XVII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 17 febbraio 2016

INDICE

Variazione nella composizione del Comitato:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

Sulla pubblicità dei lavori:
Ravetto Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE POLITICHE DEI PAESI ADERENTI RELATIVE AL CONTROLLO DELLE FRONTIERE ESTERNE E DEI CONFINI INTERNI

Audizione dell'Ambasciatore d'Austria in Italia, S.E. René Pollitzer.
Ravetto Laura , Presidente ... 3 
Pollitzer René , Ambasciatore d'Austria in Italia ... 4 
Ravetto Laura , Presidente ... 8 
Fasiolo Laura  ... 8 
Brandolin Giorgio (PD)  ... 9 
Ravetto Laura , Presidente ... 9 
Gadda Maria Chiara (PD)  ... 9 
Artini Massimo (Misto-AL-P)  ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 10 
Pollitzer René , Ambasciatore d'Austria in Italia ... 10 
Ravetto Laura , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA RAVETTO

  La seduta comincia alle 8.30.

Variazione nella composizione
del Comitato.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera, in sostituzione del deputato dimissionario Ermini, ha chiamato a far parte del Comitato il deputato Falcone, al quale do il benvenuto.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dell'Ambasciatore d'Austria in Italia, S.E. René Pollitzer.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'Ambasciatore d'Austria, S.E. René Pollitzer, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del fenomeno migratorio nell'area Schengen.
  Prima di tutto, ringraziamo l'ambasciatore per essere venuto da noi oggi.
  La prima questione che vorremmo affrontare con lei è quella relativa al ripristino dei controlli alla frontiera tra l'Italia e l'Austria al Brennero. La sua presenza, oggi, è per il Comitato particolarmente importante e in tempo perché sappiamo che sono di questi giorni le notizie relative al ripristino dei controlli sulle frontiere tra i nostri Paesi. In particolare, risulta al Comitato, anche da notizie di stampa (ANSA del 16 febbraio 2016), che, secondo quanto dichiarato ieri dal governatore altoatesino, Arno Kompatscher, a Vienna assieme al suo omologo trentino, Ugo Rossi, e al capitano della regione austriaca del Tirolo, Günther Platter, il Ministro dell'interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, avrebbe chiesto comprensione per le decisioni di Vienna, resesi necessarie in conseguenza del fatto che l'Europa non riesce a mettere in sicurezza i confini esterni dell'Unione.
  In questo senso, il Presidente austriaco, Heinz Fischer, avrebbe anche dichiarato nel corso del medesimo incontro (ANSA del 16 febbraio 2016) che il confine del Brennero ha una storia che lo rende particolare, per cui tutte le misure che lo riguardano devono essere prese non solo con una certa sensibilità, ma soprattutto in stretta collaborazione con Tirolo, Alto Adige e Trentino.
  La situazione esistente in Europa appare essere di assoluta emergenza. Secondo quanto risulta al Comitato anche da notizie di stampa (Nova del 16 febbraio 2016), due complici dei terroristi responsabili degli attentati di Parigi sarebbero stati arrestati il 10 dicembre 2015 in un centro di accoglienza nella città austriaca di Salisburgo, provenendo dall'isola greca di Lero.
  D'altra parte, secondo quanto risulta al Comitato (AGI del 16 febbraio 2016), il cancelliere austriaco, Werner Faymann, al termine del Consiglio dei Ministri, tenutosi ieri a Vienna, avrebbe dichiarato che la sicurezza dei confini meridionali dell'Austria deve essere massicciamente aumentata. Secondo quanto dichiarato dal cancelliere Faymann, l'incremento dei controlli alle frontiere sui migranti dovrebbe scattare in primavera. I confini italo-austriaci maggiormente interessati sarebbero quelli in Alto-Adige del passo del Brennero, Pag. 4di Prato alla Drava e di passo di Resia, ma anche quello friulano di Tarvisio.
  Lo stesso Ministro dell'interno, Johanna Mikl-Leitner, secondo quanto risulta al Comitato da un’ANSA del 13 febbraio 2015, avrebbe dichiarato all'agenzia austriaca APA che attualmente le misure previste dall'Austria per i valichi di frontiera sono in fase di pianificazione e che i tempi dipenderanno dall'evolversi delle rotte seguite dai migranti. Il Ministro avrebbe auspicato in particolare una cooperazione estremamente intensiva, per quanto concerne i controlli al valico del Brennero, a causa della particolare situazione storica di questa località, non escludendo, se necessario, anche l'eventuale utilizzo di recinzioni.
  Nei limiti delle sue competenze, signor ambasciatore, le saremmo grati se riferisse al Comitato in ordine al ripristino dei controlli alle frontiere austriache, in particolare se questo sia stato preventivamente comunicato e motivato alle istituzioni europee e in particolare quali procedure siano state eseguite per il ripristino dei controlli nazionali alle frontiere, in ossequio a quanto previsto dalla normativa comunitaria vigente.
  Le chiediamo anche un giudizio, in generale, sul principio della libera circolazione delle persone all'interno dello spazio Schengen che costituisce di fatto anche una delle più grandi conquiste dell'integrazione dell'Unione europea e che certamente è messo in discussione della necessità di un controllo delle frontiere esterne.
  Il secondo punto riguarda la posizione del Governo austriaco sulla libera circolazione delle persone nell'area Schengen, con particolare riferimento all'ipotesi – devo dire già smentita da altri interlocutori, come l'ambasciatrice tedesca che abbiamo ascoltato da poco – in ordine a una «mini-Schengen». Secondo quanto risulta al Comitato, attualmente sei dei Paesi Schengen hanno reintrodotto controlli alle rispettive frontiere interne: l'Austria; la Danimarca; la Francia; la Germania; la Norvegia; la Svezia. Inoltre, risulta al Comitato, anche da notizie di stampa, che un gruppo di Paesi, sull'onda di quanto avrebbero dichiarato alcuni esponenti del Governo olandese, prenda in considerazione la possibilità di costituire una cosiddetta «mini-Schengen»; ne farebbero parte Germania, Olanda, Belgio Lussemburgo, Francia e Austria. Come le dicevo, l'ambasciatrice della Repubblica federale di Germania in Italia, Susanne Marianne Wasum-Rainer, nel corso dell'audizione svolta presso di noi mercoledì scorso, ha riferito che il Governo federale tedesco e il Ministro dell'interno hanno pubblicamente respinto questa ipotesi. L'ambasciatrice ha sottolineato che si tratta di una proposta non emanata dalla Germania. Le chiediamo di riferire al Comitato, nei limiti delle sue competenze, un'opinione in merito.
  Terzo e ultimo punto: la situazione alle frontiere esterne della Grecia e la prospettiva di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni. Risulta al Comitato, anche da notizie di stampa (ANSA del 12 febbraio 2016), che lo stesso 12 febbraio il Consiglio dell'Unione europea ha adottato delle raccomandazioni su come affrontare le gravi carenze individuate in materia di gestione delle frontiere esterne da parte del Governo di Atene, stabilendo un termine di tre mesi per riportare sotto controllo le frontiere esterne greche. Tale decisione potrebbe essere prodromica all'attivazione dell'articolo 26 del Codice frontiere Schengen che prevede, nel caso di persistenti carenze nel controllo delle frontiere esterne, di estendere controlli temporanei alle frontiere fino a un limite massimo di due anni. Le chiediamo, nei limiti delle sue competenze, di fornire al Comitato informazioni circa l'orientamento del Governo austriaco su questa situazione e sulla prospettiva di estendere i controlli alle frontiere interne fino a due anni.
  Ringrazio l'ambasciatore cui cedo la parola, poi interverranno i colleghi che, a causa del numero legale da garantire al Senato, oggi non sono molti, anche se sono certa che avranno delle domande interessanti.
  Do la parola all'ambasciatore dell'Austria in Italia, S.E. René Pollitzer.

  RENÉ POLLITZER, Ambasciatore d'Austria in Italia. Gentile signora Presidente e gentili deputati, per me è di nuovo un Pag. 5grande onore poter essere da voi per parlare di un argomento così importante e dinamico, come quello della migrazione, che si sta sviluppando molto velocemente, per cui è possibile fare soltanto delle riflessioni per quanto riguarda la situazione attuale.
  Sono già stato qui da voi il 24 settembre scorso. Oggi, cercherò di presentarvi i cambiamenti più notevoli che sono avvenuti da allora. Naturalmente, risponderò anche alle domande che ha posto la Presidente.
  La prima ondata di migrazione dell'anno scorso ha riguardato soprattutto la parte orientale dell'Austria, il Burgenland, per quanto riguarda il valico di Nickelsdorf verso l'Ungheria. Per via delle misure prese dal Governo ungherese nel 2015, l'ondata si è spostata nel sud dell'Austria, appunto al confine con la Slovenia, e riguarda soprattutto il valico di confine di Spielfeld.
  Dal 15 novembre quasi tutti i 268.000 profughi hanno varcato il confine a Spielfeld. Tuttavia, quello che è importante è che questo varco del confine avviene in modo ordinato e controllato. Per permettere tutto ciò e per rendere possibile una gestione operativa dei confini, c'era bisogno di creare una recinzione o altre infrastrutture per la registrazione e il controllo.
  All'interno dell'Unione europea, l'Austria, come anche l'Italia è uno degli Stati membri più colpiti da queste ondate di migrazione. In merito, vorrei citare alcuni dati. Se prendiamo soltanto il breve periodo, da settembre a dicembre 2015, sono stati registrati 670.000 varchi del confine austriaco. Una gran parte di queste persone si sono poi recate in altri Paesi, come la Germania e la Svezia. Tuttavia, in Austria c'è un numero sempre maggiore, aumentato in modo vertiginoso, di richieste d'asilo. Se vogliamo fare un confronto con gli anni passati, possiamo dire che nel 2012 e nel 2013 sono state fatte 17.500 richieste di asilo, mentre nel 2014 si è arrivati già a 28.000. Nel 2015, ci sono state 90.000 richieste. Tuttavia, se guardiamo lo stesso periodo in Italia, ci sono state circa 70.000 richieste. Questo è stato sottolineato anche nella conferenza stampa da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, venerdì scorso, in occasione dell'incontro col Cancelliere austriaco Faymann.
  Questo rapido aumento delle richieste d'asilo in Austria è dovuto da una parte all'ondata ininterrotta di profughi, dall'altra a una politica di accoglienza sempre più restrittiva da parte di altri Stati europei. Certo, sarebbe un passo nella direzione giusta quello di trovare una soluzione politica per i conflitti bellici in Siria e in Libia. Tuttavia, siccome tanti migranti arrivano anche da altri Paesi e da altre zone, come l'Afghanistan, il Pakistan, il Marocco, l'Algeria e la Nigeria, per citare solo alcuni di questi Paesi, possiamo aspettarci che questo argomento, per un tempo piuttosto prolungato, rimarrà principale nell'agenda politica. Già nell'agosto dell'anno scorso, il Ministro degli esteri Kurz ha presentato un piano in cinque punti che, ieri come oggi, è sempre attuale e che è la base per gli sforzi che fanno gli austriaci. Qui, vorrei, anche perché non abbiamo tanto tempo, elencarli solo brevemente.
  Primo punto: cercare di eliminare le cause di questa migrazione.
  Secondo punto: creare sicurezza in loco, cioè zone di protezione e di aiuti umanitari.
  Terzo punto: protezione dei confini esterni dell'Unione europea, soprattutto attraverso il controllo della rotta nel Mediterraneo orientale, e creazione degli hotspot.
  Quarto punto: cooperazione e vigilanza sulla rotta dei Balcani occidentali, prevedendo anche un aiuto e un sostegno per i Paesi direttamente coinvolti dei Balcani occidentali.
  Quinto punto: programma di ridistribuzione dei profughi e degli oneri, all'interno dell'Unione europea.
  Come reazione agli sviluppi appena citati, il Governo federale austriaco il 20 gennaio del 2016, in una conferenza con i Länder e i comuni, ha concordato una procedura condivisa per affrontare la problematica dei profughi.
  Il primo obiettivo, prioritario, è di garantire un controllo ordinato degli arrivi sul territorio federale. Cercheremo una gestione dei confini complessiva e flessibile che deve essere operativa, collaborando e Pag. 6cooperando con i Paesi vicini e, se è necessario, anche con gli altri Paesi coinvolti. Speriamo in una cooperazione ancora più stretta soprattutto con la Slovenia, la Croazia, l'Italia e la Germania. Siccome in Austria ormai l'ondata ha raggiunto dei limiti difficilmente superabili, c'è bisogno di ridurre in modo sostenibile quest'ondata di profughi e di regolare tutto in modo efficace. Perché l'Austria ha stabilito, per quanto riguarda l'accoglimento delle richieste di asilo, un valore indicativo pari a non oltre l'1,5 per cento della popolazione da spalmare sui prossimi quattro anni: 37.500 richieste d'asilo per il 2016, 35.000 richieste per il 2017, 30.000 per il 2018 e 25.000 per il 2019. Per poter implementare questa decisione ci sarà una valutazione giuridica su tutte le misure che riguardano questa decisione. Questo riguarda le richieste che verranno poi raccolte.
  Fino a questo momento, i controlli ai confini con la Slovenia sono stati inaspriti, nel senso che solo le persone che vogliono presentare una richiesta d'asilo in Austria o dichiarano di volerla presentare in Germania possano entrare nel Paese o transitare per l'Austria, mentre le persone che non vogliono richiedere asilo o quelle che vogliono recarsi in altri Paesi o che danno informazioni errate sulla loro identità o presentano documenti falsi saranno espulse al confine. Sarà, però, anche necessario introdurre dei limiti giornalieri per quanto riguarda il numero delle richieste d'asilo perché dall'inizio di quest'anno è già stato superato il numero di 10.000 richieste di asilo (7041 richiesti nel mese di gennaio 2016 e 3240 fino al 14 febbraio). L'introduzione di questi limiti sarà resa nota in tempo utile ai nostri Paesi confinanti. Alla luce della situazione attuale, questo riguarda solo la Slovenia, mentre misure edilizie di adeguamento ai valichi di frontiera saranno adottate in via precauzionale solo qualora si renda necessario reagire.
  Per quanto riguarda la legislazione nazionale, sono previste varie misure. È stata presentata al Parlamento una legge di modifica della legge sugli stranieri che prevede la possibilità di un permesso di soggiorno limitato a tre anni, trascorsi i quali ci sarà una nuova valutazione delle motivazioni della richiesta di asilo. Sono previste anche modifiche per i ricongiungimenti familiari. Tutto questo naturalmente rispettando l'articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Saranno introdotte procedure accelerate in quei casi dove non c'è una grande probabilità di poter concedere l'asilo. Inoltre, sarà ampliata la lista dei Paesi d'origine sicuri. Il Governo federale austriaco il 16 febbraio ha deciso di allargare questa lista, per quanto riguarda gli Stati d'origine sicuri, ai Paesi seguenti: l'Algeria; la Georgia; il Ghana; il Marocco; la Mongolia; la Tunisia.
  A livello internazionale ed europeo, si dovrebbero prendere al più presto delle misure per ridurre il numero dei richiedenti asilo. Per farlo, sembrano importanti i punti seguenti: una stretta cooperazione europea in accordo con la Turchia; delle misure veloci per garantire una sicurezza effettiva dei confini esterni dell'Unione europea, all'atto della registrazione di tutti gli arrivi nuovi; la creazione e l'implementazione degli hotspot, un meccanismo di ridistribuzione solidale ed efficiente che introduca le quote alle quali partecipano tutti i Paesi dell'Unione europea; riaccompagnare le persone che non hanno bisogno di tutela direttamente al confine esterno dell'Unione europea; una cooperazione e una comunicazione rafforzate per la protezione e il controllo dei confini di Schengen con Germania, Slovenia, Croazia e tutti gli altri Paesi coinvolti nella rotta dei Balcani occidentali, nonché con l'Italia per quanto riguarda la rotta sud-nord; trattative per introdurre degli accordi efficienti di rimpatrio tramite l'Unione europea e gli Stati membri.
  In merito a quest'ultimo punto, si parla già dei cosiddetti tailor-made packages, cioè di soluzioni su misura, per permettere degli accordi di rimpatrio tra questi Paesi e l'Unione europea. Dal punto di vista austriaco è molto importante fare degli accordi di rimpatrio con l'Afghanistan, il Pakistan, il Marocco, l'Algeria e la Nigeria. Con questi Paesi c'è una priorità assoluta per l'Austria fare degli accordi. Inoltre, è importante anche una campagna intensa di Pag. 7informazione nei Paesi d'origine e nei social media per poter rallentare queste ondate e questi flussi di migrazione in loco, appunto nei Paesi d'origine. Infine, è importante che in futuro sia possibile richiedere asilo solo negli hotspot dell'Unione europea e non più in Austria.
  Dal 16 settembre del 2015 esistono controlli ai confini interni dell'Austria che dipendono dalle situazioni prospettate dall'articolo 25 del Codice frontiere Schengen; a partire dal 16 novembre si fa riferimento all'articolo 23. Questo è stato comunicato con una lettera da parte della Ministra dell'interno austriaca ai suoi omologhi dell'Unione europea. Si tratta di una misura assolutamente conforme alla normativa Schengen che, appunto, non mette per niente in dubbio il sistema Schengen. L'Austria continua a professarsi a favore della zona Schengen perché è considerata una conquista molto importante dell'Europa che deve essere tutelata, quindi i prossimi mesi saranno di importanza cruciale.
  Per quanto riguarda i controlli dei confini interni, l'Austria, rispettando il Codice frontiere Schengen, ha chiesto all'Unione, tramite la Ministra dell'interno, che queste misure vengano prorogate fino a metà marzo del 2016. Dovremo mettere in conto che i controlli dei confini interni dovranno ancora avvenire inevitabilmente anche in futuro, perciò, dopo la scadenza dei sei mesi massimi previsti dall'articolo 23 del Codice frontiere Schengen, cioè a metà maggio di quest'anno, si dovrebbe, con una raccomandazione da parte del Consiglio ai Paesi membri, attivare l'articolo 26 del Codice frontiere Schengen. Inoltre, come senz'altro sapete, occorre che a monte siano state adottate alcune misure.
  L'Austria nel Consiglio ha sottolineato con forza che vengano adottate per tempo raccomandazioni per la Grecia affinché questa possa rimediare alle carenze accertate nella tutela dei confini esterni. In questo modo, se dovesse essere il caso, in accordo con la normativa Schengen, da maggio in poi si potranno continuare a effettuare i controlli ai confini interni.
  Per quanto riguarda la situazione particolare ai confini con l'Italia, dovremmo prima di tutto dire che un controllo delle frontiere, ovvero un sistema di gestione dei confini come per il confine tra l'Austria e la Slovenia, cioè al valico di Spielfeld, deve esistere soltanto sulla base della situazione contingente. Inoltre, i controlli devono essere effettuati solo in stretta cooperazione con il nostro vicino e solo se veramente ce ne fosse bisogno. Ciò significa che, finché non ci sarà uno spostamento dei flussi migratori verso l'Italia, ovvero un maggiore afflusso attraverso l'Italia, non ci saranno cambiamenti delle pratiche attuali per quanto riguarda la gestione dei confini. Siamo soprattutto consapevoli della particolare sensibilità che riguarda il confine del Brennero.
  Per permettere un varco ordinato dei confini e la registrazione dei profughi, c'è bisogno di una cooperazione molto stretta e funzionante tra i vari Stati coinvolti. Sono convinto che la cooperazione esemplare all'interno dell'euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino, che va ben oltre i confini dei rispettivi Paesi, non verrà messa in nessun modo in discussione dalle misure previste. Inoltre, sono convinto che la buona cooperazione tra l'Italia e l'Austria continuerà e verrà ancora intensificata.
  Nei mesi passati, i Governi e la società civile (organizzazioni umanitarie e caritative) hanno fatto davvero cose fantastiche. Tuttavia, nessun Paese da solo può venire a capo di queste grandi sfide rappresentate dai flussi migratori in Europa. Penso che l'Austria e anche l'Italia sono, quindi, a favore di una soluzione complessiva europea. Secondo noi la proposta della Commissione europea di creare un sistema di protezione europeo dei confini di terra e di mare è molto importante per permettere una tutela effettiva dei confini esterni e andrebbe attuata rapidamente. La tutela e la protezione dei confini, però, dovrebbero anche in futuro essere considerate in primis responsabilità dei Paesi membri. Inoltre, se si dovessero vedere delle mancanze da parte di alcuni Paesi che potrebbero avere delle ripercussioni molto gravi su tutta l'Unione europea, ci dovrebbe essere la possibilità di intervenire rapidamente. Pag. 8
  Altrettanto importante, secondo noi, è la realizzazione veloce di un piano di azione comune dell'Unione europea e della Turchia. Noi abbiamo accolto con favore la decisione dell'Unione Europea di sostenere la Turchia con 3 miliardi di euro. Certo, si deve anche garantire il monitoraggio previsto che dovrebbe portare a una riduzione significativa del flusso migratorio tramite l'Egeo. Il 18 e 19 febbraio, quindi domani e dopodomani, ci sarà un Consiglio europeo e all'ordine del giorno è prevista anche la migrazione. Dobbiamo aspettare i risultati in merito.
  Concludendo, vorrei dire che l'Austria e l'Italia – così la vedo io – hanno lo stesso punto di vista in tanti punti e hanno anche degli interessi molto simili. Soprattutto per quanto riguarda la questione della migrazione, penso che i nostri sforzi vanno nella direzione di una soluzione complessiva europea costruttiva e anche nel sottolineare la solidarietà europea. Penso che questo sia stato anche evidenziato in modo molto chiaro nel recente incontro tra il Cancelliere Faymann e il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
  Infine, per quanto riguarda la questione dei passi e le varie misure che dobbiamo prendere a livello nazionale o a livello europeo sulla migrazione, vorrei sottolineare quanto è importante per noi continuare con questa ottima cooperazione con l'Italia a tutti i livelli. In questo contesto, vorrei anche ringraziare per la cooperazione così come è avvenuta fino adesso.

  PRESIDENTE. Davvero grazie, ambasciatore. Lascio immediatamente la parola ai colleghi coraggiosi del Senato che sono venuti, nonostante gli impegni per il voto della legge «Cirinnà».
  Mi permetto solo di dirle che lei è il primo ambasciatore cui abbiamo chiesto esplicitamente un commento sull'opportunità di quella che potremmo chiamare «Guardia di frontiera europea» o comunque di una collaborazione più stringente per i confini esterni da parte dell'Europa. Inoltre, è il primo che esplicitamente ci ha detto che secondo lei tale collaborazione è necessaria. Anche questo Comitato è orientato sulla necessità di questa collaborazione. Certo, è corretto, giusto e legittimo dire che gli Stati di frontiera esterna devono costituire gli hotspot. Tuttavia, è anche corretto dire che, in assenza di rimpatri e di aiuti, nell'ambito dei rimpatri europei, nonché di controlli da parte dell'Europa, potrebbe diventare irrealistico riempire questi Paesi non soltanto di soggetti che hanno diritto a rimanere, ma anche di soggetti che non hanno questo diritto, e gestire da soli questi aspetti.
  C'è la necessità che l'Europa concluda accordi di rimpatrio con i Paesi di provenienza e la necessità di una politica equa sulle ricollocazioni che non veda continuamente Paesi fare addirittura ricorso contro la distribuzione delle quote. Tutto ciò sarebbe auspicabile, altrimenti i Paesi di frontiera esterna hanno un po’ la sensazione di essere quasi buttati fuori dall'Europa.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  LAURA FASIOLO. La ringrazio, ambasciatore. Le vorrei intanto esprimere pieno accordo sulla prima parte del suo intervento, che peraltro è stata ripresa dalla nostra Presidente: c'è la necessità di una guardia di frontiera, quindi di rafforzare il controllo ai confini dell'Europa nonché dei rimpatri, delle redistribuzioni e della ricollocazione.
  Questi sono naturalmente degli aspetti che vanno ri-affrontati all'interno della ridiscussione di Dublino. Questo è l'elemento essenziale.
  Non posso peraltro esimermi dall'esprimere una forte preoccupazione per la scelta che il suo Paese ha fatto e che naturalmente non può non avere delle ripercussioni anche sul nostro. Io sono un senatore del Friuli-Venezia Giulia, come anche l'altro collega. Le posso dire che siamo assolutamente attenti alla situazione delle nostre frontiere e interessati a trovare un modo per risolvere il problema delle migrazioni, di questi flussi così imponenti.
  Le chiedo – peraltro, non sentirò la sua risposta perché dobbiamo allontanarci – come il Governo austriaco pensa di contemperare le logiche di una politica solidale europea, cioè una politica di rispetto dei Pag. 9diritti umani e di profondo rispetto dell'accordo di Schengen, con le scelte che sono state fatte. Lo chiedo perché credo che questo sia un ulteriore elemento di debolezza che si innesca nello scacchiere europeo. Le decisioni è bene – se mi permette – farle, se si vuole fare Europa e se si vuole fare più Europa, assumendo più decisioni condivise a livello europeo. Grazie.

  GIORGIO BRANDOLIN. Noi ci siamo già incontrati quindici giorni fa, come ben si ricorda, e di questi problemi abbiamo parlato alla Camera. Intanto la ringrazio per l'esposizione chiara che ci ha fatto e anche per alcune affermazioni importanti, che anch'io condivido e che non ribadisco.
  Lei ha sottolineato più volte la necessità di una collaborazione europea perché è quella ovviamente la soluzione. La mia domanda è abbastanza precisa. Lei ci ha spiegato molto bene che fino a marzo l'Austria continuerà con i controlli così come previsto all'articolo 23 del Codice frontiere Schengen e che sta pensando, non ancora attuato, per cui sta solo pensando – lo sottolineo perché c'è bisogno che la gente lo capisca – di comunicare al Consiglio di attivare, anche in seguito alla comunicazione del Consiglio stesso, l'articolo 26 per i controlli dei confini tra Italia e Austria.
  In questi giorni, in Italia ci sono delle speculazioni – lo dico con molto chiarezza – politiche e giornalistiche che stanno attivando una morbosa richiesta di chiarimento di quali siano le intenzioni. Lei ci ha appena spiegato che, dopo maggio, se la situazione dovesse degenerare, per non dire altro, ci saranno dei muri e dei controlli strettissimi ai confini. Tuttavia, io sono sicura che questo non lo farete. Inoltre, sono sicuro che, per le motivazioni che lei qui ha detto, come l'importanza di quell'euroregione, ma anche dell'esperienza Alpe-Adria che ha coinvolto il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia, una parte della Slovenia, una parte della Croazia e una parte della Carinzia, porterà, come lei ben sa, a trovare delle soluzioni diverse da quelle che anche oggi sui giornali nazionali vengono ipotizzate: muri, filo spinato e altre cose, al Brennero, a Tarvisio e sul passo di Resia.
  Per quanto riguarda la mia domanda, io penso di aver già avuto una risposta da lei nella sua introduzione. Tuttavia, le chiedo se potesse ribadire e ricordare che gli eventuali controlli, da maggio in poi, devono essere sempre all'interno dell'articolo 26 del Codice frontiere Schengen, quindi controllando il flusso, non bloccando le merci e le persone sul confine. Una sua parola in questo senso sarebbe opportuna, anche perché – le ripeto – l'attenzione è rivolta soprattutto a quel territorio, ma anche a livello nazionale italiano, per via di queste speculazioni partitiche, giornalistiche e politiche. Le chiedo con molta franchezza e chiarezza cosa intendete con l'eventualità, a maggio, dell'applicazione dell'articolo 26 al Brennero, a Tarvisio e al passo di Resia. Grazie.

  PRESIDENTE. Preciso che sia l'onorevole Gadda che i precedenti intervenuti sono membri del Partito democratico.

  MARIA CHIARA GADDA. Ringrazio il signor ambasciatore per la sua presenza oggi. Vorrei aggiungere semplicemente alcune brevi domande, rispetto a quanto richiesto dal vicepresidente Brandolin. Colgo con favore la necessità di politiche comuni in materia migratoria e la mia domanda si inserisce in questo contesto perché l'Italia ha fatto la sua parte aprendo i primi due hotspot in Sicilia, quindi anche relativamente a questo aspetto la percentuale di fotosegnalamenti e di identificazione di migranti che arrivano nelle nostre coste è aumentata rispetto al passato.
  Vi ricordo, però, che la creazione di hotspot deve essere condizionata alla redistribuzione, quindi al reassessment dei migranti sul territorio europeo. Inoltre, colgo con favore che questo sia uno dei cinque punti che lei ha citato anche questa mattina e che sono ritenuti come fondamentali in merito alla politica comune europea. Vorrei capire, quando lei parla di ridistribuzione dei profughi, se è preferibile, a suo parere, una redistribuzione volontaria o obbligatoria perché, al momento, i dati ci dicono che questa politica non ha ancora sortito effetti. Inoltre, i numeri concordati Pag. 10non hanno visto una concreta applicazione e una concreta distribuzione sul territorio europeo perché le persone uscite dall'Italia sono in numero piuttosto esiguo.
  Vorrei chiedere un chiarimento in merito alla percentuale dell'1,5 per cento che ha citato nel suo intervento sull'inserimento di un tetto massimo. Vorrei capire se questo tetto massimo si riferisce alla percentuale di una quota di migranti o a una quota riferita a permessi di soggiorno o richieste di asilo. Lo chiedo perché, se si riferisce alle richieste di asilo, vorrei un approfondimento. La richiesta di asilo è una richiesta individuale e dipende appunto dalla richiesta del singolo migrante che viene in un Paese, quindi vorrei capire come è possibile a priori definire un tetto. È possibile, invece, definire questo tetto, se si parla di migranti economici, anche se in questo caso non esiste una definizione puntuale e giuridicamente valida.
  Infine, vorrei chiedere, considerato il numero consistente di arrivi anche ai vostri confini, se è possibile avere una quantificazione delle percentuali dei fotosegnalamenti.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, ambasciatore. Vorrei fare solo un appunto.
  Lei ha fatto una valutazione in merito alla Guardia di frontiera. Le chiedo quali siano i tempi per potere realizzare una cosa del genere. Già da alcuni mesi se ne parla, ma i tempi potrebbero essere ancora più lunghi, per cui le domando se non sarebbe opportuno, anche già da questo Consiglio europeo, ragionare su un'estensione dei poteri e del mandato dell'Agenzia Frontex che già è operativa e strutturata e ha già anche un mandato che non è simile, ma che può essere esteso.
  Lo dico prima di tutto perché creare quanto proposto da Juncker, cioè un qualcosa che abbia anche un potere sopra la sovranità di ogni singolo Stato, rispetto alle varie guardie di frontiera, potrebbe generare un passaggio anche da un punto di vista formale, con trattati con l'approvazione dei vari Paesi che potrebbero bloccare questo processo, mentre Paesi, come l'Italia e la Grecia, si ritroverebbero nella stessa situazione. Le chiedo se fare questo primo passaggio, cioè lavorare prima su Frontex per vedere se trasformarla o farla diventare un qualcosa più potente, potrebbe essere la soluzione il più veloce. Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al nostro ospite per la replica.

  RENÉ POLLITZER, Ambasciatore d'Austria in Italia. Grazie Presidente, grazie onorevoli e senatori per le domande che mi avete posto. Cercherò di riassumere.
  Prima di tutto, vorrei dire qualcosa in merito alla decisione presa ieri in Austria di ampliare i controlli ai confini meridionali dell'Austria. Questa decisione riguarda il confine del Tirolo, ma anche della Carinzia, della Stiria e addirittura del Burgenland. Grazie alle esperienze che abbiamo fatto nell'Austria orientale in passato, dove è avvenuto un ingresso non molto controllato e ordinato, vogliamo garantire per il futuro, qualora ci dovesse essere uno spostamento dei flussi migratori, che siano state già prese le misure o siano già state programmate delle misure da prendere, qualora fosse necessario, per garantire un ingresso ordinato dei profughi e per garantire anche la registrazione di essi, secondo il modello attualmente in uso a Spielfeld. Come ha detto giustamente il deputato Brandolin, è vero che quello che si sta facendo è solo programmare e pianificare in modo preventivo quello che si potrebbe fare, qualora ci fosse uno spostamento dei flussi migratori. Tuttavia, attualmente, visto che non ci sono questi spostamenti dei flussi migratori, non cambierà niente per quanto riguarda la gestione dei confini. Mi riferisco soprattutto al Brennero che anche per l'Austria ha un'importanza particolare.
  Tornando alla prima domanda che riguarda le regole dell'Accordo Schengen, vorrei dire che per noi è molto importante che tutti questi controlli dei confini interni avvengano rispettando pienamente le regole dell'Accordo Schengen. Tutti questi controlli, infatti, sono stati annunciati, come previsto anche dagli articoli 23 e 24, e sono anche stati rispettati o verranno rispettati nei tempi previsti dal Codice di Schengen. Pag. 11Come ho già detto all'inizio nella mia esposizione, per noi l'Accordo Schengen è una grandissima conquista che va assolutamente tutelata e custodita.
  Per quanto riguarda un eventuale prolungamento dei controlli ai confini interni, ci si muoverà secondo l'articolo 26 che, se lo interpreto bene, prevede una delibera da parte del Consiglio europeo qualora ai confini esterni ci siano delle mancanze notevoli, in questo caso al confine tra la Grecia e la Turchia. Una volta constatato questo, ci dovrebbe essere una decisione appunto da parte del Consiglio europeo che permetta di prolungare i tempi dei controlli dei confini interni.
  Per quanto riguarda il sistema che si vuole creare per la difesa delle coste e dei confini, è chiaro che quello che noi tutti vogliamo è che si prenda al più presto una decisione in merito e che venga creata questa nuova Agenzia che ingloberà Frontex. Tuttavia, sono assolutamente del suo parere che nel frattempo, nel periodo transitorio da Frontex a questa nuova Agenzia, ci sia bisogno di trovare una soluzione veramente praticabile. Questo sicuramente troverà d'accordo tutti in Europa, però non le posso dire oggi quale sarà questa soluzione, anche perché non sono abbastanza esperto in questo campo.
  Concludendo, vorrei dire ancora una parola per quanto riguarda gli accordi di rimpatrio. Certamente gli accordi di rimpatrio sono necessari, altrimenti sarà molto difficile riportare le persone nei Paesi d'origine, anche per via della Convenzione di Ginevra, quindi noi siamo a favore di un'accelerazione di questo processo e di eventuali trattative che possano portare a un accordo di rimpatrio o a livello europeo, che sarebbe la soluzione migliore, o anche a livello bilaterale.

  PRESIDENTE. Grazie. È stato più che esaustivo, anzi ci prenotiamo già come Comitato per invitarla di nuovo, dopo maggio, perché probabilmente ci potrà dire più lei del Consiglio, insieme ai membri del Governo italiano, quindi se ritornerà le saremo grati. Saluto anche chi l'accompagna, cioè il Ministro plenipotenziario Gerda Vogl e Konstanze Geiger, primo segretario.
  A proposito della relazione del Governo italiano segnalo ai colleghi che la prossima settimana, il 25, avremo il sottosegretario Gozi che verrà a relazionare – io immagino – non soltanto in merito al Consiglio di cui ci ha detto l'ambasciatore, ma anche in merito al Consiglio Giustizia e affari interni che si terrà esattamente in quella giornata.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.35.