XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 8 di Mercoledì 12 marzo 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fiorio Massimo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI NAZIONALI CON RIFERIMENTO ALL'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI MILANO 2015.

Audizione dei rappresentanti della Legambiente.
Fiorio Massimo , Presidente ... 3 
Croce Giuseppe , Responsabile del settore agricoltura della Legambiente ... 3 
Sciarra Daniela , Coordinatrice del settore agricoltura della Legambiente ... 5 
Calabrese Valerio , Membro della segreteria della Legambiente Campania ... 7 
Fiorio Massimo , Presidente ... 7 
Catania Mario (SCpI)  ... 7 
Cenni Susanna (PD)  ... 8 
Bordo Franco (SEL)  ... 9 
Taricco Mino (PD)  ... 10 
Tentori Veronica (PD)  ... 10 
Cova Paolo (PD)  ... 11 
Benedetti Silvia (M5S)  ... 12 
Zanin Giorgio (PD)  ... 12 
Fiorio Massimo , Presidente ... 12 
Croce Giuseppe , Responsabile del settore agricoltura della Legambiente ... 13 
Fiorio Massimo , Presidente ... 15 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti della Legambiente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MASSIMO FIORIO

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti della Legambiente.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali con riferimento all'Esposizione universale di Milano 2015, l'audizione dei rappresentanti di Legambiente.
  Ringrazio gli auditi per aver accolto l'invito della Commissione e per la documentazione consegnata di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Sono presenti Giuseppe Croce, responsabile del settore agricoltura, Daniela Sciarra, coordinatrice del settore agricoltura, e Valerio Calabrese, membro della segreteria di Legambiente Campania.
  Cedo, quindi, la parola ai nostri ospiti. Seguiranno gli interventi e le domande dei colleghi deputati, cui seguirà poi la replica successiva.

  GIUSEPPE CROCE, Responsabile del settore agricoltura della Legambiente. Grazie, presidente. Vi ringraziamo per l'audizione che ci avete concesso.
  Noi riteniamo che effettivamente l'Expo 2015 sia una grande opportunità per la valorizzazione dei prodotti agroalimentari italiani, ma che abbia anche una portata molto più ampia, in cui il ruolo dei prodotti agroalimentari italiani può addirittura diventare un potenziale modello o una via di indicazione che è, secondo noi, strategica.
  Non c’è dubbio che, soprattutto in quest'ultimo anno, si stia intensificando il confronto e talvolta anche lo scontro tra due modelli fondamentali di agricoltura che oggi, semplificando, prevalgono a livello planetario. Il modello «americano», tecnologico, sostiene che, essendo il problema fondamentale garantire cibo a buon mercato a quelli che saranno 9 o più miliardi di abitanti della terra nel 2050, dobbiamo innanzitutto garantire un salto di qualità delle rese colturali e produttive utilizzando le nuove tecnologie e, in particolare, gli organismi geneticamente modificati.
  Il fatto che questa campagna sia in atto anche in Europa è evidente da molti segni, al di là degli articoli sulla grande stampa italiana (Corriere della Sera e Repubblica) apparsi nei mesi scorsi. Penso alla lettera che è stata mandata a Potocnik nell'ottobre scorso da parte di un gruppo di grandi multinazionali per chiedere mano libera sulla ricerca e sulla commercializzazione degli OGM in Europa e soprattutto all'iniziativa che è stata presa in Friuli da alcuni agricoltori, con il supporto di un'associazione, per la semina, la coltivazione e, purtroppo, anche la trebbiatura e la raccolta di mais geneticamente modificato, forti di una sentenza dell'Unione europea.
  Era evidente che anche questa semina e raccolta avesse un valore puramente politico-simbolico. Si tratta di poche migliaia Pag. 4di metri quadri, ma voleva essere un segnale forte. Noi riteniamo che il segnale che gli agricoltori vogliono dare, in vista dell'Expo 2015, sia quello di rilanciare questa tematica. Non si potrebbe, però, rilanciare una tematica in un Paese che fosse del tutto impermeabile alla questione OGM.
  Vi ricordo, tra l'altro, che il 9 aprile ci sarà la sentenza del TAR su un ricorso presentato da questi agricoltori del Friuli sulla validità del decreto ministeriale dell'agosto scorso che metteva al bando in tutta Italia la coltivazione del mais MON 810.
  Noi invitiamo caldamente gli onorevoli membri di questa Commissione ad adoperarsi verso il Governo perché, nell'ipotesi non del tutto improbabile che il TAR accogliesse il ricorso di questi agricoltori, il Governo sia pronto con un decreto-legge a impedire che dal 10 aprile si semini mais OGM tranquillamente e impunemente in Friuli, e non credo solo in Friuli, perché le dichiarazioni sono molto bellicose e parlano di diverse regioni. Ci sono state raccolte di firme degli agricoltori nel mantovano, come sapete.
  Tutta questa tematica, a nostro parere, è molto legata a quella dell'Expo. Noi riteniamo che il modello OGM sia del tutto contrario e controproducente per gli interessi del settore agroalimentare italiano, che si basa sulla tipicità e sulla qualità. Siamo convinti, però, che vada anche raccolta la sfida di chi sostiene il modello OGM. Siamo convinti, cioè, che vada dimostrato, e che si possa dimostrare, che un'agricoltura ecosostenibile, che non ha bisogno di ricorrere sempre a strumenti esterni al mondo agricolo e del tutto estranei alla logica di funzionamento degli ecosistemi naturali, come prima la chimica di sintesi e oggi gli OGM, sia in grado, col supporto dell'innovazione e della scienza, di fornire risposte ancora più soddisfacenti sullo stesso piano delle rese e del reddito agricolo delle aziende.
  Pertanto, riteniamo che questa sfida vada accolta con molta serietà e che rappresenti l'elemento prioritario per quanto riguarda l'Expo 2015 e la valorizzazione del sistema agroalimentare italiano, che, in questo caso, potrebbe proporsi come modello alternativo e vincente non solo di un altro modo di fare sound, cibo, chef, ma anche di un'altra agricoltura.
  La Legambiente è interessata a promuovere diverse iniziative di sostegno in questa direzione puntando su due messaggi fondamentali e sapendo che l'Expo 2015 non è un incontro settoriale per specialisti di agricoltura, ma un incontro in cui devono arrivare messaggi chiari ai cittadini.
  Ci sono due messaggi che vogliamo trasmettere. Il primo è che la qualità del cibo nasce innanzitutto dal tipo di agricoltura e dal suo rapporto con le risorse naturali. Il secondo è che gli stili di vita dei cittadini hanno un ruolo decisivo nell'orientare il futuro dell'agricoltura e dell'uso del suolo.
  Mi riferisco soprattutto alle questioni delle diete, della dieta mediterranea in particolare. So che se ne è parlato abbondantemente in questa Commissione. Noi riteniamo che la dieta mediterranea sia un modello che offre, da una parte, una risposta salutistica ai problemi della salute, e, dall'altra, una risposta al consumo di risorse naturali in agricoltura. Offre, dunque, questo duplice beneficio.
  Oltretutto, riteniamo che il rilancio della dieta mediterranea in occasione dell'Expo sia anche un'opportunità per l'Italia per rilanciare il discorso del Mediterraneo, un tema che va al di là dell'Europa e che riguarda l'intero bacino del Mediterraneo. Possiede, quindi, anche questa valenza politica.
  Un altro tema fondamentale che io credo debba essere svolto in questa sessione dell'Expo è il rapporto tra agricoltura e cambiamenti climatici. So che qualcuno ha già proposto che Milano diventi il centro di raccolta delle attività e degli studi su questo tema. Per noi questo è molto importante, perché vedere l'intreccio tra agricoltura e cambiamenti climatici significa rafforzare i modelli che fanno meno uso di sostanze chimiche inquinanti Pag. 5e che puntano al sequestro di carbonio, al risparmio idrico, al risparmio delle lavorazioni meccaniche.
  C’è, in questo momento, nel mondo e anche in Italia, un forte interesse per l'agricoltura conservativa. Noi guardiamo con interesse l'agricoltura conservativa e di precisione, ma non possiamo accettare che l'agricoltura conservativa diventi – come è successo, purtroppo, in Veneto e in molte altre parti del mondo – un pretesto o un'occasione per aumentare l'uso di diserbanti e disseccanti.
  Abbiamo proposto, quindi, e vogliamo proporlo anche al Ministero dell'agricoltura, sperimentazioni nel campo sfruttando i risultati eccellenti che sono stati già ottenuti a livello internazionale sulla possibilità di sposare le tecniche di agricoltura conservative e le tecniche di agricoltura di precisione in regime biologico, ossia garantendo che la lotta agli infestanti non si faccia aumentando la chimica di sintesi.
  Abbiamo nella nostra delegazione anche Valerio Calabrese, che rappresenta la Campania, perché in questo momento – ne parleranno poi Daniela Sciarra e lo stesso Valerio Calabrese – prestiamo molta attenzione alla questione della Terra dei fuochi. La consideriamo un vulnus nazionale, perché sono già successi alcuni scandali, come quello dell'olio. Non so se abbiate visto Presadiretta l'altro giorno. Trasmetteva un'immagine impressionante delle truffe che non solo in Italia, ma in tutta l'Unione europea avvengono, anche con una certa facilità nella contraffazione dei marchi di qualità.
  Noi riteniamo che in questo momento l'immagine che hanno i prodotti campani sia un problema per tutto il sistema agroalimentare nazionale. Come Legambiente, insieme ad altre associazioni, stiamo, quindi, cercando di concentrare gli sforzi per sostenere quelle produzioni e quei produttori, facendo anche nomi e cognomi, che fanno le cose perbene, ovviamente garantendoci innanzitutto che i terreni su cui operano siano terreni che garantiscono la salubrità ambientale e la salute dei consumatori. Riteniamo che in questo momento i prodotti della Campania, quelli fatti bene, possano essere un'occasione per un salto di qualità del sistema agroalimentare campano.
  Ci sono altri punti, ma mi fermo qui. Lascerei poi la parola a Daniela Sciarra per elencare gli altri aspetti che noi riteniamo molto importanti in questa attività Expo e su cui faremo anche iniziative concrete.

  DANIELA SCIARRA, Coordinatrice del settore agricoltura della Legambiente. Buonasera a tutti.
  L'altro tema collegato all'Expo riguarda il rapporto storico tra agricoltura e ambiente e il ruolo che l'agricoltura ha nel rapportarsi all'ambiente. Il tema del suolo può essere letto in almeno due aspetti principali.
  Il primo è indubbiamente quello legato all'utilizzo del suolo nella misura in cui parte di questo verrà utilizzato e dedicato proprio all'evento Expo. Dati alla mano, l'Expo prevede un consumo di suolo di circa 1.500 ettari. Nella piena bontà, efficacia e funzionalità di questo grandissimo appuntamento, che, come diceva prima il mio collega Giuseppe Croce, ci permette di sfruttare e di parlare dell'agricoltura come di un fattore non solo di modernizzazione, ma di piena modernità, perché in grado di mettere in evidenza le potenzialità che questo settore ha per rispondere ai cambiamenti climatici e offrire servizi ambientali, noi riteniamo indispensabile che fin da oggi si tenga conto dell'impatto inevitabile che un evento come questo avrà sull'ambiente.
  Riportato in termini metaforici, ma se vogliamo anche concreti, di produzioni effettive di prodotti agroalimentari, 1.500 ettari sono pari a 8.000 tonnellate di riso che in quel contesto non possono essere prodotte e a 90 milioni di risotti l'anno in meno.
  È chiaro che, di fronte a un evento che si pone l'obiettivo di parlare di produzione e di mettere a confronto modelli diversi di produzione, uno dei temi da tenere fin da ora in considerazione è l'utilizzo di quel suolo, la possibilità di riconversione e il Pag. 6peso che inevitabilmente una struttura di questo tipo andrà a determinare. Teniamo conto che intorno a questa struttura si stanno già sviluppando delle opere, quelle previste nel DPCM del 22 ottobre 2008 come opere connesse, che hanno ricevuto, in funzione dell'Expo, una corsia assolutamente preferenziale. Tutto questo lo troverete all'interno del documento che abbiamo inviato in formato elettronico e di cui qui abbiamo anche una copia cartacea.
  Faccio riferimento poi alla terna di autostrade BreBeMi, TEM e Pedemontana. Queste sono opere collaterali, non estremamente funzionali all'Expo in quanto tale, e forse rappresentano – così le indichiamo all'interno del nostro documento – il più grande danno in termini di consumo di suolo.
  Rispetto a questo voglio fornire un altro dato: in quarant'anni in Italia sono stati abbandonati 5 milioni di ettari di superficie agricola, di cui 1,5, pari alla superficie della Calabria, sono stati cementificati o impermeabilizzati.
  L'Expo ci deve porre, quindi, come tema essenziale il consumo di suolo, nella misura in cui quello che si consuma è la fertilità, la sostanza organica del terreno. Parallelamente, la gestione del suolo deve diventare, all'interno della PAC e dei Piani di sviluppo rurale, che sono oggi in alcune regioni già in azione – ci sono già dei tavoli attivi su questo importante argomento – un elemento di riferimento funzionale all'applicazione e alla diffusione di tecniche e metodi di coltivazione che riducano l'utilizzo di fertilizzanti chimici, soprattutto di quelli azotati, che concorrono per il 38 per cento alle emissioni di gas climalteranti.
  Su questo tema abbiamo prodotto un manifesto, allegato ai documenti che oggi vi presentiamo, oltre ad alcuni volumi che presentano il nostro punto di vista su come debba essere l'agricoltura.
  Non ultimo – sintetizziamo per essere brevi e lasciare la parola a voi per eventuali approfondimenti – un tema che l'Expo deve affrontare è quello che citavo all'inizio: il fattore della modernità dell'agricoltura. Occorre una visione giovane, che deve avvicinare sempre più non solo giovani agronomi, ma anche giovani laureati a questo settore. Molto si sta già facendo in materia di gestione delle terre abbandonate e dei terreni demaniali che possono essere affidati ad associazioni e a cittadini. Noi crediamo che questo debba diventare un punto fondamentale della comunicazione nell'Expo.
  A questo riguardo, ricordiamo che l'agricoltura sociale non vanta ancora, purtroppo, una legge, una normativa nazionale, nonostante le cooperative di agricoltura sociale che praticano servizi sociali per l'ambiente siano ampiamente diffuse sull'intero territorio. Come queste, anche le esperienze di agricoltura sociale e di agricoltura urbana sono ancora normate, purtroppo, solo a livello regionale, a discrezione delle singole amministrazioni locali.
  Di queste esperienze, che rappresentano il volano e l'espressione che arriva dal basso di un interesse costante sempre più ampio di cittadini di tutte le età all'agricoltura sociale e urbana e, in senso più ampio, all'agroalimentare, dobbiamo tener conto, perché sono esperienze e progettualità diffuse e spin-off di università che devono essere assolutamente portati come bandiera italiana all'interno dell'Expo. Hanno lo stesso valore dei prodotti tipici, del numero dei prodotti tipici, che non può essere solo una sequenza di numeri di DOP e di IGP, che rappresentano assolutamente il paniere più ampio, così come una più ampia superficie in Italia è dedicata al biologico.
  Dobbiamo trasmettere un concetto nuovo e moderno di agricoltura, che è l'agricoltura che viene rappresentata ogni giorno dalle piccole e medie imprese italiane e dai giovani produttori che si avvicinano a questo settore. Dobbiamo cogliere questa piena occasione e portarla come un successo anche dell'Italia e come un impegno che questa Commissione e il nostro Governo devono saper portare avanti.
  In riferimento ai prodotti tipici e alla valorizzazione delle filiere, credo che un aspetto che merita la nostra attenzione – Pag. 7e più di me potrà illustrarlo a Valerio Calabrese della segreteria della Legambiente Campania –, sia proprio la Campania.
  La Campania contribuisce al made in Italy tanto quanto le altre regioni, ma ora si trova in una sorta di cono d'ombra, determinato anche da una rappresentazione, purtroppo, a tinte fosche di questa regione, la quale, in realtà, meriterebbe, forse proprio all'interno dell'Expo, un corner dedicato. Come diceva in precedenza Giuseppe Croce, la Campania è la patria della dieta mediterranea, che ha gettato le basi fondamentali della piramide alimentare.

  VALERIO CALABRESE, Membro della segreteria della Legambiente Campania. Vorrei solo precisare alcune cose. Abbiamo accennato alla questione Terra dei fuochi, che, come sapete, ha rappresentato per il territorio campano un vero problema dal punto di vista sia delle produzioni, sia della commercializzazione di tanti prodotti. Ci affacciamo oggi all'Expo 2015 con questo tema, che ancora chissà per quanto toccherà questo territorio.
  Ebbene, attraverso una serie di iniziative, come diceva Giuseppe Croce prima, attraverso questa task force di associazioni a sostegno di produttori locali di eccellenza, stiamo provando a rappresentare un territorio che, oltre ai problemi che la nostra stessa associazione ha per prima denunciato negli anni passati, rappresenta soprattutto un territorio di grande eccellenza per l'agroalimentare italiano.
  Sono 25 i prodotti IGP e DOP registrati. Le eccellenze riconosciute a livello mondiale del settore agroalimentare in Campania, basti pensare alla mozzarella di bufala, ma anche al pomodoro San Marzano, oggi vengono fortemente minacciati sui mercati nazionali e internazionali dal risalto mediatico che il fenomeno delle ecomafie ha portato con sé. È proprio di ieri, come sapete, il decreto che quantifica, almeno in parte, per ora, la superficie di terreni inquinati nella nostra regione. Siamo su cifre che rappresentano quantità non allarmanti. Parliamo di 63 ettari inquinati, su cui non ci potrà essere coltivazione.
  Noi stiamo avviando, anche in sinergia con i Ministeri dell'agricoltura e dell'ambiente, una serie di iniziative tese a promuovere l'avvio delle bonifiche su questi territori e anche l'utilizzo di questi terreni per attività no-food. Abbiamo in calendario proprio domani un appuntamento a Castel Volturno, uno dei comuni interessati da questo fenomeno, dove si terrà il convegno Oltre la Terra dei fuochi per una Campania Terra Felix, proprio alla presenza dei ministri e del Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti.
  Vi sono, dunque, diverse attività che vedono Legambiente protagonista. Abbiamo sviluppato sul territorio una serie di azioni. Tra queste vi è un'iniziativa editoriale, che si chiama Campania, la Terra dei cuochi, che prova a mettere in fila tutte le ricette, ma non solo, anche i prodotti tipici e i produttori che testimoniano la validità del territorio campano sul tema dell'agroalimentare.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  MARIO CATANIA. Prima di tutto un grazie agli auditi, che ci consentono di tornare su un tema che mi sta molto a cuore. Quando il Governo Monti, di cui facevo parte, decise all'epoca di andare avanti con decisione sulla strada dell'Expo, contestualmente abbandonando, viceversa, la candidatura di Roma alle Olimpiadi – decisioni che io considero tuttora ambedue sagge – fu mia preoccupazione far vivere e preparare l'Expo ai due livelli che oggettivamente una manifestazione di questo tipo presenta.
  Il primo livello, il più basso, è quello di una grandissima fiera, di un grandissimo momento espositivo e commerciale, che ha la sua valenza, perché ha ricadute economiche importanti di carattere turistico, oltre che commerciale, e la sua pregnanza.
  Il secondo e più alto livello era, invece, ed è tuttora, il messaggio. Questo Expo è intitolato Nutrire il pianeta. C’è dentro, Pag. 8quindi, la necessità di riempirlo di contenuti, e riempire di contenuti un evento vuol dire anche fare delle scelte. In merito ringrazio i nostri auditi, che ci ricordano quanto quelle scelte tocchino il futuro del nostro pianeta, il modello di società che immaginiamo, il modello di ambiente e di agricoltura che vogliamo.
  Mi ritrovo moltissimo nelle cose che sono state dette e, quindi, non le ripeto. Fanno parte del mio bagaglio culturale. Tuttavia, l'impressione che personalmente ho – non so se i colleghi la condividano – è che in questi ultimi dodici mesi sia stata vissuta maggiormente la parte del livello basso dell'Expo, quella della preparazione del grande evento «fieristico», mentre è rimasta un po’ sullo sfondo la parte dei contenuti.
  In passato, avevo avviato alcuni gruppi di lavoro sui contenuti, i quali avevano svolto una prima parte degli approfondimenti che sono stati poi trasmessi al Governo successivo. Ho perso poi traccia di tutto questo. La mia non è una notazione critica. Immagino che poi si sia andati avanti in quella direzione, ma credo che questa Commissione – prego il vicepresidente Fiorio, che oggi presiede, di farne messaggio anche allo stesso presidente Sani – dovrebbe chiedere su questo un approfondimento al Governo.
  Come ripeto, occorre un approfondimento non solo sullo stato di preparazione dell'Expo in quanto tale, come evento fieristico, con le infrastrutture, il padiglione e via elencando, tutte cose su cui io sono convinto che si stia facendo il meglio possibile, fatta salva la distruzione di una quantità di ettari, in termini di consumo del suolo, forse eccessiva rispetto a quella che avrebbe potuto essere.
  Al Governo dovremmo chiedere anche che cosa diciamo al mondo in occasione di questo Expo. Quali sono i contenuti, in termini di messaggio, di modello e di scelte, che il Governo italiano, che il sistema Paese travasa, al di là della presentazione del suo ottimo agroalimentare, e presenta al pianeta intero ?
  Detto questo, non mi dilungo oltre. Ci sarebbe un altro tema che mi sta moltissimo a cuore, l'ho appena sfiorato adesso, ed è la questione del consumo del suolo. Probabilmente potevano essere fatte delle scelte migliori in questo Expo. Molte organizzazioni, fra cui Legambiente, ma anche altre – penso a Slow Food – avevano presentato delle ipotesi di lavoro interessanti sul modo di impattare il meno possibile sul territorio. Questo non è stato fatto, non va bene, ma è un dato.
  Chiudo qui, pregando i colleghi e il presidente di farsi carico, se lo ritengono, di questa mia sollecitazione.

  SUSANNA CENNI. Grazie, presidente, e grazie ovviamente agli intervenuti in audizione per il loro contributo. Condivido buona parte delle considerazioni che ha svolto prima di me il collega Catania, anche se forse non definirei aspetti bassi quelli che sono stati privilegiati. Forse per alcuni gli aspetti urbanistici sono considerati più alti di quelli che noi, invece, consideriamo prioritari, cioè il tema centrale della produzione di cibo e della sovranità alimentare.
  Credo, però, che anche le cose che abbiamo sentito proprio oggi dagli intervenuti ci confermino quanto fosse giusta la scelta che ha fatto l'Italia con questo tema, quella della possibilità di nutrire pienamente il Paese, il mondo, e di farlo con criteri di sostenibilità e anche di capacità di adattamento ai mutamenti climatici.
  È chiaro, credo, a tutti noi che non sempre la rotta è stata così netta, così chiara, nell'organizzazione e nella costruzione dell'Expo. Adesso ci siamo quasi, siamo molto vicini.
  Sono molto in sintonia con i contenuti del contributo che oggi la Legambiente ci consegna e con i temi prioritari che vengono individuati nel documento. Forse dovremmo iniziare a ragionare su cosa lascerà l'Expo, cioè su cosa resterà dopo l'Expo 2015, non solo in Italia, ma nel mondo, visto che è un evento globale e che è stato scelto questo tema.
  Penso che molte delle considerazioni che oggi ci avete riportato – qualcuna la riprendo perché credo che nelle prossime settimane avremo anche dei passaggi rilevantissimi Pag. 9su questi temi – abbiano a che fare con un nuovo concetto di competitività dei sistemi agricoli, che i fatti ci stanno dimostrando essere tali. Penso al grandissimo tema dei mutamenti climatici. Penso all'enorme tema, tanto caro al collega Catania, ma anche a tutti noi, della cementificazione del suolo agricolo e del corretto uso del suolo.
  Penso anche, tuttavia, ad alcuni fenomeni che ormai sono già in vita, sono già in essere, come il ritorno dei giovani all'agricoltura e la straordinaria presenza femminile in questo mondo, che quasi sempre è accompagnato da scelte di carattere qualitativo molto alto. Molto spesso sono scelte che hanno a che fare con la produzione biologica. C’è proprio una scelta, una vocazione particolare che va, a mio parere, nella giusta direzione.
  Veniva giustamente ricordato che nelle prossime settimane avremo una sentenza che potrebbe aprire un varco nel nostro Paese e sulla quale io credo che anche noi, come Commissione, probabilmente dovremo muoverci, anche per comprendere l'atteggiamento del nuovo Governo nei confronti di questa possibilità, visto che ci sono stati tre ministri che si sono mossi esprimendo una valutazione molto netta su questo scenario.
  Ieri c’è stato, infatti, un passaggio importante a Bruxelles relativamente al Regolamento comunitario del mercato delle sementi. Ci sono, quindi, alcune partite che in parte si sono concluse positivamente e che in parte potrebbero riaprire scenari molto pericolosi per il tema di cui stiamo discutendo.
  Ho trovato, nelle scorse settimane, molto interessante una proposta che ha messo in campo il sindaco Pisapia proprio in relazione all'Expo e a quello che potrebbe uscirne. Era la suggestione di lavorare, insieme ovviamente agli altri Paesi e alle capitali, per esempio, impegnate sui temi dei mutamenti climatici, a un nuovo trattato di carattere internazionale che Pisapia ha definito una sorta di «Kyoto del cibo», cercando di declinare obiettivi e indirizzi che possano tradursi in atti molto concreti di carattere internazionale e che potrebbero rappresentare un passaggio rilevantissimo per l'Expo in questa direzione.
  Vorrei capire anche la vostra valutazione su questa proposta, che a me è sembrata davvero di grande interesse e che credo meriterebbe di essere pienamente supportata da tutti noi. Vi ringrazio.

  FRANCO BORDO. Concordo con voi e vi ringrazio per la rinnovata sollecitazione a guardare l'aspetto del consumo di suolo. Concordo nel merito, ovviamente. Purtroppo, noi siamo alla presa d'atto di un qualcosa che non è stato realizzato, come anche l'onorevole Catania ha anticipato, con le soluzioni più idonee, rispetto peraltro a una regione da cui io provengo e dove il consumo di suolo, come sapete meglio di me, è già elevatissimo.
  Mi ha fatto molto piacere il richiamo in apertura relativo agli OGM, non soltanto perché è una battaglia in cui credo, come il Gruppo che rappresento, ma anche perché ritengo che sia opportuna la sottolineatura, l'apertura che voi fate su questa tematica. Bisogna fare in modo che venga messa all'ordine del giorno del dibattito dell'Expo 2015. Diversamente, sono convinto che il rischio sia che venga messa all'ordine del giorno, ma in tutt'altro modo, come già, con modalità più o meno velate, sta venendo avanti, persino utilizzando gli esperimenti in Friuli, ossia allargando la discussione sul fatto che nel nostro Paese si debba aprire la strada generalizzata all'uso degli OGM.
  Come ho fatto anche con altri soggetti ascoltati in audizione, vorrei porvi una domanda molto specifica. Apro un inciso e poi chiudo sulla domanda. Ritengo anch'io che la Commissione debba arrivare a questo momento, ossia che nel giro di pochi giorni, di poche settimane, essa debba arrivare a uno step che sia anche di confronto con il Governo, con il neoministro, che però, ricordiamolo, ha una continuità. Col precedente Governo aveva, infatti, la delega per l'Expo 2015, ragion per cui non è novello da questo punto di vista.Pag. 10
  Penso che dobbiamo arrivare a chiudere l'indagine, se vogliamo che questa Commissione, con il suo lavoro di approfondimento, possa veramente consegnare un documento finale che possa essere utile anche a migliorare i punti di criticità che abbiamo visto gradualmente emergere, e che sono anche piuttosto importanti, decidendo anche come proseguiamo. Banalizzando, se fermiamo i nostri lavori a dicembre 2014 e consegniamo il documento finale, probabilmente tutto il nostro lavoro non servirà più a nulla.
  Vorrei sapere dagli intervenuti all'audizione, dalla Legambiente, che, se non ricordo male, è la maggiore associazione ambientalista – la definisco così per capirci; non intendo, con questo termine, sminuirla – a livello nazionale, qual è il livello di coinvolgimento di questa associazione nell'organizzazione e nella gestione dal punto di vista dei contenuti dell'evento. La stessa domanda, lo ripeto, l'ho fatta anche ad altri.
  Ho letto nella vostra relazione quanto mettete in evidenza, cioè che voi state preparando con altre associazioni l'iniziativa Cascina Triulzia ed Expo dei popoli. L'Expo, però, è nato anche con livelli di lavoro indicati in modo piuttosto chiaro. Per esempio, cito il gruppo di lavoro denominato Politiche agricole per Expo 2015, che deve organizzare il tema dividendosi in sottogruppi e affrontando macroaree come politiche globali per nutrire il mondo, sicurezza giuridica dell'alimentazione, benessere umano, cultura e pace, cooperazione internazionale. Questo è uno strumento affidato anche al Ministero, quindi di emanazione ministeriale. Vorrei capire se in questa, o in altre, attività la vostra associazione sia stata coinvolta in modo anche formale e ufficiale.

  MINO TARICCO. Anch'io ringrazio per l'opportunità di tornare a ragionare intorno al tema di come si snoderà nel concreto, tra i vari livelli che sono stati citati prima, il percorso che ci porterà all'Expo. Soprattutto condivido la riflessione che avete posto, cioè che l'Expo sarà una straordinaria occasione, al di là dei livelli più concreti fieristico-espositivi, per riflettere sul modello alimentare del futuro e sul rapporto tra produzione agricola, contesto ambientale, sostenibilità e l'idea stessa di futuro che abbiamo.
  Credo che quella dovrebbe essere un'occasione straordinaria per noi di fare il punto su queste questioni, dentro una logica che assolutamente condivido. Condivido quello che lei ha detto prima, cioè che, dal nostro punto vista, per il nostro tipo di agricoltura, questa occasione è anche l'altra faccia della medaglia della competitività del nostro modello di agricoltura.
  Quando ero assessore in Piemonte, avevamo fatto elaborare all'università un importante studio, da cui emergeva che per il nostro modello di agricoltura la questione OGM non aveva a che fare solamente con le questioni ambientali e di sicurezza, ma anche con la sostenibilità economica. Il nostro modello non è «compatibile», o comunque economicamente conveniente da giocarsi in quell'ambito.
  Da questo punto di vista, quindi, credo che le cose che avete detto siano condivisibili. Anche a me, come già ai colleghi che hanno parlato prima, interessa capire su questo tipo di tematiche, su questo tipo di approccio, quale sia stato a oggi, se c’è stato, e in che termini sia avvenuto il livello di coinvolgimento nel ragionamento complessivo che sta venendo avanti e come voi nel concreto vi stiate «attrezzando» in questa direzione. Vorrei capire innanzitutto se c’è un percorso in cui voi siete stati chiamati a concorrere – se sì o no ce lo direte voi – e qual è l'attività su cui voi state ragionando e che state mettendo in campo che va in questa direzione.

  VERONICA TENTORI. Ringrazio gli intervenuti all'audizione. In parte sono stata preceduta dagli interventi dei colleghi nelle riflessioni che volevo fare. Mi interessa comunque ribadire due sollecitazioni, che, secondo me, rappresentano le due grandi opportunità che l'Expo ci offre e su cui vorrei conoscere la vostra riflessione.
  La prima è il tema del rilancio della nostra economia nazionale, legato proprio Pag. 11al tema dell'Expo, ossia al cibo, all'agroalimentare, alla nostra agricoltura, attraverso una valorizzazione dei territori e delle risorse naturali, culturali e turistiche locali che sono presenti su tutto il nostro territorio nazionale per rilanciare un nuovo modello di sviluppo e di crescita che punti alla qualità della vita e alla sostenibilità.
  Il secondo tema è stato sollevato anche dalla collega Cenni e riguarda il post-Expo, ossia cosa ci rimane dopo l'evento, sia a livello di sito – non penso che questo argomento sia secondario – dal punto di vista proprio urbanistico, se vogliamo definirlo così, sia a livello di contenuti. Occorrerà fare in modo che si inneschi un circolo virtuoso che permetta veramente di rilanciare i temi di cui si è parlato, dal consumo di suolo agricolo all'agricoltura sociale e urbana, al ricambio generazionale in agricoltura, alla biodiversità, al made in Italy, traducendoli in vere politiche agricole per il nostro Paese che siano da stimolo per il mondo intero.
  Condivido, quindi, proprio su questo aspetto, la suggestione, che aveva prima richiamato anche l'onorevole Cenni, del sindaco di Milano Pisapia sull'idea di una Kyoto del cibo che ponga obiettivi concreti che tutto il mondo si impegni a portare avanti.

  PAOLO COVA. Ringrazio gli intervenuti all'audizione. Come avete visto, un po’ tutti hanno la preoccupazione di avere delle risposte e soprattutto di non vedere l'Expo come un grande supermercato. Condivido pienamente quello che diceva l'onorevole Catania sul fatto di arrivare a mettere dei contenuti che riguardino ciò che serve per la nostra agricoltura.
  Voglio sgombrare il campo dicendo che le mie non sono riflessioni provocatorie, ma voglio cercare di portarle un po’ nel concreto, perché chi vive nell'ambiente dell'agricoltura, chi vive direttamente nell'agricoltura, si scontra con i problemi che sono usciti oggi, che voi avete sottolineato e ai quali bisogna fornire risposte.
  Credo che, se l'Expo vuole raggiungere il proprio obiettivo di nutrire questo pianeta in un dato modo e di produrre energia in un dato modo, debba fornire risposte. Voi avete fatto alcune osservazioni, ma io vorrei capire poi concretamente come si vadano ad attuare, considerata la situazione attuale dell'agricoltura a livello italiano e anche a livello mondiale, perché solo in questo modo noi possiamo generare uno sviluppo.
  Oltretutto, aggiungo, come membri di questa Commissione, noi dobbiamo fornire anche degli indirizzi su come sviluppare l'agricoltura nei prossimi anni. Servono, quindi, anche dei suggerimenti, delle idee per gli anni futuri.
  Voglio andare nel concreto e avere aiuti anche da voi. Da una parte si parla di pesticidi, di problemi di infestazione e di quanto vengano usati i fertilizzanti. Dall'altra parte, si dice: no OGM. Siamo, dunque, in questo confronto, dove, da una parte, c’è una soluzione e, dall'altra, viene detto «no» a una cosa e all'altra. Chi si trova a coltivare, gli agricoltori, si trovano di fronte a questi problemi. Viene detto loro «no» all'una cosa e anche all'altra: alla fine, come fanno a produrre ? Queste sono le risposte di cui si ha necessità.
  Quanto al consumo di suolo, se un agricoltore non ha un reddito, abbandona i terreni. Pertanto, abbiamo terreno fertile che viene completamente abbandonato, e questo è un problema. Bisogna tutelare l'agricoltura italiana, e c’è l'abbandono dei terreni agricoli. Dall'altro lato, il consumo del terreno viene favorito dal fatto che non si ha reddito. Nella regione Lombardia spesso gli agricoltori vendono a metro, perché – così viene detto – portano a casa un reddito. Ci sono, dunque, queste situazioni concrete, con le quali gli agricoltori si trovano a doversi scontrare.
  Faccio un altro esempio: il letame, i liquami. Da una parte, il 20 per cento del territorio fertile lombardo viene concimato con prodotti organici, dall'altra, una direttiva nitrati ne impedisce l'uso. Sono difficoltà con cui l'agricoltura si trova a dover combattere ogni giorno. Da un lato, la risposta che si ha dagli agricoltori è: «Basta, lascio stare». Se, però, lasciano Pag. 12stare e abbandonano i campi agricoli, questi diventano frutto e terreno di conquista per altri.
  La mia richiesta è la seguente: le vostre richieste sono giuste, corrette e le condivido pienamente, ma le voglio vedere concretizzate. Ho un'idea, ho un progetto, ma poi lo devo concretizzare nella realtà. Nella realtà, vivo una situazione completamente diversa, perché mi scontro con la difficoltà che hanno gli agricoltori, con la difficoltà del tempo, di un reddito, di mandare avanti una famiglia.
  Questa idea la devo concretizzare. Credo che l'Expo offra un'opportunità: avere associazioni come la vostra che, di fronte a questa sfida, forniscono risposte concrete che si possono attuare e che hanno una validità. Questo serve per l'Expo, ma anche per noi, che dobbiamo andare a progettare l'agricoltura dei prossimi dieci anni. Su questo vi chiedo – magari non rispondetemi immediatamente – se state lavorando e se potete fornire qualche risposta.

  SILVIA BENEDETTI. Ringrazio gli intervenuti all'audizione. Ho una domanda molto puntuale. Si è parlato prima di proposte alternative su come costruire l'Expo. Parlo proprio delle infrastrutture dell'Expo. Avevo visto dei progetti alternativi. Non so se anche voi abbiate partecipato alla promozione di questi progetti alternativi, per come sono stati proposti. Tuttavia, abbiamo visto che queste proposte alternative sono state disattese, non sono state prese in considerazione, e ci ritroviamo di fronte a un Expo che ha cementificato in maniera non necessaria.
  Vorrei capire, visto che poi ci troviamo a piangere lacrime di coccodrillo, se ci sia una proposta per rimediare o quantomeno per rendere più sostenibile l'errore che è stato fatto precedentemente dalle amministrazioni che hanno scelto una direzione sbagliata.

  GIORGIO ZANIN. Vorrei comunicare quello che noi apprendiamo dalla regione Friuli-Venezia Giulia in relazione ai temi della coltivazione di OGM. Sono aggiornamenti piuttosto importanti, di giornata, che confermano l'idea della moratoria che la regione vorrebbe mettere sul piatto per bloccare la coltivazione, qui e ora, immediatamente.
  Il tema l'abbiamo già affrontato in maniera robusta. C’è anche un atto di indirizzo che questa Commissione ha istruito in ordine alle azioni del nostro Governo nella prospettiva del semestre italiano. Riteniamo che vi siano tutti gli elementi per procedere nella direzione che voi auspicate. Io, almeno, ritengo che questo sia, per quanto ci riguarda come Commissione, un indirizzo piuttosto maturo e certo.
  Rispetto all'Expo molte sono state le sollecitazioni. Insisterei su due aspetti, che, per quanto riguarda la storia della vostra organizzazione, potrebbero diventare assai rilevanti.
  Il primo è la considerazione delle ricadute educative che un evento simile potrebbe avere. Ritengo che su questo fronte lo sforzo di attirare i capitali stranieri, il tema del cibo e tutto quello che riguarda il business siano al centro di molti altri soggetti che gravitano attorno al tema di Expo.
  Più faticoso, invece, è trovare chi si occupi delle ricadute in termini educativi, che sono poi quelle di lungo corso del prima, durante e dopo, di cui tutti siamo consapevoli, o su cui si attacca un pezzo di futuro consistente. In particolare, mi riferisco al consumo del cibo, che, è da ricordare, ha incidenze ramificate a trecentosessanta gradi sugli stili di vita, non soltanto per chi coltiva, ma anche per chi consuma: penso al costo della vita, alla salute e via elencando.
  Se possibile, quindi, chiederei da parte vostra un approfondimento di questa parte, perché mi sembra particolarmente preziosa. Immagino anche che forse un aspetto di stimolazione – ne approfitto, presidente, per interpolare la questione –, un approccio ragionato anche con il Ministero dell'istruzione da questo punto di vista servirebbe.

  PRESIDENTE. Do la parola agli intervenuti all'audizione per la replica.

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  GIUSEPPE CROCE, Responsabile del settore agricoltura della Legambiente. Mi confortano i commenti che sono stati fatti. Cerco di rispondere innanzitutto alla domanda che ponevano l'onorevole Cenni e anche altri, cioè come valutiamo l'iniziativa, la proposta di Pisapia su una «Kyoto agricola».
  Noi la valutiamo molto interessante. È un'opportunità da cogliere sicuramente perché va nella direzione che dicevamo prima. Quello dell'agricoltura e dei cambiamenti climatici deve essere un tema centrale dello sviluppo e delle strategie delle politiche agricole nei prossimi anni. Più in generale, secondo me, il tema che dobbiamo porre al centro – non l'unico, ma uno dei primi che dobbiamo porre, anche polemicamente con riferimento agli OGM – è quello dell'innovazione.
  Credo che l'Expo sia non solo un'occasione per fare la polemica tra prodotti tipici di qualità da una parte e OGM dall'altra, ma anche per dimostrare che è in atto un grande sommovimento di innovazione e che occorre molta innovazione sia per affrontare la questione dei cambiamenti climatici, sia per fornire risposte ad alcuni degli interrogativi che poneva l'onorevole Cova.
  Molte innovazioni ci sono, molti risultati ci sono, ma spesso non sono neanche conosciuti, un po’ per abitudine, un po’ perché effettivamente le aziende agricole sono abituate in un dato modo. Se sono abituate a non fare rotazione, come non è stato fatto in tutti questi decenni in Pianura Padana, nelle Murge, mais su mais, grano su grano, perdiamo anche i benefici che conoscevamo dall'età del neolitico.
  Non lo diciamo noi, che siamo ambientalisti e, per qualcuno, romantici, lo dicono anche grandi aziende: penso alle sperimentazioni che ha fatto la Barilla ultimamente sulle rotazioni colturali dei cereali, dimostrando che le rotazioni culturali dei cereali conferivano più fertilità al terreno, più resa agricola, anche se, naturalmente, non in un anno, perché ne occorrono diversi, e producevano piante più resistenti.
  Noi abbiamo piante debolissime, che si fanno attaccare ogni anno dalla piralide e da molti altri insetti, anche per il risultato di aver coltivato sempre la stessa varietà ogni anno sugli stessi terreni. Questo è un tipo di agricoltura che si pensava di risolvere prima con la chimica e oggi con gli OGM. Continuano a dire: «Voi non vi preoccupate. Fate come diciamo noi e vedrete che le cose funzionano». Nel breve periodo funzionano, ma poi vengono fuori gli impatti.
  Quanto al tema dell'innovazione, è vero che c’è stato, e c’è tuttora, un forte abbandono dei terreni agricoli, che pone un problema. È vero che 1,5 milioni di ettari di suolo sono stati cementificati, ma gli altri li abbiamo persi perché l'agricoltura non rendeva.
  C'era anche, e c’è tuttora, un concetto piuttosto diffuso per cui gli agricoltori sono stati abituati, anche un po’ dalla PAC precedente, a fare ragionamenti del tipo: quest'anno semino la pianta a maggior reddito, quella che mi dà il tabacco o la barbabietola, oppure il mais o il girasole, per vendere il seme. Il 90 per cento della biomassa magari si lasciava in campo, ma non per fare i sovesci, che sarebbero già qualcosa.
  Noi dobbiamo recuperare – per questo parlo di innovazione – anche un'idea dell'utilizzo delle biomasse agricole, che era l'idea dei nostri nonni. Non si faceva il grano solo per fare la farina, si faceva magari anche il cappello di paglia di Firenze. È questa la sfida della bioeconomia, che richiede innovazione, ma che potrebbe dare molto più reddito alle aziende agricole.
  Le aziende non possono più pensare di puntare a un prodotto e a una parte di quel prodotto. Vedere in maniera integrata produzione di cibo, produzione di foraggi, produzione di energia, come il biogas, e produzione di chimica verde, che è un'altra delle grandi sfide su cui noi puntiamo molto, credo sia la frontiera anche per dare maggiore reddito agli agricoltori. Questo è il primo obiettivo: l'innovazione.
  Quanto agli altri due obiettivi, mi sembra molto importante il discorso sulle ricadute educative. Credo che sia uno dei Pag. 14punti fondamentali da porre. Se crediamo, per esempio, che l'Expo sia l'occasione del rilancio della dieta mediterranea, questo non può essere solo un messaggio mediatico. Deve esserci anche un programma di educazione alimentare nelle scuole che inizi quando inizierà l'Expo – spero l'anno prossimo, ma magari anche prima – e che continui negli anni. Infatti, l'educazione alimentare rappresenta una grande opportunità, sia per ridurre, per esempio, i problemi dell'obesità tra i nostri ragazzi, sia per riallacciare il rapporto fra cittadini e agricoltura.
  Penso che, oltre al discorso della dieta alimentare, l'altro discorso molto importante, sempre dal punto di vista educativo, sia la lotta agli sprechi. Peraltro, teniamo presente che, se parliamo di produrre cibo per il pianeta, com’è l'obiettivo, non possiamo ignorare la questione della fame e della malnutrizione, il fatto che ci sia un miliardo di persone malnutrite e che, di fronte a questo, gli sprechi che si fanno in Europa, quei 180 chili per abitante che ci ricorda l'Unione europea, sono veramente intollerabili.
  Anche in quel caso dobbiamo prevedere sia delle politiche di intervento, ma anche delle politiche di educazione, per ridurre gli sprechi in tutta la filiera, ma anche nei consumi. Il 40 per cento di questi sprechi poi – ci informa sempre l'Unione europea – avviene nelle famiglie, negli acquisti e nel cibo che si butta. Magari non si butta neanche nel compost, ma in discarica.
  Ci avete chiesto come siamo stati coinvolti. Noi non siamo stati coinvolti, o quanto meno non siamo stati coinvolti certamente dal Ministero. Ciò è accaduto più da parte di aziende private e di cittadini. Abbiamo un buon rapporto con il Comitato scientifico dell'Expo del comune di Milano, ma ufficialmente non siamo stati invitati ai tavoli di lavoro.
  Intanto, vi informo che sulla questione OGM, come task force, il 3 aprile a Milano terremo un convegno intitolato Liberi da OGM, dove non staremo a parlare tutti. Ci sono più di trenta associazioni nella task force e fortunatamente non parleremo noi. Abbiamo invitato, invece, un agricoltore americano, e forse anche un australiano, che ha coltivato OGM per raccontarci la sua esperienza e spiegarci come mai poi abbia deciso di ritornare all'agricoltura convenzionale. Non è un agricoltore biologico, è un agricoltore normale che guarda al reddito della sua azienda.
  Abbiamo invitato poi un economista dell'Iowa – voi sapete che l'Iowa è il cuore della produzione del mais OGM su tutto il pianeta – che ci spiegherà, sempre dal punto di vista economico, perché riteniamo che oggi non sia tanto il cibo-Frankenstein quello che desta preoccupazione, quanto proprio il modello economico che ci propongono con gli OGM e gli effetti relativi.
  Penso che questo sia un momento importante, che noi vogliamo affrontare con la task force. Noi siamo stati coinvolti dal comune di Milano, ma sempre per la questione di associazioni che fanno queste attività. Io questa cosa la vedo bene da una parte, ma dall'altra mi preoccupa un po’. Non vorrei che facessimo le riserve indiane, con tutte le associazioni alla Cascina Triulzia, dove faremo alcune iniziative anche per valorizzare l'Expo come occasione di rilancio dell'economia italiana o comunque come discorso più generale sull'economia italiana.
  Noi siamo convinti che l'agroalimentare e l'innovazione in agricoltura siano un elemento strategico della cosiddetta green economy, e questo è già un fatto importante. Per esempio, per noi parlare di cibo significherà, anche per quanto riguarda le nostre iniziative, legarle a tutta l'offerta agrituristica del turismo sostenibile – noi sosteniamo ormai da anni alberghi e strutture ricettive – per suggerire percorsi turistici ai visitatori stranieri. Credo che questa sia un'occasione straordinaria da non perdere.
  L'ultima cosa che volevo dire – anche se mi sarò sicuramente dimenticato qualcosa – sempre in relazione alle «provocazioni» che ci poneva l'onorevole Cova (pesticidi no, OGM no), è che noi vogliamo proprio, e l'abbiamo già chiesto al Comitato scientifico dell'Expo, organizzare Pag. 15un'iniziativa prima dell'Expo sulla produttività nel mondo agricolo, invitando anche personaggi internazionali.
  Siamo convinti, infatti, che, se abbiamo a cuore il problema della produttività, dobbiamo innanzitutto raddoppiare la produttività di Paesi come l'Ucraina, la Romania e l'Est europeo in generale che ancora hanno rese sul mais e sui cereali che sono la metà delle nostre, ma hanno estensioni che sono dieci volte le nostre. Pensate a che quantità di cibo potrebbero produrre. Pensiamo anche alle vaste regioni dell'Africa. Oltretutto, produrre in quel territorio significherebbe accorciare anche le filiere, perché si produce laddove c’è anche il problema della malnutrizione e, spesso, della fame.
  Vorremmo anche portare i risultati, per esempio, del fatto che oggi sia possibile ridurre i pesticidi senza ricorrere agli OGM. È possibile fare agricoltura conservativa senza aumentare l'uso dei disseccanti e dei diserbanti con tecniche che bisogna conoscere e sperimentare e che comunque, fortunatamente, da diversi anni alcuni hanno già iniziato a sperimentare anche in Italia.

  PRESIDENTE. Se non ci sono integrazioni veloci, possiamo ritenere concluso il nostro incontro. Ringraziando gli intervenuti, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.55.

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ALLEGATO

CONTRIBUTO DI LEGAMBIENTE ALL'INDAGINE CONOSCITIVA DELLA COMMISSIONE AGRICOLTURA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI SULLA VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI NAZIONALI CON RIFERIMENTO ALL'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI MILANO 2015

  È già stato sottolineato da molti che il tema scelto per l'Expo 2015 «Nutrire il Pianeta, energia per la vita» è una straordinaria occasione per evidenziare gli elementi di forza del sistema agroalimentare italiano. Ma riteniamo che non si tratta solo di un'opportunità di mercato. L'Expo 2015 sarà innanzitutto un'occasione per affrontare alcuni temi importanti:

1. La produzione e l'accesso al cibo e gli Ogm.

  Da una parte c’è la proposta secondo cui, se l'obiettivo prioritario dei prossimi anni è produrre cibo a buon mercato per gli oltre 9 miliardi di abitanti previsti al 2050, la soluzione è aumentare notevolmente le rese colturali col ricorso alle nuove tecnologie messe a disposizione dall'industria agrochimico-farmaceutica, ossia con gli Ogm, e favorire economie di scala accrescendo la concentrazione delle aziende agricole e agroindustriali (fino al modello «monstre» di Smithfield Foods che ha acquisito gran parte dei piccoli allevamenti suini dei paesi dell'est Europa e oggi gestisce 27 milioni di maiali distribuiti in 15 Paesi con un fatturato annuo di circa 12 miliardi di dollari). Non è casuale, rispetto all'appuntamento Expo, che dall'estate scorsa sia in atto una forte propaganda mediatica di questa tesi: vedi le notizie e i commenti sugli Ogm apparsi in questi mesi sulla grande stampa nazionale, la lettera inviata a Potocnik l'ottobre scorso da un gruppo di grandi multinazionali per chiedere mano libera in Europa sulla ricerca e produzione di Ogm e soprattutto l'iniziativa presa da alcuni agricoltori in Friuli lo scorso anno con la semina, la coltivazione e la trebbiatura di mais Mon810 (volutamente «politica», data l'estensione irrisoria dei terreni seminati). Ricordiamo per inciso che il 9 aprile prossimo il Tar del Lazio sarà chiamato a pronunciarsi, in base a un ricorso di questi agricoltori, sulla legittimità del Decreto Ministeriale del 6 agosto 2013 che vieta su tutto il territorio nazionale per 18 mesi la coltivazione di mais Mon810. Su questo punto, invitiamo gli onorevoli membri della XIII Commissione ad adoperarsi perché il Governo abbia già predisposto per quella data, nell'evenienza di una sentenza sfavorevole al Decreto Ministeriale, misure urgenti Pag. 17adeguate a impedire semine Ogm sull'intero territorio nazionale. Questa raccomandazione non è affatto estranea al tema dell'audizione, in quanto riteniamo evidente che un obiettivo prioritario delle grandi aziende agrochimico farmaceutiche, sia ottenere una situazione di fatto aperta agli Ogm nel Paese che ospiterà l'Expo del 2015. Noi riteniamo che la proposta favorevole agli Ogm sia in perfetta continuità logica col vecchio modello chimico-industriale che ha dominato l'agricoltura del Novecento e che ha ridotto il suolo agricolo a campo di impiego e sperimentazione di soluzioni estranee alle esigenze delle comunità rurali e ai meccanismi che regolano gli agroecosistemi. Soluzioni per specifici problemi che, come nel caso della Rivoluzione Verde del Novecento, mostrano efficacia nel breve periodo, ma destinate nel medio-lungo termine a creare notevoli controindicazioni e impatti ambientali e una spirale di dipendenza crescente degli agricoltori dai prodotti e dai brevetti della grande industria.

  Legambiente ritiene questo modello del tutto estraneo e controproducente per le produzioni agroalimentari italiane, il cui sviluppo al contrario non può che iscriversi nell'altro modello, quello della nuova agricoltura, che Legambiente ha sintetizzato nel Manifesto (qui allegato).
  Rispetto alla caricatura che ne fanno i suoi detrattori – prodotti costosi e di nicchia, buoni per élite metropolitane – la sfida dell'Expo è mostrare non solo che l'Italian Sound si basa su un'agricoltura rispettosa dell'ambiente e delle varietà tipiche dei territori, ma che questo tipo di agricoltura è in grado di offrire più rese e più reddito agli agricoltori perché riduce sul medio-lungo termine i costi di coltivazione, aumenta la fertilità dei suoli, la salubrità delle piante e la resilienza degli agroecosistemi, offre alle aziende agricole opportunità di integrazione di reddito e diversificazione dei rischi grazie agli avvicendamenti e all'uso integrato (food/feed/chemical) delle biomasse.
  In sintesi, la produzione agroalimentare di qualità, di cui il made in Italy oggi è massima espressione, può essere realmente un modello alternativo a livello planetario. A sostegno di questa tesi, in occasione dell'Expo, Legambiente intende sviluppare alcune iniziative, in vari casi in alleanza con le Associazioni che animeranno la Cascina Trivulzia e con l'Expo dei Popoli, basate sostanzialmente su due messaggi fondamentali:
   a) La qualità del cibo nasce prima di tutto dal tipo di agricoltura e dal suo rapporto con le risorse naturali
   b) Gli stili di vita dei cittadini hanno un ruolo decisivo nell'orientare il futuro dell'agricoltura e dell'uso del suolo.

2. Agricoltura e cambiamenti climatici.

  L'agricoltura può e deve dare un contributo fondamentale alla tutela degli ecosistemi e al contrasto dei cambiamenti climatici e di Pag. 18altre gravi emergenze ambientali (desertificazione, inquinamento delle acque, erosione genetica, assetto idrogeologico), rispettando almeno alcuni minimi criteri ambientali:
   a) Minimo uso di sostanze chimiche inquinanti e/o pericolose per la salute umana (fertilizzanti, pesticidi, erbicidi) e riduzione dei consumi energetici in particolare per le attività più energivore – concimazione azotata, lavorazioni del terreno, pompaggio idrico;
   b) Sequestro di carbonio e aumento della fertilità del suolo;
   c) Risparmio idrico. (riduzione dei prelievi di acqua superficiale, scelta di specie erbacee e arboree non idroesigenti e idonee alle specifiche condizioni del suolo e del clima;
   d) Riduzione delle emissioni da trasporto. (vedi allegato Manifesto Nuova Agricoltura).

3. Alimentazione e stili di vita.

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  4. Agricoltura e gestione del suolo:
   a) Il ruolo dell'agricoltura nella tutela delle risorse naturali: fertilità del suolo, acqua, biodiversità, ma anche lotta ai cambiamenti climatici tramite il sequestro di carbonio nei suoli grazie alle buone pratiche delle rotazioni e dei sovesci. Riconoscere i servizi ambientali forniti dalle corrette pratiche agricole e mostrare esperienze virtuose;
   b) Il consumo di suolo. Quello con il suolo, e specificatamente con il suolo agricolo, è sicuramente una delle note più dolenti dell'Expo. È anzi possibile affermare che, tra i grandi eventi che hanno interessato il nostro Paese, Expo 2015 presenterà il più pesante bilancio per i suoli di una regione, la Lombardia, la cui agricoltura è trainante per l'intero comparto a livello nazionale, proprio in virtù delle straordinarie prerogative di fertilità dei suoli, segnatamente di quelli di pianura, che contraddistinguono questa regione e la vicenda storica della evoluzione del suo paesaggio agrario. Ciò vale in primo luogo per il sito espositivo, la cui cantierizzazione è avvenuta ai danni di una compresa agricola superstite nell'hinterland milanese dell'estensione di quasi 100 ettari. Il danno maggiore è quello arrecato da opere che, figurando nell'elenco di cui al DPCM 22 ottobre 2008 (interventi necessari per la realizzazione dell'Expo di Milano 2015) come «opere connesse», hanno ricevuto da Expo una corsia preferenziale per la velocizzazione di procedure e per l'accesso a finanziamenti pubblici. Ci riferiamo in particolare alla terna di autostrade BreBeMi, TEEM e Pedemontana, la cui progettazione è antecedente e indipendente da Expo e il cui «aggancio» all'evento è solo formalmente associate ad Expo. Tali opere impegnano, in virtù del solo spazio occupato dai rispettivi sedimi, una superficie di 1600 ettari, di cui ben 1100 ettari di superfici di coltivazione agricola, in gran parte irrigua e di elevata produttività, con severa compromissione del paesaggio agrario della fascia più fertile della pianura lombarda. Le opere essenziali e connesse a Expo preventivano un consumo di suolo di circa 1500 ettari, che, moltiplicati per le rese agrarie e scegliendo una coltura alimentare tipica della pianura padana, poniamo il riso, fanno circa 8000 tonnellate di riso mai più prodotte, ovvero l'equivalente di 90 milioni di risotti all'anno, in meno. Si tratta di un danno ingente per l'agricoltura lombarda e nazionale.

  5. Agricoltura multifunzionale e agricoltura sociale:

  l'Expo deve contribuire a far sia che all'agricoltura sia attribuito un ruolo di modernità, dal momento che ha tutte le potenzialità per essere uno dei principali volani della soluzione delle grandi emergenze Pag. 20globali: fame, sovrapproduzione, identità locale e culturale, innovazione tecnologica e professionale, crisi economica, emergenza del lavoro, lotta ai cambiamenti climatici. In questo senso va rafforzato il ruolo delle aziende multifunzionali, dell'agricoltura sociali e di quelle progettualità che vogliono mettere a valore terreni marginali ed esperienze di orticoltura nelle aree urbane e periurbane.

  6. Filiere agricole di qualità: