fin dall'inizio – da giovane funzionario – l'evoluzione della criminalità organizzata, perché mi sono occupato proprio di questi argomenti per tanti anni. Questo è stato utile per capire il modo di inserimento e di integrazione, le tipologie e le caratteristiche comportamentali. È stato molto interessante per tirare le somme e vedere l'epilogo delle vicende di ogni comunità.
  Detto questo, andiamo all'oggi. Cosa sta succedendo oggi, o meglio, da un anno e mezzo a questa parte soprattutto ? A Milano assistiamo – lo troverete in dettaglio nella relazione – a due tipi di fenomeni. C’è un fenomeno di arrivo in massa, soprattutto di siriani e di eritrei che arrivano al di fuori di qualsiasi controllo, al di fuori di qualsiasi flusso. Arrivano, ma più che altro sono in transito. Arrivano per transitare perché il loro obiettivo è quello di andarsi a riunire con ceppi familiari, amicali o di conoscenti, che sono stanziati da anni soprattutto nei Paesi del Pag. 6Nord Europa, in particolare nella penisola scandinava. Questo è quello che ci risulta.
  Milano, dunque, è un luogo di transito, soprattutto la stazione centrale, per questi siriani. Si aspettano un aggancio, perché non sempre viaggiano in treno. Possono anche viaggiare in pullman. Ci sono dei pulmini che li vengono a prendere, ma è tutta gente che ha soldi e, quindi, vengono già molto benestanti. L'altro giorno mi dicevano che alcuni sono stati visti pranzare in buoni ristoranti del Canton Ticino.
  Comunque, questi soggetti spesso si presentano in gruppi e arrivano con dei treni. Noi sappiamo generalmente quali sono i treni preferiti. Vengono seguiti dalla Polfer, vengono individuati, stanno pochissimo e proseguono per il loro transito. Le vie sono Francia, Austria e Germania. Talvolta sono stati respinti dall'Austria e sono tornati a Milano, ma poi hanno trovato altre vie.
  Abbiamo notato che sono soprattutto persone con disponibilità economiche. Diverse volte hanno rifiutato l'accoglienza, che comunque è stata sempre loro offerta, anche agli eritrei.
  Questo discorso dell'accoglienza, che avviene ad opera di alcune comunità gestite dal comune di Milano tramite una convenzione stipulata con il Ministero dell'interno, a noi serve molto, perché più accogliamo questi immigrati, più riusciamo a controllarli.
  L'accoglienza è un sistema per poter monitorare queste persone, ma loro spesso la rifiutano, perché è molto breve il periodo in cui auspicano di stare a Milano prima di poter proseguire, al punto che talvolta non ne hanno neanche bisogno. Vogliono stare, peraltro, nei pressi della stazione centrale, perché di solito quello è il punto d'incontro, di arrivo, di chiamata, e quindi non vogliono allontanarsi.
  Questione diversa è il problema dei flussi, cioè dei contingenti di immigrati che sbarcano nelle coste meridionali, vengono presi in carico dal Ministero dell'interno, vengono individuati e vengono divisi per regione. Quando ci arrivano, noi sappiamo quanti ne arrivano e li smistiamo nelle varie province, dove vengono accolti in centri di accoglienza. Anche per questi vale il principio dell'accoglienza che ho detto prima.
  Questa è la situazione. I numeri sono abbastanza significativi sia per i siriani, sia per coloro che sono sbarcati – che noi individuiamo all'interno dei flussi – e che sono, più che altro, nordafricani e centroafricani. Sono proprio quelli che sbarcano con i barconi, infatti, i soggetti che, purtroppo, finiscono vittime dei tristissimi spettacoli ai quali assistiamo attraverso i mezzi di informazione.
  L'unica cosa che posso dire è che stiamo registrando negli ultimi mesi un decrescere di questi fenomeni. È vero che la stagione invernale non li favorisce, ma questo non vale certo per i siriani. Stanno decrescendo, invece, anche i siriani, forse perché ormai la situazione sta cambiando, o forse perché chi aveva i soldi e doveva scappare è già scappato. Ci saranno tanti motivi.

  PRESIDENTE Che finisca la guerra !

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Lei ha ragione. Auspichiamo che ciò avvenga presto, ma la situazione nel Medio Oriente è quella che è. Chiaramente, più crisi ci sono, più saremo di fronte a fenomeni biblici, come questi a cui assistiamo. Vi fornisco un dato. Dal 18 ottobre del 2013 – io sono arrivato a Milano a fine agosto del 2013 – sono state temporaneamente presenti, complessivamente, a Milano, con presenze temporanee che vanno dai 2 ai 5-6 giorni, circa 50.000 persone (per l'esattezza 49.748), con data di riferimento al 21 gennaio scorso. Questo per quanto riguarda i siriani.
  Quelli da flussi, invece, in un arco di tempo – una forbice temporale – che va dal 26 giugno 2014 ad oggi – vi cito il dato proprio per darvi in un flash, l'impressione, la fotografia della situazione – sono 2.400-2.500 circa. Mi riferisco agli immigrati da flussi, ossia a quelli sbarcati, inviati dal Ministero dell'interno e da noi poi divisi tra le varie province. I dati sono su base regionale. Abbiamo detto che sono Pag. 72.466 dal 26 giugno ad oggi quelli da flussi. In tutta la regione, sempre nello stesso arco temporale, dal 26 giugno ad oggi, sono 8.198. Questa è la situazione delle presenze. Comunque, in totale, abbiamo dei trend decrescenti per entrambe le fattispecie.
  Ora vediamo di restringere il campo. Non vorrei perdere alcun passaggio e per questo, proprio per sottolineare anche i punti più salienti della vicenda, le chiedo di poter leggere tutta questa relazione, che è piuttosto corposa.

  PRESIDENTE. La metteremo a verbale, se lei è d'accordo.

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Assolutamente. Ci sono, però, tre pagine che vi vorrei leggere, perché vi offrono tutta una serie di elementi ai quali potete agganciare le vostre domande. Possono contenere anche già le risposte alle domande che lei, presidente, mi ha fatto.
  In generale, cominciamo con il contesto dei nuovi flussi. Le dinamiche dei flussi migratori che si sono determinate nel più recente periodo rendono evidente che vi è un legame diretto tra gli ingressi in Italia e l'instabilità di molti Paesi che gravitano direttamente o indirettamente nel Mediterraneo.
  Queste pagine contengono i problemi di sicurezza. Per questo motivo le leggo. Da questo, arrivo poi a trattare il discorso sicurezza legato all'Expo. Diversamente da quanto si verificava sino a pochi anni fa, la pulsione esistenziale e libertaria prevale ora su quella esclusivamente economica che avveniva prima – come vi dicevo, prima c'era una attrazione economica, ma ora è diverso – quale motivazione dell'abbandono del Paese d'origine.
  Questo cambia radicalmente la natura delle immigrazioni, che non possono essere arrestate soltanto con un intervento sulla frontiera. È proprio in ragione di questi fattori che, conformemente anche a una sollecitazione che proviene anche dagli enti locali, occorrerebbe valutare un'azione di revisione del principio di primo ingresso previsto dal Regolamento di Dublino. Questa è una convinzione a cui io sono arrivato.
  Peraltro, pur con le comprensibili difficoltà dovute all'instabilità dei Paesi della sponda settentrionale dell'Africa e alle problematiche politiche del Medio Oriente e della Turchia, sarebbe auspicabile che la comunità internazionale si facesse carico di attivare azioni volte ad allestire campi profughi di accoglienza primaria nei luoghi di imbarco, prima cioè che i richiedenti asilo partano per attraversare gli specchi di mare che li separano dall'Italia.
  La Commissione europea si è impegnata non solo a potenziare l'agenzia Frontex sotto il profilo delle dotazioni organiche e finanziarie, ma anche a promuovere un rilancio della propria azione nel Mediterraneo. Il primo risultato è stata la deliberazione dell'operazione Triton di Frontex.
  La scelta di Frontex costituisce una prima significativa misura attuativa di un rafforzamento della sorveglianza delle frontiere, ma è solo uno dei punti cardine della nuova strategia europea di gestione dei flussi migratori delineata nelle conclusioni del Consiglio GAI di Lussemburgo, che è volta a superare l'approccio emergenziale che ha caratterizzato finora la gestione del problema.
  A questa scelta di presidio delle frontiere si affiancano altri due punti cardine. Uno è il miglioramento della cooperazione con i Paesi terzi di origine e transito dei flussi. L'altro è la piena attuazione del Sistema comune europeo di asilo. Questo è fondamentale.
  Le conclusioni del recente Consiglio di giustizia e affari interni contengono due indirizzi precisi agli Stati membri, diretti, da un lato, all'intensificazione delle attività di identificazione dei migranti e, dall'altro, alla costruzione di sistemi di accoglienza flessibili, che siano in grado di rispondere ai flussi migratori improvvisi.
  Ora vediamo di fare un focus sulla prevenzione del terrorismo, anche nella prospettiva di Expo Milano 2015.
  Il quadro delle politiche nazionali in ordine al tema dei flussi migratori verso Pag. 8l'Europa, ispirate al principio della solidarietà, non è disgiunto dall'inflessibilità sui fronti dell'immigrazione irregolare e del contrasto delle organizzazioni criminali dedite alla tratta e al traffico di esseri umani, come anche dall'attenzione verso i fenomeni terroristici anche di matrice islamica.
  Creare una simmetria immigrazione-terrorismo sarebbe concettualmente e tecnicamente sbagliato, ma la vigilanza comunque resta e deve restare altissima, sia perché non possono escludersi microinfiltrazioni o casi individuali, sia perché la delusione rispetto allo stile di vita europeo può mescolarsi a un rigurgito di radicalismo religioso che potrebbe condurre alcuni soggetti maggiormente suggestionabili a compiere azioni estreme, anche se non necessariamente organizzate.
  I recenti fatti a cui abbiamo assistito in Francia richiedono che non si trascuri o sottovaluti alcun segnale di pericolo, anche il più insignificante, soprattutto con riferimento al contrasto al terrorismo internazionale. L'Italia, infatti, al pari di altri Paesi impegnati in missioni di peacekeeping fuori dai confini europei, è potenzialmente esposta alla minaccia del terrorismo, come gli altri.
  C’è, infine, il fenomeno dei foreign fighters, i cosiddetti volontari stranieri che si recano all'estero per partecipare alle ostilità, che possono tornare in Europa da cittadini europei quali sono, ulteriormente radicalizzati e potenzialmente pronti non solo ad assoldare proseliti, ma anche a organizzare eventuali attentati, magari da soli, quasi da lupi solitari o con micro-cellule di fanatici.
  Ovviamente, poiché al momento manca una norma che punisca la partecipazione del singolo a un conflitto armato all'estero, mentre è più facile punire gli arruolatori, un ruolo chiave in tema di prevenzione può essere – ed è – giocato con l'attenta azione dei servizi di intelligence, così come del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, che offre una sede di valutazione congiunta e di collaborazione tra Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di finanza, Agenzie di intelligence e la stessa amministrazione penitenziaria, oltre, naturalmente, alla collaborazione europea.
  Ora vediamo il contesto della sicurezza del sito dell'esposizione universale e degli obiettivi sensibili di Milano in generale.
  In vista dell'Expo, che si inaugurerà il 1o maggio prossimo, sin dal 2013 la prefettura di Milano si è preoccupata di coordinare e affrontare tutti i profili attinenti alla sicurezza, intesa sia come security, sia come safety dell'evento di cui stiamo parlando.
  In particolare, sono stati istituiti ben 11 gruppi di lavoro interistituzionali per l'aggiornamento di tutti i Piani, sia di protezione civile, sia di difesa civile, nonché per affrontare con un approccio condiviso tutte le problematiche emergenti relative all'evento.
  Infatti, l'Expo, anche per la sola collocazione geografica, impone una gestione di respiro sovracomunale e, per alcuni aspetti, in casi di eventuale non auspicabile emergenza, un intervento immediato e diretto di coordinamento da parte del prefetto e della prefettura di Milano.
  Il lavoro di analisi e approfondimento svolto negli scorsi mesi ha consentito di evidenziare numerose criticità potenziali – noi abbiamo fatto lo studio sui vari tipi di scenari che si potrebbero verificare – le più macroscopiche delle quali risultano riconducibili sostanzialmente al contesto territoriale, che è un contesto fortemente antropizzato e ad alta densità urbanistica, pieno di importanti infrastrutture legate alla mobilità (per esempio, si guardi alla sola rete della metropolitana milanese, che è la più importante d'Italia).
  È un contesto che presenta delle infrastrutture importanti ed essenziali, quali gasdotti, oleodotti, elettrodotti e industrie ad alto rischio, oltre agli altri fattori di rischio e di pericolo di cui un territorio a forte urbanizzazione e a forte industrializzazione come quello di Milano, che è uno dei più industrializzati di Europa, presenta.
  Alla luce dei più recenti scenari internazionali sono stati ulteriormente presi in considerazione non soltanto i rischi legati Pag. 9alla criminalità organizzata – sono disponibile a rispondere a qualsiasi domanda vorreste fare sull'attività che la prefettura di Milano sta svolgendo sul fronte della prevenzione di intercettazioni e infiltrazioni mafiose sulle gare di appalto – ma anche e soprattutto quelli legati alle attività dell'antagonismo di matrice anarchica, o comunque di opposizione al sistema istituzionale, nonché i rischi connessi all'eventualità di attacchi terroristici, con o senza uso di sostanze non convenzionali. Questo rientra nella pianificazione di difesa civile.
  Tenuto conto, peraltro, dell'accelerazione che i lavori di realizzazione del sito espositivo e di costruzione dei padiglioni destinati a ospitare i Paesi esteri e gli organismi partecipanti all'Expo hanno subito, soprattutto nel corso dell'ultimo mese, recentemente è stato effettuato un accurato sopralluogo dei cantieri del sito e sono state prese in esame anche le zone limitrofe o dove sono ubicate infrastrutture tecniche funzionali al sito – sono state realizzate infrastrutture, soprattutto di viabilità, incredibili, anche perché diversamente l'accesso di queste migliaia e migliaia di visitatori non sarebbe stato possibile – nonché le sedi della stessa società Expo, che sono presenti anche in città, nel centro del capoluogo.
  Inoltre, è stato anche riesaminato il piano generale di controllo del territorio della città di Milano, con una particolare attenzione a tutti gli obiettivi sensibili. Praticamente, sono stati sensibilmente elevati i livelli di attenzione, di prevenzione generale e di controllo del territorio.
  Le attività di costruzione dei padiglioni esteri e degli altri organismi partecipanti sono in pieno svolgimento. Tra esse si segnalano, in particolare, quelle relative ai Paesi che possono essere considerati tra gli obiettivi a maggior rischio, sia per l'esposizione che deriva dal ruolo svolto dai rispettivi Paesi nelle operazioni internazionali di peacekeeping, sia per il ruolo politico internazionale svolto, sia per l'alta valenza simbolica che rivestono. È facile comprendere a quali Paesi e a quali padiglioni mi riferisco.
  Per quanto riguarda le infrastrutture dell'Expo, vi sono innanzitutto quelle esterne ad esso connesse e funzionali, cioè tutte quelle viarie e tutte quelle di funzione. Tenete presente che l'Expo è una grande piastra, nel sottosuolo della quale c’è tutta un'architettura di servizi straordinaria, innovativa e all'avanguardia dal punto di vista tecnologico e dei servizi, per non parlare della parte informatica e della parte elettronica. È veramente un esempio di ciò che l'Italia è arrivata ad essere e di ciò che l'Italia sarà domani.
  Per quanto riguarda tutte queste infrastrutture, c’è un'attenzione particolare, con una pressione proprio operativa da parte delle forze di polizia, mirata a evitare qualsiasi tipo di attenzione da parte di coloro che vogliono sfruttare il fatto che sull'Expo si accenderanno migliaia e migliaia di riflettori da tutto il mondo. Naturalmente, qualsiasi azione messa in essere in occasione di Expo o nella zona Expo avrà un risalto e un'evidenza moltiplicatrice. Quando capiterà di nuovo ? Sono opportunità che è difficile che si ripetano.
  Comunque, abbiamo avuto anche un'intrusione, più che altro simbolica, da parte di un gruppetto di antagonisti, che sono entrati nel sito Expo e hanno realizzato delle scritte. Praticamente non hanno fatto niente altro, ma l'episodio è stato utilissimo per noi per capire ancora di più che tipo di strategia dobbiamo adottare e quali misure di difesa, attiva e passiva, vanno attivate.
  Noi immaginiamo questa grande piastra, che è tutta perimetrata, predisponendo una vigilanza molto attenta in tutta la perimetrazione esterna e in tutta la perimetrazione interna, senza escludere, naturalmente, un controllo capillare all'interno del sedime espositivo. Tutto questo viene fatto oggi.
  Quest'attività di vigilanza viene messa in essere dal commissariato di polizia di Rho-Pero, dalla compagnia carabinieri di Rho e dalla compagnia Guardia di finanza di Rho, nonché dai corpi di polizia locale di Milano e di Rho, finora sempre con risultati più che positivi.Pag. 10
  Sapeste quanti furti o tentativi di furto di materiali e di macchinari sono stati sventati. Tali episodi a noi servono come spia per capire, per testare il sistema e per tararlo giorno dopo giorno. Certamente, è inimmaginabile che durante l'Expo, o tra poco, quando i padiglioni cominceranno a essere quasi tutti edificati, si possa lasciare l'attività di vigilanza soltanto a queste strutture di polizia, a questi presìdi di polizia presenti nella zona, ma occorreranno dei contingenti ben più significativi.

  PRESIDENTE. Sono stati garantiti ?

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Sono stati garantiti e li abbiamo comunque ulteriormente richiesti. Allo stato, quindi, il dispositivo di vigilanza è capillare ma, alla luce dei nuovi scenari, è stata condivisa la necessità di un rafforzamento complessivo del presidio, con un adeguato incremento del contingente di personale da impiegarsi complessivamente, che è stato già richiesto nelle more del dispiegamento dei rinforzi già pianificati per le esigenze relative al periodo di effettivo svolgimento della manifestazione espositiva.
  Al di là del semestre, noi abbiamo immaginato e richiesto un rafforzamento già da prima. L'esperienza del semestre di presidenza, che abbiamo vissuto a Milano in prima persona, perché tutti gli eventi sono stati tenuti a Milano, e l'esperienza dell'ASEM, in cui abbiamo gestito la presenza di oltre 50 Capi di Stato e di Governo – c’è erano contemporaneamente 58 delegazioni sensibili che si muovevano contemporaneamente negli stessi orari e sugli stessi percorsi – ci hanno consentito di testare che il sistema di sicurezza, ma anche di gestione di queste presenze e di questi cortei, non ha mostrato alcun segnale di fragilità, bensì ha dimostrato di funzionare perfettamente.
  Ricordo con soddisfazione che eravamo pronti a un flusso di telefonate di protesta in arrivo da parte dei milanesi, che sono sensibilissimi a qualsiasi disagio, a qualsiasi pressione, a qualsiasi presenza esterna invasiva. Eppure, non c’è stata neanche una telefonata, neanche una protesta o una lettera: niente !
  Questo significa semplicemente che siamo arrivati a immaginare un metodo così sofisticato, o comunque collaudato, che ci permette di sviluppare dei moduli di coordinamento veramente avanzati. Questo dell'ASEM e del semestre è stato proprio il banco di prova. È stata la nostra esercitazione per prepararci a gestire tutto quello che succederà per Expo, senza sottovalutare che Expo, però, sarà una moltiplicazione di ciò che è avvenuto nel semestre.
  Sotto il profilo strettamente operativo deve segnalarsi che le esigenze di coordinamento e pianificazione delle attività di sicurezza del sito espositivo sono state oggetto di attenta valutazione, anche di recente, da parte del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che da quando io sono arrivato si riunisce settimanalmente. Ogni settimana, infatti, c’è una seduta del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica. Talvolta, nel momento in cui è stato necessario farlo, abbiamo riunito il comitato anche di sabato e persino di domenica, anche per trasmettere alla collettività un'immagine di prontezza delle Istituzioni nella loro risposta operativa. Questo è estremamente importante.
  Come ci organizziamo ? Abbiamo previsto presso la sede comunale della protezione civile, in via Drago, l'attivazione di un centro operativo misto, che siederà in permanenza per tutta la durata dell'Expo, diretto sempre da un dirigente della prefettura di Milano, che servirà ad affrontare le criticità di tutti i tipi. Si tratta di criticità che possono avere effetti diretti o indiretti sullo svolgimento tranquillo dell'Expo. Ci sarà, quindi, un centro operativo misto. Per comodità abbiamo utilizzato una terminologia che fa parte del concetto generale della filosofia di protezione civile, perché il COM e il CCS sono organi di protezione civile. Questo non significa nulla, però. Abbiamo fatto ciò per comodità, perché rende proprio l'idea del coordinamento. In effetti, però, la protezione Pag. 11civile scatta quando c’è un'emergenza e noi speriamo proprio che questa eventualità non abbia a verificarsi.
  Normalmente, c’è questo centro operativo misto che lavorerà e siederà in permanenza per tutti i sei mesi, presieduto da un dirigente della prefettura di Milano. In caso di eventi, se dovesse verificarsi un evento di una portata significativa tale da richiedere una maggiore complessità di interventi di coordinamento, scatterà il centro coordinamento soccorsi, il CCS. Anche questa è terminologia di protezione civile, ma noi la utilizziamo per comodità.
  Questo centro coordinamento soccorsi presso la sala crisi – la sala operativa – proprio della prefettura di Milano, si riunirà sotto la mia presidenza. Questo centro, naturalmente, si riunirà quando ci saranno degli eventi. Se dovessero verificarsi degli eventi abbastanza significativi, io lo convocherò immediatamente, ma presiedo anche personalmente questo centro coordinamento soccorsi, al quale siederanno i vertici, anche in termini di responsabilità, di tutti gli organismi interessati all'evento.
  È ovvio che a questo si affianca l'azione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che io virtualmente considererò in seduta permanente, perché saremo sempre pronti sul pezzo, a cominciare da me. Nel momento in cui il prefetto sarà in prima persona impegnato sul tema, sicuramente saranno impegnati anche tutti i vertici in prima persona. Questa è la cosa più importante per una buona riuscita di un asset organizzativo.
  Abbiamo cercato di pianificare e di immaginare tutti gli scenari. È evidente, però, che ci sono degli scenari che sono, di per sé, inimmaginabili e inipotizzabili. Se c’è uno sconsiderato che in galleria, in metropolitana o in qualsiasi punto, come in Piazza San Pietro, commette un gesto inconsulto, è difficile da pianificare. Deve scattare, però, naturalmente, tutto quell'apparato dei servizi di intelligence a cui facevo riferimento prima. Grazie.

  PRESIDENTE. Molte grazie, prefetto. Posso chiederle se può esprimersi, quindi, sul quesito che le ho posto, a fronte anche delle precisazioni che ci ha fornito e che ci rassicurano molto – di ciò la ringraziamo – a proposito degli organici che le sono stati garantiti ? Credo che su questo punto dovremmo tutti vigilare, a tutti i livelli. Conviene, quindi, con me che la sospensione di Schengen per le mensilità dell'Expo non sarebbe stata una soluzione ?

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Presidente, mi permetta di dire che questa è una valutazione assolutamente politica e che non spetta a un prefetto esprimersi in tal senso. Io posso dirvi soltanto una cosa, ossia che al momento io non ho alcuna evidenza e, quindi, non ho alcun segnale spia oggettivo di particolari elevazioni di rischi. Ciononostante, noi ragioniamo in termini di rischio sempre elevato.

  PRESIDENTE. Benissimo. Molte grazie, prefetto. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RICCARDO CONTI. Grazie, presidente. Conosco l'esperienza, la professionalità e l'autorevolezza del prefetto, ma non mi permetterei comunque di entrare in argomentazioni sulle reti infrastrutturali e la vigilanza di tutti i punti strategici. Mi permetto di sottolineare in questo senso solo una questione.
  Dal punto di vista, per esempio, della caratterizzazione del mondo religioso e, quindi, per quanto riguarda l'Italia della Chiesa cattolica (Roma, Assisi, Milano), immagino che voi sul Duomo di Milano avrete e starete preparando delle misure particolari.
  Il Duomo di Milano mi sembra davvero – poi chiudo la parentesi, perché è solo una parentesi – un grande simbolo a livello mondiale, quindi sono sicuro che attrarrà molti visitatori e che dal punto di vista della sorveglianza richiederà particolare attenzione, ma non devo insegnarlo io a voi.Pag. 12
  A lei, prefetto, volevo chiedere, invece, una cosa. Quando lei parla del comitato che presiede settimanalmente, che io conosco dal punto di vista istituzionale, immagino che lei abbia rapporti, anche costanti, con la magistratura e, per esempio, con il mondo delle banche. Rispetto al mondo delle banche e della finanza, ci può fornire qualche elemento che sia legato al problema dell'immigrazione e a tutto quello che ne consegue ?
  Tenendo conto della mobilità delle persone e dei capitali, dal nostro punto di vista, come Comitato Schengen, io credo che sia interessante sapere se lei ritiene di fornirci delle valutazioni in ordine ai problemi legati al terrorismo, ma anche al mondo dell'economia e, quindi, della sovvenzione al terrorismo. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Facciamo prima tutte le domande. Le spiace, prefetto, o vuole rispondere una a una ?

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Preferirei rispondere.

  PRESIDENTE. Do la parola al Prefetto Tronca per la replica.

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Naturalmente, il Duomo è uno degli obiettivi sensibili. In una delle recenti sedute del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ho disposto una vigilanza h24 di tutto il complesso del Duomo. Ricordiamoci, però, che non c’è solo il Duomo. Il Duomo è un simbolo, ma oggi, proprio perché si sa che i simboli possono essere protetti più degli altri, possono essere assurti a simbolo altri obiettivi che magari i malintenzionati pensano possano essere meno attenzionati. È qui che deve giocare la lungimiranza di un prefetto, il quale deve cercare di intercettare mentalmente quelle che possono essere le fragilità del territorio.
  Abbiamo, quindi, intensificato una vigilanza dinamica, per esempio, presso istituti particolari e altre chiese. Ciononostante, il Duomo è sicuramente il più attenzionato. Questo per farle capire che siamo sul pezzo su tutto. Per quanto riguarda il problema della finanza, è un problema che sto seguendo perché mi incuriosisce molto. Non ho elementi ancora in mano. Sarebbe utile, in questo senso, magari sentire il direttore della Banca d'Italia, che ci potrebbe fornire un quadro completo soprattutto dei depositi che vengono fatti da stranieri. Sarebbe interessante capire in che percentuale le varie comunità ricorrono agli istituti di credito italiani.
  Faccio un esempio. I cinesi depositano in Italia ? E i filippini ? Penso a tutte queste agenzie, a questi mediatori che vediamo pubblicizzati anche con i manifesti, che si offrono di inviare velocemente all'estero i soldi. Stiamo assistendo, negli ultimi anni, a dei fenomeni criminosi strani. Esuliamo dal campo immigratorio e tocchiamo il campo della crisi economica generale e delle attenzioni della criminalità anche comune, che si vanno a riporre approfittandone sulla crisi economica generale.
  Per esempio, avrete visto, da qualche anno, il fenomeno degli «acquisto oro». Io vidi i primi, quando ero a Roma, tre anni fa circa. Quando li cominciai a vedere, mi stupirono molto i manifesti degli «acquisto oro». La cosa mi colpì. Dopo un po’, vidi a Roma – a Milano non ancora – gli «acquisto argento». L'altra volta, però, a Milano ho visto un manifesto di «acquisto tutto».
  Questo significa che c’è molta povertà, ma bisogna stare molto attenti. Infatti, stiamo attenzionando questi aspetti, come curiosità operativa, perché dietro a questi fenomeni potrebbero nascondersi dei fenomeni delinquenziali più grossi, come estorsione, usura e ricettazione, che possono anche essere ricondotti a vere e proprie organizzazioni criminali, non so se di origine italiana o straniera. Bisognerebbe chiedere all'autorità giudiziaria. Sono spunti operativi che sicuramente per un prefetto sono molto interessanti. Per me sono segnali-spia che voglio sicuramente approfondire.

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  NADIA GINETTI. Grazie, presidente. Ringrazio il prefetto per la disponibilità ad affrontare un tema così importante in previsione di un evento internazionale come l'Expo. Tornando alla questione sicurezza e pensando anche all'esperienza che lei ha maturato a seguito del semestre, ma anche di altre manifestazioni significative, è chiaro che per definire un asset organizzativo è necessario prima conoscere la minaccia, per poi definire le modalità operative a tutela della sicurezza.
  La mia domanda è in riferimento proprio alla prevenzione legata all'Expo. In generale, in base alla sua esperienza – non le chiedo un giudizio politico, poiché noi dobbiamo produrre leggi – le chiedo quasi di suggerirci eventuali soluzioni di miglioramento. Mi domando se il sistema con il quale noi registriamo le informazioni, anche ai fini dello scambio di dati e di cooperazioni con gli altri Stati membri dell'Unione europea, in materia di sicurezza nell'ambito di questo spazio comune che abbiamo creato e dietro la minaccia del terrorismo sia sufficiente.
  Mi chiedo se oggi, in merito a questo scambio di informazioni – peraltro, stiamo emanando un decreto legislativo di semplificazione delle procedure di scambio dati in attuazione della direttiva del 2006 – sia sufficiente la modalità con cui noi conserviamo i dati, nonché la tipologia di dati che conserviamo e quando li registriamo, anche con riferimento all'immigrazione. Quali sono i dati a nostra disposizione, fermo restando che esiste ormai una netta divisione tra l'attività strettamente legata alle forze di polizia, anche nella registrazione dei dati, e l'attività che svolge il comparto di intelligence ?
  Ormai questa separazione è netta. È una separazione che non significa che le due realtà non dialoghino, altrimenti il problema è quanto possa essere efficace il nostro sistema di sicurezza in generale. Tuttavia, le chiedo se lei può segnalare delle problematiche su cui noi, come legislatori, possiamo intervenire per migliorare la tipologia di informazioni che assumiamo per poter monitorare una minaccia eventuale. Quali sono i momenti in cui queste informazioni e questi dati vengono assunti e quali possono essere le migliorie per cooperare in maniera più semplice con gli altri Paesi membri nella valutazione del rischio ?

  PRESIDENTE. Prefetto, questo punto l'abbiamo discusso da tempo in Comitato. Abbiamo già sottoposto questa domanda al vicedirettore di Europol e stamattina allo stesso sottosegretario Minniti. Sappiamo che c’è una discussione. Tutti hanno esternato l'esigenza di una sorta di PNR europeo, su cui personalmente mi trovo molto d'accordo, considerato che c’è già a livello americano e che molti Stati europei già ne hanno uno interno. Si tratterebbe di fare un coordinamento.
  C’è una discussione, naturalmente, di bilanciamento tra privacy e sicurezza. Sappiamo che il 29 si terrà un incontro a Riga in cui si riuniranno i ministri della giustizia e degli interni europei e discuteranno appositamente il tema PNR.
  Probabilmente, qui si chiede anche cosa succede a livello più nazionale, prima di arrivare al trasferimento domani in un database europeo. Sappiamo che ci sono già degli step avviati nel senso dell'organizzazione. Naturalmente, pur trattandosi ora di una discussione a livello europeo, se c’è un consiglio a livello nazionale dal prefetto, ben venga.

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Proprio dal prefetto non credo che possa arrivare, perché il prefetto non si occupa di questo scambio dati con gli altri Paesi. Sono dinamiche che passano attraverso gli organi centrali o comunque gli organismi centrali. Posso dirvi, in base alla mia esperienza, che lo scambio di informazioni è fondamentale ed è essenziale. È alla base di tutto, oggi più che mai. Nella mia esperienza questo lo posso dire, per esempio, in materia di infiltrazioni mafiose, esperienza che può esserci utile riportandola sul piano del terrorismo. Come diceva Giovanni Falcone, «con menti molto sofisticate abbiamo a che fare».
  Lo scambio di dati è estremamente importante. L'intreccio di dati, l'intreccio Pag. 14delle banche dati, il controllo incrociato sono importanti. Attraverso il controllo incrociato io sono riuscito a intercettare e a capire alcune dinamiche delinquenziali sugli appalti che erano impensabili. Sono riuscito a risalire, attraverso il controllo dei dati, a tutta la filiera di asset societari, uno collegato all'altro, che poi alla fine spesso si risolvevano in una serie di scatole cinesi, oppure di matrioske, che si aprivano ed erano vuote.
  Questo meccanismo delle informazioni, dello scambio e dell'incrocio delle banche dati è fondamentale per ogni forma di lotta alla criminalità, terroristica o mafiosa che sia. Naturalmente, per fare questo bisogna avere piattaforme informatiche su cui muoversi bene, perché se la piattaforma funziona, se gira, va bene, altrimenti basta un niente per compromettere tutto. Faccio un esempio. Basta che una stazione appaltante – mi permetta di fare riferimento alla mia esperienza – mi fornisca un dato sbagliato. Un errore materiale, per carità, può capitare a tutti, ma se si dice che Franco Tronca, anziché essere nato il 31.08.1952, è nato il 31.07.1952, nel momento in cui si interroga la banca dati sul 31.08.1952, non viene fuori nulla. Se, invece, si interroga il 31.07.52, vengono fuori tutta una serie di elementi.
  Se ci si attiene a un'unica fonte di dati o a un'unica banca dati, può naturalmente verificarsi il fatto che l'elemento sfugga. Se, invece, in termini di impostazione proprio culturale, cioè di impostazione metodologica nostra, partiamo già con il piede giusto, cioè dall'esigenza che avvertiamo di incrociare le banche dati, non scappa niente. Vi faccio un esempio. Se la stazione appaltante dice che Franco Tronca è nato il 31.08.1952 e io mi attengo a quello che mi dice, non viene fuori nulla, come abbiamo detto, perché c’è stato l'errore materiale. Se però io, su Franco Tronca faccio riferimento a un'altra fonte (naturalmente, devono esserci anche altri elementi) che mi verifica il dato a monte, la situazione cambia.
  Per esempio, se vado a controllare Franco Tronca dal codice fiscale, cioè se controllo il codice fiscale immediatamente, viene fuori che Franco Tronca non è nato ad agosto, ma è nato a luglio. Su questo dobbiamo puntare ed ecco l'intelligenza dell'investigatore e di una pubblica amministrazione che vuole veramente raggiungere i suoi obiettivi, grazie a questo tipo di impostazione.
  Questi sono solo esempi che ho fatto. Non sono tutti legati ai risultati e a un metodo come questo. È stato un esempio, ma grazie a questo tipo di attenzione a questa metodologia moderna e a questo salto culturale nell'affrontare il problema della criminalità non più dal punto di vista burocratico, bensì dal punto di vista dell'analisi di contesto, solo in questo modo si possono raggiungere i risultati. Ci vuole, però, un vero e proprio valore aggiunto metodologico.
  Le certificazioni antimafia – lo abbiamo capito – sono uno strumento ormai superato: non bastano più. Ci vogliono altri tipi di indagini, che portano spesso a trovare quello che noi cerchiamo e che siamo sicuri alla fine di trovare.
  Grazie alla normativa speciale di Expo, grazie a questo nuovo metodo per affrontare i tentativi di infiltrazione mafiosa nelle gare d'appalto, siamo riusciti a raggiungere l'obiettivo importante dell'adozione delle interdittive. Ad oggi sono in cantiere ben 68 interdittive su appalti legati ad Expo e soprattutto ad opere connesse a Expo. Sessantotto interdittive sono tante e tutto questo è avvenuto nel giro di pochissimo tempo e grazie a questo nuovo metodo di lavorare sull'intreccio dei dati e delle banche dati.

  LAURA FASIOLO. Io ho alcune brevi considerazioni. Ringrazio per questa opportunità che oggi lei ha offerto a tutti e che io porterò sicuramente nella mia realtà, il Friuli Venezia Giulia.
  Io ho da poco parlato con il Prefetto Zappalorto, che sta cercando di attivare anche delle misure straordinarie molto significative, perché la situazione nel Nord-Est è in grave criticità. Credo che sarà necessario avvalerci delle buone pratiche che lei sta mettendo in atto – e che Pag. 15ha messo in atto da tempo nella sua realtà – anche nel nostro Nord-Est. Qualche considerazione, però, mi pare opportuna.
  Io ho rilevato alcune criticità, naturalmente partendo dal territorio delle realtà che conosco, tra cui la necessità di far fronte, con misure più attente, più articolate e con maggiore sinergia, anche alle realtà di confine. Da noi lo spostamento dai Balcani e dall'Austria sta segnando veramente un flusso continuo, con grandi difficoltà per le Commissioni territoriali di analizzare i casi e di verificare le pratiche.
  Abbiamo tutte queste persone che stazionano per lungo tempo, con problematiche che lei conosce. Le lascio solo immaginare le difficoltà di reperire, oltre al CARA che già c’è, altre soluzioni inerenti all'asilo, con un impatto assolutamente problematico per la popolazione. Al di là dei volontari e delle persone disponibili, è un tema che naturalmente va declinato con tutta una serie di situazioni, tra cui, non ultima, la situazione di paura e preoccupazione, che non è da sottovalutare.
  Pensando a Europol, io ho sentito la precedente audizione e ho letto l'intervista che è stata fatta al vicedirettore. Mi pare che anche lì il sistema debba essere rafforzato. Si lamentava il fatto che ci siano poche informazioni e che si accede a pochi dati. Credo che sarebbe sicuramente importante una maggiore collaborazione da parte di tutte le polizie dei vari Stati, in modo da rendere efficace questo servizio, soprattutto alle frontiere.
  In secondo luogo, l'attivazione deve essere imminente, rapida, rapidissima. Noi ne parliamo, ma tra il dire e fare c’è di mezzo altro che il mare. Ci sono tempi biblici che non possiamo più attendere per l'attivazione delle Commissioni territoriali nuove, perché quelle che ci sono non bastano e sono sovraccariche.
  Svolgo ancora una considerazione. La Commissione Dublino, quella che opera a Roma, potrebbe effettivamente essere alleggerita dei suoi compiti. Penso alla possibilità di attribuire alcune competenze della Commissione Dublino alle Commissioni territoriali alte, se non anche alle sezioni che sono attivate (questo lo dico per il Nord-Est, perché il problema è grossissimo, ma ovviamente il numero dei nostri dati è assolutamente piccolo rispetto al vostro).
  Mettiamoci – anzi mettetevi tutti insieme, se non lo avete già fatto – ma soprattutto puntiamo a responsabilizzare di più l'Europa, perché questo è un problema molto serio e di tutti. È molto facile, per chi sta oltre, non vedere il passaggio alle nostre frontiere e dire che i migranti non hanno messo piede là, ma hanno messo piede in Italia e che quindi i richiedenti asilo sono di nostra pertinenza. Su questo bisognerebbe forse tirare le orecchie a qualcuno.

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. Lei avrà sicuramente registrato che in quelle poche pagine che ho letto già ci sono dei passaggi significativi che puntualizzano alcune questioni. Indubbiamente non spetta a un prefetto fare valutazioni di questo tipo. Il prefetto può solo auspicare una collaborazione sempre più forte, sempre più pressante, sempre più operativa a livello internazionale.
  Sulla scorta della mia esperienza milanese le dico che, effettivamente, l'asse che va da Milano verso il Nord-Est per poi arrivare ai Balcani è un asse da esaminare in modo molto preciso e con grandissima cura.
  Molto importante è il risultato che si è riusciti a ottenere, per esempio, con l'attivazione recentissima di una sezione della DIA a Brescia, cosa che io avevo auspicato notevolmente, ma soprattutto obiettivo per il quale si è battuto molto il procuratore generale della Repubblica di Brescia, che aveva capito l'essenzialità di avere un altro polo di controllo, oltre a Milano e Brescia, quanto meno nel tratto lombardo, al di là poi del fatto che questo spetti agli organi centrali.
  Noi abbiamo seguito la parte lombarda e dell'importanza di questa direttrice io ho voluto fare cenno anche in sede di audizione presso la Commissione bicamerale antimafia, perché è molto importante questo asse, quindi, condivido il suo pensiero.Pag. 16
  Spero soltanto che l'esperienza che stiamo facendo noi a Milano, un'esperienza d'avanguardia, un'esperienza pilota, un'esperienza quasi da laboratorio, possa servire. Penso, per esempio, all'applicazione delle nuove norme anticorruzione, recentissime, che stanno avvicinando i lembi dell'antimafia a quelli dell'anticorruzione, perché la corruzione spesso – non sempre – è la spia di un tentativo di infiltrazione. Questo solo per darvi uno specchio di ciò che si sta muovendo.
  C’è un ordinamento in evoluzione significativa in questi ultimi mesi, in questo ultimo anno. Io ho notato un segnale con il decreto-legge n. 90, molto importante, che conferisce nuovi poteri all'ANAC. Sono segnali importanti, che però possono rimanere tali solo e soltanto se si concretizzeranno e se potranno permanere anche dopo la fine dell'Expo.
  Spero, quindi, che l'Expo possa veramente essere un banco di prova di tante e tante significative attività operative.

  RICCARDO MAZZONI. Ringrazio anch'io il prefetto. C’è una notizia che le chiedo se risponda al vero rispetto ai dati che lei ci ha fornito. A Milano, in transito temporaneo, sono molti di più i migranti che arrivano al di fuori dei flussi di quelli che arrivano coi flussi. Questo apre uno scenario nuovo, perché noi siamo abituati a ragionare sui barconi che arrivano. Arrivano quasi tutti – lei ha detto – dall'Eritrea e dalla Siria: come arrivano e seguendo quale tratta ? Sulla tratta balcanica, immagino.
  Inoltre, lei ha detto che vengono attenzionati dalla Polfer. Questi sono richiedenti asilo anomali, perché non vengono per motivi economici, come la vecchia immigrazione. Sono benestanti, ovvero hanno, più o meno, una capacità finanziaria autonoma. Il Regolamento di Dublino impone, però, al primo Paese di arrivo una serie di comportamenti.
  Questa è una considerazione politica mia. Io ritengo che il semestre di presidenza italiana abbia totalmente disatteso le attese su questo fronte, perché su questo si sarebbe dovuto incentrare il superamento del Regolamento di Dublino che – chiudo la parentesi – che non c’è stato.
  In percentuale, quanti sono quelli che rifiutano l'accoglienza, ossia che rifiutano di fornire le impronte digitali ? In percentuale, quanti vengono respinti dai Paesi in cui tendono ad andare, come Austria, Germania e Francia ? Mi sembrerebbe interessante sapere questo.
  La seconda questione riguarda il terrorismo islamico. C’è stato un maggior livello di sorveglianza su quanto avviene nelle moschee. Penso a quella di viale Jenner, che a suo tempo è stata definita come molto vicina ad Al-Qaeda.
  Come terza cosa, con tutti gli occhi puntati sul terrorismo islamico, ci sono segnali di possibili alleanze fra il movimento antagonista No Expo e le cellule dormienti delle nuove BR e del Partito comunista combattente ? Ormai sono un fenomeno carsico: sembrano finite e poi, dopo qualche anno, c’è qualche inchiesta e qualche retata che le riporta alla luce.
  Infine, il collega Conti ha parlato del possibile scenario dei droni. Tra le misure di prevenzione, in caso di episodi gravi, è prevista anche la chiusura dello spazio aereo oppure no ?

  FRANCESCO PAOLO TRONCA, prefetto di Milano. La prima domanda riguardava i flussi e le rotte che vengono seguite. Penso che la domanda la porrete agli organi titolari delle responsabilità centrali, che poi audirete. Io vi posso parlare di Milano. Sicuramente, fino ad oggi sono i siriani e gli eritrei: sono soltanto siriani ed eritrei, soprattutto siriani. Questo è un fenomeno tipico di Milano, che è gestito soltanto attraverso il comune di Milano – non ci sono altri enti locali coinvolti – e la prefettura di Milano, il tutto attraverso un meccanismo di accoglienza che passa attraverso una convenzione stipulata tra il Ministero dell'interno e il comune di Milano, ma seguita da noi.
  Comunque, ho detto all'inizio che questo fenomeno si è molto ristretto in quest'ultimo periodo e che questo affievolimento del fenomeno non è dovuto certamente alle condizioni meteo del mare, che Pag. 17invece condizionano sensibilmente gli altri flussi di arrivo.
  Per quanto riguarda il discorso dei respingimenti, non ho elementi precisi. Fornirei delle cifre inesatte. Per quanto riguarda il rifiuto del fotosegnalamento, è abbastanza generalizzato. Più che altro l'abbiamo registrato, soprattutto all'inizio, da parte dei siriani. Il siriano evitava il più possibile il fotosegnalamento, perché gli conveniva risultare in entrata nel Paese dove riusciva ad arrivare. È evidente. Noi riuscivamo ad avere qualche notizia. Erano, il più delle volte, controllati dalla Polfer, quando la Polfer riusciva a intercettarli, perché magari arrivavano in gruppi considerevoli e, quindi, si riusciva a identificare che c'era un gruppo. Talvolta, però, sono anche sfuggiti, perché se arriva il singolo nucleo non si riesce a capire. Sul fotosegnalamento io ho scritto alcune righe. Sono contenute nella relazione ed è importante leggerle. Sono proprio poche righe.
  Per ovviare ad alcune problematiche organizzative relative all'identificazione dei migranti sbarcati, abbiamo detto dei siriani; l'abbiamo già chiarito e il Ministero dell'interno ha richiamato l'attenzione dei questori sull'esigenza di curare con attenzione il fotosegnalamento dei migranti stessi, nonché la registrazione e la raccolta delle loro impronte. Il tema, a Milano, è stato anche oggetto di esame in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e sono state condivise opportune modalità organizzative finalizzate a rendere le operazioni rapide e ordinate.
  Il migrante viene informato delle conseguenze, anche penali, che può determinare la sua opposizione alle attività di identificazione e gli viene ricordato che, in base alle norme del nostro ordinamento, è possibile punire l'alterazione fraudolenta di parti del proprio corpo compiute con questo specifico dolo, prassi che, come ormai sappiamo, è particolarmente invalsa tra i migranti. Per esempio, penso all'abrasione delle impronte digitali o comunque la messa in essere di azioni che implichino alterazioni del proprio corpo. Questo è un fenomeno che stiamo seguendo con grande attenzione, perché è molto importante e interessante. Per quanto riguarda le moschee, sono luoghi di culto che attenzioniamo come gli altri luoghi di culto. Non ci sono particolari attenzioni relativamente sovradimensionate rispetto ad altri.
  Certo, il Duomo di Milano è un'altra cosa, è un simbolo monumentale, ma esula dal discorso generale a cui penso che lei si riferisse. Comunque, non viene trascurato assolutamente niente. Di questo sia assolutamente certo: me ne faccio assolutamente garante. Da ultimo, c’è il problema di un eventuale possibile avvicinamento. Io non ho evidenze specifiche di alcun tipo. Ciò non toglie che la guardia sia molto alta.
  Colgo l'occasione per dire, se il presidente me lo permette, che l'esperienza che stiamo maturando a Milano, che come vi ho detto è un'esperienza antimafia, che tocca l'anticorruzione e che riguarda i flussi migratori, è un'esperienza che si potrà rivelare utilissima anche sul fronte dell'antiterrorismo.

  PRESIDENTE. Ringraziamo tantissimo il prefetto. È stata un'audizione illuminante per noi. Grazie ai colleghi, ai quali ricordo che, in previsione delle votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica, abbiamo deciso di non convocare il Comitato – per scrupolo e per scaramanzia – neanche la prossima settimana, anche se speriamo di concludere tutti prima. Autorizzo la pubblicazione della relazione integrale del prefetto Tronca in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna. Grazie. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.

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