XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 10 di Mercoledì 9 aprile 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione di rappresentanti di Confesercenti.
Di Gioia Lello , Presidente ... 2 
Cappelli Giorgio , Responsabile Area assistenza e previdenza della Confesercenti ... 2 
Di Gioia Lello , Presidente ... 5 

ALLEGATO: Documentazione presentata dalla Confesercenti ... 6

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8.15.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Confesercenti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato, alla luce della recente evoluzione normativa ed organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare, del responsabile dell'Area assistenza e previdenza della Confesercenti Giorgio Cappelli.
  Pregherei il nostro ospite di essere rapido nel suo intervento perché i colleghi hanno necessità di andare nelle varie Commissioni permanenti.

  GIORGIO CAPPELLI, Responsabile Area assistenza e previdenza della Confesercenti. Ringrazio la Commissione per questa opportunità. Come richiesto, mi limiterò ad illustrare a grandi linee la relazione che abbiamo predisposto e che lascerò agli atti.
  Il nostro sistema previdenziale pubblico e quello privato sono intimamente connessi. Purtroppo, le normative che hanno riformato il sistema previdenziale pubblico hanno avuto la caratteristica di badare soprattutto alla sostenibilità finanziaria del sistema stesso.
  Questo indubbiamente ci darà dei vantaggi che la Ragioneria stima essere soprattutto nell'intervallo temporale dal 2020 al 2050, però nei passaggi intergenerazionali si sono creati dei momenti di frattura dove i requisiti si sono spostati e anche il livello dei trattamenti è stato sostanzialmente modificato.
  Tutto questo non ha fatto che aumentare i margini di incertezza sulla situazione previdenziale pubblica del singolo lavoratore autonomo oppure dipendente. Mentre 15-20 anni fa ciascuno aveva un'idea di quello che sarebbe stato il suo trattamento previdenziale nel momento in cui avrebbe abbandonato l'attività, ora i margini di incertezza sono ampissimi. Non sappiamo quale sarà il livello di copertura, non sappiamo quale sarà la nostra decorrenza: non c’è soltanto il discorso dell'innalzamento dell'età, che ha delle sue previsioni, ma c’è anche l'altro meccanismo collegato alla speranza di vita che rende ancora incerto il momento dell'accesso.
  Peraltro, avremo dei coefficienti, per il calcolo delle prestazioni pensionistiche, strettamente legate all'andamento del prodotto interno lordo. Ciò di questi tempi non è affatto tranquillizzante per tutta la platea dei lavoratori. Pag. 3
  In questo tipo di quadro, la riforma previdenziale, se è vero che funziona ormai a maggioranza contributiva, soprattutto per gli anni che verranno, è pur vero che funziona ancora, dal punto di vista sostanziale, a ripartizione. Politiche di riforma del sistema previdenziale non associate a politiche di sostegno per incentivare e inserire i giovani nel mondo del lavoro e per rivitalizzare l'occupazione, alla fine ci potranno anche far risparmiare notevoli importi dal punto di vista del costo della spesa pensionistica, ma dal punto di vista della sostenibilità complessiva se non c’è un andamento dell'occupazione importante, che sia di tipo autonomo o di tipo dipendente, i due sistemi alla fine dimostreranno sempre di avere dei momenti di criticità.
  Secondo noi, non vanno neanche bene quelle politiche tese all'inasprimento dei livelli contributivi, che non fanno che abbattere la tendenza al lavoro, al lavoro trasparente, al lavoro pulito, al lavoro corretto.
  In questo contesto si introduce il concetto della previdenza complementare. Nel nostro Paese, secondo noi, è stata costruita una buonissima legge che consente di avere le sufficienti garanzie. Si tratta di una normativa che nasce con la preoccupazione di essere prima garante per i fruitori e quindi di dare una tranquillità che si avvicina al sistema della previdenza pubblica. Oggi è complementare a un sistema pubblico che però non dà più certezze, quindi diciamo che sono due incertezze che dovrebbero farsi forza.
  Da un punto di vista della diffusione, noi registriamo ancora delle difficoltà notevoli perché la cultura previdenziale e soprattutto gli effetti dolorosi del sistema contributivo sulle prestazioni pensionistiche individuali ancora li hanno percepiti in pochi.
  Di conseguenza, questa mancata percezione di quello che sarà l'effettivo trattamento complessivo previdenziale ancora non ha dato una scossa così importante. Qualche aggiustamento però andrebbe fatto. Dal punto di vista dell'allocazione delle risorse, i fondi complementari hanno la necessità di cogliere gli obiettivi. Questo è importante, quindi gli investimenti devono essere sicuri. Tuttavia, dobbiamo porci una domanda: se i trattamenti di fine rapporto conferiti alla previdenza complementare da tutto il mondo delle piccole imprese vengono dalla previdenza complementare investiti in titoli tedeschi o altro, noi abbiamo una depauperazione delle disponibilità per rafforzare il mondo produttivo che sostiene il lavoro e la previdenza. Da questo punto di vista, qualche correttivo e qualche indicazione dobbiamo poterli introdurre.
  Ad esempio, come sapete nel mondo del terziario e dell'artigianato esiste un'unica forma di previdenza complementare che riguarda il mondo del lavoro dipendente, perché tutti quanti, per atto e scelta delle parti sociali, siamo confluiti nel fondo denominato «Fonte».
  Vi sembra normale che i datori di lavoro che finanziano la previdenza complementare dei loro dipendenti finanzino l'acquisto delle azioni della grande distribuzione, cioè di quei soggetti che, in un certo modo, li stressano sul mercato ? Da questo punto di vista, dobbiamo fare uno sforzo per far sì che queste risorse ritornino a sostegno del mondo produttivo che le produce.
  Un'altra questione che andrebbe affrontata è quella di dire che finalmente se vogliamo incentivare la previdenza complementare dobbiamo anche cercare di abbattere i costi. Che senso ha, allora, pagare il contributo di solidarietà all'INPS perché un lavoratore è iscritto alla previdenza complementare ? Viste le necessità di maggiore contribuzione perché non liberare queste risorse a favore del conto pensionistico sempre di questo lavoratore ? Non è possibile che, per chi fa la scelta di avere una forma di previdenza complementare, poi il datore di lavoro deve dare un contributo per la solidarietà generale. Sul mondo delle solidarietà generali tutti abbiamo necessità di un momento di ripensamento.Pag. 4
  Brevemente richiamo il tema dell'assistenza sanitaria integrativa. La contrattazione collettiva si è fatta promotrice di importanti forme di assistenza sanitaria integrativa che sono un diritto retributivo dei lavoratori. Le prime esperienze sembrano offrire dati estremamente positivi sull'efficacia di queste forme. Occorre garantire la deducibilità fiscale, la possibilità di convenzionarsi, per queste forme, con il Servizio sanitario nazionale, in modo che possano dare un supporto integrativo e non sostitutivo. Anche in questo caso, il contributo di solidarietà sinceramente dovrebbe essere rivisto e superato per dare maggiore forza e robustezza a un sistema che può dare un supporto importante.
  Infine, sulla governance, per quanto riguarda gli enti previdenziali, che costituiscono un patrimonio di questo Paese, siamo per il mantenimento del sistema duale, dove c’è un consiglio di indirizzo e vigilanza che dovrebbe chiamarsi consiglio di indirizzo strategico e vigilanza. Questi organismi dovrebbero avere delle responsabilità e delle funzioni operative che siano tangibili e non soltanto sulla carta.
  Se dovessimo immaginare per un momento di fare un riferimento al settore privato, gli enti previdenziali hanno nei loro azionisti i datori di lavoro, i lavoratori autonomi, i lavoratori dipendenti, quindi è necessario che le forme di rappresentanza possano dare il loro contributo in questa situazione.
  Gli enti previdenziali debbono, però, avere mission di servizio di sempre più elevata qualità e possibilità di rispondere alle esigenze. Oggi ci troviamo in una situazione nella quale è vero che gli enti previdenziali, in particolar modo l'INPS, ma anche l'INAIL, si sono spinti su una larghissima informatizzazione, ed è anche vero che il dialogo telematico è importantissimo, ma è un dialogo telematico consentito per la terziarizzazione sugli intermediari istituzionali (il CAF, i patronati, i consulenti, le associazioni). Quindi, è un sistema di trasmissione dati importante, ma quello che viene a mancare in questo momento è il fattore umano che, a livello territoriale, dà quelle risposte che con il colloquio telematico non si riesce a dare. Su questo siamo un po’ in ritardo.
  Una domanda importante a cui voglio rispondere subito è la seguente: qual è la funzione di controllo del Ministero dell'economia e del Ministero del lavoro sugli enti previdenziali ? È una funzione importante, che deve esserci, e noi l'apprezziamo, però consentitemi di esprimere due considerazioni. In primo luogo, l'INPS e l'INAIL hanno le strutture tecnico-operative per poter interpretare le norme, quindi debbono essere liberi di poterlo fare e di dare ad esse attuazione. Non è possibile che per ogni circolare debbano avere il nulla osta dal Ministero dell'economia o dal Ministero del lavoro. Diversamente finisce la loro funzione istituzionale.
  In secondo luogo, non è possibile nel nostro sistema interpretare le norme partendo dal fabbisogno di cassa e superando le questioni di diritto. Cito un esempio per tutti: stiamo facendo, come associazioni, una battaglia per avere il riconoscimento degli sgravi contributivi per la piccola mobilità per gli assunti nell'anno 2012, non per i soggetti assunti quando è cambiata la normativa. Ci viene detto che non ci sono le risorse, che il diritto non ci viene riconosciuto e che sarebbe meglio avviare il contenzioso per poter avere riconosciuto un diritto che trova la copertura economica senza problemi, perché è riconosciuto tramite il contenzioso. Io sono senza parole.
  Peraltro, questi sono i conti delle aziende. Se risolvo in via giurisprudenziale fra tre anni e l'azienda nel frattempo è saltata perché dieci contratti di mobilità hanno fatto recupero delle cartelle esattoriali, magari si va sul giornale ma l'azienda è finita e con essa tutto il resto. Spero che ci sia un colpo di reni per poter risolvere questa vicenda.
  Cito un altro esempio. La legge di stabilità riapre i termini e le condizioni per l'accesso all'indennizzo per la cessazione dell'attività commerciale. Il provvedimento è entrato in vigore il primo gennaio Pag. 52014, ma oggi, 9 aprile, siamo ancora in attesa delle istruzioni da parte dell'ente per poter rendere esigibile la prestazione, la quale è appunto esigibile perché ci sono i moduli, ma non essendoci le istruzioni non viene liquidata dalle sedi INPS.
  Credo che si tratti di questioni non così difficili da affrontare e ritengo che gli enti abbiano le capacità per farlo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Cappelli per il suo contributo, dispongo che la relazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 8.30.

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