XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 24 di Mercoledì 11 novembre 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE DA PARTE DEI FONDI PENSIONE E CASSE PROFESSIONALI, CON RIFERIMENTO AGLI INVESTIMENTI MOBILIARI E IMMOBILIARI, E TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI FORNITE, ANCHE NEL SETTORE ASSISTENZIALE

Audizione del presidente della Confederazione italiana libere professioni (Confprofessioni), Gaetano Stella.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Carunchio Luigi , Coordinatore area economica di Confprofessioni ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 6 

ALLEGATO: Documentazione presentata da Confprofessioni ... 7

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8.50.
  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del presidente della Confederazione italiana libere professioni (Confprofessioni), Gaetano Stella.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del risparmio previdenziale da parte dei Fondi pensione e Casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e tipologia delle prestazioni fornite, anche nel settore assistenziale, del dottor Gaetano Stella, presidente della Confederazione italiana libere professioni (Confprofessioni).
  Avverto che in rappresentanza del presidente Stella è presente il dottor Luigi Carunchio, membro del Consiglio di amministrazione e coordinatore area economica di Confprofessioni, la dottoressa Lucilla Deleo, consulente legislativo e per le relazioni istituzionali di Confprofessioni, e Francesco Monticelli, responsabile centro studi di Confprofessioni.
  Do la parola al dottor Carunchio per l'illustrazione della sua relazione.

  LUIGI CARUNCHIO, Coordinatore area economica di Confprofessioni. Grazie Presidente. Dopo la legge n. 92 del 2012 la maggior parte delle Casse ha adottato un sistema contributivo che porta a incrementare l'aliquota dell'età pensionabile al fine del raggiungimento dell'equilibrio di lungo periodo. Attraverso stress test a cinquant'anni le Casse hanno dimostrato che la maggior parte di esse sono sostenibili, ma che tale sostenibilità potrà reggere soltanto se verranno confermate le previsioni dei nuovi iscritti. Noi riteniamo, quindi, che il grande rischio della sostenibilità e dell'adeguatezza delle prestazioni delle Casse venga dai mercati del lavoro nei settori dei servizi professionali. È su questo che la nostra Confederazione desidera accendere i riflettori.
  Gli stessi bilanci tecnici redatti dagli enti e presentati periodicamente ai ministeri vigilanti si basano su parametri forniti dai ministeri stessi, che però sono poco attendibili allorquando prevedono l'incremento di redditi medi così come quello della base professionale che sia associata a una generica espansione del mercato del lavoro.
  Noi oggi sappiamo bene che nel mercato del lavoro e, in particolar modo, in quello dei servizi professionali si registra un calo di redditi che arriva fino al 30 per cento. Porre dei bilanci tecnici con una base di incremento chiaramente porterà a dei problemi. In tale contesto diventa essenziale porre la dovuta attenzione all'andamento del mercato del lavoro autonomo professionale, che finora è stato trascurato dal legislatore.
  Su questo aspetto Confprofessioni sta lavorando per superare le barriere che Pag. 4impediscono ancora oggi l'accesso dei liberi professionisti alle misure europee di sostegno tese a favorire la competizione nei mercati ancora aperti e in evoluzione. Noi abbiamo sollecitato il Parlamento e il Governo affinché attuino politiche di sostegno per le start-up dei professionisti, per l'innovazione tecnologica e per la mobilità e la competitività degli studi professionali. Si tratta di misure che facilitano l'accesso di giovani alla professione. Parliamo di giovani perché sono coloro che verseranno poi i contributi a sostegno dell'equilibrio delle Casse.
  Chiediamo anche interventi mirati alle nuove iscrizioni. Su questo fronte proviamo a immaginare la concessione da parte delle Casse di finanziamenti agevolati destinati ai neoiscritti per la copertura delle spese di avviamento oppure per una riattazione degli studi professionali. Ciò porterebbe a maggior reddito e, quindi, a maggiori contributi versati alla previdenza.
  Oppure proviamo a immaginare la creazione di un fondo di solidarietà interprofessionale tra le Casse che vada a coprire quegli shock demografici e reddituali che le singole professioni possono subire a seconda dei cambiamenti del mercato del lavoro o delle normative di riferimento del settore.
  Ancora più incisivo potrebbe risultare un drastico cambio di rotta nella gestione delle risorse provenienti dalla doppia tassazione, che oggi penalizza – lo sappiamo tutti – i rendimenti delle Casse. A differenza che negli altri sistemi europei, infatti, nel sistema italiano si registra una doppia tassazione in capo alle Casse, una parte per i rendimenti e una parte, successiva, per quanto riguarda la concessione delle pensioni agli iscritti. Si potrebbero usare questi risparmi per incrementare i flussi futuri delle Casse oppure per generare dei fondi che accompagnino i giovani o le donne alla professione e supportino la loro capacità reddituale laddove ci sono dei gap.
  Al di là dei princìpi di equità sociale, l'investimento delle Casse sui giovani iscritti alle rispettive categorie professionali determinerebbe una spinta decisa allo sviluppo professionale e, di conseguenza, la crescita del PIL, sia nazionale, sia di tutta la comunità.
  In questo solco il welfare a sostegno dei liberi professionisti può giocare un ruolo fondamentale. Oltre alle misure messe in atto dalle singole Casse, che tuttavia hanno l'obbligo di garantire prima di tutto i trattamenti pensionistici ai loro iscritti, desideriamo segnalare alla vostra attenzione una delle novità introdotte dal Contratto collettivo nazionale degli studi professionali elaborato da Confprofessioni con le organizzazioni sindacali nello scorso luglio.
  Nell'ambito del welfare contrattuale sono state, infatti, previste delle forme di tutela e di assistenza sanitaria integrativa per i datori di lavoro liberi professionisti attraverso strumenti della bilateralità di sistema. Il nostro obiettivo è quello di estendere tali tutele anche ai giovani professionisti, cioè alle partite IVA e ai lavoratori autonomi, che sono oggi considerati tra le fasce più deboli del mercato dei servizi professionali. La bilateralità potrebbe assistere anche questi nuovi soggetti, ma occorre un segnale governativo che legittimi tale attività e la deducibilità di tali contributi. Si potrebbe immaginare di creare un welfare di sistema nei liberi professionisti, facendo sì che siano supportati dalla bilateralità e da questa riforma, che potrebbe dare tantissimo senza chiedere nulla, di fatti.
  Sul nodo degli investimenti le Casse nei periodi di incertezza hanno adottato una governance di investimenti adeguata all'entità del loro portafogli e all’asset allocation. Il Regolamento del ministero, che ormai attendiamo da quattro anni, sugli investimenti delle Casse è tardivo. Diciamo subito che servono alcuni limiti sugli investimenti, ma anche strutture adeguate, regolamenti e procedure di selezione per gli investimenti che siano chiari e trasparenti.
  Le Casse sono soggette a numerosi controlli da parte del Ministero dell'economia, di COVIP, dei Collegi sindacali e della Corte dei conti, ma molto spesso si ha l'impressione che tale attività di vigilanza Pag. 5produca soltanto tanta documentazione. Noi sappiamo che, per loro natura, le Casse hanno degli organismi che vengono eletti, ma non sempre essi possono avere le competenze tecniche necessarie o queste si possono ritrovare all'interno del Consiglio di amministrazione. Tale expertise deve essere presente, invece, nelle tecnostrutture sottostanti.
  Inoltre, per far fronte a tale asimmetria, nella logica di contenimento delle spese, per noi potrebbe apparire molto interessante l'ipotesi di un accorpamento dei servizi organizzativi e gestionali, anche immaginando quelli degli investimenti nelle attività mobiliari e immobiliari, in modo, da un lato, da generare delle economie di scala fondamentali e, dall'altro, di potersi avvalere di competenze ed expertise molto importanti ed evitare delle situazioni critiche di investimenti magari azzardati.
  Sempre sul fronte degli investimenti bisognerebbe porre particolare attenzione al valore economico degli immobili iscritti a bilancio, che risale ormai a stime anticrisi. Questo potrebbe creare dei problemi allorquando la Cassa dovesse andare a liquidare tali immobili.
  Si è poi discusso sull'utilizzo degli investimenti a sostegno dell'economia del Paese, cosiddetti mission-related, a favore dei settori di riferimento. Secondo le indicazioni europee, i fondi pensione si prestano a essere investitori di lungo periodo e le entrate contributive, oggi abbondanti grazie alle riforme previdenziali, generano flussi di cassa significativi. Questo, però, non deve portare a un utilizzo irresponsabile delle risorse della contribuzione degli iscritti. Le Casse dovranno necessariamente perseguire, nella gestione del rischio e nella volatilità consentite, il miglior rendimento per far fronte ai rischi derivanti dal mercato del lavoro.
  È vero che le Casse di previdenza possono investire parte dei loro risparmi nel rilancio dell'economia del Paese. Tuttavia, tale evenienza deve avvenire nella piena consapevolezza che si tratta di enti di diritto privato. Il richiamato provvedimento di cui al decreto legislativo n. 509 del 1994 prevede espressamente che la privatizzazione si sarebbe potuta realizzare a condizione che le Casse non avessero più richiesto contributi da parte dello Stato. Nella realtà è accaduto esattamente il contrario: le Casse non hanno chiesto, e men che meno ottenuto, contributi e finanziamenti, ma, di contro, sono state oggetto di un prelievo fiscale via via sempre crescente fino a raggiungere oggi livelli non più sostenibili.
  A questo proposito è opportuno ricordare che le Casse di previdenza hanno ereditato dallo Stato un debito implicito nel sistema. Noi siamo usciti, ma in pancia ci siamo portati il debito latente del pagamento delle pensioni di coloro che allora erano iscritti nel sistema pubblico. Si tratta di un debito di gran lunga superiore al patrimonio con esso trasferito nella privatizzazione.
  Inoltre, va precisato che oggi le tasse svolgono una funzione sociale, ovvero di accumulo di patrimoni necessari al pagamento delle pensioni future. Su questo ritorno a richiamare che il problema della doppia tassazione oggi non solo crea un grosso problema ai bilanci delle Casse, ma è altresì iniquo, il che è stato riconosciuto anche dalla Comunità europea.
  Da qualche anno a questa parte, per effetto della direttiva comunitaria che impone agli Stati di consolidare i bilanci all'interno di Eurostat, è stata emanata una norma che assegna all'ISTAT il compito di individuare annualmente l'elenco delle pubbliche amministrazioni obbligate a trasferire i dati di bilancio al fine del consolidamento.
  Purtroppo, nella compilazione l'ISTAT ha inserito anche le Casse di previdenza e ciò è stato agganciato nelle varie leggi finanziarie. I vari Governi hanno agganciato la politica di contenimento della spesa pubblica nel predetto elenco ISTAT, a nulla rilevando che in detto elenco sono inserite anche le Casse di previdenza, le quali sono private per legge e non incidono sul bilancio dello Stato, non concorrendo alla formazione del deficit.
  Alla luce di quanto sopra esposto, sarebbe auspicabile l'apertura di un tavolo Pag. 6di confronto tra Governo, Parlamento, Casse di previdenza e parti sociali, che sono comunque portatori degli interessi degli iscritti, al fine di individuare un percorso condiviso che consenta dal lato delle Casse di vedersi ridotta o addirittura eliminata l'iniqua doppia tassazione per non essere più soggette all'obbligo di versamento a favore delle casse dello Stato di somme rivenienti dal contenimento di cosiddette spending review, conseguenza del richiamato inserimento nell'elenco dell'ISTAT.
  In tale senso – e finisco – giova ricordare che gli enti di previdenza gestiscono patrimoni stimabili per circa 70 milioni di euro, di cui buona parte puntualmente investiti in titoli di Stato. Cionondimeno, si potrebbero programmare e condividere iniziative rivolte al rilancio del social housing nella realizzazione di strutture utili e necessarie a tutto il Paese.
  Ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, dottore. Come Commissione condividiamo le sue considerazioni. Vi convocheremo successivamente per un approfondimento.
  Dichiaro conclusa l'audizione e dispongo che la documentazione prodotta sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.

  La seduta termina alle 9.05.

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ALLEGATO

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