XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 27 di Martedì 15 dicembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE DA PARTE DEI FONDI PENSIONE E CASSE PROFESSIONALI, CON RIFERIMENTO AGLI INVESTIMENTI MOBILIARI E IMMOBILIARI, E TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI FORNITE, ANCHE NEL SETTORE ASSISTENZIALE

Audizione del presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS), Tito Boeri.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Boeri Tito , Presidente dell'INPS ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 5 
Galati Giuseppe (Misto-ALA-MAIE)  ... 6 
Puglia Sergio  ... 6 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 
Morassut Roberto (PD) , relatore ... 8 
Di Gioia Lello , Presidente ... 9 
Boeri Tito , Presidente dell'INPS ... 9 
Cioffi Massimo , Direttore generale dell'INPS ... 12 
Di Gioia Lello , Presidente ... 14 
Cioffi Massimo , Direttore generale dell'INPS ... 14 
Di Gioia Lello , Presidente ... 15 
Cioffi Massimo , Direttore generale dell'INPS ... 15 
Di Gioia Lello , Presidente ... 15 
Cioffi Massimo , Direttore generale dell'INPS ... 15 
Boeri Tito , Presidente dell'INPS ... 15 
Di Gioia Lello , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione presentata dall'INPS ... 17

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8.45.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS), Tito Boeri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del risparmio previdenziale da parte dei fondi pensione e casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e tipologia delle prestazioni fornite, anche nel settore assistenziale, l'audizione del professore Tito Boeri, presidente dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS).
  Avverto che il professore Boeri è accompagnato dal dottor Massimo Cioffi, direttore generale dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, dalla dottoressa Rosanna Casella, direttrice centrale bilanci e servizi fiscali dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, e dalla dottoressa Gabriella Di Michele, direttrice centrale delle entrate dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.
  Do la parola al professor Boeri per lo svolgimento della relazione.

  TITO BOERI, Presidente dell'INPS. Grazie, presidente. Nella nostra audizione presso questa Commissione nel maggio 2015 avevamo lamentato come il bilancio dell'INPS fosse difficilmente intellegibile per gli stessi addetti ai lavori. Nell'ambito dell’«operazione trasparenza» che l'Istituto ha intrapreso a partire dalla seconda metà di febbraio, abbiamo avviato una serie di operazioni volte a rendere i numeri chiave dell'INPS maggiormente visibili non solo all'autorità di controllo, ma anche ai cittadini non cultori della materia.
  Data la mole dei pagamenti gestiti dall'INPS – si tratta di circa 430 miliardi di euro – e dei servizi forniti dall'Istituto ai cittadini, che riguardano quasi 45 milioni di persone tra lavoratori, pensionati e beneficiari di prestazioni a sostegno del reddito, questa operazione di trasparenza assume un rilievo più generale. Vuole infatti contribuire a responsabilizzare maggiormente le amministrazioni pubbliche nei confronti dei cittadini e a rafforzare il controllo democratico sul loro operato.
  In occasione della Giornata della trasparenza INPS/INAIL del 2 dicembre scorso, abbiamo presentato il primo bilancio gestionale dell'Istituto. Serve a dare conto dei costi di funzionamento della macchina amministrativa INPS e delle entrate aggiuntive che questa macchina riesce a generare nel proprio operato attraverso attività quali l'accertamento contributivo, l'identificazione di prestazioni indebitamente erogate, le attività di vigilanza ispettiva, i controlli medico-legali e il contenzioso.Pag. 4
  La macchina INPS oggi costa poco più di 4 miliardi, vale a dire che circa un euro ogni 100 erogati dall'INPS serve a mantenere la macchina. Circa la metà di questi 4 miliardi di costi di funzionamento è associata al personale; l'altra metà agli acquisti di beni e servizi. Nonostante l'accorpamento di Inpdap ed Enpals, l'Istituto è riuscito a ridurre i costi di gestione di circa 700 milioni negli ultimi tre anni, trasferendo al bilancio dello Stato circa 1,5 miliardi di economie.
  I risparmi più consistenti sono stati ottenuti nel ricorso a intermediari esterni. Ad esempio, l'operazione di anticipo al primo del mese dei pagamenti delle pensioni a partire dal 1o giugno 2015 è stata resa possibile grazie a una riduzione, mediamente del 20 per cento in tre anni, delle commissioni sui bonifici bancari.
  Permettetemi di usare questa occasione per rivolgervi un appello a mantenere l'obbligo per l'ente di erogare le prestazioni pensionistiche attraverso bonifici bancari nonostante l'innalzamento del vincolo sull'uso del contante a 3.000 euro. Il rischio, altrimenti, è che i pensionati vengano truffati nel prelievo del contante.
  Già oggi l'ente, con questi numeri, regge molto bene il confronto con altri enti previdenziali a livello internazionale. Ha quasi sei volte il numero di utenti per dipendente del Department for Work and Pensions. Costa la metà, valutando i costi di funzionamento in relazione alle risorse erogate, della Sécurité Sociale francese e meno della metà del Deutsche Rentenversicherung tedesco. Anche i costi di IT per utente sono più bassi tra un terzo e un quarto di quelli degli altri Paesi.
  Possiamo e dobbiamo fare ancora meglio, sfruttando le economie di scala che il super INPS ci permette di raggiungere. Al tempo stesso vogliamo assicurarci che ulteriori risparmi non avvengano a scapito dei servizi che forniamo ai cittadini. Ad esempio, non vogliamo assolutamente ridurre ulteriormente le comunicazioni ai contribuenti. Al contrario vogliamo aumentarle, sfruttando il più possibile le opportunità forniteci dal fatto di avere più di 17,5 milioni di utenti con il PIN dell'INPS. Il loro numero, tra l'altro, è aumentato di circa 1,5 milioni anche a seguito dell'iniziativa «La mia pensione».
  Più in generale l'obiettivo è quello di velocizzare l'erogazione dei servizi più complessi che l'Istituto è chiamato a fornire, gestendoli in modo maggiormente integrato ed efficiente. I costi netti della macchina verranno ridotti soprattutto aumentando le entrate associate alle attività di contrasto all'evasione contributiva e di riscossione dei crediti, che è la nostra priorità.
  I risultati di queste attività sono aumentate del 21 per cento negli ultimi tre anni e ci proponiamo di rafforzare questa tendenza anche grazie ai nuovi accordi stretti con l'Agenzia delle entrate, ad esempio nel contrasto delle false compensazioni, dove imprenditori disonesti pagano i contributi con falsi crediti vantati nei confronti dell'erario.
  Il 2016 vuole essere per noi l'anno della vigilanza documentale, una verifica che parte dai documenti per svilupparsi nella ricerca del monte salari sommerso. Ci auguriamo solo che i ritardi nella costruzione della nuova Agenzia di ispettorato del lavoro non ostacolino ulteriormente il raggiungimento di questi obiettivi.
  Trasparenza significa per noi anche fornire una valutazione accurata dello stato patrimoniale dell'ente. Nell'audizione di maggio avevamo denunciato una gestione poco attenta dei crediti, in cui le ragioni di non esigibilità non vengono adeguatamente verificate. La lunga crisi ci ha lasciato in eredità più di 50 miliardi di crediti contributivi, che si sono aggiunti ai 35 maturati negli anni precedenti, portando a quasi 87 miliardi il loro totale a consuntivo 2014, saliti a circa 95 miliardi a settembre 2015 secondo i dati gestionali.
  Al netto degli accantonamenti al Fondo svalutazione crediti, abbiamo oggi a bilancio quasi 45 miliardi di crediti contributivi, per lo più – si tratta di circa cinque ottavi del totale – riguardanti il lavoro alle dipendenze, il che significa che nella maggioranza dei casi si tratta di crediti la cui eventuale mancata riscossione non comporta Pag. 5alcuna variazione delle prestazioni future che i contributi avrebbero dovuto coprire.
  A questo proposito, permettetemi di dire che sarebbe auspicabile rivedere le regole stabilendo, a fronte di un chiaro piano industriale, approvato anche dal Governo, la possibilità di ricorrere a misure come il concordato previdenziale, che ci permetterebbe almeno di recuperare parte dei contributi ed evitare il fallimento di alcune aziende e il ricorso agli ammortizzatori sociali.
  Una prassi non condivisibile ha portato in passato a minimizzare gli accantonamenti al Fondo svalutazione crediti in sede di bilancio preventivo e concentrarli nella fase di assestamento del bilancio al consuntivo, questo nonostante si trattasse di grandezze in gran parte prevedibili al tempo in cui venivano stimati i bilanci preventivi.
  Noi intendiamo interrompere questa prassi e procedere a un'operazione straordinaria di cancellazione e di svalutazione delle partite inesigibili dallo stato patrimoniale. Analoga operazione è in corso sul piano delle passività dell'Istituto nell'ambito di un tavolo tecnico istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze. Idealmente le due operazioni, quella che agisce sul lato delle attività e quella sul lato delle passività, dovrebbero procedere in parallelo.
  Infine, l'INPS negli ultimi mesi ha avviato un'operazione di trasparenza nella contabilità della previdenza per i pubblici dipendenti. Vi sono infatti molte amministrazioni in sistematico ritardo nel versamento dei contributi. Vorrei immediatamente rassicurare i dipendenti pubblici che questi ritardi non hanno effetti sui loro trattamenti previdenziali futuri, ma pregiudicano la capacità dell'Istituto di fornire estratti conto contributivi aggiornati nell'ambito dell'operazione «La mia pensione» nel pubblico impiego, per non parlare dei ritardi che questo comportamento delle amministrazioni pubbliche può comportare nella fase che va dalla prima richiesta della pensione al versamento della prima prestazione previdenziale oppure dei problemi che causa a chi vuole unificare la sua carriera contributiva fra gestioni diverse.
  L'Istituto è fermamente determinato a fare piena luce sui versamenti contributivi per i dipendenti pubblici e per questo ha inviato centinaia di lettere alle amministrazioni proponendo procedure più trasparenti di versamento e di rendicontazione delle posizioni contributive.
  Queste procedure, in presenza di situazioni debitorie di alcune amministrazioni, comportano l'invio alle stesse di una comunicazione di debito con il dettaglio dei debiti riscontrati e la richiesta di regolarizzare le posizioni entro 30 giorni.
  Nel caso in cui tale termine scadesse senza la regolarizzazione, verrà inviata una seconda comunicazione – un avviso bonario – che indica tempi e modalità per la regolarizzazione. In assenza di risposte adeguate da parte delle amministrazioni coinvolte, l'Istituto non esiterà a mettere in mora le stesse amministrazioni pubbliche, inviando un avviso di addebito avente valore di titolo esecutivo. Inutile sottolineare che ci auguriamo vivamente di non dovere arrivare fino a questo stadio.
  Dal punto di vista contabile, questo significa dare visibilità nello stato patrimoniale dell'Istituto ai crediti contributivi nei confronti della pubblica amministrazione, rendendo più trasparenti i conti dell'INPS e auspicabilmente anche quelli delle amministrazioni pubbliche coinvolte.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. Ci aspettiamo a breve di poter fare un'audizione sul piano industriale perché ritengo che sia una questione estremamente importante e perché ci siamo lasciati a maggio con la possibilità di discutere e verificare il piano industriale.
  Stiamo chiudendo il bilancio dello scorso anno, di cui è relatore l'onorevole Morassut. Prima di passare alle domande, aggiungerei una questione che potrebbe rientrare nel dibattito di questa mattina. Mi riferisco alla deroga per le nuove assunzioni e ai comandati. Ci sono problemi molto seri perché molti dei comandati hanno ricevuto lettere da parte degli Pag. 6enti di appartenenza e addirittura dovrebbero rientrare a gennaio. Vorremmo capire come vi state muovendo per questi 360 comandati che da molti anni sono all'interno dell'Istituto e hanno difficoltà a rientrare nei propri enti.
  Noi avremmo delle proposte da sottoporvi, al di là del fatto che credo sia necessario stabilizzare queste persone. Ci risulta che abbiate un vostro piano industriale e per questo è importante che discutiamo anche di questo. Se privilegerete l'assorbimento di coloro i quali hanno fatto il concorso, i comandati resterebbero in coda. Spero di sbagliarmi, ma su questo sarete in grado di darci delucidazioni molto più dettagliate.
  Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE GALATI. Vorrei soffermarmi sull'ultima tranche di proposte emendative e sub-emendative in materia previdenziale che proprio ieri sono state consegnate alla Commissione bilancio.
  La sensazione è che manchi un deciso intento di riforma da parte del Governo in un comparto nel quale il livello di preoccupazione tra le famiglie resta, invece, elevatissimo, specie a fronte della progressiva erosione del valore delle prestazioni dovuta al corrispondente incremento delle componenti economiche, quali costo della vita e pressione fiscale.
  D'altra parte, i dati previsionali che sono stati pubblicati recentemente dall'INPS evidenziano un quadro di grave emergenza sociale. Questa mancanza di polso si evince dal fatto che si è intervenuti in extremis all'interno della legge di stabilità, ormai a livello avanzato.
  Il Parlamento ha seguito anche le proposte di riforma contenute nel pacchetto che l'INPS ha presentato con il titolo «Non per cassa, ma per equità». Vorrei chiedere quali sono le valutazioni della presidenza dell'INPS rispetto a questo e rispetto all'attuale politica economica.
  Nella legge di stabilità è stata anche determinata la cosiddetta «7a salvaguardia» per gli esodati, ma la platea dei soggetti, secondo più fonti, è destinata ad aumentare. Sarebbe pertanto importante acquisire, ove disponibili, i dati relativi alla platea dei soggetti coinvolti, in modo da consentire al Parlamento di svolgere valutazioni sull'adeguatezza degli interventi del Governo rispetto alla soluzione definitiva di questo problema.

  SERGIO PUGLIA. Ringrazio il presidente e l'INPS per essere presenti qui in Commissione. Ho diverse domande.
  Innanzitutto, quando si parla di spending review, si parla di una diminuzione dei costi. Io ho notizia del fatto che alcune sedi INPS stanno per essere accorpate e fin qui tutto bene. Il problema è che, per esempio, la sede di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, è stata accorpata dando ascolto però solo ai sindacati dei lavoratori e non all'utenza. Ora gli utenti abitano talmente lontano che per arrivarci o prendono un taxi o, nel caso dei più anziani, devono sperare che un parente li accompagni o altrimenti devono trovare sul territorio qualche patronato. Guarda caso, i patronati sono collegati ai sindacati e, guarda caso, gli unici che hanno avuto la possibilità di dialogare con l'INPS per questo accorpamento sono i sindacati.
  Sembra esserci una specie di conflitto di interessi in questo caso perché gli utenti non sono stati ascoltati. Personalmente ho notizia certa che il sindaco di Torre Annunziata aveva messo a disposizione gratuitamente una sede per l'INPS. Torre Annunziata è un esempio, ma ci sono tanti altri sindaci in Italia che mettono a disposizione i propri locali. Sarebbe, quindi, opportuno guardarvi con interesse. Le posso anche fare avere una relazione su questo.
  Per quanto riguarda la pensione dei politici e dei sindacalisti, sappiamo benissimo che oggi possono fare un «giochetto». Io ho presentato in legge di stabilità una norma per farlo cessare e purtroppo la maggioranza, ad oggi, l'ha bocciata. Ho però sentito che lei, presidente, è d'accordo a far cessare questo giochino, che consente a questi signori di prendere una pensione con un sistema Pag. 7anche retributivo, in contrasto con la spending review che lo Stato vuole attuare.
  Su giovani e anziani, sono completamente d'accordo sul fatto che i giovani devono essere facilitati nell'ingresso nel mondo del lavoro, ma c’è un problema oggettivo. Poiché stiamo allontanando il giorno in cui andare in pensione, arrivando addirittura a 67 anni, e c’è addirittura lo spauracchio che questi 67 anni possano aumentare perché si allunga l'aspettativa di vita, sarebbe opportuno sederci e ragionare.
  Se aumentiamo l'età pensionabile, i giovani non andranno mai a lavorare perché al lavoro ci sono gli anziani.
  Per quanto concerne il problema della Nuova assicurazione sociale per l'impiego (NASpI), io ringrazio l'INPS di aver accolto le nostre osservazioni con riguardo ai lavoratori stagionali e aver cercato di allargare le maglie di questo settore strategico per l'Italia. Ci dobbiamo accordare. Il turismo è un settore strategico o no per l'Italia ? I ragazzi che investono nel turismo per il proprio futuro avranno un futuro senza famiglia perché devono girare l'Italia o possono vivere lì dove sono cresciuti, riuscendo a lavorare presso il luogo di nascita per cinque o sei mesi – speriamo dieci – e poi ad avere un cuscinetto previdenziale, qual è la NASpI ? Devono forse vedere tale cuscinetto decurtato della metà ? Speriamo nella Commissione bilancio della Camera dei deputati, che sta guardando con favore agli emendamenti che ripristinano, almeno per il settore stagionale, la NASpI con un periodo pieno.
  Vengo agli ispettori di vigilanza INPS. Io sono stato tra quelli che hanno contrastato la volontà del legislatore di far cessare l'esperienza degli ispettori di vigilanza INPS per accorpare tutto in questa Agenzia del lavoro. L'INPS, infatti, è sempre riuscito a fare più verifiche degli altri e a raccogliere una quantità economica di sanzioni più elevata rispetto a tutte le altre agenzia ispettive.
  Proseguendo, l'INPS ha un fondo pensioni integrativo, ma residuale. Si chiama FONDINPS. Anche in questo caso io ho proposto degli emendamenti per farlo diventare un fondo aperto, ma già vi dico che attualmente non è gestito dallo Stato. Il consiglio di amministrazione è gestito dai sindacati. Va bene che all'interno ci siano i sindacati come comitato di controllo e di vigilanza, ma che addirittura siedano nel consiglio di amministrazione di un fondo pensioni integrativo dello Stato, seppur residuale, mi sembra veramente troppo. Le modifiche da noi proposte mirano a rendere il fondo aperto e a consentire allo Stato di riprendersi ciò che è suo.
  Per quanto riguarda i contributi di commercianti e artigiani, abbiamo fatto una modifica quanto meno per le nuove attività, al fine di rendere i contributi percentuali sul reddito anziché sul minimale. Abbiamo avuto dei dati e ci sembra che questa modalità stia funzionando. Sarebbe opportuno, e per parte mia l'ho proposto, allargare a tutti i commercianti e agli artigiani la facoltà di versare contributi su un minimale o su una percentuale di reddito. Sembra che questo funzioni. Vi chiedo se siate a conoscenza dei dati e se eventualmente sareste favorevoli.
  Noi sappiamo che gli stessi contributi minimali vanno versati per i coadiutori familiari, cioè quei familiari che lavorano in maniera continuativa presso il titolare, che in questo caso è un familiare che risiede nello stesso nucleo. Anche qui sarebbe opportuno rendere facoltativo il versamento. È razionale che se mia moglie e mio figlio lavorano per me io voglia il loro bene, ma se non ho i soldi come faccio ?
  Per quanto riguarda gli esposti all'amianto, abbiamo tentato nella legge di stabilità di abrogare il requisito dell'età per questi lavoratori e fare in modo che sussista soltanto il requisito dell'anzianità contributiva, ma purtroppo ci è stato bocciato anche questo. I lavoratori esposti all'amianto, come ben sappiamo, hanno una peggiore qualità della vita e un'aspettativa di vita matematicamente inferiore agli altri lavoratori. Vorrei sapere che cosa ne pensi l'INPS e che cosa succederebbe se Pag. 8facessimo andare in pensione prima questi signori, che devono andare in pensione prima.
  Quanto alla gestione separata, sappiamo che raccoglie i contributi sia dei liberi professionisti privi di un albo professionale sia dei collaboratori. Il problema è che negli anni la percentuale contributiva della gestione separata si è alzata in maniera esponenziale e questo soprattutto perché, come normalmente dichiaravano i ministri e i politici dell'epoca, i datori di lavoro facevano confluire in maniera artificiosa i lavoratori potenzialmente subordinati nella gestione separata, inquadrandoli come co.co.co. perché costava di meno. Piano piano, quindi, la percentuale si è alzata.
  C’è anche una questione di tenuta economica, ma in questo procedimento sono andati di mezzo anche i liberi professionisti. Nella legge di stabilità e altrove abbiamo proposto di creare, all'interno della gestione separata, due gestioni, una per i professionisti e un'altra per i collaboratori. Anche in questo caso chiedo all'INPS cosa ne pensi e quali potrebbero essere i costi. Secondo me non sarebbero elevati perché il personale è quello e basterebbe fare una modifica ai software.
  Passo a Enasarco e a tutti gli enti che ci preoccupano per la gestione infausta del loro sistema e per i loro investimenti facili. L'INPS, eventualmente, sarebbe pronto ad accogliere qualche ente professionale o qualche fondo pensionistico privato, qualora ci preoccupi ?
  Chiudo con un cenno alla flessibilità pensionistica. Credo ingiusto diminuire per sempre la pensione di chi sceglie di ritirarsi prima dal lavoro. Siamo d'accordo sul fatto di diminuirla dall'anno in cui si sceglie di andare in pensione fino all'anno della fuoriuscita ordinaria, ma oltre ci sembra davvero tanto.
  Mi sembra un sistema per tentare di vendere un prodotto a basso costo per un'esigenza della persona. Lo Stato dovrebbe fare tutt'altro.

  PRESIDENTE. Colleghi, mi rendo perfettamente conto che l'occasione di avere il presidente dell'INPS, il direttore e le collaboratrici è ghiotta, ma dobbiamo dare un parere sul bilancio dell'INPS, e di conseguenza, sarebbe opportuno porre domande specifiche. Avremo la possibilità di incontrare di nuovo il presidente, il direttore e gli altri collaboratori dell'INPS per discutere, come dicevo prima, di tutto il resto ed anche del piano industriale che l'INPS presenterà.

  ROBERTO MORASSUT, relatore. Vorrei sottoporvi tre punti in relazione al tema sollecitato dal presidente della Commissione. Mi scuso se forse le questioni che porrò hanno già avuto risposta nella relazione, ma sono arrivato tardi. Qualche cosa sarà forse ripetuta.
  La prima questione riguarda le riscossioni dei residui attivi, che figurano nel bilancio dell'INPS per una certa cifra. Nelle due audizioni di Equitalia sono emerse delle discrepanze che, alla luce dell'esame della Commissione, non sono state formalmente chiarite, anche se intuitivamente le abbiamo comprese basandoci sulle spiegazioni che ci ha dato Equitalia.
  Nei propri report Equitalia considera la massa delle riscossioni inesigibile per una parte considerevole, parte che però figura come residuo attivo nei bilanci INPS per una cifra che, se non vado errato, si aggira sui 25 miliardi. È un primo punto che vorremmo chiarire.
  Il secondo punto riguarda le dismissioni. È del tutto evidente che INPS non può essere un'agenzia immobiliare. Non può fare il mestiere di vendere case e terreni. La norma, a suo tempo introdotta nel decreto «salva Italia» dal Governo Monti, che trasferiva a Investimenti immobiliari italiani (INVIMIT) il patrimonio per la vendita, pur mantenendo le tutele di legge in particolare per l'inquilinato, che è un tema sociale molto importante, è del tutto comprensibile.
  Tuttavia, questo non elimina la sensazione che per una vendita polverizzata, non tanto di terreni o di non residenziale quanto di immobili residenziali diffusi, INVIMIT non sia il veicolo adeguato, nei Pag. 9tempi e nelle modalità, a garantire un'operazione che sia sociale e al tempo stesso efficace nonché a garantire un introito. Parliamo di un'operazione che può valere 1,2 miliardi, una cifra importante. La domanda è se siamo convinti che questa sia la strada giusta o se per questo specifico settore, cioè la vendita del patrimonio residenziale, non sia più utile che sia l'INPS ad attivarsi rapidamente con i propri strumenti e le proprie strutture.
  L'ultima questione sul bilancio riguarda il tema del disavanzo strutturale. Dalle valutazioni fatte attraverso il lavoro che abbiamo condotto con gli uffici della Commissione emerge che il disavanzo strutturale attualmente può essere calcolato intorno ai 100 miliardi di euro, che sono coperti dalla fiscalità generale. È una cifra che nel tempo appare destinata a crescere considerevolmente in virtù soprattutto dell'equilibrio a perdere che si determina nel settore pubblico, con una crescita delle prestazioni e una riduzione delle contribuzioni legata alle politiche di turnover eccetera.
  Si deve quindi immaginare che il contributo della fiscalità generale debba crescere ulteriormente nel corso dei prossimi anni, fino ad arrivare, nell'arco dei prossimi vent'anni, intorno al 30 o 40 per cento. Se il dato è giusto, e per questo domando, potrebbe determinare un allarme e una situazione di preoccupazione.
  Anche su questo la richiesta è per un chiarimento e una valutazione.

  PRESIDENTE. Prima di cedere la parola ai nostri ospiti, vorrei porre una domanda. Abbiamo avuto l'audizione del presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza (CIV), che ha fatto alcune considerazioni sul cosiddetto bilancio tecnico. Ci ha presentato un grafico che desta oggettive preoccupazioni. Il deficit strutturale è di 10 miliardi l'anno, che proiettati in dieci anni significano 100 miliardi. Su questo vorremmo avere dei chiarimenti definitivi. Ci sembra quanto mai preoccupante che il presidente del CIV faccia dichiarazioni ufficiali di questo tipo.
  In più ci ha posto un problema che riguarda quanto già sottolineava l'onorevole Morassut e cioè la valorizzazione del patrimonio immobiliare. A questo ha aggiunto la valorizzazione dei cosiddetti beni culturali, cioè delle opere d'arte in possesso dell'INPS, che, come lui sosteneva, sarebbero conservate in alcuni magazzini.
  Con questo voglio dire che abbiamo la necessità di capire in modo dettagliato alcune questioni del passato. Già a maggio lei ci diceva che il bilancio è poco leggibile. Speriamo di avere un bilancio più leggibile grazie alle vostre operazione di chiarezza, ma a oggi abbiamo quel bilancio. Pertanto, necessitiamo di conoscere dettagli che consentano alla Commissione e al relatore di dare un giudizio ed esprimere un parere compiuto sui bilanci passati dell'INPS.
  Cedo la parola al presidente Boeri, ringraziandolo ancora una volta da parte mia e di tutta la Commissione e sottolineando un aspetto importante. Dobbiamo tranquillizzare i pensionati e ragionare sulla povertà, come lei continuamente fa, ma dobbiamo anche tranquillizzare quelle 360 persone che sono in comando da moltissimi anni presso l'Istituto e che credo forniscano un notevole supporto.

  TITO BOERI, Presidente dell'INPS. Ringrazio il presidente e tutti voi per le domande molto stimolanti. Nella nostra relazione abbiamo voluto soffermarci soprattutto sugli sforzi che stiamo compiendo per rendere al tempo stesso più trasparente e più efficiente la macchina INPS. Diverse delle domande che ci sono state poste, invece, riguardano scelte di politica economica più generali. Noi siamo lieti di dare il nostro parere, basta che non si dica che stiamo uscendo dalle nostre competenze e dal nostro ruolo.
  Per quanto riguarda il giudizio generale sugli interventi che sono stati prospettati nella legge di stabilità, noi da tempo segnaliamo la necessità di un intervento organico, ai confini tra la previdenza e l'assistenza, legato a due problemi di fondo e ad altri che sono comunque importanti e vanno affrontati in modo Pag. 10strutturale. Uno dei due problemi principali è la povertà al di sotto dell'età pensionabile. Abbiamo soprattutto segnalato la forte crescita della povertà nella fascia di età tra i 55 e i 65 anni. Questo non vuole certamente mettere in secondo piano i problemi della povertà al di sotto dei 55 anni, ma la povertà al di sotto dell'età pensionabile è aumentata durante questa lunga crisi.
  Il secondo è un problema di ricambio interno e di ristrutturazione dell'industria italiana. A seguito dell'innalzamento dell'età pensionabile e di una serie di interventi sugli ammortizzatori sociali, è più difficile oggi avere il ricambio che dovrebbe esserci e che potrebbe essere possibile alla luce della flessibilità che il nostro sistema pensionistico concede, flessibilità che è sostenibile.
  Io credo che dovremmo basarci sulla possibilità che si può dare alle persone che hanno altri piani di vita di uscire dal mercato del lavoro e permettere a coloro che invece vogliono ancora investire sul lavoro di continuare. Sarebbe un modo per facilitare quel turnover di cui il nostro sistema ha grandemente bisogno.
  Gli studi più approfonditi che abbiamo svolto recentemente documentano come le imprese che sono state maggiormente bloccate dall'innalzamento dell'età pensionabile a seguito della riforma del 2011 sono quelle che hanno ridotto maggiormente la quota di giovani lavoratori. Dunque, si è creato un problema di ingresso dei giovani nel mercato lavoro.
  Se potessimo agire sulle motivazioni individuali di quelli che vogliono uscire e che, a quel punto, diventano una fonte di costo per l'impresa perché sono dei lavoratori demotivati, rendendo l'uscita sostenibile, potremmo lasciare coloro che vogliono continuare a lavorare dentro le imprese, con una funzione di supporto anche all'ingresso dei giovani. Lì, infatti, si possono realizzare quelle complementarietà tra lavoro di persone con esperienza e di giovani che non si realizzano quando c’è una forza lavoro demotivata, che invecchia all'interno delle imprese ed è bloccata perché non può uscire.
  Allora, è molto importante dare queste possibilità. Le scelte che sono state operate in stabilità sono di altra natura e sono anche molto più marginali. Le ultime che sono state oggetto di discussione in questi giorni sono, in realtà, operazioni di natura redistributiva, che vengono a concedere, per il 2015, un incremento reale dell'importo delle pensioni.
  In particolare, c’è un innalzamento della no tax area, in parte finanziata attingendo al fondo per l'occupazione. Sono, dunque, scelte redistributive, eminentemente politiche, quindi non mi esprimo. È, però, bene notare che si tratta di una redistribuzione che opera nel senso di dare più pensioni e meno ammortizzatori sociali e meno welfare.
  Per quanto riguarda la questione dei sindacalisti, nelle proposte che abbiamo formulato ritenevamo effettivamente importante intervenire per ridurre quest'anomalia e per affrontare l'iniquità di trattamento che aveva permesso ai sindacalisti in aspettativa nel pubblico impiego di riuscire ad accedere a delle pensioni particolarmente elevate.
  I problemi dei giovani ci stanno molto a cuore. A questo proposito, abbiamo recentemente organizzato la presentazione del Rapporto dell'OCSE che guarda ai problemi delle pensioni future, nel 2050, non solo in Italia. Abbiamo dato anche il nostro contributo. I problemi più rilevanti sono legati all'intersezione tra il mercato del lavoro per i giovani, che oggi riserva loro spesso delle interruzioni di carriera, data l'instabilità di molti lavori, e la mancata copertura di queste fasi di disoccupazione attraverso il versamento di oneri figurativi, oltre che la bassa crescita del reddito nazionale.
  Questo insieme di cose fa sì che ci possano essere dei problemi di adeguatezza delle pensioni future. Chiaramente, si tratta di problemi che vanno affrontati sul piano più generale delle politiche economiche in Italia, ovvero delle politiche a sostegno della crescita, del mercato del lavoro e della stabilizzazione.
  Ci sono, però, dei segnali incoraggianti. I dati che vengono raccolti dall'istituto Pag. 11mostrano, infatti, un forte incremento, nell'ultimo anno, delle assunzioni con contratti a tempo indeterminato, cosa che ci fa guardare con maggiore serenità al problema delle interruzioni di carriera.
  Si pone, comunque, un problema di adeguatezza per le persone che saranno costrette a lavorare più a lungo e che, un domani che dovessero essere costrette a uscire perché licenziate, devono poter contare su un ammortizzatore sociale e su un sistema di reddito di base. Quindi, l'idea di cominciare a costruire oggi un'assistenza sociale di base è qualcosa che pensa al futuro dei nostri giovani, per cui è molto importante.
  Sulla questione degli ispettori di vigilanza abbiamo espresso le nostre valutazioni a suo tempo. La scelta politica è stata fatta. Noi ci stiamo attrezzando per fronteggiarla. Pur mantenendo la priorità del contrasto all'evasione contributiva, a questo punto ci stiamo spostando – come dicevo nella mia relazione – verso un'attività di vigilanza documentale, che comunque dimostra di avere già una buona dose di efficacia.
  Per quanto riguarda la questione dei contributi da non versare, è importante mantenere sempre un faro sul fatto che nel nuovo sistema previdenziale c’è un legame strettissimo tra contributi versati e future pensioni, per cui chi chiede la riduzione dei contributi deve essere consapevole del fatto che un domani non avrà una copertura previdenziale, quindi queste richieste vanno sempre valutate tenendo conto di questo aspetto.
  Sull'ingresso di eventuali casse private all'interno dell'INPS, credo che l'importante sia non ripetere gli errori compiuti nel passato, quando si è permesso a gestioni che avevano già bruciato un loro patrimonio di entrare in condizioni deficitarie molto forti, gravando sugli altri contribuenti.
  Infine, aggiungo due cose molto veloci riguardo alla questione delle dismissioni e del disavanzo.
  Sulle dismissioni, concordiamo con l'onorevole Morassut sul fatto che occuparsi del proprio patrimonio immobiliare non è il core business dell'INPS. Al tempo stesso, riteniamo che debba essere fatta un'operazione organica e complessa, in cui non si proceda a vendite che vanno a privare l'istituto degli immobili di maggior pregio e valore. Dunque, quando ci sarà un chiaro pronunciamento del decisore, saremo pronti perché abbiamo già fatto tutto il lavoro istruttorio per essere procedere con le dismissioni.
  Riguardo alla questione del disavanzo strutturale, su cui sono stati dati dei segnali di allarmismo, credo che bisogna essere molto chiari su cosa è il bilancio dell'INPS. Spesso, infatti, c’è poca chiarezza.
  L'INPS è un ente erogatore di servizi, che vede transitare delle risorse legate al fatto che ci sono dei diritti soggettivi stabiliti dal legislatore, su cui il garante ultimo è lo Stato. Di conseguenza, i cittadini non hanno nulla da temere da questi disavanzi. L'unica cosa di cui avrebbero da temere sarebbe un ripudio del debito pubblico italiano, cosa che non è all'ordine del giorno.
  Il fatto che ci siano dei disavanzi strutturali è fisiologico perché c’è una forte componente anche assistenziale nelle prestazioni che vengono erogate dall'istituto. Peraltro, negli ultimi anni ci è stato richiesto di ampliare ulteriormente le prestazioni di natura assistenziale.
  Le previsioni future, cui veniva fatto cenno precedentemente, sul disavanzo strutturale dell'ente sono incorporate già negli scenari della ragioneria dello Stato sul debito pubblico italiano, quindi anche queste non sono cose nuove che non fossero già state presenti.
  Quando si guarda il bilancio dell'INPS è importante isolare la componente legata alla gestione stessa dell'INPS. Per questo abbiamo voluto fare l'operazione trasparente di pubblicazione del primo bilancio gestionale, cioè dei costi della macchina, di cui ho dato conto anche precedentemente.
  Oggi la macchina INPS costa attorno ai 4 miliardi, circa la metà sono costi del personale e gli altri sono, invece, acquisti di beni e servizi. Questa è la grandezza da Pag. 12monitorare, quella su cui si misura l'efficienza e il lavoro di riforma della macchina che stiamo conducendo.
  Sicuramente ho lasciato moltissimi altri punti, tuttavia lascerei al direttore generale ed eventualmente al direttore entrate e bilancio la possibilità di aggiungere altre considerazioni sugli altri aspetti sollevati.

  MASSIMO CIOFFI, Direttore generale dell'INPS. Rimanendo sul tema del bilancio, per quanto riguarda le dismissioni del patrimonio immobiliare, come diceva il presidente, c’è bisogno di un punto di chiarezza su come l'istituto si può muovere.
  Abbiamo già presentato al CIV (o lo faremo in questi giorni) un piano che recita che, atteso che non è compito e non è parte del DNA dell'istituto la gestione del patrimonio immobiliare (che, peraltro, pur essendo consistente, non è certamente a tutela delle prestazioni, anche per la dimensione, a cui faceva riferimento l'onorevole Morassut), si intende procedere alla valorizzazione.
  Ora, atteso questo obiettivo, in funzione della decisione che sarà presa da parte del decisore, ci muoveremo su una cessione verso INVIMIT, come previsto nell'ambito della norma citata precedentemente, oppure su una dismissione gestita dall'INPS, che, ovviamente, terrà conto del fatto che, nell'ambito del patrimonio immobiliare, esistono sicuramente immobili di pregio, quindi appetibili dal punto di vista del mercato, ma anche immobili che lo sono molto meno, dunque bisognerà trovare il modo affinché non rimangano in carico all'INPS esclusivamente delle criticità.
  Sul tema della riscossione dei residui attivi, la dimensione dei crediti dell'istituto è assolutamente rilevante e va indirizzata in maniera puntuale, sia sviluppando un'attività più allineata e più sinergica con Equitalia, sia in termini di miglior gestione dei processi interni dell'istituto. Abbiamo, dunque, avviato questo tipo di attività.
  Sul tema dell'inesigibilità, che lei citava precedentemente, ricordo che nell'ambito sia dell'audizione di Equitalia, sia della corrispondenza che è intercorsa tra l'istituto ed Equitalia non c’è, a oggi, nessuna dichiarazione di inesigibilità di crediti.
  Equitalia dice che esistono 28,3 miliardi di crediti in capo a soggetti falliti, deceduti o cessati che, allo stato attuale, non possono essere definiti inesigibili, anche se la probabilità di riscossione è assai bassa. Su questi crediti abbiamo avviato e continueremo a svolgere nel corso dei prossimi mesi un'attività puntuale con Equitalia, applicando l'impianto normativo esistente, per arrivare a capire se effettivamente sono inesigibili e quindi vanno portati a perdita, utilizzando una quota parte dei 45 miliardi di accantonamento che stanno già sul bilancio, oppure se, invece, sono esigibili, per cui bisogna attivare ulteriori iniziative.
  Peraltro, le ulteriori iniziative andranno a incidere non solo su questi 28,3 miliardi, ma anche su quei 35,3 miliardi di euro di crediti che, sempre rimanendo alle definizioni di Equitalia, sono riferiti a soggetti che non hanno regolarizzato ancora la propria posizione, nonostante nei loro confronti Equitalia abbia effettuato almeno un'azione cautelare o esecutiva.
  Non si tratta, quindi, di crediti inesigibili, anche se bisogna verificare quali sono effettivamente le probabilità di riscossione, motivo in più per procedere, come anticipava il presidente, fin da oggi, per quanto riguarda il bilancio previsionale 2016, a effettuare un accantonamento a fondo svalutazione crediti che sia più vicino, dal punto di vista della gestione dei crediti, alla storia e alla probabilità effettiva di riscossione, quindi alla realtà.
  Questo porterà a effettuare, rispetto al passato, un accantonamento di circa 7,6 miliardi di euro a fondo svalutazioni crediti sul bilancio previsionale 2016, a fronte della modalità di procedere degli anni passati, in cui a bilancio previsionale venivano accantonati mediamente 500 milioni, quando poi l'accantonamento effettivo a consuntivo era in rapporto di uno a 10. Ecco, questo è più o meno quello che avveniva.
  Il presidente ci chiedeva quando possiamo rivederci per parlare del piano industriale. Attualmente stiamo finalizzando Pag. 13l'elaborazione del piano industriale che, nella sua logica, parte dalla revisione del modello di servizio che utilizziamo nei confronti degli utenti. Di questo avevamo fatto alcuni accenni in termini prospettici nelle audizioni precedenti.
  Oggi stiamo finalizzando il disegno del modello. Saremo, quindi, pronti per presentare il piano industriale dell'istituto, quindi il piano di evoluzione a medio termine della macchina operativa (non della dimensione associata alle prestazioni che l'istituto deve erogare) nel corso dei primissimi mesi del prossimo anno, quindi tra la fine di gennaio e gli inizi di febbraio.
  Ovviamente, il piano industriale deve tener conto anche di quello che entrerà nella legge di stabilità. A questo proposito, come sapete, l'istituto aveva anche chiesto che venissero fatti degli interventi che ci permettessero di agire in modo più efficace dal punto di vista del riorientamento sia della macchina operativa e organizzativa, sia della macchina gestionale.
  Nell'ambito di questi interventi c’è anche il tema relativo a una ripresa del percorso assunzionale, bloccato ormai da alcuni anni, cosa che ha, di fatto, portato l'istituto ad avere un'età media dei dipendenti intorno ai 54 anni, dunque oggettivamente elevata. Probabilmente, non è nulla di diverso rispetto al complesso della pubblica amministrazione, ma se l'istituto deve essere un'organizzazione che eroga servizi, e non un soggetto che eroga documenti e prestazioni, ha bisogno di mettere in campo anche energie più elevate e più aggiornate che possono venire dai giovani, i quali potrebbero trovare la loro collocazione all'interno delle realtà operative.
  Ciò riguarda anche i comandati. Infatti, rispetto ai 360 comandati di cui parlava il presidente Di Gioia, abbiamo fatto la scelta di prorogare ulteriormente il comando, proprio in attesa che si risolva o comunque si intervenga sulla possibilità di stabilizzare, quindi di cambiare il datore di lavoro di queste persone.
  In alcuni casi, questo non è avvenuto. Tuttavia, a me non risultano che casi marginali dal punto di vista numerico, ovvero si tratta solo di alcune unità rispetto ai 360. Peraltro, se questo non è avvenuto dipende da condizioni soggettive del comandato, non da scelte di carattere collettivo fatte dall'istituto.
  Nel momento in cui l'istituto potrà riprendere a inserire stabilmente persone all'interno dei propri ruoli, la nostra intenzione è quella di stabilizzare i comandati, anche perché nei confronti di alcuni, da oltre un decennio, abbiamo investito in termini di formazione, quindi di sviluppo e di competenze.
  Non conosco specificamente il caso di Torre Annunziata. Se, però, ci fa avere gli elementi possiamo verificarlo. Di certo, il blocco del turnover, che si accompagna all'uscita per raggiunti limiti di età dei dipendenti dell'istituto, genera difficoltà di carattere organizzativo. Infatti, se non esistono più i numeri minimi per poter assicurare la permanenza di una sede con una certa configurazione, bisogna ripensare la presenza sul territorio, magari riducendo il contenuto dei servizi che si possono erogare in un punto specifico.
  Quindi, Torre Annunziata fa sicuramente il paio con moltissime altre realtà in cui abbiamo dovuto procedere a una riduzione delle attività svolte sul territorio, pur mantenendo un presidio, laddove è stato possibile farlo, nello specifico comune o sede geografica, ma con un contenuto di attività ridotto, e laddove non è stato possibile, in un luogo il più possibile vicino dal punto di vista logistico.
  Riguardo a Torre Annunziata, ribadisco che non conosco il caso. Tuttavia, in Italia – ripeto – vi sono moltissimi casi in cui abbiamo dovuto fare questa operazione. Laddove c’è stata la disponibilità da parte dell'amministrazione locale, abbiamo accettato di andare in una sede diversa, magari in locali del comune, aprendo l'ufficio con un orario ridotto o con una frequenza settimanale ridotta, cercando di minimizzare i disagi all'utenza, che è comunque la prospettiva per noi più rilevante.
  Il fatto che si dica che siano stati ascoltati solo i sindacati non mi sembra realistico. Nel caso specifico, non lo so, ma Pag. 14mi pare di poter affermare che è difficile che sia andata così. Normalmente, la prima criticità che cerchiamo di risolvere quando, per effetto delle uscite per pensionamento, siamo costretti a rivedere la nostra presenza sul territorio è proprio cercare di capire qual è il disagio che possiamo creare all'utenza facendo una scelta invece che un'altra. Tuttavia, se ci dà gli elementi, possiamo approfondire anche la questione di Torre Annunziata.

  PRESIDENTE. Vi ringraziamo per la vostra disponibilità, ma vorrei leggervi quello che ha detto il presidente del CIV esaminando le cifre: «Si rileva, quindi, un arretramento dell'INPS nell'erogazione dei servizi, arretramento che lascia perplessi e costituisce un campanello d'allarme per quanto riguarda le funzioni stesse dell'Istituto. Credo che se si continua in questa maniera l'INPS, istituto che vanta di essere stato il primo in Europa a erogare prestazioni in campo previdenziale, nell'arco di una decina d'anni avrà serie difficoltà nel continuare a essere efficiente come in questo periodo o, quantomeno, avrà inadeguatezza funzionale. Questo è il dato che emerge dai numeri, specialmente per quanto riguarda il personale».
  Poi passa alla questione del bilancio: «Le proiezioni non sono rassicuranti perché, da quelle effettuate nei bilanci tecnici attuariali, al 1 gennaio 2014 si evince che l'istituto nei prossimi dieci anni realizzerà dei risultati di esercizio negativi nell'ordine di 10 miliardi l'anno, situazione che va attenzionata e monitorata».
  Poi aggiunge: «Ci sarebbe da dire molto anche sul patrimonio dell'INPS, che necessita di una rendicontazione, ossia di essere quantificato perché del patrimonio proveniente dall'ex Enpals, da quello dell'Inpdap e da quello già appartenente all'INPS si dovrebbe avere un quadro sintetico ma preciso per avere contezza del patrimonio totale dell'ente unico rappresentato dall'INPS».
  Insomma, ci dice che non si conosce il patrimonio dell'INPS, quindi bisognerebbe rendicontarlo. Aggiunge che c’è un problema che riguarda i bilanci tecnici attuariali, che pongono la questione dei 10 miliardi l'anno, e parla, infine, di inefficienza del sistema, che potrebbe produrre delle negatività.
  Per questo mi sono permesso di dire che abbiamo necessità di verificare il piano industriale, che andrà a determinare un certo tipo di considerazioni, quindi darà anche all'esterno il senso di quello che, oggettivamente, state facendo voi oggi. Sulla base di questo nuovo piano industriale faremo le dovute quantificazioni per quanto riguarda il passato e per quello che sarà il futuro.
  Direttore, mi rendo perfettamente conto che ci sono questioni che riguardano i singoli soggetti. Tuttavia, credo che nel momento in cui si fa un rinnovo dei comandati sarebbe opportuno mandare una comunicazione specifica anche agli enti di provenienza per rassicurarli. Infatti, vi sono decine di persone che hanno ricevuto la lettera di rientro dal 1 di gennaio, rappresentando un problema serio per coloro che da vent'anni sono nell'INPS e che si ritroverebbero presso i propri enti di appartenenza con ruoli non più professionalizzati.
  Quindi, le chiederei, come Commissione, di fare in modo che ci sia, da parte vostra, una forte dichiarazione nei riguardi degli enti di appartenenza per dire che c’è la convinzione di stabilizzare queste persone, quindi tranquillizzarli affinché sia rinnovato il nulla osta per far restare i comandati all'INPS. È un problema che riguarda decine di persone.

  MASSIMO CIOFFI, Direttore generale dell'INPS. È fuor di dubbio che ci sia un problema legato all'incertezza. Tuttavia, non possiamo dire che abbiamo la convinzione che potremo stabilizzarli perché, a parità di regole, a oggi non possiamo assumere, quindi non possiamo stabilizzare. Ovviamente, nel momento in cui si riapriranno le possibilità di carattere assunzionale, l'INPS ha intenzione di stabilizzare.
  Peraltro, è quello che stiamo scrivendo nelle lettere di proroga dei comandi. Ne ho già firmate un numero significativo. Appena Pag. 15torno in ufficio, faccio il punto su quante effettivamente ne ho già firmate. Scriviamo all'ente dicendo che vogliamo continuare ad avere in comando il signor Mario e che è intenzione dell'istituto, nel momento in cui si riaprirà la possibilità di assumere, di provvedere alla stabilizzazione.
  Questo è quello che stiamo dicendo comando per comando. A me non risulta che ci siano decine di persone comandate che non stanno ricevendo questa comunicazione. Comunque, appena rientro controllo.

  PRESIDENTE. L'ente di provenienza non ha dato il nulla osta. Il problema è questo. Ci sono decine di persone che sono state comandate all'INPS, che, quindi, sono lì da 10-15 anni, e che, per esempio, da Foggia devono ritornare al comune di Milano.
  Ora, dopo 15 anni, è una questione delicata e preoccupante anche per le famiglie. Peraltro, non hanno più una professionalità per il comune di Milano, dove devono rientrare solo perché non è stato rilasciato il nulla osta. Ecco, di questo ci dobbiamo fare carico tutti per fare in modo che queste persone abbiano la certezza, dopo 15 o 20 anni, di poter restare perché si sentono personale dell'INPS e non più del comune di Milano.
  Questo è il senso. Il problema non è che voi non avete rinnovato i comandi; sono gli enti di provenienza che non hanno rilasciato il nulla osta.

  MASSIMO CIOFFI, Direttore generale dell'INPS. Ho dubbi che sia un fenomeno così ampio.

  PRESIDENTE. Sono una decina di persone.

  MASSIMO CIOFFI, Direttore generale dell'INPS. Una decina non sono alcune decine. Può essere che qualche ente non l'abbia fatto. Tuttavia, ribadisco che oggi non siamo in grado di dare nessuna certezza. Non possiamo che rimanere nell'ipotesi: se avvengono alcune cose, abbiamo intenzione di fare così, altrimenti non possiamo.
  Venendo all'audizione del presidente del CIV, è evidente che se l'istituto non riprenderà un certo tipo di percorso in termini di assunzioni si presenterà una criticità dal punto di vista dell'efficacia dell'azione dell'istituto stesso. Peraltro, a questo facevo riferimento anche prima perché per fare un percorso di trasformazione servono competenze nuove e diverse.
  Si potrebbe presentare anche un problema di capacità, cioè di sostenibilità della performance, nel senso che se continuiamo a togliere a un certo punto non saremo più abbastanza – lasciatemelo dire – per poter erogare la quantità di servizi che ci viene richiesta nella qualità attesa. Infatti, questo è uno dei temi che stiamo affrontando nell'ambito del piano industriale, per capire se con un modello organizzativo diverso è possibile ottenere lo stesso livello di servizio, cioè la stessa quantità di output con un impiego minore di risorse.
  Tuttavia, esiste un limite in termini di comprimibilità dell'organico. Ecco, credo che il presidente del CIV volesse dire proprio questo, ovvero di fare attenzione perché non si può solo tagliare e ridurre senza porsi il problema di quello che bisogna fare.

  TITO BOERI, Presidente dell'INPS. Vorrei aggiungere a quanto diceva il direttore generale che oggi l'INPS eroga servizi per circa metà del bilancio dello Stato. Inoltre, i compiti che ci vengano assegnati tendono ad aumentare a dismisura, tra l'altro richiedendo prestazioni sempre più complesse e un'adattabilità molto rapida.
  Per esempio, le decisioni portate in questi giorni alla Camera comporteranno, per noi, di lavorare a tappe serrate per assicurare che questi cambiamenti introdotti nelle prestazioni pensionistiche diventino operativi a partire dai primi giorni di gennaio. Insomma, potete capire il lavoro che ci è richiesto.
  Chiaramente, l'adattabilità e la capacità di fornire servizi complessi si basa sul Pag. 16fatto di avere un personale in grado di rispondere. C’è, del resto, il digital divide, che è un aspetto molto importante, per cui ci siamo candidati a essere l'amministrazione che sperimenta le innovazioni della legge Madia. A questo proposito, ribadiamo la nostra ferma volontà di poter sperimentare queste forme di flessibilità gestionale.
  Chiederemo, però, anche una maggiore flessibilità nella gestione del nostro bilancio perché proprio questo ci ha impedito di portare a termine in tutti i suoi aspetti l'operazione «La mia pensione», con l'invio a casa di coloro che non hanno il PIN della cosiddetta «busta arancione».
  Ecco, credo che questo sia il modo di raccogliere le segnalazioni del presidente del CIV, quindi ci auguriamo che il Parlamento, in queste ore, prenda decisioni che ci permettano di operare.
  L'INPS può svolgere questi compiti. In più, con queste piccole modifiche normative si può dare un ulteriore rafforzamento all'opera di trasparenza e di ricerca di efficienza che stiamo conducendo. Grazie.

  PRESIDENTE. Il Parlamento è molto sensibile nei riguardi dell'INPS. Vi riconvocheremo a breve per discutere del piano industriale.
  Vi ringrazio per la vostra partecipazione, dispongo che la documentazione oggetto della odierna audizione sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.

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