XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 24 giugno 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

FLUSSI MIGRATORI IN EUROPA ATTRAVERSO L'ITALIA, NELLA PROSPETTIVA DELLA RIFORMA DEL SISTEMA EUROPEO COMUNE D'ASILO E DELLA REVISIONE DEI MODELLI DI ACCOGLIENZA

Audizione del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 5 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 5 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa. Mare Nostrum ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 10 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 10 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 10 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 11 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 11 
Scibona Marco  ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 12 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 12 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 12 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 12 
Fauttilli Federico (PI)  ... 12 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 12 
Ravetto Laura , Presidente ... 13 
Fauttilli Federico (PI)  ... 13 
Ravetto Laura , Presidente ... 13 
Campana Micaela (PD)  ... 13 
Ravetto Laura , Presidente ... 13 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 13 
Campana Micaela (PD)  ... 14 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 14 
Ravetto Laura , Presidente ... 14 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 14 
Ravetto Laura , Presidente ... 15 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 15 
Ravetto Laura , Presidente ... 15 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 15 
Fauttilli Federico (PI)  ... 16 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 16 
Fauttilli Federico (PI)  ... 16 
Nicolini Giusi , sindaco di Lampedusa ... 16 
Ravetto Laura , Presidente ... 16

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 20.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che se non vi sono obiezioni la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, alla quale do il benvenuto, scusandomi per i rinvii occorsi durante la giornata. Avevamo, infatti, originariamente fissato l'incontro con lei alle 9, ma essendo prevista la presenza del Presidente Renzi in Assemblea alle 9.30, abbiamo dovuto posticipare la sua audizione. Peraltro, l'attività in Assemblea questa sera è terminata poco fa, quindi a ciò si deve il nostro ritardo. Le siamo grati per la sua presenza qui. Immagino che lei già conosca questo Comitato bicamerale, composto da 20 membri, tra deputati e senatori.
  Dall'inizio dei suoi lavori il Comitato ha avviato un'indagine conoscitiva generale sui flussi migratori ed una specifica sulle questioni riguardanti Prato. Nell'ambito della prima indagine, quella sui flussi in generale, due sono i punti emersi: uno riguarda i minori non accompagnati, l'altro Mare Nostrum e le tragedie seguite a molti sbarchi, con la conseguente discussione che è attualmente in corso, sia nell'ambito del Parlamento, sia del Paese.
  Abbiamo audito opinion leaders, persone ed autorità interessate. Le audizioni determinanti in tal senso sono state, senza meno, quelle con il Ministro dell'interno, con il Ministero degli esteri e con il Ministro del lavoro per ciò che riguarda le sue competenze.
  Abbiamo audito anche il rappresentante italiano presso Frontex e anche il presidente dell'ANCI Piero Fassino. Vorremmo ora ascoltare i sindaci e i rappresentanti delle autorità locali. Sappiamo, infatti, che voi siete i primi ad essere esposti a questo fenomeno, lei in particolare sindaco. Per noi, quindi, ascoltarla oggi è determinante.
  Mi permetto soltanto di indicare alcuni punti su cui mi piacerebbe avere un suo commento. Dopo la sua relazione, lascerò la parola ai colleghi per eventuali domande. Il primo punto è di ordine generale ed è riferito, però, a un caso avvenuto la scorsa settimana. Da notizie di stampa è stato riferito che sarebbero sbarcati nell'isola oltre 300 migranti – lei mi conferma che sono 358 – i quali, apparentemente, eludendo i controlli sono stati individuati soltanto all'alba. La prima domanda è relativa proprio a quest'evento. In seguito a questo, è stato ritenuto di mettere in campo delle misure ulteriori ? Quali sono le criticità e, comunque, un suo commento generale in merito ?
  Un altro tema su cui ci piacerebbe avere le sue informazioni è relativo al centro di accoglienza di Lampedusa. Risulterebbe, Pag. 4ma gliene chiediamo conferma, che tale centro sia chiuso da parecchi mesi per la ristrutturazione dell'edificio, danneggiato a seguito di un incendio di natura dolosa avvenuto nel 2011. Vorremmo conoscere lo stato dei lavori al momento e la fruibilità del centro per il futuro.
  Naturalmente, come le anticipavo, un tema che trattiamo sempre è quello dei minori. Sappiamo che, soprattutto negli ultimi sbarchi, una consistente componente di migranti è costituita da minori. In particolare, ci è stato anche detto durante le audizioni della necessità di una particolare attenzione verso questi soggetti, soprattutto dal punto di vista sanitario: vorremmo sapere da lei qual è la situazione effettiva e come valuta l'attuale normativa. In proposito, anche da precedenti audizioni sono state rilevate delle criticità in merito. Le chiederemmo se ha suggerimenti per noi anche per una riflessione più generale sulle leggi attualmente applicabili.
  Un altro punto su cui vorremmo delle delucidazioni è relativo alla provenienza dei migranti. Secondo le informazioni che abbiamo acquisito, la maggior parte delle partenze dalle coste del continente africano origina dalla Libia, dove, parrebbe esserci – sono informazioni emerse nel corso delle audizioni che abbiamo avuto con i Ministri competenti – una situazione in cui diventa difficile trovare interlocutori con cui trattare, o comunque anche solo discutere del fenomeno. Al contrario, dalle informazioni ricevute risulterebbe che, di fatto, siano attive organizzazioni criminali le quali in qualche modo approfittano sia della debolezza di queste persone – della situazione di tragedia in cui si trovano – ma anche un po’ delle modalità per cui effettivamente Mare Nostrum è stata concepita. Anche da questo punto di vista vorremmo un suo commento.
  L'ultimo punto riguarda il nuovo piano di accoglienza, di cui ci ha parlato il Presidente dell'ANCI Fassino, spiegandoci che è stato siglato tra il Ministro dell'interno, lo stesso presidente, il sindaco di Palermo e il sindaco di Catania. Questo piano di intervento non è solo per la gestione immediata, ma – nelle parole del presidente Fassino – dovrebbe essere una misura quasi strutturale, dall'interazione con i prefetti, alla distribuzione dei migranti, con il passaggio tramite le regioni. Vorremmo sapere da lei se questo piano la soddisfa o, comunque, se ha dei commenti in proposito e, in generale, se secondo lei, per come esso è oggi organizzato, soprattutto nei passaggi e nelle attribuzioni, sia da ritenersi efficace.
  Inoltre, ho una domanda specifica che non rivolsi al presidente dell'ANCI: a questo piano – perdoni la mia ignoranza – i comuni aderiscono in maniera volontaria ?
  Un'altra domanda è relativa alle risorse: vorremmo un suo commento rispetto alle risorse stanziate. Nell'audizione con il presidente Fassino è emerso che la maggior parte dei fondi, in realtà, è messa a disposizione dagli stessi comuni interessati. Do ora la parola al sindaco Nicolini per la sua introduzione.

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Vi ringrazio dell'invito. Cercherò di essere breve e spero di essere utile portando nient'altro che l'esperienza di sindaco a Lampedusa, un'isola che, come ben sapete, è molto particolare essendo luogo di primo sbarco, di primo soccorso e di prima accoglienza, un ruolo, questo, che è stato in questi mesi ridimensionato dall'operazione Mare Nostrum. A seconda dei punti di vista, si potrebbe dire che Lampedusa è stata salvaguardata da Mare Nostrum, ma il tema è molto complesso. Cercherò di parlare molto seriamente. Comincerò con la descrizione di cosa c’è in questo momento a Lampedusa, il cui centro di accoglienza è chiuso. Ricordo che tale centro, in realtà, non è stato chiuso per i lavori e neanche a seguito dell'incendio che ha distrutto due padiglioni nel settembre 2011, bensì a seguito del servizio del TG2 che ha sollevato lo scandalo del trattamento sanitario, tra l'altro di profilassi e non di cura della scabbia, effettuato con pratiche poco rispettose della dignità umana di quelle persone, le quali sono state denudate in pubblico in gruppo, disinfettate con questo medicinale Pag. 5a mezzo di un'idropulitrice, che di solito si usa per la pulizia degli esterni.
  Questo può essere utile per descrivere un po’ come il nostro Paese presenta il sistema di accoglienza, molto improvvisato e, soprattutto, privo di logica e di razionalità. Quell'incidente a Lampedusa è da ricondurre a un dato che, sin dal mio insediamento, ho continuamente rappresentato in termini di denuncia, e cioè che il centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa.

  PRESIDENTE. Secondo le informazioni in nostro possesso il centro in questione risulterebbe attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione. La ringrazio, quindi, per la sua precisazione e la invito a chiarire meglio questo passaggio.

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. È chiaro che in quei giorni il centro fu immediatamente chiuso, ma parliamo del settembre 2011. Il centro è poi stato riaperto e ha continuato a funzionare nonostante i due padiglioni bruciati, che sono rimasti in quello stato e non sono stati neanche rimossi, perlomeno fino a pochi mesi fa. I lavori di ripristino, in realtà, dovevano iniziare a settembre e furono annunciati dallo stesso Ministro Alfano a Lampedusa, ma ci furono tanti problemi – che non sto qui ad elencare, anche di tipo burocratico nei rapporti con la Commissione europea – che non permisero il rispetto dei tempi previsti. Parliamo, infatti, di fondi che comportano un PON sicurezza che, essendo iniziato in ritardo, ha avuto varie peripezie. Realmente, quindi, i lavori sono iniziati a gennaio, ma il centro è stato chiuso a seguito di quello scandalo.
  In quel centro vi erano 250 posti fruibili. Come sapete, dopo il naufragio del 3 ottobre, abbiamo avuto centinaia di superstiti non solo da quel naufragio, ma anche da quello avvenuto a breve distanza, più vicino a Malta che a Lampedusa, l'11 ottobre, in cui ci furono altre centinaia di vittime. I profughi dei due naufragi sono rimasti a Lampedusa in condizioni di sovraffollamento, assolutamente poco dignitose di accoglienza, ripresi da tutte le televisioni non solo d'Europa, ma del mondo. Quando vi entrarono il Presidente del Consiglio Letta e il Presidente Barroso, poterono constatare de visu in quali condizioni noi accogliamo non solo le persone che sbarcano a Lampedusa, ma addirittura i superstiti di un naufragio. Peraltro, in quel momento c'erano centinaia di minori accompagnati, di bambini. La componente siriana, che caratterizza gli arrivi di questi ultimi mesi, è una tipologia che viaggia soprattutto in famiglia e quindi con molti bambini al seguito.
  Queste cose dicono già tutto. Non siamo mai pronti, eppure Lampedusa è un nodo di questa rotta che dalla Libia porta all'Europa le persone che provengono dai territori sotto il Sahara da 15 anni; prima ancora era attraversata da una rotta che proveniva dalla Tunisia da una migrazione cosiddetta di tipo economico – magrebini – ma negli ultimi 15 anni si tratta soprattutto di profughi richiedenti asilo. L'80-85 per cento delle persone che sono sbarcate in questi anni a Lampedusa è richiedente asilo.
  Da quindici anni c’è questo approccio emergenziale. A Lampedusa c’è stata un'esperienza di accoglienza fatta in prefabbricati, prima alloggi militari, nei confini aeroportuali fino al 2006. Solo nel 2007 è stato aperto il nuovo centro d'accoglienza, che fu incendiato nel 2011, ma devo dire che mai quel centro è stato utilizzato nel rispetto della natura giuridica del centro e del ruolo che Lampedusa ha come tappa di un viaggio.
  I problemi che a Lampedusa si sono verificati, sia di sovraffollamento, sia di criticità, fino ad arrivare alle azioni violente che hanno portato a diversi episodi incendiari negli anni, che hanno poi portato alla distruzione degli alloggi, sono legati ai tempi di trattenimento, nonché al fatto che nel 2009 il Governo iniziò i rimpatri direttamente da Lampedusa. In quel modo, i primi che arrivarono in Tunisia immediatamente avvisarono gli altri, che incendiarono il centro. Sto parlando del settembre 2011.Pag. 6
  In quella fase, dal 2009 al 2011, Lampedusa ha vissuto i momenti più tragici perché, appunto, essendo utilizzata come un mega CIE, come una frontiera dove trattenere per poi respingere, si arrivò, in concomitanza con la primavera araba, a usare l'isola come un campo profughi a cielo aperto. Le stime non sono assolutamente attendibili. Dal febbraio 2011 e per 60 giorni nessuno riusciva neppure a contare quelli che sbarcavano e arrivano da soli: da soli si aiutavano l'uno con l'altro, da soli mantenevano l'ordine pubblico, da soli colonizzavano ogni spazio aperto dell'isola per dormire.
  Quello fu un momento estremamente drammatico ed è l'unico anno in cui l'isola ha subìto danni di tipo economico rilevanti. Il calo delle presenze turistiche si è avuto soltanto nel 2011 e questo è un dato che fornisco perché è interessante da valutare. Nella nostra isola, nonostante gli impatti e il fatto che si sia stata nel tempo condizionata l'immagine turistica, tuttavia le presenze turistiche nel tempo sono sempre cresciute parallelamente ai flussi migratori, tranne in questa parentesi del 2011.
  Nel 2012, abbiamo riconquistato la normalità, nel 2013 abbiamo avuto addirittura un boom, quest'anno la stagione è un po’ timida, probabilmente anche per gli effetti generali dalla crisi. Non vanno solo considerati questi aspetti legati alla gestione dell'accoglienza fatta in quel modo, assolutamente sbagliata, in grado di violare contemporaneamente i diritti umani delle persone che soccorriamo e della comunità ingiustamente sacrificata a questo tipo di ruolo.
  Se, invece, guardiamo a tutto quello che è successo prima, dal soccorso di eventi SAR, che prima di Mare Nostrum, come sapete, sono stati gestiti egregiamente dalla Guardia costiera italiana e con un costo di quasi due milioni di euro l'anno, ciò ha invece rappresentato un modello. Non credo che abbiano registrato più vittime di quelle che ci sono state con Mare Nostrum. I naufragi continuano a esserci con Mare Nostrum e, come sapete, continuano ad arrivare le persone a Lampedusa, anche da sole, non solo l'altro giorno, ma già dai primi giorni in cui partì l'operazione.
  Ricordo che sono stata sentita in audizione presso la Commissione per i diritti umani del Senato e raccontavo che in una settimana c'erano stati due arrivi spontanei a Lampedusa, ma non perché Mare Nostrum non funzioni – è un'operazione potentissima – bensì perché il mare non può essere pattugliato nella sua immensità; neanche la terra può esserlo, né può essere difesa con le muraglie. Sappiamo tutto questo ma, a maggior ragione, il mare non può essere pattugliato, i radar non riescono a distinguere un peschereccio da un carico di migranti, ovvero da un carico di droga, altrimenti sarebbe molto facile combattere altri traffici illegali.
  È vero, quindi, che Mare Nostrum è un'operazione di cui l'Italia può andare fiera, che è stata la risposta immediata che abbiamo saputo dare dopo quel naufragio tremendo, avvenuto a pochissima distanza dalle coste di Lampedusa, ed è realizzata con alta professionalità, come gli italiani a mare sanno fare, sia che abbiano le divise, sia che non le abbiano. Anche i pescatori e i sub di Lampedusa hanno fatto il loro dovere in tutti questi anni. La verità è che c’è un costo insostenibile, soprattutto se raffrontato ai costi dei SAR gestiti istituzionalmente dalla Guardia costiera. Ho sentito le critiche mosse con riguardo rispetto ad eventuali effetti collaterali di Mare Nostrum, ma questo riguarda forse la distanza da cui si fanno i monitoraggi e soprattutto la criminalità organizzata.
  Il problema è che con Mare Nostrum salviamo le vite, ma non combattiamo la criminalità organizzata. Facciamo più arresti, ma non la combattiamo, la subiamo: sono i criminali che decidono quando farli partire, come farli partire, quanti farne partire; essi determinano i flussi secondo la tappa, sia questa il centro di accoglienza di Lampedusa, che può essere sovraffollato fino a 2.000-2.400 unità – si sono toccate queste punte – ovvero la tappa sia un'altra. Se, invece, la tappa è la flotta di Mare Nostrum, se ne possono mandare di più e questo è normale. Dovremmo metterci in testa, invece, che non è questo il modo di Pag. 7fronteggiare un problema di natura epocale, di fermare persone che, se sono disposte a salire su quei barconi, non possono essere fermate in nessun altro modo: sono viaggi che noi non faremmo mai. Noi abbiamo fatto altri viaggi, abbiano avuto le nostre vittime, ma non abbiamo attraversato il mare su quei barconi, non abbiamo portato in braccio bimbi appena nati, non abbiamo partorito su quei barconi, non abbiamo visto i nostri genitori buttati in acqua dal barcone perché se uno solo si muove o si sposta è pericoloso. Dopo tanti giorni, chi va in crisi isterica è preso e buttato a mare, ovvero anche ucciso prima. Ci sono minori che raccontano di avere visto uccidere il padre e i genitori in questo modo.
  Se capiamo questo, capiamo che non c’è Mare Nostrum, non c’è Frontex, non ci sono pallottole di gomma che si sparano, che possano fermarli. Se ci rendiamo conto di questo, possiamo però anche decidere che è non solo doveroso sul piano etico, per il fatto che siamo un continente che crede nei valori universali dell'uomo, li pratica e li declama, ma anche conveniente, che si cominci a decidere di governare questi processi. A Lampedusa si impara anche che ci sono Paesi europei che hanno cominciato a farlo.
  Alcuni parenti delle vittime del naufragio del 3 ottobre, arrivati lì per identificare i propri congiunti, mi hanno raccontato di essere arrivati in Svezia dal Sudan con l'aereo avendo chiesto asilo all'ambasciata svedese. Fanno ciò la Svezia, l'Olanda, i Paesi nordeuropei, i quali decidono quanti, come, quando e chi aiutare. Non capisco perché noi non facciamo lo stesso.
  È vero che in Libia ci sono problemi, ma è vero anche che le rotte sono decise dalla criminalità organizzata, cambiano – sono cambiate – nel corso del tempo – e possono ancora cambiare. I migranti vanno dove sanno che si parte. So bene che non è così facile come la racconto io, ma finora non abbiamo lavorato in questo senso. Finora abbiamo sprecato 15 anni a farci del male, a farli morire, a decidere che i naufragi debbano calmierare questo particolare flusso che viene dall'Africa. Inoltre, ci preoccupiamo molto di meno dall’«invasione» che arriva dagli altri confini e che è molto più numerosa. Se è vero che dal 1992 ad oggi sono arrivate in totale soltanto 273.000 persone dal mare da queste rotte e se è vero che le punte massime sono state raggiunte nel 2011 con 46.000 arrivi – la Primavera araba non avviene ogni anno, anzi è avvenuta una volta in tutta la storia – se è vero che è di 43.000 l'ultima punta che conosciamo, questo totale di 273.000 dal 1992 ad oggi non descrive l'invasione continuamente denunciata, declamata e temuta.
  Credo che questo sia un argomento di tipo assolutamente propagandistico, che non possiamo più permetterci, perché comunque i migranti arrivano, li prendiamo e poi li scarichiamo sulle coste, che si chiamino Lampedusa o Pozzallo, Siracusa o Palermo. In questo momento, la situazione è totalmente priva di controllo in Sicilia. Scarichiamo questi soggetti e li affidiamo ai prefetti, ai sindaci, ai parroci, alle organizzazioni umanitarie, molto spesso alle comunità locali.
  Ho sempre dichiarato che se fa onore la candidatura al Nobel di Lampedusa, ciò non racconta nulla di speciale. Sono i siciliani che in questo momento stanno facendo quello che Lampedusa in questi anni ha fatto. Non è esattamente lo Stato che sta fronteggiando la prima accoglienza. Tutto questo ha consumato e fatto sprecare un mare di risorse europee ed italiane; tali risorse economiche, invece, potevano servire a strutturare un sistema di accoglienza, un dovere verso chi arriva in quelle condizioni, ma anche verso le nostre stesse comunità. Quest'approccio e quest'ispirazione di tipo securitario che oggi ha la nostra normativa fa acqua da tutte le parti, anche rispetto alle stesse finalità securitarie: dobbiamo riconoscerlo.
  Se invece volete guardare a Lampedusa come ad un modello, per come ha funzionato il soccorso e anche tutta la partita della tutela della salute pubblica, potete farlo. Le linee guida del Ministero della salute sul tema immigrazione sono state redatte sulla base dell'esperienza di Lampedusa Pag. 8e lì sono applicate. Tuttavia, in questo momento, non sono applicate altrove. Il fatto, poi, che poi ci sia stato lo scandalo per la disinfestazione da scabbia è dovuto al modo in cui accogliamo questi soggetti e al fatto che non rispettiamo neppure le leggi o i centri, ovvero le sigle che ci diamo. Se il CPSA (Centro di primo soccorso e accoglienza) di Lampedusa fosse utilizzato realmente come centro di primissimo soccorso, potrebbe avere anche spazi non comodissimi, visto che secondo le linee guida i soggetti accolti dovrebbero starci non più di 72 ore. Lampedusa, invece, da porta di ingresso e da centro di primo soccorso e accoglienza diventa, in realtà l'anello finale di una catena che non funziona e che scarica sull'isola tutte le disfunzioni, compreso il fatto che non esiste un sistema d'accoglienza strutturato. È per questo che il centro va in sovraffollamento ed è per questo che poi scoppia tutto.
  Per questo, mi interessa il sistema di soccorso e accoglienza nel nostro Paese, ma questo dovrebbe diventare da esempio e modello per gli altri, per le altre Lampedusa del Mediterraneo e per gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Si dovrebbe prevedere un sistema di primo soccorso e accoglienza che costi meno di Mare Nostrum e che sia ugualmente efficiente, che non diventi assassino delle comunità locali, che sia in grado di lasciare sopravvivere comunità come Lampedusa, che vivono di turismo. Servirebbero dei centri di prima accoglienza solo sui luoghi di arrivo per fare sfogare il primissimo soccorso e poi andare negli SPRAR.
  Il fatto che da Lampedusa questi soggetti vanno negli SPRAR, non può funzionare. Anzitutto, Lampedusa e le altre Lampedusa – Pozzallo e gli altri centri di primo soccorso e accoglienza – non si svuoteranno mai perché il sistema SPRAR ha bisogno di essere sedimentato, ha dei tempi, ma i sindaci devono trovare questi posti. Il fatto che non sia obbligatorio è giusto, signor presidente, perché non si può costringere un comune ad accogliere. Si può incentivare i comuni ad accogliere, soprattutto i piccoli comuni, pensando a un sistema diffuso di accoglienza. Pensiamo al fatto che non sono numeri dell'altro mondo e che se fossero gruppi di 10-15 persone, la nostra piccola grande Italia sarebbe in grado non dico di assorbire, ma di accoglierli dignitosamente. Pensiamo invece al fatto che i mega centri diventano luoghi di sofferenza, non solo per coloro che rinchiudiamo, costringendoli a restare chiusi, sia che siano CARA, sia che siano CIE, per tempi lunghissimi, assurdi e costosi per la comunità, ma anche per chi li ospita – Bari, Torino, Trapani – che si chiamino CIE o CARA. Anche dentro i CARA, infatti, li teniamo un anno, un anno e mezzo in attesa di dare loro il permesso di soggiorno.
  Il video scandalo che è andato in onda sul TG2 denuncia il fatto che siamo stati bravissimi anche a tenere sequestrati i superstiti in questo centro a Lampedusa per tre mesi perché avevano avuto il coraggio di individuare e denunciare i loro scafisti, compreso un somalo che aveva stuprato delle donne. Poiché dovevano testimoniare, abbiamo trattenuto ingiustamente questi soggetti per mesi, così la prossima volta si toglieranno il vizio di denunciare scafisti e stupratori.
  In ogni caso, dopo essere stato trattenuto per tre mesi, un ragazzo è riuscito a raggiungere la Svezia e a ottenere il permesso di soggiorno dopo quindici giorni dalla sua richiesta. Un bellissimo servizio – TG2 Dossier, che vi consiglio, autore Valerio Cataldi – racconta la storia di quel ragazzo il quale ci racconta come funzionano le cose altrove.
  Dobbiamo cercare di imparare un po’ di più da alcuni Paesi europei e avere la forza di pretendere molto altro di più dai Paesi più forti che, con il fatto che hanno delle quote di richiedenti asilo molto più grandi di quelle nostre, adesso non ne vogliono più e vogliono lasciarceli tutti qui. Se, però, vogliamo far riformare Dublino, dobbiamo diventare più virtuosi nell'accoglienza, nell'interazione e anche nel non sprecare le risorse europee. Stamattina sono stata in prefettura a Palermo, dove un summit sta analizzando i ritardi dei Pag. 9lavori di ricostruzione del centro di accoglienza di Lampedusa: non c’è nessuno scandalo, né sul tema immigrazione, né da parte del Ministero dell'interno. È questo nostro Paese, è come non facciamo funzionare le cose, come non funziona la pubblica amministrazione, come non funziona nulla a determinare questi disastri: si rischia di perdere i soldi del PON sicurezza che sono stati destinati alla ricostruzione del centro d'accoglienza.
  Ad altre cose vorrei accennare molto brevemente. Non sappiamo gestire gli impatti di questa partita. Cito l'esempio dei barconi di Lampedusa, di quell'orrenda discarica di barconi che è lì dal 2011, nonostante le ordinanze di Protezione civile, o meglio, i poteri speciali della Protezione civile, che doveva smaltirli velocemente con procedure accelerate. L'unica cosa che queste ordinanze determinano sono i danni ambientali. È ovvio, infatti, che senza l'emergenza, senza le ordinanze di Protezione civile nessuno potrebbe fare una discarica di barconi, fonte di questo degrado igienicosanitario, paesaggistico, ambientale e così via.
  Abbiamo utilizzato gli strumenti di accelerazione della spesa esclusivamente per violare la normativa ambientale e magari quella degli appalti; il risultato è che siamo nel 2014 e in quella discarica si sono accumulati barconi del 2011, del 2012, del 2013 e del 2014. Quelli del 2014 sono in mare, al porto, perché non c’è più spazio a terra e perché questo sindaco ha detto che non vuole destinare altre aree per creare un'altra discarica di barconi.
  Non so se ho detto tutto. Apprezzo e conosco il lavoro dell'ANCI. Certamente, è qualcosa che l'altro ieri non c'era e finora non c’è stato. Finora non c’è stata la volontà e la decisione di lavorare in termini di programmazione. Continuare a considerare, tanto per fare contenti gli abitanti di Topolinia, Paperopoli, Padania, gli arrivi e gli sbarchi come calamità naturali, ci ha portato a questo punto: i migranti sono arrivati ogni anno. Nel 2008, la sola Lampedusa – non la Sicilia – ne ha accolti 29.000. Era il 2008, ma ogni anno dobbiamo meravigliarci del fatto che, più o meno a marzo, siano iniziati gli sbarchi.
  Reputo positivo che finalmente si ragioni in termini di pianificazione e programmazione. Sicuramente, quella normativa va cambiata perché i costi non possono pesare anche sui comuni, che in questo momento sono terribilmente disastrati e quindi vanno aiutati. Le risorse europee: è vero che dobbiamo raggiungere standard anche quantitativi, oltre che qualitativi, di accoglienza. Allora, utilizziamo le risorse europee per rafforzare questo sistema di accoglienza e aiutare i comuni e incentivare i comuni a raccogliere.
  Aprire le piccole comunità d'accoglienza può essere anche gradito a tanti comuni che possono dare occupazione a cooperative di giovani, a donne, anche agli stessi immigrati che lì sono e possono essere impiegati nell'accoglienza dei loro fratelli e sorelle, ma questo sistema va incentivato. Non è possibile che delle comunità chiudano perché lo Stato e i comuni pagano dopo due o tre anni: così i piccoli muoiono. Allora, se è così, devono sopravvivere solo i grandi centri di accoglienza, in modo che i grandi gestori possono avere largo credito dalle banche per mandare avanti questi mostri che chiamiamo centri di accoglienza ?
  Non è difficile: l'importante è cominciare a lavorare in questo senso e rendersi conto che su certe questioni non bisogna più raccontare fandonie alle persone e che su questo tema la propaganda elettorale va chiusa. Basta.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il sindaco. Questo è un Comitato, oltre che di colleghi molto qualificati, che ha avuto, fin da subito, un approccio senz'altro non propagandistico. Lavoriamo ormai da molti mesi, ma lei oggi ci ha fornito ulteriori elementi di cui – penso di poter parlare anche a nome dei colleghi – le siamo grati. Ho personalmente preso nota di molti elementi determinanti, da lei illustrati con una concretezza e forse anche una schiettezza che nessuno aveva finora palesato, quindi le sono nuovamente grata.Pag. 10
  Prima di dare la parola ai colleghi, mi permetto di chiederle un breve chiarimento. A parte il fatto che ci tengo a manifestarle tutta la nostra disponibilità, per cui volentieri cercheremo di esserle utili, anche se nei limiti delle competenze di questo Comitato (come lei sa, il Comitato può soltanto ascoltare e vigilare, mentre sono altre le sedi più competenti per agire legislativamente). Tuttavia, concretamente, sul tema dei barconi e del loro smaltimento, se potesse aiutarci a capire quale soggetto audire al fine di sollecitare eventualmente una riflessione su questo punto, ciò sarebbe utile.
  Penso, inoltre, di avere compreso il suo approccio alla programmazione. In questo senso, alcuni Ministri si sono espressi per l'integrazione di Mare Nostrum nell'ambito di Frontex, anche se credo che questa sia più una questione di risorse economiche che di integrazione nell'ambito di un sistema: lei cosa ne pensa ? Potrebbe essere questa una soluzione o lei la giudica in maniera critica ? Chiaramente, anche all'interno del Comitato ci sono visioni differenti su questo.

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Mare Nostrum è quello che dovrebbe essere Frontex e che non è mai stato. Sarebbe fantastico che tutti partecipassero ai soccorsi e che si applicasse la regola che la nave spagnola è territorio spagnolo, che la nave inglese è territorio inglese e così via. Capisco che sono cose che vanno studiate, elaborate e così via, ma lancerei una proposta. Anzitutto, sicuramente pretendo che il centro di Lampedusa non sia più utilizzato come luogo dove ammassare queste persone: questo assolutamente no. Deve invece essere un posto dove questi soggetti sono ristorati, curati e da cui poi partire, cioè transitare.
  L'altro tema, relativo a Dublino, concorre a determinare il sovraffollamento e a fare esplodere il sistema a Lampedusa, perché oltre ai ritardi nei trasferimenti, non si sa dove mandare questi profughi – non c’è posto – si aggiungono le proteste degli eritrei, dei somali e via dicendo, che rifiutano la fotosegnalazione perché vogliono raggiungere altri Paesi d'Europa. Tra l'altro, a questo proposito, mi sono trovata a dovere gestire vere e proprie manifestazioni, marce, cartelli, in piena estate, con il blocco del traffico: chiaramente, questi soggetti vogliono rendersi visibili. Se quello di Lampedusa diventasse un centro europeo – a Lampedusa c’è l'aeroporto – da questa isola essi potrebbero andare direttamente dove vogliono. Noi siamo la porta d'Europa: Lampedusa non è la fine, ma l'inizio dell'Europa. Così ci guardano quelli che stanno a sud di Lampedusa e non capisco perché quelli al nord di Lampedusa devono considerarci alla stregua di un «tappo». Questa è un'altra ipotesi su cui si può lavorare. Parlo di Lampedusa, ma parlo anche delle altre Lampedusa del Mediterraneo. Il nostro Paese deve anche cominciare a fare sistema e non solo per dire che un certo pezzo di mare è suo perché vuole trivellarlo, ma per affermare una politica comune nel Mediterraneo, che non è e non deve essere centrata solo sull'immigrazione. Sarebbe il caso che cominciassimo a ragionare del Mediterraneo come di una ricchezza e non come di un problema.

  PRESIDENTE. Molte grazie. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIORGIO BRANDOLIN. Ringrazio il sindaco per la schiettezza e, se mi permette, anche per la durezza (non so usare un altro termine).

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Io sono così.

  GIORGIO BRANDOLIN. Apprezzo, infatti, e ciò non mi disturba. Anzi, il suo intervento mi fa pensare anche ai tanti problemi che lei – la sua comunità – ha avuto e che qui, questa sera, ci ha evidenziato, dicendoci cose che in parte sapevamo e in parte no. Guardo positivamente, quindi, anche all'ultima proposta, basata sulla sua esperienza, di fare delle «Lampeduse» sparse nel Mediterraneo un Pag. 11centro europeo, quindi, superando la stupidità delle condizioni poste da Dublino III. Ciò a dimostrazione del fatto che lei ha vissuto sulla sua pelle, nella sua comunità proprio tali problemi.
  Ho anche segnato alcune delle tante cose che ci ha detto. All'inizio, lei ha ricordato come l'esperienza Mare Nostrum, in questi ultimi otto mesi, abbia parzialmente sollevato dalla criticità l'isola di Lampedusa. Ovviamente, questo accade perché questi soggetti sono presi dalle navi e portati in Sicilia o in altri posti.

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Abbiamo avuto degli arrivi, ma veramente pochi.

  GIORGIO BRANDOLIN. Da quest'esperienza di Mare Nostrum, quindi, negli ultimi dieci mesi, la sua isola ha tratto un vantaggio: ha «respirato». Lei ci diceva che la tempistica di questo centro, che dovrebbe essere di trasferimento – dovrebbero essere non più di 72 le ore di permanenza, per poi proseguire con lo smistamento, mentre ciò non è mai successo. Ci sono stati, semmai, 72 giorni, per non dire altro. Quale la tempistica e quali problematiche avete incontrato, anche nella riunione di questa mattina ? Ci spieghi come mai il problema della discarica dei barconi non può essere affrontata e risolta. Pare perfino impossibile che nel 2014 non ci siano le modalità per eliminare tutto quello che abbiamo anche visto e che lei ben conosce.
  Andando avanti nel suo ragionamento, ci ha anche detto come Mare Nostrum abbia funzionato dal punto di vista della salvaguardia di vite umane, ma ha ricordato i tanti soldi che costa e come, invece, si potrebbero svolgere con Frontex e con altri sistemi – con la Guardia costiera, per esempio – attività più o meno simili con meno costi e risultati positivi. Può spiegarci come ciò avveniva prima e come avviene adesso con i soldi che sappiamo ?
  Infine, sullo SPRAR, anch'io condivido quello che lei ha detto, cioè che devono esservi situazioni, località, dove sono sistemate pochissime decine di persone e non di più. Abbiamo una piccola esperienza a Gradisca d'Isonzo, dove c’è un CARA con 250 persone, c'era un CIE con 200 persone e non le dico cosa è successo: è bruciato tutto e di più. Condivido anch'io, quindi, che in centri con migliaia di «utenti», emigrati, disperati, c’è l'impossibilità verso qualsiasi tipo di integrazione e di accoglienza.
  Da questo punto di vista, so che lei è sul fronte, ovviamente, ma abbiamo ascoltato il presidente dell'ANCI l'altra settimana sul recente piano approvato e mi sembrava, questa, l'unica soluzione, lasciando da parte la politica del respingimento degli anni precedenti, trovando invece soluzioni e anche modalità per affrontare questo problema, che non è emergenziale ma, come ha detto anche lei, strutturale.
  Credo che ormai dovrebbe esserci una condivisione di tutti – lei lo ha sottolineato – sul fatto che non c’è più la possibilità di respingere. Semplificando, non si possono mettere i muri, meno che mai sulle isole. Quindi, serve un'assunzione di responsabilità dell'intera comunità. Mi sembra di capire che il piano dell'ANCI avesse proprio questo senso, cioè di responsabilizzare sul territorio nazionale l'intera comunità di 8.600 comuni, in modo che 15-20 di questi soggetti in un piccolo o in un grande comune potevano essere, come già successo in alcune esperienze, addirittura una risorsa e non un problema.
  Lei fortifica, quindi, alcune convinzioni che nutro: no a grandi centri, sì a SPRAR piccoli e sì soprattutto al coinvolgimento nazionale e non soltanto del Sud, piuttosto che dell'Est o dell'Ovest a seconda dei flussi.
  Lei, però, ha solo accennato al coinvolgimento dell'Europa. Noi pensiamo e speriamo che nel semestre di presidenza europeo ci sia la possibilità di ragionare a livello europeo per eliminare la «strozzatura» di Dublino III, per poi cercare di mettere sul tavolo i soldi, le risorse, l'esperienza – compresa la sua – per trovare una condivisione a livello europeo su queste problematiche. Non possiamo andare Pag. 12ognuno per conto proprio. Lei ricordava l'esperienza positiva della Svezia, la nostra meno positiva: siccome dovremo essere «un unico Paese», l'esperienza dovrebbe essere condivisa. Su questo vorrei qualche sua riflessione.

  MARCO SCIBONA. Non ho domande da porre. L'audizione è stata veramente bella, toccante e vorrei ringraziarla per l'emozione che ci ha regalato. La pratica è sempre meglio della teoria. Toccare con mano quello che è veramente successo è cosa che ci riempie.

  PRESIDENTE. Condivido e le chiederò, se potrà, anche di tornare presso questo Comitato. Svilupperemo, comunque, le nostre conoscenze, quindi, magari le chiederemmo la cortesia di contattarci ancora.

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Anche voi potete venire a Lampedusa !

  PRESIDENTE. Lo valuteremo assolutamente e molto volentieri, magari organizzando una visita da parte di una delegazione.

  CLAUDIO COMINARDI. Mi associo ai ringraziamenti dei colleghi. Vorrei chiederle un chiarimento rispetto alla questione dei piccoli centri di accoglienza, che hanno avuto dei problemi di carattere economico – alcuni sono stati costretti a chiudere, ma mi corregga se sbaglio – a dispetto, se non ho compreso male, di gestioni più grandi, magari – mi domando – legate al mondo delle cooperative. La mia domanda precisa è se dietro questa gestione ci siano forti interessi economici. Vorrei che mi confermasse quest'aspetto.

  GIORGIO BRANDOLIN. Sono 35 euro al giorno per ogni immigrato: questo è il business !

  CLAUDIO COMINARDI. Inoltre, vorrei sapere da che parte stanno le responsabilità e, soprattutto, in che direzione vanno gli interessi. Sarebbe bello che ciò rimanesse anche a verbale di quest'incontro di oggi. Aggiungo, infine, anche un'altra questione. La ringrazio anche per il fatto che, come sindaco, come amministrazione comunale, vi siete costituiti parte civile per i fatti dal 3 ottobre. Se avesse anche degli aggiornamenti in merito a questi processi, gliene sarei grato.

  FEDERICO FAUTTILLI. Sindaco, lei ha accennato alla candidatura di Lampedusa al premio Nobel. Ciò va bene, sicuramente, ma credo che dobbiamo dare atto a Lampedusa, al suo sindaco e ai suoi amministratori del fatto che in questi anni, davvero, hanno svolto un lavoro di solidarietà talmente forte e profondo, tale da essere sicuramente d'esempio per tutti noi, anche se con grande sofferenza, come questa sera ci ha ricordato molto lucidamente, attraverso il suo intervento, credo anche molto sentito.
  A proposito di un'informazione che ci ha fornito, che avevamo anche letto da qualche parte, non sapevo che fosse così diffuso tra i Paesi nord europei quest'organizzazione rispetto all'immigrazione. Credo, però, che questi Paesi si muovano in quel senso perché hanno una pianificazione di ingresso, tant’è che alcune famiglie sono riuscite ad avere il visto di ingresso e anche il trasporto aereo, mentre altre no: non hanno la stessa situazione che abbiamo in Italia o che hanno i Paesi del Mediterraneo !
  Da noi arrivano gli immigrati per loro scelta, lì arrivano perché fanno una richiesta che viene accolta. Non credo che sia facile riprodurre quel tipo di organizzazione. Questo, almeno, è il mio pensiero, ma se non è così, mi dica pure. In altre parole, non credo che in Italia possiamo organizzare un'immigrazione di quel tipo. Se in Svezia sono in 100 a chiedere e si da l'autorizzazione per 90, in Italia saranno migliaia a chiedere: non credo che possiamo dare...

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Arrivano comunque in migliaia ed entrano ugualmente !

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  PRESIDENTE. Dovremmo potere governare il processo.

  FEDERICO FAUTTILLI. Sono d'accordo, ma lì, però, ci sarà sicuramente una cernita, o meglio, si pianifica che ne debbano entrare 100 e ne fanno entrare 100. Qui, in Italia, questo non lo possiamo consentire. Quando arrivano in Svezia, restano lì. Ancora una volta, ma già nelle audizioni precedenti, è stato posto questo problema del superamento di Dublino III: credo che, prima di organizzare un ingresso programmato, che non credo riusciremo a fare, l'impegno del Governo dovrà essere soprattutto, nel prossimo semestre in Europa, quello del superamento di Dublino III.
  Lei stessa ci ha ricordato che la questione vera è quella della prima accoglienza, tant’è che – così ci ha detto – che a Lampedusa possiamo consolidare la prima accoglienza purché non sia organizzata come lo è stata fino ad oggi, o fino a qualche mese fa. Pongo a lei questo problema, poiché, personalmente, do una risposta in questo senso, ritenendo prioritaria, innanzitutto, un'organizzazione di prima accoglienza diversa anche a livello europeo da quella che c’è stata fino ad oggi, per arrivare a un superamento di Dublino III e, successivamente, eventualmente, pensando a un'organizzazione come quella messa in atto dai Paesi nord europei. Vorrei un'opinione su questo.

  PRESIDENTE. Abbiamo affrontato questo tema, tra l'altro, con alcuni auditi e il sottosegretario Gozi ci hanno detto che, purtroppo, non sarà semplice avere delle modifiche o un'attenzione nel semestre europeo su questo perché, di fatto, Dublino III è stato approvato da poco ed essendo in vigore da pochissimo, sarà difficile modificarlo, però, sicuramente, questo è un tema.

  MICAELA CAMPANA. Anch'io mi associo ai ringraziamenti per l'intervento appassionato del sindaco, laddove si coglie una sofferenza, probabilmente di anni, in cui Lampedusa diventa non una ricchezza per l'Europa, ma quasi un fardello.
  Ho tre domande velocissime. Forse alla prima domanda lei ha già risposto, ma sono arrivata con qualche minuto di ritardo, anzi, di questo, mi scuso. Oggi com’è la situazione sanitaria nell'isola ? Nei giorni scorsi abbiamo sentito che c’è una nuova emergenza sanitaria e, a seguito di alcuni flussi, stanno rientrando alcune malattie. Lei ha parlato del famoso video del TG2: come vede, dal suo osservatorio privilegiato, la questione sanitaria sull'isola ?
  Inoltre, per quanto riguarda gli uffici amministrativi del comune, quale peso, in senso burocratico, ha dovuto sopportare in questi anni in cui i migranti sono rimasti più del dovuto, come lei ha più volte sottolineato ? Infine, tra qualche giorno inizia il semestre europeo: vorrei capire cosa si aspetta da questi mille giorni in cui l'Italia avrà la Presidenza.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al sindaco per la sua replica.

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Comincerei subito con il tema della salute, che mi pare quello più delicato. Innanzitutto, la scabbia non è una malattia. È contagiosa come i funghi e si contrae come i funghi. Se si condividono indumenti, lenzuola e una vita intima con un'altra persona, si possono prendere i funghi, così come la scabbia, che peraltro abbiamo anche noi in Italia. Infatti, è una malattia che non abbiamo ancora debellato, quindi, non capisco tutta questa preoccupazione.
  Oltretutto, la profilassi nel centro di Lampedusa è effettuata proprio perché le nostre condizioni di accoglienza diventano condizioni per la diffusione della scabbia tra di loro. Basta che anche una minima percentuale di queste 1.000-1.500 persone, che sono stipate lì, dormendo come le sardine, ce l'abbia, per avere un contagio. È anche difficile riconoscere il proprio materasso quando ci si alza e ci si deve andare a coricare. Da questo punto di vista, quindi, vorrei rassicurarla. I dati dell'ASP, quindi i dati ufficiali, raccontano che queste persone stanno molto meglio di Pag. 14noi. Le patologie riscontrate sono quasi sempre legate alle condizioni di viaggio: ustioni, scottature o anche il blocco renale, per esempio. Se si è molto disidratati, si arriva, infatti, con un blocco renale, ma anche – le partorienti – con minacce d'aborto.
  Un dato che è emerso e di cui, appunto, si è fatta esperienza a Lampedusa è che quasi tutte le donne che arrivano, anche quelle che non sono in gravidanza o che non hanno minaccia di aborto, hanno dei problemi, proprio perché sono state tutte stuprate nei centri profughi (ma anche sui barconi subiscono violenza). Si è nel tempo capito che la figura del ginecologo nel centro di accoglienza...

  MICAELA CAMPANA. Lo raccontano loro o c’è un vostro riscontro ?

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Lo raccontano loro ed è riscontrato oggettivamente: hanno malattie veneree, segni di violenza. Anche le donne incinta arrivano da sole e sono state stuprate.

  PRESIDENTE. Mi scusi, io sono un po’ esplicita, quanto lei: quindi i riferimenti che vediamo qualche volta rispetto a malattie come la TBC, ovvero i rumors che sentiamo in tal senso non sono fondati ?

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Probabilmente avviene una selezione molto elevata per coloro che attraversano il mare così: sono viaggi molto lunghi, che durano molti mesi, a volte anni. Quelli che arrivano sono i più giovani, i più sani. Gli altri di solito muoiono o....
  L'assessorato regionale alla sanità ha istituito un tavolo tecnico sull'immigrazione: le organizzazioni umanitarie – Medici senza frontiere – hanno fatto attività anche informativa e formativa del personale che opera lì, del personale militare. Abbiamo imparato, per esempio, che il virus Ebola o simili malattie non possono mai arrivare con i barconi, ma molto più facilmente con chi in giacca e cravatta prende l'aereo. I tempi, infatti, sono tali che chi ne fosse affetto morirebbe prima. Quelli che arrivano con i barconi sono i più forti e i più sani.
  In ogni caso, l'organizzazione che è attuata sul posto è fatta anche con la presenza medica sulle motovedette. Con l'esperienza è emerso che a volte molti di loro morivano sulle motovedette per ipotermia, perché la Guardia costiera non ha le competenze per capire se si è svenuti o se il soggetto è in coma: il medico a bordo, quindi, diminuisce le morti.
  Si è imparato anche che, se sono somministrati subito gli zuccheri, quando arrivano in banchina hanno meno bisogno delle cure mediche, già durante il viaggio. Insomma, sono stati compiuti molti progressi. È attuato, inoltre, il triage in banchina: prima ciò veniva fatto dalle organizzazioni umanitarie e da Medici senza frontiere, mentre ora in via istituzionale dall'ASP, quindi questi soggetti sono tutti visitati appena scendono dalle motovedette e sono separati eventuali persone contagiose.
  Tutte le mattine è effettuato uno screening presso il centro. Anche la febbre può essere un sintomo di una malattia infettiva e quindi viene segnalata, attenzionata: si visita, si accerta e così via. In questo modo, quelli che passavano e che passano da Lampedusa sono anche tracciati. Questo è molto importante per la loro sicurezza e per la nostra. Tutto questo, allo stato attuale, non è praticato in Sicilia.
  Quella dei barconi è una situazione molto assurda. Da un punto di vista giuridico, essi subiscono la sorte dei mezzi utilizzati per commettere un reato, quindi il sequestro, essendo poi destinati alla distruzione, proprio per impedire la reiterazione del reato. L'acquisizione al patrimonio pubblico, che veniva fatta nei confronti dei gommoni quando il flusso era sull'Adriatico, in questo caso non viene effettuata perché quelli erano gommoni velocissimi, che hanno contribuito a costituire la dotazione della nostra Guardia di finanza, mentre questi invece no. Il risultato è stato quello che ho descritto prima: un grande spreco di risorse per il loro smaltimento, che nel corso degli anni ha Pag. 15contribuito a fare business esattamente come la gestione dei centri e come avviene in tutte le gestioni emergenziali. Quando alcuni soggetti sghignazzavano la notte del terremoto a l'Aquila, non ci siamo meravigliati: è la stessa cosa, è ovvio.
  Anche a Lampedusa la gestione del centro e anche l'ospitalità delle Forze dell'ordine che sono negli alberghi ha prodotto economia: posti di lavoro, lavoro a tempo indeterminato, lavoro a tempo determinato con gli stagionali. Si pensi ai soli 1.000-1.500 panini al giorno da sfornare per il panificio di Lampedusa.

  PRESIDENTE. Ma perché non li smaltiscono ?

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. C’è, quindi, un'economia anche sana legata all'accoglienza, ma c’è il business legato alla gestione emergenziale, che è assolutamente da contrastare e i cui effetti deleteri abbiamo visto in tutti i settori. La mia idea è di trasformare questo problema in risorsa. Il legno, per esempio, può essere riutilizzato. Tra l'altro, già a livello amatoriale si producono le croci dal legno dei barconi; abbiamo la messa che ha celebrato il Papa e tutti gli arredi del Papa sono stati così ricavati. Invece, questo problema produce in questo momento inquinamento per l'ambiente e chissà quanto si dovrebbe spendere. Infatti, portando via i barconi interi da Lampedusa, come si è fatto nel 2011 per una parte con i pontoni, con costi elevatissimi, oppure riducendone il volume, per poi comunque allontanarli dall'isola, il trasporto di questi rifiuti voluminosi è costosissimo. Se invece di trattarli così, riuscissimo ad attrezzare un posto in cui, magari una cooperativa di ragazzi potesse trarne oggetti per l'arredo urbano, gadget per il turismo, questa potrebbe essere un'idea, ma bisognerebbe cambiata la normativa. La loro destinazione di rifiuto da distruggere è legata al fatto che sono corpi del reato.

  PRESIDENTE. Questa è la domanda che dovremmo rivolgere al Ministro Galletti !

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Permettetemi di aggiungere che il 3 ottobre non è il più grande naufragio avvenuto nel Mediterraneo: è quello che, essendo avvenuto così vicino alle coste di Lampedusa, ha consentito il recupero di tutti i cadaveri, ma ognuno dei 23 cadaveri, che nei primi sei mesi della mia sindacatura mi sono stati consegnati spot, era un sintomo di un naufragio: non erano 23 corpi, ma 23 naufragi !
  Cosa mi aspetto dal semestre di presidenza europeo ? Io ho deciso che non voglio un cimitero più grande nella mia isola, non voglio risolvere così il problema. Mi aspetto che l'Europa faccia altrettanto e che, appunto, guardi al Mediterraneo in maniera diversa, non come ad un posto per i rifiuti atomici o altri e per i morti !
  Quanto alle quote di profughi, comunque, noi ne abbiamo già presi 40.000. Potevamo decidere, nel 2014, di accogliere 20.000 richieste d'asilo. Che c’è di male ? Arrivano, anzi li portiamo a terra noi ! Quando dico che se Mare Nostrum, anziché stare a 20 miglia da Tripoli, stesse a Tripoli, si chiamerebbe canale umanitario, non Mare Nostrum, questa non è una provocazione, ma è una realtà.
  Chiaramente, l'immigrazione irregolare o clandestina – o come vogliamo chiamarla – come fenomeno fisiologico, così come la prostituzione, lo spaccio di droga e simili continuerà ad esserci, ma non avremo tutti questi morti e tutta questa paura degli sbarchi, di dove mettere questi soggetti, di dove trovare i letti, le chiese, i conventi. Questo mi aspetto. Peraltro, queste persone arrivano, producono PIL, pagano le nostre pensioni. Sono esattamente come gli uccelli: si spostano per ragioni alimentari e di sopravvivenza e vanno dove c’è il cibo. Così fanno gli uccelli, le balene e le persone. Questi soggetti arrivano qui perché noi siamo più ricchi e perché il lavoro per loro c’è: essi fanno il lavoro che noi non facciamo più ! Decidiamoci: chi raccoglie i pomodori a Rosarno ? Decidiamo che, anziché farli raccogliere in nero, di nascosto, tenuti per terra con le capanne, facciamo anche degli ingressi stagionali per i raccoglitori di pomodori ! Pag. 16Poi li rimandiamo a casa, come i «vu cumpra’», che arrivano a Lampedusa per fare gli stagionali e poi tornano a casa, per esempio.
  Il ragazzo di cui vi dicevo, che dal Sudan se n’è andato in Svezia in aereo, era il fratello del soggetto morto nel naufragio di Lampedusa, che non ce l'ha fatta ad andare dal Sudan in aereo e ha preso il barcone per Lampedusa: è la stessa tipologia, non sono diversi. Loro erano fratelli: uno è arrivato in Svezia con il permesso di soggiorno in aereo, uno è morto a Lampedusa.

  FEDERICO FAUTTILLI. Perché l'ambasciata svedese ha autorizzato il primo, mentre al secondo non ha dato il permesso. Credo che, però, un motivo ci sia.

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Noi, però, non ne diamo affatto !

  FEDERICO FAUTTILLI. Io parlavo di programmazione, soprattutto se l'immigrazione è motivata economicamente, quindi dalla richiesta di lavoro. Dobbiamo dare il lavoro che abbiamo da dare, non possiamo dare quello che non abbiamo da dare. Questa, però, soprattutto quella degli ultimi mesi, degli ultimi tempi, è un'immigrazione non motivata solo da richiesta di lavoro, ma anche dalla guerra.

  GIUSI NICOLINI, sindaco di Lampedusa. Un altro tema è che io devo chiedere il permesso per entrare in questi centri: sono sul mio territorio comunale, producono rifiuti, devo dare loro l'acqua, ma devo chiedere il permesso alla prefettura per entrare. Anche l'ASP, se deve entrare per i controlli igienico sanitari, deve chiedere il permesso. I siriani che arrivano a Lampedusa – e sono quelli che fanno un'altra rotta, non sono quelli che passano dall'Egitto – appartengono tutta alla media-alta borghesia; è gente che mi vedeva e mi chiedeva perché non potesse andare in albergo; è gente che aveva soldi, (avvocati, medici con la clinica privata). Essi scappano da una guerra, mettono in salvo i loro bambini e potrebbero pagarsi l'albergo e noi li teniamo chiusi là dentro.

  PRESIDENTE. Chiaramente, l'audizione non può diventare un'interlocuzione a due. Giustamente, il sindaco ci ha già dedicato molto del suo tempo, ma la pregheremmo di tornare. Lei ci ha fornito materiale prezioso. Tra l'altro, intendiamo audire il Ministro dell'ambiente – o di nuovo dell'interno – per capire la questione dello smaltimento o non smaltimento dei barconi.
  La ringrazio. Sono stata onorata di incontrarla e di ascoltarla. Mi spiace che non ci fossero tutti i colleghi ma è stata una giornata con i lavori parlamentari in svolgimento in più sedi. Tuttavia, gli elementi che ci ha fornito oggi il sindaco sono importanti per tutti e non solo per coloro che appartengono a questo Comitato. Ringrazio i colleghi che sono rimasti fino a quest'ora tarda. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 21.45.