XVII Legislatura

XIV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Mercoledì 14 gennaio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bordo Michele , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'ATTUAZIONE E L'EFFICACIA DELLE POLITICHE UE IN ITALIA

Audizione di rappresentanti della Corte dei conti.
Bordo Michele , Presidente ... 3 
Colasanti Ennio , Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti ... 3 
Bordo Michele , Presidente ... 10 
Galgano Adriana (SCpI)  ... 10 
Buttiglione Rocco (AP)  ... 10 
Carinelli Paola (M5S)  ... 11 
Bordo Michele , Presidente ... 11 
Colasanti Ennio , Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti ... 11 
Polito Maria Teresa , Consigliere della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti ... 12 
Colasanti Ennio , Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti ... 12 
Polito Maria Teresa , Consigliere della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti ... 12 
Buttiglione Rocco (AP)  ... 15 
Polito Maria Teresa , Consigliere della Sezione di controllo per gli Affari comunitari e internazionali della Corte dei Conti ... 15 
Colasanti Ennio , Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti ... 15 
Buttiglione Rocco (AP)  ... 15 
Polito Maria Teresa , Consigliere della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti ... 15 
Colasanti Ennio , Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti ... 16 
Bordo Michele , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MICHELE BORDO

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Corte dei conti.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'attuazione e l'efficacia delle politiche UE in Italia, l'audizione di rappresentanti della Corte dei conti.
  Ringrazio il presidente Ennio Colasanti e i consiglieri Maria Polito e Michele Cosentino per la loro presenza.
  Per quanto ci riguarda riteniamo di particolare rilievo le valutazioni della Corte dei conti sulla legittimità e la regolarità dell'esecuzione del bilancio europeo nonché sulla sana gestione finanziaria e sull'effettività della spesa pubblica europea e della relativa quota di cofinanziamento nazionale nel nostro Paese, soprattutto in settori di grande rilevanza come la politica di coesione e la politica agricola.
  Le relazioni annuali della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti hanno evidenziato in modo puntuale fortissime criticità nella passata Programmazione 2007-2013, così come nelle precedenti. Vi saremmo, quindi, grati se nell'audizione di oggi poteste segnalarci gli aspetti di maggiore gravità e, ove possibile, gli interventi che si potrebbero apprestare per porvi rimedio nell'ambito della Programmazione 2014-2020.
  Sono convinto che gli elementi forniti dalla Corte dei conti italiana e da quella europea, che abbiamo già ascoltato nella persona del Presidente Russo, debbano essere utilizzati sistematicamente dal Parlamento per sviluppare anche un controllo politico sulla gestione della spesa pubblica europea. Si tratta di funzioni parlamentari sinora ingiustamente sottovalutate e che la nostra Commissione intende rivitalizzare anche sulla base delle risultanze dell'indagine conoscitiva che stiamo svolgendo.
  Il difficile contesto economico e finanziario nazionale e globale e i vincoli di finanza pubblica stabiliti a livello europeo rendono, infatti, non più accettabile il mancato o cattivo utilizzo delle risorse erogate dal bilancio europeo e di quelle disponibili a livello nazionale, come invece è accaduto nel corso di questi anni, come tutti sappiamo.
  Do ora la parola a Ennio Colasanti, Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti, affinché svolga la sua relazione.

  ENNIO COLASANTI, Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti. La ringrazio per l'invito, presidente, anche a nome dei colleghi consigliere Polito e consigliere Cosentino. La nostra Sezione, che lei ha già presentato, ogni anno riferisce al Parlamento sulla gestione dei fondi comunitari. Io vorrei anticipare alla Commissione Pag. 4alcune valutazioni tratte dalla relazione annuale del 2014, che è in corso di pubblicazione.
  L'esame del processo di realizzazione della Programmazione 2007-2013, che è tuttora in corso, evidenzia che le amministrazioni italiane, a livello centrale e regionale, sono state costantemente impegnate in una corsa contro il tempo per cercare di far fronte ai forti ritardi iniziali nell'avvio dei progetti e alle difficoltà attuative sorte in itinere.
  La Sezione aveva già segnalato, nelle sue relazioni annuali relative agli esercizi 2010, 2011 e 2012, l'insufficiente sviluppo delle attività di realizzazione dei programmi, con il connesso rischio di perdita di risorse, sottolineando l'esigenza dell'adozione di appropriati interventi correttivi idonei ad accelerare il percorso attuativo.
  La Sezione ha dato anche atto che, al profilarsi del rischio concreto di tali perdite, le autorità italiane hanno assunto iniziative per fronteggiare oppure mitigare tale rischio. A questo fine, la necessità di favorire un più rapido, ampio e incisivo utilizzo delle risorse allocate aveva indotto il Governo, d'intesa con la Commissione europea e in condivisione con le amministrazioni centrali e le regioni interessate, a definire nel novembre del 2011 il «Piano di Azione Coesione», volto a individuare obiettivi e modalità operative per la revisione strategica dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali del ciclo 2007-20133.
  Tale «Piano» prevedeva, da un lato, la revisione delle scelte di investimento fino ad allora compiute, e, dall'altro, il decremento della quota di finanziamento nazionale. In tal modo, ferme restando le risorse comunitarie attribuite, sono stati ridotti l'ammontare complessivo dei pagamenti da certificare all'Unione europea e la pressione temporale della spesa nonché il correlato rischio di disimpegno automatico per le iniziative in evidente ritardo.
  La rimodulazione delle risorse è avvenuta attraverso la messa in atto di successive revisioni della loro originaria assegnazione (le cosiddette «riprogrammazioni»), intese ad accelerare l'attuazione della settennale Programmazione, a riorientare gli interventi, a concentrare le risorse e a riavviare nuove azioni, in parte sostitutive delle precedenti.
  Nella relazione integriamo e presentiamo tre prospetti. I primi due danno conto delle modifiche avvenute prima e dopo la riprogrammazione ed evidenziano che, mentre il contributo comunitario è rimasto pressoché inalterato, il contributo nazionale registra una riduzione di oltre 11,6 miliardi di euro, trasferiti a favore degli interventi ricompresi nel «Piano di Azione Coesione». Tale riduzione ha riguardato quasi interamente l'Obiettivo convergenza.
  Il terzo prospetto illustra invece l'attuazione finanziaria dei tre Obiettivi prioritari, con riferimento agli impegni e ai pagamenti al 30 giugno 2014.
  Grazie anche alle riprogrammazioni effettuate, gli impegni assunti a fronte del contributo totale hanno raggiunto, al 30 giugno 2014, circa il 106 per cento per l'Obiettivo convergenza, circa il 98 per cento per l'Obiettivo competitività e circa il 107 per cento per l'Obiettivo cooperazione territoriale.
  Non altrettanto elevati risultano, sempre al 30 giugno 2014, i pagamenti a fronte del contributo totale: circa il 54 per cento per l'Obiettivo convergenza, circa il 72 per cento per l'Obiettivo competitività e circa il 64 per cento per l'Obiettivo cooperazione territoriale.
  Il dato relativo all'Obiettivo convergenza desta preoccupazione, in quanto evidenzia che in «coda» di Programmazione restano ancora da effettuare pagamenti per circa la metà (15 miliardi di euro) delle risorse allocate per l'intera Programmazione (32,5 miliardi di euro). Il rischio che le quattro regioni dell'Obiettivo convergenza – Campania, Puglia, Calabria e Sicilia – non riescano a spendere tutte le risorse impegnate è molto concreto.
  Resta, pertanto, ancora incerto l'obiettivo del totale utilizzo delle risorse comunitarie attribuite all'Italia. Al riguardo, da un canto, occorre riconoscere che la disciplina di bilancio UE e la situazione Pag. 5economico-finanziaria del Paese hanno portato alla scelta di ridurre il cofinanziamento nazionale, reindirizzando le risorse così recuperate verso finalità considerate con alto livello di priorità e con tempi di realizzazione più estesi.
  D'altro canto, non possono sottacersi i risvolti relativi all'affievolimento del principio di addizionalità, ancorché comprensibile dato l'attuale stato della finanza pubblica nazionale; alla dilatazione temporale della spesa; alla posticipazione degli effetti degli interventi.
  Infatti, le risorse del cofinanziamento nazionale confluite, con inalterata destinazione territoriale, nel «Piano di Azione Coesione», essendo svincolate dalla rigida tempistica europea, finiscono per avere un'attuazione più lenta e un minor impatto.
  Come già la Corte dei conti ha avuto occasione di rappresentare nelle citate relazioni annuali, le modifiche alle risorse finanziarie assegnate ai vari Obiettivi, operate nel settennio di Programmazione al fine di assicurare e accelerare l'impiego di tali risorse, hanno inciso sui singoli Programmi operativi regionali e, nell'ambito di questi, sui vari assi prioritari.
  Ad oggi, dovendosi tirare le fila del periodo di programmazione in esame, risulta che l'intero settennio è stato caratterizzato da una logica emergenziale, con assestamenti finanziari – indubbiamente talvolta necessitati (si pensi, ad esempio, ai due eventi sismici del 2009 e del 2011) – che hanno pesantemente influito sulla capacità programmatoria e gestionale nazionale, non in linea con le aspettative dell'UE e non sempre adeguata e spesso poco aderente alle reali esigenze dei territori.
  Nonostante i provvedimenti emanati in via d'urgenza dal Governo e finalizzati all'accelerazione delle opere e degli interventi, l'utilizzazione delle risorse dell'Unione europea resta ancora molto lenta e in ritardo rispetto alla fisiologica tempistica.
  È auspicabile, in linea con il parere reso dal Comitato delle regioni dell'Unione europea lo scorso 3 dicembre 2014, che sia possibile pervenire all'esclusione dal Patto di stabilità della spesa relativa al cofinanziamento nazionale. Ciò rappresenterebbe un importante ausilio anche per potenziare le strutture amministrative delle autorità di gestione e di audit, oggi in molti casi sottoposte al blocco del turnover e spesso non adeguate, sia sotto il profilo della dotazione organica che delle specifiche professionalità, per lo svolgimento delle indispensabili attività di gestione e di controllo.
  Sulla velocità di attuazione dei programmi comunitari, direttamente connessa alla tipologia degli interventi da essi finanziati, la pluriennale e perdurante congiuntura economica internazionale ha riverberato i propri effetti negativi anche nel nostro Paese, con risultati amplificativi di difficoltà già esistenti correlate alla carenza di capacità programmatoria e progettuale, all'estrema parcellizzazione degli interventi finanziati, all'elevato tasso di contenzioso sugli appalti e anche a fenomeni corruttivi.
  Le vicende del complesso processo di attuazione della Programmazione 2007-2013 dimostrano che l'efficace utilizzo delle risorse della politica di coesione è strettamente collegato a un effettivo miglioramento della capacità progettuale e delle correlate capacità istituzionali, amministrative e gestionali, a livello centrale e locale.
  Si può osservare che il ciclo della Programmazione che caratterizza l'utilizzo dei finanziamenti a carico dei fondi strutturali è particolarmente complesso e può durare più di dieci anni, tenuto conto che i documenti relativi alle chiusure possono essere trasmessi entro quindici mesi dall'effettuazione dei pagamenti e pertanto entro il 31 marzo 2017.
  Questo ampio lasso di tempo, unitamente ai cambiamenti indotti dal ciclo economico, rendono spesso non adeguata l'originaria programmazione e, di conseguenza, per far fronte al mancato utilizzo delle risorse, determinano modifiche anche radicali all'impianto iniziale del programma con il rischio di limitare la necessaria selettività e qualità degli interventi e di dilazionare la spesa e con essa Pag. 6i potenziali effetti e i benefici per lo sviluppo e per la crescita del territorio.
  Inoltre, l'estrema parcellizzazione delle iniziative programmate, da un lato, impegna risorse non sempre orientate a una strategica visione di insieme rivolta alla crescita e allo sviluppo dei territori interessati e ne rende difficile la gestione e i controlli; dall'altro, incide negativamente sulla qualità degli investimenti che, non idoneamente selezionati e spesso finanziati «a pioggia», difficilmente possono contribuire ad aumentare la crescita e la competitività dei settori imprenditoriali che ne beneficiano.
  Con riguardo poi agli interventi infrastrutturali, si segnalano difficoltà a livello nazionale nel razionalizzare la durata delle opere pubbliche, che spesso non riescono a concludersi nel ciclo della Programmazione europea. Ciò può generare progetti non conclusi e/o non operativi, con conseguenti oneri a carico dello Stato membro.
  È evidente che l'accelerazione dei tempi di programmazione e realizzazione, unitamente a una ponderata selezione qualitativa delle opere stesse, oltre che incidere positivamente sul sistema complessivo degli investimenti, doterebbe il territorio di infrastrutture essenziali per accelerarne la crescita.
  Considerazioni per molti versi speculari delle criticità emerse nella Programmazione 2007-2013 erano state svolte dalla Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali nella relazione speciale n. 9 del 2011, concernente un controllo coordinato con la Corte dei conti europea relativo alle chiusure della Programmazione 2000-2006 per i Fondi europei di sviluppo regionale (FESR).
  Tale relazione, oggetto anche di audizione davanti alla 14a Commissione permanente del Senato della Repubblica, aveva messo in luce l'esistenza di rischi correlati alla sana gestione finanziaria, individuabili, tra l'altro, nell'alto numero di irregolarità e nella conseguente eventuale decertificazione di rilevanti importi; nell'elevato numero di progetti sostituiti con nuovi progetti senza la necessaria e adeguata ponderazione; nella presenza di un considerevole numero di progetti non completati o non operativi che avevano comunque assorbito risorse rilevanti.
  Da ciò l'esigenza, sottolineata nella citata relazione speciale, di migliorare la capacità progettuale sia qualitativa che quantitativa prodromica agli interventi selezionati, orientandola verso iniziative a effettivo beneficio della collettività e idonee a produrre effetti nel medio e nel lungo termine. Al riguardo, la Sezione richiama l'attenzione delle amministrazioni nazionali e locali sull'opportunità di indirizzare i finanziamenti comunitari e nazionali alla realizzazione di iniziative rilevanti sotto il profilo finanziario e qualificate sotto il profilo dello sviluppo economico. Ciò, tra l'altro, semplificherebbe le attività di gestione e le operazioni di controllo, ridurrebbe al minimo gli aiuti «a pioggia» e favorirebbe un maggior allineamento dei tempi di attuazione nazionali con le esigenze del finanziamento comunitario.
  Richiamo va anche fatto alla necessità, soprattutto in alcune realtà territoriali, di ridefinire le attività di governo della programmazione, della gestione e del controllo avvalendosi, a tal fine, di qualificati apporti tecnici.
  Con la nuova Programmazione 2014-2020 l'Italia dovrà compiere un ampio sforzo lungo un percorso indirizzato soprattutto a una rigorosa e selettiva valutazione delle opere, le quali ab origine devono essere individuate e progettate per integrarsi nei contesti territoriali ed economici di riferimento, sì da costituire un e non semplici operazioni di chiusura e di rendicontazione; e quella 2014-2020, con l'avvio della fase di attuazione.
  Un ruolo essenziale continua a essere rivestito dall'attività di controllo. Con riguardo alla precedente Programmazione era stata evidenziata l'esigenza di rivedere la cultura e l'approccio dei controlli, indirizzandoli non alla verifica di meri adempimenti procedurali bensì alla valutazione della concreta efficacia della spesa e, quindi, alla finalità degli interventi ad essa sottesi. Al riguardo è auspicabile Pag. 7anche una maggiore semplificazione delle procedure comunitarie, orientata non solo all'iter di svolgimento dell'attività amministrativa, ma soprattutto alla valutazione dell'idoneità del risultato in relazione all'obiettivo programmatico.
  Sempre in tema di controlli, in più occasioni e anche in sede internazionale la Corte ha ribadito la necessità che l'autorità di controllo rimanga un'autorità pubblica, giacché l'esternalizzazione verso il settore privato potrebbe comportare rischi di minore indipendenza e di aumento dei costi. Nel caso in cui l'organo di controllo interno – anche quello di secondo livello – si avvalga dell'ausilio di soggetti esterni, ad esempio per l'esecuzione di controlli in loco, è opportuno sotto il profilo procedimentale che l'autorità di audit definisca specifiche linee di indirizzo e direttive per la predeterminazione di metodologie e di criteri oggettivi di controllo e valutazione e che verifichi con continuità la tempistica e la qualità delle attività svolte, evitando eventuali conflitti di interesse.
  Sotto il profilo della semplificazione va segnalata l'indagine che la Corte dei conti ha svolto in forma di audit parallelo e in collegamento con le istituzioni superiori di controllo di dodici Stati membri dell'Unione europea sulla semplificazione delle procedure relative ai Fondi strutturali.
  Tale indagine ha consentito di esaminare l'attività di semplificazione svolta in Italia da quattordici enti territoriali – capofila la Toscana – relativamente al Fondo sociale europeo (FSE), in attuazione di diversi regolamenti comunitari. Tale attività ha posto in essere nuove modalità di definizione della spesa, quali unità di costo standard, importi forfetari e costi indiretti, individuate in base a una attenta analisi dei costi storici, che è stata resa più agevole dall'elevata uniformità delle iniziative gestite e finanziate dal FSE.
  A questo riguardo, degna di nota è risultata in particolare la metodologia seguita per l'elaborazione delle unità di costo standard (UCS), utili per la definizione dei costi e delle modalità di calcolo delle spese, individuate nell'ambito dei settori della formazione e dell'avviamento al lavoro.
  I principali benefici derivanti dall'applicazione delle misure di semplificazione sono stati identificati: nella velocizzazione dei flussi di spesa; nel sensibile alleggerimento degli oneri amministrativi a carico sia dei soggetti gestori sia dei beneficiari; nel minore numero di documenti da produrre, valutare e archiviare, con conseguente maggiore possibilità di accesso alle risorse europee; nella standardizzazione dei costi.
  Ulteriori benefici sono rappresentati dalla riduzione dei tempi per la gestione degli interventi e dalla maggiore disponibilità liquida per i beneficiari, dovuta alla misura dell'anticipazione, con un conseguente miglioramento nel raggiungimento degli obiettivi di attuazione finanziaria.
  Tra i risultati positivi dell'iniziativa regionale in argomento possono annoverarsi anche la semplificazione dell'attività preordinata alla rendicontazione, la focalizzazione del processo attuativo delle iniziative programmate sul raggiungimento del risultato stesso nonché la riqualificazione dei controlli, svolti non più ex post ma in itinere, non solo sui documenti ma anche in loco durante lo svolgimento delle attività di gestione, con potenziale riduzione delle frodi.
  La Sezione, a conclusione di questa esposizione, ha il dovere di richiamare l'attenzione sulla problematica delle «irregolarità» che inficiano la «buona spesa» e le attività di gestione e di controllo delle iniziative finanziate dai fondi comunitari. Il tasso di tali irregolarità in Italia, sia sui fondi strutturali sia nell'ambito della politica agricola, si attesta, purtroppo, al di sopra del dato europeo.
  Relativamente ai fondi strutturali, nel 2013 si è registrato un decremento complessivo degli importi irregolari comunicati all'Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) dalle amministrazioni italiane, essenzialmente in ambito FESR, importi sempre comunque ragguardevoli. Tale riduzione potrebbe anche ricondursi all'ampio Pag. 8ricorso alle decertificazioni operato dalle autorità di gestione con riguardo sia al FESR sia al FSE.
  Complessivamente per tutti i fondi comunitari, nel 2013, le comunicazioni di irregolarità ammontano a 170 milioni di euro, di cui 91 milioni correlati a finanziamenti gestiti dalle regioni e in particolare – 60 milioni circa – dalle regioni meridionali e insulari.
  Da sottolineare nel 2013 l'incremento degli importi irregolari riscontrati nella politica agricola e soprattutto la constatazione che una percentuale rilevante delle irregolarità denunciate – quasi il 30 per cento – è ascrivibile a sospette frodi. Tale dato desta particolare allarme.
  Tra le modalità attuative della frode è frequente la falsità delle dichiarazioni per mascherare l'assenza di requisiti essenziali, con il rischio che siano finanziate attività di soggetti non legittimati o attività che non verranno mai poste in essere. Tale condotta non solo è strumentale alla potenziale illecita distrazione dei fondi concessi, ma danneggia le finalità specifiche a cui le sovvenzioni sono indirizzate, quali, ad esempio, la riqualificazione professionale dei lavoratori, lo sviluppo delle attività imprenditoriali e lo sviluppo sostenibile della politica agricola, vanificando l'obiettivo di incentivare le occasioni di crescita socio-economica nel settore e nelle regioni interessati.
  Vanno, altresì, considerati gli effetti negativi che le irregolarità e le frodi producono non solo sul tessuto sociale, ma anche perché condizionano negativamente il rapporto fiduciario fra i cittadini e le istituzioni sia nazionali sia dell'Unione e, nei casi più gravi, alimentano i flussi dell'economia illegale, che trae giovamento dalle carenze gestionali della pubblica amministrazione.
  Come risulta anche dalle comunicazioni inviate dalle amministrazioni all'OLAF, le risorse europee che continuano a essere sottratte alle finalità programmate a causa di irregolarità e frodi sono considerevoli. Occorre, inoltre, rilevare che limitate sono le azioni di recupero avviate dalle amministrazioni per il ristoro dei bilanci UE e nazionale, quest'ultimo particolarmente gravato anche dalle rilevanti somme oggetto di decertificazione.
  La Sezione ha attribuito importanza crescente al monitoraggio delle irregolarità e delle frodi, sotto il profilo sia dei dati statistici sia delle prassi comportamentali e ha costituito una propria banca dati che, partendo dalle comunicazioni periodiche delle amministrazioni nazionali all'OLAF, fornisce elementi conoscitivi su svariati piani, ad esempio con riguardo alle somme da recuperare, consentendo di svolgere un costante controllo sulle azioni poste in essere dalle amministrazioni per ristorare l'erario nazionale e quello dell'Unione.
  L'importanza dello scambio di informazioni, anche all'interno delle stesse amministrazioni, dovrebbe condurre al potenziamento delle banche dati, al duplice fine del monitoraggio conoscitivo e della semplificazione degli adempimenti, a beneficio non solo delle amministrazioni ma anche di tutti i cittadini, come espressione del principio di trasparenza.
  Anche sul fronte della giurisdizione, le procure e le sezioni regionali giurisdizionali della Corte dei conti nell'ultimo quinquennio hanno fortemente potenziato le proprie attività volte all'eventuale accertamento della responsabilità amministrativa-contabile nei confronti degli amministratori pubblici, creando i presupporti per il recupero all'erario di somme anche ragguardevoli. I risultati di tali attività hanno infatti incrementato le sentenze di condanna.
  In materia di irregolarità la Corte ha sottoposto all'attenzione delle competenti autorità una serie di proposte operative volte a potenziare il contrasto di tali fattispecie e consistenti nel rafforzare le verifiche in loco nell'ambito dei controlli di primo e secondo livello; intensificare il ricorso ad azioni cautelari; prevedere privilegi speciali per i crediti erariali relativi ai fondi europei; aumentare la diffusione delle informazioni contenute negli elenchi dei soggetti ammessi a beneficiare delle sovvenzioni per evitare doppi finanziamenti; creare black list dei soggetti autori di dichiarazioni mendaci; escludere dai Pag. 9finanziamenti attività riconducibili a soggetti che abbiano attuato pratiche fraudolente; revocare tempestivamente le sovvenzioni nei casi di sospetta frode; escludere le autocertificazioni per i requisiti essenziali, richiedendo, prima dei pagamenti, specifica documentazione probatoria attestante i requisiti richiesti; prevedere, nei casi di importi elevati, l'acquisizione di garanzie aggiuntive; potenziare il sistema di recupero degli importi irregolarmente corrisposti; migliorare le condizioni contrattuali di garanzia; favorire la circolarità delle informazioni, con maggiore interscambio tra le banche dati.
  Nell'ambito delle iniziative attuate in Italia nel corso del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, la Corte dei conti, al fine di pervenire a forme di armonizzazione e raccordo in materia di prevenzione e contrasto delle irregolarità e delle frodi a tutela dell'erario dell'Unione, ha organizzato un seminario a cui hanno partecipato dodici Istituzioni superiori di controllo (ISC) degli Stati membri dell'UE e le istituzioni europee.
  In tale occasione la Corte ha proposto l'istituzione, nell'ambito del Comitato di contatto delle ISC, di un gruppo di lavoro con l'obiettivo di formulare suggerimenti migliorativi in tema di armonizzazione della disciplina comunitaria in materia e di realizzare maggiori sinergie tra le ISC nell'azione di prevenzione e di contrasto delle irregolarità e delle frodi. Tale proposta, presentata al Comitato di contatto svoltosi a Lussemburgo il 16 e 17 ottobre 2014, ha riscosso ampio consenso ed è stata inserita nell'agenda della prossima riunione del Comitato per una definitiva valutazione.
  Per fare fronte all'incapacità amministrativa e gestionale che nel corso degli anni ha depotenziato l'impiego e l'efficacia di cospicue risorse comunitarie e nazionali, in particolare nel Mezzogiorno d'Italia, è stata riconosciuta, anche in sede europea, la necessità di potenziare l'azione di presidio nazionale nell'attuazione della Programmazione, attraverso un rafforzamento del ruolo di coordinamento, di monitoraggio e gestione.
  A tal fine è stata istituita l'Agenzia per la coesione territoriale. Questo organismo ha, come è noto, il compito di svolgere verifiche e monitoraggi più sistematici sull'utilizzo delle risorse, di fornire maggior sostegno e assistenza tecnica alle amministrazioni e alle regioni interessate e di assumere, in alcuni casi, poteri sostitutivi.
  Relativamente alla Programmazione 2014-2020, nell'elaborare l'Accordo di partenariato con la Commissione europea le autorità italiane si sono proposte di superare le criticità emerse nei cicli di programmazione precedenti, fonti dei notevoli ritardi nell'utilizzo delle risorse approntate dai fondi strutturali. Tali criticità sono state individuate nella programmazione inadeguata, nelle diffuse carenze di ordine istituzionale, amministrativo e tecnico, nell'assenza di piani settoriali nazionali di riferimento.
  A tali criticità l'Accordo intende ovviare attraverso, tra l'altro, una programmazione più trasparente e verificabile; un monitoraggio permanente e un supporto all'attuazione ad opera della citata Agenzia; piani settoriali nazionali di riferimento; piani di rafforzamento amministrativo per le amministrazioni centrali e per le regioni.
  Il pacchetto normativo dell'UE sulla politica di coesione, relativamente alla Programmazione 2014-2020, è sostanzialmente incentrato sulla cultura dei risultati, per cui l'utilizzo dei finanziamenti dei fondi sarà costantemente monitorato e valutato in modo da garantire il raggiungimento dei risultati previsti. L'erogazione delle risorse sarà, inoltre, subordinata ad alcuni prerequisiti, destinati a porre in essere le condizioni richieste per massimizzare l'impatto degli investimenti.
  La concentrazione tematica in quattro settori chiave – che, come noto, sono ricerca e innovazione, piccole e medie imprese, trasporti sostenibili ed economia a bassa emissione di carbonio –, l'orientamento ai risultati e la condizionalità ex Pag. 10ante figurano in primo piano tra i nuovi principi introdotti nei regolamenti comunitari.
  In particolare, lo strumento della condizionalità ex ante, previsto per il nuovo impianto programmatorio, dovrebbe garantire che sussistano le condizioni-quadro programmatiche, regolatorie, di pianificazione, di strumentazione operativa e di capacità amministrativa necessarie ad assicurare l'efficacia degli interventi. Tali specifiche condizionalità devono essere soddisfatte sin dall'inizio della Programmazione e come pre-requisito per la spesa finanziata con le risorse dei fondi comunitari.
  Da tale quadro emerge che nella predisposizione della Programmazione 2014-2020 sono state riconosciute e individuate le carenze e le criticità dei precedenti cicli programmatori ed è stata definita, per superarle, l'articolata e complessa metodologia di azione sopra delineata.
  La Corte si propone di verificare se, alla prova dei fatti, il nuovo impianto e le conseguenti iniziative adottate dall'Italia dimostreranno la loro validità ed efficacia in termini operativi, consentendo al nostro Paese il pieno, tempestivo e produttivo utilizzo delle risorse comunitarie a esso assegnate.
  Ringrazio la Commissione per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  ADRIANA GALGANO. Ringrazio il dottor Colasanti per la circostanziata relazione. Ho tre domande da porre in proposito.
  La prima domanda riguarda l'incapacità di spendere i fondi europei. In base agli ultimi dati risulta che complessivamente in Europa viene speso il 66 per cento delle risorse. Non è quindi un problema solo italiano. Quanto di questo dipende dai nostri oggettivi limiti e quanto dalla complessità di progettazione e procedure ?
  La seconda domanda è simile alla prima e riguarda la frammentazione dei progetti. Noi siamo stati a Bruxelles e abbiamo incontrato una funzionaria del Programma per la competitività delle imprese e delle piccole e medie imprese (COSME) che ci ha detto che esistono molti bandi per qualsiasi idea possa venire in mente; addirittura suggeriva di presentare lo stesso progetto su tre bandi diversi, adeguandolo alle piccole differenze richieste. Siamo quindi ritornati alla Camera con l'impressione che uno dei motivi della frammentazione sia anche la proliferazione eccessiva dei bandi. Vorremmo avere la sua opinione in proposito.
  La terza domanda riguarda le frodi in agricoltura. Sarebbe interessante avere un paragone sul piano internazionale. L'elevata percentuale di frodi in agricoltura è tipica del nostro Paese o del settore agricolo europeo ?

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, presidente, per l'articolata relazione, che ci ha dato una visione della complessità, per certi aspetti drammatica, dei problemi con cui voi e noi dobbiamo fare i conti.
  Una prima domanda riguarda la piaga dei «progetti-sponda», a cui lei accennava con un certo understatement anglosassone parlando di affievolimento del principio di addizionalità. Come possiamo reagire ? Il problema è destinato a crescere di importanza. Da quello che sappiamo su questo – ancora nebuloso – piano Juncker, una parte di esso consiste nell'esenzione dal limite del Patto di stabilità europeo del cofinanziamento delle politiche europee. È ovvio e detto da molti che questo non potrà avvenire senza un rafforzamento dei controlli sull'uso che effettivamente si fa di questi denari.
  Già ricordiamo con terrore le osservazioni della Commissione europea sull'ultimo piano proposto. Erano 800 su un documento di circa 400 pagine.
  C’è un problema di verifica posteriore e vi domando cosa potete fare; ma a monte c’è anche il problema di migliorare la qualità della formulazione del progetto. Vi domando, quindi, se si tratta di innovazioni normative che possiamo introdurre. Come Commissione dobbiamo esercitare Pag. 11un'attività di controllo più penetrante e dove e in che modo, così da favorire il pieno utilizzo da parte dell'Italia delle possibilità che si aprono ?
  È evidente che dal prossimo esercizio finanziario, se le cose vanno come speriamo che vadano e se saremo in grado di corrispondere alle domande che ci vengono fatte per una migliore qualità del controllo, dovremo non diminuire ma aumentare il cofinanziamento. Sarà interesse del Paese aumentare il cofinanziamento dei progetti.
  Legato a questo c’è il problema delle verifiche di efficacia. L'affievolimento del principio di addizionalità si accompagna a una carente verifica dell'efficacia. L'importante è essere efficienti nello spendere. Che si spenda bene o male è cosa secondaria. Nell'interesse del Paese e anche per far fronte ai nuovi criteri che possiamo ragionevolmente aspettarci nel futuro non possiamo più ragionare così.
  Che strumenti abbiamo per verifiche di efficacia ? Sono sufficienti quelli che esistono ? Mettendovi nei nostri panni di legislatori, cosa ci potete suggerire come aree sulle quali intervenire per facilitare un'adeguata verifica di efficacia e di congruità nell'uso dei finanziamenti ? È un altro tema che inevitabilmente ci si presenta.
  Avete giustamente sottolineato il problema della qualità dei programmi sotto diversi profili. Ne richiamo due. Il primo sono i piani settoriali nazionali. È adeguata la legislazione che abbiamo introdotto da questo punto di vista ? Come sta funzionando ? Abbiamo fatto un tentativo di riforma per sottrarre i programmi all'arbitrio delle regioni e creare una cornice nazionale. Qual è la vostra valutazione sull'efficacia ? Avete qualche dato di verifica di efficacia delle innovazioni che abbiamo introdotto ? Se sì, quali ?
  L'altro aspetto è quello dalla qualificazione del personale, che è drammatico. Abbiamo tentato di intervenire attraverso la legge n. 234 del 2012, sottolineando l'importanza degli esperti. Fare uso della legislazione europea sul tema degli esperti nazionali ci permetterebbe di essere più presenti in Europa, ma anche di recuperare personale qualificato, una volta che questo personale rientra. Avete qualche feedback o qualche suggerimento su questo particolare aspetto ?
  Vengo infine ad un problema di tipo diverso. Avete parlato ampiamente dell'attività giurisdizionale. Come funziona la collaborazione a questo livello con la Commissione e con le istituzioni europee ? Io ho l'impressione che ci siano dei vuoti che facilitano la commissione di illeciti, ma anche che affievoliscono il diritto alla difesa. La mancanza di un'adeguata connessione fa in modo che chi si deve difendere, per esempio, non possa disporre della documentazione adeguata, se questa non viene rilasciata dalle competenti autorità europee, come, d'altro canto, lo stesso può giocare all'inverso nel perseguimento degli illeciti.
  Qual è la vostra valutazione della situazione e cosa pensate o in termini di riorganizzazione amministrativa o di intervento normativo o di indirizzo da dare al Governo perché si faccia parte diligente a Bruxelles per aiutare a superare queste difficoltà ?

  PAOLA CARINELLI. Aggiungerò poche questioni visto che la maggior parte delle tematiche sono già state sollevate dai colleghi.
  Ricollegandomi alla questione dell'efficacia dei fondi, mi è venuta in mente l'audizione del professor Perotti, che sollevava il problema di come misurare gli effetti dei progetti finanziati dai fondi. Al di là della valutazione della rendicontazione dei fondi in sé, poneva il problema di come misurare i benefici sociali generati dai progetti.
  Vorrei sapere se anche voi avete riscontrato questa problematica e se avete proposte al riguardo.

  PRESIDENTE. Non essendoci altri interventi, do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  ENNIO COLASANTI, Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari Pag. 12e internazionali della Corte dei conti. Sono domande molto fondate, che in parte credo ci trovino impreparati. Mi farò aiutare dai miei colleghi, ma forse in questo momento non siamo in grado di rispondere a tutte le questioni poste in questa sede.
  L'onorevole Galgano ci faceva presente che l'incapacità di spesa è generalizzata in Europa. Questo in effetti è un dato che risulta dalle statistiche europee. Questa incapacità di spesa in tutta Europa credo sia collegata alla complessità dei regolamenti comunitari.
  Il regolamento del Fondo sociale prevede fisiologicamente interventi a pioggia disseminati sul territorio, che quindi vengono persi. I regolamenti che favoriscono la piccola e media impresa prevedono anch'essi una serie di finanziamenti a pioggia.
  Il ritardo nell'impegno e nei pagamenti in tutta Europa in questi ultimi anni è dipeso molto anche dal fatto che gli operatori economici hanno avuto difficoltà a realizzare i propri programmi anche se questi erano stati finanziati dalla Commissione europea. Con l'esperienza del passato, risalendo agli anni della precedente programmazione, abbiamo visto che quando si spendono tutti i fondi comunitari per realizzare una sola opera questa è un'opera strategica per la nazione. Individuare quale sia quest'opera strategica per la nazione è però difficile. È una decisione essenzialmente politica.
  Con riguardo alla frammentazione, credo di avere risposto facendo l'esempio del Fondo sociale. Lei parlava dei bandi ed è vero. L'unica possibilità di evitare la frammentazione è fare grande infrastruttura. Abbandonare l'idea della grande infrastruttura significa frammentare. Politicamente penso che la grande infrastruttura sia difficile da gestire perché bisogna tenere conto delle realtà dei nostri territori e dare possibilità di sviluppo a tutti. Le difficoltà sono obiettive.
  Quanto alle frodi in agricoltura, se non ricordo male le statistiche stilate dalla Corte dei conti europea, esse si attestano tendenzialmente al 2,5 per cento dei fondi destinati.

  MARIA TERESA POLITO, Consigliere della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti. Sono di più. Sono intorno al 6 per cento. Nei fondi strutturali invece sono intorno al 5 per cento.

  ENNIO COLASANTI, Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti. L'Italia è sicuramente al di sotto di questo livello. È un discorso che ha avuto ripercussioni in questi ultimi dieci o quindici anni. Diversa è la questione delle irregolarità che commettiamo e che la Commissione sanziona facendoci restituire i soldi. Dal 1999 al 2012 abbiamo restituito alla Commissione 1.715 milioni di euro soltanto per le rettifiche finanziarie.
  Quest'anno i fondi ammontano a 170 milioni di euro. Quaranta milioni circa sono per l'agricoltura e 130 milioni sono per i fondi strutturali. I dati sono molto oscillanti. Le irregolarità che noi rileviamo nel 2013 non riguardano quell'anno. Tante volte si ripercuotono su più gestioni precedenti e quindi si cumulano. In agricoltura capita spesso. Anche se ora con il «cinquanta e cinquanta», finiti i quattro anni o gli otto anni, bisogna chiudere i pacchetti, è capitato che alcune posizioni irregolari siano state messe a posto per dieci anni.
  Io mi fermo qui per permettere ai miei colleghi di integrare ulteriormente le risposte.

  MARIA TERESA POLITO, Consigliere della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti. Per quanto riguarda l'incapacità di spendere i fondi, il problema è molto complesso. Dipende da situazioni diverse e sul territorio nazionale è molto differenziato.
  I due ambiti territoriali sono la convergenza e la competitività. Le risorse della convergenza sono più corpose e dovrebbero Pag. 13dar vita a uno sforzo maggiore di organizzazione. La Programmazione 2014-2020 non è ancora cominciata. Parliamo ancora di quella precedente, che speriamo si chiuda al 31 dicembre 2015 senza ulteriori sottrazioni di risorse. È un grande auspicio.
  Queste due realtà territoriali già sviluppano una modalità di spesa dei fondi completamente diversa. Le quattordici regioni e le due province autonome che rientrano nella competitività incontrano anche loro qualche difficoltà – Bolzano, per esempio, ha subito una rettifica di 23 milioni di euro sul Fondo sociale europeo alla chiusura del 2014 –, ma abitualmente sono abbastanza avanti, tant’è vero che quell'obiettivo ha realizzato circa il 70 per cento della spesa. Gli altri sono più lenti perché hanno moltissimi fondi e più difficoltà.
  Da una parte, quindi, non possiamo analizzare tutto nello stesso modo perché non riusciremmo criticamente a capire dove intervenire con maggiore forza anche per il futuro. Dall'altra, c’è il profilo della complessità del sistema normativo di riferimento, complessità che non è solo delle regole.
  Abbiamo lavorato sul versante della semplificazione e c’è anche qualcosa di positivo che si muove e che è bene il Parlamento conosca per poterlo accentuare con le proprie valutazioni. Questi regolamenti sembrano un'entità a sé stante rispetto all'operatività. «Buona spesa» e spesa sono due concetti completamente diversi. «Buona spesa» è spesa di risultato. Spesa e basta significa spendere senza preoccuparsi degli obiettivi che si realizzano. Pertanto, ogni volta che si riprogramma, si rischia di riproporre gli stessi programmi e le stesse modalità perché gli obiettivi non sono stati realizzati.
  Vengo anche alla questione dei progetti-sponda o progetti coerenti, che hanno allarmato e preoccupato sia noi sia la Corte dei conti europea anche nella programmazione precedente. Si tratta di una trasformazione totale della programmazione precedente. Questa valutazione la potremo fare l'anno prossimo, alla chiusura della Programmazione 2007-2013, quando faremo i conti.
  Tuttavia, come abbiamo scritto nella relazione, la programmazione ancora precedente metteva in evidenza che alcuni programmi, come il PON infrastrutture, avevano introdotto il 60 per cento di progetti coerenti. Quando si trasforma una programmazione eliminando il 60 per cento delle caratteristiche di base, si ottiene altro, non quello da cui si è partiti. Tornando alla domanda, l'incapacità di spendere va collegata a tutti questi problemi.
  Come abbiamo detto più volte ai tavoli europei e ai colleghi delle istituzioni superiori di controllo, in particolare a quelli della Corte dei conti europea, che è l'interlocutore principale della Commissione, la Commissione europea dovrebbe non solo fare i regolamenti ma anche semplificare le modalità di relazione tra Stato membro e amministrazione.
  È stato citato il COSME, che è un programma esterno al Fondo sociale europeo perché è uno dei programmi gestiti direttamente dalla Commissione europea. Bisognerebbe razionalizzare i bandi, i tempi e le risposte. Nella semplificazione c’è anche la questione del tempo che passa. Introduco questo elemento della semplificazione perché è positivo.
  Il tempo di risposta per un'amministrazione che sta cambiando sistema diventa importante. Io sono abbastanza critica con la Commissione europea perché non si può pretendere che le amministrazioni nazionali rispettino i tempi quando essa stessa non lo fa, disponendo di un termine aperto ai propri desiderata. Il tempo è denaro. Senza una risposta l'iter si blocca perché non c’è l'impegno, non c’è il pagamento e l'opera non si realizza.
  Certo, in Italia per tanto tempo il fondo comunitario è sembrato un fondo di altri, sul quale le regole comunitarie potevano essere applicate in modo abbastanza elastico, senza porsi il problema dell'efficacia e del risultato, che invece trovo, con soddisfazione, imposto con la Programmazione 2014-2020.Pag. 14
  Forse andremo finalmente verso una programmazione in cui il risultato diventa un fatto importante. L'incapacità di spesa non si dissolverà, ma comincia a essere più oggettivizzabile. A monte ci deve però essere una programmazione adeguata. Senza questa, si sbagliano gli obiettivi. Per non sbagliare si devono limitare i frammenti perché la frammentazione rende complicatissima l'azione di gestione e di controllo. Seguire una marea di progetti è davvero complicato.
  Quello delle frodi è un problema serio, al quale speriamo che voi legislatori mettiate mano. Vi abbiamo indicato una serie di elementi che rileviamo in tutte le nostre relazioni sulle frodi e che non hanno ancora avuto attuazione. L'irregolarità è più tollerabile perché legata all'errore, ma alla frode diamo molta importanza. La Corte dei conti è inserita nella banca dati dell'OLAF ed è l'unica istituzione italiana ad avere la ricognizione di tutte le irregolarità segnalate in Europa su tutti i fondi, dall'agricoltura ai fondi strutturali alla pesca.
  Abbiamo un quadro d'insieme che ci serve, come diceva il presidente, non soltanto per individuare le entità e gli importi, che purtroppo sono rilevanti, ma anche per capire le modalità e compiere un'azione di prevenzione e di verifica del rischio, che è ciò che viene chiesto all'autorità di controllo. Questa analisi del rischio la spendiamo nei confronti delle amministrazioni, ma queste in alcuni casi sono sorde.
  Per questo l'elenco che abbiamo fatto può essere un aiuto per il Parlamento. Poiché i crediti che derivano dai fondi comunitari non sono protetti da privilegi, quando l'azione giudiziaria scopre un fallimento, il creditore non è privilegiato, diventa l'ultimo. Questa è la tutela che vorremmo dare a questi fondi, che dobbiamo restituire all'Europa e di cui l'Europa ci chiede conto.
  È una delle ipotesi. L'altra è quella delle black list. Cominciando a rendere difficile la vita del frodatore, le frodi non si eliminano completamente, ma si rendono più difficili, operando in modo molto più massiccio sulla prevenzione. Le autocertificazioni sono una semplificazione ma, quando i soldi da erogare sono tanti, occorre verificare i requisiti prima di accettare le autocertificazioni. Questo emerge dalla casistica, che è piena di situazioni di questo tipo soprattutto in agricoltura.
  Il sistema dell'agricoltura è un sistema ad aiuto individuato, come il presidente sa bene per aver svolto per tanto tempo questo genere di controllo. Abbiamo delle realtà particolari. Una frode ricorrente in agricoltura e verificabile a monte è per esempio l'erogazione di contributi a persone sottoposte a misure di prevenzione. È un fatto allarmante perché si tratta di persone condannate per associazione mafiosa o altro che non dovrebbero ricevere alcun contributo.
  Ci sono fondi dati a soggetti che hanno utilizzato dichiarazioni false su terreni appartenuti a persone morte o a persone che non li avevano mai ceduti loro. C’è una componente reiterata di questi comportamenti che andrebbe non lasciata soltanto all'azione penale, bensì utilizzata anche nell'ambito di un'attività di prevenzione. Su questo vi chiediamo aiuto allo scopo di rafforzare il presidio.
  Per quanto riguarda l'efficacia, siamo d'accordo. Seguendo il principio della «buona spesa» e della realizzazione degli obiettivi proposti con la programmazione spingiamo le amministrazioni verso un altro disegno. È quanto emerso dall'esperienza che abbiamo maturato controllando una serie di progetti di natura regionale sulla semplificazione relativa al Fondo sociale europeo.
  Con questo lavoro nell'ambito della semplificazione – la volta scorsa abbiamo consegnato al presidente Bordo la relazione – abbiamo individuato l'attuazione di alcuni regolamenti comunitari per rendere più veloce la spesa nell'ambito della formazione. Come sapete, nel settore della formazione ci sono scandali continui a causa di falsificazioni e di corsi che non si fanno nonostante i fondi vengano percepiti. L'idea è quella di controllare quando l'attività si sviluppa. Trattandosi di un'attività Pag. 15e non della realizzazione di un ponte o di un palazzo, va controllata mentre si svolge perché il controllo successivo viene eseguito attraverso l'incrocio di documenti che potrebbero essere falsi.
  L'idea di semplificazione è quella di spostare il controllo a monte, stabilendo il costo standard di un corso di formazione, e di spostare i controlli sull'effettuazione del corso e sulla qualità dei corsi. In questo modo la spesa passa dall'essere spesa tout court a essere spesa buona e qualificata.
  In questo piccolo scenario, peraltro abbastanza volontaristico perché queste quattordici regioni si sono messe insieme e noi le abbiamo intercettate, abbiamo visto che si cominciano a produrre frutti. Per esempio, sono in corso alcune sperimentazioni che potrebbero essere applicate anche ad altri settori, come la ricerca, con una previsione di attività particolari.
  Questo potrebbe qualificare anche i controlli alla cui qualità va correlato il problema della gestione. L'onorevole Buttiglione metteva in evidenza l'importanza dei controlli, ma altrettanto importanti sono le professionalità. Nelle regioni a rischio le professionalità in alcuni settori sono necessarie perché, facendo controlli sul posto, ci siamo accorti che non tutte le strutture sono idonee pur avendo l'etichetta del controllo di primo o di secondo livello.
  Il supporto a queste unità, considerando che c’è un turnover costante del personale, come dicevamo nella relazione, non può essere assicurato solo dagli esperti.
  Servono strutture stabili con professionalità adeguate e possibilmente giovani che escono dall'università.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Gli esperti non servono per il controllo.

  MARIA TERESA POLITO, Consigliere della Sezione di controllo per gli Affari comunitari e internazionali della Corte dei Conti. Gli esperti servono per la gestione, ma queste professionalità potrebbero essere un ottimo sbocco per giovani laureati e qualificati da assumere, con i vincoli del patto di stabilità interno. Destinando risorse a occupare stabilmente queste persone si supererebbe il patto, ma in settori in cui si fa gestione dei fondi comunitari. Probabilmente rientrerebbero. Ma fino a quando non ci sono questi limiti...
  È un'esperienza diretta che abbiamo fatto in Calabria, dove a svolgere il controllo abbiamo trovato persone di grande qualità, ma assunte con contratto triennale e che sarebbero state licenziate perché non c'era la possibilità di assumere. È un duplice peccato perdere questa forma di internalizzazione, che rende molto più domestica l'attività di controllo.
  Chi svolge i controlli per contratto sarà anche bravo, ma abbiamo notato che ha un interesse proprio a non essere licenziato, a farsi rinnovare il contratto e a essere nuovamente selezionato. Chi invece è stabile in un'organizzazione utilizza queste persone, ma ha uno status di appartenenza all'amministrazione che gli consente di avere ben altra indipendenza.
  Quello che interessa non è l'indipendenza formale, ma quella sostanziale.

  ENNIO COLASANTI, Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti. Io provengo da un'esperienza regionale che ho concluso da poco. Il problema dell'assunzione in tutto il settore pubblico crea queste difficoltà.
  Se in una qualsiasi struttura va via il tecnico, non si può più assumere nessuno.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Volevo solo segnalare che sono stati fatti concorsi in cui non sono stati assunti gli idonei, in vari settori ma soprattutto in questo.

  MARIA TERESA POLITO, Consigliere della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti. Vorrei fare solo un ultimo accenno. Credo sia importante sottolineare che l'Italia è molto attenta all'applicazione dei regolamenti comunitari in materia di frodi, ma non tutti i Paesi lo sono altrettanto. Pag. 16Noi ci troviamo con un alto tasso di segnalazioni di irregolarità e frodi perché facciamo molti controlli.
  Non è un alibi, ma la conoscenza approfondita che la Corte ha assunto ci ha spinto verso un tavolo di armonizzazione con le altre Corti dei conti affinché tutti facciano la propria parte e l'Italia, che segnala tanto, non si trovi alla fine in Europa in una situazione sperequata. È l'iniziativa di cui parlava il Presidente, che dovrebbe avere presto un riconoscimento. L'obiettivo è lavorare a un tavolo comune perché le frodi siano segnalate non quando si recupera, ma quando emergono, così come avviene in Italia.
  Infine, in relazione alla domanda dell'onorevole Buttiglione sulla giurisdizione, io non so rispondere sul diritto di difesa, ma le posso dire una cosa di cui l'Italia può andare fiera. La Corte dei conti italiana ha stipulato un atto di convenzione con l'OLAF per le attività ispettive e investigative e viene chiamata molto spesso a operare sul territorio nazionale.
  In un caso specifico di frode su un fondo diretto – per il quale, cioè, non è prevista la corresponsabilità dello Stato membro – che riguardava una grossa partita inter-comunitaria su Milano, l'OLAF ci ha chiesto ausilio. La sinergia che abbiamo avuto ha portato sia al processo penale sia al nostro processo per il recupero dei fondi, in cui la Commissione europea si è costituita parte civile. Benché l'Italia non avesse perso il fondo, è stata riconosciuta destinataria diretta di quanto richiesto ai frodatori.
  C’è da lavorare ancora molto, ma le basi per far valere meglio le nostre ragioni e per aiutare l'Europa ed essere aiutati dall'Europa, secondo me, le abbiamo già poste.

  ENNIO COLASANTI, Presidente della Sezione di controllo per gli affari comunitari e internazionali della Corte dei conti. Sempre sulla giurisdizione, volevo dire che esiste un protocollo di intesa tra la nostra Procura e l'OLAF. Credo quindi che le preoccupazioni per le difficoltà che potrebbe incontrare la nostra Procura nell'acquisizione di documenti siano da fugare.
  Non ho esperienza di procura negli ultimi anni, ma credo che non vi siano grandi difficoltà nell'acquisire documenti sia perché molti vengono acquisiti dalle amministrazioni nazionali sia perché esiste questo protocollo d'intesa con l'OLAF, che, come diceva la collega, permette un buon interscambio di informazioni.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.10.