XVII Legislatura

Commissione parlamentare di controllo sull'attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 4 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL RISPARMIO PREVIDENZIALE DA PARTE DEI FONDI PENSIONE E CASSE PROFESSIONALI, CON RIFERIMENTO AGLI INVESTIMENTI MOBILIARI E IMMOBILIARI, E TIPOLOGIA DELLE PRESTAZIONI FORNITE, ANCHE NEL SETTORE ASSISTENZIALE

Audizione del Presidente di Assogestioni, Giordano Lombardo.
Di Gioia Lello , Presidente ... 3 
Lombardo Giordano , Presidente di Assogestioni ... 3 
Di Gioia Lello , Presidente ... 8 

ALLEGATO: Documentazione prodotta da Assogestioni ... 9

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LELLO DI GIOIA

  La seduta comincia alle 8.45.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione del Presidente di Assogestioni, Giordano Lombardo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione del risparmio previdenziale da parte dei Fondi pensione e Casse professionali, con riferimento agli investimenti mobiliari e immobiliari, e tipologia delle prestazioni fornite, anche nel settore assistenziale, del dottor Giordano Lombardo, presidente di Assogestioni.
  Avverto che il dottor Lombardo è accompagnato dal dottor Sergio Albarelli, vicepresidente di Assogestioni, dal dottor Marco Barbaro, presidente del Comitato previdenza di Assogestioni, dalla dottoressa Sonia Maffei, direttore settore previdenza e immobiliare di Assogestioni, e dalla dottoressa Alessia Di Capua, relazioni istituzionali di Assogestioni.
  Do la parola al dottor Lombardo per lo svolgimento della sua relazione, preavvertendolo che a causa dei concomitanti impegni di alcuni commissari non sarà possibile in questa occasione procedere alle domande, e si renderà quindi necessario prevedere una nuova audizione in una data che stabiliremo quanto prima. La ringrazio e le cedo la parola.

  GIORDANO LOMBARDO, Presidente di Assogestioni. Ringrazio il presidente e i componenti di questa Commissione per l'opportunità offerta ad Assogestioni di rappresentare il nostro punto di vista nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione previdenziale alla parte fondi pensione e casse.
  Brevemente, Assogestioni rappresenta tutti i principali operatori italiani ed esteri attivi in Italia specializzati nella gestione di fondi comuni di investimento, di fondi pensione, di fondi immobiliari, di fondi riservati, di fondi speculativi, con un patrimonio complessivo di masse gestite di tutti questi operatori pari a circa 1.600 miliardi di euro, di cui in prodotti di tipo previdenziale circa 70 miliardi.
  Quello che mi propongo di fare è toccare, dopo un'introduzione molto breve sul tema della previdenza integrativa, due temi: come la previdenza integrativa secondo noi possa essere ulteriormente sviluppata nel nostro Paese dal punto di vista della policy, delle politiche; in secondo luogo, dei commenti sulle politiche di investimento specificatamente sia da parte dei fondi pensione sia da parte delle casse, perché come vedremo hanno dei profili abbastanza diversi.
  Nella parte introduttiva mi limiterò a dire che, come sappiamo, il sistema previdenziale italiano è ancora in gran parte basato sulla componente pubblica. Ci sono state diverse riforme negli ultimi anni. Secondo me, è poco pubblicizzato anche Pag. 4all'estero, ma in realtà abbiamo un sistema previdenziale pubblico assolutamente sostenibile, diversamente da quello che è anche nella percezione soprattutto dei media stranieri. Ciò non toglie la necessità di sviluppare anche in maniera più significativa il sistema previdenziale privato.
  Le riforme che hanno caratterizzato il sistema previdenziale pubblico, infatti, hanno anche avuto l'impatto di ridurre il tasso di sostituzione, e quindi di diminuire in prospettiva il rapporto tra i redditi che le persone che vanno in pensione hanno prima della pensione e quelli relativi al periodo della pensione. Secondo noi, sviluppare il mercato dei prodotti di previdenza complementare e, in generale, sviluppare la presenza complementare è uno degli obiettivi più importanti per lo sviluppo non soltanto della sostenibilità di un sistema pensionistico per il nostro Paese, ma anche per lo sviluppo del sistema finanziario italiano.
  Ricordo molto brevemente i numeri, che penso siano stati ricordati anche in precedenti audizioni. Abbiamo circa 6,5 milioni di iscritti al sistema di previdenza complementare, con risorse totali pari a circa 125 miliardi di euro, in aumento di quasi 9 punti rispetto al 2013, dati a fine 2014. Mi preme precisare, però, è che, dal punto di vista del tasso di adesione, quindi della copertura dei lavoratori con previdenza complementare, siamo soltanto al 28 per cento. Circa il 70 per cento dei lavoratori risulta, quindi, ancora privo di una copertura integrativa in Italia. Per questo dicevo che, secondo noi, è molto importante continuare a sviluppare il sistema di previdenza integrativa, proprio perché la grande massa dei lavoratori ancora oggi non è coperta da quest'importante pilastro della previdenza.
  Anche dal punto di vista del confronto internazionale, se guardiamo all'incidenza della previdenza integrativa, quindi dei fondi pensione e anche delle soluzioni assicurative sul totale delle attività delle famiglie, siamo in Italia a circa la metà rispetto alla situazione in Francia o Germania. Oggi abbiamo un'incidenza di questo tipo di prodotti pari a circa il 16-17 per cento del totale dell'attività finanziaria delle famiglie, mentre in Francia e Germania siamo al 34-35 per cento. Anche nei confronti internazionali, quindi, si evidenzia la necessità di sviluppare questo sistema.
  Prima di commentare le casse, vorrei fare un riferimento più generale allo sviluppo dei fondi pensione, soprattutto normativo, nel quadro europeo. Come sappiamo, è in corso una serie di attività legislative a livello europeo e di revisioni delle direttive. Tra l'altro, da questo punto di vista il Semestre di Presidenza italiano presso il Consiglio europeo ha avuto un ruolo propulsivo molto importante proprio per continuare ad aggiornare le direttive ed è proprio la direttiva IORP che si occupa di questi temi.
  Secondo noi, ci sono due cose importanti da sottolineare in tema di sviluppo ulteriore della previdenza su cui vorrei soffermarmi, un po’ il punto che riguarda la torta complessiva della previdenza integrativa. Il primo è il famoso punto della portabilità, della maggiore possibilità da parte del lavoratore di vedere riconosciuto il diritto al libero trasferimento da una forma pensionistica a un'altra.
  A questo proposito, come Assogestioni abbiamo già avuto modo di apprezzare le misure contenute nel disegno di legge sulla concorrenza appena approvato dal Governo che vanno proprio in quella direzione, che quindi vedono il riconoscimento del diritto alla piena portabilità anche del contributo del datore di lavoro in caso di esercizio del diritto al libero trasferimento da parte del lavoratore. Si va sicuramente nella direzione auspicabile e crediamo che questo aumenti non soltanto la libertà e le opportunità di scelta del lavoratore, ma anche la possibilità di sviluppare un mercato concorrenziale dei prodotti dei fondi pensione.
  Un ulteriore passo potrebbe essere fatto, come noi auspichiamo in linea con le misure contenute nel disegno legge sulla concorrenza, se questa libertà di scelta fosse assicurata anche ab origine, cioè nella scelta iniziale. Oggi è possibile spostarsi, Pag. 5ma non è possibile nella prima scelte scegliere liberamente la forma pensionistica collettiva o individuale. Secondo noi, questo sarebbe un passo molto importante, come dicevo, per ingenerare le forme di previdenza integrativa e, in particolare, le scelte relative ai fondi pensione.
  Un secondo punto che riguarda lo sviluppo ulteriore delle forme di previdenza integrativa riguarda l'armonizzazione fiscale di tali forme con le norme vigenti in altri Paesi dell'Unione europea. Come sappiamo, oggi c’è un divario in quanto in Italia il sistema di tassazione è diverso da quello che vige nella maggior parte dei Paesi dell'Unione, dove c’è il cosiddetto modello EET (esente-esente-tassato), con esenzione per i contributi versati per i redditi durante la fase di accumulazione e tassazione delle prestazioni. In Italia, invece, abbiamo una forma diversa, cioè un'esenzione parziale dei contributi, tassazione dei redditi, dove tra l'altro sono state recentemente aumentate le aliquote, e tassazione delle prestazioni ad aliquota ridotta.
  Chiaramente, questa differenza limita non soltanto l'allineamento della previdenza integrativa italiana rispetto a quelle europee, ma anche la possibilità di un lavoratore di trasferirsi liberamente all'interno dei Paesi europei, e quindi di beneficiare di un trattamento fiscale coerente con quello degli altri Paesi. L'allineamento alla fiscalità e l'aumento della possibilità di portabilità sono, a nostro avviso, i pilastri di un ulteriore sviluppo della previdenza complementare.
  Come sappiamo – poi passerò all’asset allocation, alle scelte, quindi siamo sempre in tema di cosa possiamo fare per aumentare la torta della previdenza nel suo complesso – oggi le casse oggi hanno una situazione un po’ diversa dei fondi pensione in quanto hanno una certa propensione in maggioranza per una gestione effettuata direttamente dall'organo di amministrazione utilizzando le strutture interne e molto meno i fondi pensione, in generale molto poco la gestione indiretta tramite intermediari specializzati, sia indiretta, quindi attraverso società di gestione del risparmio, il che è anche testimoniato dalla bassa incidenza degli investimenti in fondi comuni.
  Da questo punto di vista, a livello qualitativo la cosa più importante che vediamo per quanto riguarda le casse professionali riguarda le procedure di selezione dei soggetti a cui affidare la gestione del patrimonio. La bozza del regolamento appena pubblicata dal ministero che va nella direzione, appunto, di dare alle casse la possibilità di scegliere il gestore senza ricorrere all'applicazione delle procedure relative al codice dei contratti pubblici, va nella direzione corretta. Garantisce, infatti, da un lato, la libertà di utilizzare la gestione professionale e la gestione legata a competenze esistenti sul mercato di gestione professionale; allo stesso tempo, garantisce la trasparenza e la competitività delle scelte stesse.
  Direi che quindi questo, per quanto riguarda le casse, è il punto cruciale: come dicevo, per quanto riguarda i fondi pensione, allineamento fiscale e portabilità; per quanto riguarda le casse, invece, aumento della possibilità di affidarne le masse gestite a gestori professionali senza ricorrere, come si diceva, alle procedure previste dal codice dei contratti pubblici. Questi sono tre elementi di carattere generale.
  Anche per quanto riguarda le scelte d'investimento di patrimoni gestiti da parte sia di fondi pensione sia di cassa ci sono dei profili abbastanza diversi, ma abbastanza interessanti da commentare. Innanzitutto, guardando i dati – qui cito quelli della Covip, che credo siano stati già presentati a questa Commissione, quindi per coerenza cito gli stessi – vediamo che il mondo dei fondi pensione italiano, quindi i fondi pensione complessivi, che comprende negoziali, fondi aperti e tutti i fondi, vede una forte propensione dei fondi pensione sull'investimento obbligazionario. Circa il 60 per cento delle masse gestite sono in obbligazioni, di cui i quattro quinti sono titoli di Stato. Circa il 15 Pag. 6per cento sono azioni, circa il 12 per cento sono OICR, quindi organismi di gestione del risparmio.
  Questo, da un lato, ha garantito rendimenti molto interessanti negli ultimi anni. Come sappiamo, infatti, abbiamo avuto un mercato obbligazionario che da vent'anni, seguendo la discesa dei tassi di interesse secolare appunto negli ultimi vent'anni, ha dato buona soddisfazione sia ai risparmiatori sia agli aderenti ai fondi pensione.
  A nostro avviso, però, questa forte esposizione verso il mercato obbligazionario rappresenta oggi un elemento di criticità, semplicemente perché, come sappiamo, i livelli di rendimento oggi offerti dai mercati obbligazionari sono estremamente ridotti e probabilmente lo saranno per diversi anni. Basti pensare che l'indice dei titoli di Stato europei a medio-lungo termine, quindi tenendo conto di tutti i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi, francesi, italiani e così via, prima di ogni costo rende lo 0,6 per cento, molto prossimo quindi allo 0 per cento. Se aggiungiamo i costi di transazione, la fiscalità e così via, siamo praticamente a zero.
  Questo non è un problema soltanto italiano, ma riguarda la previdenza pubblica un po’ in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa, perché questo sbilanciamento sulla componente obbligazionaria è una caratteristica comune alle scelte di investimento dei fondi pensione anche, per esempio, di altri Paesi.
  Ecco quindi che, secondo noi, favorire l'apertura delle scelte di investimento dei fondi pensione anche a strumenti diversi, quindi non soltanto ad azioni, ma anche a classi di attività diverse, le quelle famose classi di attività alternative, diventa cruciale proprio in prospettiva. Non possiamo aspettarci, infatti, che la componente obbligazionaria dia gli stessi rendimenti che ha dato non soltanto negli ultimi cinque-dieci anni, ma addirittura negli ultimi negli ultimi venti.
  Citando soltanto un esempio di riferimento alla situazione dei fondi pensione americani, quelli oggi in media hanno una componente che va dal 25 al 50 per cento in cosiddette asset class alternative, in Italia noti come fondi d'investimento alternativi, che vanno dal private equity ai cosiddetti fondi a rendimento assoluto immobiliari e così via. Chiaramente, questo è un benchmark a cui l'industria italiana ed europea si avvicinerà molto lentamente, però la direzione è quella. Dobbiamo aprire alla possibilità di diversificare da parte dei fondi pensione anche su asset class alternative.
  Da questo punto di vista, voglio sottolineare che è importante che si sia già fatto un passo in quella direzione. Come sappiamo, nella legge di stabilità del 2015 è stato previsto un credito d'imposta relativo, appunto, alle risorse destinate alla previdenza complementare relativamente agli investimenti detenuti dalla previdenza complementare in attività di carattere finanziario per un periodo abbastanza generico di medio-lungo termine. Ovviamente, la specificazione di quali siano queste attività finanziarie avverrà in un apposito decreto del Ministro dell'economia e delle finanze. Secondo noi, è importante che questo decreto ampli la possibilità della definizione di quest'attività di medio lungo termine il più possibile.
  Abbiamo letto sulla stampa che l'interpretazione stretta di quest’asset class riguarda le infrastrutture in telecomunicazioni o in attività aeroportuali o in strade e via dicendo. Secondo noi, manca la componente che va a sostegno della cosiddetta economia reale, quindi del mondo industriale.
  Stanno nascendo in Italia e non solo nuovi strumenti finanziari, come fondi di credito, che possono emanare credito a valere sul fondo, i cosiddetti fondi di mini bond, quindi fondi che investono prevalentemente in obbligazioni emesse da piccole e medie imprese, in generale fondi specializzati sulla piccola e media impresa. Secondo noi, questa è la tipica diversificazione che può beneficiare il fondo pensione, quindi le scelte d'investimento del fondo pensione e avere il beneficio indiretto ma positivo di andare a supporto della crescita di lungo periodo del Paese. Secondo noi, è importante che nel decreto Pag. 7che chiarirà cosa siano queste famose attività di medio-lungo termine sia ricompreso anche il mondo dell'economia reale, come dicevo finanziamenti alla piccola media impresa, mini bond, fondi di credito e strumenti di questo genere.
  D'altra parte, sappiamo che a livello europeo è in corso di approvazione una nuova tipologia di fondo, il fondo d'investimento a lungo termine, ELTIF (European long-term investment fund), che copre questo tipo di attività, non soltanto investimenti in infrastrutture, ma anche investimenti di sostegno alla piccola e media impresa. Naturalmente, non sarà un'opportunità che immediatamente cambierà le scelte di asset allocation, quindi non potremo vedere delle masse spostarsi in maniera rilevante in pochi anni verso questo tipo di attività, ma intanto è un passo nella giusta direzione e, come dicevo, è un passo verso l'esigenza di maggior diversificazione dei fondi pensione italiani.
  L'ultimo punto di commento sulle scelte di asset allocation riguarda le casse. Sulle casse, come penso sia già stato evidenziato a questa Commissione, il tema principale è la forte incidenza della componente immobiliare sulle scelte di portafoglio delle casse. Circa il 30 per cento degli attivi delle casse previdenziali è nel settore immobiliare.
  Se aggiungiamo le scelte immobiliari attraverso OICR, si arriva al 35 per cento, quindi anche in questo caso vediamo uno sbilanciamento, oltre ad esserci un 30 per cento in titoli obbligazionari, se vogliamo quasi l'opposto che per i fondi previdenziali. Mentre lì, infatti, abbiamo una componente molto liquida, ma che purtroppo oggi non può offrire rendimenti interessanti come i titoli obbligazionari, nel caso delle casse abbiamo una componente molto illiquida.
  Da questo punto di vista, sicuramente i nuovi tetti dati alla componente immobiliare per le scelte delle casse vanno nella giusta direzione. Implicheranno una dismissione di parte di questo patrimonio, come è corretto dal punto di vista dell'efficiente diversificazione del patrimonio delle Casse, ma è importante che si tenga conto anche della tempistica di questa dismissione. Come sappiamo, infatti, il mercato immobiliare italiano non vive un momento di particolare salute. Nel caso che questi immobili venissero scaricati sul mercato in un tempo troppo breve, questo potrebbe avere un impatto negativo sulla valorizzazione del patrimonio delle casse stesse. Auspichiamo, quindi, che i tempi di dismissione siano congrui con la relativa illiquidità del mercato.
  Infine, ho due commenti. Come sappiamo, circa 30 miliardi del totale degli attivi dei fondi pensione sono investiti in attività finanziarie del nostro Paese, ma anche in questo caso per la maggior parte in titoli di Stato, e circa 32 miliardi delle casse, di cui il 30 per cento in immobili. Anche da questo punto di vista, quindi, la possibilità di aprire al mondo della piccola e media impresa dal punto di vista sia azionario sia obbligazionario potrebbe compensare questa forte incidenza degli investimenti in titoli di Stato con una maggiore incidenza di investimenti a sostegno dell'economia privata, in particolare della piccola e media impresa.
  Mi fermo, perché questi erano i punti che volevo toccare. Secondo noi, la previdenza integrativa è un importantissimo obiettivo di policy per il nostro Paese. Già in passato, non soltanto a livello regolamentare, ma anche di proposte di armonizzazione della politica fiscale, abbiamo auspicato un'attenzione del legislatore allo sviluppo della previdenza complementare.
  Degli specifici elementi potrebbero essere toccati e vanno dalla maggior probabilità all'armonizzazione fiscale a livello europeo, per quanto riguarda i fondi pensione, e a un maggiore uso della gestione professionale delle casse. Infine, per quanto guarda le scelte di asset allocation, se si favorisse ulteriormente la diversificazione in attività alternative, questo potrebbe avere anche il beneficio di canalizzare una parte di queste risorse anche verso un maggior sostegno alla crescita del nostro Paese.
  Vi ringrazio per l'attenzione.

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  PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Lombardo, che è stato molto esaustivo con la sua relazione. Come le dicevo, però, abbiamo necessità di affrontare in dettaglio tutte le considerazioni che ha posto nella sua relazione.
  Vorrei porle una questione per la quale può mandarci anche un breve appunto: cosa pensate del decreto n. 166 del 2014 sui fondi pensione e dello schema di regolamento relativo agli investimenti delle casse previdenziali ? Credo che su quello dovremo fare delle considerazioni estremamente puntuali, come ha sottolineato nella sua relazione, soprattutto per quanto riguarda il patrimonio immobiliare, su cui ovviamente anche noi siamo d'accordo.
  Quella del 30 per cento, infatti, è una media, perché molti hanno un patrimonio superiore al 30 per cento, mentre altri ne hanno uno inferiore. L'INARCASSA, ad esempio, ha un patrimonio inferiore al 30 per cento, che si aggira più o meno sul 20 per cento, mentre altre casse hanno patrimoni superiori. Anche noi siamo dell'avviso, quindi, che ci sia un momento transitorio di arrivare al 30 per cento per tutti, di mantenerlo per un certo tempo e, ovviamente, poi abbassare al 20 per cento, come prevede il decreto che si sta preparando.
  La seconda questione che vorrei porle è relativa alla discussione della trasformazione delle banche popolari: cosa pensa dell'emendamento che è stato presentato ? L'iter è iniziato alla Camera, ma poi terminerà al Senato: cosa pensate della possibilità di partecipazione da parte degli enti previdenziali, INPS e INAIL, esplicitamente evidenziate in questo schema di emendamento, al capitale delle banche ?
  Ci interessa moltissimo, perché comprenderete bene che mette in discussione anche la possibilità di interventi sull'economia reale, di cui sentiamo la necessità.
  Peraltro, già dalla scorsa indagine conoscitiva, come lei sicuramente saprà, esiste una discussione molto ampia sulla tassazione, nell'ottica di portare l'EET anche nel nostro Paese.
  Nel ringraziarla ancora, dispongo che la documentazione prodotta sia pubblicata in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 9.20.

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