XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 52 di Mercoledì 5 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brandolin Giorgio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione del Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione, Stefano Screpanti.
Brandolin Giorgio , Presidente ... 3 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione ... 4 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 4 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione ... 4 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 8 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione ... 8 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 8 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione ... 8 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 10 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione ... 10 
Orellana Luis Alberto  ... 10 
Arrigoni Paolo  ... 11 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 11 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione ... 11 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 12 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione ... 12 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 13 
Screpanti Stefano , Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione ... 13 
Brandolin Giorgio , Presidente ... 13 

ALLEGATO: Documentazione consegnata al comitato nel corso dell'audizione ... 14

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIORGIO BRANDOLIN

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, i processi verbali delle sedute precedenti si intendono approvati.
  Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante trasmissione diretta attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati, con inquadratura fissa sul banco della presidenza. Gli interventi degli altri oratori saranno in sonoro.

Audizione del Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione, Stefano Screpanti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del generale di divisione Stefano Screpanti, oggi con noi, insieme ai suoi collaboratori, che presento per quest'audizione.
  Ricordo che il generale di divisione è capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, ed è accompagnato dal tenente colonnello pilota Francesco Corcelli, coordinatore dell'International Coordination Centre dell'operazione Triton di Frontex presso il comando operativo aeronavale di Pratica di Mare; dal tenente colonnello Gianluca Simonetti, capo della sezione criminalità organizzata e misure di prevenzione dell'Ufficio tutela economia e sicurezza del Comando generale, III Reparto Operazioni; dal tenente colonnello Walter Mela, capo sezione altri atti normativi e lavori parlamentari ufficio legislazione, comando generale, VI Reparto, Affari giuridici e legislativi.
  L'audizione si inquadra, generale, all'interno della nostra indagine conoscitiva, come dicevo prima, sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen, con particolare riferimento alle politiche dei Paesi aderenti relative al controllo delle frontiere esterne e dei confini interni.
  Se non ci sono obiezioni, colleghi, do per approvati i processi verbali delle sedute precedenti.
  Se riterrà, generale, possiamo segretare la riunione per le parti che riterrà opportuno.
  Nel ringraziarla, comincio a farle alcune domande di introduzione.
  La prima che vorremmo porle riguarda le eventuali problematiche ricorrenti nel coordinamento tra le attività di Polizia nel controllo delle frontiere marittime comunitarie, così come stabilito nell’operation plan dell'operazione Triton, e soprattutto la gestione delle attività di soccorso effettuata dall'MRCC di Roma allorquando la Guardia costiera richiede l'intervento delle unità navali di Frontex, oggi Agenzia europea, anche se si trovano a distanze elevate dal luogo in cui si verificano gli eventi, e le reazioni politiche degli Stati comunitari di bandiera degli assetti navali interessati.
  Ne abbiamo parlato prima. La domanda è pertinente, puntuale e all'ordine del giorno dei lavori di tutti noi. Le chiediamo se ha, per quanto di sua competenza, delle informazioni al riguardo.
  Scusate, ho dimenticato di dire ai colleghi che la presidente Ravetto è impegnata in qualcosa di molto più importante: è incinta. La sostituisco con gioia.
  La seconda domanda riguarda le modalità e le competenze della Guardia costiera Pag. 4nell'operazione di transhipment di immigrati in alto mare tra imbarcazioni che hanno effettuato il SAR e imbarcazioni che trasportano i migranti in terraferma.
  Dalle audizioni che abbiamo svolto, sia di rappresentanti di organizzazioni non governative sia del rappresentante della Guardia costiera, il contrammiraglio Nicola Carlone, è emerso che la decisione di condurre i migranti nei porti italiani è esclusivamente rimessa al centro per il coordinamento, il famoso MRCC di Roma.
  In particolare, desidereremmo sapere anche da lei perché, quando i migranti sono soccorsi e imbarcati su una nave ad esempio tedesca o olandese, l'indicazione fornita dalla Guardia costiera non è quella di trasferirli su una nave militare dello stesso Paese che muova nel mar Mediterraneo, ma di trasportare i migranti nei porti italiani direttamente, anche quando l'intervento avviene in zone più lontane dalle coste del nostro Paese.
  La terza domanda, che faccio a nome dell'intero Comitato, riguarda i contatti tra ONG e trafficanti libici. Anche di questo abbiamo già parlato.
  Risulta, infine, al Comitato, dalle audizioni svolte, che navi di ONG, come l'unità navale Iuventa dell'ONG tedesca Jugend Rettet, nelle scorse settimane sarebbero entrate in acque territoriali libiche, con tanto di tracciati dei percorsi.
  Le chiediamo, innanzitutto, se risultano anche a voi questi sconfinamenti all'interno del limite delle acque territoriali libiche, fissato a 12 miglia dalla costa, o se si tratta piuttosto di stazionamenti delle unità navali di ONG nello spazio delle cosiddette acque contigue, tra le 12 e le 36 miglia al largo della costa libica.
  Vi sarebbero, altresì, notizie di intercettazioni di comunicazioni tra alcune delle unità navali appartenenti a varie ONG (tedesche, maltesi e spagnole) e persone stazionanti sulla costa libica, pronte a far partire i gommoni dei migranti. Parliamo di questo fenomeno, non più dei barconi, ma dei gommoni.
  Grazie a tali intercettazioni si sarebbe venuti a conoscenza del fatto che dopo poche miglia di viaggio quei gommoni, in piene acque territoriali libiche, sarebbero stati «abbordati» da unità navali di ONG presenti nell'area, che nel frattempo avevano spento i transponder per non essere più localizzabili dalla struttura della Guardia costiera italiana. Gli stessi transponder sarebbero poi stati successivamente riaccesi, una volta «salvati» i migranti, solo in acque internazionali.
  A quel punto, dalle imbarcazioni delle ONG sarebbero partite le chiamate al sistema MRCC di Roma per segnalare un salvataggio imminente, che in realtà era già venuto da tempo. Queste sono notizie di stampa, informazioni che in parte abbiamo avuto anche qui.
  Le chiediamo, per quanto ovviamente di sua competenza, se avete dei riscontri al riguardo, soprattutto con riferimento a eventuali segnali provenienti dai transponder delle unità navali di ONG, che è l'argomento di queste ultime settimane e mesi.
  Io avrei finito, generale, per quanto riguarda la mia introduzione. Come dicevo, lascio a lei la parola per la sua relazione, poi i colleghi faranno le domande e risponderà anche a queste e sarà così gentile da rispondere anche alle mie tre.
  Cominciamo con la sua relazione. Il consigliere mi dice che lei ha presentato non delle slide, ma un libretto, che abbiamo a disposizione: le chiediamo se possiamo consegnarlo ai nostri colleghi.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione. Certo.

  PRESIDENTE. Perfetto. Autorizzo la pubblicazione dei documenti da lei predisposti in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione. Presidente, onorevoli senatori e deputati, mi supporterò nell'esposizione con la proiezione di alcune slide, contenute anche in questo documento. Per fare un'illustrazione organica, cercherò di seguire un discorso che è tracciato in questa presentazione, in cui già ci Pag. 5sono alcune risposte alle domande che lei mi ha posto, signor presidente. Ad altre domande risponderò al termine di questa veloce esposizione.
  Partirei dalla missione istituzionale della Guardia di Finanza, che oggi è fissata in un decreto legislativo, il n. 68 del 2001, che ha attribuito, oltre a compiti di Polizia economico-finanziaria sulla terraferma, anche compiti di Polizia economico-finanziaria sul mare e di contrasto ai traffici illeciti nell'ambito del sistema delle Forze di polizia nazionali previsto dalla legge n. 121 del 1981.
  Per assolvere a questa funzione sia a terra sia a mare, gli appartenenti alla Guardia di Finanza hanno la qualifica di polizia giudiziaria a competenza generale, cioè estesa a ogni genere di reato, di Polizia tributaria, di pubblica sicurezza e di Polizia valutaria.
  I servizi di ordine e sicurezza pubblica in mare sono quelli riservati alle Forze di polizia. È bene distinguere da subito due funzioni fondamentali svolte sul mare, che investono responsabilità diverse: la funzione di Polizia, di contrasto ai traffici illeciti e di tutela dell'ordine pubblico; la funzione di soccorso nel mare, di sicurezza nella navigazione.
  I servizi di ordine e sicurezza pubblica in mare sono disciplinati, per la prima volta nel nostro Paese, dal decreto ministeriale del Ministro dell'interno del 1998, il cosiddetto «decreto Napolitano», che ben fa questa distinzione tra servizio di ordine e sicurezza pubblica in mare e soccorso della navigazione.
  È stato riconosciuto, all'epoca, alla Guardia di Finanza, nell'ambito del sistema delle Forze di Polizia, un ruolo particolare, perché maturato nell'esercizio delle sue funzioni prioritarie, come il contrasto del contrabbando via mare.
  Questo sistema delineato nel decreto Napolitano è alla base del dispositivo di vigilanza in materia di contrasto all'immigrazione clandestina previsto nel decreto interministeriale del 2003, che affida al Ministero dell'interno, direzione centrale dell'immigrazione e della Polizia delle frontiere del dipartimento di Polizia di Stato, il raccordo degli interventi operativi in mare e i compiti di acquisizione e analisi delle informazioni connesse, e suddivide l'attività di prevenzione e contrasto al traffico di migranti in tre fasi.
  Stiamo parlando, appunto, di contrasto, un'attività di vigilanza preventiva in acque internazionali svolta essenzialmente dalla Marina militare, di un'attività repressiva investigativa nel mare territoriale, affidata fino a poco tempo fa alle tre Forze di polizia, e di un'attività di coordinamento nella zona contigua, 12 miglia dal limite del mare territoriale, affidata alla Guardia di finanza.
  Ho detto fino a poco tempo fa dalle Forze di polizia, perché il decreto legislativo n. 177 dello scorso anno, la famosa riforma Madia, ha razionalizzato le funzioni delle Forze di polizia, i comparti di specialità, affidando alla Guardia di finanza la specialità di sicurezza del mare. Per questa finalità è previsto che vengano soppresse le articolazioni navali della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, della Penitenziaria, e che le relative unità navali, tranne alcune eccezioni (isole minori, Venezia e altro) transitino alla Guardia di Finanza. È un processo ancora in corso, fermo restando che la Guardia di Finanza nel mare territoriale è ovviamente la Polizia di sicurezza del mare.
  Ricapitolando, le aree di intervento in mare della Guardia di Finanza sono polizia economico-finanziaria, contrasto ai traffici illeciti, ordine e sicurezza pubblica in mare, concorso in attività di soccorso in mare.
  La missione istituzionale affidata al Corpo è unitaria, nel senso che è identica sia se si sviluppa in mare sia se si sviluppa a terra. Così come i nostri reparti sul territorio, anche la componente aeronavale assicura il presidio degli interessi economici finanziari dello Stato e dell'Unione europea e il contrasto dei traffici illeciti nell'ambito degli obiettivi assegnati dal Ministro dell'economia e delle finanze, da cui il Corpo dipende.
  Quest'unicità del dispositivo del Corpo è possibile perché entrambe le nostre componenti, terrestre e aeronavale, hanno le stesse qualifiche di polizia giudiziaria a Pag. 6proiezione generale, hanno le stesse capacità investigative, maturate anche in ambiente marittimo in decenni di indagini di polizia giudiziaria sui grandi traffici illeciti.
  C'è la possibilità di utilizzare un dispositivo unico nel suo genere. L'azione di contrasto sviluppata a mare contro i grandi traffici illeciti (droga, immigrazione clandestina) presuppone un raccordo veloce e tempestivo sul territorio per avviare le indagini. Questo è possibile grazie al raccordo tra reparto aeronavale e comandi provinciali che sono sul territorio, capaci di realizzare un raccordo immediato con l'autorità giudiziaria.
  Quello che dico è tanto vero che questo grafico dimostra l'efficacia dell'unitarietà dell'azione di contrasto terra-mare. La parte verde di questa slide comprende tutti i sequestri di sostanze stupefacenti fatti in Italia da tutte le Forze di polizia nel triennio 2014-2016. La parte rossa rappresenta quello sequestrato dalla Guardia di finanza, l'80 per cento del totale. Il 75 per cento del totale sequestrato dalla Guardia di Finanza è stato sequestrato in mare a seguito di operazioni di contrasto al traffico di droga a mare.
  Il comparto aeronavale della Guardia di Finanza prevede un dispositivo di proiezione, un punto di contatto e coordinamento per le operazioni navali internazionali, deputato all'esplorazione marittima a lungo raggio, con vigilanza sulle direttrici dai mari aperte ai bacini interni, e una componente regionale, che dipende dai comandi regionali, che vigilano la costa e assicurano il costante coordinamento con i reparti territoriali, e soprattutto il collegamento con l'autorità giudiziaria.
  Il dispositivo di proiezione, che svolge appunto attività nell'alto mare, fa capo al Comando Operativo Aeronavale che ha sede a Pratica di Mare, da cui dipendono i gruppi aeronavali di Taranto, Messina e Cagliari e un Gruppo di Esplorazione Aeromarittima, che dispone di aerei per pattugliamenti a largo raggio su mare, sempre con sede a Pratica di Mare.
  Il dispositivo regionale, che si basa su quindici reparti operativi aeronavali, che dipendono dai comandi regionali su tutto il territorio, è riportato nella slide: ha alle dipendenze 16 stazioni navali, 13 sezioni aeree e 44 sezioni operative navali, tali pressoché da presidiare in maniera efficace tutti gli 8.000 chilometri di costa italiana.
  La flotta navale della Guardia di Finanza si compone di 352 mezzi navali, composti da 3 pattugliatori, 7 pattugliatori veloci, 67 guardacoste e numerose altre unità. Abbiamo due pattugliatori di questa classe: Multiruolo classe Monti, il fiore all'occhiello della Guardia di Finanza, in grado di fare attività di esplorazione navale molto spinta, che in questo momento si trova a ridosso del limite esterno delle acque territoriali libiche per attività di pattugliamento in funzione di contrasto ai traffici illeciti; questo è il più veloce intercettore tra quelli in dotazione alle Forze di Polizia nel Mediterraneo e in Europa, di cui dispone la Guardia di Finanza appunto per inseguimenti a mare molto rapidi.
  Questa è la flotta aerea, che, soprattutto nella sua componente ad ala fissa, utilizziamo proprio per il pattugliamento del mare, sia del Tirreno sia dell'Adriatico, e si basa su 84 mezzi aerei. Il velivolo che impieghiamo per esplorazioni dell'alto mare, del mare aperto, è essenzialmente questo, l’ATR 42, che, oltre ad avere capacità elevate di trasporto passeggeri, permette di ospitare sistemi di videosorveglianza molto avanzati. Questo è per quanto riguarda l'assetto organizzativo.
  Vengo ora a parlare di tre argomenti, che in parte portano l'approfondimento delle tematiche già accennate, cioè il contrasto al traffico di esseri umani via mare svolto dalla Guardia di Finanza attraverso l'attività di Polizia svolta in mare, e soprattutto la collaborazione con l'Agenzia Europea Frontex, che gestisce appunto la cooperazione internazionale delle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea, non dispone di mezzi e personale propri, ma si appoggia ai diversi Stati, che finanzia per promuovere operazioni congiunte e impiegare i dispositivi di questi Stati.
  Oggi, Frontex è l'Agenzia Europea della guardia di confine e costiera, a seguito di una riforma del settembre dello scorso Pag. 7anno, con ampliamento di compiti e organigramma e risorse.
  Le strutture operative di Frontex sono due, a livello centrale e a livello periferico: il Centro di coordinamento nazionale si trova presso il Ministero dell'Interno, Direzione Centrale dell'Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, che assolve alla funzione di raccordo degli interventi operativi in mare; il Centro internazionale di coordinamento delle attività operative, che coordina tutti gli assetti dei Paesi esteri che partecipano alle operazioni aeronavali svolte in Italia, e ha sede presso il Comando Operativo Aeronavale del Corpo, il cui coordinamento è affidato a un ufficiale della Guardia di Finanza, che è presente qui oggi, ed è il Tenente Colonnello Corcelli.
  Ci sono poi centri operativi locali, attualmente presenti nelle sale operative della Guardia di Finanza di Lampedusa, Messina, Cagliari e Taranto. Vi è poi un ufficio interforze a Catania per l'analisi delle informazioni acquisite nell'ambito degli sbarchi.
  La Guardia di Finanza coopera con Frontex dal 2007 e partecipa anche a operazioni aeronavali all'estero. C'è soprattutto un elemento molto importante. In questi tempi, si è molto parlato – è il problema principale della Guardia di Finanza come Forza di polizia – anche di come svolgere un'attività investigativa, l'attività di polizia giudiziaria, in uno scenario in cui, come credo sia già emerso nelle precedenti audizioni ma come ripeterò, è senz'altro prevalente la funzione di soccorso.
  Nelle operazioni Frontex, sulla base degli operation plan delle varie operazione, la Guardia di Finanza ha trovato questa soluzione, questa strada, i cosiddetti liaison officers, gli ufficiali di collegamento nelle operazioni congiunte, previsti dal piano operativo dell'operazione Triton, e che prevedono l'imbarco di Ispettori della Guardia di Finanza con queste funzioni per assicurare il continuo collegamento tra il comandante del mezzo estero, le autorità nazionali e con lo stesso centro di coordinamento. Attraverso un supporto all'esecuzione dell'attività, il supporto all'osservanza della normativa nazionale, si fa in modo che l'acquisizione di elementi utili allo sviluppo dell'indagine avvenga già nel rispetto della normativa italiana per consentire – questo è un tema fondamentale – di utilizzare le informazioni acquisite nei processi penali.
  Nell'alto mare non c'è giurisdizione, non c'è una polizia giudiziaria. Si può esercitare una funzione di polizia giudiziaria utilizzabile qualora il mezzo sia italiano, perché è territorio italiano. Qualora sia il mezzo di uno Stato straniero, bisogna svolgere un'azione di supporto all'approfondimento preliminare degli elementi utilizzabili investigativamente acquisiti in quella occasione, che possa essere poi utilizzato.
  Questo cercano di fare i nostri ufficiali di collegamento, i quali per questa funzione, sulla base delle indicazioni fornite anche dal comando generale della Guardia di Finanza, compilano una relazione, il cosiddetto Incident Report, un documento informativo che contiene una descrizione dettagliata degli eventi, tra cui il numero dei migranti, e soprattutto contiene le prime informazioni e i primi rilevamenti tecnici, anche fotografici, relativi a presunti scafisti ed eventuali cellulari rinvenuti.
  Questo documento, Incident Report, viene poi consegnato in copia agli Organi di Polizia che si trovano nel punto di sbarco, generalmente agenti della squadra mobile della Polizia di Stato o della Guardia di Finanza. Per la Guardia di Finanza, interviene normalmente, all'atto dell'arrivo verso il porto, il personale dei GICO, Gruppo investigazione criminalità organizzata. Sono le strutture investigative di punta del Corpo.
  Questo è un modello di Incident report compilato dagli ufficiali di collegamento, corredato spesso da un servizio fotografico. In questo caso sono un po’ occultate, ma ci sono le immagini dei possibili fiancheggiatori o le immagini del cellulare delle foto rinvenute a bordo, per fare in modo che all'atto dell'arrivo l'indagine di polizia giudiziaria e il possibile utilizzo in sede processuale di questi elementi fortemente indiziari, se non probatori, possano avvenire nelle forme dovute.
  Negli ultimi cinque anni, la Guardia di Finanza ha preso parte a venti operazioni congiunte promosse da Frontex. Attualmente Pag. 8 sono tre quelle importanti. Indalo riguarda le coste spagnole; Poseidon riguarda le coste greche. Ovviamente, la più importante è Triton, che riguarda il tratto di mare prospiciente il confine esterno nazionale antistante le coste siciliane, calabresi e pugliesi. Questa è la visione grafica di queste operazioni.
  Quanto all'operazione Triton, avviata nel 2014 con diverse edizioni, il naufragio dell'aprile 2015, con oltre 700 migranti deceduti, ha portato il Consiglio europeo straordinario nello stesso mese a potenziare l'operazione con maggiori risorse finanziarie a sostegno dell'operazione. A oggi, partecipano circa 27 Paesi membri.
  L'obiettivo di Triton, in base al suo piano operativo, è il pattugliamento del bacino Mediterraneo centrale per il contrasto ai traffici migratori illegali provenienti dal Nord Africa e il rafforzamento dello scambio informativo.
  Lo stesso piano operativo, così come la normativa comunitaria, ricorda però che questa funzione recede inevitabilmente di fronte a esigenze di soccorso e salvaguardia della vita umana in mare e prevede che in questo caso il coordinamento delle operazioni, che fino al momento in cui l'operazione ha una funzione di contrasto di Polizia fa capo ai centri di coordinamento nazionale e internazionale, passi in capo al centro di coordinamento internazionale di soccorso marittimo.

  PRESIDENTE. Se riusciamo a saltare qualche slide, per il tempo...

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione. Perfettamente. Triton è, quindi, un'operazione di polizia del mare, dove le funzioni di sorveglianza e di contrasto devono necessariamente integrarsi. Questo dà una visuale di dove si estende l'area di pattugliamento Triton, che oggi arriva fino a circa 70 miglia nautiche dal limite esterno delle acque territoriali libiche.
  Questi sono alcuni dati degli eventi di Triton e dati autonomi della Guardia di Finanza. Ovviamente, oltre Triton vi sono altre due operazione: Mare Sicuro ed EUNAVFOR MED, una che fa capo alla Marina militare, una all'Europa.
  Esistono coordinamenti molto stretti tra queste tre operazioni attraverso ufficiali di collegamento. Vi sono ufficiali delle capitanerie di porto e della Marina militare presso il Centro internazionale di coordinamento e c'è un ufficiale del Corpo a bordo dell'incrociatore San Giusto dell'EUNAVFOR MED (Sophia).
  Ci sono due scenari, oggi, di contrasto all'immigrazione: uno scenario del basso Adriatico e alto Ionio, giustamente meno conosciuto perché meno alla ribalta, ma dove c'è un'incisiva azione di contrasto, dove il fenomeno si manifesta in maniera – passatemi il termine – più tradizionale, nel senso che si cerca di sfuggire al controllo per sbarcare e arrivare sulla costa; nel tratto del Mediterraneo meridionale, invece, si provoca l'intervento delle navi statali e pubbliche per...

  PRESIDENTE. Avete dei numeri sullo scenario del basso Adriatico?

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione. Non sono assolutamente paragonabili.
  Questa è la valutazione dello scenario antistante la costa libica. Gli eventi migratori avvengono prevalentemente con mare calmo, in un'area compresa tra 12 e 24 miglia dalle coste libiche. Le partenze dalla Libia si concentrano tra Zuwara e Sabratha, che tra loro distano 25 miglia nautiche. Generalmente, i trafficanti utilizzano imbarcazioni fatiscenti a perdere, gommoni o barche in legno, e la chiamata arriva subito dopo la partenza, e quindi l'azione di soccorso è senz'altro provocata.
  I nostri reparti tengono conto, per l'avvio delle indagini di polizia giudiziaria, delle direttive impartite dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo già dal 2014, ed è assicurato il coordinamento tra le unità navali in mare e l'autorità giudiziaria.
  Secondo le istruzioni date al comando generale, prima dello sbarco i nostri reparti Pag. 9devono provvedere all'identificazione dei migranti, al sequestro di documenti e appunti che possono consentire l'identificazione degli scafisti e all'eventuale sequestro di apparecchiature GPS. Dopo lo sbarco, si procede con gli ulteriori adempimenti, seguendo le indicazioni dell'autorità giudiziaria.
  Sul piano investigativo, le deleghe che la Guardia di Finanza ha ricevuto dalla magistratura negli ultimi anni sono riportate nella slide. Se si guarda il 2016, si trovano 231 attività di indagine svolte e 199 concluse. È recente una delle operazioni più importanti, l'operazione «Scorpion fish», conclusa il 16 giugno: 15 provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di soggetti tunisini e italiani, appartenenti a un'associazione per delinquere transnazionale, dediti al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
  Attraverso indagini investigative lunghe e complesse, con adeguati apparecchi, si riesce a risalire all'organizzazione, anche se poi queste indagini trovano un limite nella cooperazione internazionale.
  Ovviamente, come dicevo, l'azione di contrasto a mare trova un limite nella primaria esigenza della salvaguardia della vita umana in mare, prevista dalla Convenzione internazionale di Amburgo del 1979, a cui l'Italia ha aderito, e che è declinata in una serie di accordi tecnici.
  Relativamente al tema del porto sicuro – è una delle sue domande, signor presidente – la normativa internazionale, una certa interpretazione prevalente, che diventa poi il parametro di valutazione di come queste operazioni vengono condotte ad esempio da parte della magistratura quando vengono a sua conoscenza per varie ragioni, è la seguente: in caso di evento SAR, dichiarato in acque territoriali di un Paese estero, o nelle acque internazionali ricomprese all'interno della zona SAR di Stato estero, l'autorità deputata al coordinamento del soccorso marittimo è il centro di coordinamento dello Stato competente per quell'area SAR.
  Se, però, non è possibile attivare l'autorità SAR responsabile per area, perché non esiste lo Stato, lo Stato è fortemente disgregato, come attualmente avviene nel Mediterraneo centro-meridionale, il compito del coordinamento delle attività di soccorso marittimo e le conseguenti responsabilità in caso di omissione rimangono in capo all'autorità che ha ricevuto per prima notizia dell'evento.
  Oggi, se i colleghi del Comando Generale Capitanerie di Porto, dove è allocato questo centro di coordinamento, che ricevono questa chiamate provano ad attivare il centro di coordinamento libico e non trovano risposta, sono responsabili della gestione.
  Il luogo sicuro di sbarco, tecnicamente definito place of safety, è assegnato secondo l'interpretazione prevalente delle norme internazionali presso il territorio dello Stato titolare del coordinamento dell'attività di soccorso, sempreché questo Paese sia in grado di accogliere le persone. Il principio è che il porto di destinazione segue allo stato attuale la responsabilità del soccorso, che secondo il diritto internazionale si completa con l'arrivo in un porto sicuro, ripeto, almeno secondo la prassi adottata.
  In questa slide, su cui sorvolo, c'è nei dettagli la procedura seguita per richiedere il porto sicuro. Sostanzialmente, c'è una richiesta dell'unità navale, che viene veicolata alla direzione centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere del Ministero dell'Interno, che la rivolge al dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, che a sua volta sceglie il posto.
  Nell'arrivo al porto nazionale si riesce molto spesso a svolgere alcuni approfondimenti, che poi consentono di risalire agli scafisti. Queste sono alcune operazioni che sono state concluse con l'arresto di responsabili sulla base di attività svolta all'arrivo nel porto.
  Tengo a sottolineare che nell'operazione di Triton vi è anche un'azione di contrasto, forse meno nota, ai traffici illeciti, in genere soprattutto di sostanze stupefacenti. Tra gennaio 2016 e maggio 2017, oltre 9 tonnellate di droga sono state sequestrate con un contributo dei mezzi navali e aerei di Triton. Queste sono alcune operazione sui cui dettagli sorvolo, ma che dimostrano che l'operazione in sé ha una funzione di Pag. 10tutela delle frontiere marittime europee a 360 gradi.
  Che cosa sta avvenendo adesso per quanto riguarda la collaborazione con la Libia?
  Da quest'anno, a seguito della ripresa della collaborazione del Governo nazionale con la Libia, si sta cercando di supportare la Guardia costiera della Marina militare libica nel riprendere una certa autonomia dei suoi pattugliamenti.
  A febbraio 2017, a bordo dell'unità navale dell'EUNAVFOR MED, operazione «Sophia», sono stati intrapresi i primi cicli di formazione di un'aliquota di 28 militari della Guardia Costiera e della Marina militare libica. La foto sopra è la nostra scuola nautica di Gaeta, dove 39 militari ad aprile 2017 sono stati addestrati su quattro unità navali già di loro proprietà, che erano già presenti in Libia, che durante la primavera araba del 2011 sono state un po’ danneggiate. Sono state recuperate dalla Guardia di Finanza, riportate in Italia, riparate e, proprio ad aprile, riportate in Libia dopo che i militari della Guardia Costiera e della Marina militare libica sono stati addestrati. Nella foto sotto c'è la base militare della Guardia Costiera della Marina militare libica, dove queste unità oggi sono.
  Come Guardia di Finanza, siamo stati un paio di settimane fa di nuovo a Tripoli per fare assistenza tecnica, e stiamo organizzando una serie di missioni presso questa base navale per garantire semplicemente l'assistenza tecnica e la manutenzione di queste unità.
  Le unità navali libiche sono già operative e in alcuni casi hanno fatto interventi di soccorso. L'11 maggio, è stato uno dei casi in cui la chiamata di soccorso è pervenuta al Centro di coordinamento italiano. Questo ha allertato la Guardia costiera libica, che ha risposto facendo il soccorso utilizzando le proprie unità come inizio di un'attività autonoma che sta avvenendo, anche se tra un po’ di difficoltà.
  Mi fermo qui con l'illustrazione. Chiederei se fosse possibile l'attivazione per breve tempo di una procedura riservata per rispondere ad alcuni suoi quesiti.

  PRESIDENTE. Apprezzate le circostanze, propongo di proseguire l'audizione odierna in seduta segreta.

  Il Comitato delibera quindi all'unanimità di procedere in seduta segreta (i lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione. Vi ringrazio e resto a disposizione per rispondere alle vostre domande.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Anticipo che farò la domanda e poi dovrò scappare via, perché in Commissione ambiente tra poco inizia la seduta, cui vorrei essere presente.
  Ringrazio il Generale per tutti i dati, molto interessanti, ma vorrei fare riferimento adesso a un'intervista che è uscita oggi dell'inviato speciale dell'UNHCR sul Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel, che ha segnalato al El País i risultati modesti dell'operazione «Sophia». Segnalava anche che andrebbe vietata l'esportazione di motori da barca in Libia, in quanto sono questi che fanno muovere i gommoni. Segnalava anche che ci sono Paesi extra europei, ma anche europei, che comprano illegalmente petrolio in Libia da soggetti che poi organizzano anche il traffico di esseri umani. Voleva un impegno maggiore.
  Aggiungeva che sono quattro i Paesi europei che stanno facendo proprio questo traffico illegale. Alla stampa non ha voluto dichiarare il nome. Mi chiedo se anche queste cose sono di vostra competenza, quanto corrispondono al vero. Sono rimasto un po’ sorpreso nel leggere queste dichiarazioni. Ha anche detto che le mafie sono note, da chi sono composte, e che si dovrebbe indagare di più e meglio da parte degli Stati membri. Ovviamente, non parlava assolutamente in modo specifico dell'Italia, ma richiamava Interpol ed Europol. Credo che il vostro ruolo sia importante. Vorrei chiedere di commentare su questo.
  Credo che questa domanda sia, invece, più di attualità: quanto ritenete possibile Pag. 11che il punto di salvezza, il POS, come è stato detto, possa non essere un porto italiano? Che cosa pensate di quest'ipotesi, che non è tanto un'ipotesi, ma proprio una concreta proposta?
  Mi scuso, ma devo proprio scappare.

  PAOLO ARRIGONI. Innanzitutto, prendo atto della schiettezza in ordine al documento che ci ha lasciato: voi utilizzate la terminologia «clandestini», come effettivamente si dovrebbe... È una semantica che è stata messa in discussione. Prendo atto che la Guardia costiera utilizza correttamente questo termine.
  Quanto ai quattro guardacoste di cui ha parlato, sono stati riportati in Italia per un'operazione di manutenzione. La formazione del personale della Guardia Costiera libica, che lei ha detto riguarda la Marina militare – sappiamo che in Libia c'è almeno un'altra Guardia Costiera –, è stata fatta esclusivamente dalla Guardia di Finanza o anche dalla nostra Guardia Costiera italiana?
  La seconda domanda è questa, anzi le domande sono due.
  Le operazioni di search and rescue che hanno visto protagonista la Guardia di Finanza sono partite all'interno dell'area SAR di Malta, ancorché non riconosciuta dall'IMO, l'organismo internazionale. Noi sappiamo che Malta è l'unico Paese dell'Europa la cui area SAR non è riconosciuta internazionalmente. In quel caso, se c'è stato, la Guardia Costiera ha attivato l'MRCC di Malta o, conoscendo già preventivamente una risposta negativa, ha attivato l'MRCC di Roma?
  Ancora, è mai capitato che imbarcazioni della Guardia di Finanza siano state oggetto di un'operazione congiunta con delle ONG? Noi abbiamo appreso che alcune ONG hanno delle imbarcazioni non adeguate a portare a bordo del personale, ma fanno delle operazioni di primo soccorso, forniscono giubbotti e così via. Poi queste persone sono state portate a bordo da parte delle vostre imbarcazioni. Se ci sono stati dei casi di questo genere, vi ricordate quali erano le ONG interessate?
  Infine, ho l'ultima domanda. La Libia ha un'area SAR, ma non ha un MRCC. Sappiamo che si sta operando perché la Libia si doti di un MRCC: la Guardia di Finanza sta collaborando fattivamente perché questo MRCC in Libia si possa realizzare? Vorrei anche un suo parere autorevole per organizzare l'MRCC. Un conto è scrivere di voler fare l'MRCC sulla carta, ma deve esserci la realizzazione, un'organizzazione, la formazione del personale: quanto tempo, secondo lei, necessita a partire da un obiettivo di realizzazione sulla carta fino alla realizzazione di un'MRCC pienamente operativa, che possa assolvere a un compito importante nel Mediterraneo, e che faccia in modo che l'Italia non rimanga l'unico POS ormai da più di un anno attualmente operativo nel Mediterraneo?

  PRESIDENTE. Vorrei fare anch'io una domanda, ma velocissima.
  L'ha già fatta in parte il collega Arrigoni, che, come avete sentito, è molto preparato e anche molto moderato, in questa istituzione. Al Senato, non so.
  Proprio relativamente a questo discorso delle zone SAR, facendoci leggere le sue slide, ci ha fatto ampiamente capire che esiste soltanto l'MRCC di Roma in questo momento. Malta non è in grado, la Libia non ce l'ha, della Tunisia non ho ben capito se l'abbia o meno. Gli unici a cui questi sanno che possono rivolgersi per avere una risposta affermativa è il nostro di Roma. Siamo in un cul-de-sac, se si può dire così.
  Di tutto ciò che stiamo dicendo, sostanzialmente, da quello che ci ha fatto vedere lei, che sappiamo, l'unico centro di coordinamento a cui ci si può rivolgere è Roma, e a quel punto è l'Italia che si deve prendere questi disgraziati, tanto per capirci. Anch'io vado sulla domanda di Arrigoni per capire come e con che tempi è possibile dare una risposta, che devo dire la comunità italiana sta attendendo.

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione. Comincio a rispondere a partire dalla sua domanda e risalgo poi a quella del senatore.
  Sì, è vero, nel Mediterraneo meridionale l'unico centro di soccorso purtroppo è quello italiano, attesa anche la poca collaborazione di Malta. Pag. 12
  In realtà, c'è l'idea di fare in Libia due centri: un centro marittimo di soccorso e una sala operativa di contrasto. Due cose si vogliono fare. E c'è la direzione centrale dell'immigrazione e della polizia di frontiera che con l'Unione Europea sta mettendo a punto un progetto per creare queste due strutture. Nel MRCC libico ci dovrebbe essere l'apporto della Guardia Costiera italiana, che appunto è competente nel soccorso. Nella sala operativa ci dovrebbe essere il supporto principale della Guardia di Finanza, anche per svolgere azioni di contrasto e investigative.
  Già c'è stato un sopralluogo il mese scorso, cui ha partecipato anche un nostro ufficiale, oltre a funzionari della Guardia Costiera e del Ministero dell'Interno, per individuare i locali in cui realizzare questi due centri. Credo che il progetto alla fine di quest'anno, una volta stanziati i finanziamenti, di cui adesso in dettaglio non conosco l'importo ma che sono significativi, potrà essere realizzato.
  Non sono in condizione di fare previsioni sui tempi, atteso anche lo scenario libico, che, come è noto, presenta dei margini di incertezza, ma l'auspicio è che, se queste iniziative avanzano con i tempi previsti, da qui all'inizio dell'anno prossimo qualcosa si possa realizzare. Ovviamente, siamo però nel campo delle previsioni e in uno scenario indubbiamente complesso. Sono due gli obiettivi da realizzare in Libia, un centro di soccorso e una sala operativa più per contrasto.
  La Guardia di Finanza è stata oggetto di operazioni congiunte con le ONG. Immagino che lei si riferisca alle operazioni di trasbordo di migranti presi dalle ONG. Come Guardia di Finanza, no, ma dobbiamo dire che come coordinatori di Triton sappiamo che alcune nave di Triton spesso sono state impiegate per operazioni di trasbordo.
  Sappiamo anche che Frontex ha un po’ avanzato delle perplessità su questa procedura, perché giustamente il compito è principalmente di sorveglianza delle frontiere marittime. Credo che ultimamente questa cosa sia gestita in maniera diversa. Devo anche dire che all'impiego delle navi di Frontex per trasbordi si è ricorsi proprio in quelle giornate di eventi limite, di una serie di eventi contestuali eccezionali, per cui si faceva fatica. Come Guardia di Finanza non siamo stati direttamente interessati, ma come Triton sì.
  Negli eventi SAR in cui siamo stati interessati la Guardia Costiera ha preventivamente interpellato Malta? Il nostro ingaggio in SAR arriva a seguito dell'attivazione. Non siamo a conoscenza dei passaggi precedenti. Non sono in condizioni di dare una risposta sicura a questa domanda.
  La riparazione delle quattro unità e l'addestramento degli equipaggi è stata fatta dalla Guardia di Finanza presso la Scuola nautica di Gaeta nel mese di aprile. Adesso, periodicamente stiamo tornando per svolgere assistenza tecnica.
  Verrei ora alla domanda del senatore Orellana, alla prima, perché non ho ben centrato la seconda. Sulla prima, però, vorrei chiedere la procedura riservata, se fosse possibile.

  PRESIDENTE. Apprezzate le circostanze, propongo di proseguire l'audizione odierna in seduta segreta.

  Il Comitato delibera quindi all'unanimità di procedere in seduta segreta (i lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione. Quanto alla seconda domanda, non ricordo bene... Forse si intersecava con la sua, sostanzialmente. Di fatto, nel Mediterraneo centrale, l'attuale disciplina del porto sicuro, per effetto di quest'applicazione della normativa comunitaria, fa capo all'Italia. Purtroppo, è così. Adesso la focalizzo meglio. C'è la possibilità, in prospettiva, di destinare parte di questi migranti in altri porti?
  Qui ci troviamo in un campo in cui è decisiva la collaborazione, l'adesione internazionale. Se ci fosse, sarebbe gestibile. Da un punto di vista tecnico, l'operazione è sicuramente gestibile. Occorre, ovviamente, la collaborazione degli altri Stati. Pag. 13
  Per gestire il divieto di accesso dei porti in presenza di determinati presupposti, la Convenzione di Montego Bay e lo stesso codice della navigazione prevedono la possibilità di regolamentare, di inibire il transito in determinate aree per ragioni di sicurezza. Ovviamente bisognerebbe regolamentare nel dettaglio, motivare, introdurre magari anche dei dispositivi sanzionatori a corredo, oltre, eventualmente, a quelli che ci sono. Credo che lo scenario che si sta delineando vada seguìto dagli organi tecnici che devono applicare queste disposizioni con l'attenzione necessaria per essere pronti ad attuare le direttive che saranno impartite al riguardo.

  PRESIDENTE. Per chiudere quest'argomento, come avrà capito di attualità in questo momento, tecnicamente e normativamente ci ha spiegato che arrivano in Italia, ma le normative, le convenzioni internazionali potrebbero dare la possibilità all'Italia di motivare non dico la chiusura di porti, ma di trovare altre soluzioni che non siano soltanto l'organizzazione del trasporto sulle coste italiane, giusto?
  Ovviamente, c'è la volontà politica europea...

  STEFANO SCREPANTI, Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione. Con la ricerca di una collaborazione degli altri Stati. È difficile imporre unilateralmente determinate azioni. Come organi di controllo, come organi tecnici incaricati di attuare, seguiamo con attenzione l'evoluzione dello scenario per adeguare le nostre linee d'azione di conseguenza.

  PRESIDENTE. La ringrazio e ringrazio anche i suoi collaboratori che l'hanno accompagnata. La ringrazio anche per la disponibilità a darci tutte queste informazioni e questo libro, manualetto delle vostre operazioni e componenti. La saluto anche a nome della presidente. Speriamo di aver fatto un buon lavoro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.

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ALLEGATO

Indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'Area Schengen, con particolare riferimento alle politiche dei paesi aderenti relative al controllo delle frontiere esterne e dei confini interni: audizione del Capo del III Reparto – Operazioni della Guardia di Finanza, generale di divisione, Stefano Screpanti.

DOCUMENTAZIONE CONSEGNATA AL COMITATO
NEL CORSO DELL'AUDIZIONE

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