XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 21 di Mercoledì 30 marzo 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione dell'Ambasciatore di Slovenia in Italia, S.E. Bodgan Benko.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Benko Bodgan , Ambasciatore di Slovenia in Italia ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 5 
Benko Bodgan , Ambasciatore di Slovenia in Italia ... 5 
Ravetto Laura , Presidente ... 6 
Benko Bodgan , Ambasciatore di Slovenia in Italia ... 6 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Benko Bodgan , Ambasciatore di Slovenia in Italia ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 7 
Orellana Luis Alberto  ... 7 
Benko Bodgan , Ambasciatore di Slovenia in Italia ... 7 
Ravetto Laura , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione attraverso il circuito chiuso della Camera dei deputati. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.

Audizione dell'Ambasciatore di Slovenia in Italia, S.E. Bodgan Benko.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'ambasciatore di Slovenia in Italia, S.E. Bogdan Benko, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen. Ambasciatore, grazie di essere qui da noi. Lei è uno degli opinion leader che stiamo ascoltando, in relazione alla situazione di Schengen in Europa e nell'area Schengen, ovviamente. Abbiamo invitato già molti ambasciatori. Abbiamo audito gli ambasciatori di Francia, Germania, Gran Bretagna, Ungheria, Austria, Russia, Danimarca, Svezia e Norvegia, oltre che gli ambasciatori di Tunisia, Egitto, Marocco e Israele. Ascolteremo l'ambasciatore della Polonia la prossima settimana. Oggi abbiamo il piacere di avere lei. La ringraziamo e le chiediamo prima di tutto se può riferire al Comitato elementi di conoscenza sulle motivazioni della decisione assunta, a suo tempo, dal Governo sloveno di reintrodurre i controlli alle proprie frontiere interne e la posizione del suo Governo sulla road map presentata dalla Commissione europea per il ripristino di un normale funzionamento dell'area Schengen, quindi se ci può descrivere gli eventi, ambasciatore, anche perché vengono riportati fatti dalla stampa, di cui desideriamo avere appunto, in viva voce da lei, elementi di fatto.
  Il secondo punto su cui ci piacerebbe avere qualche sua riflessione è relativo alla rimozione della barriera al confine con la Croazia, lungo l'area del fiume Dragogna nella penisola istriana. Risulta, infatti, al Comitato, in particolare da un'Agenzia Nova del 24 marzo 2016, che la Slovenia abbia innalzato circa 160 chilometri di filo spinato lungo diversi tratti del confine sloveno-croato. Secondo quanto dichiarato dal Ministro della difesa slovena, i militari sloveni avrebbero iniziato a rimuovere, il 24 marzo scorso, il filo spinato della barriera al confine con la Croazia, lungo l'area del fiume Dragogna nella penisola istriana. Il premier sloveno, Miroslav Cerar, avrebbe aperto nei giorni scorsi alla possibilità di arrivare a una rimozione degli ostacoli tecnici al confine, una volta assicurata la chiusura della rotta balcanica; quindi anche su questo le chiediamo la posizione del suo Governo.
  Le chiediamo anche la posizione del suo Governo in relazione alle nuove proposte presentate dalla Commissione europea per la gestione delle migrazioni. Come sa, nel settembre 2015 la Commissione europea ha presentato nuove proposte di gestione delle migrazioni nell'Unione europea. In particolare, è stato deciso il ricollocamento di 120.000 richiedenti asilo all'interno dell'Unione europea, in aggiunta alla proposta di maggio 2015 di ricollocarne 40.000. Purtroppo, registriamo che queste ricollocazioni non sono esattamente implementate e che ci sono anche dei Paesi che hanno dimostrato una certa contrarietà, anche a posteriori, rispetto a queste decisioni. Le Pag. 4chiediamo se può dirci qual è la posizione della Slovenia in questo senso e anche qual è la posizione del suo Paese in relazione agli esiti della riunione del Consiglio dei ministri dell'interno europei che si è tenuta il 25 marzo 2016. In particolare, il Consiglio si è concluso con l'impegno di accelerare sulle misure già concordate in materia di antiterrorismo, quindi a uno scambio maggiore di informazioni di intelligence. Per quanto risulta al Comitato, è particolarmente in discussione un file relativo a una Polizia di frontiera esterna comune. Le chiediamo anche su questo la posizione del suo Paese.
  Naturalmente l'audizione è pubblica e ci sono le agenzie in ascolto, per cui, se lei desidera fare qualche commento che non ritiene di rendere pubblico e che vuole secretare, lo dice e noi chiudiamo il circuito.
  Le lascio la parola. Poi interverranno i colleghi per le domande.

  BODGAN BENKO, Ambasciatore di Slovenia in Italia. Grazie presidente, onorevole Laura Ravetto, e onorevoli signore e signori. Prima di tutto vorrei ringraziare per l'invito a questa audizione presso il Comitato Schengen. Mi fa veramente onore e piacere questo invito. Vorrei cominciare partendo da un incontro di lavoro che ho avuto a novembre 2013 con Kristalina Georgieva che era, in quell'anno, Commissario europeo per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi. La signora Georgieva ha parlato con me e con tutti gli altri membri del Governo di Slovenia della questione dei profughi in Siria e nei Paesi limitrofi alla Siria. Poi, ci sono stati degli avvertimenti che sarebbero dovuti essere considerati con molta attenzione.
  Vorrei citare anche quanto detto dall'Alto Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati a giugno 2015. Il numero di rifugiati in fuga dal conflitto in Siria nei Paesi limitrofi ha superato i 4 milioni e la crisi siriana si è confermata così la più grande crisi al mondo di rifugiati provenienti da un singolo Paese e sotto il mandato dell'Alto Commissariato. Per quasi un quarto di secolo, la Turchia ha ospitato circa il 45 per cento di tutti i rifugiati siriani nella sua regione. Inoltre, almeno 7 milioni di persone, o anche più, sono state sfollate all'interno della Siria stessa. Molti di loro sono in condizioni critiche e in luoghi difficili da raggiungere. Con tutti questi avvertimenti, sapevamo che, alla fine, i rifugiati, e non solo, avrebbero preso la strada verso l'Europa.
  Presidente e onorevoli, vorrei continuare con una breve descrizione cronologica degli eventi significativi della crisi migratoria che coinvolge anche la Slovenia sulla cosiddetta «rotta balcanica», dal settembre del 2015 fino a marzo di quest'anno.
  Il 17 settembre 2015, l'Ungheria ha chiuso il confine con la Serbia. Sappiamo che la rotta balcanica passa attraverso Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Croazia e Slovenia e arriva fino in Austria e in Germania. Con la chiusura del confine con la Serbia, i profughi si sono diretti verso la Croazia e la Slovenia. Nella prima ondata che è durata cinque giorni, in Slovenia sono entrate più di 3.600 persone.
  Il 17 ottobre, l'Ungheria ha chiuso anche il confine con la Croazia e i profughi hanno preso la strada verso la Slovenia; così è iniziata una nuova ondata di profughi. Le cose sul confine tra Slovenia e Croazia si iniziavano a complicare: la parte croata mandava i profughi oltre il confine, senza preavviso e in modo dispersivo, rendendo difficile il controllo, la registrazione e l'accoglienza dei profughi.
  L'Assemblea nazionale slovena, a fronte della crisi, ha sostenuto emendamenti alla legge sulla difesa, permettendo all'Esercito di proteggere il confine di Stato insieme alla Polizia.
  Il 21 ottobre in Slovenia abbiamo registrato il maggior numero di profughi entrati in un giorno: 12.600.
  Il 26 ottobre, al vertice dei leader dell'Unione europea e dei Paesi dei Balcani occidentali a Bruxelles, i Paesi partecipanti si sono impegnati a migliorare lo scambio reciproco di informazioni sul flusso dei profughi sulla rotta dei Balcani e hanno preso anche la decisione di aiutare la Slovenia con 400 agenti di polizia, provenienti Pag. 5dagli Stati membri dell'Unione europea, che ben presto hanno cominciato ad arrivare in Slovenia.
  Il 27 ottobre, la Slovenia, in accordo con la Croazia, ha introdotto un nuovo sistema di accoglienza dei profughi alla frontiera. I profughi cominciano ad arrivare in un modo più organizzato: con il treno giungono a Dobova che è una città sul confine tra i due Paesi, dove vengono assistiti dalle Forze dell'ordine, volontari e medici, quindi vengono curati e registrati; poi proseguono fino a Šentilj e vengono consegnati all'Austria.
  Il 4 novembre 2015, l'Assemblea nazionale slovena conferma la modifica della legge sull'organizzazione e sul lavoro della Polizia, alzando il limite di età per i riservisti. Inoltre, per facilitare la gestione dei flussi migratori, si coinvolge del personale ausiliario attraverso lavori pubblici, associazioni di volontari, organizzazioni umanitarie, Protezione civile eccetera.
  Il 6 novembre, la Commissione europea ha stanziato più di 10 milioni di aiuto per l'emergenza in Slovenia e per far fronte alla crisi migratoria.
  L'11 novembre, in Slovenia, al confine con la Croazia, cioè nella zona di Veliki Obrez e di Gibina, inizia l'installazione di filo spinato. In alcune zone sul confine, la popolazione locale ha cominciato a protestare contro il filo spinato che, in parte, è stato sostituito con pannelli o altre barriere per fare i corridoi per i flussi migratori.
  Il 18 novembre, la Serbia e la Macedonia hanno limitato l'ingresso dei migranti, lasciando passare solo persone provenienti dall'Afghanistan e dall'Iraq.
  Il 19 novembre, i Paesi Bassi hanno proposto la creazione di un cosiddetto «mini Schengen», cioè di una piccola area senza frontiere interne nella quale non ci sarebbe stata la Slovenia. La proposta, sebbene non passata, ha causato molta agitazione politica interna in Slovenia.
  Il 29 novembre, l'Unione europea e la Turchia hanno concordato un piano congiunto per la gestione dei flussi migratori.
  A dicembre 2015, il numero di migranti della seconda ondata di profughi che è entrata in Slovenia ha superato i 300.000.

  PRESIDENTE. Ambasciatore, scusi se la interrompo. Possiamo dire che la Slovenia è contraria a qualunque ipotesi di «mini Schengen», anche a livello ideale, al di là dell'essere compresi o meno nel progetto olandese?

  BODGAN BENKO, Ambasciatore di Slovenia in Italia. La Slovenia è contraria a questa idea, ma il mio parere è che era più una mossa per i negoziati che una idea vera e propria.
  Il 7 dicembre 2015, l'Austria ha cominciato ad applicare un controllo più severo alla frontiera con la Slovenia e al valico di Šentilj.
  Il 15 dicembre 2015, la Commissione europea ha proposto un pacchetto di misure per controllare meglio le frontiere esterne dell'Unione europea e, tra l'altro, la creazione di un sistema europeo di confine, come quello della Guardia costiera anche con diritto di intervenire nelle parti problematiche della frontiera esterna senza essere invitata dai membri interessati. Per la Slovenia, queste idee sono accettabili. In Slovenia, pensiamo che sarebbe bene avere una Guardia europea sul confine e una Guardia costiera e che, in questo senso, si dovrebbero rafforzare Frontex e le altre agenzie nonché prevedere delle tecnologie moderne per il controllo esterno. Schengen ha due dimensioni: quella del confine esterno che deve essere rafforzato e la dimensione interna della libera circolazione di persone, beni, idee e così via.
  A gennaio del 2016, i violenti eventi a Colonia hanno avuto un forte impatto sull'opinione pubblica riguardo alla politica della «porta aperta» e la Germania ha cominciato a rivedere la legislazione in materia d'asilo in questo settore.
  Il 4 gennaio di quest'anno Svezia e Danimarca hanno imposto controlli temporanei per limitare l'afflusso di migranti dalla Germania. La Germania e l'Austria hanno cominciato a respingere persone che non intendevano chiedere asilo, ma volevano solo transitare verso la Scandinavia. L'Austria ha cominciato anche a rifiutare l'ingresso a chiunque avesse dato dei falsi dati sul Paese d'origine. Pag. 6
  Il 9 gennaio il numero di profughi in Slovenia ha superato i 400.000.
  Il 18 gennaio il premier sloveno Miro Cerar ha suggerito che, al fine di arginare il flusso dei migranti, l'Unione europea dovrebbe non solo aiutare la Grecia, ma anche la Macedonia. Ciò avrebbe creato una sorta di seconda linea di difesa.
  Il 20 gennaio i rappresentanti del Governo austriaco, delle province e dei comuni austriaci, hanno deciso che l'Austria avrebbe accettato 37.500 richiedenti asilo nel 2016 e un totale di 127.500 entro la metà del 2019. L'Austria, a gennaio, ha cominciato a respingere coloro che non avrebbero presentato domanda d'asilo in Germania o in Austria.
  L'11 febbraio 2016, la NATO ha deciso di collaborare nella prevenzione del traffico di migranti nel mar Egeo, tra la Turchia e la Grecia.
  Il 14 febbraio, le autorità per la sicurezza austriache hanno informato Ljubljana che l'Austria stava modificando i criteri di ingresso per ogni singolo migrante inviato dalla Slovenia. L'Austria chiedeva l'identificazione del Paese di origine e lo scopo del viaggio e, nei primi giorni, ha rifiutato l'ingresso a 154 persone. L'Austria ha annunciato che, a partire dal 19 febbraio, avrebbe accettato fino a 80 richieste d'asilo al giorno. Tuttavia, allo stesso tempo, ogni giorno 3.200 persone hanno espresso l'intenzione di chiedere l'asilo in uno dei Paesi confinanti. Di conseguenza, anche il Governo sloveno ha rafforzato il controllo sui confini e ha anche stabilito un elenco di Paesi d'origine sicuri: Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Egitto, Kosovo, Macedonia, Marocco, Serbia, Tunisia e Turchia.
  Il 18 febbraio i direttori generali della Polizia dei Paesi balcanici hanno concordato di fissare dei limiti numerici: 580 migranti al giorno.
  Il 20 febbraio sono sorte le prime proteste dei migranti in alcune città slovene. I dirigenti sloveni, il Presidente e i membri del Governo e dell'Assemblea, chiedono alla cittadinanza di essere tollerante e di accettare quelli che hanno bisogno di aiuto.
  Il 21 febbraio la Macedonia ha cominciato a chiudere il confine con la Grecia per alcuni migranti che iniziano ad accumularsi lungo il confine. In pochi giorni, il numero di migranti ha superato i 10.000.
  A marzo del 2016, la Grecia ha cominciato a restituire 308 migranti illegali alla Turchia, per lo più marocchini, algerini e tunisini.
  Il 5 marzo un gruppo di migranti, arrivati tra gli ultimi, conta 253 persone. In totale, a marzo in Slovenia sono entrate 1.607 persone.
  Quest'anno, cioè dall'inizio del 2016, abbiamo accolto un totale di 99.187 migranti. Dal 16 ottobre del 2015 fino a 9 marzo di quest'anno, in Slovenia sono entrati 477.791 migranti. Dobbiamo sapere che la Slovenia ha 2 milioni di abitanti e che è un Paese relativamente piccolo di 20.000 chilometri quadrati e con le Forze dell'ordine limitate, visto che possiamo parlare di soli 7.000 militari. Il 7 marzo l'Unione europea e la Turchia, al vertice di Bruxelles, hanno raggiunto un accordo. La Slovenia a marzo ha reinserito il pieno uso delle regole di Schengen, per cui nel nostro Paese possono entrare solo quegli stranieri che soddisfano le condizioni per l'ingresso: le persone che desiderano fare domanda per la protezione internazionale in Slovenia e gli individui che, in accordo con le convenzioni umanitarie, hanno diritto di protezione. In diversi mesi di flussi migratori dei rifugiati dalla Turchia all'Europa attraverso la rotta balcanica, quasi mezzo milione di questi ha attraversato la Slovenia. Questo percorso è più o meno chiuso adesso.

  PRESIDENTE. Mi scusi, anche il filo spinato non c'è più?

  BODGAN BENKO, Ambasciatore di Slovenia in Italia. Passo dopo passo, il filo spinato sarà smontato. Questa è l'intenzione del Governo sloveno. Sappiamo che il filo spinato era necessario perché dalla Croazia venivano le persone disperse ed era difficile controllarle e registrarle, quindi era anche difficile aiutare quelli che avevano bisogno. Quella del filo spinato è una questione molto delicata che riguarda la Pag. 7penisola d'Istria e, come lei ha detto, presidente, in particolare la zona lungo il fiume Dragogna. Come sappiamo, lì vive anche una minoranza italiana. Con i cittadini italiani e croati che vivono là non siamo mai stati divisi da muri o da fili spinati o altro. Abbiamo una comunicazione costante con gli abitanti di quelle zone. Inoltre, come lei ha già menzionato, abbiamo, in alcuni punti, già cominciato a smontare il filo spinato. Questo sarà fatto ulteriormente, man mano che la situazione migliora.

  PRESIDENTE. Perfetto.

  BODGAN BENKO, Ambasciatore di Slovenia in Italia. Riguardo al futuro, cosa possiamo dire? Dobbiamo definire una politica migratoria europea efficace, umanitaria e sicura. Dobbiamo prevenire i flussi migratori illegali e far fronte alle esigenze umanitarie urgenti. Inoltre, dobbiamo salvare vite in mare e lottare contro i criminali nonché rafforzare le frontiere esterne dell'Unione europea. Per quanto riguarda la ricollocazione, il Governo sloveno ha intenzione di accogliere 567 persone che si trovano già nell'UE e altre 20 persone provenienti dai Paesi terzi. L'Unione europea deve offrire canali legali per le persone che vogliono venire in Europa. Dobbiamo negoziare con i Paesi di provenienza il rimpatrio e la riammissione dei migranti irregolari.
  Inoltre, dobbiamo preservare l'area Schengen perché un'eventuale fine dell'Accordo Schengen – voglio dire che Schengen è vivo, anche se non gode di buona salute – avrebbe immediate conseguenze sulla vita di oltre mezzo miliardo di cittadini europei. Grazie a questo Trattato, tutti i cittadini europei hanno la possibilità di muoversi liberamente all'interno delle frontiere interne europee. Si tratta di un principio che riguarda la nostra vita quotidiana che dobbiamo conservare.

  PRESIDENTE. Molte grazie, ambasciatore. Abbiamo apprezzato che lei abbia parlato sempre in italiano, grazie davvero. Lascio la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Vorrei fare qualche commento.
  Dalla sua esposizione molto dettagliata anche cronologicamente, mi sembra di capire che l'idea, che anche il Governo italiano propone, è quella di basare la nostra politica comune europea su tre pilastri: creazione degli hotspot per l'identificazione e lo smistamento dei migranti, ricollocazione in quote nei Paesi europei e rimpatrio di una buona quota per chi non ha diritto. Questo credo che trovi il consenso da parte del Governo sloveno. Mi sembra che, almeno a livello di princìpi, abbiamo forse tutti tale idea. Questo non è scontato in Europa, quindi avere rassicurazione da un Governo per noi, o almeno per me, è confortante. Certo, ci si può trovare in difficoltà sull'applicazione, cioè su come farlo, sui tempi e sui numeri. In merito, le chiedo di confermarmi la posizione della Slovenia in maniera ancora più esplicita, anche se penso di aver capito bene.
  Inoltre, lei ha fatto solo un breve cenno, per cui le chiedo, ammettendo di non conoscere la realtà interna slovena, alcuni chiarimenti in merito al fatto che ci sono state delle manifestazioni contro i migranti. Vorrei capire meglio, a parte queste manifestazioni, anche la questione del filo spinato, infatti la domanda è più generale. Qual è la percezione che ha lei e che ha il suo Governo dell'opinione pubblica slovena su questa situazione, cioè come la vive, solo come minaccia o più come problema umanitario?
  In prospettiva, alcuni Paesi, tra cui anche l'Italia, si stanno ponendo il problema di un calo demografico che nei prossimi decenni potrebbe essere compensato con l'arrivo di migranti, quindi voglio sapere anche su questo cosa può dire in più. Grazie.

  BODGAN BENKO, Ambasciatore di Slovenia in Italia. Sì, posso confermare che le posizioni del Governo sloveno sono simili a quelle del Governo italiano, anche per quel che riguarda la ricollocazione. Man mano, Pag. 8visto che questa pressione di profughi già sta diminuendo, anzi sta per finire, la Slovenia prenderà delle persone dagli altri Paesi europei, come già è stato deciso. Certo, lo faremo con un ritmo che ci consenta di respirare, cioè non prenderemo i 567 migranti in una volta, ma gradualmente. In Slovenia, è sempre così: nelle città, come la capitale Ljubljana e Maribor che è la seconda più grande città slovena, le persone probabilmente sono più tolleranti oppure sono più informate, ma nei paesi e nei villaggi piccoli, dove tutti si conoscono, esiste una certa paura degli stranieri. Questo accade, sebbene nel 1991, quando c'era la guerra nell'ex Jugoslavia, noi abbiamo accolto 70.000 persone dalla Bosnia-Erzegovina. Molti di questi erano musulmani, ma li consideravamo nostri perché vivevamo insieme in Jugoslavia e, anche se la lingua non è la stessa, ci capivamo. Inoltre, abbiamo avuto una educazione simile, essendo stato il programma nelle scuole più o meno lo stesso. In Slovenia, vivevano molti bosniaci già dagli anni Ottanta ed erano loro ad accogliere le persone dalla Bosnia-Erzegovina che sono scappate dalla guerra, offrendo le proprie case. Adesso, abbiamo paura delle persone che non conosciamo.

  PRESIDENTE. Come ha ricordato lei, la Slovenia ha due milioni di cittadini, quindi naturalmente l'impatto di questi numeri è rilevante e va naturalmente rapportato alla densità della popolazione.
  Ringrazio l'Ambasciatore e i colleghi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.