XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 45 di Mercoledì 20 luglio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE DA PARTE DEI FONDI PENSIONE E CASSE PROFESSIONALI, CON RIFERIMENTO AGLI INVESTIMENTI MOBILIARI E IMMOBILIARI, E TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI FORNITE, ANCHE NEL SETTORE ASSISTENZIALE.

Audizione del presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti (CNPADC), Renzo Guffanti.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 ,
Galati Giuseppe (Misto-ALA-MAIE)  ... 3 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 4 ,
Guffanti Renzo , presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti ... 4 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 ,
Guffanti Renzo , presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti ... 6 ,
Angeletti Fabio , direttore istituzionale della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti ... 8 ,
Rutili Lorenzo , dirigente della Direzione amministrativa della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti ... 8 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 ,
Guffanti Renzo , presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti ... 9 ,
Galati Giuseppe (Misto-ALA-MAIE)  ... 10 ,
Guffanti Renzo , presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti ... 10 ,
Lenti Fabio , dirigente della Divisione investimenti mobiliari della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti ... 10 ,
Guffanti Renzo , presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti ... 12 ,
Galati Giuseppe (Misto-ALA-MAIE)  ... 12 ,
Di Gioia Lello , Presidente ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 14.40.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti (CNPADC), Renzo Guffanti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del risparmio previdenziale da parte dei Fondi pensione e Casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e tipologia delle prestazioni fornite, anche nel settore previdenziale, del Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti (CNPADC), dottor Renzo Guffanti.
  Avverto che il dottor Guffanti è accompagnato dal dottor Tommaso Pellegrini, direttore generale della Cassa Commercialisti, dal dottor Fabio Angeletti, direttore istituzionale della Cassa Commercialisti, dal dottor Fabio Lenti, dirigente della Divisione investimenti mobiliari della Cassa Commercialisti e dal dottor Lorenzo Rutili, dirigente della Direzione amministrativa della Cassa Commercialisti.
  Questa audizione ci serve soprattutto per definire taluni aspetti che riguardano i vostri bilanci. Cedo quindi subito la parola al relatore onorevole Galati, dopodiché lei, presidente Guffanti, potrà gestire, in virtù delle domande poste, anche gli interventi dei suoi collaboratori.

  GIUSEPPE GALATI. Grazie, presidente. Come lei ha detto, ci accingiamo, alla fine di questo mese, a esprimere il parere sui bilanci, recuperando anche un arretrato degli ultimi anni. A tal fine, come Commissione ci siamo già recati presso la sede della Cassa dei dottori commercialisti per un confronto. Alla luce del lavoro successivo che abbiamo sviluppato, l'audizione di oggi vuole chiarire quattro aspetti che riteniamo importanti, prima di poter procedere alla definizione e alla presentazione del parere da sottoporre a tutta la Commissione.
  Come dicevo, questi aspetti sono quattro. Il primo riguarda il fatto che, dal punto di vista organizzativo, circa la composizione degli organi elettivi, si evidenzia l'eccessiva consistenza numerica degli stessi, con un conseguente elevato costo degli emolumenti spettanti.
  Poi c'è un'altra questione. La formazione di crediti, rispetto ai contributi previdenziali dovuti, mostra una crescita e una consistenza degli stessi. Nel 2015, i crediti per contributi non riscossi erano pari a 5,7 milioni di euro, al lordo del fondo svalutazione crediti, a fronte, nel 2014, di 495,5 milioni di euro. Quali sono le azioni concrete per evitare il formarsi di residui e la diminuzione delle entrate?
  Una terza questione riguarda il rendimento netto del patrimonio complessivo, calcolato con metodo Time Weighted, per il Pag. 4quale media ponderata, per i rispettivi ammontare dei rendimenti ottenuti dalla componente mobiliare e da quella immobiliare, si è attestato all'1,40 nel 2015, contro il 4,54 del 2014 e il 5,39 del 2013. A cosa si deve questa diminuzione di rendimento?
  Vi pongo l'ultima questione. In tema di gestione mobiliare, si mette in evidenza che la Corte dei conti, nel referto trasmesso al Parlamento il 12 dicembre 2014, relativamente agli esercizi del 2011 e del 2012, ha richiamato e condiviso i rilievi formulati alla Cassa dai Ministeri vigilanti, con specifico riguardo ai risultati economici ottenuti dalla Cassa nell'anno 2012, con riferimento alla consistenza e alla redditività del portafoglio mobiliare e ai problemi di adeguatezza delle informazioni trasmesse in merito.
  In particolare per la gestione mobiliare, preso atto che il modello gestionale seguito privilegia il modello dalla gestione diretta da parte delle strutture della Cassa, rispetto a quello dell'affidamento a operatori professionali, in ragione rispettivamente del 74,7 e del 25,27 del totale del portafoglio, si osserva che il rendimento netto del patrimonio mobiliare per il 2015 risulta pari all'1,42, con una volatilità annua del 6,34, mentre, nel 2014, tale valore si era attestato a un livello superiore, pari al 4,89, con una volatilità annua del 4,80. Inoltre, si osserva che gli accantonamenti per i fondi per rischi sono iscritti nello stato patrimoniale e nel fondo oscillazione titoli per il 2015 per un valore di 239,4 milioni di euro a fronte di un valore di 123,1 milioni di euro nel 2014. Appunto, si chiede a cosa si deve questa diminuzione del rendimento e se vi è una maggiore rischiosità degli investimenti nel 2015, rispetto al 2014.

  PRESIDENTE. Presidente, se vuole può rispondere lei oppure può dare la parola ai suoi collaboratori.

  RENZO GUFFANTI, presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. Innanzitutto, do il buongiorno al relatore, al presidente e agli altri componenti della Commissione. Sicuramente, posso trattare direttamente gli aspetti relativi al punto a) e a buona parte del punto b), mentre per i punti c) e d), che magari hanno alcune componenti più squisitamente tecniche, salvo un paio di osservazioni che mi sento di fare in una prima battuta, vale la pena che vengano maggiormente approfonditi dai dirigenti che mi hanno accompagnato.
  Per quanto riguarda il primo punto ovvero la composizione degli organi direttivi e per la mia esperienza, che risale all'anno 2000, perché ho avuto la fortuna e la responsabilità di essere delegato sindaco, consigliere e presidente, devo dire che, di fatto, l'impostazione non solo del consiglio, ma anche delle delibere di assemblea è sempre andata nella direzione di un contenimento, se non addirittura di una riduzione dei componenti e degli oneri.
  Questo si è verificato su più di una direzione. Io, per primo, sono entrato da delegato in Cassa nel 2000, in un'assemblea che era composta da 127 delegati. L'Assemblea immediatamente precedente alla mia era formata da più 180 delegati. Ora, poiché quella era la prima assemblea, dopo l'avvenuta trasformazione da pubblico a privato, la valutazione che venne fatta allora fu quella di considerare che, per quanto le attività istituzionali in assemblea richiedono tre o quattro appuntamenti all'anno, spostare 180 persone, dando loro da viaggiare, mangiare e dormire, comportasse una spesa ben superiore rispetto a quella che ci sarebbe voluta per spostarne un terzo in meno, quindi la decisione fu quella di un abbattimento da 180 a 127.
  Nel frattempo, siccome il meccanismo era legato a una rappresentatività pro capite degli iscritti agli ordini, rispetto ai delegati che gli ordini esprimono, nei mandati successivi questo numero crebbe poco, una volta a 140 e la volta dopo a 143. In sede di approvazione del regolamento elettorale, che è in vigore dal 2012 e in base al quale noi abbiamo eletto i delegati nel 2012 e nel 2016, abbiamo introdotto una formula di autocontenimento, per cui l'assemblea per definizione non può mai essere formata da più di 150 delegati. Di fronte a una continua e regolare crescita degli iscritti, perché stiamo parlando di un'assemblea Pag. 5 di 180 delegati, quando gli iscritti erano 30.000, e stiamo parlando di un'assemblea di 150 delegati, adesso che gli iscritti sono più di 60.000, il taglio del rapporto rappresentato-rappresentante è significativo.
  Adesso, la regola è che, nel momento in cui i nostri iscritti crescono, aumenta il divisore, per cui il numero finale dei soggetti da iscrivere è bloccato 150. Non ci può essere più la creazione di nuove rappresentanze o nuove voci di spesa.
  Per quanto riguarda gli altri due organi tipicamente destinati alla rappresentanza degli organi collegiali, cioè del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, tutti e due gli organi non sono stati toccati da allora, nel senso che la composizione è di otto elettivi e un ministeriale, a livello del consiglio di amministrazione, e di tre elettivi e due ministeriali, tra cui il Presidente, a livello di collegio sindacale. La composizione è sempre stata fatta da queste quattordici persone. Quello che mi posso ricordare, anche in questo caso direttamente e personalmente, è che il delegato, ma anche il consigliere d'amministrazione, ha un riconoscimento equivalente a quella che, allora, era l'indennità per l'assenza studio, presa dalla tariffa professionale; stiamo parlando di 800.000 lire.
  Ora, quelle 800.00 lire, a distanza di quindici anni, con l'effetto dell'euro e ovviamente con una quota svalutazione che negli ultimi quattro anni non è evidente, ma negli anni precedenti era sensibile, si sono oggi trasformate in 450 euro. Di fatto, le 800.000 lire di quindici anni fa sono diventate meno di 900.000 lire di oggi, per cui, se lo mettiamo come reale potere d'acquisto, che c'è stata una riduzione probabilmente del 20 o del 25 per cento di quello che viene riconosciuto ai componenti dell'assemblea dei delegati e per una quota parte ai componenti del consiglio d'amministrazione e del collegio sindacale.
  I compensi veri e propri, non legati alla frequenza dell'attività, sono compensi che si sono sempre trasformati dalle lire che erano agli euro e, in occasione della mia nomina, la decisione dell'assemblea fu di svalutare e, per me e, a cascata, per tutti componenti sia del consiglio d'amministrazione che del collegio sindacale, di ridurre del 10 per cento l'importo riconosciuto come indennità di carica. Di fatto, anche in questo caso, c'è stata una erosione complessiva del valore riconosciuto. Questi sono valori che sono sempre andati riducendosi.
  È stato anche ridotto il valore della quota giornaliera, che viene messa a disposizione per le cosiddette «spese di vitto e alloggio». Oggi come oggi, un nuovo componente degli organi collegiali della Cassa, se sfora i 300 euro di vitto e alloggio, per le quali tipicamente dobbiamo pensare a una notte in albergo e a due pasti, come magari un pranzo un po’ più veloce e una cena, quello che spende sopra i 300 euro è a suo carico. Solo cinque anni fa, questo tetto era di 350 euro, per cui, al contrario, in sede dell'ultimo rinnovo è stato ridotto di un 15 per cento.
  Ci sono, poi, due ulteriori considerazioni che, secondo me, sono tutte e due abbastanza importanti. La prima è che si possono ridurre i costi, diminuendo il numero dei componenti. Si può anche pensare di ridurre o contenere il costo, meglio organizzando il lavoro o riducendo le occasioni, in cui il partecipare all'organo collegiale causa un'uscita per la Cassa.
  Da questo punto di vista, mi viene facile citare, anche qui per esperienza diretta, che, a metà degli anni Duemila, i lavori del consiglio d'amministrazione erano normalmente organizzati su una convocazione per il pomeriggio, con prosecuzione dei lavori durante la sera. Inoltre, direi che per il 90 per cento delle volte, i lavori, all'occorrenza, si prolungavano anche nella giornata successiva. Tutto ciò accadeva su una numerosità di consigli che stava intorno a 25, per cui, di fatto, il componente dell'organo collegiale o il consigliere d'amministrazione, in un anno, aveva una cinquantina di giornate coperte dall'indennità.
  L'esperienza degli ultimi due anni di consiglio è che, sotto la mia consiliatura, i consigli d'amministrazione iniziano la mattina e preferibilmente si chiudono nella tarda mattina stessa o nel corso del pomeriggio. Oggi, quel minimo di ritardo che Pag. 6abbiamo avuto è dovuto appunto al fatto che eravamo in consiglio d'amministrazione, che abbiamo chiuso qualche minuto prima delle due. I consigli d'amministrazione, che abbiamo tenuto nel 2015, per gestire masse che sono nel frattempo più che raddoppiate, sono stati 17 e non 25, per cui, a parità di numerosità, il fatto che le riunioni siano di meno e si protraggano su una giornata sola e non su due è un'ulteriore evidente leva, attraverso la quale si ottiene un ulteriore risparmio.
  C'è, poi, un discorso di valore assoluto che, se lo guardiamo rispetto a noi stessi, è praticamente sempre stabile o addirittura leggermente in flessione. Dal 2014 al 2015, per esempio, parlavamo di 1 milione 440 mila euro che sono scesi a 1 milione 415 mila euro. C'è anche un valore assoluto rispetto ai competitor. Lo dico perché, per quel poco che mi è dato sapere, quando commento con i Presidenti delle altre Casse, chiedendo «voi, per delegati di consiglio e collegio quanto spendete?», devo dire che l'ordine di grandezza che mi sembra più diffuso sia comunque sopra i 2 milioni e, in alcuni casi, sia anche più vicino ai 3 che non ai 2 milioni. Anche da questo punto di vista, mi sembra che l'attività di contenimento del costo sia effettiva.
  Infine, se vogliamo considerare il dato in rapporto sia agli asset in amministrazione sia al numero degli iscritti, avendo un totale di attivi che, a metà degli anni mila Duemila, era di 3 miliardi e oggi supera i 6 miliardi, è evidente che, nel caso di un milione su 6 miliardi, si fa addirittura fatica a mettere gli zeri necessari per rappresentare la percentuale. Comunque, basta un battito di ciglia in Cina perché sul nostro patrimonio mobiliare ci siano effetti di 20 o 30 o 50 milioni al giorno, per cui capite che 1,4 milioni rappresentano la ventesima o la cinquantesima parte rispetto a quanto possa influire un normale andamento dell'indice Mib o dell'indice delle borse mondiali.
  Inoltre, se facciamo questa valutazione sulla base degli iscritti, idem, nel senso che, oggi come oggi, abbiamo più di 60.000 iscritti e costiamo qualcosa in meno di quello che gli organi costavano, quando gli iscritti erano la metà e i pensionati la metà. Poi, tutto è migliorabile, però penso che, se ci devono essere margini di miglioramento, è difficile migliorare su una spesa di 1,4 milioni, rispetto ai 6 miliardi amministrati o ai 150-200 milioni di rendimenti, che otteniamo dal buon investimento dei nostri attivi di bilancio.
  C'è anche un'ultima notazione. Noi siamo la Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti e, senza voler togliere nessun merito e nessuna capacità ai dirigenti che sono qui, i componenti del consiglio d'amministrazione di Cassa sono spesso e volentieri dei consiglieri-operai, nel senso che la propensione naturale, per il tipo di formazione e per il tipo di attività che svolgiamo sempre, fa sì che, molto spesso, il contributo che il consigliere dà non è solo quello del presentarsi al tavolo di consiglio, alzare la mano e votare la delibera.
  Inoltre, venendo da una carriera abbastanza lunga, posso anche valutare, per assurdo, quanto, nel frattempo, questo tipo di bisogno sia calato, appunto perché la struttura si è andata formando. Tuttavia, c'è una componente che, se non fosse coperta dal consigliere di amministrazione, doveva essere coperta o da qualcun altro del personale di qualità e di qualifica elevata o dai consulenti esterni e, in tutti e due i casi, è difficile che una professionalità del genere possa essere reperita a costo zero.

  PRESIDENTE. C'è una sorta di prestazione professionale a favore della Cassa.

  RENZO GUFFANTI, presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. Certo, perché, quando si parla di gestione degli investimenti, di selezione degli investimenti, di organizzazione del lavoro, di efficientamento della struttura e di creazione di nuovi programmi per il miglioramento del controllo di gestione, si tratta di cose che i consiglieri fanno normalmente per sé o per i loro clienti, quindi è naturale, all'interno del mandato di consigliere di amministrazione, mettere a disposizione questi skillPag. 7anche per la Cassa, che, non a caso, negli ultimi dieci anni ha cambiato pelle da così a così.
  Noi siamo completamente digitalizzati e non c'è un foglio di carta che si muove all'interno della Cassa. Il protocollo in entrata viene digitalizzato e diventa un file. Da lì, ovviamente con delle chiavi di autorizzazione, a seconda del ruolo e della mansione, tutto quello che si muove all'interno della Cassa lo fa su un video e non più su carta. Abbiamo centralizzato il sistema di stampante per piano. Prima c'erano cinquanta piccole stampanti, ma da una parte si finiva il toner o, senza voler parlare male di nessuno, qualcuno ci stampava ricette di cucina o il depliant del viaggio di studio che doveva fare il figlio.
  Oggi come oggi, la stampante è una sola, per cui, se tu non ti fa riconoscere con il badge, non puoi stampare. Inoltre, nella stampante rimane in memoria che cosa hai stampato, per cui abbiamo avuto qualche centinaio di migliaia di euro di risparmio tra carta, toner, manutenzione ed energia, anche solo da una razionalizzazione di questo tipo.
  Il fatto di essere completamente digitali, seguendo anche quello che è uno dei cavalli di battaglia della pubblica amministrazione, ci permette di usare in maniera massiva la PEC. Le spese di postalizzazione sono crollate, nel vero senso la parola. Anche in quel caso, quando io dovevo convocare un'assemblea dei delegati, dovevo inviare 150 bilanci. Al posto della carta, dell'inchiostro e del peso della raccomandata, oggi si invia un file zippato, via PEC. Il collega iscritto o il delegato lo riceve e lo stampa, per cui la stampa è a carico suo e di posta non spendiamo niente. Stiamo parlando, anche in questo caso, di un paio di centinaia migliaia di euro di risparmi fatti in questo modo e che – mi si consenta una battuta scherzosa – noi non riversiamo poi a favore dei compensi al consiglio di amministrazione.
  Ripeto che si può sicuramente fare sempre di più e di meglio, ma noi non perdiamo occasione per cercare comunque di stare attenti.
  Per quanto riguarda la seconda voce, io darei un paio di informazioni di carattere generale. Poi, magari può intervenire il dottor Rutili, che è il responsabile amministrativo, o Fabio Lenti, che gestisce la parte di direzione istituzionale e di accertamento sul recupero crediti, perché i due numeri ovviamente si sposano l'uno con l'altro.
  L'aumento da 495 a 500 milioni, per carità, c'è e, se lo misuriamo in percentuale, stiamo parlando dell'1 per cento del valore complessivo. Questa percentuale è anche solo pari alla maggiore voce emessa a ricavo degli ipercontributi nell'anno, nel senso che, aumentando gli iscritti e aumentando anche le aliquote che vengono applicate e in parte l'aliquota opzionale, visto che noi abbiamo un range che va dal 12 al 17 per cento e, con quel percorso di sensibilizzazione, se non costituisci montante, non potrai avere pensione, finalmente stiamo vedendo far capolino il concetto che, invece, del 12 sia intorno al 13 o 14, per cui, quando poi tra vent'anni arriverò al traguardo, avrò un vantaggio. Il fatto che appunto ci siano più ricavi dagli iscritti, fa sì che, mantenendo la percentuale di capacità di incassare, comunque, di fatto, anche quel valore, in termini assoluti, fatalmente un po’ cresce.
  Ci sono, poi, un paio di numeri che io non declino perfettamente, ma di cui posso dare il senso. Uno di questi è legato al fatto che, da quattro anni, è stata introdotta la possibilità per gli iscritti di rateizzare il versamento delle eccedenze dovute, per cui, mentre prima la scadenza era al 15 dicembre, oggi come oggi, l'iscritto può versare una rata il 15 dicembre e tre rate l'anno successivo, il 31 marzo, il 30 giugno e il 30 settembre. Questa è una facoltà, di cui il primo anno si era avvalso circa 25 per cento dei soggetti che avevano eccedenze, il secondo anno il 30 per cento e il terzo anno un terzo di quelli potevano farlo.
  È evidente che anche qui, per questa crescita fisiologica, il dato del 31 dicembre è portato numericamente a crescere, ma non vuol dire che quelli siano crediti a incaglio, perché si tratta semplicemente di approfittare, in una fase di difficoltà comunque Pag. 8 nella gestione finanziaria di tutti quanti noi (banche, clienti e professionisti), e di spostare un po’ avanti il momento dell'esborso. Per la categoria – lo ripeto – progressivamente è aumentata la percentuale di quelli che hanno deciso di avvalersene, quindi fatalmente tende a crescere un po’ il numero.
  C'è un ultimo aspetto che legato al recupero e all'individuazione dell'evasione o dell'elusione contributiva. Questa è un'eredità che io ho avuto da Walter Anedda, che, poco prima della fine del mandato, era riuscito chiudere una convenzione con l'Agenzia delle entrate, per poter avere l'accesso immediato e diretto all'archivio dell'Anagrafe tributaria. L'accordo c'è stato nella consiliatura 2008-2012, invece l'implementazione è avvenuta nel corso del mio mandato, perché ovviamente questioni di autorizzazione, di procedure di sicurezza, di formazione e di tutela dei dati, che comunque acquisiamo, hanno portato via un po’ di tempo, prima di poter essere operativi.
  Oggi come oggi, abbiamo otto postazioni, per cui un nostro funzionario, ovviamente con una catena rigida di controllo di chi accede e a quali dati, può direttamente rivolgersi al cervellone dell'Agenzia delle entrate per acquisire i dati.
  Questo fa partire una possibilità di incrocio tra soggetti sconosciuti o soggetti infedeli, che magari scambiano un due per un quattro o viceversa, e ha portato a un'attività di accertamento, che arrotonda le nostre entrate.
  È chiaro che questa è un'attività che, da un lato, segue la logica di essere il più efficienti possibili e il più equi possibili, perché, se qualcuno lavora e guadagna, ma non paga i contributi, è anche, da un punto di vista della concorrenza, in vantaggio rispetto a qualcuno che, invece, adempie a tutti i suoi obblighi. Dall'altra parte, questa fascia di crediti è obiettivamente più difficile da incassare.
  Lo dico perché, se io devo incassare i soldi di uno che ha dimenticato della scadenza o comunque è, tra virgolette, «in buona fede» ed è solo in difficoltà, trovo uno schema. Spesso e volentieri, se vado a prendere l'evasore totale, questo, soprattutto se è un dottore commercialista, quindi con una preparazione, anche dal punto di vista tecnico-procedurale, per non farsi intercettare conti attivi o proprietà intestate o altro, rende il recupero di quel credito un po’ più faticoso.
  Alla fine, il risultato è vedere il monte crediti che cresce, ma che cresce anche perché diamo la caccia anche a crediti che cercherebbero di sfuggirci. Una parte è costituita dalla maggiore agilità concessa agli iscritti, una parte è la crescita fisiologica e una parte è l'attività di indagine, che riusciamo a fare e in forza della quale, almeno per una percentuale di quello accertato, riusciamo a portarla a casa.

  FABIO ANGELETTI, direttore istituzionale della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. I primi anni hanno portato a cifre importanti perché, soprattutto il primo anno, abbiamo recuperato anche i cinque anni antecedenti. È entrata una massa di ricavi importanti, quindi i crediti che stiamo recuperando per la Cassa, nei primi tre anni, ammontano a oltre 40 milioni di euro di contributi.
  Nell'ambito dell'attività di recupero del credito, ci avvaliamo da sempre anche di Equitalia. Nell'anno successivo all'accertamento, la Cassa attiva Equitalia e possiamo dire, dalle statistiche che abbiamo, che una elevata percentuale del credito viene comunque incassato. Lo dico anche perché la Cassa ha una caratteristica, cioè che, se l'iscritto non è in regola con la contribuzione, non potrà mai accedere alle prestazioni previdenziali e assistenziali, quindi, al di là dell'attività coattiva di recupero del credito, c'è poi anche un ulteriore stimolo a regolarizzare la posizione, dovuto al fatto che, in assenza di regolarità contributiva, non è possibile né andare in pensione né accedere all'assistenza dell'ente.

  LORENZO RUTILI, dirigente della Direzione amministrativa della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. Di fatto, vorrei segnalare, in merito alla dinamica contributiva, che Pag. 9l'anno 2015 si è chiuso con una crescita dell'aliquota media contributiva, che si è attestata al 12,61. Questo è un dato che ci inorgoglisce particolarmente perché ovviamente è sintomo anche della crescita della cultura previdenziale, che abbiamo fatto e che abbiamo comunque seminato negli anni, grazie al mandato presieduto dal dottor Guffanti.
  In più, per dare qualche numero di ulteriore precisazione, vorrei dire che la rateizzazione o rateazione, a seconda del termine preferito, in questo anno, si è chiusa con un 38,8 per cento. Anche questo è sintomo, da una parte, di una maggiore attenzione per potere pianificare meglio l'esborso delle rate da parte dei dottori commercialisti e, dall'altra, anche di un successo di uno strumento che è stato fortemente voluto dal consiglio.
  In ultimo, certamente c'è stata una crescita dei contributi accertati, tramite l'Agenzia delle entrate. Mi riferisco a un accertamento che noi chiamiamo «massivo», tecnicamente. Questa convenzione è attiva da circa tre anni e siamo a oltre 50 milioni, di cui solo 16 sono sul 2015. Io confermo ovviamente – e non potrei fare altrimenti – il fatto che questi sono i crediti che incassiamo con più difficoltà. Di fatto, ogni anno che mettiamo in più di questa operazione ci porta a una piccola crescita del monte dei decreti da incassare.

  PRESIDENTE. Credo ci siano ancora alcune domande cui bisogna rispondere. Vuole farlo lei, presidente?

  RENZO GUFFANTI, presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. Preannuncio due concetti e passo il resto a Fabio Lenti, che è il direttore della gestione servizi mobiliari.
  Il dato che volevo mettere in evidenza lega le due domande. Da un lato c'è, con il regime a Time Weighted, quindi con la valutazione del giorno del portafoglio al NAV, una riduzione dei rendimenti dal 2013 al 2014, fino al 2015. Ovviamente si tratta di una situazione che è di passaggio, nel senso che questi non sono rendimenti consolidati, a fronte di plusvalenze o minusvalenze effettivamente consolidatesi, ma, al contrario, sposano la fotografia in quel momento.
  Il 2015 è un anno che si è chiuso già con una bella perturbazione, a cavallo dell'estate, tra luglio agosto, e poi novembre e dicembre sono stati mesi di flessione sui listini mondiali, più o meno a livello incondizionato. Ora, avendo noi un portafoglio piuttosto diversificato, che abbraccia tutto il mondo, quando più o meno in tutto il mondo le cose vanno male, è evidente che anche il totale non può essere che quello.
  C'è praticamente un legame diretto tra questo calo dal 4,50 all'1,40 dei rendimenti, nel 2014 e nel 2015, rispetto all'accantonamento a puro titolo prudenziale, perché nessuna minusvalenza è stata effettivamente consolidata di quella differenza tra 239 e 123 milioni di fondo oscillazione titoli. Lo dico perché, quando arriviamo alla fine dell'anno e vediamo che, rispetto al valore medio di borsa nel mese di dicembre, questi titoli sono sotto il valore di carico, quello che abitualmente facciamo è di appostare un fondo oscillazione titoli, equivalente a quel valore. Questo, in termini di rendimento a Time Weighted, abbassa il rendimento, ma in realtà non scarica effetti di plusvalenze o minusvalenze, effettivamente consolidate a livello di conto economico. Questo è solo un accantonamento prudenziale, che, nel momento in cui i corsi riprendono, viene liberato.
  Queste sono cose che, per esempio, sono accadute in maniera abbastanza consistente, in particolare nel 2008, quando, con tutto il problema della Lehman Brothers, con il blocco degli hedge fund e via dicendo, chiudendo il bilancio al 31 dicembre 2008, che, tra l'altro, è il primo che ho chiuso come componente del consiglio d'amministrazione, avevamo anche in quel caso appostato una mega riserva, che poi con la ripresa dei corsi nel 2009, era stata completamente riassorbita.
  Avevamo avuto lo stesso andamento nel 2011, quando con lo spread a 500 e rotti, il valore effettivo dei governativi di tutta una quota di azionario si era accartocciata. Eravamo intervenuti con quell'accantonamento, Pag. 10 che poi con la ripresa dei corsi normali è stato liberato. Quello che succede questa volta è, di nuovo, più o meno la stessa cosa. Inoltre, se lo guardiamo in prospettiva, pensando al 2016, questo valore, alla fine di febbraio del 2016, era ulteriormente peggiorato, perché, nel momento di massima crisi, alla riapertura dell'anno borsistico, avevamo avuto un picco negativo di 4 o 5, che avrebbe ulteriormente peggiorato la situazione.
  A oggi, invece, vedendo l'andamento degli ultimi periodi, anche dopo l'effetto della Brexit e ragionando in termini di Time Weighted, siamo praticamente vicini allo zero. Il valore che avevamo all'inizio dell'anno, dopo aver toccato una punta di meno 4,5, è ritornato praticamente alla pari.
  Questo è accaduto, tra l'altro, in virtù non sicuramente dell'andamento della Borsa italiana, perché la Borsa italiana, da febbraio a oggi, se possibile, è ulteriormente peggiorata, ma perché teniamo questo livello di equilibrio, grazie al fatto che, per esempio, Wall Street, che continua ad andare benissimo, ha fatto dei nuovi massimi, quindi la quota, che è investita nel Nordamerica, funziona. Inoltre, c'è una certa ripresa anche sul fronte dei cosiddetti «Paesi emergenti», che, due o tre mesi fa, segnavano dei valori, sia come corso di valute che come andamento dei listini, peggiore rispetto quello che fanno oggi.

  GIUSEPPE GALATI. A grandi linee, come sono suddivise fra le tre?

  RENZO GUFFANTI, presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. Lo facciamo dire a Fabio Lenti, che ha i numeri precisi al centesimo.
  Le due considerazioni che volevo fare erano dovute al fatto che le due domande, in qualche modo, sono legate.
  C'è ovviamente una volatilità superiore, ma è legata al fatto che i mercati sono nervosi e la volatilità è altissima. Noi abbiamo anche un sistema, da qualche anno, di valutazione della nostro grado di rischio del portafoglio, ex post, nel senso che, dopo esserci fatti seguire dall’advisor, che ci dà la misura della nostra asset class di investimento e il limite di VAR ideale, a fine anno e da alcuni anni, facciamo sempre anche l'esame della rischiosità a consuntivo, rispetto al livello previsto.
  Per esempio, nel 2011, è successo che, all'interno di un indice che stava vicino 5, che è il nostro livello più o meno ideale, c'era la componente rappresentata dai governativi italiani, che normalmente è una componente con zero o poco più, per definizione, come liquidità, e che, in quel momento effettivo, dava, per la sua quota di peso, un contributo pari all'8 per cento, perché, con lo spread tra 500 e 400, anche il percepito da chi ci faceva questa analisi ex post del titolo governativo italiano era: «guarda che non è come un tecnologico americano, ma è comunque come un azionario e non come un governativo».
  Di questo, ovviamente noi teniamo regolarmente la misura, cercando anche degli aggiustamenti tattici in corso d'anno e, laddove qualche prodotto si innervosisce più della media, cerchiamo di alleggerirlo, per prendere qualcosa di più tranquillo. Magari, spesso e volentieri, è più tranquillo comprare Nestlé, che è una grande multinazionale svizzera, piuttosto che comprare l'obbligazionario o qualcosa che sulla carta è più tranquillo, ma poi, in realtà, è molto più nervoso.
  Per i dettagli passerei la parola al dottor Fabio lenti, che è il nostro direttore della gestione patrimonio mobiliare.

  FABIO LENTI, dirigente della Divisione investimenti mobiliari della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. Buongiorno a tutti. Rispetto alla prima domanda, non c'è molto da aggiungere, se non qualche specificazione rispetto ai nostri rendimenti.
  Nel 2015, il rendimento del patrimonio è stato di 1,40 e, se guardiamo la componente mobiliare, è un rendimento di 1,42, in realtà in linea con l'indice di mercato sottostante, che ha realizzato l'1,48, anche se dobbiamo tener conto che l'1,48 dell'indice è un valore lordo e che il valore del patrimonio della Cassa è, al netto di commissione e tassazione, al 26 per cento, Pag. 11quindi dobbiamo tenere a mente questo aspetto per valutare in maniera omogenea i due dati.
  Il 2015 è un anno che ha vissuto alti e bassi e una forte volatilità, come stava dicendo prima il presidente Guffanti, per eventi come il rallentamento per la crescita economica in Cina o legati al petrolio e alla bassa inflazione o a tassi bassi. Una serie di vicende anche geopolitiche, sostanzialmente, hanno creato momenti di tensione, che poi si sono riflessi sui vari listini, sia azionari che obbligazionari, portandoli a chiudere l'anno spesso in territorio ampiamente negativo.
  In particolare, bisogna valutare che, negli anni precedenti, ancora il mercato obbligazionario consentiva di offrire ritorni interessanti. Nel 2015, è venuta ulteriormente meno questa componente, quindi c'è stata una sorta di allineamento da parte delle varie asset class, che, di fatto, poi ha appiattito i rendimenti in generale. Inoltre, nonostante il patrimonio sia stato chiuso in territorio positivo, agganciandomi al tema degli accantonamenti, che chiaramente vengono presentati in bilancio in ottica prudenziale, vorrei dire che, a fronte di questi accantonamenti, c'è una serie di plusvalenze maturate, che, in realtà, sono ampiamente superiori in valore assoluto agli accantonamenti e che questo consente di avere un rendimento positivo, nonostante ci sia questo valore che può dare evidenza di un dato negativo.
  Riguardo al tema, in qualche maniera, evidenziato dalla Corte dei conti, occorre forse fare una precisazione perché viene rilevato come la componente gestita direttamente risulti in aumento, rispetto a quella indiretta. Questo è vero, però, depurata da alcune considerazioni, in realtà la componente gestita direttamente, propriamente detta, è diminuita, nel senso che noi continuiamo a non operare direttamente in azioni, invece la componente obbligazionaria, anche per effetto dello scenario in cui ci muoviamo, si è ridotta.
  Quella che è aumentata è la componente investita tramite OICR, in cui in realtà sia il processo di selezione che di affidamento di gestione in delega è assolutamente assimilabile a quella di un mandato di gestione segregato. Statisticamente, questa viene classificata come componente diretta, ma diretta è la selezione e lo strumento, così come io posso selezionare un gestore e poi affidare un mandato tramite la stipula di una convenzione.
  Rispetto alla quarta domanda, in qualche maniera è legata sempre al tema della riduzione del rendimento, che in parte abbiamo spiegato. Rispetto al 2015, c'è stato naturale trend, che ha riguardato l'ultimo triennio, di fatto, e ha portato a valori, via via, più compressi.
  Vorrei riportare solo un aggiornamento rispetto all'anno in corso. L'effetto della Brexit, anzi la sommatoria dei vari eventi che hanno impattato l'anno in corso è stata riassorbita. Come ultimo aggiornamento, posso dire che, di fatto, siamo in territorio positivo e che, a metà luglio, il rendimento è di 0,5. Questo è un rendimento che va valutato chiaramente nell'ambito del contesto in cui ci muoviamo, ma comunque sono state riassorbite non solo le perdite del post-Brexit, perché anche l'anno è iniziato con listini che sono partiti con valori negativi tra 6 e 7, nei primi giorni di gennaio, quindi c'è stato un recupero nel corso del primo semestre, che è continuato nel mese di luglio e che ha portato, oggi, a questa situazione.
  Prima si era accennato anche al tema dei Paesi emergenti. Vorrei dire che questi stanno sovraperformando i Paesi sviluppati, oggi. Parliamo di un Brasile che è più 30 e di alcuni Paesi asiatici che sono in territorio positivo, mentre l'Europa, in realtà, nonostante gli ultimi rimbalzi, è ancora in territorio negativo, dall'inizio anno. L'Italia è fanalino di coda con oltre un meno 20 di perdite, ma anche i listini dei Paesi definiti «più core» si trovano con un valore del meno 7 o meno 10 per cento. L'America è rimasta un po’ più piatta, quindi, sia in fase di ribasso che in fase di rialzo, è rimasta su livelli più contenuti, in termini di variazioni massime giornaliere e, oggi, siamo in territorio positivo. Queste sono le varie indicazioni rispetto ai listini azionari appartenenti alle diverse aree geografiche.

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  RENZO GUFFANTI, presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti. C'è una precisazione solo lessicale, che mi sembrava corretto far presente. Nel corpo dell'ultima domanda, vi è stato un riferimento ai rilievi formulati alla Cassa dai Ministeri vigilanti.
  Noi, in realtà, non abbiamo mai ricevuto pareri sul bilancio, contenenti rilievi. Lo dico perché, a stretto giro del decreto 509/1994, se al Ministero non piace qualcosa, formula osservazioni o rilievi e a quelli bisogna dare puntuale esito e riscontro. Probabilmente, queste sono raccomandazioni o sono inviti, ma, dal punto di vista tecnico, non sono rilievi, altrimenti verrebbero recepiti in maniera molto più preoccupata da parte nostra.
  Di fatto, anche a quelle che sono raccomandazioni nel limite del possibile diamo seguito.

  GIUSEPPE GALATI. Del resto, già quando siamo stati in visita alla Cassa avevamo avuto una buona percezione, anche del gruppo manageriale che affianca il presidente. Mi sembra di poter dire che i chiarimenti che avevamo richiesto abbiano trovato una spiegazione, il che ci servirà per esprimere in modo più chiaro il nostro parere.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo della vostra presenza e dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.