XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 58 di Mercoledì 22 novembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione dell'Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania in Italia, S.E. Susanne Marianne Wasum-Rainer.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Wasum-Rainer Susanne Marianne , Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 5 
Wasum-Rainer Susanne Marianne , Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania ... 5 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Wasum-Rainer Susanne Marianne , Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 7 
Orellana Luis Alberto  ... 7 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 7 
Arrigoni Paolo  ... 8 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 8 
Ginetti Nadia  ... 9 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 10 
Wasum-Rainer Susanne Marianne , Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania ... 10 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 11 
Wasum-Rainer Susanne Marianne , Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania ... 11 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Wasum-Rainer Susanne Marianne , Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania ... 11 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 11 
Wasum-Rainer Susanne Marianne , Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania ... 11 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 11 
Wasum-Rainer Susanne Marianne , Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania ... 11 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
  Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la diretta sperimentale sulla web-tv della Camera. Non essendovi obiezioni, ne dispongo l'attivazione.

Audizione dell'Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania in Italia, S.E. Susanne Marianne Wasum-Rainer.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ambasciatrice della Repubblica federale di Germania in Italia, Susanne Marianne Wasum-Rainer.
  La ringraziamo molto, ambasciatrice, di questo intervento. Io mi scuso perché dovrò passare il testimone tra circa mezz'ora al vicepresidente per continuare l'audizione. Noi la interpelliamo in quanto abbiamo avuto recentemente un'audizione del Sottosegretario alle politiche comunitarie, Sandro Gozi, il quale ci ha parlato di un documento che sarebbe volto a introdurre delle revisioni all'accordo di Schengen, motivate da esigenze di atti terroristici potenziali o già avvenuti nell'area europea.
  Risulta al Comitato che la Germania avrebbe avuto fino all'11 novembre scorso la proroga che permetteva controlli alla frontiera interna con l'Austria per il tratto già interessato dalla crisi lungo la rotta balcanica. A partire da quella data la Germania avrebbe, peraltro, rinnovato i controlli, nonostante la scadenza del termine. Anche su questo le chiederemo delle informazioni. Risulta anche che sarebbe favorevole a una revisione del codice delle frontiere Schengen, volta ad assicurare una maggiore flessibilità in materia di controlli alle frontiere interne in caso di minaccia alla sicurezza e all'ordine pubblico.
  Il Sottosegretario Gozi lo scorso 19 settembre ci ha detto che all'indomani del Consiglio UE del settembre scorso la Germania avrebbe chiesto, insieme ad altri Paesi, tra i quali Francia e Austria, una modifica del codice Schengen, a seguito del pericolo latente delle attività terroristiche, con una diversa disciplina del controllo interno alle frontiere.
  La nostra preoccupazione è che si giustifichi con una motivazione seria, che è quella della lotta al terrorismo e del pericolo terrorista, rispetto al quale tutti dobbiamo essere collaborativi per sconfiggerlo. Lei stessa prima mi diceva che magari ci parlerà anche della minaccia che avete avuto da parte di siriani che, se non erro, avevano lo status di profughi in Germania, che stavano complottando un atto terroristico al mercatino di Natale.
  Tuttavia, noi non vorremmo che alcuni Paesi – non penso assolutamente alla Germania, che si è sempre dimostrata solidale con l'Italia, anche quando si è parlato di ricollocazioni, di richieste di revisione del diritto comune di asilo – utilizzassero queste nobili argomentazioni per reintrodurre dei controlli interni alle frontiere, per proteggersi, non tanto dal terrorismo, quanto dai flussi migratori che arrivano sui Paesi di area esterna Schengen, ossia quelli che sono sulle coste. Pag. 4
  Lo chiederò anche all'ambasciatore francese e dico chiaramente che penso appunto alla Francia. Noi riteniamo curioso che un Paese come la Francia, dove gli atti terroristici sono stati compiuti da cittadini francesi, dica che chiudersi nelle frontiere interne la difenderebbe meglio dal terrorismo, perché semplicemente la chiuderebbe all'interno delle proprie frontiere con i suoi terroristi cittadini. Non vorremmo fosse una scusa per evitare che il flusso migratorio che arriva in Italia possa spostarsi verso la Francia.
  Le pongo l'ultima domanda e poi lei ci dirà tutto quanto ritiene, anche per il verbale, che sarà importante per noi per la relazione al Parlamento.
  Recentemente il Parlamento europeo ha accettato che ci sia una revisione del Regolamento di Dublino, cioè si prospetta la possibilità di un superamento del principio dello Stato di primo approdo. Ritiene che in sede di Consiglio europeo la Germania appoggerà questa revisione?
  Spesso si è visto che in sede parlamentare si dispongono delle cose molto nobili e molto solidali tra tutti gli Stati europei, ma poi in sede di Consiglio talvolta gli egoismi di alcuni Stati – ripeto che non sto parlando della Germania, che si è comportata sempre da Stato statista nei confronti dell'immigrazione, ma penso ad aree del Nord – portano a un nulla di fatto.
  La ringrazio molto. Ascolto la sua relazione e, come dicevo, purtroppo alle 14.30, un po’ ineducatamente ma per ragioni lavorative, cedo il testimone al vicepresidente.
  Do la parola all'ambasciatrice Wasum-Rainer per lo svolgimento della sua relazione.

  SUSANNE MARIANNE WASUM-RAINER, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania. Ringrazio il Comitato per questo nuovo invito e questa nuova occasione per parlare e avere uno scambio con voi su questioni così importanti.
  Prima di rispondere alle sue domande, presidente, a nome del Governo tedesco vorrei esprimere la nostra riconoscenza per tutto quello che l'Italia ha fatto per affrontare il problema dei flussi migratori e congratularmi per la stretta ed eccellente collaborazione con la Germania in questo ambito. L'Italia e la Germania, oltre alla Grecia, sono i Paesi che portano il fardello più pesante nell'Unione europea nell'affrontare la crisi migratoria.
  Risponderò volentieri alle sue domande per quanto riguarda i controlli alle frontiere interne e anche per quanto riguarda le riflessioni sulla revisione di Dublino. Se lo consente, però, vorrei prima dire qualcosa sulla situazione tedesca, sul modo in cui noi abbiamo affrontato la questione e anche su come viene affrontata negli attuali colloqui di coalizione.
  Il Sottosegretario Gozi ha fatto alcune osservazioni cui lei si è rifatta. Il dato fondamentale è che la Germania vuole rispettare il principio della libertà di circolazione. Il fatto che le frontiere interne debbano rimanere libere secondo la Germania è veramente il fulcro dell'accordo di Schengen, però la reintroduzione temporanea dei controlli alle frontiere interne, secondo noi, può essere giustificata nell'ambito del criterio di proporzionalità e si può rivelare necessaria come strumento ultimo.
  Questo caso, secondo noi, è dato nella situazione attuale, proprio a causa delle minacce terroristiche, che in Germania hanno una scottante attualità. Parlavamo dell'arresto avvenuto ieri di sei siriani, arrivati come rifugiati in Germania, che pianificavano un attentato nella città di Essen a un supermercato o a un mercatino di Natale.
  Per prevenire questa minaccia terroristica, secondo noi, temporaneamente e in via eccezionale, è possibile e necessaria la proroga dei controlli alle frontiere interne. In linea di principio queste decisioni debbono essere prese dai singoli Stati sotto la propria responsabilità, perché sotto la propria responsabilità debbono poter reagire alle minacce.
  Al di là di questi controlli reintrodotti a causa della minaccia terroristica, abbiamo bisogno di strumenti all'interno dello spazio di Schengen per prevenire la cosiddetta «migrazione secondaria». Dobbiamo affinare e rafforzare questi strumenti. È importante attribuire in maniera univoca la Pag. 5competenza per le richieste di asilo e applicare in maniera efficiente in tutti gli Stati membri il Regolamento di Dublino. Questi sono gli strumenti più importanti in tutti gli Stati membri.
  Presidente, lei ha chiesto se questo argomento può essere utilizzato come un pretesto. Noi, Italia e Germania, siamo convinti che le argomentazioni securitarie non debbano essere strumentalizzate per reintrodurre i controlli alle frontiere, ma nel caso tedesco questa motivazione è chiarissima, non è pretestuosa.
  Per quanto riguarda il sistema di asilo europeo comune, che lei ha evocato, presidente, anche in questo caso l'Italia e la Germania sono totalmente sulla stessa linea. I negoziati per la riforma del sistema di asilo europeo comune devono avere la priorità, bisogna procedere con grande incisività e con grande rapidità.
  Nell'ottica tedesca, dobbiamo rifarci alle conclusioni del Consiglio europeo di giugno, dove ci sono una serie di punti che sono stati concordati. Abbiamo bisogno, quindi, di un compromesso tra le due posizioni molto divaricate, cioè la nostra (Italia e Germania) e quella dei Paesi del Gruppo di Visegrád. La Germania a tal proposito è pronta a mediare.
  Vorrei fare un passo indietro. La Presidenza maltese aveva proposto un piano articolato in tre fasi, che è complesso, ma è comunque una buona base di partenza per elaborare un compromesso tra le due posizioni. In tal senso, siamo molto lieti che l'attuale Presidenza estone abbia manifestato la volontà di portare avanti l'esame di questo meccanismo di solidarietà.
  Secondo noi, è molto importante anche la sentenza della Corte di giustizia europea, che Lei ben conosce, riguardo la ridistribuzione dei rifugiati. Dobbiamo procedere con grande energia e i nostri due Paesi dovranno dare prova di pazienza, molta più di quanta non vorremmo, per quanto riguarda la tempistica per arrivare a costruire delle posizioni di mediazione.
  Per quanto concerne la situazione tedesca, vorrei citare qualche dato. Per i richiedenti asilo, rispetto al 2015 e 2016, c'è stato un calo delle cifre. La Germania, tuttavia, rimane il Paese di destinazione principale dei flussi di immigrazione irregolare verso l'Europa.
  Riporto qualche dato per darvi un'idea delle dimensioni della questione. Nel periodo da gennaio a settembre 2017 la Germania ha esaminato 514.000 richieste di asilo, molte delle quali erano state presentate prima del 2017. Se prendiamo, invece, le nuove richieste di asilo del 2017, ne abbiamo avute 168.000.
  Sono dati superiori a quelli italiani, perché l'Italia ha avuto 115.000 richieste d'asilo quest'anno. Certamente la Germania è più grande e ha più abitanti, ma comunque anche la Germania sta compiendo degli sforzi enormi, come l'Italia.

  PRESIDENTE. Lei sa dirci percentualmente quante di queste richieste di asilo vanno a buon fine? Il tema italiano non è tanto quante richieste di asilo esamina; il tema italiano è che di queste richieste d'asilo il 90 per cento saranno da rifiutare e ci troviamo di fronte a migranti economici. Mi pare di capire che, invece, in Germania ci siano, non tanto migranti economici, quanto persone che hanno veramente il diritto allo status.

  SUSANNE MARIANNE WASUM-RAINER, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania. Poc'anzi ho detto che ci sono state 514.000 richieste di asilo esaminate. Nel 43,7 per cento dei casi quest'anno i richiedenti hanno ottenuto la protezione internazionale, quindi le richieste sono andate a buon fine, mentre le domande respinte sono state il 38,6 per cento e, nell'ambito dell'accordo di Dublino, una quota minima è stata rinviata nel Paese di primo arrivo. Il tempo per esaminare una domanda è attualmente di due mesi. Mentre in Italia arrivano praticamente soltanto migranti economici, in Germania c'è una quota cospicua di rifugiati. Per quanto riguarda i migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale, soltanto in pochissimi casi riusciamo a rimpatriarli; concretamente, diventa quasi impossibile.
  Se lo consente, farei ancora qualche considerazione sui punti che io ritengo Pag. 6importanti per quanto riguarda la dimensione esterna, ossia i Paesi di provenienza e di transito. La Germania è totalmente a favore e rende omaggio alle misure adottate dall'Italia per rafforzare i controlli sulla rotta del Mediterraneo. Vediamo una responsabilità comune italo-tedesca per quanto riguarda l'aspetto umanitario: porre fine alle morti nel Mediterraneo è una nostra comune responsabilità umanitaria. Il numero delle vittime è strettamente correlato al numero delle persone che partono, quindi ogni controllo, in Libia o in altri Paesi, che limiti il margine di azione delle bande criminali che portano i migranti è necessario e giustificato.
  La situazione in Libia – e su questo condividiamo la posizione dell'Italia – è il fulcro della questione, quindi ringraziamo per le competenze spese e per l'impegno profuso dall'Italia. Abbiamo visto il servizio della CNN sulla tratta degli schiavi nei campi libici. Si tratta di informazioni che ci sconvolgono, di fronte alle quali non possiamo assolutamente rimanere indifferenti. Sono notizie non del tutto nuove, che non debbono, però, impedirci di fare in modo che i migranti non intraprendano questo viaggio per mare così pericoloso.
  La Germania è pronta a stanziare più fondi. Nel mese di agosto la Cancelliera ha stanziato 50 milioni di euro in più per l'Alto commissariato dell'ONU e per l'Organizzazione internazionale per le migrazioni in Libia. La Germania sostiene l'iniziativa dell'Alto commissario dell'ONU per istituire un centro di transito aperto a Tripoli. Il vertice imminente tra l'Unione europea e l'Unione africana il 29 e 30 novembre è un appuntamento importante, secondo la Germania, dove verranno discusse altre misure.
  Ricordo anche la dichiarazione del 28 agosto sottoscritta da Italia, Germania, Francia e Spagna, dove si è delineato un percorso. Sosteniamo ovviamente una procedura paneuropea, con un cospicuo finanziamento europeo per il tramite del Fondo fiduciario europeo per l'Africa. So che anche su questo punto Italia e Germania condividono la stessa posizione.
  Il reinsediamento dei rifugiati dall'Africa in Europa è un'importante alternativa legale rispetto all'immigrazione irregolare. È uno strumento che indebolisce i trafficanti e allevia l'onere dei Paesi di accoglienza. Ne siamo lieti e salutiamo l'iniziativa della Commissione europea e il fatto che l'Europa abbia deciso di stanziare 500 milioni di euro.
  A questo punto potrei fermarmi, presidente. Spero di aver risposto alle sue domande.

  PRESIDENTE. Ha risposto a tutte le domande e la ringrazio. Forse ci può dire qualcosa sulla modifica al Regolamento di Dublino relativa al principio di Stato di primo approdo e su quale sarà la posizione della Germania.

  SUSANNE MARIANNE WASUM-RAINER, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania. Il principio della competenza del Paese di primo arrivo, secondo noi, deve essere mantenuto nella procedura ordinaria, però prevediamo altri passi: una distribuzione vincolante di una determinata quota di richiedenti asilo in caso di crisi e un'ulteriore decisione del Consiglio europeo quando sia esaurita la capacità di accoglienza del Paese di primo arrivo. Si tratta, quindi, di bilanciare il mantenimento del principio di fondo con una ridistribuzione vincolante e un'ulteriore decisione del Consiglio europeo quando si superi una determinata soglia.
  Sono delle idee che si muovono nell'ambito della discussione attuale. Se la discussione dovesse imboccare una strada diversa, siamo disposti a una maggiore flessibilità.

  PRESIDENTE. Grazie, ambasciatrice, è stata come sempre esaustiva e precisa. La ringrazio davvero anche per ciò che ha detto dell'Italia. Penso di rappresentare la posizione di tutti i colleghi affermando che anche noi stimiamo la Germania per come è stata vicina all'Italia in questi momenti complicati.
  Come le dicevo, mi scuso e la saluto. Chiedo cortesemente al vicepresidente Brandolin Pag. 7 di sostituirmi. Ci saranno le domande dei commissari per lei. La ringrazio e ci vediamo prestissimo.
  Grazie, vicepresidente. Scusate questo cambio in corsa. Commissari, faremo un Ufficio di presidenza, ma anticipo che avremo l'ambasciatore tunisino e l'ambasciatore di Francia nei prossimi giorni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIO BRANDOLIN

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Anch'io ringrazio l'ambasciatrice per l'esauriente esposizione. Ho poco da aggiungere, però vorrei porle qualche domanda.
  Lei ha fatto giustamente riferimento alla situazione attuale in Libia e alle attività che si possono svolgere. Io credo che si debba avere una visione europea più complessiva. Le chiedo se la Germania sta spingendo progetti comuni, oltre a quelli che ha segnalato dei 50 milioni, per aiutare un Paese nel quale stanno succedendo cose orribili, come ci è stato segnalato dalla CNN e da altri organi di stampa. Credo che su questo occorra ripensare qualche posizione, anche nei confronti del Governo libico, che con fatica riesce a garantire l'accesso a organizzazioni internazionali come l'UNHCR (United nations high commissioner for refugees) o l'OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni).
  Stamattina alle 8,30 abbiamo avuto in Senato l'audizione del rappresentante dell'UNHCR in Libia, il dottor Mignone, che ci ha illustrato una situazione abbastanza drammatica. Credo che su questo Germania, Italia e tutti i Paesi europei si dovrebbero impegnare ancor di più, per quanto già lo facciano sicuramente.
  Per quanto riguarda la revisione di Dublino, lei ci ha illustrato l'attuale posizione della Germania, che è pronta a rivederla, se ho capito bene, in base a come andrà il dibattito. Mi domando, però, se mantenere il Paese di primo approdo come quello principalmente responsabile e prevedere eventualmente delle deroghe in alcune situazioni non si vada a scontrare con il fatto che impegni già presi per la redistribuzione dei rifugiati in sede di Consiglio europeo, per esempio l'anno scorso, alla fine hanno funzionato molto poco. Non so se è d'accordo che oramai bisogna passare alle sanzioni ai Paesi che non l'hanno rispettato, perché altrimenti rischiamo di non risultare credibili quando proponiamo e poniamo questo problema.
  Per quanto riguarda la sospensione di Schengen, l'ultima proposta di regolamento, la n. 571, propone di introdurre un nuovo articolo, l'articolo 27-bis, che può portare fino ad altri due anni di eventuale sospensione.
  Di conseguenza, come è stato detto dalla presidente Ravetto, non la Germania, ma altri Paesi potrebbero utilizzarlo strumentalmente per motivare per due anni con l'articolo 29 e per altri due anni con il nuovo articolo 27-bis, se diventasse regolamento effettivo, arrivando addirittura fino a quattro anni.
  Io credo che, se un Paese chiude le frontiere per quattro anni, sia eccessivo, non c'è nessuna motivazione. Credo che questo potrebbe significare un po’ la fine dell'Unione europea, perché uno dei pilastri dell'Unione europea è la libera circolazione delle persone, oltre che delle merci.
  Su questo io vorrei capire se si può fare qualcosa di più o comunque legare alla revisione di Dublino queste novità.
  Infine, le chiedo se ci può dire – perché credo che questo sia l'argomento della Germania in questi giorni – quali sono le posizioni dei principali partiti su questo tema specifico della sospensione di Schengen e della revisione di Dublino, dato che è in corso una trattativa, che noi seguiamo tutti con apprensione e con appassionato interesse, in vista di un auspicabile nuovo governo tedesco. Voi avete la fortuna di avere pochi partiti, quindi sono poche le posizioni da illustrare.

  PRESIDENTE. Su quali siano le fortune e le sfortune dell'uno e dell'altro Paese ci sarebbe da discutere.

Pag. 8

  PAOLO ARRIGONI. Grazie, ambasciatrice. Io ho diverse domande, in quanto l'occasione è ghiotta. In primo luogo, lei ha parlato di un cospicuo numero di persone che quest'anno hanno avuto l'esito sulla richiesta di asilo (514.000 persone). Vorrei sapere da dove provengono queste persone e come arrivano in Germania, se via terra, via mare o attraverso dei voli aerei. Quale rotta prendono?
  In secondo luogo, per ciò che concerne gli esiti delle richieste di asilo, lei ha affermato che il 43,7 per cento ha ottenuto la protezione internazionale, mentre nel 38,6 per cento dei casi la richiesta è stata respinta. Non ci ha detto nulla in ordine alla parte rimanente, ossia al 18 per cento. Che decisioni sono state assunte?
  Lei ha parlato di protezione internazionale. Le chiedo se la Germania adotta ulteriori forme di protezione rispetto a quelle internazionali. Mi risulta che siamo l'unico Paese che riconosce anche una protezione umanitaria. Lo status di rifugiato e la protezione sussidiaria sono quelle legate alla convenzione internazionale; noi abbiamo anche la protezione umanitaria. La Germania ha una terza forma di protezione?
  Lei ha indicato in due mesi il tempo per la valutazione delle domande di asilo. Di fronte al diniego in prima istanza della domanda di asilo, in Germania i richiedenti hanno la possibilità di fare un ricorso? Se è così, qual è l'istituto che si deve occupare del ricorso e qual è la percentuale di coloro che hanno il diniego tra quelli che procedono al ricorso? Qual è in questo secondo caso la tempistica per la valutazione della domanda di ricorso?
  La sesta domanda è sui rimpatri. Coloro che hanno avuto il diniego della domanda di asilo vengono rimpatriati in modo forzato? In Germania viene sostenuto l'istituto del rimpatrio volontario assistito? Mi piacerebbe capire cosa succede a coloro che hanno avuto il diniego.
  La penultima domanda è sul piano di ricollocamento dei rifugiati dall'Italia e dalla Grecia verso gli altri Paesi dell'Europa. Diciamo chiaramente che in base ai numeri è un fallimento, perché in due anni l'Italia si aspettava di ricollocare 40.000 persone entro il settembre 2017, invece a oggi ne abbiamo ricollocati meno di 10.000.
  Noi individuiamo la ragione di questo mancato raggiungimento dell'obiettivo nelle caratteristiche dell'accordo avuto in Europa, in base al quale noi possiamo ricollocare richiedenti asilo o rifugiati che appartengono a nazionalità che hanno effettivamente bisogno di protezione internazionale, cioè, fatte 100 le richieste di asilo, almeno il 75 per cento devono ottenere la protezione internazionale. È disposta la Germania a farsi portavoce rispetto agli altri Paesi europei per rivedere questo accordo, che di fatto ha penalizzato il nostro Paese?
  Un'altra domanda concerne il piano operativo dell'operazione Triton, sottoscritto nell'ottobre-novembre 2014, che prevede che chiunque viene salvato nel Mediterraneo, a prescindere dal fatto che il natante che procede alle operazioni di salvataggio sia italiano o appartenente alle marine militari di altri Paesi dell'Europa, deve essere portato necessariamente in Italia. Questo in quattro anni ha pesato notevolmente in termini di sbarchi nel nostro Paese.
  Il Governo ci ha espresso più volte l'intenzione di rivedere con gli altri partner europei questo piano operativo dell'operazione Triton. La Germania è disposta a rivedere questo piano operativo, che attualmente, così com'è, grava enormemente sul nostro Paese?
  Infine – scusi, ma sono stato poco attento – sul Regolamento di Dublino lei ha ribadito che deve rimanere il concetto del Paese di primo approdo. Mi può cortesemente ripetere quali sono eventualmente le due deroghe a cui la Germania sarebbe disposta ad acconsentire?

  PRESIDENTE. Faccio io tre piccole domande. In primo luogo, ambasciatrice, vorrei sapere se abbiamo notizie delle ONG tedesche che operano nel Mediterraneo, di cui non si parla più. Ci sono o non ci sono? Che informazioni avete anche rispetto ai numeri – qualcuno dice sfortunatamente, io dico fortunatamente – ridotti del passaggio via mare dalla Libia all'Italia? Pag. 9
  La seconda domanda è stata in parte già posta dal collega Arrigoni. Di quel 57 per cento di richiedenti a cui non viene riconosciuta una protezione internazionale che informazioni avete? Dove vanno a finire queste persone? Lei ha parlato di una minima parte che viene rimpatriata, se così si può dire.
  Le dico questo perché abbiamo informazioni al Nord Italia di flussi non controllati di persone che non hanno ottenuto la protezione in Germania o in altri Stati del Centro-Nord Europa e che vengono a richiederla nelle nostre commissioni territoriali. Vorrei sapere se anche su questo ha qualche informazione da darci per aiutarci a capire. Sono numeri importanti, anche se non sono centinaia di migliaia. Pochi sanno che non c'è soltanto un flusso sud-nord, ma c'è anche il riflusso nord-sud.
  In terzo luogo, vorrei conoscere il numero di ricollocamenti, se lo ha, nel 2016 e nel 2017 di profughi riconosciuti provenienti dall'Italia. Si parlava, se non ricordo male, di una media di 500 profughi al mese che dall'Italia potevano venire accolti in Germania. Vorrei sapere se questo numero è confermato o è aumentato.

  NADIA GINETTI. Io vorrei esprimere i miei forti dubbi sulla capacità di questa proposta di regolamento di revisione dell'accordo di Schengen di raggiungere quell'obiettivo e quell'esigenza di sicurezza che tutti i Paesi membri dell'Unione europea chiedono, non soltanto Francia e Germania.
  Dico questo perché è scritto nella proposta, in maniera abbastanza chiara e netta, nel nuovo articolo 27-bis, che i controlli alle frontiere dei Paesi Schengen potranno essere ripristinati per un periodo maggiore, fino a quattro anni, quando si ritenga che lo spazio interno sia messo a rischio da carenze gravi e persistenti nei controlli alle frontiere esterne dell'Unione europea.
  È come se con questa proposta si volessero mettere in relazione le frontiere interne con la frontiera esterna, senza però arrivare a disciplinare la materia del controllo delle frontiere esterne. È come se alla fine si creasse una stortura di sistema, per cui si chiude il passaggio tra Stati, ma non si risolve il problema del controllo sulla frontiera esterna, che a questo punto è il presupposto di sicurezza.
  A mio parere, è assolutamente inimmaginabile dal punto di vista politico pensare a una revisione dell'accordo di Schengen non collegata in un unico pacchetto con la revisione dell'accordo di Dublino, perché le due materie sono strettamente legate.
  Pensare di ripristinare un governo di sovranità nazionale sulle frontiere interne, in violazione del principio cardine della struttura dell'Unione europea, che è appunto la libera circolazione delle persone, come strumento di sicurezza non è coerente con quanto sta accadendo.
  Dico questo perché rispetto ai profughi, che hanno un riconoscimento di protezione internazionale, il riconoscimento di tipo nazionale non è un diritto di asilo europeo. Pur avendo avuto un processo di armonizzazione della materia con le quattro direttive europee, che ben conosciamo (accoglienza, status e così via), il diritto di asilo è nazionale, quindi non esiste il rischio di un profugo italiano che minacci la sicurezza della Germania.
  Pertanto, ripristinare il confine non ha alcun effetto rispetto alla possibilità di controllare il diritto di asilo nazionale degli altri Stati membri. Lo strumento, di fatto, fa ricadere il problema della migrazione e dell'ingresso di personaggi legati al mondo terroristico sui Paesi di primo ingresso, cioè sui Paesi che costituiscono la frontiera esterna, pur sapendo che la maggior parte degli appartenenti a queste organizzazioni criminali che hanno messo in pratica i gravi atti di terrorismo nei Paesi dell'Unione Europea erano già nel territorio dell'Unione.
  In conclusione, l'esigenza di sicurezza non si soddisfa forse strutturando ancor di più, anche in termini di risorse ma soprattutto in termini di operazioni, la cooperazione allo sviluppo con i Paesi di partenza e con i Paesi di transito, rafforzando la lotta al traffico di esseri umani, rafforzando all'interno dello spazio dell'Unione europea la cooperazione di polizia e la cooperazione giudiziaria, per implementare Pag. 10 la capacità di prevenzione e di contrasto interna all'Unione Europea?
  Questa è la mia osservazione. Dati i presupposti, vorrei sapere in primo luogo se non si ritenga che la materia debba essere disciplinata con un unico pacchetto (Dublino e Schengen) e se non si debbano rafforzare, per raggiungere quei livelli di sicurezza, gli altri processi di cooperazione di polizia giudiziaria ancora non completati.

  PRESIDENTE. Do la parola all'ambasciatrice Wasum-Rainer per la replica.

  SUSANNE MARIANNE WASUM-RAINER, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania. Ringrazio i commissari per i suggerimenti, i commenti e tutte le domande che sono state poste. Nell'ambito delle mie possibilità cercherò di rispondere a tutte le domande.
  Per quanto riguarda le domande dell'onorevole Orellana sulle situazioni drammatiche dal punto vista umanitario nei campi libici, noi condividiamo pienamente la posizione secondo cui è molto importante coinvolgere e dare accesso all'Alto commissariato dell'ONU e all'OIM. Siamo, quindi, anche favorevoli alla riflessione italiana per quanto riguarda l'accesso alle ONG internazionali nei centri di trattenimento dei migranti.
  Venendo alle domande sul Regolamento di Dublino, in linea di principio vogliamo mantenere il principio della competenza del Paese di primo arrivo, ma nel sistema Schengen il principio della libera circolazione nelle frontiere interne è fondamentale e non è in discussione.
  L'obbligo della distribuzione di migranti e rifugiati è una strada che dobbiamo percorrere ancora, perché corrisponde al principio di solidarietà che sottende all'Unione europea. È stata avanzata la proposta di un regime sanzionatorio. In linea di principio la Germania – lo dico con la massima cautela – ha molte riserve su un sistema di sanzioni, perché abbiamo visto in passato che, se non si tratta di procedure automatiche – e a oggi di procedure automatiche non ce ne sono – è impossibile arrivare a delle decisioni ed è poi impossibile attuarle. Sicuramente possiamo continuare a rifletterci ed è un'idea legittima in una certa misura, ma secondo la Germania è di difficile attuazione.
  Quanto alle preoccupazioni espresse rispetto alle diverse possibilità di proroghe sempre più lunghe, fino a quattro anni, per l'accordo di Schengen, è un punto di vista del tutto pertinente e dobbiamo veramente evitare abusi di questa possibilità.
  Do una risposta in via generale sulle trattative tra i diversi partiti politici in Germania per la formazione di un nuovo Governo. I colloqui di coalizione, come sapete, due giorni fa si sono conclusi con un nulla di fatto e sicuramente le problematiche legate all'immigrazione hanno giocato un ruolo decisivo. Non era l'unico tema, ma i flussi sono stati un tema determinante.
  Alcuni partiti hanno messo l'accento sui ricongiungimenti familiari, sulle persone che usufruiscono di protezione sussidiaria e sull'idea di introdurre dei massimali. Tuttavia, sarebbe ozioso adesso approfondire questi aspetti, perché in realtà due giorni fa c'è stata una prima conclusione dei colloqui di coalizione e tuttora è totalmente aperta la questione del prosieguo dei colloqui e tra quali partiti, quindi andare a vedere le posizioni dei singoli partiti in questo momento non sarebbe possibile o utile.
  Il senatore Arrigoni ha posto una serie di domande. La prima riguardava il gran numero di richieste di asilo, quali rotte seguono i richiedenti e da dove vengono. Noi abbiamo delle statistiche secondo le quali i richiedenti siriani sono la stragrande maggioranza. Da gennaio a settembre di quest'anno su 140.000 richiedenti asilo totali 35.000 erano siriani, 15.500 venivano dall'Iraq, 10.000 dall'Afghanistan e a seguire dall'Eritrea, dall'Iran, dalla Turchia e dalla Nigeria.
  Mi chiedeva se esistono altre forme di protezione rispetto a quelle che esistono in Italia. Non ce ne sono, ma in Germania abbiamo degli standard giuridici molto rigorosi per quanto riguarda la possibilità di rimpatriare o respingere le persone. Esistono Pag. 11 una serie di motivazioni che impediscono il rimpatrio di una persona la cui richiesta di asilo sia stata rifiutata e che non abbia più diritto ad altre forme di protezione.
  Lei ha parlato del rimpatrio volontario. In Germania il numero di persone che hanno usufruito di un sostegno finanziario per tornare volontariamente nei Paesi di provenienza è andato aumentando in maniera significativa, ma questo non risolve tutti i problemi.
  Il programma di reinsediamento ha molte lacune ed è estremamente inadeguato, sono d'accordo con Lei. Le cifre che erano state concordate non sono state raggiunte. Riguardo ai ricollocamenti previsti tra Germania e Italia, che abbiamo aumentato di 500 unità ogni mese, Le assicuro che da parte tedesca stiamo lavorando molto per raggiungere questi obiettivi, ma a volte addirittura non si trovano persone disponibili per questo tipo di ricollocamento. Da parte tedesca e da parte italiana c'è la massima volontà di arrivare a rispettare questi numeri, non c'è nessun ostacolo politico, ma a volte esistono degli ostacoli fattuali concreti. Non ho i dati attuali e ci possono essere delle fluttuazioni su base mensile. Comunque, le motivazioni non hanno nulla a che fare né con la parte italiana né con la parte tedesca. In entrambi i Paesi esistono dei meccanismi che ne consentono l'attuazione ottimale.

  PRESIDENTE. Il collega Arrigoni le aveva chiesto come arrivano in Germania queste 140.000 persone. Con l'elicottero? Con l'aereo? Certamente non via mare; devono attraversare qualche Paese europeo prima di arrivare in Germania. Le chiedo se avete evidenza di questi flussi.

  SUSANNE MARIANNE WASUM-RAINER, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania. Arrivano da qualsiasi rotta disponibile, continuano ad arrivare per la rotta balcanica, arrivano ancora anche attraverso il Mediterraneo, dopo aver attraversato altri Paesi. Prendono tutte le rotte possibili.

  PAOLO ARRIGONI. Sì, ma se arrivassero attraverso la rotta dei Balcani comunque prima della Germania passerebbero da un Paese di area Schengen. State attuando i controlli alle frontiere, quindi non attuate le cosiddette «riammissioni attive» verso il Paese da cui queste persone arrivano?

  SUSANNE MARIANNE WASUM-RAINER, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania. Non sono in grado di dire nel dettaglio come arrivano. Conosco soltanto i dati complessivi per quanto riguarda gli arrivi in Germania.

  PRESIDENTE. Dovrebbe rispondere alle domande mie, a quelle della senatrice Ginetti e a quella su Triton, se possibile.

  SUSANNE MARIANNE WASUM-RAINER, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania. Per quanto riguarda la relocation, EUNAVFOR MED e Triton, Italia e Germania su tutte queste questioni non sono Paesi che si muovono da soli, sono all'interno di un quadro negoziale.
  Quali altri Paesi potrebbero partecipare per quanto riguarda gli sbarchi di migranti e rifugiati salvati nel Mediterraneo? Purtroppo su quello la Germania non può offrire molto, perché non abbiamo porti sul Mediterraneo. Si tratta di un processo negoziale, in cui noi, come in altri settori, puntiamo sulla solidarietà europea, ma dove la Germania non può intervenire direttamente. Continuiamo a essere disponibili, a dare fondi, a sostenere con unità navali, ma non possiamo mettere a disposizione i porti.

  PRESIDENTE. Le avevo chiesto, ambasciatrice, se ha notizie sulle ONG tedesche, sia quelle che hanno operato nel mar Mediterraneo sia quelle che dovrebbero andare a operare direttamente in Libia. Vorrei sapere se operano ancora o se hanno chiuso la loro attività.
  C'è stata una grande polemica in Italia su questo nei mesi passati, che adesso è terminata.

  SUSANNE MARIANNE WASUM-RAINER, Ambasciatrice della Repubblica Federale di Germania. Purtroppo non ho informazioni aggiornate sull'attività delle ONG, Pag. 12che, non essendo controllate dallo Stato, si muovono in un ambito privato.
  Il Governo federale tedesco ha senz'altro lanciato l'appello di rispettare il codice di comportamento elaborato da parte italiana, ma per quanto riguarda le attività dispiegate nei singoli casi non ho una visione d'insieme.

  PRESIDENTE. Ambasciatrice, la ringrazio. Nel salutarla, ringrazio anche il dottor Ole Grogro, consigliere politico, e la dottoressa Natascia Gudenzi, interprete, augurandoci che la collaborazione tra i due Paesi sia sempre più stretta e importante, per il bene nostro e soprattutto dell'Europa.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.