XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 39 di Giovedì 17 luglio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione del presidente e del direttore generale dell'Ente di previdenza e assistenza a favore dei biologi (ENPAB), Sergio Nunziante e Massimo Opromolla.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Nunziante Sergio , Presidente ENPAB ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Nunziante Sergio , Presidente ENPAB ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 
Favero Nicoletta  ... 7 
Nunziante Sergio , Presidente ENPAB ... 7 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 

ALLEGATO: Documentazione presentata da ENPAB ... 9

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente e del direttore generale dell'Ente di previdenza e assistenza a favore dei biologi (ENPAB), Sergio Nunziante e Massimo Opromolla.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato alla luce della recente evoluzione normativa e organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare, l'audizione del presidente e del direttore generale dell'Ente nazionale di previdenza e assistenza a favore dei biologi (ENPAB), Sergio Nunziante e Massimo Opromolla.
  Do la parola al dottor Nunziante per lo svolgimento della relazione.

  SERGIO NUNZIANTE, Presidente ENPAB. Grazie a lei, presidente. Innanzitutto, se mi permette, vorrei svolgere una considerazione. Questa è già la seconda audizione a cui io prendo parte e vorrei dire che questa volta mi piace di più, perché, mentre la volta scorsa, due anni fa, l'audizione si era basata su un'indagine conoscitiva volta a capire come investivamo, questa volta l'audizione mi sembra più propositiva. Voi volete da noi anche delle proposte e volete sapere come vediamo il sistema contributivo per quello che ci riguarda. Pertanto, mi sento più motivato nella mia esposizione.

  PRESIDENTE. Questo perché due anni fa non c'eravamo noi.

  SERGIO NUNZIANTE, Presidente ENPAB. Questo non l'ho detto e non mi permetto di dirlo. Mi ricordo, però, che era successo anche il caso Lehman Brothers, ragion per cui fu posta molta attenzione su come investivamo. Mi ricordo anche che c'era l'onorevole Cazzola che aveva sempre avuto il chiodo fisso dell'accorpamento delle Casse. Per gran parte il dibattito si sviluppò, quindi, sull'accorpamento e su cosa ne pensassimo e fu dedicato poco alle proposte che potevamo fare.
  La Cassa di previdenza dei biologi è nata nel 1996 direttamente col sistema contributivo. Sono passati ormai quindici anni e le Casse che sono nate con il sistema contributivo hanno delle grosse difficoltà, presidente e onorevoli.
  Questo non da un punto di vista di equilibrio economico-finanziario, perché noi siamo blindati. Non possiamo andare in default, perché quello che i colleghi ci versano lo rivalutiamo secondo i parametri ben noti della media quinquennale del PIL nominale e questo denaro è poi trasformato in rate pensionistiche con un coefficiente di trasformazione.Pag. 4
  Siamo, quindi, blindati da un punto di vista economico-finanziario, ma le pensioni sono inevitabilmente basse. Noi stiamo cercando di fare delle proposte e di coinvolgervi, se vorrete, creando magari delle Commissioni per presentarvi le nostre proposte.
  Noi teniamo molto al futuro dei nostri pensionati, ma in questo momento stiamo creando, purtroppo, dei pensionati un po’ poveri, considerando anche che i biologi sono, all'interno dei professionisti italiani, quelli che hanno il reddito più basso, con una media di 20-21.000 euro. Avranno un tasso di sostituzione veramente molto basso.
  Scusate se esco un po’ fuori dalle righe, ma, per esempio, una delle iniziative che noi abbiamo preso è stata quella di distribuire sui montanti dei nostri iscritti parte del patrimonio attivo. Abbiamo, cioè, accumulato, per nostro virtuosismo o fortuna – non sto a fare autoincensamenti – un patrimonio netto, ossia un risparmio sulle spese di gestione, molto alto. Questo denaro va ad aumentare ogni anno di più e noi abbiamo preso una delibera di redistribuirlo sui montanti. Abbiamo deciso di mettere 3.000 euro sul montante di ogni iscritto per un totale di 36 milioni.
  Questo, però, non viene previsto del decreto n. 509 e dalla legge n. 335 e, di conseguenza, il MEF ha detto che non possiamo farlo. Ci troviamo così, da un lato, con delle risorse inutilizzate da un punto di vista previdenziale e, dall'altro, con delle pensioni estremamente basse.
  Questo è uno dei problemi che forse potremmo e dovremmo affrontare, l'utilizzo delle risorse e dei risparmi. Ogni anno abbiamo un rendimento maggiore rispetto agli obiettivi, potremmo mettere da parte questo denaro, mettere da parte il risparmio sulle spese di gestione, porlo in un fondo e a sessantacinque anni magari erogare una sorta di bonus, quasi di liquidazione. Questo forse ai nostri iscritti piace di più di un aumento di 30-40 euro di pensione al mese che non, a fine attività lavorativa, trovarsi un gruzzoletto che deriva esclusivamente dalla buona gestione dell'ente.
  Avremmo una serie di proposte, se voi ci consentirete di esporle. Se voi riterrete di fare una Commissione propositiva, noi ne saremo ben felici.
  Mi scusate se ho divagato un po’, presidente, e se mi sono allontanato dalla sinteticità che lei mi aveva raccomandato.
  Per quanto riguarda il regime giuridico delle Casse private e privatizzate, noi siamo nati ieri e siamo un sistema assolutamente privato e privatizzato. La normativa ci dice questo: il decreto n. 509 e la legge n. 335 dicono che siamo privati perché non usufruiamo di finanziamenti pubblici. A maggior ragione ce lo dice la legge n. 103 del 1996, con cui siamo nati, che recita esattamente: «con particolare riferimento al divieto di finanziamenti pubblici diretti e indiretti ai sensi dell'articolo 1, comma 3».
  Noi ci sentiamo, quindi, privati a tutti gli effetti. Abbiamo una funzione pubblica, siamo d'accordo. Pertanto, quando ci chiedete cosa pensiamo della sentenza del Consiglio di Stato, scusatemi, ma la risposta a me sembra ovvia, anche perché noi facciamo parte dell'ADEPP. L'ADEPP ha fatto ricorso al TAR la prima e la seconda volta e abbiamo vinto al TAR la prima e la seconda volta. Il Consiglio di Stato ci ha dato torto.
  Noi, naturalmente, accettiamo la sentenza della magistratura. Continuiamo a essere convinti che siamo stati messi nell'elenco ISTAT a fini statistici, così come diceva l'Europa, ma c’è non dico un contenzioso, ma comunque un diverso punto di vista.
  Che cosa comporta il nostro inserimento nell'elenco ISTAT ? Per esempio, ha comportato che noi dobbiamo partecipare alla spending review. Mi sta bene risparmiare, però che questo denaro risparmiato sui consumi intermedi dobbiamo darlo allo Stato anziché ai montanti dei nostri iscritti, incrementando le loro pensioni, mi lascia un po’ perplesso.
  Io lo dissi alla Fornero: «Ministro, ci sta bene che noi risparmiamo sui consumi intermedi, ma, poiché lei conosce benissimo il problema delle pensioni misere che il sistema contributivo erogherà, obbligateci Pag. 5pure a risparmiare, ma obbligateci anche a riversare il risparmio sui montanti degli iscritti per incrementare le pensioni». Invece, noi lo diamo allo Stato.
  Non parlo della doppia tassazione, di cui siete già a conoscenza. Lasciamola stare. Non ce l'avete chiesto e non ve ne parlo. Lasciamo stare.
  Una cosa posso dirvi, ossia che nella parte finale, anche se il Consiglio di Stato ci ha dato ragione, il Consiglio di Stato, in realtà, conferma l'autonomia gestoria degli enti di previdenza e riconosce una normativa che ci attrae nel privato, ancorché con funzioni pubbliche.
  Ci chiedevate, a proposito del bilancio delle Casse e del regime di controllo, quali sono le valutazioni circa l'efficacia dell'attuale impostazione pubblicistica. Vi dico subito – faccio una sintesi per tutta la parte finanziaria – come si muove l'ENPAB.
  Noi abbiamo un obiettivo che abbiamo dichiarato nostro benchmark, ossia la media quinquennale del PIL nominale. Noi non abbiamo mai fatto alcun tipo di investimento pericoloso, non abbiamo mai avuto Lehman Brothers, abbiamo sempre ottenuto dei risultati molto positivi, ma limitati, e ve ne spiego il motivo.
  Poiché l'extra-rendimento che deriva dai nostri investimenti non è distribuibile a fini previdenziali, abbiamo sempre avuto come obiettivo la media quinquennale del PIL nominale e poco di più, obiettivo che abbiamo sempre raggiunto, tranne per un anno, in quindici anni di esistenza.
  Noi abbiamo sempre raggiunto l'obiettivo, non abbiamo mai dovuto attingere ai fondi di riserva e addirittura il fondo, quello che noi chiamiamo fondo di riserva, in cui vanno gli extra-rendimenti, oggi mi pare contenga sui 17-18 milioni di euro. Tenete conto che quella dei biologi è la Cassa più piccola di tutte. Per noi 17-18 milioni di extra-rendimenti sono molti.
  Perché ci siamo dati come benchmark la media quinquennale del PIL e per raggiungerla non abbiamo mai dovuto prendere un rischio maggiore di quello che ci chiede questa forma di investimento ? Perché, se abbiamo un extra-rendimento, ripeto, questo non va a vantaggio delle pensioni dei nostri iscritti. Di conseguenza, alla Cassa di previdenza dei biologi chi glielo fa fare di correre il rischio cercando di avere un rendimento maggiore, quando poi esso non è utilizzabile a fini previdenziali ?
  Abbiamo, dunque, commisurato esattamente il rischio. Voi mi insegnate che cercare di ottenere rendimenti maggiori significa esporsi a maggior rischio. Noi abbiamo minimizzato il rischio e l'abbiamo commisurato all'obiettivo che i ministeri ci propongono, che è quello della media quinquennale nominale.
  Non credo di averlo portato, ma se vi interessa posso fornirvi il dato. Noi abbiamo preparato una slide di tutti i rendimenti ottenuti durante il corso della vita della Cassa dei biologi. Laddove la media quinquennale era 3, noi abbiamo fatto il 3,70; laddove era 4, abbiamo fatto il 4,30; laddove era 5, abbiamo fatto il 5,20, cioè sempre poco di più, proprio per non prendere rischi.
  Se fossimo stati liberi, invece, di caricare sui montanti degli iscritti, a loro beneficio previdenziale, il rendimento che noi avremmo o potremmo raggiungere, ci saremmo spinti un po’ più in là. Poiché, però, ciò non è possibile, perché l'extra-rendimento non va a vantaggio degli iscritti, non troviamo la necessità di correre rischi con il denaro dei nostri iscritti. Questa è la filosofia che ci anima nelle forme di investimento.
  Noi non abbiamo immobili, abbiamo soltanto la sede. Partecipiamo, però, per meno del 10 per cento, ossia per il 5 per cento, in fondi immobiliari. Ci coinvolgono ben poco da questo punto di vista. Non entro nel merito della divisione del patrimonio. Avete una relazione e in ogni momento potete guardarla. È messo tutto anche nel bilancio.
  A me è sembrata una vostra domanda molto interessante la partecipazione ai programmi di housing sociale. Noi abbiamo funzione pubblica – voi ce lo insegnate – ma abbiamo anche degli obblighi nei confronti dei nostri iscritti. Noi dobbiamo assicurare loro delle pensioni.Pag. 6
  Assicurare non significa «speriamo di darteli». Assicurare significa «noi abbiamo la certezza di darti questo denaro». Di conseguenza, noi abbiamo la necessità di raggiungere gli obiettivi che ci vengono prefissati.
  Non solo, ma dobbiamo sottostare ad alcune regole di mercato o, comunque di buongoverno di investimenti, che è quello della diversificazione. Guai a concentrare una parte importante in uno strumento finanziario. Quando ci chiedete «siete disposti a investire denaro, per esempio, in housing sociale ?», la risposta è «assolutamente sì». Io credo che sia compito di una Cassa di previdenza, o comunque di qualsiasi cittadino italiano – voglio allargare il discorso – che abbia grandi patrimoni, quello di contribuire alla crescita del suo Paese. La crescita del nostro Paese – come dico a tutti i nostri colleghi – significa anche la nostra crescita professionale.
  Io ho impostato il rapporto con i colleghi in modo un po’ diverso sull'assistenza. Noi stiamo fornendo un sostegno al reddito dei nostri colleghi, perché, e io li sto avvisando, le loro pensioni saranno basse perché sono vincolate da norme di legge ben precise. Non è lasciata autonomia alle Casse di previdenza per erogare loro più di quello che versano di capitalizzato.
  Come possiamo fare a far aumentare il reddito dei nostri colleghi ? Che aiuto possiamo dare ? Possiamo attuare proprio una politica di sostegno al reddito, promuovendo la figura dei biologi o facendo degli stage, mettendoli in contatto con il mondo del lavoro, formandoli e vedendo quali sono le esigenze delle imprese per formare i nostri colleghi e offrirli al mondo del lavoro, il che significa, a lungo andare, aumento del reddito dei nostri iscritti.
  In questo noi crediamo molto. Allargando il tema a livello nazionale, noi crediamo che sia nostro obbligo contribuire al sistema Italia. Su questo non ci piove, ma credo sia ovvio da parte di qualsiasi cittadino italiano che dobbiamo contribuire.
  Naturalmente, noi amministriamo il denaro che servirà a erogare la pensione ai nostri iscritti e, quindi, da un lato, gli investimenti che ci vengono proposti ci devono anche garantire. Dall'altro lato, però, il rendimento che i ministeri ci impongono, con la media quinquennale del PIL nominale, devono essere diversificati, non dico che devono essere a capitale garantito, ma devono avere un sottostante o una cautela da parte, per esempio, dello Stato.
  Noi dell’housing sociale abbiamo parlato credo 3-4 anni fa. Doveva farlo la Cassa depositi e prestiti. Mi ricordo che abbiamo avuto diverse riunioni in ADEPP, discutendo di quanto ciascuno volesse investire. Ognuno di noi, Cassa di previdenza, aveva messo a disposizione denaro per investire nell’housing sociale. Mi ricordo che l'ENPAB aveva stabilito di investire 20 milioni di euro. In realtà, però, quel progetto è fallito e non se n’è fatto più granché.
  Noi siamo assolutamente disponibili. Lo eravamo allora e lo siamo, a maggior ragione, ora. Chiaramente, dobbiamo tutelare il denaro dei nostri iscritti e, quindi, dobbiamo essere sicuri che questo denaro che noi investiamo ci offra un rendimento pari a quella che sarà la capitalizzazione dei nostri colleghi. Su questo non ci piove.
  Anzi, vi dirò di più. Noi siamo già impegnati insieme all'ENPAM. L'ENPAM ha già fatto un bel fondo, cui noi vorremmo contribuire, per la costruzione di case di riposo per i nostri iscritti, per esempio. Noi riteniamo che anche questa possa essere un'iniziativa molto interessante, magari mettendoci d'accordo per dare non dico un privilegio, ma una corsia preferenziale ai nostri iscritti. Vogliamo intervenire sicuramente anche questo.
  Stiamo investendo anche in energie rinnovabili. Siamo sensibili anche ai problemi ambientali. Vi assicuro che tutte queste nuove forme all'ENPAB interessano, e interessano molto, perché tanto, se un investimento mi deve rendere il 4, anziché rivolgermi al corporate tal dei tali, me lo assicuro in housing sociale. Ci mancherebbe altro.Pag. 7
  Se l'obiettivo che dobbiamo riconoscere ai nostri iscritti è il 2 e questa forma di investimento mi garantisce il 2,5, ben venga. Io ho raggiunto il mio obiettivo e ho messo a disposizione il patrimonio della nostra Cassa per fini sociali, o comunque di aiuto per la crescita del nostro Paese. Su questo state tranquilli: io parlo per ENPAB, ma sicuramente varrà anche per le altre Casse di previdenza.
  Si tratta di trovare le forme opportune. Non dico che siamo rimasti scottati, ma ci eravamo dichiarati assolutamente disponibili a intervenire per la costruzione di alloggi popolari e, quindi, in housing sociale. Su questo veramente avete sfondato una porta aperta.
  Il nostro denaro, continuiamo a dirlo, è privato e non pubblico, ma ha finalità pubbliche. Ci mancherebbe altro, quindi, che non lo mettessimo a disposizione delle risorse del nostro Paese.

  PRESIDENTE. La ringrazio e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  NICOLETTA FAVERO. Ho una curiosità. Visto che il vostro settore, secondo me, è in grande sviluppo, nel senso che i nostri biologi sono molto apprezzati all'estero, quanti biologi formati in Italia sono in questo momento nel mondo, in Europa ? Io ne conosco parecchi.

  SERGIO NUNZIANTE, Presidente ENPAB. Tocca uno degli argomenti che richiedono risposte molto difficili. I biologi che sono all'estero non sono gli stessi biologi che sono in Italia. Il corso di laurea italiano è un po’ diverso rispetto a quello all'estero.
  Le posso dire che quella dei biologi è una splendida disciplina, ma che in Italia non ha un'identità ben precisa. Quando uno si presenta e dice «Sono avvocato, ingegnere, architetto, notaio o che infermiere», si sa chi si ha di fronte. Quando io mi presento e dico «Sono un biologo», la domanda che segue è: «Ah, sei biologo, ma che fai ?»
  L'università – permettetemi di dire che c’è una gran colpa dell'università – ci offre tanto sapere, ma poche competenze. Noi usciamo dall'Università sapendo tante cose, ma, quando poi andiamo a proporci all'impresa, al mondo del lavoro, al mondo del lavoro non frega nulla di quello che siamo. Non mi chiedono «Cosa sai ?», bensì «Cosa sai fare ?».
  Noi abbiamo difficoltà a dirlo, e questo è uno dei programmi che noi stiamo realizzando: stiamo cercando di fare tirocini pratici nelle aziende, negli ospedali e nelle case di cura per fare acquisire competenze ai nostri iscritti. Vogliamo trasformare le conoscenze in competenze per proporli sul mondo del lavoro.
  Gli ambiti sono molti. C’è la patologia clinica, che ormai però è chiusa – con i laboratori di analisi che stanno subendo delle limitazioni enormi – e si sta ampliando molto il campo della nutrizione, che è un campo molto bello. Soffriamo, però, della mancanza di competenze, perché il biologo appena laureato può fare il nutrizionista per legge, ma non per competenze.
  Non c’è accesso, però, alle scuole di specializzazione, perché le scuole di specializzazione sono gestite dalla facoltà di Medicina e il numero messo a disposizione per i biologi è pochissimo. Di conseguenza, non riusciamo a formare i nostri iscritti. Nessuna scuola di specializzazione in Italia è gestita dalla facoltà di scienze. Noi vorremmo proporre – ci stiamo lavorando, ma non so se ci riusciremo – delle scuole di specializzazione per biologi, perché non riusciamo a formarli. Non ci riusciamo perché l'università non ce li forma.
  Un'altra cosa – e chiudo – di cui do colpa all'università è che l'università, che offre grosse conoscenze ai nostri biologi, non dialoga con il mondo del lavoro. Sforna in continuazione colleghi che sanno tanto, ma che, una volta usciti dall'università, non sanno che cosa fare. Non c’è dialogo. L'università non capisce qual è l'esigenza del mondo del lavoro, non capisce quali sono le esigenze del nostro sistema produttivo. Questa sarebbe Pag. 8la questione più importante di questo mondo e noi stiamo cercando di intercettarla.
  Noi abbiamo creato una piattaforma di biologi. Sentiamo quali sono le esigenze delle imprese che possono utilizzare biologi e le biotecnologie per capire che tipo di professione vogliono e stiamo cercando di formare in tal senso i nostri giovani colleghi, in modo da proporli alle imprese che in questo momento ne hanno bisogno.
  Qualcuno mi chiederà: che cosa c'entra la Cassa di previdenza ? La Cassa di previdenza c'entra eccome, perché, visto che non possiamo agire da un punto di vista economico-finanziario ad aumentare le pensioni, io cerco di aumentare il reddito.
  Inoltre, la legge n. 99 del 2013, che dispone che eventuali risparmi possano essere dedicati alla promozione della figura professionale e al sostegno del reddito, credo me ne dia la facoltà. È chiaro che mi ha messo in contrasto con l'ordine, perché quelli dell'ordine sono gli unici che parlano di professione. Su questo non c’è dubbio, ma noi andiamo avanti. Noi stiamo cercando di sostenere anche questo aspetto.

  PRESIDENTE. La ringrazio, presidente, anche per queste ultime considerazioni. Poiché il welfare non è semplicemente previdenza e assistenza, ma noi pensiamo di allargarlo anche ad altri segmenti, come la formazione, più in là faremo un ragionamento che riguarda anche le professioni e le modifiche che dovrebbero essere fatte all'interno del sistema universitario. Siamo profondamente convinti che ci sia bisogno di una riqualificazione profonda.
  Dispongo che la documentazione prodotta sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.50.

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ALLEGATO

DOCUMENTAZIONE PRESENTATA DA ENPAB

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