XVII Legislatura

Commissione parlamentare per le questioni regionali

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 6 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ATTUAZIONE DELL'ARTICOLO 116, TERZO COMMA, DELLA COSTITUZIONE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALLE RECENTI INIZIATIVE DELLE REGIONI LOMBARDIA, VENETO ED EMILIA-ROMAGNA

Audizione del Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 3 
Bonaccini Stefano , presidente della Regione Emilia-Romagna ... 3 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 8 
Pignedoli Leana  ... 8 
Mognato Michele (MDP)  ... 9 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 9 
Bonaccini Stefano , presidente della Regione Emilia-Romagna ... 9 
D'Alia Gianpiero , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIANPIERO D'ALIA

  La seduta comincia alle 8.20.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante trasmissione diretta attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso e diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, con particolare riferimento alle recenti iniziative delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, l'audizione del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini.
  Ringrazio il presidente Bonaccini per la sua disponibilità e gli do la parola per lo svolgimento della relazione introduttiva.

  STEFANO BONACCINI, presidente della Regione Emilia-Romagna. Proverei, innanzitutto, a inquadrare i motivi del percorso che stiamo facendo, lo stato delle attività e le prospettive.
  Dopo il fallimento del referendum del 4 dicembre dello scorso anno, ci siamo posti l'interrogativo di come aggiornare i rapporti tra il centro e le periferie, tra lo Stato e le Regioni. A differenza di quello che molti raccontano senza sapere di che cosa parlano, il referendum non toccava minimamente l'articolo 116, terzo comma, introdotto nel 2001, anzi, paradossalmente, lo rafforzava: pur centralizzando alcune materie, che, per coerenza, peraltro non abbiamo minimamente indicato tra quelle per cui chiediamo maggiore autonomia differenziata, il referendum lasciava in capo all'articolo 116, terzo comma, la possibilità, per le Regioni che si considerano virtuose e ritengono di avere sia i conti in ordine sia standard di qualità dei servizi erogati molto efficienti e puntuali, di chiedere la cosiddetta «autonomia differenziata».
  Tale autonomia non era mai stata richiesta da nessuno, se non – adesso, vado a memoria – dalla Lombardia presieduta dal presidente Formigoni. Con il Governo Prodi, la Lombardia attivò un proprio percorso, che potrebbe «ragionevolmente» essere portato quasi ad esempio perché similare al tentativo di arrivare a questo rapporto. Quel percorso arrivò al Governo Berlusconi nel 2008, ma fu messo in un cassetto e non se ne seppe più nulla.
  Sostanzialmente, al pari della Lombardia e del Veneto, riteniamo che sia giunto il momento in questo Paese di concedere alle Regioni, che – lo ripeto – abbiano i bilanci in ordine e si considerino virtuose, la possibilità di ottenere la cosiddetta «autonomia differenziata» rispetto ad alcune materie, convinti che il trasferimento di gestione di alcune competenze dallo Stato in capo al territorio possa vedere le risorse utilizzate spese bene e, forse, spese persino meglio e, in ogni caso, a seconda delle peculiarità dei propri territori, dare un vantaggio competitivo, che permette, per esempio, di crescere ancora più rapidamente.
  Come sapete, l'Emilia-Romagna è da tre anni la Regione d'Italia che cresce più di tutte. Lo scorso anno, siamo cresciuti dell'1,9 per cento e non dell'1,4 per cento, come si pensava. Siamo la prima Regione per tasso di Pag. 4attività e per quota di export pro capite. Dal 9 per cento del marzo 2015, la nostra Regione ha già ridotto la disoccupazione, che sarà attorno al 6 per cento alla fine di quest'anno. L'obiettivo è quello credibile di arrivare al 4,5 per cento di disoccupazione entro il 2020, riportando, nella globalizzazione, la piena occupazione in Emilia-Romagna.
  Tutto ciò è stato ottenuto senza avere accesso ad alcuna autonomia differenziata, per cui questo tentativo in sé non è ciò che premette la possibilità di buone performance. Certamente, crediamo che, con quest'opportunità, potremmo addirittura crescere più rapidamente perché su alcune materie – dopo diremo quali sono le aree di competenza sulle quali chiediamo autonomia differenziata – siamo convinti si possa andare più speditamente e avere margini di manovra superiori, anche per alcune opportunità. Dopo ne dirò alcune molto facilmente spiegabili, rispetto, per esempio, alla formazione professionale o al tema delle politiche per la salute, e via discorrendo...
  Prima dell'estate scorsa, ci siamo dati l'obiettivo di fare una valutazione in seno alla Giunta perché si tratta di materie sulle quali ognuno di noi, tra cui me sicuramente, per cimentarsi, ha avuto bisogno di studiare. Inoltre, visto che non c'erano esperienze precedenti, quindi nessuna giurisprudenza né forme applicative alle quali riferirsi, abbiamo cercato di ragionare su quale potesse essere il senso e il modo di un percorso di questo tipo.
  Abbiamo deciso di non svolgere il referendum, come, invece, legittimamente hanno fatto altre Regioni, perché ci sembrava di gettare via 20 milioni di euro per porre quel quesito: sarebbe stato come chiedere perché vuoi bene a tua madre, se viene a chiesto ai cittadini se vogliano più autonomia differenziata in questo modo, non vedo chi possa dire di no. In ogni caso, credo sarebbe più giusto fare eventualmente un referendum solo una volta raggiunta con il Governo, per esempio, un'intesa, chiedendo ai cittadini se sono d'accordo sul percorso cui si è già arrivati. Lo dico perché chiederlo prima di tutto ciò significa, come proverò a spiegare, che alcune cose probabilmente non vanno esattamente per come le si pensava o venivano raccontate.
  Certamente, il passaggio che prevedeva il coinvolgimento dei cittadini è stato un fatto importante dal punto di vista della Lombardia e avrebbe potuto esserlo sicuramente anche per noi, quindi io non tolgo nessun valore a quella consultazione, che rispetto perché credo che quello sia stato anche un modo di far partecipare i cittadini alla vita pubblica, però ci sembrava davvero uno spreco di risorse pubbliche.
  Quel mandato per aprire un percorso che tenesse soltanto conto di ciò che prevede pedissequamente la Costituzione italiana attraverso l'attivazione del terzo comma dell'articolo 116 è stato da noi espletato, da un lato, con un coinvolgimento dell'Assemblea legislativa e delle Commissioni competenti. Mi pare che, già il 28 agosto, la Giunta ha approvato un documento, che si colloca alla base dell'innesco di questo percorso procedurale.
  Poi, attraverso le varie Commissioni consiliari, siamo arrivati al 3 ottobre con il voto della risoluzione, la prima in Italia avvenuta in una Regione che dava mandato al Presidente della Regione stessa, cioè al sottoscritto, di chiedere un incontro al Presidente del Consiglio dei ministri del Governo in carica per attivare le procedure del proprio percorso formale sulla richiesta di autonomia differenziata. Come sapete, prima c'è un confronto con il Governo stesso e, successivamente, la legge deve essere approvata dai due rami del Parlamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti, cosa che spesso è sfuggita alle cronache, anche per come questa cosa è stata raccontata dai media, la Regione infatti, anche una volta trovato l'accordo con il Governo, non può assolutamente accedere ad alcuna forma di autonomia, se – giustamente – non c'è una legge votata, come prevede la Costituzione, dal Parlamento.
  Abbiamo attivato quel percorso il 3 ottobre: dopo consultazioni nelle varie Commissioni, siamo arrivati a quell'espressione di volontà, per cui ho ricevuto il mandato dalla maggioranza che governa la Regione (PD, MDP e Sinistra Italiana), con l'astensione di Forza Italia e di una lista a sinistra, che si chiama «L'Altra Emilia-Romagna Pag. 5»; hanno votato in senso contrario Lega Nord e Fratelli d'Italia e non ha partecipato al voto il Movimento 5 Stelle, che ha ritenuto non fosse corretto attivare un percorso di questo tipo senza svolgere una competizione referendaria.
  Avviato il percorso formale, come ricorderete, dopo quindici giorni, forse – adesso vado a memoria e magari posso sbagliare di uno o due giorni – il 18 ottobre, ho firmato con il Presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni un vero e proprio atto formale, che concludeva un percorso e che doveva vedere l'interesse reciproco delle parti, cioè quello dello Stato e della Regione, e, di fatto, da quel momento si è avviato l’iter vero e proprio.
  Quell’iter si è fermato per quindici giorni perché dalla Lombardia ci è stato chiesto di provare a condurre insieme la trattativa con il Governo. Abbiamo detto che, per quanto ci riguardava, eravamo assolutamente d'accordo, non solo per un fatto di galanteria formale, anche perché non è importante stabilire chi è partito prima, ma – ci avevano accusato di rincorrerli e, in realtà, ci hanno chiesto di aspettarli – è importante capire chi arriva e come si arriva, in questo percorso.
  Con la Lombardia, devo dire abbiamo attivato un percorso ottimale, sia dal punto di vista della relazione sia dal punto di vista della condivisione di tutto il percorso. Tant'è vero che si indicò dapprima un incontro formale con il Governo, rappresentato dal Sottosegretario Bressa, cui parteciparono il sottoscritto e Roberto Maroni, con i vari assessori della Giunta, tra cui la qui presente Emma Petitti, e i dirigenti della Regione, tra cui la dottoressa Terzini, qui presente, per mettere in campo un cronoprogramma.
  Il 18 del mese scorso, c'è stato un incontro a Bologna, dove, per la prima volta, le delegazioni di Governo, Regione Emilia-Romagna e Regione Lombardia hanno trattato cinque materie scelte dalla Regione Emilia-Romagna. Dopo tre giorni, il 21 novembre a Milano, nella sede della Regione Lombardia, c'è stato un incontro su altre cinque materie scelte dalla Regione Lombardia. In questi giorni, si tengono – oggi, per esempio, si discute la materia del lavoro e domani quella della salute, mentre è stata già discussa quella dell'ambiente – incontri tra singoli Ministeri e assessorati sulle singole materie richieste nell'ambito dell'autonomia differenziata e indicate nelle due risoluzioni, la nostra e quella della Lombardia.
  Come potete capire, il procedimento sta andando avanti molto spedito. Immagino che i nostri obiettivi siano condivisi dalla Lombardia e dal Veneto, di cui dirò qualcosa in seguito, anche perché la novità è che il Veneto, dopo una risoluzione approvata in Consiglio regionale, ha chiesto di incontrare il Governo, cosa che ha fatto, per cui credo che, domani, nella commissione sulla salute, parteciperà ai lavori insieme alla Lombardia e all'Emilia-Romagna anche il Veneto, il che per noi è un fatto assolutamente positivo.
  Essendo gente di mondo e non vivendo su Marte, crediamo che il massimo raggiungibile potrebbe essere, prima della scadenza della legislatura, quello di un'intesa tra la Regione e il Governo stesso. Lo dico perché faccio fatica a immaginare che, in poche settimane, si possa attivare un lavoro nelle varie Commissioni parlamentari, sia della Camera sia del Senato, per arrivare addirittura all'espressione di un voto a maggioranza assoluta dei suoi componenti. Non mettiamo limiti alla provvidenza, ma capiamo che quel procedimento ha tempi troppo stretti.
  Certo, considerando il grado di velocità con cui stiamo lavorando e quello di determinazione che vediamo anche da parte del Governo nei nostri confronti, come credo potrebbe dire, se fosse qui, Roberto Maroni, e da parte delle Regioni che hanno deciso di attivare questo percorso congiuntamente, penso che il futuro Parlamento, indipendentemente dalla sua composizione politica, farebbe fatica a cancellare un'intesa avvenuta pochi mesi prima tra una Regione e il Governo stesso, anche perché, se così fosse, porterei io stesso i pullman con i cittadini. Altro che referendum, vorrei vedere come si fa a impedire che venga approvata una richiesta che ha seguito pedissequamente l’iter così come previsto dalla Costituzione. Pag. 6
  Avevamo deciso di svolgere quel percorso indicando due capisaldi nel ragionamento e nella discussione: il primo caposaldo definisce come sacra l'unità nazionale e il secondo stabilisce che sia intoccabile il rapporto di relazione e di solidarietà tra aree più forti e meno forti del Paese e, soprattutto, che non venga avanzata nessuna richiesta di Statuto speciale. Delle due, mi verrebbe da dire che, forse, è giunto il tempo di fare una valutazione, che mi auguro possa fare il futuro Parlamento, e chiederci a che stato siano le specialità nel 2018, anche per le ragioni storiche e politiche con cui erano nate e per le quali si potrebbe aprire una riflessione sul loro valore, su come stanno funzionando.
  D'altra parte, avete visto che chi annunciava la richiesta di Statuto speciale, cosa che era incostituzionale, ha dovuto necessariamente riporla in un cassetto. Infatti, il motivo per cui il Veneto si è seduto al tavolo con il Governo è che quella richiesta, che mi pare – vado a memoria – fosse stata addirittura introdotta in una delibera della giunta il giorno successivo al referendum, non credo sia più all'ordine del giorno.
  Anche noi abbiamo detto immediatamente che non eravamo disponibili a discutere e a trattare nel caso in cui fosse stato posto il tema dei nove decimi o di una cifra simile per il trattenimento delle tasse che si pagano verso lo Stato centrale, anche perché verrebbe da dire che, a quel punto, si tratta di secessione fiscale.
  Messi questi paletti, almeno dal nostro punto di vista, come già ho detto, riteniamo che sia giunto il momento di premiare coloro che dimostrano di essere virtuosi. Abbiamo scelto quattro macroaree sulle quali chiedere le dodici competenze per cui ci siamo attivati. Le quattro macroaree potrebbero essere quindi: Lavoro e formazione professionale; Impresa, ricerca, internazionalizzazione e sviluppo; Ambiente, territorio e infrastrutture; Politiche per la salute.
  Anche per spiegare come siamo e saremo aperti a suggerimenti introdotti da tutte le rappresentanze politiche in Regione, a queste macroaree, una volta approvata, il 3 ottobre, la risoluzione alla base dell'incontro con il Presidente del Consiglio dei ministri, della firma dell'accordo e dell'avvio dell’iter che vi ho descritto, abbiamo aggiunto, per esempio, su richiesta del centrodestra in Consiglio regionale, la competenza sulla giustizia di pace. Inoltre, abbiamo approvato poche settimane fa una risoluzione, che ho molto apprezzato e che è stata votata all'unanimità da tutte le forze politiche presenti nell'Assemblea legislativa. Con tale risoluzione, si chiedeva alla giunta di tenere aperto un dibattito che potesse, sia nel parallelo confronto con la Lombardia e il Governo sia nella discussione autonoma dell'Assemblea regionale, aggiungere persino ulteriori competenze.
  Tant'è vero che le competenze sulla disciplina che regola la materia sportiva e alcune piccole competenze in capo all'agricoltura (in particolare, sul tema AGREA) e alla cultura, probabilmente, verranno inserite nella discussione che faremo nei prossimi giorni.
  Tenete conto che riferiamo, continuamente e costantemente, all'Assemblea legislativa sull'andamento dei lavori che stiamo svolgendo. Considerate anche che alla delegazione incaricata della trattativa si sono aggiunti, d'intesa con la Lombardia: il presidente o un rappresentante dell'ANCI (per i Comuni); il presidente o un rappresentante dell'UPI (per le Province); la Presidente dell'Assemblea legislativa o un suo delegato. In tal modo, abbiamo anche coinvolto formalmente nella trattativa la parte degli enti locali rappresentati e dell'Assemblea legislativa nel suo potere di autonomia rispetto anche all'esecutivo, cioè alla Giunta.
  Avevamo anche fatto una cosa in più, non svolgendo il referendum, per evitare che il nostro sembrasse un percorso limitato solo alle appartenenze politiche, per quanto legittimo e democratico. Da luglio del 2015, c'è stata la sottoscrizione nella mia Regione di un patto formale per il lavoro, che ogni sei mesi viene rivisto, riunendo tutte le forze che l'hanno sottoscritto.
  Tale platea è composta da: sindacati (CGIL, CISL, UIL e UGL); tutte le forze economiche esistenti in Regione Emilia-Romagna che abbiano un rilievo regionale, dal commercio all'artigianato, alla cooperazione e all'industria; le quattro università Pag. 7dell'Emilia-Romagna; l'associazione delle banche presenti in Emilia-Romagna; Unioncamere, a nome delle camere di commercio; il Forum del terzo settore, che riunisce tutta la parte di associazionismo e volontariato; i Presidenti delle Province; il Sindaco della Città metropolitana; i Sindaci dei Comuni capoluogo; la Confservizi.
  Questa platea si è riunita quattro volte e il documento alla base della votazione per la risoluzione in Assemblea legislativa è stato condiviso, raccogliendo suggerimenti e modifiche, da tutte queste forze sociali, che, all'unanimità, mi hanno chiesto – poi ho ricevuto il mandato dall'Assemblea legislativa – di svolgere questo percorso senza richiedere il referendum.
  Continuiamo a coinvolgerli perché c'è un percorso di attivazione in parallelo delle forze sociali sul territorio, da un lato, e dell'Assemblea legislativa con le forze politiche, dall'altro, e questo percorso si è arricchito anche del confronto sui territori con i Sindaci.
  Ho già svolto sei assemblee territoriali nelle diverse Province, di cui l'ultima si è svolta in Romagna, mettendo insieme le tre Province romagnole. È stato chiesto ai Sindaci che volessero venire di parteciparvi e hanno deciso di intervenire. Avevo già attivato, prima della risoluzione del 3 ottobre, un incontro organizzato dall'ANCI con una cinquantina di sindaci. Tenete conto che in Emilia-Romagna ci sono 331 Comuni e che, in totale, ne abbiamo incontrati ben più della metà.
  Tutto ciò che percorso potrebbe e dovrebbe avere dal nostro punto di vista? Si stanno svolgendo gli incontri, come vi ho detto, addirittura tra singoli Ministeri e assessorati. La Lombardia ha chiesto tutte e 23 le competenze e credo sia disponibile, da quello che sento quando ci ritroviamo, persino a ridurle. Mi pare che il Veneto abbia chiesto le 23 competenze e non so che tipo di percorso vorrà attivare. In ogni caso, a noi interessa davvero provare, con convinzione e determinazione, a raggiungere nel mese di gennaio l'intesa con il Governo sulle competenze richieste, qualora il Governo ritenga che quelle competenze abbiano un valore reale.
  Il punto più complicato è quello della determinazione dei costi, anche perché, non essendoci in questo Paese costi standard riconosciuti, capisco che non sia facile per nessuno indicare un costo – lo dico perché di questo, come sapete, si tratta – relativo ad una competenza, che lo Stato non svolgerebbe più, peraltro risparmiando, se la vogliamo mettere in questi termini.
  Lo dico perché non si tratta di avere più soldi dallo Stato centrale, ma si tratta di trattenere in origine – poi, si valuterà attraverso quali fiscalità farlo perché ci sono varie possibilità – le risorse che servono per esercitare quelle competenze. Altrimenti, sarebbe come dire: «più competenze chiedo, più soldi ricevo». Certo, il tema è trattenere le risorse, ma poi tocca svolgere quelle competenze. Per esempio, noi abbiamo ritenuto che, per alcune competenze, non fosse nemmeno nostro interesse doverle svolgere, così come, su quelle da svolgere, per esempio, crediamo di poter fare degli investimenti.
  Mi riferisco ad aspetti peculiari della nostra terra: siccome, come vi ho detto, è in atto una crescita robusta in Emilia-Romagna e vi è la richiesta di alcune figure professionali, le imprese del territorio emiliano-romagnolo stanno facendo molta fatica a trovare alcune figure di tipo tecnico-professionale specializzato o altamente specializzato, per cui crediamo che, con l'autonomia su una parte di materie della formazione professionale, potremmo rafforzare la rete di politecnici della Regione e svolgere una serie di investimenti su questo settore. Per esempio, sulle politiche per la salute non è mai stato possibile rideterminare i ticket e rimodularli in base alla volontà territoriale, per cui chiediamo di poterlo fare noi oppure di avere la certezza di finanziamenti per le strutture ospedaliere, che oggi rimangono sempre un punto interrogativo a seconda delle leggi di stabilità approvate, mentre, in quel modo, ci potrebbe essere una programmazione pluriennale che ti permette di poter fare investimenti.
  Adesso, non vi voglio annoiare oltre, ma tengo a sottolineare che con il mio discorso ho voluto dire che vi sono singole opportunità Pag. 8 e peculiarità che noi come Regione possiamo svolgere.
  Infine, siamo soddisfatti del livello di ascolto che abbiamo riscontrato nel Governo e siamo soddisfatti del lavoro che stiamo facendo con la Regione Lombardia perché tutto ciò è davvero fuori da ogni appartenenza politica; abbiamo trovato anche utile che ci fossero persino espressioni differenti di governo dal punto di vista dell'appartenenza politica, anche per togliere ogni dubbio rispetto al valore in sé di questo percorso, indipendentemente da come la si pensi. Ora, se il Veneto sarà parte, come domani in commissione salute, anche del resto del procedimento, per noi si tratta di un fatto da salutare positivamente.
  Crediamo possibile questo percorso, se trovasse almeno il buon fine dell'intesa con il Governo nella prossima legislatura, sarebbe auspicabile che, in tempi brevi, il futuro Parlamento lo possa approvare per ogni singola Regione; se invece non fosse possibile nemmeno raggiungere l'intesa con il Governo, ripartiremo all'attacco con il nuovo Parlamento e il nuovo Governo.
  Certamente, se avvenisse quanto ho detto in prima battuta, saremmo a un punto molto importante, che, se un domani trovasse una ragione di espressione addirittura in una legge approvata dal Parlamento che attivasse l'autonomia differenziata, potrebbe fare giurisprudenza ed essere utile anche ad altre Regioni, non necessariamente del nord del Paese, per provare a rendere concreta un'opportunità che crediamo possa essere davvero importante.
  Sappiamo che ci stiamo muovendo su un terreno inedito e, come per tutti i terreni inediti, sono necessarie, a volte, alcune correzioni. Non ci riteniamo immuni da difetti, dubbi però mi pare che quello che sta avvenendo, anche oltre le nostre aspettative dal punto di vista temporale, stia confermando che ce la si può fare. Insomma, si può lavorare seriamente d'intesa, per cui ci auguriamo si possa arrivare ad un risultato positivo.
  Non so se ho creato confusione oppure ho chiarito quello che realmente stiamo facendo.

  PRESIDENTE. Mi sembra che sia stato molto chiaro, anche dal punto di vista degli esempi concreti. Lo dico poiché, in maniera prevalente, quelle che possono essere oggetto di autonomia differenziata sono materie di legislazione concorrente, per cui è chiaro che definire con esattezza chi fa che cosa, comunque nel quadro dell'unità nazionale, rappresenta la parte più importante e più concreta della questione, quindi la ringraziamo per la sua precisione.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LEANA PIGNEDOLI. Intanto, presidente, vorrei ringraziarla: quella di oggi è un'occasione importante, anche se ristretta nei tempi, perché abbiamo avuto solo ieri sera l'annuncio che ci sarebbe stata l'Aula alle 9, quindi mi dispiace abbia tempi ristretti.
  Il tema di oggi è molto importante perché non stiamo parlando solo di una questione tecnico-organizzativa o amministrativa: come giustamente il presidente Bonaccini diceva, si stanno creando le precondizioni per poter ripensare complessivamente il nostro Paese. Mi sembra estremamente interessante la modalità di lavorare insieme a Regioni con direzioni politiche diverse perché credo questo sia, anche dal punto di vista politico, un atteggiamento maturo, nel senso che non c'è un gioco delle parti, ma si sta ragionando in modo serio del futuro di un Paese che deve affrontare una sfida grandissima: permettere alle aree che ne hanno volontà, possibilità e determinazione di crescere, senza lasciare indietro altre aree del Paese.
  Lei ha fatto l'esempio dell'agricoltura, su cui credo si possa davvero fare un approfondimento per lavorare su un modello che tenga insieme le potenzialità e le opportunità di un Paese basato sulle differenze, che, su queste, gioca la maggior parte delle proprie capacità competitive, ma non può farlo separando e disgregando.
  In merito, chiederei, se c'è la possibilità di farlo nel tempo che ci rimane, di poterlo, anche in altra occasione, approfondire. Riguardo all'esempio che faceva di AGEA e AGREA, possiamo giocare sulle differenze Pag. 9e sulle eccellenze locali, ma possiamo farlo in un sistema di infrastruttura con strumenti che si possano efficientare a livello nazionale, come nel caso di AGEA.
  Da una parte, le chiedo se sia possibile avere ulteriore documentazione, anche per quello che il Presidente diceva, sugli incontri fatti, che non sono abbastanza conosciuti, neanche da noi, ma credo che il percorso che si sta svolgendo sia interessante. Dall'altro lato, le chiedo se sia possibile, anche da parte delle Commissioni di competenza, ricevere un approfondimento su alcuni temi, come quello dell'agricoltura.

  MICHELE MOGNATO. Ringrazio il Presidente per l'esposizione. Io abito e vivo Venezia, per cui il mio rammarico è che non sia stato possibile fare un tavolo unico per le tre Regioni, anche se ho capito che, su alcune materie, sembra ci sia la possibilità di avere le tre Regioni per la trattativa con il Governo.
  Detto ciò, vorrei tornare velocemente, per chiederle qualche altra opinione o considerazione, sul tema fiscale, anche perché è evidente che non c'è solo un problema legato alle funzioni da trasferire alle Regioni e il nodo di fondo è quello delle risorse. Su questo aspetto, si gioca quella che secondo me, anche se non credo di essere l'unico a pensarlo, è la partita più delicata di tutta la trattativa.
  Il Veneto ha chiesto i nove decimi del residuo fiscale, oltre a tutto il resto. Qual è l'approccio dell'Emilia-Romagna e della Lombardia su questo nodo?

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Presidente Bonaccini per la replica, vorrei rispondere alla richiesta della collega Pignedoli: è evidente che, se ci sono ulteriori richieste specifiche dei componenti della Commissione, chiederemo al Presidente della Regione Emilia-Romagna di trasmetterci tutta la documentazione utile alla nostra indagine conoscitiva per metterla a disposizione della Commissione ai fini dell'elaborazione del documento conclusivo. Credo che ciò sarà possibile e, se ci sono quesiti specifici, come abbiamo fatto con gli altri auditi, li trasmetteremo per avere risposta su alcune questioni che possano essere di interesse.
  Do la parola al Presidente Bonaccini per la replica.

  STEFANO BONACCINI, presidente della Regione Emilia-Romagna. Per quanto riguarda i materiali, ho con me alcuni semplici appunti, in cui abbiamo, attraverso una serie di quesiti ipotizzati, già inserito tutte le date, il percorso seguito, e possiamo trasmetterli magari in forma digitale.
  C'è anche l'aggiornamento del documento di indirizzi, che è sempre in progress perché lo facciamo per aggiornare l'Assemblea legislativa, le Commissioni e le parti sociali. In questo documento, è indicato, alla data del 16 novembre, due giorni prima della sua partenza per la trattativa, prima a Bologna e poi a Milano, quindi nelle varie commissioni, l'aggiornamento del documento di indirizzi vero e proprio che la Regione Emilia-Romagna ha portato con sé. Si tratta di un libercolo scritto in piccolo e molto cogente perché, come ho detto prima, è stato fatto un lavoro straordinario, soprattutto dai dirigenti. Lo lascio e ve ne mandiamo altre copie in digitale, anche se penso che il documento sia scaricabile dal sito della Regione.
  Il documento di indirizzi verrà aggiornato, se, come ci ha chiesto l'Assemblea legislativa con tutte le forze politiche, possiamo accogliere altre istanze. Noi stessi, sullo sport, per esempio, ci siamo convinti da soli che era meglio chiedere quella competenza, per cui anche quella verrà aggiunta, però nel documento trovate la sostanza del percorso e le motivazioni anche del merito tecnico e non solo politico di quello che stiamo facendo.
  In più, vi mandiamo il resoconto di tutti gli incontri che ci sono stati sul percorso, come veniva chiesto. Dal punto di vista delle singole materie e competenze, siamo disponibili a fornire materiali e a discuterne.
  Sull'agricoltura, le associazioni di riferimento di categoria ci chiedono di non portare sul territorio troppo di ciò che serve in capo allo Stato, però, come diceva, facciamo attenzione che alcune opportunità, da AGEA in poi, possano essere una peculiarità di riferimento per la specificità Pag. 10dell'Emilia-Romagna o della Lombardia o del Veneto.
  C'è tutta la nostra disponibilità a trasmettere alla Commissione stessa, anche senza, come immagino, dover per forza venire qui in audizione, tutto il materiale che, ogni settimana, peraltro rendicontiamo, anche perché c'è un impegno, che credo sia anche giusto: ci è stato chiesto dalle forze politiche dell'Assemblea legislativa per la massima trasparenza e il coinvolgimento della stessa. Vi dico anche che c'è la disponibilità dei singoli assessori, laddove ci sia la richiesta di trasmissione di particolari approfondimenti, di poterlo svolgere.
  Per quanto riguarda il tema fiscale, come dicevo prima, si tratta della materia vera del contendere perché non c'è solo una richiesta di più competenze, ma c'è anche una questione che riguarda come queste possano essere gestite e il fatto che, per gestirle, occorra avere le risorse. Per quanto ci riguarda e per quanto credo riguardi le altre due Regioni, immaginiamo che, casomai venga concessa autonomia differenziata su singole competenze o materie, non vogliamo caricare fiscalmente i cittadini dell'Emilia-Romagna di ulteriori tributi.
  In realtà, il tema è: stabilito con il centro e deciso il costo della competenza che la Regione ha richiesto per essere trattenuta e gestita dalla Regione stessa e non più dallo Stato, la trattativa vera e propria si ferma lì, ma poi occorre verificare attraverso quali modalità di attivazione sui tributi regionali si possa trattenere alla fonte quella cifra, quindi è quella la vera materia del contendere.
  Ho sempre detto che non c'entra nulla il residuo fiscale, anche perché la nostra Regione è seconda dopo la Lombardia e precede di poco il Lazio, quindi, se chiedo di trattenere tutto, cioè un importo quasi pari al bilancio interno di una Regione, come potete capire, temo che – dico una cosa che credo io, non voglio metterla in bocca ad altri – qualsiasi Governo di qualsiasi appartenenza politica non si possa permettere quella che diventerebbe, come l'ho definita prima, una vera e propria secessione fiscale.
  D'altra parte, è corretto che, una volta stabiliti i costi, lo Stato con la Regione trovi un'intesa su proposta della Regione per l'attivazione fiscale, per l'IRAP o l'IRPEF o l'IVA. Alcune di queste non si possono nemmeno attivare, mentre altre sono di potestà regionale, quindi, su questa base, bisogna trovare un'intesa per capire come, fatto 100 il costo che viene assegnato alla Regione, quest'ultima possa trattenerlo per gestire quella specifica competenza.
  Domani, il Veneto verrà alla riunione tecnico-politica sulla salute. Poi, saranno loro a decidere in che modo attivarsi e stare nel percorso. È chiaro che abbiamo detto: «adesso, la locomotiva e le carrozze sono avviate e non possiamo fermarci ulteriormente». Eventualmente, si può salire in corsa per venire a discuterne, posto che ogni Regione ha il diritto sacrosanto di poter attivare un percorso autonomo.
  Con la Lombardia, abbiamo deciso di provare a farlo insieme, anche perché così è possibile rendersi conto, come ci sta accadendo, se alcune richieste hanno valore o possano anche essere magari fughe in avanti, trattandosi – lo ripeto – di una cosa inedita per tutti. Tra altro, per quanto mi riguarda, presiedendo la Conferenza delle regioni, posso dire che ho un rapporto eccellente con i due Presidenti, per cui, al di là delle dispute che a volte ci possano essere state sulle diverse modalità di percorso attivate, vi è un obiettivo comune.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.