XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 1 di Giovedì 7 novembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DI FINANZIAMENTO DELLE IMPRESE AGRICOLE

Audizione del Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina.
Sani Luca , Presidente ... 3 
Martina Maurizio , Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali ... 3 
Sani Luca , Presidente ... 8 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 8 
Mongiello Colomba (PD)  ... 8 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 9 
Bordo Franco (SEL)  ... 10 
Sani Luca , Presidente ... 10 
Martina Maurizio , Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali ... 11 
Sani Luca , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal sottosegretario Maurizio Martina ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCA SANI

  La seduta comincia alle 8.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul finanziamento delle imprese agricole.
  Saluto il sottosegretario Martina, accompagnato dall'onorevole Zucchi, ricordando che la sua audizione dà l'avvio all'indagine conoscitiva, consentendoci una prima analisi dei problemi di finanziamento delle imprese agricole, questione oggi più che mai attuale.
  Ricordo che con questa indagine conoscitiva la Commissione si è proposta di acquisire un quadro informativo qualificato sull'insieme dei meccanismi attraverso i quali le imprese agricole accedono ai finanziamenti necessari per la loro attività e sugli strumenti che, a vario titolo, l'ordinamento mette a loro disposizione, dal sostegno diretto per gli investimenti e per far fronte a particolari situazioni di necessità alle agevolazioni finanziarie e creditizie.
  Do quindi la parola al sottosegretario Martina.

  MAURIZIO MARTINA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti i commissari. Ritengo molto utile quest'occasione per iniziare insieme a fare un primo monitoraggio delle azioni e dello stato dell'arte della situazione rispetto all'accesso ai finanziamenti per le imprese agricole. Dico da subito che, per quel che ci riguarda, proveremo a costruire e a strutturare un piano di lavoro e a condividere con le Commissioni alcuni passaggi, anche nel breve periodo, per provare a individuare qualche azione innovativa che ci possa consentire un ulteriore passo in avanti.
  Per quanto concerne la situazione del credito alle imprese agricole, nella prima parte dell'ultimo decennio le erogazioni bancarie al settore primario hanno fatto registrare un incremento molto sostenuto, in linea con quello degli altri settori. L'impatto della crisi economico-finanziaria internazionale di fine 2008 ha provocato una contrazione creditizia e ha penalizzato le imprese agricole, soprattutto a partire dal 2011.
  La domanda e l'offerta di credito all'agricoltura sono state significativamente condizionate dalla crisi, non solo in termini di ammontare delle erogazioni, ma anche in termini di tipo di operazioni concesse alle imprese agricole.
  I dati sul credito agrario segnalano per il periodo 2007-2010 un'erosione media annua di tre punti percentuali. Oltre alla flessione complessiva, negli ultimi anni si registra anche un mutamento delle esigenze Pag. 4finanziarie delle imprese agricole rispetto ai fabbisogni di finanziamento esterno. Il dato sulle singole componenti mostra infatti andamenti molto divergenti: in crescita le linee di credito di breve periodo, in flessione quelle di medio, stazionarie quelle di lungo.
  In particolare, la quota di finanziamenti a breve termine rispetto al totale ha presentato un tasso di variazione medio annuo in aumento di oltre il 10 per cento, contro una riduzione del 9 per cento di quello medio termine e una riduzione dell'1 per cento di quello a lungo termine. Il credito a breve è aumentato, perché, come si può immaginare, è cresciuta l'esigenza di finanziare la gestione ordinaria dell'impresa, a sfavore delle iniziative per investimenti e ristrutturazioni. Segnatamente, la quota di credito di breve periodo, che nel 2007 rappresentava solo il 6 per cento del totale erogato, in soli sei anni risulta quasi raddoppiata.
  I dati per macroarea ci mostrano anche importanti differenze territoriali. Il calo più importante del credito agrario complessivo si è manifestato nell'Italia centrale e nell'area del Mezzogiorno, dove la contrazione media annua è stata rispettivamente del 15 e dell'11 per cento. In queste regioni la progressiva riduzione delle erogazioni è addirittura antecedente alla crisi finanziaria, segno che siamo di fronte a un problema sistemico, che si è aggravato con la crisi, ma già fermentava. La crisi di questi anni ha determinato un'accelerazione di una tendenza già in atto.
  Nelle regioni del Nord, di converso, le erogazioni bancarie al settore primario tra il 2007 e il 2012 hanno registrato complessivamente una crescita media annua dell'1 per cento nell'area di nord-ovest e del 3 per cento in quella di nord-est. Questo dato medio, tuttavia, è determinato da una crescita delle erogazioni fino al 2010 e da una contrazione nei due anni successivi, come conseguenza della crisi.
  Un'indagine dell'ISMEA, condotta nel mese di marzo 2012 su un panel di 900 imprese agricole e 1.250 imprese dell'industria alimentare, ha consentito di mettere in luce alcuni aspetti che riguardano il rapporto banca-impresa. Riguardo il motivo principale che muove le imprese a chiedere un credito alle banche, una quota importante di operatori lo ha individuato nell'esigenza di finanziare attività ordinarie, fenomeno questo che rileva, come dicevamo prima, le grandi difficoltà di liquidità nelle quali si trovano oggi le imprese.
  L'indagine ha inoltre rilevato che la quasi totalità delle imprese che sono solite ricorrere al finanziamento esterno bancario ha confermato l'esistenza di attuali e concrete difficoltà nell'ottenimento di un prestito.
  Per quel che riguarda gli strumenti pubblici di sostegno alle imprese, è ovvio che in un quadro di questo tipo riveste particolare importanza l'intervento pubblico, sia con iniziative direttamente mirate a incentivare gli investimenti per la competitività del settore sia tramite strumenti orientati a facilitare l'accesso dell'impresa al mercato dei capitali.
  Per quel che riguarda gli incentivi diretti, vorrei richiamare sommariamente i principali pilastri d'intervento. Il principale strumento pubblico per il sostegno agli investimenti delle imprese è rappresentato dai Programmi di sviluppo rurale (PSR), finanziati dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). In Italia sono attualmente operanti 21 programmi, uno per ciascuna regione e provincia autonoma. Avviati nel 2007, questi programmi saranno completati entro il 31 dicembre 2013, con possibilità di eseguire spese per gli investimenti finanziati entro il 2015.
  Sono intanto già in corso i lavori preparatori per l'avvio dei nuovi programmi, che copriranno un ulteriore periodo di sette anni (la programmazione 2014-2020). Ciascun programma prevede un complesso d'interventi, denominati misure, inquadrati in quattro assi prioritari, diretti a sostenere il potenziamento del settore agricolo, alimentare e forestale, nonché la conservazione e valorizzazione dell'ambiente e la crescita sostenibile dei territori rurali.Pag. 5
  I programmi si avvalgono di una dotazione finanziaria complessiva di circa 17,6 miliardi di euro, di cui quasi 9 miliardi costituiti da risorse europee a carico del fondo FEARS. Di queste risorse, circa 7,3 miliardi sono concentrati nelle regioni afferenti all'Obiettivo convergenza (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Di queste somme risultano spesi, secondo i dati ufficiali al 30 giugno 2013, circa 9,8 miliardi, pari a circa il 56 per cento del totale.
  Con riferimento al sostegno agli investimenti a favore della competitività delle imprese, di particolare rilevanza risultano gli interventi inquadrati sull'Asse 1, che disponeva all'inizio del periodo di una dotazione di circa 7 miliardi di euro. Le principali misure di intervento sono legate all'ammodernamento delle aziende agricole, con una dotazione totale pari a circa 3 miliardi di euro ed un livello di spesa al 30 giugno 2013 pari a circa il 62 per cento; l'insediamento di giovani in agricoltura, con una dotazione originaria pari a circa 700 milioni di euro, e un livello di spesa pari a circa il 74 per cento; e l'accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali, con una dotazione di circa 1,2 miliardi di euro e un livello di spesa pari al 57 per cento.
  Particolarmente rilevante è inoltre un'altra misura inquadrata nell'Asse prioritario 3, dedicata alla diversificazione delle attività delle imprese agricole e allo sviluppo di attività agrituristiche. La misura aveva una dotazione originaria di 650 milioni di euro e al 30 giugno presentava un livello di spesa pari a circa il 47 per cento.
  Il secondo asse di interventi riguarda i contratti di filiera di distretto. Lo strumento prevede, come sapete, la stipula di contratti tra operatori del settore agroalimentare e il Ministero, per la realizzazione di programmi d'investimento integrati a carattere interprofessionale. Lo strumento è stato concepito per modernizzare e integrare le filiere del Mezzogiorno e sostenere anche il rilancio produttivo delle aree depresse del Centro-Nord del Paese.
  Il contributo dello Stato ai contratti di filiera è concesso, in coerenza con la normativa comunitaria, per investimenti produttivi nella fase agricola, in quella di trasformazione e in quella di commercializzazione dei prodotti agricoli, con particolare riguardo ai prodotti di qualità.
  Il regime di aiuto sulla filiera agroalimentare è stato introdotto con la legge finanziaria del 2002, a seguito di una prima tranche di contratti, e ha visto nel 2007 un rilancio, attraverso una rimodulazione degli interventi e l'approvazione di nuovi contratti. Ad oggi si registrano 14 contratti di filiera approvati, a seguito di due successive fasi di selezione, che prevedono investimenti ammissibili per circa 240 milioni di euro, con agevolazioni complessive di circa 160 milioni di euro, una parte in conto capitale e una parte sotto forma di finanziamento agevolato.
  Sulla base dei dati al 31 dicembre 2012 le risorse effettivamente erogate risultano pari a circa 66 milioni di euro. I progetti approvati prevedono il coinvolgimento complessivo di 286 imprese beneficiarie. Una terza fase di selezione è attualmente in corso.
  Il terzo pilastro degli interventi ad oggi organizzati è riferibile agli strumenti dell'ISMEA a sostegno degli investimenti. L'ISMEA mette a disposizione due strumenti di aiuto per lo sviluppo delle imprese: l'insediamento di giovani in agricoltura e il subentro in agricoltura.
  In regime di insediamento dei giovani in agricoltura s'intende incentivare l'insediamento dei giovani nella conduzione delle imprese, e a tal fine il regime di aiuto interviene mediante un'operazione di leasing a tasso agevolato a copertura dell'intero valore attribuito all'impresa. In tal modo sono fornite al giovane le risorse finanziarie necessarie per l'acquisto di un'impresa agricola esistente, da restituire secondo un piano di ammortamento di durata variabile a scelta del soggetto beneficiario.
  Il secondo campo d'azione, cioè il regime di subentro in agricoltura, ha l'obiettivo di favorire la nuova imprenditorialità e il ricambio generazionale in agricoltura. Pag. 6La misura di aiuto è rivolta ai giovani che intendono subentrare nella conduzione di un'impresa, realizzando un piano di investimenti per migliorarne la competitività.
  L'aiuto prevede la copertura di una quota rilevante del fabbisogno finanziario generato dall'investimento, sotto forma di un contributo a fondo perduto sulle spese di investimento e di un mutuo a tasso agevolato per un investimento complessivo fino a 1.032.000 euro.
  Per entrambi i regimi gestiti dall'ISMEA, la concessione dell'aiuto è subordinata alla valutazione del livello di competitività dell'impresa, dell'attendibilità professionale del giovane e della fattibilità economico-finanziaria dell'iniziativa.
  Il quarto pilastro degli interventi sinora aperti è relativo alla cosiddetta «nuova legge Sabatini». Come sapete, con il decreto-legge n. 69 del 2013 sono state destinate a questa legge nuove risorse, in particolare ovviamente legate al sostegno degli investimenti della piccola e media impresa in impianti, macchinari, beni strumentali e attrezzature, riprendendo le modalità della cosiddetta «legge Sabatini». I finanziamenti in questo caso hanno durata non superiore a cinque anni, per un importo massimo di 2 milioni di euro.
  Per l'intervento è prevista una dotazione complessiva pari a 2,5 miliardi di euro, incrementabili sulla base delle risorse disponibili fino al limite massimo di 5 miliardi di euro, secondo gli esiti dal monitoraggio sull'andamento dei finanziamenti effettuato dalla Cassa depositi e prestiti.
  Il secondo fronte che mi interessa esplicitare, e che credo sia utile ai fini del lavoro che possiamo fare insieme, riguarda gli strumenti a sostegno dell'accesso al credito delle imprese agricole.
  In questo caso richiamo in particolare il Fondo di garanzia dell'ISMEA, istituito con il decreto legislativo n. 102 del 2004, che si pone come obiettivi il favorire l'accesso al credito alle imprese agricole e la mitigazione dei tassi d'interesse praticati dalle banche, attraverso la riduzione degli accantonamenti a patrimonio di vigilanza richiesti agli intermediari, in relazione alla normativa di Basilea 2. Il fondo è costruito per operare in maniera sinergica con soggetti diffusi sul territorio. Oltre a rilasciare fideiussioni alle imprese, infatti, può operare tramite il rilascio di cogaranzie e controgaranzie, in collaborazione con i confidi stessi.
  Con riferimento al 2012, il fondo ha coperto complessivamente una percentuale pari al 4,8 per cento del credito agrario nazionale. Poiché per ciascuna operazione la garanzia dell'ISMEA copre solo una parte del prestito bancario, il valore complessivo dei finanziamenti bancari coperti in rapporto al totale delle erogazioni è ancora più elevato, con un valore pari a circa l'8,6 per cento.
  Il secondo intervento è legato al Fondo crediti nazionale per le imprese agricole, istituito con il decreto-legge 24 gennaio 2012 n. 1, convertito con la legge 24 marzo 2012, n. 27. Il fondo in questo caso opera in collaborazione con il sistema bancario, rilasciando finanziamenti in parte a carico del fondo, fino a un massimo del 50 per cento, e in parte a carico dell'istituto di credito intermediario. Sulla quota di prestito erogato con risorse pubbliche è applicato un tasso d'interesse agevolato. Sulla quota privata è applicato un tasso di mercato.
  Attualmente il fondo non dispone ancora di una dotazione finanziaria. È configurato come uno strumento efficiente di natura rotativa per l'erogazione di contributi pubblici a disposizione delle amministrazioni nazionali e regionali, che possono utilizzarlo per la concessione di aiuti a valere su risorse nazionali o comunitarie. Il fondo potrebbe anche operare direttamente a favore delle imprese agricole, qualora un intervento legislativo nazionale provvedesse alla sua capitalizzazione.
  La terza azione è il Fondo d'investimento nel capitale di rischio, operativo a partire dal 2011 e gestito dall'ISMEA. Questo fondo è finalizzato a supportare i programmi d'investimento di piccole e medie imprese agricole e agroalimentari, della pesca e dell'acquacoltura, e a ridurne i rischi derivanti dall'eccessiva dipendenza Pag. 7dall'indebitamento con il sistema creditizio. Inoltre, il fondo mira a favorire l'espansione del mercato dei capitali e ad agevolare la creazione di nuova occupazione.
  Il fondo opera tramite interventi sia diretti che indiretti. Gli interventi diretti consistono principalmente nell'assunzione di partecipazioni di minoranza nel capitale aziendale. In tale ambito, l'intervento può essere destinato a fornire il capitale necessario per valutare, studiare e sviluppare un progetto iniziale oppure a fornire il capitale nella fase di start-up dell'impresa.
  Gli interventi indiretti consistono invece nell'acquisizione di quote di partecipazione minoritaria di fondi d'investimento privati, che investono nelle imprese del settore (i cosiddetti «fondi di fondi»).
  L'intervento viene gestito nell'ambito di un accordo commerciale tra l'ISMEA e fondo beneficiario, che fissa obiettivi, limiti dell'intervento e massimali.
  Le operazioni di dismissione della partecipazione del fondo sono gestite dai fondi beneficiari. L'intervento del fondo ha mediamente una durata limitata nei sette anni, al termine dei quali è previsto l'obbligo di acquisto della partecipazione da parte dei soci.
  Questa è un po’ la radiografia dello stato dell'arte. Sulle prospettive, penso che innanzitutto vada esplicitato che il Ministero intende promuovere azioni formative e informative rivolte a più soggetti: in primo luogo, alle autorità di gestione dei programmi di sviluppo rurale, perché sappiano gestire e proporre gli strumenti di ingegneria finanziaria; in secondo luogo, ai potenziali beneficiari degli strumenti, cioè agli imprenditori agricoli stessi; in terzo luogo, agli istituti bancari, al fine di richiamarli a una corresponsabilità nella pianificazione di nuovi interventi.
  Il 28 ottobre scorso si è tenuto un primo seminario, organizzato dalla Rete rurale nazionale, durante il quale sono stati analizzati gli strumenti d'ingegneria attivabili nella futura programmazione attraverso i fondi che richiamavo, in particolare il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.
  Un secondo asse d'iniziativa che il Ministero intende promuovere è sicuramente legato al fatto che noi intendiamo continuare a servirci degli strumenti già avviati in questa programmazione, che tuttavia necessitano un'attenta analisi circa la loro efficacia. È evidente che gli strumenti che il Ministero ha messo in campo fino a qui, in termini di garanzie, in termini di fondo di credito e per i capitali di rischio, al momento non hanno funzionato come previsto.
  Per questa ragione, ovviamente, noi ci poniamo il tema di azioni correttive rapide, che rendano gli strumenti più efficaci. A nostro giudizio, non si tratta quindi di andare alla ricerca di nuovi strumenti, bensì di migliorare rapidamente il funzionamento di quelli esistenti, correggendone il tiro. In questo senso, si sta valutando l'opportunità di proporre un regime d'aiuto che abbatta i costi delle garanzie.
  In terzo luogo, il Ministero si avvarrà del suo ruolo di coordinamento, anche per favorire lo scambio di buone pratiche e lo sviluppo di sinergie tra le azioni intraprese sia a livello nazionale che a livello comunitario. In questo contesto, sarà assicurata la massima integrazione tra gli strumenti messi a disposizione dai diversi fondi strutturali e dalla normativa nazionale.
  Riteniamo inoltre che sia fondamentale costituire un tavolo di confronto e di azione continuo con l'ABI, per approntare e proporre strumenti che meglio possano rispondere alle esigenze delle aziende agricole. Segnalo in questo senso che, proprio da un confronto con l'ABI, è stato elaborato un primo schema di accordo tra regioni, organismi pagatori e ABI, che ha la finalità di promuovere il credito per l'acquisto di macchinari e attrezzature finanziate dal FEASR. Si tratta di un primo passo verso forme più strette e semplificate di collaborazione tra ABI, Ministero e regioni.
  Infine, tenuto conto che i ritardi dei pagamenti, come sappiamo, inaspriscono molto i problemi di liquidità delle aziende, Pag. 8il Ministero si impegna a monitorare costantemente l'andamento dei pagamenti delle pubbliche amministrazione verso le imprese. Questo, come sapete, è un tema gigantesco, su cui il Governo è impegnato dal primo giorno che si è insediato. Anche noi intendiamo fare la nostra parte, per quel che ci compete, perché sappiamo benissimo che la dinamica di pagamento effettivo da parte della pubblica amministrazione verso i soggetti terzi, e le imprese in particolare, è ancora molto complicata, anche nel nostro settore, come è noto. Su questo noi intendiamo svolgere l'azione di monitoraggio più ferrea possibile.
  Ci tengo a sottolineare che credo che in questa fase il tema non sia inventare cose nuove, ma perfezionare, rendere più snelle, più sinergiche e più rapide le operazioni che si sono consolidate in questi anni, in termini di strumentazione. Più che andare a cercare altre cose, noi pensiamo che il compito principale sia proprio quello di accorciare la dinamica degli interventi che sono stati immaginati sino a qui. Vi ringrazio. Ovviamente vi depositerò la relazione. Per qualsiasi chiarimento siamo a disposizione.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario e autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della sua relazione (vedi allegato).
  Do la parola ai deputati che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Grazie, presidente. Ringrazio il Sottosegretario. Da quest'analisi che ci ha lasciato il Sottosegretario emerge che tutti gli strumenti oggi a disposizione sono rivolti alle aziende agricole che risultano essere in bonis. Il problema è che oggi gran parte delle aziende agricole sono in difficoltà, e non in bonis.
  Anche le varie moratorie fatte dall'ABI, per un'esposizione di 40 miliardi di euro del mondo agricolo, in realtà hanno inciso solo per l'1 per cento, proprio perché, secondo me, sono misure molto restrittive, che tengono fuori gran parte delle aziende. Neanche l'esdebitazione ha risolto il problema dell'indebitamento delle aziende agricole.
  Vorrei sapere come si potrebbero allargare le maglie delle varie moratorie fatte, vista anche la proroga del 30 giugno 2013, per cercare di includere le aziende non in bonis. Oggi il problema è proprio questo, anche perché queste aziende non possono neanche usufruire dei fondi strutturali dei PSR. In realtà sono soldi che noi perdiamo come Stato italiano, e che tornano nelle casse dell'Unione europea.
  Bisogna cercare di trovare un meccanismo, magari anche andando a battere i pugni e a farci sentire a livello europeo, per allentare i vincoli di Basilea 2. Oggi il problema è sostanzialmente questo. Non possiamo permetterci di far chiudere tutte queste aziende agricole, che sono quelle che sostengono il Paese. Il nostro Paese oggi importa il 30-40 per cento dei prodotti alimentari. È impensabile far chiudere e fallire le nostre imprese agricole, per poi importare il 100 per cento degli alimenti. Non è sostenibile, neanche da un punto di vista economico.
  Vi chiedo quali siano le misure messe in atto dal Governo proprio per aiutare la gran parte di aziende che oggi risultano essere non in bonis.

  COLOMBA MONGIELLO. Grazie, presidente. Sarò breve. Io ho apprezzato molto la schiettezza con la quale il Sottosegretario, nell'enunciare le sue riflessioni riguardo all'accesso al credito, ha parlato di alcune criticità da superare e di quali strumenti adottare per consentire l'accesso al credito.
  Faccio due riflessioni, Sottosegretario. Molto spesso si verifica che il mancato accesso al credito è dovuto alla scarsa conoscenza dei bandi e alla scarsa preparazione dei soggetti preposti all'elaborazione dei bandi stessi. L'ISMEA sta cercando di colmare questo gap con la formazione di proprie risorse e l'informazione agli stessi soggetti che sono preposti alla formulazione delle proposte.
  Vengo da un territorio meridionale, dove forse i problemi sono amplificati. Pag. 9Vorrei dire al collega L'Abbate, che è pugliese come me, che la nostra regione ha sperimentato una task force tra il Ministero delle politiche agricole, l'assessorato regionale all'agricoltura, l'ABI e l'INPS, proprio per cercare di colmare una serie di difficoltà che si erano venute a creare nel corso del tempo, al di là delle moratorie.
  Il problema non è la moratoria. Il problema è come consentire l'accesso al bando da parte delle imprese agricole. Molto spesso questi fondi vengono restituiti, perché non siamo nelle condizioni di farvi accedere le imprese.
  Mi spiego meglio: le banche molto spesso non hanno degli strumenti funzionali affinché ci sia una conoscenza perfetta dell'accesso ai bandi e dell'accesso al credito bancario. Chi forma questi soggetti ? Pongo questa domanda perché, recandomi ad accompagnare le imprese agricole agli sportelli bancari, vedo che a volte il problema non è il credito, ma la difficoltà di accesso, in quanto i bandi non rispondono a determinati requisiti e coloro che devono formalizzare le stesse proposte non sono in grado di poterlo fare.
  Ho letto la sua proposta, Sottosegretario, e mi convince. Mi chiedo in che modo si potrebbe consentire di mettere tutti questi strumenti a conoscenza di tutti, e come si potrebbe formare, attraverso l'ISMEA, o attraverso altri strumenti, personale qualificato, di cui potrebbe usufruire anche l'ABI, magari con forme di convenzione. Infatti, l'ABI non ha personale specializzato che possa occuparsi di credito agrario. Ovviamente, non c’è più il vecchio sistema agrario che consentiva alle imprese di avere credito. Come potremmo risolvere queste difficoltà ?

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Grazie, signor presidente, per quest'occasione di riflessione che ci ha fornito. Vorrei ringraziare in modo particolare il sottosegretario Martina per gli spunti che ci ha offerto e per l'ottima relazione, che è quasi una lectio magistralis sul credito agrario. Ringrazio anche il collega Zucchi.
  Devo dire che l'indagine conoscitiva che il presidente ci ha proposto cade in un periodo particolare. Credo che ognuno di noi debba farsi carico di questa opportunità per tentare di risolvere qualche problema che riguarda l'agricoltura.
  Proprio ieri l'ISMEA ci ha fornito un dato molto particolare: i prestiti agrari diminuiscono di 660 milioni nell'ultimo trimestre (-7 per cento). L'analisi territoriale ci mostra che ancora una volta il Sud è penalizzato, anche se questa crisi, come sosteneva il Sottosegretario, viene da lontano.
  La cosa che più mi preoccupa, signor presidente, è che i finanziamenti di medio e lungo termine sono diminuiti, mentre sono aumentati quelli di breve termine. Ciò significa che non ci sono le risorse adeguate nemmeno per sopportare il costo di produzione. C’è un problema che riguarda proprio il mantenimento dell'azienda. I costi vivi delle aziende non sono sopportabili se non si ricorre al credito. Questo è un dato preoccupante per l'agricoltura. Significa che per produrre bisogna rivolgersi alla banca. Questo prestito, che viene dato per un anno o un anno e mezzo, pesa moltissimo sul bilancio aziendale.
  L'altro punto fondamentale è che si ricorre al prestito per ristrutturare il debito, e non per fare investimenti. Sono dati significativi di cui, a mio avviso, ognuno di noi deve tener conto, anche per fare un'analisi politica della situazione che oggi vive l'agricoltura.
  Sono confortato dal fatto che il Sottosegretario abbia detto che non bisogna creare nuovi strumenti, perché ce ne sono tanti, che vanno soltanto perfezionati. Forse la rivoluzione più grande è questa: non si creano nuovi strumenti senza dare alle aziende agricole la possibilità di utilizzarli, ma ne vengono perfezionati alcuni.
  La Confartigianato nazionale dice che le risorse che danno le banche hanno un prezzo differenziato secondo il territorio nazionale. A Crotone e a Cosenza il denaro costa il doppio di quanto costa a Bolzano. Questo è inaccettabile.
  Il dato fondamentale è che noi parliamo sempre dei giovani e della loro possibilità di accedere alle terre. Abbiamo Pag. 10fatto anche molti provvedimenti, di cui alcuni soltanto annunciati da qualche ministro pirotecnico. In effetti, come può un giovane accedere alle terre, se non ha un canale preferenziale per l'accesso ?
  Una delle misure che andava bene nel Sud durante il Governo Prodi erano i cosiddetti «prestiti d'onore». È possibile realizzare i prestiti d'onore per i giovani e per le cooperative di giovani che vogliono accedere alle terre e vogliono investire in agricoltura ? Noi possiamo parlare quanto vogliamo, ma chi è quel giovane che ha tante risorse da poter accedere a un prestito per comprare oppure per affittare un terreno e per mettere su un'azienda ?
  Inoltre c’è il problema importante sottolineato dal collega L'Abbate: spesso al Sud (ma succede anche altrove) si accede ai fondi per lo sviluppo rurale, ma poi non si può andare avanti, perché occorre il cofinanziamento da parte dell'azienda. Ci sono molte aziende che sono in mano alle banche o in mano ad altre organizzazioni che sono lontane dagli obiettivi della banca.
  Si crea un mercato fondiario parallelo, che, a mio avviso, dobbiamo sconfiggere. Dobbiamo anche tentare di trovare delle occasioni per capire di che consistenza è questo mercato fondiario parallelo, perché credo che chi ha i soldi li investe in questo modo. Nel Sud i soldi ce l'hanno soltanto alcune organizzazioni criminali.
  Insomma, credo che abbiamo fatto bene a proporre quest'indagine conoscitiva e ha fatto bene il presidente a sollecitarla. Io vorrei chiedere al sottosegretario Martina di darci una mano, proprio per capire come meglio aiutare queste aziende agricole. Lo vorrei ringraziare anche per quest'analisti cruda che ha fatto, che ci fa capire quali sono i veri problemi del credito all'agricoltura.

  FRANCO BORDO. Ringrazio anch'io il Sottosegretario per la relazione. Avrei bisogno di un paio di approfondimenti e dunque le rivolgo anch'io una domanda.
  Per quanto riguarda la realtà difficile dei pagamenti, come è stato sottolineato nella conclusione, le aziende soffrono in modo particolare questa condizione. Da parte del Governo vi è l'intenzione di porvi mano in modo significativo, anche con una riforma del soggetto che gestisce i pagamenti ? Altrimenti, si evidenzia il problema, ma poi non si trovano le soluzioni per andare incontro alle esigenze, e si pongono le nostre imprese agricole in condizioni svantaggiate nei confronti degli altri partner europei.
  Vorrei capire se da parte del Governo, tramite un'azione parlamentare, c’è l'intenzione di capitalizzare il Fondo di credito nazionale per le imprese agricole, che, così come è stato evidenziato, manca appunto di una capitalizzazione.
  Infine, noi abbiamo approvato (sollecitati, fra l'altro, dallo stesso Governo) una risoluzione in merito all'accordo di partenariato per la programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020. In quella risoluzione, che poi è stata adottata con parere favorevole del Governo, si danno delle indicazioni, alcune di massima e altre più precise, si focalizza con precisione la questione della necessità d'intervenire per favorire l'accesso al credito da parte delle aziende e si avanzano anche delle ipotesi d'intervento da parte del Governo.
  Ne cito una, che è anche riportata nella relazione del Sottosegretario: favorire il ricorso a forme assicurative, anche con una misura nazionale che abbia una dotazione pari all'8 per cento delle risorse del PSR.
  Vorrei capire a che livello di condivisione è l'accordo di partenariato con le regioni italiane e con la Conferenza.

  PRESIDENTE. Anch'io vorrei sottoporre al Sottosegretario una questione che riguarda il Piano di sviluppo rurale.
  Oggi, rispetto ai bandi che vengono presentati, sappiamo che si tratta per la maggior parte di interventi in conto capitale. Come hanno sottolineato altri colleghi, talvolta c’è la difficoltà di finanziare il restante 60 percento, vuoi per la stretta creditizia, vuoi perché talvolta le banche Pag. 11non tengono nemmeno in considerazione il fatto che il 40 per cento è finanziato attraverso i fondi del PSR.
  Chiederei di valutare se è possibile prevedere una doppia opzione nella fase di definizione del nuovo PSR, consentendo a chi vuole di continuare ad accedere ai finanziamenti in conto capitale, con i meccanismi che già conosciamo, e agli altri di usare finanziamenti del PSR attraverso un accesso al credito e un contributo in conto interessi.
  Fra l'altro, quando si ottiene un finanziamento in conto capitale e si va all'istituto di credito con l'atto di assegnazione per ricevere un anticipo, questo viene concesso a tassi molto elevati, che mettono doppiamente in difficoltà l'impresa, con il sistema della cosiddetta «cambiale agraria» o con altri strumenti.
  Do la parola al sottosegretario Martina per la replica.

  MAURIZIO MARTINA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali. Ringrazio anch'io gli intervenuti. Ho trovato tutti gli spunti assolutamente utili per il proseguo del nostro lavoro.
  Ribadisco, recuperando alcune delle riflessioni fatte, che, a mio avviso, in questa situazione si tratta non di immaginare altri interventi, ma di lavorare su quel che si è insediato in questi anni dal punto di vista della strumentazione, accorciare i tempi, snellire le procedure e perfezionare l'organizzazione di questi strumenti.
  Su quest'ultimo punto che sottolineava il presidente, credo che un passo significativo si potrà davvero fare nel momento in cui verrà ufficializzato e definito completamente in via ultimativa lo schema di accordo di cui parlavo. È un lavoro fatto con l'ABI per gestire tutta la partita relativa a fondi PSR, beneficiari, semplificazione delle procedure e attivazione di percorsi dedicati. Dentro questo accordo quadro, ci sono tutti gli elementi per provare a fare un'operazione sperimentale, che in parte risponda al tema che veniva richiamato.
  Adesso quest'accordo è ancora in fase di perfezionamento. Ci risulta che manca solo la firma della Conferenza Stato-regioni, dopodiché potrà partire e potrà essere reso applicabile. Io lavorerei affinché si definisca rapidissimamente la firma definitiva di questo accordo, per poi passare alla fase applicativa.
  Mi permetto di dire che sia la Commissione che noi possiamo svolgere un ruolo serio di monitoraggio e di accompagnamento, affinché questo accordo si possa veramente utilizzare per provare a fare un'operazione che in parte accompagni gli elementi che venivano richiamati prima dal presidente.
  Sulla questione relativa all'informazione, sono assolutamente d'accordo. Dicevo nella relazione che uno dei temi da sviluppare assolutamente è un'informazione coordinata univoca e il più possibile evidente rispetto al set di interventi, di bandi e di attività potenziali.
  Giustamente, l'onorevole Mongiello poneva un problema di specializzazione formativa del personale potenzialmente dedicato al rapporto con il comparto. Credo che questo sarà uno dei temi che noi porremo, anche al confronto con l'ABI, perché è una delle questioni principali. Senza inventare grandi cose, avere un chiaro percorso che, nel giro di poco tempo, ci consenta di formare e informare bene gli operatori che nel sistema creditizio italiano sono chiamati a operare su questi strumenti è un tema assolutamente centrale. È infatti vero che spesso, purtroppo, una parte delle barriere sono costituite dalla discrasia di flussi informativi e di elementi conoscitivi. Questo è un problema.
  La questione richiamata dall'onorevole L'Abbate riguarda un tema serissimo, che io capisco. Si pone un problema strutturale a proposito di Basilea 2. Mi verrebbe da dire che rispetto a quell'approccio di Basilea, io sono assolutamente d'accordo con lei. C’è una dinamica che sta ammazzando le aziende che rispetto a quei parametri non ce la fanno. C’è un problema d'iniziativa politico-istituzionale in chiave europea, che, come è noto, non può essere Pag. 12ingaggiato dall'Italia. Serve un'operazione politico-istituzionale forte, che rifletta sui punti critici di quegli accordi.
  Tuttavia, io penso che per noi, nel campo delle responsabilità che ci competono e per gli spazi che abbiamo, questo sia uno degli elementi su cui riflettere con l'ABI. È una cosa che noi faremo. Sicuramente, a breve, in un incontro con l'Associazione bancaria italiana, faremo una riflessione vera su come si può potenzialmente allargare la platea dei soggetti interessati dagli strumenti.
  È un tema che ci dobbiamo porre e che afferisce a una questione strutturale europea (Basilea e non solo). Nel breve termine, per quel che riguarda la dinamica nazionale, è un tema che noi dobbiamo assolutamente porci, in relazione all'associazione delle banche. Proveremo a sviluppare un po’ di riflessioni.
  Infine, mi pare che l'onorevole Bordo ponesse il tema della riforma degli strumenti e di alcuni soggetti. In questo caso mi riferisco agli enti del Ministero e ai soggetti di diretta responsabilità del Ministero. Devo dire che da quando abbiamo iniziato a lavorare in questi pochi mesi, abbiamo iniziato un percorso, con alcuni elementi di novità, anche nelle figure di direzione di questi soggetti.
  Mi è perfettamente chiaro che anche da questo punto di vista dobbiamo innovare. Una cooperazione che snellisca le procedure, semplifichi i meccanismi, riduca i tempi e definisca soggetti responsabili precisi e procedure chiare è ancora un tema aperto, che noi dobbiamo assolutamente gestire. Abbiamo avuto tutti lettura di vicende del passato molto complicate, dove, anche su interventi diretti di progetti del Ministero (tra l'altro, utili), si incrociavano un obiettivo programmatico importante della strumentazione operativa e un sistema produttivo positivo. Alla fine il meccanismo non ha funzionato.
  Noi abbiamo ancora oggi casi di imprese che hanno partecipato a questi progetti e non hanno ancora avuto i finanziamenti che gli erano stati definiti. Questo non può accadere. Onestamente, in alcune vicende si scoprono anche delle strozzature burocratiche e delle procedure farraginose e incomprensibili. C’è l'intendimento da parte di tutti di provare nel breve tempo a semplificare, a razionalizzare e a introdurre elementi di novità utili, perché ci si rende conto che tutto ciò non è ammissibile.
  Su questo io ribadisco il concetto di fondo che anche Oliverio richiamava nel suo intervento: credo che il nostro dovere sia mettere a punto, nel giro di qualche mese, un piano di lavoro che guardi in faccia a quel che c’è e lo riorganizzi in ragione di quel che già si è strutturato, senza andare a definire altre cose. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Martina e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.

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ALLEGATO

Documentazione consegnata dal Sottosegretario Martina.

ACCESSO AI FINANZIAMENTI PER LE IMPRESE AGRICOLE

La situazione del credito alle imprese agricole.

  Nella prima parte dell'ultimo decennio le erogazioni bancarie al settore primario hanno fatto registrare un incremento molto sostenuto, in linea con quello degli altri settori.

L'impatto della crisi economico-finanziaria internazionale di fine 2008 ha provocato una contrazione creditizia che ha penalizzato le imprese agricole a partire dal 2011.

  La domanda e l'offerta di credito all'agricoltura sono state significativamente condizionate dalla crisi, non solo in termini di ammontare delle erogazioni, ma anche in termini di tipo di operazioni concesse alle imprese agricole.
  I dati sul credito agrario1 segnalano per il periodo 2007-2012 un’erosione media annua di tre punti percentuali, con un andamento dapprima crescente e quindi negativo a partire dal 2011.
  Oltre alla flessione complessiva, negli ultimi anni si regista anche un mutamento delle esigenze finanziarie delle imprese agricole rispetto ai fabbisogni di finanziamento esterno. Il dato sulle singole componenti mostra infatti andamenti divergenti: in crescita le linee di credito di breve periodo, in flessione quelle di medio, stazionarie quelle di lungo. In particolare, la quota di finanziamenti a breve termine rispetto al totale ha presentato un tasso di variazione medio annuo pari a +10 per cento, contro il -9 per cento del medio termine e un -1 per cento per il lungo termine.
  Il credito a breve è aumentato perché è cresciuta l'esigenza di finanziare la gestione ordinaria dell'impresa a sfavore delle iniziative per investimenti e ristrutturazioni: segnatamente, la quota di credito di breve periodo che nel 2007 rappresentava solo il 6 per cento del totale erogato, in soli sei anni risulta quasi raddoppiata.
  I dati per macro-area mostrano tuttavia importanti differenze territoriali. Il calo più importante del credito agrario complessivo si è manifestato al Centro Italia e nell'area del Mezzogiorno, dove la contrazione media annua è stata rispettivamente del 15 per cento e dell'11 per cento. In queste regioni, la progressiva riduzione delle erogazioni è addirittura antecedente alla crisi finanziaria, che ha determinato un'accelerazione di una tendenza già in atto. Nelle regioni del Nord, di converso, le erogazioni bancarie al settore primario, tra il 2007 e il 2012, hanno registrato complessivamente una crescita media annua dell'1 per cento nell'area di Nord Ovest e del 3 per cento in quella di Nord Est. Questo dato medio tuttavia, è determinato da una crescita delle erogazioni fino al 2010 e una contrazione nei due anni successivi, come conseguenza della crisi finanziaria.
  Un'indagine ISMEA, condotta nel mese di marzo 2012, su un panel di imprese agricole (900 imprese) e dell'industria alimentare (1.250 imprese), ha consentito di mettere in luce alcuni aspetti che riguardano il rapporto banca impresa.Pag. 14
  Riguardo al motivo principale che muove le imprese a chiedere un credito alle banche, una quota importante di operatori lo ha individuato nell'esigenza di finanziare l'attività ordinaria, fenomeno questo che rileva le grandi difficoltà di liquidità nelle quali si trovano oggi le imprese.
  L'indagine ha inoltre rilevato che tra le imprese che sono solite ricorrere al finanziamento esterno bancario quasi la totalità hanno confermato l'esistenza di attuali e concrete difficoltà nell'ottenimento di un prestito (solo il 5 per cento delle imprese agricole si è espresso in maniera discordante). I principali problemi sono stati ricondotti alla richiesta di garanzie troppo gravose e ai tassi di interesse considerati molto elevati.

Strumenti pubblici di sostegno alle imprese.

  In un simile quadro, riveste una particolare importanza l'intervento pubblico a favore delle imprese, sia con iniziative direttamente mirate ad incentivare gli investimenti per la competitività del settore, sia tramite strumenti orientati a facilitare l'accesso delle imprese al mercato dei capitali di debito e di rischio.

Incentivi diretti agli investimenti in agricoltura.

PROGRAMMI DI SVILUPPO RURALE

  Il principale strumento pubblico per il sostegno agli investimenti delle imprese è rappresentato dai Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), finanziati dal Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR). In Italia sono attualmente operanti 21 programmi, uno per ciascuna Regione e Provincia autonoma. Avviati nel 2007, questi programmi saranno completati entro il 31 dicembre 2013, con possibilità di eseguire spese per gli interventi finanziati entro il 2015. Sono intanto in corso i lavori preparatori per l'avvio dei nuovi programmi, che copriranno un ulteriore periodo di sette anni, dal 2014 al 2020.
  Ciascun programma prevede un complesso di interventi (denominati «misure»), inquadrati in quattro Assi prioritari, diretti a sostenere il potenziamento del settore agricolo, alimentare e forestale, nonché la conservazione e valorizzazione dell'ambiente e la crescita sostenibile dei territori rurali.
  I programmi si avvalgono di una dotazione finanziaria complessiva di circa 17,6 miliardi di euro, di cui quasi 9 miliardi costituiti da risorse UE a carico del fondo FEASR. Di queste risorse, circa 7,3 miliardi sono concentrati nelle Regioni afferenti all'obiettivo convergenza (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Di queste somme, risultano spese, secondo i dati ufficiali al 30 giugno 2013, circa 9,8 miliardi, pari a circa il 56 per cento del totale.
  Con riferimento al sostegno agli investimenti a favore della competitività delle imprese, di particolare rilevanza risultano gli interventi inquadrati nell'Asse 1, che disponeva a inizio del periodo di una dotazione pari a circa 7 miliardi di euro. Le principali misure di intervento sono le seguenti:
   Ammodernamento delle aziende agricole, con una dotazione totale pari a circa 3 miliardi ed un livello di spesa al 30 giugno 2013 pari a circa il 62 per cento;
   Insediamento di giovani agricoltori, con dotazione originaria pari a circa 700 milioni di euro e un livello di spesa pari a circa il 74 per cento;
   Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali, con dotazione di circa 1,2 miliardi ed un livello di spesa pari a circa il 57 per cento.

  Particolarmente rilevante è inoltre un'altra misura, inquadrata nell'Asse prioritario 3, dedicata alla diversificazione delle attività delle imprese agricole ed allo sviluppo di attività agrituristiche. La misura aveva una dotazione originaria pari a circa 650 milioni e presenta al 30 giugno un livello di spesa pari a circa il 47 per cento.

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CONTRATTI DI FILIERA E DI DISTRETTO

  Lo strumento prevede la stipula di contratti tra operatori del settore agroalimentare e il Mipaaf per la realizzazione di programmi di investimento integrati a carattere interprofessionale e aventi rilevanza nazionale. Il programma di investimento partendo dalla produzione agricola si sviluppa nei diversi segmenti della filiera agroalimentare, intesa come insieme delle fasi di produzione, trasformazione, commercializzazione e distribuzione dei prodotti agricoli ed agroalimentari.
  Lo strumento è stato concepito per modernizzare ed integrare le filiere del Mezzogiorno e sostenere anche il rilancio produttivo delle aree depresse del Centro-Nord del Paese.
  Il contributo dello Stato ai contratti di filiera è concesso, in coerenza con la normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato, per investimenti produttivi nella fase agricola, in quella di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, con particolare riguardo ai prodotti di qualità. Sono inoltre erogati aiuti per investimenti di tipo immateriali, riguardanti interventi quali la promozione, la pubblicità, l'assistenza tecnica e la ricerca.
  Il regime di aiuto sulla filiera agroalimentare è stato introdotto con la legge finanziaria del 2002 e, a seguito di una prima tranche di contratti, ha visto nel 2007 un rilancio attraverso una rimodulazione degli interventi e l'approvazione di nuovi contratti.
  Ad oggi si registrano 14 contratti di filiera approvati a seguito di due successive fasi di selezione, che prevedono investimenti ammissibili per circa 240 milioni di euro, con agevolazioni complessive previste di circa 160 milioni di euro, parte in conto capitale, parte sotto forma di finanziamento agevolato. Sulla base dei dati al 31 dicembre 2012, le risorse effettivamente erogate risultano pari a circa 66 milioni di euro. I progetti approvati prevedono il coinvolgimento complessivo di 286 imprese beneficiarie.
  Una terza fase di selezione è attualmente in corso.

STRUMENTI ISMEA A SOSTEGNO DEGLI INVESTIMENTI

  L'ismea mette a disposizione due strumenti di aiuto per lo sviluppo delle imprese agricole: Insediamento di giovani in agricoltura e Subentro in agricoltura.
  Il regime di Insediamento dei giovani in agricoltura intende incentivare l'insediamento di giovani nella conduzione di imprese agricole competitive. A tal fine, il regime di aiuto interviene mediante un'operazione di leasing a tasso agevolato a copertura dell'intero valore attribuito all'impresa. In tal modo sono fornite al giovane le risorse finanziarie necessarie per l'acquisto di un'impresa agricola esistente, da restituire secondo un piano di ammortamento, di durata variabile, a scelta del soggetto beneficiario.
  Il regime di Subentro in agricoltura di cui al Decreto Legislativo 185/2000 ha l'obiettivo di favorire la nuova imprenditorialità e il ricambio generazionale in agricoltura. La misura di aiuto è rivolta a giovani che intendono subentrare nella conduzione di un'impresa agricola realizzando un piano di investimenti per migliorarne la competitività. L'aiuto prevede la copertura di una quota rilevante del fabbisogno finanziario generato dall'investimento, sotto forma di un contributo a fondo perduto sulle spese di investimento e di un mutuo a tasso agevolato, per un investimento complessivo fino a 1.032.000 euro.
  Per entrambi i regimi gestiti da ISMEA, la concessione dell'aiuto è subordinata alla valutazione del livello di competitività dell'impresa, dell'attendibilità professionale del giovane e della fattibilità economico-finanziaria dell'iniziativa proposta.

NUOVA «LEGGE SABATINI»

  Con il decreto-legge 69/2013, cosiddetto «Decreto del fare», convertito L. 9.8.2013, n. 98, sono state destinate nuove risorse a Pag. 16sostegno degli investimenti delle PMI in impianti, macchinari, beni strumentali e attrezzature, riprendendo le modalità di intervento della cosiddetta «Legge Sabatini».
  Possono accedere ai finanziamenti, erogati da intermediari finanziari aderenti all'iniziativa, sia le micro imprese che le PMI agricole e del settore della pesca, con riferimento a investimenti in beni nuovi strumentali, ma anche in hardware, software e tecnologie digitali, anche mediante operazioni di leasing finanziario.
  I finanziamenti hanno durata non superiore ai 5 anni, per un importo massimo di 2 milioni di euro. Possono arrivare a coprire l'intero costo agevolabile dell'operazione, e prevedono un contributo pubblico a riduzione del costo per interessi.
  Per l'intervento è prevista una dotazione complessiva (per tutti i settori coinvolti) pari 2,5 miliardi di euro incrementabili, sulla base delle risorse disponibili, fino al limite massimo di 5 miliardi di euro, secondo gli esiti del monitoraggio sull'andamento dei finanziamenti effettuato dalla Cassa depositi e prestiti S.p.a.

Gli strumenti a sostegno dell'accesso al credito delle imprese agricole.

  Al fine di migliorare le condizioni di accesso al credito per le imprese agricole, nel corso degli ultimi anni sono stati predisposti alcuni strumenti finanziari di livello nazionale.

FONDO DI GARANZIA ISMEA

  Il Fondo di garanzia Ismea, istituito con il decreto legislativo 102/2004, si pone come obiettivo quello di favorire l'accesso al credito delle imprese agricole e la mitigazione degli spread sui tassi si interesse praticati dalle banche, attraverso la riduzione degli accantonamenti a patrimonio di vigilanza richiesti agli intermediari dalla normativa Basilea 2. Il fondo è costruito per operare in maniera sinergica con soggetti diffusi sul territorio. Oltre a rilasciare fideiussioni alle imprese infatti, può operare tramite il rilascio di co-garanzie e controgaranzie in collaborazione con i confidi.
  Con l'approvazione del Decreto ministeriale 22 marzo 2011 sono state riviste le modalità operative del fondo, ampliandone le possibilità d'azione. In particolare, la garanzia è stata estesa anche a finanziamenti di breve termine ed è stata prevista la possibilità di rilasciare garanzie su portafogli bancari di finanziamenti alle imprese agricole conformi alle norme di ammissibilità del fondo. Una ulteriore innovazione è stata introdotta con la lettera di garanzia (G. Card), che consiste in una prevalutazione della garantibilità di una specifica operazione su richiesta di un'impresa. Ricevuta la lettera di garanzia, l'impresa può recarsi in banca per la propria richiesta di finanziamento, avendo già a disposizione un impegno di massima da parte del garante.
  Il fondo di garanzia, oltre ad operare a favore dell'intero universo delle imprese agricole italiane tramite la propria dotazione di capitale nazionale, è stato utilizzato da diverse Regioni a supporto dei programmi di sviluppo rurale nel periodo 2007-2013. Tramite le risorse dei programmi, sono state costituite delle dotazioni patrimoniali destinate alle diverse regioni, per operazioni ammissibili alle misure di sviluppo rurale.
  Il Fondo opera attualmente, sia con riferimento alla dotazione nazionale che a quella costituita tramite risorse FEASR, come regime di «non aiuto» ai sensi della Comunicazione della Commissione sugli aiuti di Stato concessi sotto forma di garanzia, regime SA.35660 (2012/N). Le risorse FEASR sono dunque attualmente utilizzate per la sola costituzione del capitale del fondo, mentre le garanzie sono pagate dalle imprese a prezzo di mercato. Lo strumento prevede inoltre una specifica dotazione, destinata all'erogazione di garanzie a costo agevolato a giovani agricoltori, in conformità con il regolamento 1535/2007, relativo agli aiuti de minimis destinati alle imprese di produzione agricola.Pag. 17
  Con riferimento al 2012, il fondo ha coperto complessivamente una percentuale pari al 4,8 per cento del credito agrario nazionale. Poiché per ciascuna operazione la garanzia ISMEA copre solo una parte del prestito bancario (il limite massimo è del 70 per cento aumentato all'80 per i giovani), il valore complessivo dei finanziamenti bancari coperti in rapporto al totale erogazioni è ancora più elevato, con un valore pari all'8,6 per cento. L'attività del fondo si concentra prevalentemente nelle regioni che presentano un mercato del credito di dimensioni limitate, prevalentemente quelle meridionali, fornendo in tal senso un contributo alla riduzione degli squilibri territoriali.

FONDO CREDITI NAZIONALE PER LE IMPRESE AGRICOLE

  Con il Decreto legge del 24 gennaio 2012, n. 1, convertito con modificazioni dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, è stato istituito un Fondo credito nazionale per le imprese agricole. Il fondo opera in collaborazione con il sistema bancario rilasciando finanziamenti in parte a carico del fondo (fino ad un massimo del 50 per cento) e in parte a carico dell'istituto di credito intermediario. Sulla quota di prestito erogato con risorse pubbliche è applicato un tasso di interesse agevolato, sulla quota privata è applicato un tasso di mercato.
  Lo strumento è stato progettato per favorire l'accesso al credito delle imprese agricole, sia attraverso un aumento delle risorse complessivamente disponibili per il credito all'agricoltura, sia attraverso una riduzione del costo dell'indebitamento, grazie all'agevolazione sul costo degli interessi. Lo strumento si basa su un metodo di calcolo dell'elemento di aiuto connesso ai prestiti agevolati approvato dalla Commissione europea. Al momento è in corso l'approvazione delle norme attuative per l'attivazione dello strumento.
  Il fondo non dispone ancora di una dotazione finanziaria. È configurato come uno strumento efficiente, di natura rotativa, per l'erogazione di contributi pubblici, a disposizione delle Amministrazioni nazionali e regionali, che possono utilizzarlo per la concessione di aiuti a valere su risorse nazionali o comunitarie. Il fondo potrebbe anche operare direttamente a favore delle imprese agricole, qualora un intervento legislativo nazionale provvedesse alla sua capitalizzazione.

FONDO CAPITALE DI RISCHIO

  Il Fondo di investimento nel capitale di rischio, operativo a partire dal 2011 e gestito da ISMEA, è finalizzato a supportare i programmi di investimento di piccole e medie imprese agricole, agroalimentari, della pesca e dell'acquacoltura, e quindi a ridurne i rischi derivanti dall'eccessiva dipendenza dall'indebitamento con il sistema creditizio. Inoltre il fondo mira a favorire l'espansione del mercato dei capitali e ad agevolare la creazione di nuova occupazione.
  Il fondo opera sia tramite interventi diretti che indiretti. Gli interventi diretti consistono principalmente nell'assunzione di partecipazioni di minoranza del capitale aziendale (equity). In tale ambito l'intervento può essere destinato a fornire il capitale necessario per valutare, studiare e sviluppare un progetto iniziale (seed capital), oppure fornire il capitale nella fase di start-up dell'impresa o, come ultima ipotesi, fornire il capitale per la crescita e l'espansione di un'impresa.
  Gli interventi indiretti, consistono invece nell'acquisizione di quote di partecipazione minoritarie di fondi di investimento privati che investono nelle imprese del settore (fondi di fondi). L'intervento viene gestito nell'ambito di un accordo commerciale tra ISMEA e il fondo beneficiario che fissa obiettivi, limitazioni d'intervento, massimali. L'operazione di dismissione della partecipazione del Fondo sono gestite dai fondi beneficiari.
  L'intervento del Fondo ha una durata limitata (mediamente di 7 anni), al termine della quale è previsto l'obbligo di acquisto della partecipazione da parte dei soci.

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Proposte per migliorare l'accesso al credito delle imprese agricole.

  Le difficoltà di accesso al finanziamento sono uno dei maggiori ostacoli alla nascita e alla crescita delle imprese agricole.
  Tali ostacoli sono dovuti a molteplici cause, alcune cicliche e altre strutturali. Le asimmetrie informative tra i soggetti che offrono e che domandano fondi svolgono in questo un ruolo fondamentale.
  Per questa ragione, il Ministero promuoverà azioni formative e informative rivolte a più soggetti: in primo luogo alle autorità di gestione dei programmi di sviluppo rurale perché sappiano gestire e proporre gli strumenti di ingegneria finanziaria, in secondo luogo ai potenziali beneficiari degli strumenti, cioè agli imprenditori agricoli, in terzo luogo agli istituti bancari e infine ai soggetti chiamati a svolgere un ruolo di assistenza tecnica ai beneficiari affinché la consulenza prestata sia precisa e puntuale. Quest'azione è già stata avviata con un primo seminario organizzato il 28 ottobre u.s. dalla Rete Rurale Nazionale durante il quale sono stati analizzati gli strumenti di ingegneria attivabile nella futura programmazione attraverso i fondi strutturali e il FEASR (fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale).
  In secondo luogo, il Ministero intende continuare a servirsi degli strumenti già avviati in questa programmazione ma che necessitano di un'attenta analisi circa l'efficacia degli stessi e l'individuazione degli ostacoli da rimuovere. Gli strumenti che il Ministero ha messo in campo (garanzie, fondo credito, capitale di rischio) al momento non hanno funzionato come previsto. Per questa ragione, saranno posti in essere ulteriori azioni correttive che rendano gli strumenti più efficaci. Non si tratta di andare alla ricerca di nuovi strumenti ma di migliorare il funzionamento di quelli esistenti. In tal senso si sta valutando l'opportunità di proporre un regime d'aiuto abbatta i costi delle garanzie.
  In terzo luogo, il Ministero si avvarrà del suo ruolo di coordinamento, lavorando in particolare con le Regioni, per favorire lo scambio di buone pratiche e lo sviluppo di sinergie tra le azioni intraprese sia a livello nazionale che comunitario. In questo contesto sarà assicurata la massima integrazione tra gli strumenti messi a disposizione dai diversi fondi strutturali e dalla normativa nazionale.
  Riteniamo inoltre che sia fondamentale costituire un tavolo di confronto continuo con l'Abi per approntare e proporre gli strumenti che meglio possano rispondere alle esigenze delle aziende agricole. Segnalo in tale contesto che da un confronto con l'Abi è stata elaborata un primo schema di accordo tra Regioni, Organismi pagatori e Abi che ha la finalità di promuovere il credito per l'acquisto di macchinari e attrezzature finanziate dal FEASR. Si tratta di un primo passo verso più strette forme di collaborazione tra l'Abi, il Ministero e le Regioni.
  Infine tenuto conto che i ritardi nei pagamenti inaspriscono i problemi di liquidità delle aziende il Ministero si impegna a monitorare costantemente l'andamento dei pagamenti delle PA verso le imprese.