XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Martedì 15 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione del sindaco di Milano, onorevole Giuliano Pisapia.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Pisapia Giuliano , sindaco di Milano ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 8 
Campana Micaela (PD)  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Pisapia Giuliano , sindaco di Milano ... 9 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 11 
Pisapia Giuliano , sindaco di Milano ... 11 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Pisapia Giuliano , sindaco di Milano ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 9.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del sindaco di Milano, onorevole Giuliano Pisapia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Milano, onorevole Giuliano Pisapia. Signor sindaco, nell'ambito delle audizioni che svolgiamo, noi siamo soliti procedere dando la parola a lei in qualità di audito, per poi passare ad eventuali domande o richieste di chiarimento da parte dei colleghi, a cui lei potrà rispondere oggi o nell'ambito di una replica successiva. Lei conoscerà questo Comitato, che è un comitato bicamerale che si occupa di flussi migratori e che ha avviato due indagini conoscitive in tema di immigrazione. Una in particolare riguarda i flussi migratori in Europa attraverso l'Italia, nella prospettiva della riforma del sistema europeo comune d'asilo e della revisione dei modelli di accoglienza. Nell'ambito della suddetta indagine, il Comitato ha rivolto una particolare attenzione alla questione dei migranti che sbarcano sulle nostre coste, con particolare riferimento agli sviluppi degli ultimi mesi, nonché all'operazione Mare Nostrum.
  Abbiamo audito molti opinion leaders istituzionali e Ministri competenti, per poi iniziare una serie di audizioni rivolte ai sindaci, perché sappiamo che proprio i sindaci sono i frontmen, cioè coloro che realmente fronteggiano il problema – o anche le opportunità, dipende dalle situazioni – di queste migrazioni.
  Abbiamo ascoltato il presidente dell'ANCI Piero Fassino e il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini (con quest'ultima abbiamo svolto un'audizione decisamente toccante dal punto di vista dei contenuti affrontati).
  Con lei vorremmo ripercorrere alcuni dei temi che, più o meno, abbiamo già affrontato con il presidente Fassino e con la sua collega Nicolini. Innanzitutto, vorremmo dei suoi commenti, ove possibile, sul nuovo piano di accoglienza. Secondo quanto ci ha illustrato Piero Fassino, è di recente approvazione – mi pare il 10 giugno scorso – un piano di intervento che dovrebbe essere pensato, non solo per fronteggiare l'emergenza immediata, ma anche per attuare una vera e propria pianificazione della presenza dei migranti nei vari comuni.
  Le vorremmo chiedere quale ruolo sta svolgendo il comune di Milano nel recepimento di questo nuovo piano e se ha dei commenti. Non le nego che sono arrivati accenni anche critici sul versante dei finanziamenti allo stesso. Ci è stato spiegato dal presidente Fassino che la partecipazione a questi fondi è per lo più operata dai comuni stessi.Pag. 4
  Vorremmo anche un suo commento sulle risorse e vorremmo sapere se, secondo lei, il Governo dovrebbe porsi in maniera differente o se le cose stanno bene così. In particolare, abbiamo appreso da alcuni documenti – per esempio, dal rapporto dell'Osservatorio regionale per l'integrazione e la multietnicità sull'immigrazione in Lombardia, che è stato presentato quest'anno ad aprile – che a Milano, nel 2013, gli immigrati rappresentavano un quinto dei residenti, con un rapporto pari a circa 20 migranti ogni 100 residenti, contro i 13 ogni 100 registrati a livello regionale. Soprattutto, si parla di forti incrementi negli ultimi anni. Proprio in relazione a questo quadro, vorrei un suo commento sulle risorse. Vorrei sapere se le giudica scarse e se questo ha portato ad una penalizzazione dell'offerta dei servizi ai cittadini. Insomma, vorremmo le sue valutazioni in merito.
  L'altro tema su cui vorremmo un suo commento è quello dei minori stranieri non accompagnati. Noi abbiamo affrontato tale problema e ci risulta che tra i soggetti migranti di recente arrivati a Milano, principalmente provenienti dalla Siria, una consistente componente sarebbe proprio costituita da donne e bambini. Naturalmente, sappiamo che costoro necessitano di forme di assistenza particolari, di interventi sanitari specifici, di personale specializzato e di strutture idonee. Vorremmo sapere quali misure ha messo in campo in tal senso e se ha delle osservazioni in generale su questo tema.
  Infine, vorremmo anche da lei un commento – lo abbiamo chiesto a tutti gli auditi – sul passaggio di informazioni e sulla «distribuzione» – so che è un brutto termine e non mi piace – dei migranti al loro arrivo nei vari comuni. Come si procede ? Vorrei sapere se, secondo lei, le modalità attualmente in atto sono corrette o se dovrebbero essere migliorate. Chi sono gli interlocutori e quali sono i passaggi ? Grazie.

  GIULIANO PISAPIA, sindaco di Milano. Ringrazio il presidente e i parlamentari presenti. I temi sono tanti e sono all'ordine del giorno. Ho già depositato una copia del mio intervento, più estesa di quella che mi accingo ad illustrare. Conosco le varie problematiche temporali dei parlamentari, che dovrebbero essere presenti in vari luoghi nello stesso momento e, quindi, nel ringraziarvi per la vostra presenza, cercherò di essere sintetico.
  Partirei proprio dall'ultimo punto affrontato dalla presidente, cioè dalla distribuzione dei migranti sul territorio. Io credo che ci sia stata sicuramente una situazione di emergenza, tuttavia, come sapete perfettamente, questa è ormai diventata un'emergenza continua, quindi, purtroppo, dobbiamo abituarci a una situazione che proseguirà per lungo tempo, con arrivi e flussi sempre maggiori. Ciò che è mancato è proprio una distribuzione sul territorio di questi soggetti, che non può che avere come punto di riferimento l'attività governativa o l'attività regionale.
  Faccio l'esempio concreto di Milano. Nell'ultimo periodo, dall'ottobre 2013, quando il flusso, soprattutto dei siriani, si è rafforzato, Milano ha avuto una presenza di oltre 14.000 persone di nazionalità siriana, con l'anomalia per cui in alcuni giorni arrivavano 50 o 100 persone, mentre il giorno successivo, senza nessun comprensibile motivo, se non per il fatto di essere state inviate da altre zone, avevamo necessità di accogliere 1.000 – 1.500 persone, di dar loro un letto, un tetto e un luogo dove dormire ed essere assistiti.
  Accanto a questo, aggiungo che a Milano abbiamo anche il tema degli eritrei, con una presenza di circa 615 soggetti, che non hanno accoglienza, se non quella offerta dal comune, e sono in una situazione in cui, a differenza dei siriani, tendenzialmente, non hanno punti di riferimento all'estero.
  I siriani hanno la volontà – poi ci riescono o meno – di stare a Milano per uno o due giorni, tendenzialmente vicino alla stazione centrale, per poi ripartire nei giorni successivi, non appena trovano un treno o qualcuno che – spesso, purtroppo, ingannandoli – offre loro un passaggio pagato per andare in altri Paesi, soprattutto del Nord. Gli eritrei, invece, non Pag. 5hanno punti di riferimento o familiari all'estero (chiaramente generalizzo, ma sostanzialmente la realtà è questa), mentre hanno alcuni punti di riferimento in città, ovvero i rappresentanti della comunità eritrea, che però non sono particolarmente presenti.
  Questo ha comportato il fatto che mentre per quanto riguarda i siriani c’è un continuo cambiamento di persone, con costanti arrivi e assistenza (ma poi la tendenza è quella di partire), per quanto riguarda gli eritrei abbiamo una presenza quotidiana media in città di 615 persone. Evidentemente, così si creano grossi problemi nei rapporti con la città, proprio perché, anche se hanno l'accoglienza notturna, questi ultimi non cercano di partire ma girano per la città, con tutti i disagi che questo comporta per loro e soprattutto per i cittadini.
  Per quanto riguarda gli eritrei abbiamo fatto un calcolo: con il piano anti-freddo, che abbiamo predisposto per il periodo in cui è assolutamente necessario trovare un luogo caldo dove assistere e far dormire le persone che non hanno un tetto, diamo assistenza a circa 3.200 eritrei nei mesi da dicembre a febbraio.
  Qual è il problema ? È proprio la distribuzione sul territorio. In queste ultime giornate, vista la situazione particolarmente delicata che stava vivendo Milano, con il contributo del prefetto, abbiamo avuto un aiuto e una richiesta da parte di piccoli e grandi comuni della futura città metropolitana di accogliere – per assisterle – 10-15 persone. Questo è già un segnale. Ciò potrebbe essere diffuso a livello organizzativo, con l'indirizzo della Regione o addirittura con l'indirizzo preventivo del Governo. Io non ho ascoltato la relazione del sindaco di Lampedusa, ma, chiaramente, è da lì che dovrebbero cercare di distribuire sul territorio le persone, sulla base delle possibilità, chiedendo a ciascuno di fare uno sforzo, perché se si fa uno sforzo insieme, evidentemente, si riesce a dare le risposte necessarie.
  A noi è capitato più volte di vedere arrivare addirittura, improvvisamente, 300, 400, 500 o 600 profughi sullo stesso treno, inviati – su questo abbiamo elementi concreti – con un accordo tra prefetto e sindaco di una zona del Sud Italia. Io capisco perfettamente le loro esigenze, ma il problema è che qui ci vuole un coordinamento nazionale.
  Vorrei darvi, ora, una serie di elementi che possono essere utili. La media di permanenza dei siriani – come ho detto, per gli eritrei il discorso è completamente diverso – a cui diamo assistenza è di cinque giorni. Dopo i cinque giorni, essi partono. Il problema è se poi riescono a superare la frontiera o ritornano indietro. Non abbiamo una percentuale precisa di quanti riescono a passare la frontiera. Come sapete, questo comporta il fatto che non vogliono essere identificati, né tantomeno vogliono fare richiesta per avere qualche formale contributo in qualità di rifugiati politici, ovvero per una formalizzazione di questo status.
  A fronte di questo, chiaramente, non possiamo esimerci dal dare loro l'assistenza necessaria, con una serie di mediatori sociali. Accogliendoli in stazione centrale, cerchiamo di fare una visita con molti medici volontari, per poi portarli nelle scuole – che in questo periodo per fortuna sono chiuse – o in altri luoghi, grazie anche alla collaborazione dell'associazionismo laico e cattolico, che è estremamente rilevante. Comunque, il coordinatore è il comune di Milano con i suoi volontari e la sua Protezione civile.
  I Paesi che hanno la percentuale di respingimenti più alta – anche perché sono più vicini – sono la Francia, seguita dall'Austria.
  Per quanto riguarda l'età, l'8,3 per cento delle persone accolte ha un'età compresa tra zero e i tre anni. Gli ospiti sono siriani, che non vengono direttamente dalla Siria, ma passano dalla Libia, dall'Egitto, dalla Grecia o da altri Paesi.
  L'altra caratteristica è che mentre nel caso dei siriani ci sono nuclei familiari, con tante donne e tanti bambini, gli eritrei sono soprattutto singoli e bambini non accompagnati (poi vedremo in particolare tale contesto) e c’è un'assenza quasi totale di nuclei familiari. Questo comporta anche Pag. 6un atteggiamento diverso: costoro non aspettano che arrivi qualcosa, ovvero la possibilità di ritornare nella loro terra, che non arriverà sicuramente in tempi brevi.
  Cos’è possibile fare ? Le risorse che il comune utilizza sono soprattutto in rapporto con il volontariato, mediante offerte, anche da parte dei cittadini. Abbiamo, poi, una convenzione con il prefetto e, quindi, dei contributi che provengono dallo Stato. La prefettura copre i due terzi dei costi rispetto a ciò che serve ma, in prospettiva, coprirà addirittura meno. I dati esatti sono nella relazione.
  Avere dei fondi ad hoc per dare l'assistenza è sicuramente importante, sapendo anche che non possiamo valutare adesso per quanto tempo ci sarà questo problema. Come ricordato poc'anzi con la presidente, è chiaro che ormai non dobbiamo considerare questa come un'emergenza temporanea: potranno venire da altri Paesi, ma i flussi ci saranno e saranno assolutamente improvvisi, o in gran parte imprevisti, soprattutto rispetto alla destinazione.
  Ad esempio, la nostra grande difficoltà è stata quella di trovare per i siriani un posto vicino alla stazione centrale dove farli dormire, anziché lasciarli in stazione, perché essi hanno veramente il timore di non prendere il treno, che può partire alle 5 o alle 4 di mattina. È un popolo molto attento alla dignità, che vuole dimostrare rispetto ad altre persone e ai cittadini.
  Per quanto riguarda i siriani – anche questo è importante – non c’è una reazione negativa da parte dei cittadini, sia perché rispettano le regole – per quanto possono rispettarle – sia perché, a differenza degli eritrei, quando hanno l'assistenza non tornano in giornata sul territorio, creando i disagi che tutti conosciamo. Questa è la situazione.
  Chiaramente, le risorse servono. So che, proprio oggi o domani, uno dei miei assessori ha un incontro con il delegato del Ministero dell'interno. Ho parlato a Roma con il Ministro Alfano, subito dopo la riunione svolta a Milano dai Ministri GAI (giustizia e affari interni). Ho intuito e mi è stato fatto capire – questo dovete verificarlo – che la riunione in oggetto, rispetto a ciò che chiediamo all'Europa, non è andata molto bene. Questo, secondo me, è il punto focale su cui bisogna trovare l'unità massima in questo periodo.
  Negli eventi a cui ho partecipato come sindaco, quindi, come soggetto ospitante le delegazioni, ho notato un grande interesse a parole da parte dei singoli componenti e una grande attenzione verso questi problemi, ma ho capito che se non c’è un intervento da parte di nazioni che hanno gli stessi bisogni, e quindi le stesse richieste, non si riesce a «toccare palla». Questo è veramente il punto focale.
  Se andiamo a vedere le possibili innovazioni che ci possono essere su questa emergenza, da un lato si può rafforzare la protezione umanitaria. A parte la possibilità di richiesta dei singoli, ricordo che l'articolo 20 del decreto legislativo n.286 del 1998 permette di concedere tale protezione – non voglio insegnare niente a nessuno – per un certo periodo di tempo, con un provvedimento legislativo che vale per tutti. Questa situazione dà determinate garanzie, dal diritto alla salute, alla possibilità di essere identificato, senza il presupposto negativo per molti consistente nell'avere presentato la richiesta dello status di profugo qui in Italia.
  Sicuramente, questo permetterebbe di svolgere l'attività lavorativa meglio. Capisco che per i siriani questa non può essere una prospettiva, ma forse basterebbe dare dei segnali in tale direzione per cambiare la mentalità e la logica di Paesi che non vogliono subire o dividere con noi questa grande sfida che dobbiamo affrontare.
  La logica dice che il nostro alleato maggiore, oltre alla Grecia, dovrebbe essere la Francia. Visto che la provenienza è ormai soprattutto dalla Libia, l'Italia è quella che si trova per prima ad accogliere. Il livello di profughi in Francia, da ciò che mi risulta, è molto minore ! Permettetemi di raccontare un episodio che può essere importante: ieri, prima di riuscire a partire, ho ricevuto il saluto del console generale francese, che ha preso una posizione molto equilibrata nei discorsi ufficiali proprio in tale direzione. Pag. 7Costui non aveva alcun bisogno di fare un passaggio sull'Europa, visto che era il suo saluto di commiato ed era la festa nazionale, ma ha voluto dire che su certi temi, tra cui ha indicato proprio questo, ci vuole coesione, aggiungendo che tra Italia e Francia – lui lo ha anche garantito, ma non so fino a che punto possa farlo – ci sarà maggiore collaborazione se riusciremo a fare dei passaggi insieme in Europa. Questo messaggio è stato molto apprezzato, perché oltretutto era inaspettato.
  C’è poi la possibilità, che diventa ancora più complessa, di un'iniziativa del Consiglio europeo per la concessione temporanea del permesso di soggiorno, ai sensi della direttiva n. 55 del 2001. Anche questa soluzione permetterebbe di coinvolgere tutti gli Stati, perché un solo Stato – mi pare che sia la Danimarca – non ha sottoscritto quella direttiva. Se il Consiglio dell'Unione si fa carico di questo, evidentemente, tutti gli Stati sono obbligati a non tirarsi indietro nel momento in cui c’è la necessità di dare un aiuto.
  Il grosso problema, però, è che il maggiore vantaggio offerto da questi tipi di protezione, non solo per la mia esperienza come sindaco ma anche in altri ruoli, consiste nel dare la possibilità di accedere a un lavoro, anche temporaneo. Tuttavia, non solo per i siriani questa questione tendenzialmente non si pone, ma in questa fase credo che ciò sia ancora più complicato, perché effettivamente la possibilità di lavoro è molto limitata per chi non ha una presenza o una serie di collegamenti a livello nazionale. La caratteristica dei siriani è che la maggior parte sono laureati. È il ceto medio, anzi medio-alto del Paese. Il livello dei siriani è estremamente elevato e lo si vede anche nell'approccio, anche se pochissimi parlano l'inglese.
  Per quanto concerne i minori stranieri non accompagnati, sono già 200 dall'inizio dell'anno quelli che sono stati accolti dal comune, per lo più ragazzi tra i 14 e i 17 anni. Le provenienze sono completamente diverse. Arrivano in maniera assolutamente incomprensibile da Egitto, Albania, Kosovo ed Eritrea e sono giunti via mare. A Milano sono completamente soli. Provvediamo totalmente all'assistenza.
  La previsione è che possano raddoppiare nel corso dell'anno, come si evince da una serie di sentori che arrivano dalle associazioni o anche da elementi della questura. Chiaramente, l'amministrazione, che ha l'obbligo di tutela, fa tutto quanto necessario anche su questo fronte con il contributo del volontariato.
  Per quanto riguarda i richiedenti asilo, il numero di coloro che richiedono asilo in questi flussi, come sapete, è estremamente limitato. Credo che i numeri parlino di poche decine di persone che chiedono asilo o protezione internazionale.
  Questo è il tema che, secondo noi, porta a dire che in questa fase, forse, più che la necessità di un intervento sull'attuale normativa, che pure necessita di una modifica, sarebbe necessario invece un intervento sul fatto che questi flussi improvvisi di soggetti hanno la necessità e la volontà di ricevere un'accoglienza molto momentanea.
  Probabilmente, bisogna intervenire con normative diverse (che però si scontrano sempre il vincolo europeo), anche rispetto all'obbligo di assunzione di responsabilità da parte di tutto il territorio. Infatti, se 1.500 persone sono presenti a Milano, a Roma o a Genova è una cosa, ma se fossero distribuite, ad esempio, a livello territoriale nella città metropolitana o nella provincia sarebbe una cosa diversa.
  Noi abbiamo fatto un calcolo, secondo cui con i centinaia di comuni della futura città metropolitana milanese, praticamente basterebbe che i piccoli comuni accogliessero tre o quattro persone e quelli medi 10-20 persone e la cosa sarebbe assolutamente gestibile.
  Oltre alle necessità economiche per l'assistenza quotidiana – parlo per Milano, ma credo che sia così anche per gli altri – ci sono moltissime scuole e moltissime edifici che, tanto per fare degli esempi, in questo momento sono vuoti (spesso, purtroppo, a causa dell'amianto). Un investimento in quella direzione potrebbe dare anche una svolta all'economia perché, evidentemente, Pag. 8creerebbe nuovi posti di lavoro, con l'impegno di destinare quegli edifici, quando sarà possibile, a finalità di interesse nazionale. Neanche su questo fronte si è finora ragionato. Le proprietà degli enti locali sono importanti ma, in fin dei conti, sono proprietà pubbliche. Un intervento straordinario che possa rilanciare l'economia con una disponibilità iniziale, per poi decidere con la collettività nazionale l'uso successivo, secondo me, sarebbe un grande passo avanti.

  PRESIDENTE. Grazie, sindaco. Ci ha dato veramente elementi preziosi e soprattutto ci ha dato delle possibili soluzioni su cui il Comitato potrà lavorare, anche per informare eventualmente soggetti più competenti di noi nell'attuazione delle stesse.
  Prima di dare la parola ai colleghi per le domande, me ne riservo una per me. Lei ha detto di aver partecipato a questo incontro formale che c’è stato a Milano. Anch'io ero a Milano e ho avuto un incontro con il commissario Cecilia Malmström. Se non ho male interpretato le sue parole, ci ha detto di aver avuto anche lei la sensazione che ci fosse una sorta di incapacità a capirsi tra l'Europa e le nostre istanze rispetto a questo tema.
  A me il commissario ha anche detto che l'Europa, in realtà, è indisponibile a tante cose, però la Commissione o comunque gli ambienti europei sarebbero eventualmente disponibili a valutare maggiori risorse per fronteggiare questo problema che l'Italia sta affrontando, tuttavia, lamentano il fatto di non avere mai ricevuto da parte nostra una sorta di check-list, cioè una lista dei costi che veramente vengono sostenuti, oltre agli attuali finanziamenti europei.
  Le vorrei chiedere se, a suo avviso, le cose stanno effettivamente così, se bisogna sollecitare questa cosa o comunque quali informazioni ha lei, se ne ha. Do quindi la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  GIORGIO BRANDOLIN. Ringrazio il sindaco. Siamo in pochi, ma la sua illustrazione è interessante. Mi hanno colpito parecchie cose. Una domanda me l'ha «bruciata» la presidente. Mi piacerebbe capire se causa del problema è l'Europa che non ha attenzione verso di noi (parlo in modo molto semplice, ma concreto), o se invece siamo noi che non siamo capaci di portare il compito da svolgere e avere delle risposte concrete dall'Europa, che credo debba essere l'ambito all'interno del quale questo problema deve essere risolto.
  La seconda domanda riguarda sempre il livello europeo. Lei ha parlato di una necessità di collaborazione del nostro Paese, in particolare con la Grecia, ma soprattutto con la Francia, visti anche i problemi finanziari ed economici della Grecia. Noi avremo degli incontri per capire cosa è possibile fare e cosa si sta facendo. Immagino che su questo ci può dare qualche indicazione ulteriore rispetto a quanto sentito ieri al consolato.
  Questo piano di accoglienza dovrebbe essere in qualche maniera lo strumento per la «distribuzione» dei profughi. Il presidente ha usato questa parola e la uso anch'io, perché non so trovarne un'altra. Mi ha colpito, però, il passaggio nel quale lei ci ha detto che è arrivato un treno da un paese del Sud, che immagino sarà stato sovraffollato di disgraziati, che vi siete ritrovati a Milano: è così ? Questo, secondo me, non dovrebbe succedere e dovrebbe esserci una regia. Almeno nella mia piccola regione, il Friuli-Venezia Giulia, tutto questo, fortunatamente, c’è. Ovviamente, abbiamo numeri risibili rispetto a quelli di Milano, però, questo succede. Credo che la necessità di una regia sia condivisa da tutti. Su questo, il presidente Fassino si è impegnato. Che tempistica e che modalità lei ritiene siano necessari per arrivare a questa distribuzione coordinata ?
  Anch'io condivido la necessità di non avere gruppi di persone con numeri grandi, altrimenti il problema diventa veramente rilevante. La distribuzione sul territorio, come ci ha detto lei, l'abbiamo sperimentata anche noi: avere 10 o 15 persone, oppure un nucleo familiare in un Paese è cosa molto più «assorbibile» (non so usare un altro termine) e, quindi, anche Pag. 9gestibile. Quando invece abbiamo centinaia di persone cominciamo ad avere problemi di tutti i tipi.
  Lei diceva che circa due terzi dei costi vengono coperti dalla prefettura. Ovviamente, sono fondi statali o fondi europei che arrivano attraverso la prefettura, come in ogni territorio. Immagino che il resto sia a carico del comune: è così ?
  Lei parlava degli edifici dismessi come strutture possibili nell'ambito di un ragionamento sul riuso degli edifici, sul lavoro e via dicendo. Come intende queste strutture ? Parliamo di SPRAR, parliamo di CARA ? Ovviamente, non parliamo di CIE, che sono un'altra cosa. Come intende questa prospettiva ? Vorrei capire se quello di cui lei parla dovrebbe essere semplicemente un centro di accoglienza, o potrebbe essere invece anche uno strumento per dare informazione, piuttosto che un po’ di lavoro, mediante l'impiego di queste persone, che durante la giornata non sanno cosa fare. Vorrei capire la prospettiva dell'utilizzo, se cioè la struttura individuata debba essere soltanto un centro di accoglienza punto e basta, oppure qualcosa, una soluzione in grado di inserire queste persone nella società.
  Lei ci ha parlato sostanzialmente di due etnie. Se non ho capito male, i siriani sono «di passaggio» a Milano, come avviene dalle parti nostre. Noi li accogliamo, ma nel momento in cui vengono messi nello SPRAR o nel centro di accoglienza, la mattina dopo non troviamo più nessuno. Immagino che a Milano sia più o meno così: prendono il treno a Trieste o a Udine e se ne vanno.
  La presenza dei siriani la posso capire, ma come mai c’è questa presenza di eritrei che si fermano in particolare a Milano ? Vorrei sapere se c’è una storia, una cultura, un approccio dietro questo fenomeno che possa giustificare questa presenza. Sono numeri abbastanza importanti (600-700 persone): sono nuclei importanti.

  MICAELA CAMPANA. Mi scuso anticipatamente se, a causa del mio ritardo – ero impegnata presso la Commissione giustizia – alcune cose sono già state dette. Ho visto sul sito del comune di Milano che c’è una pagina dedicata ai servizi sull'immigrazione e mi chiedevo se, come in altre città, intendete far sì che quella pagina sia tradotta in più lingue, in modo tale da agevolare la possibilità da parte degli immigrati di comprendere i servizi offerti.
  L'Osservatorio regionale per l'integrazione ha dato alcuni dati sulla Lombardia e ha registrato un aumento della presenza degli immigrati, del 4,4 per cento. Vorrei capire se questa stima è realistica oppure no.
  Un'altra questione ha riguardato qualche mese fa il comune di Roma. Ho letto sui giornali che un funzionario dell'ufficio immigrazione della prefettura di Milano è stato arrestato con l'accusa di aver preso denaro per agevolare alcuni permessi di soggiorno. Questa situazione si è verificata anche nel comune di Roma qualche mese fa. Vorrei sapere se il comune di Milano abbia intenzione di costituirsi parte civile in un ipotetico processo.
  L'ultima domanda riguarda un aspetto che ho chiesto anche al sindaco di Lampedusa ed attiene alla presenza di alcune malattie tra gli immigrati. Nel comune di Milano si è infatti rilevato il riemergere di alcune malattie: il dato parla di oltre 400 casi di tubercolosi (il 40 per cento della Lombardia e il 9 per cento su scala nazionale).
  Ovviamente, come già ricordava il sindaco di Lampedusa nella precedente audizione, questa è una malattia che può colpire anche soggetti italiani, ma in particolari situazioni di degrado può ampliarsi. Vorrei capire se questa situazione riguarda anche il comune di Milano, così come ha riguardato alcuni comuni del Centro-Sud e se su questo problema si può fare qualcosa, magari insieme alle associazioni che stanno lavorando in questo senso. L'istituzione nazionale può aiutare e in che modo ? Grazie.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al sindaco di Milano Giuliano Pisapia per la sua replica.

  GIULIANO PISAPIA, sindaco di Milano. Grazie. Rispondo prima alla domanda del Pag. 10presidente. Da quello che è emerso e dalle sensazioni che ho avuto dalla Commissione europea, avendo esperienze su altri temi, immagino che se c’è una disponibilità di fondi, effettivamente, questi non siano stati richiesti, o in ogni caso non siano stati utilizzati. Tuttavia, oggi il problema non riguarda solo i fondi, ma è molto più strutturale. Coloro che necessariamente sbarcano in Italia, perché è il luogo più vicino rispetto al Paese da dove fuggono, hanno già dei punti di riferimento. Spesso, come nel caso dei siriani, sono laureati e fanno parte del ceto medio, se non del ceto medio-alto, quindi, avrebbero veramente prospettive di posti di lavoro, o in ogni caso di integrazione in altri Paesi (temporanea o meno), ma è proprio questo quello che manca: non è un problema di fondi (che comunque, sicuramente, mancano).
  Non ho un'idea precisa della misura in tal senso, ma sappiamo come sono stati poco utilizzati i fondi europei. Ho scoperto ieri che, a livello di fondi per i dissesti idrogeologici, il Governo ha trovato 2,3 miliardi non spesi negli ultimi 10 anni. In questa situazione, capisco che anche questo può succedere.
  All'incontro è stata invitata anche la Ministra della giustizia e degli interni svizzera. Quello che mi ha molto colpito, è che loro hanno un vero terrore rispetto a questa situazione, non solo per i frontalieri italiani. Temono che questo flusso di immigrati possa portare ad una maggiore presenza in Svizzera.
  Proprio lei ci ha detto che sta nascendo – non uso la parola «razzismo», ma lei ha usato un termine molto forte – una volontà di chiudere le frontiere, in un Paese come la Svizzera che, in genere, salvo il problema dei frontalieri, era stato, almeno nel rapporto con la Lombardia, molto aperto e molto ospitale. Queste due cose mi fanno pensare che il problema dei fondi è fondamentale, ma occorre trovare una modalità di diffusione – per non usare il termine «distribuzione» – sul territorio di queste persone, tanto più che in alcuni Paesi, effettivamente, essi troverebbero non più gli aiuti di Stato, ma gli aiuti delle famiglie e delle persone vicine.
  A proposito del tema a cui ho accennato, cioè dell'uso di edifici, in questo periodo noi abbiamo visto che i pochi fondi disponibili che abbiamo – molto pochi, come per tutti – sono sempre stati utilizzati per lavori che hanno determinato un utilizzo di edifici pubblici, anche per breve periodo, per casi di emergenza di ogni tipo, ma poi sono stati indirizzati verso progetti molto più ampi, attraverso l'associazionismo, chiaramente con tutti i presupposti di gara e di bandi e con una grande partecipazione.
  Noi abbiamo a Milano un CIE, che adesso è chiuso ed è stato ristrutturato. Personalmente, ho chiesto al Ministro Alfano e con me l'assessore competente ha chiesto alla struttura del Ministero che, in questo periodo, fin quando non sarà riaperto – se sarà riaperto – il centro, questo possa essere messo a disposizione per l'assistenza dei siriani.
  Chiaramente, non è quella la prospettiva. Su questo c’è una convenzione anche con la prefettura e la questura, che però non siamo riusciti a realizzare per le poche disponibilità. Avendo già trovato l'ex scuola, la prospettiva è di farla diventare il centro immigrazione, dove l'immigrato trovi tutto quello che è necessario, dal medico al rappresentate della questura per i permessi e via dicendo.
  Questo sarebbe sicuramente un grande lascito, che potrebbe servire. Qualora oggi si abbiano finanziamenti per mettere a disposizione dei luoghi per l'assistenza spicciola, più tardi, se un giorno finisse questa situazione delicata, avremmo qualcosa che sarebbe in ogni caso utile. Quando parlo di centro immigrati, intendo anche il ricco statunitense e non solo il povero. Avere l'unità dei permessi, delle autorizzazioni e dei vincoli in un luogo solo, a livello di imprese e di singoli, è una richiesta che ci viene da tutte le delegazioni straniere che ricevo, quasi quotidianamente, per Expo, ma non solo. Anche chi vuole investire chiede una sburocratizzazione: ci chiedono di individuare un posto in cui i soggetti che arrivano possano Pag. 11trovare tutto, dove possano anche fare file tremende, ma che sia sempre quello. Invece, adesso, ci sono la prefettura, la questura con le sue competenze e il comune con le sue competenze. La prospettiva è proprio quella indicata.
  Perché c’è questa differenza tra eritrei e siriani ? Per quanto riguarda i siriani, noi abbiamo chiesto anche delle caserme per poterli ospitare, perché ne abbiamo molte dismesse, di cui alcune, peraltro, praticamente abitabili o vivibili con poca spesa.
  I siriani, nel momento in cui vanno presso case di ospitalità delle associazioni o in questi luoghi con le brandine, chiaramente, quando escono vanno in stazione, perché lì hanno il treno e stanno lì. Gli eritrei, che non hanno prospettiva – ecco la differenza – vanno in giro per la città. Essi hanno una zona particolare, che è la zona di Porta Venezia. Devo dire la verità: lì fanno di tutto, tant’è vero che, ancora ieri, ho voluto io che si ponesse all'ordine del giorno della riunione del comitato ordine e sicurezza proprio questo tema. Bisogna trovare una modalità per conciliare l'assistenza con il «decoro» (uso questo termine parlando complessivamente), ovvero per non creare le reazioni opposte che poi portano, evidentemente, a situazioni di sempre maggiore tensione.
  Il piano accoglienza è sicuramente il primo passo, ma non può durare tutta la vita. Il piano di accoglienza oggi, per quanto riguarda Milano, ha soprattutto bisogno di fondi. Quando parlavo di un terzo o di due terzi, intendevo parlare di impegno: non sono i soldi arrivati. Finora, ci sono solo i soldi del comune. Siamo noi che anticipiamo ai centri di accoglienza, del volontariato e dell'associazionismo quello che è necessario.
  Certamente, è necessario fare un salto di qualità, pur con le mille difficoltà che vive il Paese dal punto di vista economico, perché altrimenti, fra uno, due o tre mesi, varie città si troveranno nella difficile situazione di Milano o di altre città. Invece, con una distribuzione equa e preventivata, secondo me, i problemi si possono risolvere.
  Quando parlavo di questi arrivi improvvisi, non mi riferivo tanto ai treni. Ci sono stati dei pullman, organizzati dal prefetto e dal sindaco: questi soggetti non prendono il pullman, perché hanno il treno. Essi sono invece stati messi sul pullman, con destinazione Milano, senza sosta e questo fatto è successo già in due occasioni ! Rispondo così anche all'onorevole Campana. Spero di non aver saltato nulla.

  GIORGIO BRANDOLIN. Mi colpivano gli eritrei che si fermano a Milano !

  GIULIANO PISAPIA, sindaco di Milano. Si fermano a Milano perché c’è una comunità eritrea a Milano, non particolarmente numerosa ma storica, che però non ha rapporti diretti e familiari con queste persone.
  Loro pensano di avere da questa comunità eritrea indicazioni su dove andare, invece questa comunità non è assolutamente capace e organizzata, tant’è vero che iniziano le tensioni anche fra di loro. Alla fine, a cavalcare il momento sono quegli italiani o eritrei che invece vendono sogni, facendoseli pagare: vendono il sogno di portarli in un posto dove possono trovare lavoro.
  La comunità eritrea è abbastanza integrata ormai a Milano. Chiaramente, loro hanno dei riferimenti, però non hanno riferimenti che possono portare lavoro, quindi, girano per la città. È vero che a Porta Venezia abitano molte famiglie eritree, ma mentre nei primi tempi c'era un'attenzione particolare, perché forse chi arrivava aveva degli amici o dei familiari, diretti o indiretti, adesso invece il numero dimostra che non hanno un punto di riferimento a Milano.
  Sul sito e sulla possibilità di traduzione in più lingue, mi informo: non lo so.
  Forse, a livello regionale il dato è aumentato del 4 per cento, ma quando si parla di un aumento del 4 per cento del dato regionale, che a livello milanese è Pag. 12sicuramente molto più alto, ci si riferisce all'immigrazione tradizionale. Qui siamo ad un livello di aumento esponenziale molto maggiore !
  Mi sembra che recentemente ci sia stato un caso in questura, riguardante un'indagine su permessi di soggiorno dati previe richieste di somme di denaro o altro. Noi ci costituiamo parte civile, laddove c’è la legittimazione, per principio, ma poi, come tutti sanno, la parte civile può anche chiedere l'assoluzione. L'indicazione che io ho dato è di essere presenti al processo e poi valutare che tipo di atteggiamento avere nell'ambito dello stesso, a seconda del reato, dell'imputato e dello svolgimento. Alla fine, se ci sono dei dubbi, faremo una riunione per dare le indicazioni del caso.
  Le malattie sono un problema, però, su questo punto, non abbiamo un particolare allarme, proprio perché, come dicevo prima, chi arriva viene immediatamente visitato dal Naga e da tutte le associazioni. Abbiamo un servizio sanitario tutto volontario, che è molto attivo e molto presente. È chiaro che alcune malattie non si riescono a capire da una visita, però, laddove ci sono problemi, c’è molta attenzione. I medici girano anche nelle scuole.

  PRESIDENTE. È tutto volontario, sindaco ?

  GIULIANO PISAPIA, sindaco di Milano. Sì, questo servizio sanitario è tutto volontario. Le ASL dipendono dalla Regione. La Regione adesso ha fatto un'apertura, tant’è vero che ha organizzato un gruppo di lavoro. A me non piace il termine «tavolo». Una volta si diceva che quando non si sa cosa fare si fa una Commissione: adesso, si fa il «tavolo». Io lo chiamo «gruppo di lavoro». È stato organizzato un gruppo di lavoro con tutti i comuni, per cercare di lavorare insieme.
  Prima da parte della Regione – lo dico senza polemica – c’è stata proprio una chiusura su questi temi, mentre adesso si sta assumendo un ruolo di responsabilità. Mi sembra che tra oggi e domani ci sarà una riunione del presidente della regione con i comuni.
  Peraltro, dalla ASL abbiamo sollecitazioni in tal senso, però non possiamo agire se non arriva un minimo di indirizzo di carattere generale volto a mettere a disposizione il servizio anche per chi non ha un permesso di soggiorno o è irregolare dal punto di vista giuridico.

  PRESIDENTE. Grazie davvero, sindaco. Noi ci riserviamo di chiederle di tornare da noi eventualmente in futuro. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.05.