XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 16 di Mercoledì 19 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, Angelino Alfano.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 8.45.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, Angelino Alfano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del Ministro dell'interno, Angelino Alfano, il quale ritorna presso questo Comitato per rispondere alle domande che gli erano state poste il 22 ottobre scorso. Con l'occasione, saluto l'onorevole Gadda, che sostituisce l'onorevole Braga: Benvenuta. Siamo contenti di averla tra noi.
  Ringrazio il Ministro di essere tornato presso il Comitato. Naturalmente, ad alcune domande lei ha dato già delle risposte di fatto (per esempio, molte domande erano incentrate sulla chiusura dell'operazione Mare Nostrum, su cui lei è intervenuto in sede di Consiglio dei ministri). Rimarrebbero, quindi, delle domande relative all'operazione Triton e al rispetto delle miglia. Ci sono, inoltre, delle domande specifiche del collega Arrigoni sui minori non accompagnati. In particolare, a questo proposito c’è la richiesta di un suo commento in relazione alle dichiarazioni dell'ambasciatore d'Egitto in Italia, il quale chiedeva chiarimenti sul comportamento del nostro Paese, posto che apparentemente altri Paesi dell'Europa per tali soggetti consentono il rimpatrio.
  Il senatore Mazzoni le chiedeva quanti dei 140.000 clandestini salvati da Mare Nostrum avevano poi avuto il diritto di richiedere asilo.
  Il collega Artini le chiedeva dei chiarimenti sullo stanziamento di risorse per Triton, che sembrano modeste.
  Il collega Frusone, che purtroppo è assente, chiedeva specificamente dei suoi commenti sugli afflussi che arrivano dalla Siria, con particolare riferimento al rischio terrorismo, sui foreign fighters, sulla questione del PNR (Passenger name record), sui data base e sul coordinamento della gestione dei dati in relazione a questi soggetti a livello europeo.
  Il collega Brandolin le chiedeva specificamente dei chiarimenti sul piano di accoglienza, perché parrebbe che alcune regioni – lui si riferiva in particolare al Friuli-Venezia Giulia e al Veneto – per problemi di copertura siano di fatto «bloccate». Le viene chiesto anche un suo commento sull'immigrazione di ritorno.
  Per ciò che riguarda tutte le questioni dello screening sanitario, lei ci ha suggerito di ascoltare il Ministro Lorenzin. Noi l'abbiamo fatto. Il Ministro è stato molto esaustivo e ha già dato dei chiarimenti.
  Oggi, Ministro, un elemento in più su cui vorremmo un suo commento, se possibile, che naturalmente non era emerso nella seduta del 22 ottobre, riguarda la questione, che ci risulta dalle agenzie, di una competizione (chiamiamola con un Pag. 4eufemismo) tra la Marina e lo stesso Viminale in relazione alla gestione o comunque al comando di Triton.
  Abbiamo letto delle dichiarazioni secondo cui la Marina militare chiederebbe che le sia attribuito il comando dell'operazione. Parrebbe esserci stata una risposta europea secondo cui, trattandosi di una operazione che dovrebbe essere gestita dalle forze di polizia, questo non sarebbe possibile. Le chiedo un suo commento su questo. Do quindi la parola al Ministro Alfano per la replica.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor presidente, onorevoli senatori e onorevoli deputati, ritorno davanti a questa Commissione a distanza di circa un mese, per rispondere ai quesiti posti nell'audizione del 22 ottobre scorso, sui quali ho acquisito specifici elementi di riscontro e svolto gli opportuni approfondimenti.
  Risponderò alle singole domande, raggruppandole per omogeneità di argomenti. Inizio con quelle relative alle operazioni Tritone e Mare Nostrum.
  In risposta all'onorevole Artini del Movimento 5 Stelle, confermo che Tritone si dispiega nel Mediterraneo centrale e nello Jonio. La sua area operativa è piuttosto vasta e, oltre al canale di Sicilia, comprende nel quadrante est la parte ionica della Calabria, estendendosi parzialmente anche alla Puglia, mentre nel settore ovest abbraccia la Sardegna meridionale.
  La linea di pattugliamento si attesta per gli assetti marittimi a circa 30-40 miglia dalle isole di Lampedusa e Malta. Il dispositivo aereo, invece, si spinge sino al limite dell'intera area operativa.
  Rispondendo alle specifiche domande del senatore Arrigoni e dell'onorevole Artini, fornisco ulteriori ragguagli sull'operazione. Gli assetti aeronavali schierati e gli esperti impiegati nei team di supporto appartengono a 19 Stati membri, inclusa l'Italia, il che rappresenta un vero e proprio record di impegno europeo.
  Otto Stati hanno messo a disposizione un numero complessivo di tre aerei, un elicottero, tre pattugliatori d'altura e tre pattugliatori costieri. Il nostro Paese ha messo a disposizione un aereo della Guardia di finanza, un pattugliatore d'altura della Marina militare con elicottero a bordo e due pattugliatori costieri, rispettivamente della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza.
  Nell'ambito delle disponibilità complessive offerte dagli Stati, la scelta degli assetti aeronavali da impiegare è stata demandata a Frontex, le cui determinazioni operative rimangono ovviamente vincolate al budget europeo a disposizione, che è di 3 milioni di euro mensili.
  In questa fase iniziale, il dispositivo di Tritone vede schierati al largo delle coste italiane e maltesi due aerei, due elicotteri, due pattugliatori d'altura e quattro pattugliatori costieri. Gli assetti forniti da Malta in particolare provvedono anche alla distruzione delle imbarcazioni lasciate alla deriva dopo il salvataggio dei migranti, che, oltre a costituire un rischio per la navigazione, potrebbero essere recuperate dalle stesse organizzazioni criminali e riutilizzate per successivi viaggi.
  A supporto dell'attività di pattugliamento, vengono impiegati cinque joint debriefing team per lo svolgimento delle interviste ai migranti sui luoghi di sbarco e due screening team per i primi accertamenti sulla nazionalità dei migranti.
  Per la costituzione di tali team, hanno dato la loro disponibilità a inviare propri esperti i seguenti Stati: Austria, Belgio, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Svezia, Svizzera, Spagna e Regno Unito. I team, guidati da un funzionario della polizia di Stato e integrati da due esperti per le interviste e da un mediatore culturale, sono dislocati a Mineo, Ragusa, Siracusa, Trapani e Crotone.
  Rispondo ora al senatore Mazzoni. Con l'avvio di Tritone l'operazione Mare Nostrum andrà rapidamente alla dismissione. Vi sarà un periodo di coesistenza tra le due operazioni, limitato alla sola fase di avvio di Tritone. In sostanza, contiamo di definire tutta l'operazione di phasing out entro l'anno, ma l'operazione Mare Nostrum, Pag. 5per come è stata concepita e conosciuta, non esiste più dal primo novembre.
  Riscontrando le ulteriori domande dei senatori Arrigoni e Mazzoni e dell'onorevole Artini, informo che per il residuo periodo di sopravvivenza dell'operazione che era partita come Mare Nostrum, il dispositivo navale impiegato è diminuito di due terzi ed è costituito da una nave di grandi dimensioni e da tre pattugliatori della Marina militare, che si muovono in un'area operativa pari a circa la metà di quella precedente.
  Corrispondentemente, anche i costi a carico del nostro bilancio si sono ridotti di due terzi, calando da 9,3 milioni di euro a circa 3 milioni di euro mensili per questi due mesi.
  Al momento – rispondo al senatore Arrigoni – il bilancio dell'operazione Mare Nostrum può essere così riassunto: i migranti soccorsi nell'ambito dei 563 interventi sono stati 101.000, di cui 12.000 minori non accompagnati; sono stati rinvenuti 499 cadaveri, mentre i dispersi, sulla base della testimonianza dei sopravvissuti, potrebbero essere più di 1.800; sono stati arrestati 728 scafisti e sequestrate otto imbarcazioni.
  Il riferimento agli scafisti e alle imbarcazioni sequestrate mi offre l'occasione per rispondere alla domanda dell'onorevole Artini, che chiede di sapere, tenuto conto che Tritone avrà un raggio d'azione diverso e più contenuto, come potrà proseguire, con gli stessi esiti positivi, l'attività di contrasto al traffico di clandestini e alle relative filiere criminali.
  Al riguardo, desidero chiarire che è stato possibile realizzare tale attività di contrasto anche grazie al dispositivo informativo e investigativo che ha visto, nell'ambito del progetto mediterraneo, il Servizio centrale operativo (SCO) della polizia di Stato coordinare le squadre mobili delle questure maggiormente interessate agli sbarchi.
  Appositi gruppi di lavoro costituiti presso tali questure hanno operato per la ricostruzione delle dinamiche criminali e della struttura organizzativa dei sodalizi malavitosi, che hanno un connotato transnazionale, coinvolti nel traffico dei migranti. In tale ambito, sono stati attivati, come di consueto, anche canali di cooperazione internazionale di polizia, nonché richieste di assistenza giudiziaria rogatoriale.
  La mia risposta all'onorevole Artini sul punto è che questa attività non subirà alcuna interruzione, ma proseguirà, essendo appunto concepita in maniera autonoma rispetto a Mare Nostrum e a Tritone.
  Sugli obiettivi e le regole di ingaggio di Tritone, comprese quelle relative a eventuali operazioni di soccorso dei migranti, penso di essermi soffermato con dovizia di argomentazioni nell'audizione del 22 ottobre.
  Torno brevemente su tali temi per rispondere a una specifica sollecitazione del senatore Arrigoni, che mi ha chiesto come si comporteranno le navi di Tritone di fronte a un SOS proveniente da un natante con a bordo dei migranti posizionato oltre la linea delle 30 miglia.
  Confermo che, in netta discontinuità con Mare Nostrum, Tritone è una missione di sorveglianza delle frontiere marittime esterne dell'Unione europea, finalizzata a contrastare l'immigrazione irregolare e le attività dei trafficanti di esseri umani.
  Tuttavia, è anche vero che le navi di Tritone, qualora intercettino o abbiano notizia di persone in pericolo di vita, hanno l'obbligo di soccorrerle. Non possono esimersi dal farlo, perché questo chiedono le norme del diritto internazionale generalmente riconosciute e i principi comunitari. Va da sé che, essendo in gioco in frangenti del genere i diritti fondamentali della persona, non vi è linea di pattugliamento che tenga.
  Soggiungo che tale impostazione trova puntuale riscontro in un provvedimento comunitario, il regolamento n. 656 del 2014, dedicato specificamente alle operazioni di sorveglianza delle frontiere marittime esterne.
  In relazione al quesito dell'onorevole Artini relativo alla missione di vigilanza e pesca, posso assicurare che il Ministero Pag. 6della difesa continuerà a garantire il dispositivo di vigilanza pesca con un apposita unità dedicata.
  Preciso che l'unità navale della Marina militare che svolge tale specifica missione, non è integrata negli assetti del dispositivo aeronavale di Tritone, pur concorrendo anch'essa alla sorveglianza marittima attraverso localizzazione, identificazione e tracciamento dei natanti sospettati di traffico di migranti via mare.
  Rispondo ora ai quesiti relativi al tema dell'accoglienza dei migranti. Il senatore Arrigoni ha chiesto in quale Paese saranno ospitate e accolte le persone soccorse da Tritone.
  Come avevo già chiarito nell'informativa urgente resa alle Camere il 16 ottobre scorso e nell'audizione precedente presso questo Comitato, ovviamente Tritone non ha inciso in alcun modo, né avrebbe potuto farlo, sulla questione dell'accoglienza dei migranti, che rimane disciplinata dal Regolamento di Dublino, secondo il principio dello Stato di primo ingresso, che, come è noto, penalizza il nostro Paese.
  Vorrei, però, rassicurare, approfittando di questa occasione, circa una nostra ipotizzata acquiescenza che agevolerebbe consistenti rientri di stranieri, provenienti in particolare dall'Austria, sulla base della semplice dichiarazione di essere entrati in Europa attraverso la frontiera esterna dell'Italia. Ovviamente, non è così. Il rientro dello straniero, richiedente asilo o meno, è il risultato di accertamenti e verifiche che seguono la domanda di riammissione o di ripresa in carico e che sono condotti congiuntamente dalle nostre autorità e da quelle omologhe dello Stato richiedente.
  Certamente, è un fatto che l'intensificazione dei flussi migratori ha avuto ricadute anche sul fenomeno dei rientri degli stranieri rintracciati in altri Paesi dell'Unione europea ed è altrettanto incontestabile che questo fenomeno ha conosciuto picchi alquanto elevati in quest'anno, proprio nei confronti di alcuni Stati del Centro Europa, tra i quali è compresa l'Austria.
  Conclusa questa breve digressione, torno sul Regolamento di Dublino, per sottolineare anche i nostri sforzi per ottenerne un'applicazione flessibile in favore dei minori e dei ricongiungimenti familiari.
  Su un piano diverso ma complementare, segnalo le nostre proposte avanzate durante il semestre di presidenza, intese a promuovere il mutuo riconoscimento delle decisioni di asilo. Le abbiamo ripresentate anche ieri nel corso della Conferenza internazionale sulla gestione dei flussi d'asilo, organizzata a Roma dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione.
  Stiamo valutando anche la praticabilità di un'altra soluzione, che operi secondo il diverso principio di anticipare la decisione sulla domanda di protezione internazionale, affidandone l'esame ad avamposti dell'Unione europea costituiti nei Paesi di transito dei migranti.
  Questi stessi organismi, in cooperazione con l'ACNUR e l'Organizzazione internazionale dei migranti, potrebbero decidere, secondo preventivi accordi tra gli Stati membri, anche la destinazione del migrante. Ciò potrebbe portare alla drastica flessione di massicci e indiscriminati esodi verso il nostro Paese. Questo è il nuovo obiettivo che ci stiamo dando e la nuova priorità.
  Una priorità era definire il tempo di Mare Nostrum e lo abbiamo fatto. L'altra era convincere l'Europa, attraverso una missione di Frontex, che quello fosse un impegno europeo e ci siamo riusciti. Il nuovo obiettivo è esattamente quello di affidare l'esame delle domande d'asilo e di protezione internazionale ad avamposti dell'Unione europea in Africa, cooperati dalle organizzazioni umanitarie internazionali, per far sì che lì avvenga lo screening dei migranti tra quelli che hanno diritto al riconoscimento della protezione internazionale e quelli che non lo hanno.
  Questo consentirebbe di puntare al resettlement, cioè all'obiettivo di un'equa distribuzione tra i Paesi europei dei migranti che chiedono asilo e lo ottengono, direttamente nelle coste settentrionali dell'Africa. Pag. 7Oggi è evidente che sono solo cinque o sei i Paesi dell'Unione europea che si fanno carico dell'intera vicenda della migrazione. Il resettlement affronta l'essenza, cioè l'equità della distribuzione tra i Paesi europei.
  Peraltro, si otterrebbe un altro grande risultato: si sottrarrebbe il flusso dei migranti aventi diritto alla protezione umanitaria, all'asilo, allo status di rifugiato alla più macabra agenzia di viaggi del mondo, che fa pagare loro un biglietto per questa traversata del Mediterraneo. Se il nostro secondo obiettivo fosse centrato, come è stato centrato il primo, così non sarebbe più.
  Torno al tema dell'accoglienza e rispondo alle domande degli onorevoli Artini e Brandolin e del senatore Arrigoni. I primi due hanno richiamato l'attenzione sul piano di distribuzione dei migranti sul territorio nazionale, soffermandosi in particolare su alcune difficoltà operative di copertura finanziaria che si starebbero verificando nel sistema di accoglienza.
  Non escludo che nella gestione di un flusso migratorio così massiccio si siano verificate delle criticità. Inviterei, però, a riflettere su un aspetto che ritengo di fondamentale importanza: stiamo completando un'incisiva riforma di tutto il sistema dell'accoglienza, che vede il coinvolgimento del mondo delle autonomie territoriali come elemento non emergenziale ma strutturale del nuovo sistema.
  Così facendo, siamo riusciti a gestire con strumenti ordinari un'emergenza di gran lunga superiore a quella del periodo della Primavera araba del 2011, fronteggiata, come voi ricorderete e come io ricordo in prima persona, con gli strumenti extra ordinem propri della Protezione civile.
  Stiamo portando avanti tutto ciò attraverso azioni che sono in linea con le politiche europee e rispettose dei princìpi universali di tutela della persona, così come sanciti dalle convenzioni internazionali siglate dall'Italia. Siamo ancora impegnati con decisione su questo fronte, come dimostrano le risorse aggiuntive stanziate per l'anno in corso e quelle previste dal disegno di Legge di stabilità.
  Certamente, un'equilibrata distribuzione dei migranti, come sottolinea l'onorevole Artini, resta una priorità, che continueremo ad affrontare in maniera condivisa con il sistema delle autonomie locali, evitando sperequate ripartizioni che possano finire con il gravare eccessivamente su alcuni territori e inasprire in questo modo criticità e tensioni.
  Concludo sul tema dell'accoglienza, rispondendo al senatore Arrigoni, che ha chiesto di conoscere la capienza attuale dello SPRAR e di sapere se le relative strutture saranno destinate a ospitare anche minori stranieri non accompagnati.
  Ricordo che lo SPRAR è stato più volte ampliato di recente, sempre sotto la mia direzione del Viminale, e ha raggiunto la capienza di 20.975 posti su tutto il territorio nazionale, di cui 883 destinati proprio ai minori stranieri non accompagnati, che siano o meno richiedenti asilo.
  In relazione a una specifica domanda del senatore Mazzoni, fornisco ora alcuni dati relativi alle dimensioni del fenomeno migratorio. Premetto che i dati sui richiedenti la protezione internazionale sono aggregati, per cui non è possibile enucleare, come sembrava sottendere la domanda del collega Mazzoni, il numero preciso dei richiedenti soccorsi dai mezzi di Mare Nostrum.
  Posso dire che le richieste di protezione internazionale dall'inizio dell'anno sono state 56.485. Sono state esaminate nell'anno in corso 31.185 istanze, con il seguente esito: 3.339 concessioni dello status di rifugiato, equivalenti all'11 per cento; 6.944 concessioni dello status di protezione sussidiaria, corrispondenti al 22 per cento; 8.701 trasmissioni degli atti al questore per il rilascio del permesso umanitario, equivalenti al 28 per cento; 11.196 dinieghi di protezione internazionale, pari al 36 per cento; e infine 985 casi di irreperibilità.
  Aggiungo che, secondo i dati disponibili, dal mese di ottobre del 2013 al primo ottobre di questo anno, gli stranieri fotosegnalati dalla polizia scientifica sono stati Pag. 898.202. Anche in questo caso, si tratta di un dato aggregato, che non è riferibile soltanto ai migranti venuti in Italia con Mare Nostrum. Vorrei sottolineare questo dato.
  Come ho riferito la scorsa volta, si sta inoltre lavorando per attenuare sensibilmente le criticità che si registrano nelle attività di identificazione. L'onorevole Brandolin ha chiesto notizie sul potenziamento della rete delle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, con particolare riferimento a quelle da istituire nel Triveneto.
  Informo che nei giorni scorsi ho firmato il decreto, che attualmente è alla registrazione presso la Corte dei conti, che dispone il raddoppio sia delle commissioni che delle relative sezioni, portandone il numero complessivo da 20 a 40.
  Ribadisco ciò che, se non ricordo male, ho già detto proprio in questo Comitato: il tutto serve ad accelerare la risposta. Loro sono richiedenti e noi siamo rispondenti come Stato. Più veloce sarà la risposta, minore sarà il tempo d'attesa e più rapido sarà il destino di queste persone. Chi merita l'asilo, la protezione internazionale e altro rimarrà qui, mentre chi non ha diritto sarà rimpatriato regolarmente. Prima facciamo e meglio è.
  Aggiungo pure che, oltre ad aver aumentato il numero delle commissioni, abbiamo semplificato la procedura. Prima c'era uno schema che prevedeva che la commissione nel suo insieme dovesse esaminare la domanda, mentre adesso ciò si può fare anche one-to-one.
  In questo ambito, sono state istituite la commissione territoriale di Verona, competente a conoscere le domande presentate nei territori del Veneto e del Trentino-Alto Adige, e la sezione di Padova, con competenza primaria nelle province di Padova, Venezia e Rovigo. La commissione di Gorizia, pertanto, rimarrà competente per le sole domande presentate in Friuli-Venezia Giulia.
  A proposito delle commissioni territoriali, vorrei fugare i dubbi che sono stati sollevati su una presunta mancanza di copertura di risorse che comprometterebbe la loro continuità operativa nei prossimi anni. In effetti, il decreto-legge n. 119 del 2014, che ne ha incrementato il numero, ha correttamente assicurato la copertura finanziaria per il funzionamento di tali organismi.
  L'onorevole Arrigoni, prendendo spunto dall'asserita disponibilità del Governo egiziano a riprendere in carico i minori non accompagnati di quella nazionalità, ha chiesto di valutare l'opportunità di promuovere la revisione della legislazione nazionale in tal senso.
  In effetti, la legislazione italiana sui minori non accompagnati risente del fatto che è stata in origine concepita per rispondere a casi sporadici di minori che siano in stato di abbandono, mentre oggi la realtà dei flussi migratori ci mette di fronte a un problema che ha radici diverse e che ha inoltre assunto ben più ampie proporzioni. In sostanza, la nostra legislazione sui minori prevedeva la figura del bambino abbandonato, il cosiddetto «trovatello», o altre figure disperate singole, mentre adesso quelle norme sono chiamate ad affrontare ben altra emergenza.
  In questa cornice, di recente si è operato sul fronte della razionalizzazione delle competenze, eliminando, con il disegno di Legge di stabilità 2015, la frammentazione tra le due articolazioni statali. Lo si è fatto con il passaggio al Ministero dell'interno di tutti gli interventi in materia, con il conseguente trasferimento di un apposito fondo che era stato istituito qualche anno fa presso il Ministero del lavoro.
  Credo che questo accorpamento rappresenti un vero passo in avanti, tenuto conto del consolidato rapporto di collaborazione che il Viminale ha tradizionalmente con gli enti locali, effettivi terminali sul territorio di questo delicatissimo problema.
  Concludendo la risposta per il senatore Arrigoni, desidero precisare che mai in Italia un minore straniero non accompagnato è stato accolto nei CIE e, men che meno, è stato mai rimpatriato verso un Paese di origine non sicuro. Non riteniamo, ovviamente, di doverlo fare ora.Pag. 9
  L'onorevole Frusone si è soffermato sulle misure antiterroristiche che si stanno assumendo sul fronte dell'immigrazione in relazione alla problematica dei foreign fighters nonché sul progetto di costituzione di squadre multinazionali ad hoc.
  La sicurezza delle nostre frontiere sul Mediterraneo è oggetto della massima attenzione da parte del nostro apparato antiterrorismo, che a tal fine ha anche intensificato la collaborazione con le analoghe strutture degli altri Paesi europei.
  Lo sforzo investigativo è mirato a evitare che estremisti islamici possano fare ingresso sul territorio nazionale o che organizzazioni terroristiche tentino di infiltrare militanti all'interno delle masse dei migranti, con il fine ultimo di attestare proprie cellule o creare articolazioni nel territorio dell'Unione europea.
  In tale contesto, sono stati adottati mirati dispositivi di controllo anche presso i valichi di frontiera verosimilmente più esposti, in ragione della loro posizione geografica, al rischio che vi transitino i combattenti diretti verso aree di conflitto o di ritorno da queste ultime.
  Inoltre, è stato implementato il ricorso alle potenzialità delle banche-dati Schengen nel cosiddetto SIS II.
  Informo che è stata proprio l'Italia a presentare la proposta di costituire squadre multinazionali dedicate al contrasto del terrorismo e del fenomeno dei combattenti stranieri, al fine di favorire la cooperazione operativa anche con il supporto di Europol.
  La proposta, condivisa nell'ambito dell'incontro dell'Aja, a cui ha fatto riferimento l'onorevole Frusone, è stata valutata favorevolmente dai Ministri di giustizia e affari interni nella riunione del consiglio GAI dello scorso 9 ottobre ed è ora nella fase attuativa.
  Segnalo, infine, la collaborazione in atto tra gli apparati professionali delle forze di polizia e gli esperti delle agenzie di intelligence, attivata da tempo nell'ambito del Comitato di analisi strategica antiterrorismo (CASA), che, a supporto delle attività operative nello specifico settore, ha predisposto un disciplinare dedicato appunto alla problematica dei foreign fighters e al connesso fenomeno del reducismo.
  Sempre l'onorevole Frusone ha chiesto notizie su quali siano le proposte dell'Italia in merito al PNR (Passenger name record), iniziativa che ha incontrato in passato a livello europeo non poche resistenze, in ragione delle implicazioni in materia di privacy.
  L'Italia ritiene che il Passenger name record europeo sia uno strumento di notevole efficacia nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Per questo, il suo utilizzo a fini investigativi è stato inserito proprio nel nostro programma di presidenza dell'Unione europea di questo semestre.
  L'obiettivo che si intende raggiungere con tale strumento è una più stretta cooperazione giudiziaria e di polizia, attraverso l'uso efficace dei dispositivi di segnalazione degli spostamenti in tutta l'Unione europea, unitamente allo sviluppo di un sistema funzionale alle attività di monitoraggio.
  Attualmente è allo studio una direttiva che possa armonizzare le legislazioni nazionali sulla tematica, al fine di rendere uniformi le norme e le procedure attraverso le quali gli Stati membri potranno obbligare i vettori aerei che operano da e verso i loro territori a comunicare i dati PNR per motivi squisitamente legati alla sicurezza. I reati per cui si applicherebbe sono quelli ricompresi nelle ipotesi di mandato di arresto europeo e terrorismo.
  Quanto ai costi di attivazione, al momento non esiste una stima precisa a livello nazionale, tenuto conto che la determinazione del fabbisogno resta subordinata all'effettiva configurazione del sistema che verrà delineato dalla direttiva e al suo conseguente recepimento.
  Allargando lo sguardo al principio politico e al tema politico sottesi a questa vicenda, noi, nel corso delle ultime riunioni, anche quelle informali, e da ultimo al G6 di Parigi, abbiamo ribadito l'importanza del Passenger name record e la necessità di assunzione di un'iniziativa Pag. 10forte da parte della nuova Commissione e del nuovo commissario in riferimento al nuovo Parlamento europeo.
  Infatti, la disputa tra due valori da tutelare, quello della sicurezza e quello della privacy, è un conflitto tipico di questo tempo, che nella legislatura precedente aveva visto il Parlamento europeo tendere verso una sensibilità accentuata a favore del valore della tutela della riservatezza dei dati personali. Si tratta della ricerca e del ritrovamento di punti di equilibrio tra valori contrapposti che non trovano un consolidato perpetuo, ma si affrontano e si determinano al momento e hanno una loro essenza dinamica.
  Anche se personalmente, in altre battaglie, ho dato priorità al valore della privacy, in questo momento noi come ministri dell'interno e noi come presidenza italiana abbiamo chiesto al nuovo Parlamento di valutare molto bene il tema della sicurezza.
  Il presidente parlava della questione del comando dell'operazione Tritone. Il tema non riguarda e non riguarderà mai una competizione interna al nostro Paese, perché noi siamo una squadra, che si chiama «Stato», cioè «Italia».
  Il baricentro di tutta l'operazione sono Frontex e l'Europa, non l'Italia. È a livello europeo che sono stabilite alcune regole, anche in riferimento alla prevalenza dell'aspetto civile o militare dell'operazione. Non è un'operazione italiana, ma è un’ operazione Frontex.
  Per quel che ci riguarda, quello svolto dalla Marina per noi è un lavoro straordinario, per il quale gli italiani di buona fede e di grande onestà intellettuale, quali sono la stragrande maggioranza dei nostri concittadini, hanno avuto modo di rendere grazie. Il merito della Marina è straordinario.
  L'occasione mi è propizia per ringraziare anche tutte le altre forze dell'ordine che sono state impegnate in mare, specificamente la Guardia costiera e il Corpo delle capitanerie di porto, che hanno fatto un lavoro straordinario.
  Non c’è nessuna competizione al nostro interno. Ribadiamo che si tratta di un'operazione europea. Se non affermassimo questo, negheremmo di fatto tutte le premesse che ci hanno portato a queste conclusioni. Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Saluto l'onorevole Fauttilli. Ci spiace moltissimo che non abbia potuto ascoltare gli utilissimi elementi dati dal Ministro. Salutiamo inoltre tutti coloro che hanno accompagnato il Ministro oggi in audizione: il dottor Bruno Frattasi, capo dell'ufficio legislativo, Danila Subranni, portavoce del Ministro, Felice Colombrino, capo ufficio stampa, e Roberto Rametta, segretario particolare. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.15.