XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 4 di Giovedì 20 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA FUNZIONALITÀ DEL SISTEMA PREVIDENZIALE PUBBLICO E PRIVATO, ALLA LUCE DELLA RECENTE EVOLUZIONE NORMATIVA ED ORGANIZZATIVA, ANCHE CON RIFERIMENTO ALLA STRUTTURAZIONE DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Audizione del Commissario straordinario, Vittorio Conti, e del Direttore generale, Mauro Nori, dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Conti Vittorio , Commissario straordinario dell'INPS ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 
Albano Donatella  ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 
Galati Giuseppe (FI-PdL)  ... 7 
Di Gioia Lello , Presidente ... 7 
Puglia Sergio  ... 7 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Conti Vittorio , Commissario straordinario dell'INPS ... 8 
Nori Mauro , Direttore generale dell'INPS ... 8 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Documentazione presentata dall'INPS ... 11

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 15.40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Commissario straordinario, Vittorio Conti, e del Direttore generale, Mauro Nori, dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del commissario straordinario, Vittorio Conti, e del direttore generale, Mauro Nori, dell'INPS, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla funzionalità del sistema previdenziale pubblico e privato alla luce della recente evoluzione normativa e organizzativa, anche con riferimento alla strutturazione della previdenza complementare.
  Nel corso dell'audizione odierna avremo modo di parlare anche della bozza di piano industriale di cui il commissario ci ha prodotto un documento che ne riassume gli aspetti principali; pertanto, anche in virtù del breve tempo che abbiamo a disposizione, ne chiederei una rapida illustrazione, in modo da passare successivamente alle domande dei commissari.

  VITTORIO CONTI, Commissario straordinario dell'INPS. Piuttosto che ripercorrere il contenuto del piano, cosa che richiederebbe troppo tempo, credo che possa essere utile dire a che punto si inserisce il piano industriale, per quanto riguarda sia le conclusioni cui siamo arrivati che le implicazioni di carattere gestionale.
  La chiave di lettura è rappresentata dalla sostenibilità del sistema pensionistico e del welfare in generale. Abbiamo un sistema pensionistico che si è evoluto nel tempo, partito da un approccio puramente retributivo associato a un meccanismo a ripartizione, in cui cioè le contribuzioni dei lavoratori andavano a finanziare le pensioni.
  Si è passati successivamente a un sistema misto, che è intervenuto sia sulla decisione di tempi di andata in pensione, sia sul mix del sistema da un retributivo a un contributivo, lasciando sempre sullo sfondo l'approccio a ripartizione, che però presenta una fragilità di fondo legata alle condizioni di contesto. Infatti, se il PIL e l'occupazione calano si può arrivare inevitabilmente a un punto in cui un approccio di questo genere non è più sostenibile.
  Il passaggio successivo, che è un filone che si è innescato, va verso un contributivo puro, che, però, non lo è appieno perché ha sempre il meccanismo della ripartizione, quindi quel rischio macroeconomico cui facevo riferimento, di fatto, rimane ancora nel sistema per un po’ di tempo.
  D'altra parte, un immediato passaggio a un contributivo puro non è tecnicamente Pag. 4praticabile perché vorrebbe dire ricostruire il montante delle contribuzioni date, quindi creare quel fondo dal quale poi pensare di generare il flusso di sostegno delle pensioni future, per cui fin quando non avremo completato il passaggio al contributivo, non sarà possibile immaginare un sistema diverso. Ciò solleva l'esigenza di incominciare a fare delle riflessioni su sistemi pensionistici complementari, passando da una logica della pensione come diritto acquisito su cui si può fare affidamento per un sostentamento della propria vecchiaia a una in cui il pensionato o il futuro pensionato deve incominciare a pensare anche in termini di sistemi integrativi; questo, se non altro, perché il sistema attuale, così come concepito, lascia comunque incerto il possibile effetto delle componenti macroeconomiche, non controllabili dal singolo, su questi flussi futuri. Questo è il primo problema generale.
  Il secondo profilo è concerne la sostenibilità dell'equilibrio finanziario delle pensioni che ci sono in essere in Italia. Tale aspetto non soltanto è frutto del meccanismo che ho appena raccontato, quindi l'equilibrio tra il flusso di contributi e i diritti maturati in termini di pensioni, ma è anche derivato a valle dell'integrazione degli enti previdenziali tra chi contribuisce, quindi il contributo che c’è, e l'erogazione delle prestazioni, ed è in tale ambito che si lega l'efficienza gestionale dell'ente che è preposto a gestire, come è l'INPS, questo tipo di problematiche. Di conseguenza, anche il piano industriale si incardina su quest'ultima componente. L'obiettivo è quello di creare all'interno dell'istituto le condizioni necessarie perché sia in grado di rispondere in modo efficiente ed efficace alle indicazioni di lungo periodo che non possono che venire dalla politica, in termini di scelte di fondo verso le quali si vuole che il sistema tenda.
  Se mi è consentita una chiosa all'interno di questo discorso, ritengo fondamentale che il tema della governance dell'INPS sia definito, che ci sia un luogo chiaro in cui gli obiettivi di lungo periodo vengano definiti tra gli stakeholder, che, quindi, la politica prenda queste decisioni e ci sia un momento, altrettanto chiaramente distinto, in cui chi è chiamato a gestire sia monitorato per le sue vere responsabilità, capacità o incapacità gestionali, in modo tale che il processo sia pienamente trasparente.
  Faccio un solo accenno al fatto che l'INPS fino ad ora ha dimostrato, stando ai confronti sia internazionali sia con l'impresa, degli standard di efficienza produttiva particolarmente elevati, frutto della scelta di molti anni fa di accompagnare a una crescita del materiale umano, quindi della forza lavoro impegnata in INPS, un investimento in tecnologie e informatica che ha consentito di elevare molto la qualità del servizio.
  Da questo punto di vista, si può dire che in questo momento l'INPS si presenta unico nel panorama internazionale ad avere abbinato responsabilità sia nel campo pensionistico che in quello del sostegno al reddito e dell'assistenza. Questo tipo di compito viene, peraltro, svolto con un numero di risorse dedicate decisamente inferiore a quello di altri Paesi.
  Se guardiamo gli standard di efficienza paragonandoli anche al sistema privato, come le compagnie di assicurazione, troviamo un rapporto tra spesa dall'amministrazione e prestazioni erogate che è migliore. Quindi, se vuole, il pubblico sa essere efficiente.
  Non vi ricordo i volumi, che certamente conoscete, del tipo di attività che viene fatta. Vorrei solo aggiungere che in questi mesi l'INPS ha dovuto gestire e sta tuttora gestendo una fusione tra due enti diversi di proporzioni veramente molto significative, quindi dalle elevate difficoltà tecniche e anche di relazione.
  Sono arrivate 7.000 nuove unità, su una forza lavoro che era già passata dai 31-32.000 a 26.000, quindi c'era già stato un grosso sforzo di razionalizzazione. Il mix di competenze all'interno dell'istituto è da apprezzare particolarmente, anche nel rapporto che esiste tra i dirigenti e il numero complessivo delle risorse umane, Pag. 5che è di 1 a 60, praticamente unico all'interno della pubblica amministrazione.
  Questo processo di integrazione e gli obiettivi di efficienza raggiunti, sono in stretta e rigorosa ottemperanza alla riduzione delle spese di funzionamento che sono venute dalla spending review e dal blocco del turnover delle risorse.
  Ora è chiaro che, fatto questo, occorre guardare avanti. Se si guarda avanti, stiamo ragionando sul piano industriale facendo riferimento alle nuove missioni che sono state assegnate all'istituto. Pertanto, oltre alla necessità di consolidare gli standard qualitativi raggiunti e di diffonderli tra le diverse componenti che ci troviamo in questo momento in casa, c’è la necessità di un ulteriore passo che è sollecitato dai bisogni che vengono dalla società.
  Nel campo della previdenza sarà necessario cercare un equilibrio tra le diverse gestioni previdenziali, i cui impatti sul bilancio statale possono essere anche significativi. Questo è un primo punto particolarmente importante, di cui non ci possiamo fare carico in via esclusiva, se non accettando che gli standard qualitativi, così come sono tracciati dai risultati della gestione, siano in qualche modo toccati.
  Bisogna prendere in considerazione l'invecchiamento della popolazione e il bilanciamento tra forme pensionistiche obbligatorie e complementari. Questo è inevitabile ed è doveroso farlo in vista dei meccanismi che evocavo all'inizio.
  Nel campo dell'assistenza, lo sforzo da compiere è nella direzione di evitare le ridondanze che ci sono e di riportare al centro dell'attenzione il beneficiario. Se si vuole rendere efficace l'azione, occorre creare un unico casellario dell'assistenza in cui tutte le informazioni vengono concentrate a beneficio di chi le deve gestire e di chi deve poi prendere le decisioni in questi campi, ma anche in quello del mercato del lavoro. Questo è stato inserito tra i nostri obiettivi perché è una delle missioni che l'INPS si propone di fare.
  C’è, poi, una lettura trasversale, che sottolineo perché la considero importante, ovvero la focalizzazione sulle nuove generazioni. I meccanismi che ho evocato prima sono tali da creare in prospettiva potenziali problemi alle nuove generazioni, ovvero a coloro che in questo momento pagano i contributi e non hanno la pensione. Se le dinamiche sono quelle che abbiamo indicato, rischiano, alla fine, di avere dei problemi.
  Credo che sia doveroso e giusto tenere conto di questa circostanza e consentire un flusso informativo che metta in grado i futuri pensionati di pianificare il loro futuro con eventuali soluzioni alternative integrative alla componente puramente obbligatoria.
  Detto questo, sul piano prettamente tecnico c’è una particolare attenzione per rendere efficiente il processo che abbiamo avviato. In particolare si tratta di capire se è sostenibile e fino a che punto il fatto di indirizzare verso l'INPS certe attività, cercando di abbandonare l'idea che basta adempiere a questi obblighi aggiuntivi e incominciando a guardare alla qualità dei servizi che vengono prestati.
  Questo, ovviamente, comporta un ribaltamento dell'approccio perché dalla logica dell'adempimento si deve passare a un orientamento di rapporto tra mezzi scarsi e obiettivi. Ciò evoca, da parte nostra, il dovere di prospettare a chi ci dà le indicazioni, quindi le linee di indirizzo, la responsabilità di definire le priorità. Non si può fare e accettare tutto perché il rischio che un sistema previdenziale e assistenziale, come quello dell'INPS, corre in questo momento ha una valenza reputazionale molto forte nei confronti dei cittadini. Non possiamo assolutamente pensare di poter compromettere questo patrimonio con un approccio superficiale all'adempimento dei nostri doveri istituzionali.
  Detto questo e avendo in mente questi due elementi, il piano industriale affronta il discorso dall'organizzazione, quindi l'andare oltre l'integrazione efficiente e soddisfacente tra le strutture che sono confluite nell'INPS, incominciando a razionalizzare la struttura organizzativa, riducendo le funzioni e garantendo la copertura di nuove aree funzionali, come Pag. 6quelle del credito e welfare, assistenza invalidità civile, convenzioni internazionali, funzioni di studio e di ricerca, formazione e sviluppo delle competenze, che attualmente sono affogate all'interno di compiti diversi, per dare il segno dell'importanza e della valenza strategica che si attribuiscono a queste cose.
  L'altro grosso sforzo, sempre di tipo organizzativo, è l'evoluzione del modello di offerta dei servizi.
  In INPS, le risorse umane, come in molte altre istituzioni, sono il fattore a cui rapportare la sostenibilità in prima battuta. Non c’è informatica che possa sostituire, in questo campo, le risorse umane. L'informatica e la sofisticazione degli approcci è fondamentale per consentire agli uomini di fare meglio il loro mestiere in un contesto complicato, in cui le situazioni dell'assistenza richiedono non solo di risolvere una formula attuariale sulla copertura pensionistica, ma anche di capire i bisogni di chi ci sta di fronte e indirizzarli, laddove non riescono a capire la sofisticazione della risposta di un computer.
  La nostra attenzione, quindi, si sta incentrando, innanzitutto, sulle persone e sul personale. Qui ritorna il discorso della necessità di lavorare per priorità e per capacità delle risorse a sostenere l'impegno che ci siamo assunti.
  Come ricordavo prima, il nostro istituto ha avuto per anni un blocco significativo del turnover. È chiaro che sulle risorse stiamo avviando e avvieremo a breve, all'interno della ridefinizione organizzativa, un'attenta valutazione del mix di quelle che abbiamo. Credo, però, che sia difficilmente sostenibile un ulteriore miglioramento di efficienza se non si garantisce un turnover funzionale a una struttura di queste dimensioni.
  L'invecchiamento della popolazione del personale INPS sta salendo. Ci mancano intere generazioni intermedie, cosa che non è sostenibile per nessuna struttura organizzativa, a maggior ragione se pensiamo a una struttura organizzativa che ha la responsabilità di difendere e di controllare un rischio reputazionale quale quello che abbiamo evocato in precedenza, senza garantire un giusto ricambio delle risorse.
  Da questo punto di vista, stiamo facendo delle valutazioni. La nostra stima è di un fabbisogno di immissione di unità graduato nel tempo per cercare di rimediare al blocco del turnover che finora ha portato a un significativo impoverimento e a una mancanza di risorse nelle fasce dirigenziali intermedie.
  Stiamo pensando quindi a immissione di giovani laureati da avviare a un percorso formativo interno e a una graduale crescita all'interno dell'istituzione. Stiamo facendo questo tipo di ragionamento non in astratto. Stiamo lavorando a una mappatura dei ruoli professionali e a una rilevazione delle attuali competenze. L'obiettivo è quello di valorizzare e motivare il personale che abbiamo e di avviare il recupero dei gap formativi, ma siamo convinti che questo non possa bastare in questa fase.
  L'ulteriore passaggio è quello sui processi che specialmente nell'area dell'assistenza sono spesso condivisi tra enti e istituzioni diverse. È indispensabile semplificare operativamente la gestione di questi rapporti e razionalizzare le aree di competenza perché la spesso disordinata presenza di enti diversi non consente di vedere in modo chiaro dove si collocano le responsabilità o le manchevolezze, quindi dove è necessario intervenire.
  Nei processi, stiamo ponendo un'attenzione particolare all'accertamento e alla verifica amministrativa, con l'obiettivo di individuare le situazioni anomale, incrementare i livelli di recupero dell'evasione contributiva, contrastare il lavoro nero e salvaguardare il futuro previdenziale. Segnalo, in particolare, questo aspetto perché mi sembra di una particolare valenza.

  PRESIDENTE. Vista la ristrettezza dei tempi a nostra disposizione, le chiederei di interrompere a questo punto il suo intervento, al fine di poter dare la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DONATELLA ALBANO. Vorrei fare una domanda diretta. L'articolo 1, comma Pag. 73, del decreto-legge 30 dicembre 2013, n. 150, convertito con modificazioni nella legge 27 febbraio 2014, n. 15, il cosiddetto «milleproroghe», dice chiaramente che nelle more della definizione delle procedure di mobilità, le assegnazioni temporanee del personale non dirigenziale presso il Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo, nonché in attesa del completamento del piano di rientro dalle situazioni di esubero del personale non dirigenziale impiegato presso l'INPS, fatta eccezione per il personale appartenente al comparto scuola, possono essere prorogati di un anno, in deroga al limite temporale di cui all'articolo 30, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni, ai fini della predisposizione di un piano di revisione dell'utilizzo del personale comandato.
  Con un apposito ordine del giorno di cui sono la presentatrice, accolto dal Governo, si specifica che le parole «fatta eccezione per il personale appartenente al comparto scuola» si riferiscono solo ed esclusivamente al personale comandato presso il Ministero dei beni, delle attività culturali e del turismo e non a quello dell'INPS. Inoltre, sempre nello stesso ordine del giorno il personale comandato dell'INPS, a cui va applicata la proroga di un anno, è da considerarsi nell'intera totalità dei comandati e non solo per i soggetti che lo sono da soli tre anni.
  L'INPS avrebbe predisposto una circolare apposita in cui ha dato indicazioni al riguardo. Allora, chiedo perché a tutt'oggi mi stanno arrivando segnalazioni da tutta Italia circa il fatto che questo comma non è stato preso in considerazione dalla direzione generale dell'INPS. Peraltro, molti comandati che hanno fatto richiesta di rimanere nel proprio comando non hanno ricevuto risposta. Questo personale appare, infine, gestito in modo discrezionale perché ad alcuni lo hanno concesso e ad altri no.
  Vorrei, pertanto, capire il motivo, anche perché il personale comandato dell'ex INPDAP, ente che è stato dismesso, ancora non è integrato nell'organico del personale INPS, in quanto ente di recepimento.
  Alle altre domande che avrei voluto fare ha risposto attraverso la relazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Galati.

  GIUSEPPE GALATI. Nel question time del 12 febbraio, quando l'ex Ministro Giovannini ha annunciato la sua nomina a commissario straordinario dell'INPS, ha fatto riferimento come compito prioritario alla presentazione del piano industriale, che, per alcuni versi, era già stato immaginato, visto che alcuni punti erano già trapelati durante la precedente presidenza, e si riferivano proprio a una struttura di vertice più compatta, al dimezzamento delle direzioni centrali, alla rimappatura delle sedi territoriali, alla valorizzazione del patrimonio. Vorrei, quindi, chiederle se questo piano si è incrociato o si sta incrociando con il piano di revisione della spesa pubblica del commissario straordinario Carlo Cottarelli, e quali siano le tempistiche.

  PRESIDENTE. Prego, senatore Puglia.

  SERGIO PUGLIA. Vorrei domandare al commissario Conti come sta procedendo l'organizzazione dell'INPS in riferimento all'inglobamento dei servizi ex IPSEMA. Mi sono state fatte alcune segnalazioni secondo cui, avendo l'ente tutto in cartaceo, si stanno avendo delle problematiche in ordine al passaggio di consegne.
  Un altro problema è che la normativa non ha previsto che ci fosse un periodo transitorio nel quale il personale ex IPSEMA potesse essere a disposizione dell'INPS. Vorrei, quindi, sapere se vi sia qualche forma di convenzione al riguardo.
  Un'altra domanda riguarda l'esternalizzazione di alcuni servizi, con riferimento particolare ai servizi informatici, visto che vedo l'INPS come l'ente di eccellenza che un domani dovrà smistare i dati a tutti gli altri enti pubblici italiani. Penso, quindi, a una gestione totale dei dati, anche degli stati di famiglia. Per esempio, noi abbiamo Pag. 8la previsione del reddito di cittadinanza che, per poter funzionare, ha bisogno di diversi dati e di un sistema efficiente. Pertanto, la mia preoccupazione è che i servizi che rientrano nella strategia gestionale dell'INPS possano essere eccessivamente esternalizzati.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri auditi per una breve replica.

  VITTORIO CONTI, Commissario straordinario dell'INPS. Faccio delle iniziali precisazioni, dopodiché il direttore generale puntualizzerà gli ulteriori aspetti.
  Pensiamo di chiudere il piano industriale questo mese; attualmente, lo stiamo rifocalizzando. Ovviamente, questo è il punto di partenza di un processo. Nel mese successivo scriveremo il nuovo ordinamento dell'organizzazione in cui verrà fatta una valutazione delle singole posizioni e dei fabbisogni, per cui si avvierà il processo di vera e propria integrazione, che pensiamo di concludere entro la fine di giugno.
  Con riferimento all'informatica, condivido le preoccupazioni che sono state espresse e trovo problematico il discorso dell'esternalizzazione di servizi di IT (Information Technology). Là dove vi siano dei processi maturi, come si è soliti dire, in cui c’è valore aggiunto e sensibilità per i dati, questi devono restare sotto il controllo dell'istituto. Pensiamo, quindi, di rafforzare le nostre competenze informatiche con risorse interne, là dove l'informatica è funzionale alla flessibilità della prestazione del servizio, anche per le sedi territoriali periferiche.
  Si rende necessaria, dunque, una doppia valorizzazione dell'attenzione e della presenza rispetto al destinatario dei servizi in periferia e nella gestione dell'informatica che vi sta dietro. Ovviamente, rimane sempre il punto che l'architettura informatica, che è la madre di tutte le applicazioni, deve essere di proprietà e non può essere data all'esterno.

  MAURO NORI, Direttore generale dell'INPS. Relativamente alla domanda sui comandi, noi abbiamo una gestione del turnover delle risorse vincolata, appunto, all'approvazione del piano industriale, che, come ha detto il commissario, avverrà alla fine del mese, cui seguiranno tutti gli atti conseguenti entro metà dell'anno. Preciso che la valutazione sulla permanenza del comando è affidata alle strutture che hanno in carico il personale comandato. Faccio presente che, essendo un atto di mia competenza, là dove il direttore della struttura pone un parere positivo, non esprimo alcuna valutazione ulteriore.
  Fatta tale precisazione, confermo che nessun soggetto comandato né INPS, né INPDAP è «integrato» nell'ambito dei ruoli dell'INPS perché non possiamo attualmente integrarli, fino a quando – ripeto – non ci sarà l'approvazione del piano industriale, la definizione dell'organico e la possibilità, nei limiti e nei vincoli della spending review, di poter inquadrare anche il personale comandato.
  Per quanto riguarda le altre indicazioni, stiamo realizzando il dimezzamento delle direzioni centrali, con una sostanziale eliminazione di tutte le ridondanze e le duplicazioni di strutture apicali.
  Riguardo alla richiesta del senatore Puglia su IPSEMA, oserei dire che questo è un significativo esempio di come si sono gestiti, in quest'ultima fase, gli accorpamenti dell'ente. Si sono attribuiti all'INPS i compiti dell'IPSEMA, ma non le relative risorse umane, che sono rimaste in capo all'INAIL.
  Grazie a un gentleman agreement con il collega Lucibello, abbiamo gestito in via autocratica una sorta di gestione transitoria in cui i colleghi che attualmente sono in carico all'INAIL hanno fatto un periodo di affiancamento ai colleghi dell'INPS. Ovviamente, ciò è avvenuto con tutte le circostanze del caso, proprie di una persona che non si dovrà più occupare di quel lavoro e che vede questa attività come un adempimento.
  Rispetto all'esclusività telematica, l'istituto sta ripensando la possibilità di affiancare un percorso di aiuto ai cittadini che fisicamente dovessero presentare delle istanze nelle nostre sedi. Ciò non comporterà nessun arretramento sotto il profilo Pag. 9dell'esclusività telematica, ma daremo un aiuto a quei cittadini che oggi si presentano nelle nostre sedi, evitando dove possibile di mandarli via chiedendo loro di utilizzare il web, e guidandoli nella presentazione delle istanze.
  Aggiungo una sottolineatura in merito a una questione su cui ha già risposto compiutamente il commissario. Faccio presente che se per esternalizzazioni in tecnologia si intendono le acquisizioni delle licenze tecnologiche che presentano delle privative, considero questa non un'esternalizzazione, ma semplicemente un rispetto delle regole di mercato in relazione a quelle multinazionali che hanno, appunto, delle privative che, per poter utilizzare quella tecnologia, occorre necessariamente acquisire.
  Come ha detto il commissario, il nostro focus è quello di mantenere un equo bilanciamento – questa è stata, storicamente, la ricetta di chi materialmente realizzò la rivoluzione informatica in INPS, ovvero il professor Billia – tra competenze interne per quanto riguarda il presidio dei processi core e l'acquisto di nuova tecnologia per non rendere obsoleto il servizio.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il commissario Conti e il direttore generale Nori per la loro partecipazione, dispongo che la documentazione prodotta sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.25.

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ALLEGATO

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