XVII Legislatura

XIV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Martedì 3 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bordo Michele , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SUGLI STRUMENTI E I METODI PER LA VALUTAZIONE EX ANTE E EX POST DELL'IMPATTO DELLA NORMATIVA DELL'UNIONE EUROPEA

Audizione del Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea, Laurent Muschel.
Bordo Michele , Presidente ... 2 ,
Muschel Laurent , Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea ... 3 ,
Bordo Michele , Presidente ... 5 ,
Muschel Laurent , Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea ... 5 ,
Bordo Michele , Presidente ... 5 ,
Capua Ilaria (SCpI)  ... 5 ,
Muschel Laurent , Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea ... 5 ,
Capua Ilaria (SCpI)  ... 6 ,
Muschel Laurent , Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea ... 6 ,
Bonomo Francesca (PD)  ... 6 ,
Albini Tea (PD)  ... 6 ,
Bordo Michele , Presidente ... 6 ,
Muschel Laurent , Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea ... 7 ,
Bordo Michele , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MICHELE BORDO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea, Laurent Muschel.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli strumenti e i metodi per la valutazione ex ante e ex post dell'impatto della normativa dell'Unione europea, l'audizione del Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea, Laurent Muschel.
  Ringrazio Laurent Muschel per aver accettato il nostro invito a intervenire in audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva che stiamo svolgendo, come Commissione politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati, e che in questa prima fase si sta concentrando sulle tematiche relative alla gestione dei flussi migratori e ai problemi connessi, dai salvataggi dei migranti, alla loro accoglienza e al riconoscimento dello status di rifugiati.
  Questo incontro fa seguito alle audizioni già svolte dell'EASO e dei rappresentanti dell'UNHCR, che hanno offerto numerosi elementi utili di informazione e valutazione. Acquisire il punto di vista della struttura competente della Commissione europea sulle tematiche oggetto d'indagine appare, quindi, oggi particolarmente utile, alla luce delle iniziative che sono state adottate recentemente dalla Commissione e dal Consiglio per fronteggiare il consistente incremento dei flussi migratori registratosi nell'ultimo anno.
  Peraltro, alcune di quelle decisioni non hanno trovato sinora integrale attuazione per la resistenza di alcuni partner. Mi riferisco specificamente al programma di ricollocazione a favore di Italia e Grecia, che sta procedendo con una inaccettabile lentezza.
  Un altro segnale preoccupante delle resistenze e dell'indisponibilità di molti partner ad affrontare il problema nella logica della solidarietà e della condivisione degli oneri è costituito dalla frequenza con la quale si fa ricorso o si minaccia il ripristino dei controlli alle frontiere interne, smentendo in tal modo uno dei risultati più importanti realizzati dall'integrazione europea, ovvero il sistema Schengen.
  Ritengo che la Commissione europea debba esercitare una forte pressione sugli Stati membri più refrattari per indurli a mantenere gli impegni assunti e ad assicurare la massima collaborazione ai partner più esposti e alla Commissione europea medesima per assicurare la piena attuazione dell'Agenda per la migrazione, in primo luogo allo scopo di tradurre concretamente i programmi di resettlement e relocation.
  Si dovrà, inoltre, realizzare quanto prima il progetto che prevede la creazione di una guardia di frontiera e costiera europea, che unisca le risorse dei vari Stati membri e ne consenta l'uso più razionale ed efficiente. Contestualmente, bisognerà pervenire all'aggiornamento del cosiddetto «Regolamento di Dublino».
  Non voglio andare oltre per non rubare ulteriore tempo al nostro ospite, al quale cedo subito la parola, anche al fine di consentire un successivo dibattito.

  LAURENT MUSCHEL, Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti, per me è un onore essere qui con voi oggi.
  A marzo ci sono state forti preoccupazioni sui flussi migratori verso l'Italia perché c'era un aumento di oltre l'80 per cento degli arrivi in Italia rispetto all'anno precedente, ovvero al 2015. Oggi, siamo, invece, più o meno al livello del 2015 perché gli arrivi recentemente sono diminuiti.
  La complessità del fenomeno migratorio è tale che è molto difficile spiegare come mai a marzo, in inverno, c'era un arrivo massiccio di migranti e poi improvvisamente, dai 4.000 arrivi, si sia avuta una diminuzione dei flussi.
  Questo spiega la necessità di disporre di un sistema che possa rispondere a qualsiasi situazione. Spesso, infatti, succede che le partenze in barca si facciano in maniera raggruppata, cioè partano una decina di barche che poi arrivano tutte insieme, con 4.000-6.000 persone che sbarcano tutte nello stesso giorno. Abbiamo, quindi, bisogno di avere degli strumenti per poter gestire i flussi che arrivano anche in maniera consistente.
  Mi concentrerò sulla rotta del Mediterraneo centrale, per poi parlare degli aspetti regolamentari. Ebbene, sulla rotta del Mediterraneo dobbiamo prepararci a un arrivo notevole di migranti se l'accordo tra la Grecia e la Turchia persiste e quindi consente di mettere fine ai flussi che arrivano dalla Turchia verso la Grecia.
  È evidente che i siriani, i pakistani e gli iracheni cercheranno di prendere la rotta che attraversa la Libia o l'Egitto per raggiungere l'Europa, quindi la pressione migratoria sull'Italia potrebbe nuovamente aumentare proprio a causa dell'accordo tra la Grecia e la Turchia. È per questo che bisogna prevedere degli strumenti per essere in grado di rispondere a questa possibilità.
  La prima risposta che l'Europa, insieme all'Italia, deve offrire è in mare, quindi dobbiamo mantenere le operazioni marittime Triton, EUNAVFOR e Sophia per assicurare la distruzione delle imbarcazioni che sono utilizzate dai trafficanti e quindi evitare gli arrivi massicci in barca. Inoltre, dobbiamo rafforzare la cooperazione con la guardia costiera libica per evitare le partenze dalla Libia.
  Questa è la prima risposta in mare. La seconda risposta riguarda gli arrivi a Lampedusa o in Sicilia. Qui dobbiamo fare in modo che le procedure siano chiaramente stabilite e che i migranti subiscano una procedura chiara e razionale con la presa di impronte e l'identificazione, per poi essere indirizzati nel canale della richiesta di asilo oppure del rientro o, terza possibilità, nel quadro della relocation. Per questo dobbiamo avere degli hotspot che funzionino adeguatamente.
  Oggi sono stati creati quattro hotspot, ma la loro capacità totale non è sufficiente quando ci sono degli arrivi massicci, per cui è importante che l'Italia abbia almeno un hotspot aggiuntivo per aumentare la capacità delle autorità italiane di gestire gli arrivi ingenti.
  A questo proposito, lavoriamo in collaborazione con le autorità italiane per creare una squadra mobile che possa spostarsi a seconda degli arrivi nei vari porti, favorendo un processo fluido di identificazione e di informazione dei migranti. Pensiamo, quindi, a hotspot mobili.
  Inoltre, è importante assicurare la presa delle impronte al 100 per cento e controlli di sicurezza adeguati. Soprattutto se i flussi migratori si modificano, sarà necessario che i controlli di sicurezza siano rafforzati.
  Ci deve essere, poi, una buona procedura di asilo e di rientro. A livello di richiesta di asilo, purtroppo, in Italia le procedure sono molto lunghe. Le regole europee non prevedono procedure così lunghe, in particolare quella di appello, quindi chiediamo una riforma dell'asilo in Italia perché ci siano delle risposte in tempi più ragionevoli.
  Per quanto riguarda la procedura di rientro, in questo caso la vera difficoltà è che la maggior parte dei migranti economici sottoposti a una procedura di rimpatrio scompare. So che alcuni non apprezzeranno quello che sto dicendo, ma pensiamo che occorra aumentare la capacità di detenzione da parte dell'Italia.
  C'è bisogno di centri di detenzione in cui i migranti economici che devono essere avviati alla procedura di rientro siano detenuti fino al completamento della procedura.
  L'anno scorso ci sono stati più di 156.000 arrivi in Italia, con soltanto 6.000 rientri. C'è un divario veramente eccessivo tra le decisioni che riguardano il rientro dei migranti e gli arrivi effettivi. Chiediamo, pertanto, un aumento delle capacità di detenzione nei CIE, che attualmente sono insufficienti, essendo limitate a 250-270 posti.
  Viceversa, l'esperienza della Grecia evidenzia che se i flussi sono stati bloccati è perché i migranti che sono stati fatti rientrare sono stati gestiti sulle isole, quindi non hanno avuto possibilità di spostarsi liberamente.
  Per quanto riguarda la ricollocazione, la Commissione sta facendo degli sforzi importanti per cercare di accelerare le procedure di ricollocazione. È vero, però, che c'è un'assenza di solidarietà e di sostegno politico da parte di alcuni Stati membri. Stiamo esercitando pressioni su questi affinché siano più impegnati nella ricollocazione e mantengano fede ai loro impegni.
  Dall'Italia sono state ricollocate 655 persone, quota nettamente inferiore ai 30.000 che erano previsti. Bisogna accelerare questo processo di ricollocazione, cosa che richiede pressioni sugli Stati membri, un'accelerazione della procedura e anche una buona volontà da parte di tutti i partner a partecipare a questo sforzo di solidarietà.
  Per quanto riguarda l'aspetto esterno è evidente che dobbiamo impegnarci maggiormente in Africa per cercare di affrontare le cause all'origine della migrazione. Per questo c'è stato un vertice a La Valletta, seguito dalla creazione di un fondo fiduciario per l'Africa, che ha identificato alcuni progetti da finanziare per lottare contro i flussi migratori provenienti dall'Africa.
  Chiaramente, dobbiamo impegnarci molto soprattutto con la Libia e con l'Egitto, che è una rotta che potrebbe aprirsi prossimamente, come anche con i Paesi di origine per garantire il rimpatrio dei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale. A questo proposito, collaboriamo con le autorità italiane per avere degli accordi di riammissione con alcuni Paesi come il Senegal e la Costa d'Avorio.
  Gli Stati membri dell'Unione europea stanno cercando di creare le condizioni per consentire i rimpatri, naturalmente nel rispetto del diritto d'asilo. Questi sono gli assi prioritari della rotta migratoria centrale del Mediterraneo.
  Sul piano legislativo, come diceva lei presidente, abbiamo avanzato delle proposte. L'accordo europeo sulle guardie di frontiera e costiere è una proposta importante che rafforzerà le nostre capacità di controllo delle frontiere esterne dell'Unione, elemento importantissimo. Sotto la presidenza olandese, da qui a giugno, speriamo di arrivare a un accordo tra Parlamento europeo e Consiglio su questo testo.
  Domani la Commissione europea adotterà proposte molto ambiziose in materia di asilo, infatti rafforzeremo l'Agenzia europea dell'asilo (EASO), che avrà, dunque, mezzi potenziati. Bisogna che il Consiglio e il Parlamento adottino questa misura.
  Inoltre, proporremo di modificare il Regolamento di Dublino per garantire una maggiore solidarietà e far sì che le regole di Dublino siano più eque. Questo è uno dei grandi cantieri. Sarà un testo difficile da far adottare al Consiglio e al Parlamento, ma è una priorità politica per la Commissione.
  L'adozione di questo testo su Dublino ha un interesse grandissimo per un Paese come l'Italia perché permetterà di ripartire i richiedenti asilo in funzione di criteri obiettivi, come la dimensione della popolazione, il PIL e così via.
  Abbiamo proposte ambiziose che fanno seguito all'Agenda europea sulla migrazione, per cui speriamo che saranno presto accolte. Abbiamo, dunque, bisogno dei Parlamenti nazionali per far pressione affinché questi testi siano adottati presto a livello europeo.
  Non mi dilungo, anche per avere una sufficiente discussione con voi. Insisto sul fatto che non c'è una soluzione unica alla questione migratoria: dobbiamo prendere diverse misure, a partire dall'Africa fino alla soluzione delle questione afgana e di quella siriana. Occorre, inoltre, un buon controllo delle frontiere, una riforma dell'asilo e delle buone procedure di rimpatrio. È necessario, insomma, un fascio di misure da prendere per risolvere e regolare la situazione.

  PRESIDENTE. Se non ci sono colleghi che chiedono di intervenire, le pongo una questione che mi interessa rispetto a quanto da lei detto. Lei ha spiegato che c'è stata una fase in cui i flussi che seguivano una certa rotta, quella dei Balcani, erano molto più intensi, dopodiché improvvisamente c'è stata una diminuzione significativa. Lei ritiene, come pure si dice in queste settimane, che la diminuzione dei flussi verso l'Europa sia dovuta innanzitutto all'accordo fatto tra l'Europa e la Turchia?

  LAURENT MUSCHEL, Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea. È una combinazione di elementi. La rotta balcanica è stata chiusa da un certo numero di Stati membri. Questo ha reso più difficile il transito verso la Germania, l'Austria e la Svezia per i migranti che ci volevano andare. Questo è stato un primo fattore.
  Il secondo è stato l'accordo tra l'UE e la Turchia per il rinvio in Turchia delle persone con garanzie. Abbiamo, infatti, negoziato un accordo che individua un certo numero di garanzie da parte turca (protezione internazionale secondo la Convenzione di Ginevra e così via). Un migrante non investe 3-4.000 dollari o euro per essere rispedito indietro, quindi l'incertezza o il rischio troppo grande di essere rimandati indietro ha prosciugato i flussi prima ancora che si cominciassero a organizzare i primi rientri di siriani.
  Pertanto, oggi il flusso di siriani si è interamente prosciugato, anche se ancora non abbiamo cominciato a rimandarli in Turchia. L'incertezza, unita al fatto che le reti si siano accorte che questo accordo sarebbe stato attuato, è bastato per fermare i flussi.

  PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire.

  ILARIA CAPUA. Riguardo alle procedure mediche alle quali vengono sottoposti i migranti che arrivano da Paesi che in questi ultimi anni non hanno potuto mettere in pratica le vaccinazioni per l'infanzia o altri trattamenti considerati necessari per garantire il diritto alla salute, vorrei sapere se negli hotspot e nei CIE si riesce a intervenire, per esempio vaccinando i bambini per il morbillo o facendo dei trattamenti antibiotici mirati a persone che possono essere affette da alcune patologie che rischiamo di introdurre nel nostro Paese.
  Questo ragionamento nasce anche dal fatto che in Europa alcune infezioni, come appunto il morbillo, sono endemiche, per cui, qualora dovessero arrivare dei numeri consistenti di bambini non vaccinati per il morbillo, appena entrano in una struttura protetta o in strutture dove ci sono altri bambini, rischiano di ammalarsi proprio perché non sono vaccinati. In questo modo, però, rischiamo di alimentare la preoccupazione che sono i migranti a portare le malattie e non che, invece, essi sono vittime delle malattie presenti in Europa.
  Al di là della salute dei migranti, che ovviamente è importante, il problema va gestito per evitare che si creino delle leggende sullo stato di salute di queste persone e che si utilizzino in maniera strumentale questi argomenti per fomentare le correnti antimmigrazione.

  LAURENT MUSCHEL, Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea. Questo è un argomento molto importante. Dopo le operazioni di soccorso in mare, sono presenti allo sbarco medici del Ministero della salute. Dopodiché, quando le persone sono nell’hotspot, c'è una presenza medica 24 ore su 24. In generale, si identificano le persone che hanno bisogno di un trattamento sanitario immediato in base a uno screening.
  Detto ciò negli hotspot non si procede a vaccinazioni dei bambini. Le persone che sono negli hotspot non ci rimangono perché poi vanno nei centri di accoglienza, che sono la seconda linea. È lì che si fanno le vaccinazioni, ma questa è una competenza nazionale del Governo italiano che, appunto, deve accertare che nei centri di accoglienza si facciano le vaccinazioni.
  È un tema molto importante. Si vede soprattutto nel caso dei siriani perché i bambini che arrivano dalla Siria negli ultimi due anni non sono stati vaccinati, dato il crollo del sistema sanitario. A questo proposito, stiamo lavorando in Turchia con fondi dell'Unione per cercare di accrescere il tasso di vaccinazione dei bambini nei campi profughi e per accertarci che siano vaccinati contro tutte le malattie infantili.
  Anche in Africa, in certi Paesi, abbiamo problemi per quanto riguarda la vaccinazione. Questo, però, va risolto dalle autorità competenti in Italia nei centri d'accoglienza. Negli hotspot – ripeto – abbiamo una presenza medica 24 ore su 24, ma solo per fare i primi accertamenti ed effettuare i primi trattamenti.

  ILARIA CAPUA. La ringrazio. Forse non mi sono spiegata bene. Intendevo chiederle se avete dati sull'efficacia del servizio sanitario nazionale italiano nell'implementare e nel portare a termine le campagne di vaccinazione.
  L'Italia ha forze sufficienti per intervenire su queste popolazioni di migranti e con bambini che non sono stati sottoposti a vaccinazione oppure, per motivi diversi, le vaccinazioni non vengono effettuate perché non c'è personale sanitario o non c'è vaccino o non c'è disponibilità?

  LAURENT MUSCHEL, Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea. Si dovrebbe rivolgere al Ministero della salute qui a Roma. Non ho i dati precisi sulla vaccinazione dei bambini che arrivano nei centri.

  FRANCESCA BONOMO. Vorrei veramente ringraziare il direttore Muschel per la relazione che ci ha fatto pervenire, per questo confronto e soprattutto perché da tempo si cercava di stimolare, a livello di Parlamento italiano, ma anche di governo, una revisione del sistema di Dublino, nell'ottica di una condivisione maggiore del controllo alle frontiere.
  Vorrei specificare che a livello parlamentare questo sarà impegno della nostra Commissione, anche perché proprio oggi abbiamo incardinato la proposta di Regolamento relativa alla Guardia costiera e siamo intenzionati a fare la nostra parte per esercitare pressioni sul governo nazionale, che, peraltro, ha sempre appoggiato questa soluzione, come si è visto nell'ultima proposta fatta al Migration compact.
  Insomma, è un punto su cui sia il Parlamento sia il governo si sono impegnati. In particolare, vorrei chiederle, visto che ha accennato ad alcune modifiche che si attendono da tempo sul Regolamento di Dublino, se ci possono essere delle anticipazioni soprattutto in relazione agli indirizzi di modifica. In particolare, ci interesserebbe capire se c'è uno spazio per rivedere il principio dello Stato di primo approdo al fine di modificare questo requisito.

  TEA ALBINI. Ho una domanda precisa. Lei ha definito – precisando che ad alcuni non sarebbe piaciuto – «luoghi di detenzione» quelli in cui tenere i migranti in attesa del rimpatrio. Ora, non so se ho capito bene o se è un problema di traduzione, per cui vorrei chiarisse questo punto, perché parla di detenzione?

  PRESIDENTE. Per concludere, se non ci sono altre domande, a proposito del Regolamento di Dublino, nel suo intervento faceva riferimento alla necessità di lavorare in accordo tra gli Stati. Ebbene, nei prossimi giorni ci sarà un vertice in cui questo tema sarà all'ordine del giorno. La collega Bonomo chiedeva poc'anzi se ci sono delle idee rispetto alle quali lavorare.
  Per quanto ci riguarda, penso che se non si considera la ricollocazione obbligatoria dei migranti come priorità ci sia il rischio che nei Paesi di primo approdo i problemi di gestione dei flussi di migranti, specie se dovessero aumentare, diventino molto significativi.
  Ora, rispetto alla necessità di rendere obbligatoria la ricollocazione, atteso che sappiamo bene che su questo c'è un orientamento non favorevole da parte di alcuni Stati, mi interesserebbe comprendere come la Commissione intenda agire di fronte al rifiuto, che verosimilmente alcuni Stati opporranno alle richieste di ricollocamento.
  Inoltre, è vero quanto si legge a proposito dei 250.000 euro per ogni rifugiato a carico dello Stato che si dovesse rifiutare di accoglierli? Vorrei avere un'idea più chiara sul punto.
  Do ora la parola al nostro audito per una breve replica.

  LAURENT MUSCHEL, Direttore Migrazione e Protezione della Direzione generale della Migrazione e degli Affari interni (HOME) della Commissione europea. Per rispondere alla seconda domanda, ho parlato di limitata capacità di detenzione nei CIE, che prevede solo 250 posti. L'Italia aveva un piano di azione che prevedeva 1.350 posti, ma siamo – ripeto – solo a 250 e questo non basta per effettuare le operazioni di rimpatrio.
  Un migrante economico del Senegal, che è oggetto di procedura di rimpatrio, preferisce andare avanti per cercare di arrivare in Francia, in Belgio o altrove, per cui, se non lo si mantiene in un centro chiuso finché la procedura non è completata, se ne va.
  Il problema è che per effettuare la procedura di rimpatrio ci vuole tempo perché, per esempio, occorrono i lasciapassare consolari emessi dalle autorità del Paese interessato (in questo caso il Senegal). Insomma, trascorrono dei giorni durante i quali le persone sono a disposizione delle autorità.
  Questo è l'unico modo per rendere credibile la nostra politica di rimpatri. Se non si manda un messaggio forte ai migranti economici, facendo capire loro che saranno rimpatriati, continueranno ad arrivare in modo sempre più massiccio.
  Come sapete, la popolazione africana raddoppierà nei prossimi 13-15 anni, pertanto la pressione migratoria sarà fortissima sull'Italia. Ecco, oggi il miglior modo per dissuadere un migrante è fargli vedere che ha speso 4-5.000 euro e anche di più per arrivare in Italia, dopodiché viene rimandato nel Paese d'origine.
  Certamente è triste. Sono operazioni difficili da eseguire, ma è il miglior modo per dissuaderli. Se avesse investito quei 4-5.000 euro nel suo Paese, avrebbe potuto metter su una ditta. Queste persone, che spesso sono le più intraprendenti e con più talento, a volte si mettono per strada e rischiano la vita, attraversando il deserto e il mare per arrivare in Europa, ma non è detto che qui poi trovino un lavoro e abbiano un futuro migliore. Allora, l'unico modo per scoraggiarli è facendo funzionare i rimpatri, cosa che esige capacità di detenzione sufficienti.
  Per quanto riguarda la domanda su Dublino, la Commissione europea comunicherà la sua proposta domani mattina, quando ci sarà una conferenza stampa del Commissario che spiegherà le misure che si ritroveranno nel nuovo Dublino.
  Visto che siamo in diretta televisiva, mi sembra inopportuno fare annunci in questo senso prima che intervenga il Commissario. Capirete, quindi, se non entro nei dettagli della proposta. Il testo è stato redatto; il collegio dei commissari lo approverà domani, quindi è delicato per me parlarne. In una cerchia ristretta avrei potuto farlo, ma in webstreaming non credo sia il caso.
  Detto ciò, quando, qualche settimana fa, abbiamo adottato la comunicazione sulla riforma dell'asilo, avevamo due opzioni. La prima prevedeva un meccanismo correttivo in caso di crisi; la seconda una distribuzione sin dall'arrivo e non più il criterio di primo ingresso o primo arrivo. La terza opzione, invece, molto a lungo termine, è che sia l'Europa a gestire il tutto con l'Agenzia europea.
  Quello che posso dirvi è che propenderemo per un'opzione del primo tipo, ma rinforzata. Non ci riferiamo, quindi, alla seconda opzione, ma a un meccanismo correttivo rinforzato.
  Ecco, per adesso posso dirvi questo. Dopodiché, come ha detto il presidente, è molto difficile organizzare la ricollocazione, che va resa obbligatoria. Ci vuole un meccanismo obbligatorio.
  Peraltro, per far adottare il nuovo Regolamento di Dublino si dovranno fare grossi sforzi nei confronti di un certo numero di Paesi recalcitranti. Questo sarà oggetto di trattative in seno al Consiglio europeo.
  Vi segnalo, infine, che questo testo dovrà essere adottato a maggioranza qualificata. Non c'è bisogno, dunque, dell'unanimità, quindi non occorrono tutti gli Stati membri. Tuttavia, ci sarà un certo numero di Stati membri, in particolare dell'Europa centrale, molto reticenti di fronte a proposte del genere. Bisogna, però, insistere e andare al voto.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore Muschel per il contributo che ha dato alla nostra indagine conoscitiva e alla riflessione che stiamo facendo in Commissione e nel Parlamento italiano su questi temi.
  Nel ringraziare anche i colleghi per la partecipazione, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.