XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Giovedì 27 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali: CGIL, CISL e UIL.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Petriccioli Maurizio , Segretario confederale CISL ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 5 
Proietti Domenico  ... 5 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Cavaterra Rita , Responsabile politiche previdenziali CGIL ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Casabona Salvatore , responsabile previdenza complementare CGIL ... 8 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 
Di Salvo Titti (SEL)  ... 9 
Di Gioia Lello , Presidente ... 10 
Proietti Domenico  ... 10 
Di Gioia Lello , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documentazione presentata dai rappresentanti di CGIL, CISL, UIL ... 13

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 15.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali: CGIL, CISL e UIL.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di rappresentanti delle organizzazioni sindacali di CGIL, CISL e UIL nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato alla luce della recente evoluzione normativa e organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare.
  Sono presenti, per la CGIL, Rita Cavaterra, responsabile politiche previdenziali; Salvatore Casabona, responsabile previdenza complementare; per la CISL, Maurizio Petriccioli, Segretario confederale, e Angelo Marinelli, Dipartimento politiche fiscali; per la UIL, Domenico Proietti, Segretario confederale, Carlo Lanciano, segretario Uil-pensionati, e Marco Abatecola, funzionario.
  Do la parola al segretario confederale Petriccioli.

  MAURIZIO PETRICCIOLI, Segretario confederale CISL. Ringrazio per questo invito. Come CISL, abbiamo particolarmente apprezzato l'iniziativa che la Commissione ha assunto. Abbiamo preparato un documento proprio per lasciare alla Commissione una traccia del ragionamento che ci interessa offrire, mentre nel mio intervento cercherò di svolgere tre considerazioni. La nostra impostazione parte dall'assunto secondo il quale, se c’è un settore della spesa pubblica che negli ultimi 25 anni ha avuto una spiccata capacità di cambiamento e di trasformazione, credo sia proprio quello di cui stiamo parlando oggi, cioè delle prestazioni previdenziali.
  L'accusa di avere in Italia un sistema previdenziale che inciderebbe troppo sul PIL, ben al di là di quanto avviene negli altri Paesi europei, anche alla luce dell'ultimo intervento, davvero strutturalmente importante e pesante, del Governo Monti, non ha davvero alcun tipo di senso.
  Semmai, il tema oggi da chiarire, per quanto ci riguarda, è che la sostenibilità finanziaria della spesa previdenziale sarà determinata dal fatto se o meno questo Paese riuscirà in una ripresa economica che possa consentire l'allargamento della platea degli occupati. È attraverso questa leva che la spesa previdenziale sarà o meno in equilibrio.
  Ci interessa di più ragionare con la Commissione, invece, della sostenibilità sociale delle attuali misure previdenziali e di cosa si può fare per migliorarla.
  Comincio col dire che, ovviamente, per esempio l'innalzamento progressivo e automatico dei requisiti di accesso, ma anche la revisione automatica dei coefficienti di Pag. 4trasformazione creeranno e introducono elementi di preoccupazione forte rispetto al rendimento delle future pensioni.
  Dall'altra parte, bisogna sottolineare come l'avere innalzato in termini così generalizzati, l'uscita, e quindi il requisito di età pensionabile, non consente oggi di governare una serie di elementi a nostro giudizio molto importanti, come da esempio la tematica dei lavori usuranti.
  Ciò premesso, la prima considerazione che intendo svolgere è che, secondo noi, per i lavoratori e le lavoratrici per i quali la pensione non sia integralmente calcolata con il metodo contributivo, si rende necessario ragionare attorno a una flessibilità nell'uscita dal mercato del lavoro per entrare nella previdenza. Pur non ritenendo infatti che, in un momento come questo, sia attraverso le politiche previdenziali che possa regolarsi il traffico sulla ripartizione del lavoro, noto, però, che molti giovani non hanno più un'opportunità di ingresso. Non credo che sia quindi la previdenza a dover dirigere questo traffico; certamente, però, in una visione completa di questo tipo di problema, anche attraverso la previdenza si possono fornire risposte importanti.
  In secondo luogo, va definita una soluzione strutturale sull'annosa vicenda dei lavoratori esodati, considerato l'avere erogato 31.000 pensioni a questa platea, secondo le dichiarazioni del direttore generale dell'INPS Nori, significa più o meno che ce ne sono oltre 120.000 che non hanno avuto quest'opportunità.
  L'esperienza personale che vorrei illustrare a questa Commissione è che nemmeno le persone che hanno il diritto alla salvaguardia, visto come sono affastellate le norme, hanno avuto la capacità di comprendere, anche recandosi all'INPS, che avevano questo diritto.
  In questo modo, torna in mente quando il Ministro Fornero sosteneva che andavano certificate le posizioni delle persone che avevano, in base alla platea, questo diritto. Non lo si è voluto fare e oggi anche coloro che hanno il diritto vivono l'ansia di non essere né carne né pesce, senza pensione, senza reddito da lavoro. Credo, quindi, serva seriamente pensare a come fornire una risposta strutturale.
  Il terzo elemento è il rilancio della previdenza complementare. Far crescere la previdenza complementare significa dare anche un'opportunità a tutti i lavoratori di tutte le categorie. Penso quindi al pubblico e alle diversità che esistono tra il pubblico e il privato. Riconosciamo chiaramente che i lavoratori del pubblico non hanno la stessa disponibilità, visto il TFR virtuale, visti elementi diversi di fiscalità, vista l'assenza di una finestra di silenzio/assenso, che nel pubblico non c’è stata mentre per i lavoratori privati c’è stata.
  Penso anche ai lavoratori delle piccole e medie imprese le quali, ovviamente, hanno una grande difficoltà a conferire il TFR perché in difficoltà rispetto al sistema creditizio, e quindi tendono a mantenere i TFR all'interno della loro azienda a prescindere dalla volontà del lavoratore. Purtroppo, va detto anche questo.
  Esiste, quindi, davvero la necessità di riprogrammare un intervento sulla previdenza complementare. L'opportunità per i lavoratori deve corrispondere anche a un'opportunità per il Paese, per la crescita. Fino a oggi, c’è stato tanto impiego dei fondi pensione a favore di investimenti nei titoli di Stato. È stato indubbiamente meritorio, ma oggi bisogna cominciare a pensare a come questo sistema possa contribuire allo sviluppo economico del Paese.
  È in corso una discussione, di cui sarete certamente informati, anche con la Cassa depositi e prestiti in questo senso. Si tratta di trovare rendimenti opportuni e veicoli garantiti dove il risparmio previdenziale possa avere un'importanza, una consistenza, oserei dire anche una maggioranza, ma poi si vadano a fare investimenti infrastrutturali su ospedali, scuole, rete telematica, banda larga e anche sul territorio per le piccole imprese. Non possiamo fare questo lavoro come fondi pensione, ma deve farlo qualcuno che offra le più ampie garanzie in questo senso.
  In ultimo, riflessione comunque non marginale, c’è il tema di come procedere Pag. 5alla riforma della governance degli enti previdenziali. Su questo non mi dilungherò, ma sapete che c’è un avviso comune sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e di Confindustria per tenere separati i tre sistemi: la gestione, il controllo e l'amministrazione, cioè il presidente, il direttore e il CIV.
  Speriamo che la stagione monocratica di gestione sia ormai terminata. Serve una maggiore partecipazione per avere una maggiore efficienza, per dare servizi attraverso INPS, INAIL e per creare un moderno sistema nella gestione di risorse davvero così importanti.
  Infine, pensiamo anche, come riportato nella nota in modo più diffuso, che chi effettua il controllo sulla previdenza complementare deve essere considerata un'autorità a tutti gli effetti, uguale alle altre autorità. Parlo della COVIP. Durante questi anni, siamo stati alle prese con un progressivo tentativo di smantellamento degli accordi per un'inglobazione all'interno – lo dico in maniera chiara – del sistema Banca d'Italia, come è successo alle assicurazioni. La CISL difende la tipicità del risparmio previdenziale, che non può stare in quei meccanismi e che ha bisogno di un'autorità di vigilanza a parte. Quella autorità e le normative che la regolano vanno però allineate alle normative delle altre autorità, anche per ciò che riguarda la durata del mandato.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola a Domenico Proietti, segretario confederale della UIL, volevo informarvi che la Commissione ha inteso promuovere un tavolo istituzionale finalizzato ad approfondire, con il concorso dei Ministeri interessati ed esperti del settore, la possibilità di impiegare parte dei patrimoni dei Fondi pensione in programmi di investimento pubblici. Intenderemo successivamente coinvolgere in questo tavolo anche Cassa depositi e prestiti, per cui abbiamo già un ragionamento avviato da questo punto di vista.
  Siccome il segretario confederale della CISL ha fatto una precisazione in tema di controlli, vorrei sottolineare che questa Commissione ha anche il controllo sulla programmazione gestionale degli enti, per cui saremo l'organismo abilitato, oltre la COVIP, a verificare i percorsi che riguardano gli investimenti e l'utilizzazione dei fondi. Abbiamo, quindi, questo compito, estremamente largo da un certo punto di vista, ma di grande responsabilità per garantire, appunto, le pensioni ai lavoratori.

  DOMENICO PROIETTI, Segretario confederale UIL. Anche UIL è molto grata alla Commissione per quest'incontro. Riteniamo che l'indagine che state conducendo, avendo letto i resoconti delle audizioni fin qui fatte, sia molto importante e stia delineando in maniera molto precisa e rigorosa lo stato del nostro sistema previdenziale. Anche noi lasceremo un documento scritto, quindi il mio intervento sarà breve e si incentrerà su tre aspetti.
  Il primo riguarda il pilastro pubblico. Per effetto delle recenti riforme, da uno studio attuariale dell'INPS è indicato come nel prossimo decennio 2013-2020, dalla previdenza saranno sottratti 80 miliardi di euro. È una montagna di risorse che sono state tolte dal sistema previdenziale e che vanno a coprire altre poste di bilancio dello Stato, molto spesso di spese improduttive che non è voluto tagliare.
  Pensiamo che anzitutto si debba riprendere una parte di queste risorse e rimetterle nel sistema previdenziale per affrontare alcuni temi. Il primo è quello relativo all'adeguatezza dei trattamenti pensionistici, anzitutto, ripristinando la piena indicizzazione delle pensioni. L'ultima legge di stabilità compie un piccolo passo avanti rispetto a quella precedente, ma mantiene ancora una penalizzazione.
  Bisogna ridurre le tasse sulle pensioni. Cito solo un dato: i pensionati italiani pagano il doppio delle tasse rispetto ai Paesi OCSE. Paghiamo, infatti, l'aliquota del 24 per cento, mentre l'aliquota media dei Paesi dell'OCSE è del 12,50.
  Bisogna inoltre riprendere una rivalutazione degli anni di contributi versati sullo schema della quattordicesima per le Pag. 6pensioni fino a 700 euro introdotto nel 2008 dal protocollo Prodi. Fu un risultato molto importante, equo e distribuito in maniera efficace sulla valorizzazione degli anni versati.
  Altro punto che intendo evidenziare è l'esigenza di ristabilire, all'interno del nostro sistema, un principio di flessibilità, che riteniamo indispensabile al funzionamento dello stesso. Avere portato a un limite che va molto oltre la media europea l'età di accesso alla pensione ha creato non solo una penalizzazione dei lavoratori, ma una strozzatura nel rapporto col mercato del lavoro, con una gravissima ripercussione sulle giovani generazioni. Proponiamo quindi di introdurre un range che vada da 62 a 70 anni, entro il quale il lavoratore può scegliere in maniera volontaria come e quando accedere alla pensione, avendo una penalizzazione implicita. Se esce, infatti, un po’ prima, avendo versato meno contributi, prenderà una pensione più bassa.
  Questo ci permetterebbe anche di risolvere il tema dei lavori usuranti, un capitolo che va ripreso, ma che in questo quadro troverebbe una sistemica soluzione, insieme anche al tema degli esodati, per il quale torniamo in ogni occasione a ringraziare il Parlamento della precedente legislatura e di questa in quanto unico interlocutore che ci ha ascoltato, rispetto a un Governo che invece negava alla radice il problema.
  Inoltre, pensiamo che serva subito una legge di riforma della governance degli enti previdenziali e assicurativi. A tal proposito intendo richiamare il lavoro fatto due legislature fa da questa Commissione, all'epoca presieduta dalla presidente Cordoni, che a seguito di un'indagine avanzò una proposta che sostanzialmente ricalca l'avviso comune di CGIL, CISL, UIL e Confindustria. Le idee, dunque, esistono, c’è un approfondimento e si tratta solo di realizzarle. In questi anni, ci sono stati troppi ritardi che vanno colmati.
  L'ultimo punto è legato alla previdenza complementare. Il sistema complementare italiano è il frutto migliore delle relazioni sociali e industriali degli ultimi 20 anni; ventitré associazioni datoriali, sindacali e del mondo assicurativo hanno prodotto un modello che ha retto alla più grande crisi dei mercati internazionali. Studiato in tutto il mondo, va rivisto, rafforzato, ma è necessaria una precauzione nell'approccio a questo tema. Come per il pilastro pubblico anche quello complementare, per funzionare bene, ha bisogno di stabilità e certezze normative e di fiducia. Purtroppo, negli ultimi 2 anni, a causa sia della crisi sia di un atteggiamento della politica e di parte del mondo finanziario, che ha fatto una vera e propria campagna di disinformazione sulla previdenza complementare, abbiamo avuto una stasi delle adesioni.
  I lavoratori si sono spaventati. Se si paventa ogni giorno di cambiare schema, una volta sostenendo che si porterà tutto dentro l'INPS, un'altra che si metterà il TFR in busta paga, un'altra ancora che forse il TFR non serve più per la previdenza complementare perché, andando in pensione a 70 anni, le pensioni torneranno a una percentuale maggiore rispetto all'ultimo stipendio, si ha l'unico risultato che i lavoratori si spaventano e non aderiscono.
  Quando abbiamo contribuito alla costruzione del sistema di previdenza complementare, abbiamo subito chiarito che doveva servire, in prima battuta, a costruire la pensione integrativa, in seconda che poteva contribuire allo sviluppo produttivo del Paese, ma questo è un obiettivo successivo alla costruzione della pensione integrativa. Se finora questo è avvenuto in misura molto marginale nel sistema italiano, c’è un motivo: un'inadeguatezza del mercato finanziario italiano di proporre prodotti appetibili e coerenti all'obiettivo della previdenza completare. Siamo quindi disponibili al confronto e auspichiamo che i tavoli che richiamava compiano uno sforzo di chiarezza in tal senso.

  PRESIDENTE. Do ora la parola a Rita Cavaterra per la CGIL.

  RITA CAVATERRA, Responsabile politiche previdenziali CGIL. Anche noi abbiamo predisposto un documento, che Pag. 7consegniamo, dove abbiamo cercato di rispondere alle domande che erano contenute nella griglia che ci è stata inviata. Ovviamente, sono facilitata nel mio intervento da chi mi ha preceduto, per cui cercherò di essere estremamente sintetica, partendo però da un giudizio estremamente negativo sulle manovre previdenziali del triennio 2010-2012.
  Queste manovre sono servite solo a fare cassa, hanno cancellato i diritti delle persone, creato un clima di incertezza nel futuro e rotto il patto sociale stipulato tra i lavoratori e lo Stato. Gli uomini e le donne sono stati penalizzati con l'eliminazione delle quote per la pensione di anzianità e l'aumento a dismisura della contribuzione per maturare il diritto alla pensione anticipata. I giovani sono stati penalizzati, nonostante si voglia far credere che la riforma era stata fatta per loro – così non è – perché sono aumentati i requisiti contributivi, sono state alzate le soglie di accesso per la pensione di vecchiaia e per quella di anzianità, per cui sappiamo che i giovani arriveranno alla pensione oltre i 70 anni di età e avranno pensioni inadeguate. A fronte quindi di un sistema così estremamente rigido e iniquo, è necessario reinserire elementi di solidarietà. Diversamente, avremo un sistema previdenziale sostenibile finanziariamente, ma non socialmente.
  Nel documento che vi abbiamo consegnato, ci sono anche tutte le proposte che avanziamo come CGIL per reinserire solidarietà all'interno del sistema. Ovviamente, a questo punto non ve le elencherò tutte perché le trovate lì, ma è chiaro che la prima che va risolta è l'emergenza sociale dei lavoratori salvaguardati.
  Oltre alla questione degli esodati, riteniamo anche noi che sia estremamente importante reintrodurre nel nostro sistema la flessibilità dell'età pensionabile. Concordiamo con la posizione espressa di un range di età dai 62 ai 70 anni, senza ulteriori penalizzazioni oltre a quelle implicite nel sistema contributivo.
  Altro aspetto che riteniamo estremamente importante è quello di eliminare le penalizzazioni che ci sono per la pensione anticipata. Non è possibile che chi ha cominciato a lavorare a 15 anni, quando raggiunga i famosi 42 anni di contribuzione debba avere delle penalizzazioni sul suo calcolo di pensione; facendo così altrimenti andiamo sempre a colpire quei lavoratori che non hanno potuto studiare, che sono andati a lavorare giovanissimi e che, guarda caso, sono anche quelli che in genere svolgono i lavori più pesanti e insalubri.
  Anche le penalizzazioni, quindi, vanno eliminate, e con altrettanta decisione diciamo un no definitivo al piano Cottarelli, che vuole toccare le reversibilità, mettere mano all'invalidità, mettere limiti di reddito all'indennità di accompagnamento e che, siccome lo dice l'Europa, vorrebbe alzare il requisito della pensione anticipata anche per le donne.
  Per quanto riguarda i giovani, la nostra proposta è quella di una pensione contributiva di garanzia, ma comunque è necessario, aldilà della proposta, garantire ai giovani una pensione adeguata. Nel 2007, il protocollo sul welfare parlava proprio di garantire il 60 per cento dell'ultima retribuzione.
  Inoltre, è necessaria anche la modifica dei coefficienti di trasformazione della pensione, che sono neutri, cioè si applicano nello stesso modo a tutte le persone. Sappiamo, però, che i lavori non sono tutti uguali e che chi fa l'operaio ha una speranza di vita inferiore di 5 anni rispetto a chi fa il libero professionista. Quelli attuali sono, dunque, coefficienti di trasformazione di solidarietà al contrario, cioè danno di più a chi ha una speranza di vita più alta anziché tutelare chi, appunto, ha una speranza di vita più breve.
  Per quanto riguarda la governance INPS, condivido tutto quanto è stato detto. Ho vissuto l'esperienza del CIV dell'INPS per 9 anni, e ritengo estremamente importante che sia data esigibilità a ciò che decide. È necessario un consiglio di strategia e vigilanza che faccia le linee di indirizzo, gli obiettivi strategici, approvi i regolamenti e in maniera vincolante il bilancio dell'INPS e abbia, soprattutto, la Pag. 8possibilità di intervenire laddove quello che viene deciso dal consiglio non è rispettato.
  È ovvio che la riforma della governance degli enti non può avvenire solo a livello centrale, ma anche territoriale. Devono essere rivisti anche i comitati centrali e quelli territoriali, riducendo il numero dei componenti. Non abbiamo mai avuto problemi nella riduzione del numero: l'importante è che questi comitati siano messi nelle condizioni di operare. La partecipazione delle parti sociali è democrazia.
  Ho letto con grande attenzione l'audizione del commissario straordinario Conti e condivido le sue dichiarazioni, tra cui quella che l'INPS è ormai al punto di non ritorno. Non si può chiedere all'Istituto di assolvere continuamente a nuovi compiti con una costante riduzione di personale e risorse finanziarie.
  L'INPS non ce la fa più, non per le sue intelligenze o perché non sappia assolvere ai suoi compiti; il problema è che deve disporre di adeguate risorse umane ed economiche, altrimenti si va a scapito della qualità delle prestazioni e dei servizi per gli utenti.
  Un altro aspetto che riguarda l'INPS è l'autonomia. L'INPS non è più autonomo. Risale al 2004 una circolare del Ministero del lavoro, mai ritirata, dove si dice che qualsiasi cosa esca dall'INPS deve andare prima ai Ministeri vigilanti, adesso addirittura non più solo a quello del lavoro ma anche a quello dell'economia.
  Questo determina dei forti ritardi e molte volte l'INPS è costretto a dare interpretazioni aberranti non per sua decisione, ma perché gli è stato imposto dalla Ragioneria generale dello Stato. I ministeri vigilanti, per carità, devono controllare l'INPS, è tra i loro compiti, ma questo non significa commissariamento né che non debba essere libero di interpretare le norme.
  Quanto all'integrazione INPS-Inpdap, finalmente il commissario Conti ha detto che arriverà il piano industriale, che sarà consegnato alla fine del mese al Ministro del lavoro, ma rilevo che questo piano non è stato discusso con nessuno. Ci auguriamo tuttavia che sia un vero piano industriale, in quanto attualmente l'unica integrazione, laddove è avvenuta, è stata quella di mettere nello stesso palazzo il personale, dopodiché ognuno continua a fare quello che faceva. Si tratta di coabitazione e non di integrazione.
  Infine, il ruolo verticistico assunto dal presidente Mastrapasqua ha spinto al massimo la telematizzazione dei servizi. Non vorrei essere fraintesa, per cui dico subito che la telematizzazione è importante, va fatta, ma non fino al punto che l'INPS non risponde e non riceve più le persone. Ben venga la telematizzazione se l'Istituto capisce anche che deve continuare a stare sul territorio e fornire risposte alle persone. Dobbiamo anche dire che, se la telematizzazione ha funzionato, è perché i patronati e i Caf svolgono il 95 per cento dell'attività telematica dell'Istituto. Credo che l'INPS dovrebbe ammettere che la telematizzazione sta funzionando per questo.

  PRESIDENTE. Do ora la parola a Salvatore Casabona, responsabile previdenza complementare CGIL.

  SALVATORE CASABONA, responsabile previdenza complementare CGIL. Nel documento che abbiamo predisposto evidenziamo come in tema di previdenza complementare vada promossa un'attività di promozione di adesione ai fondi negoziali attraverso la contrattazione.
  In tema di trattamento fiscale, esiste un paradosso per il quale, se un dipendente della pubblica amministrazione si fa un PIP (Piano individuale pensionistico) o ha un fondo aperto, ha una normativa fiscale; se va al fondo della categoria, ha una normativa fiscale penalizzante.
  In questi giorni, stiamo discutendo con ARAN e con la Conferenza delle Regioni di unificazione dei fondi del pubblico impiego e di rilanciarne la promozione, ma la normativa fiscale per i lavoratori pubblici che aderiscono ai fondi negoziali è uno dei nodi che va affrontato.
  Riguardo al tema degli investimenti nell'economia reale, come osservava Petriccioli Pag. 9in questi anni è stato svolto un buon lavoro per il sostegno del debito pubblico, ma il tempo è maturo per indirizzare la previdenza complementare verso l'economia reale, tenendo però conto di tre aspetti: che sono soldi dei lavoratori ed è un patrimonio previdenziale che va salvaguardato; che quel patrimonio deve aver dei rendimenti conformi alla prestazione previdenziale che vogliamo raggiungere; che bisogna operare in una logica di pubblica utilità, in senso lato, ma di pubblica utilità.
  Il richiamo del presidente della Commissione alla Cassa depositi e prestiti, secondo me, è quello opportuno se vogliamo raggiungere questi obiettivi, perché può lavorare in un'ottica e in una sinergia complessive in cui i tre temi, salvaguardia del patrimonio, rendimenti e pubblica utilità, possono essere coniugati.
  L'ultima questione, che nel documento non è presente – riprendo quanto detto dai colleghi che mi hanno preceduto – è che in questi anni la COVIP ha avuto una grande funzione per il sistema della previdenza complementare, ossia quella di indirizzare i comportamenti di un sistema che nasceva. Oggi, nel momento in cui i fondi pensione orientano gli investimenti verso l'economia reale, la funzione della COVIP a tutela di questo processo ha un peso forse ancora maggiore della funzione di consolidare la previdenza complementare.
  È in tal senso quindi che vogliamo lanciare un segnale forte a favore della COVIP, a partire dalla questione della durata del mandato.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  TITTI DI SALVO. Ringrazio i rappresentanti di CGIL, CISL e UIL di essere qui con noi, quanto ci hanno detto aiuta un ragionamento che è in corso in questa Commissione. Con molta franchezza, c’è un comune sentire della necessità di mettere mano all'impianto della riforma Fornero. Tuttavia, il rispetto dovuto a chi ci troviamo di fronte mi fa dire con altrettanta franchezza che oggi lo spazio politico per una rimessa in discussione dell'impianto della legge Fornero non mi pare ci sia.
  Due opinioni fanno parte della discussione presente nel Paese. Una è l'idea che, in ogni caso, la previdenza pubblica assorbe troppe risorse e che, quindi, il problema oggi non sia di cambiare la legge Fornero, ma di modificare il tasso di sostituzione tra ultima retribuzione e pensione, quindi proprio il contrario; secondo un altro pensiero, rappresentato anche in Parlamento, oggi bisogna spostare risorse dalla previdenza pubblica ad altro, ossia al lavoro e agli investimenti produttivi.
  Da un lato, quindi, c’è una cultura politica e dall'altra c’è una questione molto economica, che riguarda l'utilizzo dei risparmi, conseguiti, il cui ammontare peraltro – curiosa questione – non è certo perché la Ragioneria dello Stato dice che sono 20.000 in 10 anni, mentre l'INPS che sono 90.000 al netto di quelli già usati per la salvaguardia.
  Probabilmente dico cose che già sapete, non tutte visto che alcune sono in fieri, concernenti degli interventi che provano a modificare alcuni aspetti della legge Fornero, come le penalizzazioni di cui parlava Rita Cavaterra per i lavoratori precoci. Oggi, in Commissione bilancio è stata votata all'unanimità una risoluzione di tutti i gruppi parlamentari che impegna il Governo, entro la presentazione del DEF, a trovare le risorse necessarie, 35 milioni per l'anno in essere, quindi non tantissime, per sanare il problema che riguarda 4.000 insegnanti che vanno in pensione il 1° settembre.
  Relativamente all'impostazione che questa Commissione vuole dare ai propri lavori, noi riteniamo che il tema della democrazia economica, e del conseguente uso del risparmio previdenziale dal punto di vista degli investimenti di interesse generale per il Paese, necessita di una cornice politica di riflessione pubblica e del coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, che ovviamente rappresentano Pag. 10chi ai fondi contribuisce, ed è per questo che la vostra presenza oggi è importante.
  Infine, anche sulla governance ci rendiamo conto di quanto il tema della distribuzione dei poteri all'interno dell'INPS, cioè nell'ente che gestisce l'intero welfare italiano, sia assolutamente importante, e in tal senso il contributo dell'avviso comune Confindustria-sindacato rappresenta un punto di riferimento.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio per la vostra partecipazione. Anche attraverso l'attivazione del tavolo tecnico di cui vi ho parlato in precedenza, la nostra intenzione in questa fase è soprattutto quella di approfondire il tema della previdenza complementare, valutando anche la possibilità di impiegare parte delle risorse a supporto di investimenti nell'economia reale del Paese. In un tale ambito pensiamo anche ad un ruolo di Cassa depositi e prestiti, per la garanzia che la stessa può fornire nel conseguimento di rendimenti che devono essere compatibili con le esigenze di tutela del risparmio previdenziale.
  Voglio anche ricordare che sin dalla sua costituzione questa Commissione ha posto il problema della governance dell'INPS, evidenziando l'inopportunità di un sistema monocratico.
  Su tale tematica abbiamo audito il precedente Ministro del lavoro Giovannini, il quale concordava con questa posizione, e a breve audiremo anche l'attuale Ministro Poletti. Da un confronto informale, sappiamo che è fortemente convinto che non possano esservi proroghe, per cui bisogna chiudere la governance dell'INPS entro la scadenza del mandato dell'attuale commissario.
  Vi è anche chi pensa – tema su cui vorremmo avere un confronto estremamente chiaro con le organizzazioni sindacali – a un INPS sul mercato, in grado di attrarre anche fondi di previdenza «complementare», e quindi a fare in modo che diventi concorrente – in una cornice di garanzie e di libertà di scelta del lavoratore – nel sistema della previdenza di secondo pilastro. Su questo ci tocca ragionare e intendiamo farlo anche con voi. Siamo profondamente convinti che si debba implementare il pilastro della previdenza complementare perché le situazioni sono quelle che sono. Se il Parlamento ritiene quindi che sia importante incrementare il sistema della previdenza complementare, come possiamo farlo ? Se basta semplicemente un rapporto contrattuale tra impresa e sindacato, tanto meglio; se, invece, ci sarà bisogno di una norma – ed è questo il confronto che vogliamo avere anche col sindacato – siamo disponibili a realizzare il tipo di percorso che consente di agevolare il processo nel migliore dei modi.
  Un altro aspetto che intendiamo approfondire è quello relativo all'attuale sistema di controlli sulle Casse professionali, al fine di poter pervenire a una maggiore razionalizzazione e semplificazione, anche alla luce di quelle che sono le nuove competenze della Commissione essendo stata alla stessa attribuita, in virtù delle innovazioni apportate con la legge di stabilità per il 2014, una funzione di vigilanza estesa all'intero settore previdenziale, inteso in senso allargato.

  DOMENICO PROIETTI, Segretario confederale UIL. Il Presidente ha introdotto dei temi estremamente importanti. Concordo con alcune cose, tra cui la razionalizzazione dell'attuale sistema dei controlli, anche se relativamente al ruolo della COVIP vorrei ricordare che quasi tutti i Paesi europei hanno authority specifiche sul mondo dei fondi pensione. La COVIP, tra l'altro, è finanziata dai fondi, quindi non grava sul bilancio dello Stato.
  Su un possibile ruolo concorrente dell'INPS in tema di previdenza complementare, la riflessione di partenza da fare è se sia ipotizzabile mettere ulteriori risorse in un istituto che ha 300 miliardi di euro di bilancio e 700 complessivi di movimentazione; inoltre, quello della previdenza complementare italiano è già un sistema plurale. I sindacati non hanno contribuito a realizzare un sistema di monopolio. Abbiamo i fondi negoziali, col frutto della contrattazione partita dai sindacati, i fondi Pag. 11aperti, banche, e i PIP, quindi è un sistema ampiamente plurale.
  Il punto nodale che ha bloccato le adesioni in questi ultimi 3 anni di crisi è che i lavoratori hanno avuto la percezione che lo Stato potesse mettere le mani sul secondo pilastro – come accaduto in Ungheria, in Sud America, in Polonia – e ciò ha fatto diminuire fortemente le iscrizioni.
  Per questo serve prudenza nell'affrontare il tema della previdenza complementare, anche se, come anche riportato nel documento che abbiamo predisposto e a cui rimando, sicuramente ci sono degli aspetti da razionalizzare.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare tutti gli intervenuti per la loro partecipazione, dispongo che la documentazione prodotta sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.35.

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ALLEGATO

Documentazione presentata dai rappresentanti di CGIL, CISL, UIL

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