XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 55 di Giovedì 20 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Salvo Titti , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione del presidente e del vicepresidente vicario dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF), Maurizio Bufi e Gian Franco Giannini Guazzugli.
Di Salvo Titti , Presidente ... 3 
Bufi Maurizio , Presidente dell'ANASF ... 3 
Di Salvo Titti , Presidente ... 7 
Puglia Sergio  ... 7 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 8 
Di Salvo Titti , Presidente ... 8 
Bufi Maurizio , Presidente dell'ANASF ... 8 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Bufi Maurizio , Presidente dell'ANASF ... 9 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Bufi Maurizio , Presidente dell'ANASF ... 9 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Bufi Maurizio , Presidente dell'ANASF ... 9 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Bufi Maurizio , Presidente dell'ANASF ... 9 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Bufi Maurizio , Presidente dell'ANASF ... 9 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Giannini Guazzugli Gian Franco , Vicepresidente vicario dell'ANASF ... 9 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Giannini Guazzugli Gian Franco , Vicepresidente vicario dell'ANASF ... 9 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 9 
Bufi Maurizio , Presidente dell'ANASF ... 9 
Giannini Guazzugli Gian Franco , Vicepresidente vicario dell'ANASF ... 9 
Di Gioia Lello (Misto-PSI-PLI)  ... 10 
Bufi Maurizio , presidente dell'ANASF ... 10 
Di Salvo Titti , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documentazione presentata dall'ANASF ... 13

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE TITTI DI SALVO

  La seduta comincia alle 8,40.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente e del vicepresidente vicario dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF), Maurizio Bufi e Gian Franco Giannini Guazzugli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato alla luce della recente evoluzione normativa e organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare, del presidente e del vicepresidente vicario dell'Associazione nazionale promotori finanziari (ANASF), Maurizio Bufi e Gian Franco Giannini Guazzugli.
  Abbiamo già avuto il piacere di incontrarli una prima volta, ma per improvvisi impegni di Aula in realtà avevamo solo scambiato i saluti.
  Do quindi la parola al dottor Bufi per lo svolgimento della sua relazione.

  MAURIZIO BUFI, Presidente dell'ANASF. Buongiorno a tutti e ben ritrovati. Io ho con me una relazione che abbiamo già preventivamente inviato alla Commissione. Si tratta di un documento che non leggerò, ma illustrerò nelle parti più importanti.
  Il tema della previdenza complementare è a noi particolarmente caro per due ordini di fattori. Il primo è quello più strettamente professionale: le forme di previdenza, soprattutto quelle di natura integrativa e privatistica, fanno parte del bagaglio di prodotti e servizi che noi come operatori qualificati, iscritti a un albo pubblico, mettiamo a disposizione della nostra clientela e della nostra potenziale clientela.
  Viceversa, in questo contesto, questo tema ci interessa dal punto di vista di soggetti interessati alla previdenza complementare o integrativa.
  Il vero grande tema che riguarda questo aspetto è riconducibile a quella che già a suo tempo definimmo un'anomalia in materia previdenziale per i promotori finanziari, ovvero il doppio obbligo contributivo. In che cosa si sostanzia questo doppio obbligo contributivo ?
  È necessario che io faccia una brevissima disamina sull'origine della nostra categoria, che nasce a metà degli anni 1970, in una logica tipicamente «commerciale», tant’è che per esercitare l'attività bisognava iscriversi al ruolo agenti e rappresentanti di commercio. È da lì che scaturisce l'obbligo all'iscrizione alla previdenza prevista per questa tipologia di soggetti, che è, per l'appunto, la Fondazione Enasarco, regolata da una legge del 1973.
  L'elemento che, dal nostro punto di vista, ha fortemente modificato l'assetto Pag. 4normativo in materia di previdenza per gli stessi promotori è stato l'istituzione dell'Albo unico nazionale dei promotori finanziari, con decorrenza dal 1992 (la legge è del gennaio 1991). Per noi questo è stato un momento di rottura con il passato rispetto all'assetto normativo, perché sostanzialmente abbiamo perso un po’ la veste di agenti di commercio sic et simpliciter e abbiamo assunto quella di appartenenti a un albo professionale (non un ordine), con una serie di caratteristiche regolate dalla Consob, che è il nostro organo di vigilanza.
  Molto più recentemente, nel 2013, con l'abolizione del ruolo agenti e rappresentanti di commercio, la stessa Unioncamere, su nostra richiesta, ci conferma che il promotore già prima che venisse abolito questo ruolo non era più tenuto a iscriversi in termini di contribuzione all'Enasarco, non essendo più agente di commercio, ma solo alla contribuzione obbligatoria INPS gestione commercianti, con un'evidenza contabile separata.
  Peraltro, questo obbligo nasce ben prima del 2013, cioè nel 1996, quando il legislatore prevede l'obbligatorietà per coloro che esercitano attività di offerta fuorisede prevista dal Testo unico sulla finanza, quindi i promotori finanziari, dell'iscrizione all'INPS gestione commercianti.
  Noi rileviamo questo elemento, che è veramente un'anomalia. Tuttora, noi siamo obbligati a versare i nostri contributi a due enti distinti: all'INPS per quanto riguarda la previdenza di base, cioè obbligatoria, e all'Enasarco, che si configura anch'essa come una sorta di previdenza obbligatoria. C’è l'anomalia della doppia previdenza obbligatoria.
  Peraltro, vorrei ricordare, non secondariamente dal punto di vista dell'importanza, che entrambi questi contenitori sono a ripartizione. La ripartizione caratterizza, come ben noto, il sistema previdenziale obbligatorio, quando invece tutta la previdenza complementare si rivolge a quelle forme che per loro natura sono a capitalizzazione. Si tratta, quindi, di un'anomalia nell'anomalia.
  Vorrei aggiungere, senza nessun accenno di polemico, che uno dei motivi per cui viceversa la Fondazione Enasarco ha sempre ritenuto che questo obbligo permanesse in capo ai promotori finanziari è che, siccome si potrebbe verificare il caso di un operatore-promotore che svolge anche un'altra attività, nascerebbe una sorta di doppia contribuzione previdenziale.
  In realtà, non è così. L'attività di promozione finanziaria – su questo dovrei aprire un capitolo, ma non ho tempo per farlo – per motivi che attengono all'evoluzione e alla natura stessa che ha assunto questa professione nel passare degli anni, non è più solo un'attività a vocazione commerciale, ma è caratterizzata da aspetti di natura tipicamente professionale e consulenziale.
  Anche attraverso dei pronunciamenti della Corte di Cassazione, si è sempre detto che se c’è un'attività prevalente è a quella che deve essere versato il contributo obbligatorio. Nel caso dei promotori finanziari, non è neppure così, perché la nostra non è un'attività prevalente, ma, di fatto, è l'unica attività.
  In altre parole, l'anomalia consiste nel fatto che, pur essendo il lavoro un unicum e pur essendo il reddito derivante da questa unica attività, scaturiscono da questo reddito due previdenze obbligatorie parallele.
  Aggiungo un altro aspetto di grande delicatezza che è noto a questa Commissione: il tema dei cosiddetti «silenti». I silenti scaturiscono, anche nel nostro settore, per un'interpretazione che, a nostro giudizio, è molto discutibile. È sostanzialmente preclusa la totalizzazione, cioè quel meccanismo che consente di ricongiungere versamenti derivanti da diverse contribuzioni. Nel nostro caso questo non è possibile – già questo è un altro elemento piuttosto curioso – pur essendo l'Enasarco appartenente a quei soggetti previsti dalla legge, con i quali invece la totalizzazione sarebbe possibile.
  Aggiungo che quello dei silenti è un tema rilevante che non riguarda soltanto i promotori finanziari, ma prima di noi gli stessi agenti di commercio. Si tratta di Pag. 5coloro che, di fatto, versano i loro contributi, ma non raggiungono il minimo contributivo necessario per poter ottenere una prestazione previdenziale. Questo evidentemente determina, anche in questo caso, un'iniquità di fondo. Vi è stato posto parzialmente rimedio, ma in modo del tutto inadeguato.
  Vorrei sottolineare un dato più di attualità: il fenomeno dei silenti riferito al nostro mondo, cioè a quello dell'intermediazione bancaria e finanziaria, si è ulteriormente ingrossato. In primo luogo ci sono coloro che entrano nel settore e poi lo lasciano, perché il mercato seleziona e, quindi, non necessariamente si trascorre una vita intera, professionalmente parlando, nello stesso settore, anche se chi vi parla, come il mio collega, è nel settore da oltre 35 anni. Evidentemente c’è chi entra e c’è chi esce e, quindi, non raggiunge quel minimo contributivo.
  C’è poi un fenomeno ancora più particolare, che è quello dei cosiddetti «ex bancari». Il mondo bancario è in forte trasformazione, indipendentemente dall'aspetto riferito agli esuberi, per cui vi è una sorta di travaso dal mondo bancario al mondo della consulenza finanziaria. Questo evidentemente, soprattutto se collocato nella fascia alta di età (oltre i 50, 55 o 60 anni) comporta che la contribuzione che da quel momento si comincia a versare nei confronti di Enasarco, se vi è a monte un mandato conferito dal soggetto abilitato, è sostanzialmente inefficace. Diventa, di fatto, un contributo di solidarietà a fondo perduto. Ci sono poi la quota 92, che scatterà nel 2024, e una serie di aspetti non secondari. Io vorrei enfatizzare questo tema dei silenti.
  Aggiungo che rispetto a qualche tempo fa – suppongo sia noto – la Fondazione Enasarco, a cui noi stiamo facendo riferimento per quanto riguarda il versamento dei nostri contributi, che sono oggetto di questa mia breve riflessione in modo particolare, ha fatto una proposta di modifica della propria governance, attraverso la riforma dello Statuto. L'attuale mandato, se non ricordo male, scade nella primavera del 2015.
  Vi è da segnalare a questo riguardo un'apertura interessante dal punto di vista della possibilità per tutti coloro che sono iscritti alla fondazione di partecipare all'elezione, attraverso un meccanismo democratico. C’è, quindi, un meccanismo di elezione diretta che prima non c'era.
  Tuttavia, noi abbiamo contestato piuttosto fortemente alcune disparità di trattamento tra le associazioni che già stanno in Enasarco, in quanto rappresentative di una parte della categoria, e coloro che, compresi i promotori finanziari, per una serie di motivi, pur essendo contributori netti, non hanno nessuna rappresentanza. Questa è una disparità che abbiamo segnalato anche al Ministero del lavoro, con cui siamo in contatto. Avendo il Ministero del lavoro la possibilità di intervenire su questo, l'abbiamo sensibilizzato perché possa richiedere una modifica in tal senso. Infatti, riteniamo che i diritti di elettorato attivo e passivo debbano essere garantiti a tutti. Questo è un tema nel tema, quindi non mi vorrei dilungare.
  Vengo a uno dei punti che ci preoccupa di più, al netto delle considerazioni che ho già fatto su questa iniquità che mi sembra palese. Peraltro, vorrei ricordare che questo è un tema su cui il mondo politico è intervenuto negli anni attraverso un numero veramente copioso di interrogazioni parlamentari. Noi abbiamo un dossier piuttosto ampio a questo riguardo.
  Questo punto che ci preoccupa in modo particolare è la situazione gestionale-finanziaria della Fondazione Enasarco. Noi, insieme ad altri soggetti che, analogamente a noi, si trovano in una situazione critica nei confronti dell'ente – mi riferisco a una sigla sindacale degli agenti di commercio e ad altri operatori che ancora non sono dentro Enasarco, ma che verrebbero assorbiti in essa – abbiamo contestato il cosiddetto «equilibrio finanziario di lungo termine» della fondazione, che è previsto per legge, sia quello trentennale sia quello cinquantennale.
  La ragione della contestazione è che la gestione finanziaria dell'ente, come è noto, è molto deficitaria, non solo per quanto riguarda alcune scelte tipicamente di asset Pag. 6allocation degli attivi del patrimonio della fondazione stessa, su cui potremmo discutere a lungo, ma anche per quanto riguarda alcune scelte improvvide di utilizzo di quelle risorse.
  È noto a tutti che l'Enasarco nel tempo ha dovuto ripetutamente ristrutturare parte del proprio patrimonio, per delle inefficienze gestionali che hanno pesato fortemente sui conti.
  Aggiungo che sui bilanci di Enasarco ci sono ancora una serie di approfondimenti da fare, dai quali potrebbero scaturire dei dati di ulteriore preoccupazione.
  Al netto di questo aspetto, affatto secondario, ve n’è un altro: la stessa gestione finanziaria di per sé è del tutto inefficiente. Noi abbiamo registrato dei rendimenti, tra cui il rendimento dell'ultimo anno del Fondo indennità risoluzione rapporto (FIRR), che è stato addirittura negativo.
  Chi vi parla è un operatore finanziario. Io so benissimo che ci sono delle situazioni e dei contesti di mercato in cui si possono rappresentare degli andamenti negativi. Questo in linea generale è vero, ma è meno vero per una fondazione che gestisce soldi non suoi. Oltretutto, si tratta di entità patrimoniali di grande rilievo.
  Evidentemente si è derogato da quei limiti prudenziali di sana e corretta gestione del patrimonio finanziario, che di norma, pur in situazioni di mercato difficili, comportano dei risultati in ogni caso positivi. In questo caso il risultato è stato addirittura negativo.
  Inoltre, a monte di alcune strategie che avevano un orientamento dichiaratamente finanziario, ci sono dei presupposti molto fallaci. Mi riferisco al fatto che, come è noto, la fondazione, essendo proprietaria di un patrimonio immobiliare molto ingente, ha inteso porre in essere (mi pare a partire dal 2008) il cosiddetto «progetto Mercurio», consistente nella dismissione del patrimonio immobiliare, prevedendo da questa dismissione una liquidità e, da questa, un flusso di cassa, su tassi d'interesse che già all'epoca – lo dico senza timore di essere smentito – ritenevamo fossero un pochino sopradimensionati.
  Oggi che siamo in presenza di rendimenti delle attività cosiddette free risk, anche se impropriamente, prossimi allo zero o di poco superiori nominalmente parlando, quei rendimenti stimati all'epoca, che erano già inverosimili allora, lo sono ancora di più.
  Se è vero come è vero che la dismissione di parte del patrimonio immobiliare sarebbe dovuta servire nel tempo a mantenere in equilibrio la gestione finanziaria, le due cose non tornano più.
  Non vorrei affondare il coltello nella piaga, ma mi sembra evidente che nel frattempo il mercato immobiliare a sua volta ha subìto un arretramento. Pertanto, le valutazioni e le stime che si facevano di quel patrimonio, una volta venduto, sono anch'esse venute meno. Ci sono, quindi, un tema di montante e un tema di flusso. Questo elemento che attiene alla gestione finanziaria evidentemente ci lascia veramente molto preoccupati.
  Accenno solamente a un fatto che è tipico di tutte le casse privatizzate e, quindi, non costituisce un'eccezione. Per il venir meno del numero degli iscritti e per un contesto certamente non favorevole, i requisiti per il raggiungimento del minimo della prestazione previdenziale nel frattempo si sono innalzati, così come si sono fortemente innalzati i contributi che ciascuno di noi ha versato, versa e continua a versare nella stessa fondazione.
  La gestione è sempre più impegnativa al fine di trovare un equilibrio. Noi riteniamo che questo equilibrio sia stato fortemente pregiudicato da queste azioni discutibili e in alcuni casi certamente improvvide, sulle quali bisogna ancora fare chiarezza.
  Vorrei ricordare che la nostra associazione, proprio in ragione del posizionamento che in questi anni ha sempre pubblicamente dichiarato, insieme alle altre due sigle che ho richiamato poc'anzi, in occasione del convegno che si è svolto qui a Roma il 21 giugno scorso, ha chiesto al mondo politico e a chi è nelle condizioni di prendere decisioni di commissariare l'ente.Pag. 7
  Sappiamo bene che quella del commissariamento è una richiesta molto forte, che non si fa a cuor leggero. Peraltro, voglio ricordare che Enasarco era stato già commissariato qualche anno orsono, quindi c'era anche un precedente.
  Riteniamo che il commissariamento potrebbe essere un'occasione per azzerare alcune posizioni e per ricominciare a gestire con finalità più pertinenti al tipo di obiettivi che la fondazione ha, cioè erogare prestazioni previdenziali, rispetto a ciò che è stato fatto fino a oggi.
  Seppur non recentemente (era il 2001), lo stesso Ministero del lavoro si era dichiarato favorevole alle posizioni dei promotori finanziari, riconoscendo dal punto di vista civilistico la non obbligatorietà per i promotori di versare i propri contributi a Enasarco.
  Purtroppo i Governi che si sono succeduti a quello hanno riconosciuto la tipicità della nostra figura professionale, però sta di fatto che a tutt'oggi il contesto di riferimento è rimasto esattamente quello che ho cercato di descrivere in questi termini.
  Concludo, salvo ovviamente essere a vostra disposizione per qualsiasi domanda vogliate rivolgerci, su tre o quattro elementi sostanziali. Avere un contratto di agenzia non vuol dire necessariamente essere agenti di commercio. Questo è l'elemento di fondo che noi contestiamo, perché è invece il presupposto in base al quale Enasarco pretende il nostro contributo.
  I promotori sono iscritti a due previdenze obbligatorie, ambedue a ripartizione. Questa, come ho detto all'inizio, è una totale anomalia nel panorama italiano.
  La legge del 1996 individua in modo specifico l'obbligatorietà nella gestione commercianti dell'INPS. Mi permetto di esprimere un auspicio. Proprio in virtù del lavoro che facciamo, siamo sensibili a una gestione corretta dei risparmi. Nel caso della nostra attività si tratta di risparmi delle famiglie, ma anche i nostri contributi sono comunque risparmi e risorse finanziarie. Senza voler mettere in difficoltà l'equilibrio della fondazione, auspico che i contributi che noi versiamo possano essere decisamente meglio allocati e gestiti, in termini di diversificazione, di correlazioni e di rendimenti, rispetto a quello che è stato fatto fino a oggi.
  Riteniamo che soprattutto sul versante del nuovo statuto della fondazione si possa intervenire in modo adeguato, per riconoscere i diritti di rappresentanza di tutti gli iscritti alla fondazione, ovvero di tutti coloro che contribuiscono, noi compresi, rivolgendo un'attenzione particolare anche al tema della governance e della gestione finanziaria dell'ente.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  SERGIO PUGLIA. Innanzitutto ringrazio per questo nuovo incontro che abbiamo avuto quest'oggi.
  Avete sollevato una serie di problematiche, tra doppia contribuzione, contributi silenti e governance dell'Enasarco.
  Fermi restando i contributi silenti, su cui già diverse volte in questa Commissione abbiamo avuto modo di dichiarare le nostre perplessità, per quanto riguarda la doppia contribuzione effettivamente, se l'attività non viene esplicata nell'alveo delle competenze degli agenti di commercio in senso stretto, sarebbe opportuno non sobbarcare questa contribuzione, eventualmente facendola diventare facoltativa.
  Per quanto riguarda la governance dell'Enasarco, effettivamente è un'anomalia avere un ente che gestisce la previdenza di un settore e non avere la possibilità di entrare in quota. Se è vero che l'Enasarco gestisce la previdenza di una serie di figure professionali, bisogna dare la possibilità di partecipazione a tutte le figure professionali che vengono incluse all'interno dell'Enasarco.
  Per quanto mi riguarda, io credo che tutte le osservazioni che avete fatto siano puntuali e da appoggiare.

Pag. 8

  LELLO DI GIOIA. A me interessa comprendere meglio la struttura complessiva dei promotori finanziari.
  Leggo da questa relazione che voi ci avete gentilmente inviato che ci sono circa 52.000 promotori finanziari. Vorrei sapere quanti di questi 52.000 promotori finanziari iscritti all'albo, come previsto dalla normativa vigente, sono vostri associati.
  Vorrei inoltre sapere come è strutturata la vostra associazione. Ovviamente, nel momento in cui è strutturata, vi è anche una contribuzione che viene effettuata, per il semplice motivo che questo serve al mantenimento della struttura sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista gestionale.
  Le considerazioni che avete fatto sono legittime. Comprendiamo tutti che non è pensabile che si possa avere la doppia contribuzione previdenziale sia all'INPS sia ad Enasarco.
  Mi pare di aver letto nella vostra relazione – approfondiremo questo aspetto anche con Enasarco nell'audizione della prossima settimana – che vi è stata la modifica dello statuto di Enasarco, che oggi è all'attenzione del Ministero del lavoro.
  La vostra legittima rivendicazione di fare in modo che in Enasarco vi sia la rappresentanza di coloro i quali versano i contribuiti ma non sono presenti mi pare quanto mai sostenibile, anche in una discussione col Ministero del lavoro e con la stessa Enasarco. Mi pare che 52.000 promotori finanziari siano un'entità estremamente significativa.
  Questi aspetti che ci avete rappresentato nella vostra relazione erano già a nostra conoscenza, perché nella scorsa occasione avevate già fatto un accenno a queste vostre legittime aspettative, considerando anche la questione dei silenti. Quest'ultimo è un problema molto più grosso, che non riguarda semplicemente Enasarco, ma riguarda anche la gestione previdenziale pubblica.
  A proposito delle difficoltà che voi ci avete esposto per quanto riguarda Enasarco, lei ha fatto un passaggio che per me è significativo e su cui le chiederei qualche ulteriore elemento, anche se mi rendo conto che discutere in questa sede del bilancio e dei rendimenti di Enasarco ci farebbe impiegare molto tempo.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Bufi per la sua replica.

  MAURIZIO BUFI, Presidente dell'ANASF. Il presidente Di Gioia mi ha posto un set di domande a cui cerco di rispondere brevemente.
  Comincio dai silenti. Io sono perfettamente d'accordo con lei. Certamente quello dei silenti è un tema veramente trasversale, che impatta sugli equilibri, non solo della Fondazione Enasarco, ma di tutti gli altri enti previdenziali, compresa l'INPS. Siamo perfettamente consapevoli di questo. Purtuttavia, lo evidenziamo, perché c’è un tema di iniquità che si appalesa da solo.
  Peraltro, la soluzione di alcune problematiche può avvenire anche in modo graduale. Un conto è non vedersi riconoscere nulla rispetto a ciò che si è versato e un conto è trovare delle soluzioni, anche intermedie, di riconoscimento di versamenti che comunque sono stati fatti nel corso di un periodo di tempo, seppur limitato. Convengo con lei sul fatto che c’è una particolare delicatezza su questo tema.
  Per quanto riguarda i bilanci di Enasarco, io vi ho fatto un cenno. Stiamo analizzando l'ultimo bilancio di cui noi disponiamo e anche i bilanci degli anni precedenti. Sono bilanci, per loro natura, molto complessi e molto articolati, che richiedono la giusta attenzione e il giusto tempo per una loro effettiva e puntuale valutazione.
  Pertanto, in questa sede non sono nelle condizioni di darle indicazioni puntuali. Mi limito a riferire, come ho fatto, che per quanto riguarda la gestione degli asset finanziari e patrimoniali della fondazione la preoccupazione deriva dal fatto che i risultati conseguiti, ivi compresi quelli negativi a cui facevo riferimento, ci sembrano assolutamente inadeguati rispetto a una normale gestione finanziaria di attività.Pag. 9
  Tuttavia, colgo l'occasione di questa sua domanda per fare avere a questa Commissione i nostri elaborati e le nostre valutazioni sui bilanci, una volta che li avremo ultimati. Questo è un impegno che mi assumo, proprio perché parliamo di numeri, di cose concrete e di valutazioni su come è costruito un bilancio.

  LELLO DI GIOIA. Cosa intende per asset finanziari ?

  MAURIZIO BUFI, Presidente dell'ANASF. Praticamente gli investimenti che la fondazione ha fatto del suo patrimonio.

  LELLO DI GIOIA. Quello che le chiedevo era il dettaglio. Avendo valutato gli asset finanziari, cioè gli investimenti del patrimonio su alcune attività finanziarie, ci può dire con molta chiarezza quali sono gli investimenti che, secondo voi, hanno avuto anche rendimenti negativi ?

  MAURIZIO BUFI, Presidente dell'ANASF. Il più clamoroso è l'investimento in Anthracite.

  LELLO DI GIOIA. Questo lo conosciamo bene. Ci citi altri casi.

  MAURIZIO BUFI, Presidente dell'ANASF. Ci sono stati una serie di investimenti in cosiddetti «titoli strutturati», che hanno come sottostante altre attività. Peraltro, uno di questi fu proprio il caso Lehman, che tutti ricorderemo, che impattò anche presso molti risparmiatori che avevano incautamente scelto quel titolo o semplicemente erano stati mal consigliati.

  LELLO DI GIOIA. Questi sono investimenti fatti nel passato.

  MAURIZIO BUFI, Presidente dell'ANASF. Nel recente passato.

  LELLO DI GIOIA. Quando lei parla di recente passato si riferisce a qualche anno fa ?

  MAURIZIO BUFI, Presidente dell'ANASF. Sì. Dal 2008 in poi.

  LELLO DI GIOIA. Secondo voi, venendo un po’ più ai tempi nostri, dal 2011 in poi, ci sono stati interventi finanziari su titoli strutturati che hanno determinato delle preoccupazioni per ciò che riguarda le vostre legittime rivendicazioni ?

  GIAN FRANCO GIANNINI GUAZZUGLI, Vicepresidente vicario dell'ANASF. Ciò che può dare pensiero, per esempio, è un investimento in quote di fondi immobiliari all'estero, la cui valutazione è lasciata alla cifra indicata dalla fondazione. Non c’è una quotazione e non c’è un mercato. Questo lascia molto perplessi, anche in termini di trasparenza delle indicazioni fornite.

  LELLO DI GIOIA. Questi investimenti sono stati fatti attraverso una SGR oppure direttamente dalla Fondazione Enasarco ?

  GIAN FRANCO GIANNINI GUAZZUGLI, Vicepresidente vicario dell'ANASF. È la fondazione che li ha fatti, servendosi di altri soggetti finanziari.

  LELLO DI GIOIA. In questo caso, per esempio ?

  MAURIZIO BUFI, Presidente dell'ANASF. Per quanto riguarda il patrimonio investito in fondi immobiliari, la fondazione si è avvalsa di una società di gestione specializzata in quel settore. Adesso non ricordo esattamente chi fosse.

  GIAN FRANCO GIANNINI GUAZZUGLI, Vicepresidente vicario dell'ANASF. Peraltro, questi investimenti sono in Ungheria. Diventa complesso nella lettura dello stesso bilancio riuscire a capire come effettivamente sono allocate le risorse finanziarie. L'esame che noi stiamo facendo è molto approfondito anche da questo punto di vista.
  Le faccio un esempio. Non vorremmo – ovviamente è tutto da dimostrare – che magari, se si ha un asset in bilancio del Pag. 10quale è difficile stimare il valore, lo si stimasse proprio in modo tale che il bilancio quadri. La nostra preoccupazione è essenzialmente questa, perché tutto ciò ovviamente si riflette sulla capacità della fondazione di erogare prestazioni.

  LELLO DI GIOIA. Si tratta esclusivamente di fondi immobiliari o anche di fondi mobiliari ?

  MAURIZIO BUFI, presidente dell'ANASF. Riguarda anche i fondi mobiliari. Il FIRR a cui facevo riferimento poc'anzi, che è gestito direttamente da Enasarco sulla base dei versamenti che vengono effettuati sia dalle nostre società mandanti sia da noi, come ricordavo, ha avuto un rendimento negativo nel corso del 2012. Ovviamente quel fondo si compone di una serie di investimenti che hanno avuto come montante finale un rendimento di per sé negativo. Pertanto, è chiaro che sul versante tipicamente di investimenti finanziari le scelte che sono state intraprese sono discutibili dal punto di vista del rendimento.
  Noi facciamo due tipi di macrorilievi. Innanzitutto, c’è una concentrazione di asset su specifiche attività. Estremizzando, se fatto cento il totale di un patrimonio io investo l'80 per cento in un unico attivo, fosse anche un titolo di Stato o comunque un titolo immenso da un determinato emittente, quell'effetto concentrazione mi determina un rischio emittente piuttosto rilevante, che poi si riverbera sul rendimento.
  L'altro aspetto è che a volte noi abbiamo trovato all'interno di questi contenitori dei titoli, seppur riferiti a fondi immobiliari, non quotati. Quello della non quotazione è un meccanismo di totale assenza di trasparenza nel valore dell'attivo, quindi anche del sottostante, che a volte determina una valutazione molto discrezionale del valore stesso di quel titolo o di quei titoli.
  Riassumendo, ci sono un effetto di concentrazione e una specificità su titoli non quotati. Questa somma di elementi, dati alla mano, ha prodotto nell'ultimo anno un rendimento negativo. Questo è un elemento che, a mio modo di vedere, potrebbe essere contestato o potrebbe riguardare una richiesta di chiarimenti a chi gestisce questi soldi.
  Da ultimo, vorrei ritornare sulla sua osservazione riferita all'associazione. Prima di arrivare all'associazione, parto dal dato dell'albo. Come ricordava lei stesso e come noi citiamo nella nostra relazione, i promotori finanziari iscritti all'albo pubblico sono – l'ultimo dato disponibile è di qualche settimana fa – quasi 52.000. Peraltro, il 2014 è il primo anno in cui ci sarà un saldo netto positivo, cioè sono più coloro che si iscrivono rispetto a coloro che si cancellano.
  Tuttavia, c’è un dato importante: di operatori attivi con mandato se ne contano circa 33.000-35.000. Ciò vuol dire che una parte di questi 55.000 sono iscritti all'albo perché ne hanno i requisiti, sia di professionalità sia di onorabilità, ma ancora non esercitano l'attività.
  Di questi 33.000, quelli riferiti alle prime dieci società, alle quali è riconducibile il 90 per cento del mercato e che si riconoscono nell'associazione di Assoreti, sono circa 25.000.
  Di questi 25.000 soggetti, la nostra associazione ha una rappresentanza superiore al 50 per cento. Si tratta, quindi, di oltre 12.000 iscritti effettivi. Gli iscritti all'associazione evidentemente determinano le risorse messe a disposizione dell'associazione medesima.
  Voglio ricordare che, mentre l'iscrizione all'albo è obbligatoria, l'iscrizione all'associazione è del tutto facoltativa e discrezionale.
  Questi sono i numeri che governano la nostra associazione, che peraltro poi elegge i propri organi attraverso il proprio statuto e i meccanismi democratici noti del mondo associativo.
  Comunque, siamo l'unica categoria che rappresenta sostanzialmente tutto il mondo della consulenza finanziaria.
  Vorrei ricordare, da ultimo, che, a proposito di evoluzione della professione, al netto dei temi che riguardano la previdenza, tutto il settore sta andando verso Pag. 11la consulenza. Infatti, come forse vi sarà noto, c’è un altro tema che è di nostro grande interesse in queste settimane, che è la costituzione della cosiddetta «casa della consulenza», cioè la trasformazione dell'attuale APF in organismo di vigilanza che ricomprenda tutti coloro che svolgono consulenza finanziaria, a cominciare dai promotori finanziari. Si chiede anche un cambio di denominazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Bufi e il dottor Giannini, particolarmente per l'opportunità di una discussione interessante che va oltre l'oggetto della nostra indagine conoscitiva, sottolineando le esigenze di riordino di un intero settore e un suo ruolo differente nel rapporto con l'economia reale.
  Dispongo che la relazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9,30.

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ALLEGATO

Documentazione presentata dall'ANASF

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