XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Giovedì 23 gennaio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fiorio Massimo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA VALORIZZAZIONE DELLE PRODUZIONI AGROALIMENTARI NAZIONALI CON RIFERIMENTO ALL'ESPOSIZIONE UNIVERSALE DI MILANO 2015

Audizione dei rappresentanti delle organizzazioni Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Alleanza delle cooperative), Coldiretti, Copagri e UeCoop.
Fiorio Massimo , Presidente ... 3 
Masini Stefano , Responsabile dell'area ambiente territorio e consumi della Coldiretti ... 3 
Fiorio Massimo , Presidente ... 5 
Verrascina Franco , Presidente della Copagri ... 5 
Zambelli Rossana , Direttore nazionale della CIA ... 8 
Grossi Paola , Rappresentante della UeCoop ... 8 
Mastrobuono Luigi , Direttore generale della Confagricoltura ... 10 
Fiorio Massimo , Presidente ... 12 
Cova Paolo (PD)  ... 12 
Bordo Franco (SEL)  ... 13 
Mongiello Colomba (PD)  ... 14 
Fiorio Massimo , Presidente ... 15 
Verrascina Franco , Presidente della Copagri ... 15 
Zambelli Rossana , Direttore nazionale della CIA ... 16 
Fiorio Massimo , Presidente ... 17 

Allegato 1: Documentazione depositata dai rappresentanti della Coldiretti ... 18 

Allegato 2: Documentazione depositata dai rappresentanti della Copagri ... 23

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MASSIMO FIORIO

  La seduta comincia alle 9.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti delle organizzazioni Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Alleanza delle cooperative), Coldiretti, Copagri e UeCoop.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali con riferimento all'Esposizione Universale di Milano 2015, l'audizione dei rappresentanti delle organizzazioni Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Alleanza delle cooperative), Coldiretti, Copagri e UeCoop.
  Ringrazio gli auditi per aver accolto l'invito della Commissione. Sono presenti, per Confagricoltura, Luigi Mastrobuono, direttore generale; per Coldiretti, Stefano Masini, responsabile dell'area ambiente, territorio e consumi; per Copagri, Franco Verrascina, presidente e Alessandro Ranaldi, vicepresidente; per Alleanza delle cooperative, Matteo Milanesi, responsabile dell'area normativa della Fedagri; per la UeCoop, Paola Grossi.
  Prima di dare la parola ai nostri ospiti, vorrei solo sottolineare che l'audizione delle organizzazioni agricole, che fa seguito a quella dei soggetti istituzionali, ha lo scopo di consentire alla Commissione di acquisire una più compiuta conoscenza delle questioni essenziali che l'evento Expo implica, per quanto di nostra competenza e per le valutazioni di tutti i soggetti interessati.
  Cedo quindi la parola agli auditi, ai cui interventi faranno seguito quelli dei colleghi.

  STEFANO MASINI, Responsabile dell'area ambiente territorio e consumi della Coldiretti. Signor presidente, signori parlamentari, nel ringraziare per l'occasione di questa audizione riportiamo al centro dell'attenzione il tema del cibo che caratterizza l'Expo e che ci porta a una brevissima e necessaria premessa per tentare di redigere quelle che riteniamo debbano essere le misure anche parlamentari da mettere in campo per sostenere questa importante iniziativa.
  L'Expo sposta l'attenzione sulle modalità della produzione, sul controllo dei luoghi in cui si coltivano vegetali, si allevano animali, sulle modalità tecniche ed economiche in cui ciò avviene e sul posizionamento del mercato dei prodotti attraverso l'organizzazione delle filiere. Si avverte con sempre maggiore pesantezza dal punto di vista generale l'esito di un tipo di sviluppo basato sull'utilizzo intensivo di risorse energetiche e naturali.
  Dobbiamo prendere atto dei cambiamenti climatici, suscettibili di rendere precario l'accesso al cibo, e anche del progressivo allargarsi del numero dei soggetti che premono per godere di uno stile di vita adeguato. Una serie di contraddizioni che l'Expo potrà consentire di mettere in evidenza.Pag. 4
  Certo è che ne emerge come l'approccio economico di chi fino a oggi, sfruttando le distanze tra luogo di produzione e consumo, ha mortificato i territori e la forza delle identità, ceda rispetto alle esigenze. Oggi confrontiamo i problemi della fame del Sud con i problemi dello spreco del Nord, i temi della deforestazione con i temi dell'intensificazione produttiva, il tema delle tecnologie invasive e quello delle allergie, i bassi costi del cibo e alcune patologie alimentari.
  Allora, senza ricadute corporative, l'Expo serve per rimettere in moto una interrelazione economica tra Paesi del Nord e del Sud al di fuori dei dazi, delle misure distorsive (ricordiamo da ultimo il caso dei pannelli fotovoltaici). Dobbiamo ripartire dai territori.
  Il nostro Paese può avere un grande ruolo, perché le scelte che hanno caratterizzato il nostro modello hanno riportato al centro la riconoscibilità dei processi e dei prodotti. Insomma, abbiamo una serie di idee per uno sviluppo nella direzione green. Piuttosto che rendere verticale il processo di produzione del cibo attraverso le filiere lunghe che favoriscono la delocalizzazione, si tratta di supportare il territorio in modo orizzontale per sviluppare ambiente, economia e qualità.
  Vi è dunque bisogno di una incisiva azione del Parlamento. Occorre avviare – chiaramente troverete qualche riflessione aggiuntiva nel documento scritto – una serie di misure, anzitutto per l'internazionalizzazione delle produzioni. È un modello che ha bisogno di una serie di azioni convergenti, dello sviluppo di accordi sul rispetto delle denominazioni di origine, sulla proprietà intellettuale. È un tema che dobbiamo rimettere al centro dell'attenzione, anche per evitare di stipulare accordi come quello con il Marocco che, mancando di elementi conoscitivi delle condizioni di equivalenza, non hanno favorito la nostra agricoltura.
  Oggi c’è il pacchetto di misure da mettere in atto per l'attuazione della politica agricola riformata, in particolare distinguendo il profilo di chi veramente vive di agricoltura, rispetto all'applicazione delle misure di cosiddetto greening, e scegliendo le aree interne come opzione strategica delle politiche europee.
  Da questo punto di vista, sono due le misure per la salvaguardia del territorio. Se ne parla molto e ci sono iniziative in corso di discussione. Io credo che, anche guardando all'Expo, occorra accelerare queste indicazioni di lavoro per la messa in sicurezza del territorio, per la salvaguardia della destinazione agricola del suolo, contro il degrado e la speculazione edilizia.
  Mi sembra che il disegno di legge approvato ieri al Senato non vada in questa direzione, per esempio a proposito delle demolizioni. Tutto dovrebbe trovare una sua coerenza organizzativa dal punto di vista normativo e anche dal punto di vista fiscale, registrando la capacità degli agricoltori di svolgere delle funzioni di interesse generale, cioè premiando chi svolge delle attività in grado di produrre esternalità positive. C’è poi il tema del recupero dei siti industriali.
  Sempre sul territorio, sul piano economico, ci sono le misure, per il terzo settore, per la tutela del made in Italy, e quindi per il contrasto dei fenomeni fraudolenti. La legalità costituisce una condizione per poter competere in modo adeguato. Mi riferisco, ad esempio, alla repressione di ogni forma di intermediazione illecita della manodopera e al tema del lavoro. Ci si deve presentare all'Expo con filiere non solo capaci di fare prodotti buoni, ma anche di assicurare legalità all'interno dell'organizzazione del lavoro.
  Vi è poi il tema importante dell'origine, che costituisce l'elemento con cui poter giocare nella scacchiera a livello internazionale.
  Per quanto riguarda lo sviluppo della green economy, va detto che in questo campo diventano importanti l'applicazione degli appalti verdi, il rapporto con la pubblica amministrazione per la promozione di prodotti territoriali a chilometro zero, ma anche altre piccole misure, come ad esempio la possibilità di utilizzare carburanti o materie prime alternative. Mi riferisco, ad esempio, alla decisione in Pag. 5materia di accise per gli oli vegetali, la valorizzazione di biomasse e dei pozzi di carbonio gestiti dagli imprenditori agricoli. Ci sono poi l'importanza delle reti, il peso dalla filiera corta e la semplificazione degli adempimenti.
  Infine, occorre pensare a misure per l'equità sociale e infragenerazionale. Occorre sostenere il ricambio generazionale. Credo che sia un grande merito di questa Commissione aver definito l'agricoltura sociale, che rappresenta un altro grande impegno nella direzione di un'agricoltura di comunità e di una forma alternativa di welfare per la cura delle persone, consentendo di sviluppare nuovi modelli.
  In conclusione, occorre presentare all'Expo l'immagine di un Paese che presenta un originale modello di sviluppo, che può essere esportabile. Il nostro è un Paese ricco di bellezze, ma che oggi spesso risulta non curato. Credo che il nostro territorio soffra di una mancanza di manutenzione continua e il nostro cibo soffra di fenomeni di contraffazione, per cui diventa importante scegliere alcune priorità. Tra queste, ad esempio, ci sono la tutela della destinazione agricola del suolo e, per quanto riguarda la contraffazione, l'avvio dei lavori della Commissione sulla lotta alla contraffazione che è già stata deliberata, che possa portare un contributo anche guardando all'Expo. Ci dobbiamo però presentare con un territorio pulito, ricco di biodiversità. Chiaramente il tema degli organismi geneticamente modificati (OGM) rappresenta un grande problema da risolvere. Approfitto di quest'occasione per parlarne. Il tema dell'inquinamento genetico in Friuli-Venezia Giulia ha aperto il tema della vulnerabilità dal punto di vista della tutela della biodiversità. Riprendere un testo che era già stato ampiamente discusso in questa Commissione sulla biodiversità, come cornice per uno sviluppo qualitativo, credo possa rappresentare un'altra priorità.
  Ricordo che, nel 1961, il 90 per cento della superficie era occupata da agricoltori, mentre nel 2010 questa superficie si è ridotta al 54 per cento. Abbiamo perduto 100.000 chilometri quadrati, un terzo della superficie. Credo che la nostra economia e la qualità della nostra vita abbiano bisogno di tornare a fare più agricoltura sui territori, guardando anche all'Expo. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Buongiorno a Rossana Zambelli, direttore nazionale CIA.
  Do la parola a Franco Verrascina, presidente di Copagri.

  FRANCO VERRASCINA, Presidente della Copagri. Buongiorno a tutti e grazie per l'invito. Questo incontro, stando alle domande che ci sono state poste, ci consente oggi di parlare – ed è raro che lo facciamo – di sistema Italia e di sistema agroalimentare, in occasione di un evento importante qual è l'Expo.
  Nell'ambito di una manifestazione con un titolo così ambizioso «Nutrire il pianeta. Energia per la vita» occorre trovare il modo – parto da un punto fondamentale per quanto concerne la Copagri – di coinvolgere gli agricoltori italiani che fino a oggi non sono stati coinvolti, consapevoli del fatto che le dimensioni dell'evento non siano equivocabili con quelle di una semplice fiera internazionale. Il guadagno non sarà immediato, ma, se sapremo lavorare, arriverà nel futuro per il nostro Paese.
  Come Copagri abbiamo inviato un documento sui temi di lavoro e di dibattito, sulla base delle indicazioni che la Commissione ci ha mandato. In premessa, devo dire che diventa necessario evidenziare come sia maturo il tempo per fondare un approccio socialmente ed eticamente orientato all'attività economica in generale. In particolare, e questo è importante, è possibile tutto ciò in agricoltura e con l'agricoltura, che può costituire un modello di riferimento per tutti gli altri settori.
  Il legame tra etica pubblica e agricoltura trova la sua legittimazione anche nell'economia del disagio del consumatore moderno, a cui dobbiamo guardare con molta attenzione, con una preferenza sempre più marcata verso i prodotti di quelle imprese che rispettano i valori dell'etica, vale a dire il rispetto del lavoro e del Pag. 6lavoratore, dell'ambiente, la tutela del consumatore e del territorio e via dicendo.
  Tali temi mi porterebbero a parlare dell'offerta e quindi delle produzioni agricole alimentari – il tempo non me lo consente, ma nel documento li abbiamo affrontati in modo molto chiaro, quindi potrete conoscere la nostra posizione –, del ruolo in cui è stata relegata l'agricoltura in questi ultimi decenni. Nonostante ciò, e questo possiamo dirlo con forza, i successi dei nostri prodotti a livello mondiale ci sono stati, tanto che oggi quando si parla di made in Italy si parla soprattutto di agricoltura e di agroalimentare, pur in presenza di un'opinione pubblica allarmata da comportamenti illegali in primis, come richiamava nel suo intervento chi mi ha preceduto. Basta pensare ai 65 miliardi di fatturato realizzati con prodotti che passano per italiani ma non lo sono, ai 14 miliardi di fatturato della criminalità organizzata, ma anche legali se facciamo riferimento a quei marchi storici che sono stati venduti e continuano a produrre con quei marchi, ma in linea di massima non rappresentano e non portano prodotti italiani. Ciò impone maggiore difesa e tutela dei nostri produttori.
  Voglio solo rimarcare che i produttori agricoli, che molte volte passano per essere quelli che creano questi problemi, sono colpiti dalle frodi alla stessa stregua dei consumatori, o forse anche di più, in termini di immagine ma soprattutto in termini economici. Basta fare riferimento alle vicende della mucca pazza, dell'aviaria, del latte cinese alla melanina, del latte tedesco alla diossina e chi più ne ha più ne metta. Chi ne ha pagato le conseguenze sono stati senz'altro gli agricoltori.
  In considerazione di quanto detto, la nostra attenzione deve essere indirizzata a politiche che consentano all'agricoltura di riappropriarsi – questo è interesse del Paese, non solo degli agricoltori – del proprio spazio.
  Made in Italy, occupazione, salvaguardia del territorio e dell'ambiente: di questo ci dobbiamo riappropriare. Si tratta dunque di un'agricoltura che in quest'ottica non è il passato, ma è il futuro, il futuro della nostra economia e il futuro della nostra politica, una politica che aiuti l'agricoltura a confrontarsi con la distribuzione e a essere parte integrante delle filiere.
  Quando parliamo del tipo di mercato sono sempre attento, perché quando parliamo di filiere ormai parliamo non più di filiere nazionali, ma transcontinentali, e questo ci deve far riflettere molto, partendo dal fatto che il compito di chi produce è quello di garantire prodotti di qualità, e questo soprattutto in un contesto salutistico.
  Dobbiamo dire che l'Italia gode di uno straordinario patrimonio agricolo di qualità, i cui valori caratteristici sono la tipicità, la sicurezza e il gusto, valori che hanno portato l'UNESCO (di questo ci dobbiamo sempre ricordare) a dichiarare patrimonio immateriale dell'umanità la dieta mediterranea. C’è stata tanta attenzione quando si è discusso di dieta mediterranea del nostro Paese; molte regioni, molte province e molti comuni pensavano che potesse offrire posti di lavoro, che potessero mettere delle persone a lavorare, sapendo che non era questo il concetto, non era questa la strada.
  Dobbiamo dire che le emergenze sanitarie hanno evidenziato una grande reattività dei consumatori, che chiedono qualità del prodotto, gusto legato alla genuinità e alla territorialità, trasparenza e completezza delle informazioni. Non può essere altrimenti, in quanto il primo alleato della nostra salute è rappresentato dagli alimenti e la dieta mediterranea è la perfetta sintesi della buona alimentazione, che si pone alla base di un corretto stile di vita. Questo riguardava quello che ci avevate chiesto sul discorso dell'etica.
  Agricoltura e governo della cosa pubblica (procedo per flash sulle questioni che ci avete posto). Il ruolo del nostro sistema agroalimentare tra i primi al mondo non può che essere centrato sulla valorizzazione di quegli aspetti che riguardano la nostra identità culturale e le nostre tradizioni. Le istituzioni rivestono un ruolo di primo piano sul versante della promozione e del sostegno delle dinamiche produttive. Pag. 7Questo quadro richiede una crescente cooperazione tra le organizzazioni di rappresentanza dei produttori agricoli, dei trasformatori e dei consumatori con i soggetti istituzionali, cosa che fino ad oggi non c’è stata, a partire dal Ministero delle politiche agricole.
  Quando parliamo di governo della cosa pubblica non possiamo non parlare della ricerca, per l'importanza che essa ha in agricoltura, soprattutto la ricerca pubblica, in considerazione del fatto che i produttori agricoli non sono in grado di fare ricerca per conto proprio.
  La domanda che ci dobbiamo porre può essere scomoda, ma io la faccio con molta fermezza. L'attuale sistema della ricerca italiana è un sistema che dà le risposte alle domande che noi ci poniamo ? Questo Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) è funzionale a questa agricoltura ? I tanti enti che sono sul territorio sono funzionali all'agricoltura ? La ricerca che fa l'università è funzionale all'agricoltura, oppure ognuno va per la propria strada e alla fine alle aziende agricole non arrivano le giuste risposte ?
  In considerazione di quanto detto, diventa necessaria una strategia volta alla rivalutazione del sistema agroalimentare italiano, al rispetto dei fondamentali valori etici.
  Vengo all'Expo. L'Expo può essere la vetrina della nostra agricoltura e del nostro alimentare; una vetrina che deve presentare le nostre produzioni che devono confrontarsi con il mercato globale. Questo è importante: devono confrontarsi con il mercato globale, poiché non è la fiera internazionale dell'agricoltura di una qualsiasi parte del mondo.
  Mi piace riprendere uno studio del Censis intitolato «Politeismo alimentare», quando si parla delle ripercussioni economiche positive dei prodotti di nicchia. Questo per dire che i prodotti di nicchia sono importanti per il nostro Paese. In particolare, voglio riprendere quanto dichiarato da De Rita, che è stato molto lucido e con cui io sono perfettamente d'accordo, perché è la nostra posizione dall'inizio: «la sfida futura del settore agroalimentare italiano è continuare a puntare sulla diversità e sulle specificità, riuscendo allo stesso tempo ad accrescere il valore della produzione e della vendita dei prodotti».
  Sull'Expo De Rita dice: «Bisogna evitare che il padiglione Italia diventi la fiera dell'autocelebrazione, con gli stand delle specificità regionali schierati l'uno accanto all'altro». Io ho girato in alcuni comuni. Ci sono tante feste, soprattutto d'estate. Noi non possiamo pensare di presentare la ventricina di un paese che nessuno conosce alla stessa stregua di come si presenta il lardo di Colonnata, che ha già un mercato, ma soprattutto dobbiamo pensare che poi, quando insistiamo su un prodotto, dobbiamo garantirne una quantità che ci permetta di stare sul mercato.
  Le famose nicchie vanno benissimo, ma devono essere presentate come un modello, come un sistema. Questa è la sfida che l'Expo ci mette sul tavolo: l'Italia deve presentarsi al mondo come il Paese che esalta e gestisce le diversità. Così l'Expo potrebbe diventare un'occasione interessante.
  Concludo dicendo che l'occasione fornita dall'Expo 2015 può diventare una vetrina per presentare le eccellenze italiane, a patto, però, che l'unico prodotto da vendere non sia proprio quello che è rimasto dietro questa vetrina. Questo è il rischio che stiamo correndo.
  Sull'Expo rimane aperta la questione di come le confederazioni, gli agricoltori, possano partecipare all'Expo 2015. A oggi si segnala che, a eccezione di alcune riunioni interlocutorie ormai risalenti allo scorso anno – si parlava di cabine di regia – non ci risulta attivata da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali una procedura di consultazione e di scambio di informazioni.
  Questo mi preoccupa. Quando io dico – e concludo – che l'Expo deve essere la presentazione di un sistema Italia, dobbiamo chiarire oggi un punto: è vero che noi siamo molto bravi ad arrivare su tutto in ritardo e poi a recuperare il mese dopo l'evento, ma dobbiamo essere in grado di Pag. 8discutere non di un sistema Italia che presenti il solo prodotto lì, in loco, ma di un'esposizione che presenti un sistema Italia stabilendo alcuni percorsi, in cui si faccia conoscere ai tanti trader, ai tanti venditori che verranno da tutto il mondo, cosa c’è dietro un prodotto, la cultura, il territorio e tutto ciò che rappresenta la nostra produzione. Grazie.

  ROSSANA ZAMBELLI, Direttore nazionale della CIA. Le questioni da voi poste sono una forte tentazione a entrare nel merito, rielencando proposte che, come singole organizzazioni e come Agrinsieme, noi abbiamo più volte espresso, riportate anche dai colleghi che mi hanno preceduto, e che ne sono una dimostrazione.
  Credo che l'Expo, «Nutrire il pianeta», faccia stare l'agricoltura a casa sua. Noi siamo a casa nell'Expo, perché gli agricoltori nutrono il mondo. In questo senso, credo che l'occasione dell'Expo sia proprio quella di aprire un cantiere per l'agricoltura italiana che acceleri alcune scelte, altrimenti vivremo il tempo che ci manca fino all'Expo assistendo a un proliferare di iniziative e di soggetti.
  Vorrei condividere con la Commissione un fatto. Ieri sera ho ricevuto un messaggio dal sito di una scuola di cucina che a fine gennaio, al Palazzo dei Congressi, a proposito dell'evento «AMI – Expo di Alimentazione mediterranea internazionale». È un sito in cui non c’è niente dentro. Ieri sera l'ho aperto. Parlano di biodiversità, di agroenergia, ma non c’è niente. Io stessa posso testimoniare che è un'ottima scuola di cucina, avendo fatto un corso, ma questo è.
  Questo testimonia la corsa che si sta realizzando. L'Expo rischia di essere una torre di Babele. Tutti si posizionano e agiscono, ma in realtà credo che per una questione così importante, il nostro obiettivo e quello del Ministero dovrebbe essere avere una strategia che valorizzi le agricolture italiane e non l'agricoltura italiana. Mi riferisco alle agricolture del made in Italy, a quelle italiane interne, a quelle che esportano, a quelle che fanno cultura e che tutelano il territorio.
  Analogamente, al cantiere a Milano dove si corre e si lavora anche di notte per avere le strutture complete, credo che sarebbe importante poter correre per aprire e chiudere il cantiere delle priorità per le agricolture italiane, a cominciare dalla legge sul territorio e dalle politiche nazionali per la PAC.
  Invece, dopo aver subito il cambio di cinque ministri nella legislatura precedente, subiamo ora una difficoltà del Ministero a svolgere il suo ruolo e a essere all'altezza di un evento così importante. Con il ministro Catania si parlava di un comitato scientifico. Forse ci toccherà andare a vedere Chi l'ha visto.
  Sono state molte le proposte e le buone volontà, ma credo che non stiamo assistendo – e in questo senso mi sembra importante condividerlo con la Commissione – a un bisogno di accelerare le scelte per arrivare all'Expo mostrando non solo una ventina di prodotti e di eccellenze (che sono tali, ma la presenza non agevola), ma anche un'agricoltura cambiata e accelerata dalle scelte e da un'attenzione che l'agricoltura italiana ha, ospitando l'Expo e avendo come tema l'agricoltura.
  Nel merito dei temi dell'indagine, ci sono ampi documenti e ampie proposte, che la Commissione sicuramente conosce. Credo che sia invece interessante promuovere una diversa consapevolezza sull'Expo, evitare ritualità, agire ed essere molto concreti. Credo che questo sarebbe il modo migliore per prepararci all'Expo.

  PAOLA GROSSI, Rappresentante della UeCoop. Ringrazio il presidente e la Commissione per questa audizione. Vorrei portare un esempio di quello che si sta realizzando per l'Expo e che costituisce, a nostro giudizio, un'occasione di un esempio esportabile per coniugare agricoltura, ambiente, fruibilità del territorio e valorizzazione del territorio in termini di risorse culturali e turistiche.
  È in corso di realizzazione – le prime opere saranno inaugurate a marzo 2014 – il progetto delle Vie d'acqua e dell'Anello verde-azzurro, realizzato in collaborazione interistituzionale fra la regione, le province Pag. 9di Varese e Cremona, il consorzio di bonifica Villoresi e la Società cooperativa Navigli Lombardi.
  Come è noto, il consorzio di bonifica Villoresi è uno dei principali consorzi di bonifica italiani. L'area irrigata dal consorzio di competenza è di circa 278.000 ettari, per una rete di canali di 4.000 chilometri. Si tratta di una rete multifunzionale, che con questo progetto viene ulteriormente messa a disposizione, oltre che dell'agricoltura, anche del trasporto, della rinaturazione e della valorizzazione dell'ambiente.
  Come forse saprete, la città di Milano fino agli anni Ottanta non aveva depuratori. Questo comportava lo sversamento delle acque in tutta l'area, anche irrigua, della regione Lombardia, intorno a Milano. Con la realizzazione dei depuratori l'utilizzo delle acque si è concentrato in tre punti e le acque reflue depurate sono sversate nei fiumi. Questo ha provocato, peraltro, una situazione di carenza idrica per l'agricoltura di tutta la provincia milanese, soprattutto nei lunghi periodi di crisi per siccità che si sono ripetuti in quella zona, con pericolo di emungimenti tendenzialmente abusivi, certamente puntuali e non controllati, da pozzi e da derivazioni di fiumi da parte di imprese agricole, che comunque erano nella necessità di rifornirsi di acqua.
  Approfittando dell'occasione dell'Expo, il consorzio di bonifica Villoresi, realizzando un progetto di cooperazione interistituzionale con tutti gli enti coinvolti, ha rimesso in funzione le dighe del Panperduto, opere realizzate nel XIX secolo, mettendole in sicurezza e garantendo quindi la possibilità di approvvigionamento idrico non solo all'Expo (quindi garantendo l'approvvigionamento idrico per la realizzazione delle Vie d'acqua), ma altresì rendendo possibile nuovamente un'irrigazione coordinata e razionale di tutta la zona che riguarda il sud della provincia di Milano.
  Si è resa nuovamente possibile la navigazione realizzando, attraverso la cooperativa Navigli Lombardi, una situazione di trasporti di carattere non invasivo, utilizzabili sia dal punto di vista turistico che dal punto di vista economico. Si è realizzata una collaborazione con l'ENEL Green Power per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e anche una valorizzazione naturalistica di tutta l'area. Questo ha reso infatti possibile anche collegare con questi canali una rete ciclabile di ben 178 chilometri, che renderà fruibile questo territorio con la rivalutazione e la possibilità di riutilizzare strutture già esistenti nella zona, quindi senza creare nuove opere invasive, e di realizzare centri di servizi per i cicloturisti, un ostello che sarà nelle vicinanze dell'aeroporto di Malpensa, quindi potrà costituire anche un'integrazione in chiave naturalistica di un'offerta turistica e di servizi molto utile all'aeroporto, e un museo delle acque.
  Tengo a precisare che questa Via d'acqua potrà costituire la più grande via di canale navigabile su rete artificiale, che congiungerà Locarno a Milano e in prospettiva fino a Venezia. È un'opera che può quindi costituire un esempio esportabile non solo per la cooperazione interistituzionale con i privati.
  Tengo a precisare che per questa opera erano stati stanziati, essendo funzionale all'Expo – poiché Vie d'acqua è fondamentale per la realizzazione e per la sede – 300 milioni di euro, ma se ne spenderanno alla fine solo 140, perché il consorzio di bonifica è dotato di grandi professionalità interne, che sono state messe a disposizione (ovviamente a differenza di consulenze esterne) per la realizzazione delle opere. Inoltre, sono stati posti a disposizione della realizzazione di queste opere, che – ripeto – sono di assoluto restauro di quello che esiste, senza costruzione di opere invasive nuove, anche fondi dei privati, come nel caso dell'ENEL.
  È un'attività che andrà sicuramente a vantaggio del territorio anche dopo l'Expo. Questo è un altro degli elementi fondamentali che si dovrebbe cercare di salvaguardare nella realizzazione delle opere collegate con l'Expo.
  È un esempio di utilizzo anche di fondi nazionali, perché una parte di questi fondi Pag. 10proviene anche dal Piano irriguo nazionale, stanziato per gli anni scorsi e opportunamente sostanzialmente riprodotto per quanto riguarda l'applicazione della nuova politica della PAC come piano nazionale, perché questo consente l'utilizzo di vari soggetti e la valorizzazione di vari territori.
  Soprattutto, ancora una volta, è un esempio di valorizzazione di un territorio senza costruzione di nuove opere invasive, ma con uno sforzo di recuperare di quello che c’è, che in Italia è tanto, soprattutto consentendo di sfruttare quelle aree anche dal punto di vista culturale.
  Pensate che questa opera consentirà anche la fruizione, per esempio, del Parco reale della Villa di Monza. Quindi, è un territorio importantissimo sotto il profilo economico, storico e culturale che potrà essere utilmente valorizzato da parte di tutti coloro che parteciperanno all'Expo.

  LUIGI MASTROBUONO, Direttore generale della Confagricoltura. Grazie, presidente. Ringrazio anche i parlamentari che opportunamente lavorano per posizionare questa Commissione, come anche la Commissione dell'altro ramo del Parlamento, in questa vicenda dell'Expo.
  Come Agrinsieme abbiamo seguito i lavori che fino adesso si sono svolti in questa indagine conoscitiva, lavori che hanno visto gli interventi di persone non tipicamente inserite nel mondo agricolo e agroalimentare. Questo è un primo fatto importante.
  Abbiamo condiviso gli obiettivi che il Governo, attraverso il sottosegretario Martina, ha delineato qui in Commissione, cioè il metaobiettivo di contribuire alla ripresa economica del Paese, ma anche l'obiettivo di un nuovo equilibrio tra consumo e produzione alimentare, una nuova concezione del fare l'Expo che abbia delle innovazioni nel proporsi e le quattro frontiere da sviluppare: food security, food safety, sostenibilità e rapporto con la cultura e con la pace.
  Abbiamo condiviso molto anche le cose che la dottoressa Bracco ha detto, cioè gli obiettivi che ha posto per la mission dell'Expo, una mission che ha chiamato «far rinascere il desiderio di Italia», e i contenuti strategici che lei ha evidenziato essere insiti nel settore agroalimentare: l'espressione dell’Italian lifestyle, l'agricoltura vista come luogo di innovazioni sostenibili nell'ultimo periodo, il fattore centralità sociale che include.
  Come ha detto la dottoressa Bracco, l'opportunità che ci viene offerta è quella di legare a una storia di successo una cultura del territorio, incoraggiare lo sviluppo sostenibile, fare rete e dare un modello di sviluppo al Paese. Anche le Istituzioni locali hanno garantito la sostenibilità dell'iniziativa, e questo è stato importante.
  Noi abbiamo già raggiunto un primo risultato: altri parlano del settore agroalimentare. Non è più un dibattito interno a chi se ne occupa stabilmente. Questo dibattito sta già uscendo da questi confini. Questo è un risultato raggiunto, però esso ci carica subito di un compito che, con ruoli diversi, sia la rappresentanza sia il Parlamento credo debbano svolgere: come sostenere questo dibattito e farne una progettazione e una concretizzazione che lascino un segno evidente di un'evoluzione di questo tema nel Paese ?
  Credo che vi sia un problema di coerenze. Vorrei riassumerlo in quattro coerenze che abbiamo immaginato di dover sottolineare. La prima è una coerenza tra la centralità che viene asserita dell'evento Expo e la centralità delle politiche agroalimentari nel Paese. Queste due cose si devono parlare. Se l'Expo è un fatto che occupa l'attenzione del Paese e delle forze economiche tutte, il tema dell'agroalimentare deve diventare un fatto centrale. Questo chiaramente – l'accennava già Rossana Zambelli – non può essere soltanto un tema del Ministero delle politiche agricole o delle Commissioni agricoltura. Una centralità comporta anche uno spostamento di baricentro in altri luoghi di dibattito.
  Dato che stiamo parlando, nell'agroalimentare, del 17 per cento del PIL e nel turismo dell'11 per cento, i temi dell'Expo toccano un quarto della nostra produzione in prodotto interno lordo. Già questo peso Pag. 11dà una diversa centralità al dibattito. Questa è una prima coerenza che dobbiamo trovare il modo di esprimere.
  Una seconda coerenza è quella tra un enunciato innovativo del dibattito, già emerso nelle testimonianze che sono arrivate, e la modernizzazione del sistema agricolo nazionale. Se l'Expo vuole essere un punto avanzato nel dibattito sulla nutrizione, sull'alimentazione e sull'agricoltura, la modernizzazione agricola del Paese deve accelerare per poter dialogare con questo evento, altrimenti rimaniamo con due linguaggi diversi. La domanda, quindi, è: abbiamo le regole giuste, la ricerca giusta, il trasferimento tecnologico necessario per fare questo dialogo ?
  La terza coerenza è tra lo spessore della missione che ci stiamo dando – far rinascere il desiderio di Italia e nutrire il pianeta, due missioni altamente significative – e la capacità di rappresentare quello che noi possiamo portare a questo discorso, cioè in che modo noi, come organizzazioni ma anche come agricoltura italiana, siamo in coerenza con queste due missioni, che cosa portiamo.
  L'ultima coerenza è quella tra un evento globale e la capacità di internazionalizzare il sistema agroalimentare italiano. Non è export, è un discorso diverso. Abbiamo modelli, che possiamo condividere o meno, come quello tedesco, che hanno fatto un'operazione diversa, ossia hanno portato nel mondo pezzi di sistema, esportando tutto il processo che riguarda l'agroalimentare. Rispetto a questo dobbiamo posizionarci, altrimenti l'evento globale non parlerà con uno sviluppo internazionale del nostro sistema.
  Per queste quattro coerenze – concludo su questi punti – cosa si richiede a noi categorie ? La prima domanda ce la dobbiamo fare noi. Intanto, ci dobbiamo interrogare sulla necessità di una rappresentanza verticale del sistema. Il sistema agroalimentare italiano non è rappresentato, di fatto. Ognuno dice di rappresentarlo, ognuno ne rappresenta un pezzo minimale, ma non riusciamo a rappresentarlo nella sua verticalità, non riusciamo a sostenere, ad esempio, delle battaglie, anche a livello dei mercati globali, come sistema agroalimentare nazionale, perché non ci diamo questa rappresentazione e quindi non abbiamo strumenti per fare questo.
  In secondo luogo, è il momento di fare un ragionamento meno occasionale sul Mezzogiorno e su tutti i territori che hanno potenzialità che non riescono a esprimere; altrimenti, il Mezzogiorno soprattutto resterà spettatore di questo evento. Come per i cerchi concentrici, man mano che ci si allontana dal centro l'impatto che si può avere è sempre meno forte, ma è un ragionamento che invece dobbiamo fare.
  Inoltre – in questo trovo anche il valore di Agrinsieme – dobbiamo ridurre questa frammentazione di sigle. Al mondo le nostre sigle non dicono nulla. Chi verrà all'Expo, soprattutto dall'estero, vedrà scritto A, B o C, verde, giallo o rosso, ma non significherà assolutamente nulla. Quindi, la rappresentazione che dobbiamo dare del settore agroalimentare, soprattutto nel padiglione Italia, dovrebbe avvenire con una regia complessiva, per esprimere un messaggio Paese sul settore agroalimentare.
  Purtroppo, invece, il meccanismo organizzativo oggi in atto prevede una frammentazione: ognuno compra un pezzo e ci fa quello che, più o meno, riesce a concordare. Quindi, credo che la frammentazione sia un problema da superare.
  Riassumendo questi punti, e concludendo, è chiaro che dobbiamo pensare oggi al messaggio che vogliamo lasciare. Possiamo uscire – estremizzo le posizioni per maggiore chiarezza – con due immagini dell'Italia nell'Expo: Italia come luogo romantico dell'antico modo di fare agricoltura o Italia luogo del futuro dell'agroalimentare. Usciremo con una di queste due immagini, o più vicini a una di queste due immagini, dipende molto da quello facciamo oggi; non da quello che faremo soltanto lì, ma da quello che prepareremo.
  Credo che ci sia un'occasione importante per cominciare subito, come rappresentanza ma anche come Commissione. Adesso arriva un collegato sull'agricoltura Pag. 12alla legge di stabilità. Non mi permetto di suggerire nulla, però do una suggestione: facciamo qualcosa di rottura veramente, facciamo qualcosa che veramente sfondi sul tema della ricerca, come si diceva prima, che faciliti il lavoro in agricoltura, che metta quelle tre, quattro o cinque misure che ci fanno arrivare all'appuntamento con un'innovazione forte di sistema. Credo che questo potrebbe essere il modo migliore per approcciare l'Expo come sistema Paese e anche come sistema legislativo.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti anche per la documentazione consegnata, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati). Do la parola ai colleghi che chiedono di intervenire.

  PAOLO COVA. Grazie, presidente. Ringrazio tutti gli auditi. Mi è un po’ difficile intervenire su questo tema. Ho raccolto il grido di allarme della dottoressa Zambelli. Penso che sia una preoccupazione non solo sua, ma anche nostra, soprattutto di chi lavora in agricoltura e di chi è interessato all'agricoltura. Al di là di questo, deve essere una preoccupazione di tutta la parte politica, proprio per il ruolo che l'agroalimentare sta giocando in Italia. Credo che questa sia un'osservazione giusta e corretta, forse fatta anche da noi, in altri ambiti e in altri spazi.
  Vorrei riprendere, però, anche quanto è stato detto, perché dobbiamo cercare di fare un passo in avanti. Io stesso, più volte, in tutti gli ambiti in cui vado, dico quello che è stato detto prima dal dottor Verrascina quando, riprendendo De Rita, ha detto che occorre evitare che diventi l'autocelebrazione dei nostri prodotti. Spero che l'Expo non sia questo. L'ho sempre detto, anche in altri contesti, quand'ero minoranza in altre situazioni e lo dico adesso che sono in questo ambito e in questo contesto. Se l'Expo fosse così, rischieremmo veramente di buttare via una grande occasione.
  Quello che però chiedo, non è una domanda, ma è cosa possiamo dire noi, cosa possiate dire anche voi in questo ambito, perché, se alla fine effettivamente ognuno cerca di riportare quello che ha o di valorizzare il proprio prodotto, secondo me perdiamo una grande occasione.
  Credo che quello che si produce in Italia sia tipico e specifico, e difficilmente lo si riproduca. Lo dico in più occasioni: lo Zola si fa in un determinato territorio. Poi si può fare a livello industriale in tantissime parti, ma, se la mucca mangia il fieno della parte destra o della parte sinistra del Ticino, lo Zola viene fuori in un modo diverso. A livello industriale lo possiamo fare in qualsiasi regione d'Italia, ma, se lo vogliamo mangiare, il vero Zola si fa lì.
  Quello che noi dobbiamo riuscire a trasferire all'esterno è altro. Perché alcune produzioni sono in questo modo ? Accennava prima la dottoressa Grossi alla storia del Naviglio, che non è una cosa secondaria; ma il sistema di irrigazione, che è stato pensato migliaia di anni fa con i Navigli, e d'irrigazione e di fontanili può essere utile chiaramente per l'agricoltura lombarda o milanese, ma può essere trasferito in altre nazioni. È un sistema, un principio di irrigazione che può essere utile anche da altre parti. Noi riusciamo a trasferire queste cose ?
  Abbiamo nazioni e regioni del mondo che hanno difficoltà di irrigazione, non riescono a coltivare e a produrre perché non c’è l'irrigazione. Allora riusciamo a trasferire queste capacità ? Io credo che questo compito e questa responsabilità stiano negli agricoltori, perché sanno come si produce. Quando abbiamo terreni scarsi d'acqua e riusciamo ad ottenere prodotti agricoli, vuol dire che abbiamo dell'ingegno: questa cosa riusciamo a trasferirla ? Noi andiamo a valorizzare l'olio, il Grana, ma non riusciamo – credo – a far passare questo messaggio. Io temo questo, ma magari mi sbaglio, e lo dico subito.
  Vi è un secondo aspetto che secondo me non è uscito: il tema del prezzo dei prodotti agricoli. Guardate che su questo o si fa una battaglia all'interno dell'Expo o è finita, ma mi stupisce che le organizzazioni sindacali non la facciano. Il tema di Pag. 13nutrire il pianeta sta nel costo dei prodotti agricoli, perché è lì che muoiono le persone, e lì che muoiono i nostri agricoltori.
  Cosa riusciamo a portare fuori ? Non è un problema italiano: tutta la speculazione che c’è sui prezzi è a livello mondiale; c’è una manifestazione mondiale sull'agricoltura, resto stupito che nessuno di voi l'abbia citato.
  La mia preoccupazione è che i miei agricoltori non prendono soldi a sufficienza e chiudono. A livello mondiale c’è chi specula e fa chiudere. Le organizzazioni sindacali svolgono questo ruolo, dovrebbero essere le prime a preoccuparsi. Quale messaggio possono portare gli agricoltori italiani e le organizzazioni sindacali su questo tema, quali rapporti abbiamo a livello internazionale ? Noi siamo all'interno di una Unione europea: qual è il rapporto, come si è pensato di portare avanti questa politica ?
  Non è una politica di difesa del proprio prodotto, è una difesa del prodotto agricolo a livello mondiale, perché, se il grano arriva dal Canada a prezzi decisamente più bassi, costringerà tutti gli agricoltori del mondo a chiudere e i territori italiani verranno consumati, perché l'agricoltore non riesce a stare aperto.
  Credo quindi che questa sia una delle cose fondamentali da portare avanti, però non è uscita. Mi chiedo se non siano degli aspetti da tirare fuori, da portare avanti, altrimenti diventa un'esposizione di prodotti, come abbiamo detto prima.

  FRANCO BORDO. Buongiorno, grazie per la vostra partecipazione. Sarò molto breve, perché ho colto il vostro messaggio rivolto a questa Commissione, che è – uso una parola forse un po’ forte – una denuncia nei confronti del processo che si è innescato; una denuncia di non coinvolgimento o di non sufficiente coinvolgimento delle vostre organizzazioni. Penso, però, che il messaggio che voi ci state dando non sia finalizzato a difendere il vostro ruolo di rappresentanza ma riguardi piuttosto la natura stessa dell'obiettivo che vogliamo porci con l'Expo 2015.
  La Commissione agricoltura in questo caso – mi rivolgo anche alla Presidenza oltre che ai miei colleghi – ha dato vita a un'indagine conoscitiva. Non siamo chiamati, dunque, a deliberare o a legiferare in questa materia, ma a dare un supporto, anche critico – perché un'indagine conoscitiva può prevedere anche questo aspetto ovviamente – al Governo, in modo particolare, come nostro referente, ma non soltanto, perché per l'Expo 2015 abbiamo altri referenti istituzionali importanti.
  Il nostro supporto deve essere di stimolo in questa fase e penso che dobbiamo interpretare celermente questo nostro ruolo, perché abbiamo già prolungato i lavori di questa indagine che doveva chiudersi al 31 dicembre 2013. Dovremmo, dunque, andare a chiuderla o perlomeno raggiungere, se non proprio la chiusura, almeno uno step importante di confronto verso il Governo e i nostri interlocutori, così da fornire comunque una prima nostra resa dei lavori che abbiamo effettuato.
  Intendo dire che se ci sono delle questioni aperte, queste debbono essere sistemate e recuperate. Mi riferisco senza dubbio al rapporto con gli agricoltori attraverso le loro rappresentanze; ma non soltanto. Penso anche ai rappresentanti del mondo industriale agroalimentare; non li abbiamo ancora auditi ma io sento che nella mia zona – e sono della bassa Lombardia, per cui figuriamoci quello che accade procedendo per cerchi concentrici – si sentono scarsamente o selettivamente coinvolti, e questo potrebbe anche essere oggetto della nostra indagine conoscitiva.
  Penso, quindi, che ci sia un problema che sta diventando veramente serio. Lo Stato italiano – e vado a chiudere – mette a disposizione per questo evento delle risorse importanti; forse potrebbero esser state più importanti, avrebbero dovuto essere più importanti, ma avrebbero potuto anche essere inferiori. Si tratta comunque di risorse importanti.
  Ebbene, noi dovremmo anche indirizzare il Governo, e in modo particolare il nostro Ministero di riferimento, a svolgere un ruolo molto più incisivo, perché quanto ci è stato evidenziato questa mattina non Pag. 14è riportabile soltanto al ruolo di alcuni soggetti istituzionali importantissimi come regione Lombardia, comune di Milano e quant'altro.
  Se noi vogliamo davvero credere che l'Expo 2015 possa essere non una fiera dei nostri prodotti, ma un'occasione di rilancio dalla nostra filiera, anche strategica, riguardante cioè anche gli investimenti e dunque un futuro di medio termine sostanzialmente, penso che ci sia assolutamente la necessità di consegnare un report al Governo, chiedendo di rettificare il tiro finché siamo in tempo, perché se passano ancora alcuni mesi credo che poi il tiro non possa essere più rettificato e che il tempo perduto diventerà veramente una condizione negativa per tutto quanto ci siamo detti e che è stato riferito in modo autorevole questa mattina.
  Pertanto, invito la Presidenza a coinvolgere la Commissione, affinché i tempi di questo nostro lavoro diventino stringenti.

  COLOMBA MONGIELLO. Mi scuso con gli ospiti, poiché non ho avuto modo di ascoltarli tutti, però il collega Bordo mi ha offerto uno spunto di riflessione. Penso che se questa Commissione non avesse proposto l'indagine conoscitiva sull'Expo, il Parlamento italiano non saprebbe nulla di che cosa sta avvenendo e di quali sono i contenuti dell'esposizione universale. Quindi, bene ha fatto la Commissione a darsi un ulteriore tempo di riflessione, proprio per ascoltare tutti i soggetti preposti e interessati al tema dell'Expo.
  Non è la prima volta che intervengo su questo tema e sinceramente, avendo partecipato alle diverse presentazioni, nonché a quella di Agenda Italia, devo dire che sono estremamente preoccupata per due punti. Il primo riguarda le strutture. L'ho già detto, ho fatto questa riflessione con il presidente della regione Lombardia, quando è venuto qui, e con il vicesindaco di Milano.
  Tra l'altro, quel giorno, ad Agenda Italia, ho scoperto che le infrastrutture verranno implementate solo nel raggio di 300 chilometri: parole di Moretti. La cosa mi ha fatto oltremodo preoccupare, perché significa che non guardiamo oltre alcune regioni del nord. Dunque, il Governo italiano mette i soldi, però non vorrei che le ricadute commerciali, industriali ed economiche ricadessero solo su determinate regioni.
  Questo era il primo punto di riflessione; il secondo è riferito ai contenuti. Stamattina avete parlato di un maggiore coinvolgimento. So che tutte le organizzazioni hanno già acquistato gli stand: chi a tre piani, chi a due piani, chi a metratura e così via. Il problema è che l'Expo dura sei mesi e c’è una preparazione, anche sui contenuti, che parte da ora. Di conseguenza, dobbiamo avere le idee piuttosto chiare su che cosa dire e fare in questi sei mesi di esposizione universale.
  La settimana scorsa, intervenendo in Assemblea sull'etichettatura, ho fatto riferimento proprio all'Expo. Qual è la mission vera dell'Expo ? A parte il titolo «Nutrire il pianeta», qual è il ruolo dell'Italia in questa esposizione universale ? Su quali direttive vogliamo costruire il messaggio sull'agroalimentare e sulla nutrizione al mondo ? Ho detto, in maniera critica, che occorre stare attenti al fatto che non sia la fiera del buon cibo. È tutt'altro, è una vetrina mondiale dove culture diverse, e quindi diversi mondi, si incontrano. Spetta all'Italia dare un contributo fondamentale. Su quali linee di intervento ? Noi abbiamo cercato di porre alcune condizioni in Assemblea per l'etichettatura, il no agli OGM, e alcune condizioni particolari, come il no allo spreco del cibo. Lo abbiamo fatto addirittura con interventi legislativi, offrendo quindi già una base di discussione per i contenuti dell'Expo.
  È ovvio che c’è sempre un pericolo, perché l'Expo verrà preceduta da una settimana di Tuttofood. Ho incontrato diversi operatori e molti pensano che l'Expo sia il Tuttofood, mentre sono due cose estremamente diverse. Finora hanno aderito 164 Paesi e sta avendo anche successo, perché è un richiamo universale, però toccherà a noi fornire gli schemi più innovativi e adeguati per valorizzare la Pag. 15tipicità dei prodotti dell'Italia, dell'Africa e dell'Asia. Quindi, sarà un luogo di confronto.
  È altrettanto vero, tuttavia, che voi avete un ruolo fondamentale per costruire il futuro dell'agroalimentare nel mondo, per tracciare le basi per una serie di valori che vogliamo dare con questa vetrina universale.
  Non se ne parla mai, lo vedo in diverse occasioni. La salubrità, il benessere, la sicurezza alimentare, più cibo per tutti sono slogan che vanno declinati secondo la nostra impostazione su quello che sarà l'esposizione universale. Sarà una grandissima occasione, però non vorrei che fosse limitata nel tempo, nello spazio e nei contenuti. Ecco perché intervengo sempre con un pizzico di preoccupazione. Non si tratta di altro.
  So che su alcuni temi la pensate in maniera diversa, però io penso che l'Italia sarà protagonista sulla scena mondiale per sei mesi. Dirò di più: in questo ovviamente vanno coinvolti tutti gli enti territoriali, le regioni e gli assessorati. Alcune regioni (la Sicilia, la Toscana, l'Emilia-Romagna e il Veneto) hanno già chiuso i contratti con l'Expo, addirittura con alcuni cluster (la Sicilia, con l'olio, la Toscana). C’è già quindi un lavoro preparatorio che va oltre questa discussione.
  Vedo tanti pezzi separati che fanno capo all'Expo management, però non vedo una linea d'insieme che ci tiene tutti uniti per una discussione globale sulla finalità dell'esposizione universale. Io vorrei approfittare di questo intervento per queste brevi riflessioni.
  Chiudo su Agenda Italia, che è stata presentata oltre un mese fa. In Agenda Italia ci sono strutture, infrastrutture e contenuti. Vorrei però che ci fosse anche una maggiore partecipazione del mondo della rappresentanza, anche perché noi non possiamo essere esclusi da un luogo dove si formulano proposte. Al di là della partecipazione che, grazie alla forza associativa, si può dare, ritengo che ci debbano essere luoghi in cui queste forze associate di rappresentanza possano non solo dire la propria, ma anche affrontare alcuni temi nodali.
  Cito un tema che vale per tutti: gli OGM. Almeno sgombriamo il campo da qualunque tipo di ipocrisia. Cosa pensiamo degli OGM ? Noi sappiamo cosa ne pensiamo, abbiamo affrontato il tema e abbiamo approvato un atto di indirizzo in Commissione. È altrettanto vero che c’è una divisione del mondo agricolo su questo tema, come ci sono su altri temi.
  Dobbiamo però pensare che noi lì avremo a che fare con altri Paesi, e credo che l'Italia debba non solo guidare le scelte, ma anche imporre una linea di indirizzo: salubrità, sicurezza alimentare, no agli OGM, ma soprattutto etichettatura e tracciabilità. Si tratta quindi di offrire i temi fondamentali che noi abbiamo richiamato anche nella Carta fondamentale della dieta mediterranea.
  Queste sono alcune riflessioni che volevo porre all'attenzione della Commissione. Mi auguro che qui si possano ricevere anche altre riflessioni, perché lo ritengo fondamentale per una discussione tra il Parlamento e altre strutture che purtroppo sono completamente al di fuori di una discussione globale.
  Bene ha fatto il presidente della Commissione a chiedere questa indagine conoscitiva. Mi auguro che noi possiamo apprendere nel tempo tutti gli step che si stanno portando a compimento per la realizzazione. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola agli auditi per la replica.

  FRANCO VERRASCINA, Presidente della Copagri. Cosa possiamo dire ? Cosa possiamo fare ? Noi lo abbiamo già detto. Per quanto mi riguarda, ho detto che le nostre proposte sono chiare e ce le abbiamo.
  Il problema è avviare questa benedetta cabina di regia, proprio per evitare che ognuno vada per la propria strada. Non abbiamo affrontato altri temi, perché ci siamo attenuti a quelli che voi ci avete posto.Pag. 16
  Avreste potuto parlare dello scibile umano, però sentirsi dire che non rappresentiamo gli agricoltori perché non ci interessiamo del prezzo; mi pare che sia tutto il contrario. Se il prezzo dei prodotti italiani è quello che è, credo che un mea culpa lo debba fare ognuno di noi.
  Infatti, quando abbiamo venduto molti dei nostri marchi a multinazionali, sapevamo quello che sarebbe successo. Allora dobbiamo vedere come riprendere questa partita. Lo dico in modo molto diretto: dobbiamo cercare di esercitare il nostro ruolo.
  Vorrei fare un esempio per far capire quanto siamo attenti al discorso del prezzo perché sappiamo che da questo aspetto parte tutto; se il produttore non porta a casa il giusto reddito, può anche iniziare a chiudere.
  Cito, ad esempio, quello che è successo sul prezzo del latte: abbiamo dato la Parmalat ai francesi, siamo arrivati a dicembre e a quel punto sul latte spot che andava oltre i quarantacinque centesimi al litro ci hanno messo sul tavolo un prezzo di quarantuno centesimi al litro.
  Faccio presente che come Copagri quell'accordo non l'abbiamo firmato e non abbiamo portato più il latte alla Parmalat, l'abbiamo portato ad altre industrie che ce l'hanno pagato quarantacinque e quarantasei centesimi; o meglio, l'hanno pagato ai produttori. Questo, dunque, ci deve far riflettere.
  Certo che il problema è il prezzo, certo che il problema è portare il giusto reddito ai produttori; è un tema su cui noi lavoriamo e dibattiamo.
  Tornando invece alle questioni di cui dovevamo discutere oggi, anche nell'ultimo intervento dove si è detto che dobbiamo stare attenti perché in questo momento andiamo a presentare un sistema, dobbiamo chiederci quale sia il nostro sistema, e quale l'agricoltura e l'agroalimentare che noi dobbiamo presentare per il futuro al mondo, proprio perché non siamo a una semplice fiera.
  Ebbene, ci devono e ci dovete dare la possibilità di farlo; partiamo con questa cabina di regia per evitare che ognuno vada per la propria strada, altrimenti poi a essere penalizzati sono sempre i più deboli e rendiamoci conto che i più deboli sono i produttori agricoli.

  ROSSANA ZAMBELLI, Direttore nazionale della CIA. Credo che questo dibattito e anche la replica di Verrascina ci dicano come la tentazione sia quella non di guardare all'Expo 2015 ma a ieri, perché poi ritorniamo su problemi quotidiani.
  A noi piacerebbe questo sogno di imporci e guidare le scelte; il problema è che avremmo dovuto farle prima noi. Si può guidare se si hanno le idee chiare verso dove si va.
  Torno a sottolineare che, come diceva anche Luigi Mastrobuono, questa attenzione sull'agricoltura è un'occasione unica, perché il prossimo Expo riguarderà altro. È un'occasione che deve non solo rifocalizzare l'attenzione sull'agricoltura, ma far fare delle scelte, avere delle strategie e su queste lavorare. È il miglior servizio che noi possiamo fare all'agricoltura in previsione dell'Expo. Diversamente, ricadiamo in antichi vizi per cui ognuno tira fuori progetti dal cassetto, ovviamente li motiva e li veste con grande visione strategica, si sforza per collocarli in un contesto ampio qual è l'Expo dove tutto può stare, ma come in un puzzle, in maniera frantumata, con protagonismi locali, e questo non è un buon servizio né per l'agricoltura né per l'Expo.
  Attendiamo, dunque, l'esito di questa indagine conoscitiva, ma attendiamo soprattutto, presidente, la sintesi di questa indagine conoscitiva, perché il rischio è che questa produca un voluminoso dossier, che produca l'ennesima pubblicazione che è l'elenco di un vissuto, e chi rappresenta l'agricoltura chiaramente ne è ampiamente a conoscenza.
  La capacità è il cambiamento, non è questo trend che in questa maniera ci porta all'Expo, ma è cambiare.
  Aggiungo – perché mi piace l'immagine dei cerchi concentrici – che l'Unione europea nel semestre italiano sta ragionando di individuare in Milano la capitale per il semestre italiano; quindi i cerchi concentrici Pag. 17sono ancora più concentrici. I famosi 300 chilometri sono anche comunitari, forse, oltre che mondiali. Questo non fa un servizio al Paese Italia. Certo, ovviamente ci sono le aree – probabilmente i componenti delle Commissioni in quell'area sono anche più sensibili a questo – ma noi rappresentiamo l'Italia, e l'Italia nel mondo. Questa è una sfida assolutamente importante.
  Quanto ai prezzi, chiaramente i prezzi sono pane quotidiano.
  Sul prezzo vi farò avere la proposta di legge sul doppio prezzo su cui abbiamo raccolto firme e che abbiamo sottoposto al Parlamento, ritenendo l'esigenza di una trasparenza delle componenti del prezzo fondamentale. Non c’è impresa se non c’è giusto prezzo, se non c’è reddito. È un problema quotidiano, ma oggi voi ci avete invitato, presidente, ad avere attenzione al «macro», a ragionare di posizionare l'Italia nell'Expo, nel mondo. Vorrei rassicurare, però, il componente la Commissione, che il problema del prezzo è assolutamente questione quotidiana.

  PRESIDENTE. Grazie. Noi consideriamo i vostri contributi importanti nell'economia di una relazione che vuole essere non soltanto di registrazione delle opinioni, ma anche di contributo al lavoro che il Governo sta conducendo. Nei tempi brevi che ancora ci restano per arrivare alla conclusione di questa indagine conoscitiva noi cercheremo, coinvolgendovi di nuovo, di arrivare a soluzioni e proposte. Questa era l'intenzione iniziale che ha dato vita a questa indagine conoscitiva.
  Vi ringraziamo per gli stimoli, per le sollecitazioni e anche per le puntualizzazioni opportune che avete saputo portarci.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.25.

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ALLEGATO 1

CAMERA DEI DEPUTATI

XIII Commissione Agricoltura

Indagine conoscitiva sulla valorizzazione delle produzioni agroalimentari nazionali con riferimento all'esposizione universale di Milano 2015

AUDIZIONE 23 GENNAIO 2014

  Mai come oggi il tema del cibo; degli orientamenti della sua produzione; del controllo dei luoghi in cui si coltivano vegetali o si allevano animali; delle modalità tecniche ed economiche in cui ciò avviene; del posizionamento sui mercati in base alle filiere (corte/lunghe), è diventato il tema centrale della discussione.
  Si avvertono con sempre maggiore pesantezza gli esiti di un tipo di sviluppo basato sull'utilizzo intensivo di risorse energetiche e naturali: prendiamo atto, per ciò, di cambiamenti climatici suscettibili di rendere sempre più precario l'accesso al cibo, della fragilità del nostro territorio.
  Intrecciato a questi temi è il progressivo allargarsi dei soggetti che premono per godere di uno stile di vita adeguato quando in occidente si combatte la lotta agli sprechi. Questa situazione ci segnala, d'altra parte, che l'approccio economico che ha retto finora, sfruttando le distanze tra luoghi di produzione e consumo, non funziona più, pur conservando larga parte della sua forza e di interessati sostegni.
  Le conseguenze sono note:
   una drammatica riduzione della disponibilità di cibo nel Sud e la massima industrializzazione del Nord;
   
fame e spreco;
deforestazione e intensificazione produttiva;
   
OGM e intolleranze alimentari;
   
obesità e malnutrizione.

  Senza ricadute corporative, lontani dall'insidia dei dazi – come di recente è accaduto in merito allo scambio di pannelli fotovoltaici – ciascun luogo può, tuttavia, mostrare come la conoscenza del territorio, degli ambienti e delle risorse locali possa rimuovere le ansie contemporanee della globalizzazione alimentare.Pag. 19
  Ciascun Paese, da quello più povero a quello più ricco, ha delle proprie e specifiche identità, che può valorizzare mettendosi in gioco nella competizione: ciò che conta è la riconoscibilità dei processi e dei prodotti.
  Come si immagina Expo: un grande emporio di idee, dove tutti i prodotti possano essere rappresentati in una tavola che riconosce le diversità geografiche e a cui tutti siamo invitati: la metafora è quella dello stare insieme, Stati e comunità, recuperando il valore della partecipazione senza perdere quello dell'appartenenza.
  Lo sviluppo dell'agricoltura non va, però, sempre nella direzione green: conosciamo uno sviluppo «verticale» che declassa il cibo a merce e costruisce filiere lunghe attraverso la delocalizzazione, così come uno sviluppo «orizzontale» che rafforza il saper fare rete creando condizioni di integrazione del mercato con aspetti sociali come la fiducia, la tradizione, l'ecologia.
  In questa direzione è il sentiero imboccato dalla nostra agricoltura: puntando sulla distintività, sulla qualità e sulla sicurezza e ostacolando tutte quelle tendenze di carattere omologativo che ne avrebbero distrutto l'originalità e la riconoscibilità.
  Nel modello di sviluppo, in cui sono mescolate natura materiale e immateriale, patrimonio storico e artistico, paesaggio, biodiversità, originalità e creatività, gusto e passione, sta tutta la nostra capacità di sviluppare valore aggiunto, innovazione ed eccellenza.
  Vanno rimarcate nella filiera del Made in Italy il minore ricorso alla monocoltura; l'ampliamento delle varietà genetiche; tecniche più estensive e una riduzione delle esternalità negative: la scomparsa di habitat; l'impoverimento del suolo; il prelievo non proporzionato dell'acqua.
  Infine: oggi viviamo in un pianeta multicentrato in cui le città esercitano un ruolo fondamentale nell'aggregazione dei consumi alimentari. Expo può, in questo senso, proporre un nuovo rapporto tra città e campagna assegnando un diverso valore alle aree verdi; rilocalizzando le attività agricole nel territorio periurbano; favorendo l'inserimento di farmer market.
  Quali politiche risulta, allora, necessario mettere in campo per sostenere l'Expo quale evento in grado di promuovere l'immagine del made in Italy agroalimentare attraverso iniziative e progetti diretti ad esportare sui mercati internazionali i nostri talenti e prodotti ?

A) Misure per l'internazionalizzazione
  Promuovere gli interessi agricoli del Paese assicurando condizioni di concorrenza con i Paesi terzi e promuovendo controlli più severi sulle importazioni nel rispetto delle regole di origine, di sanità, ambiente e benessere sociale, così da evitare la stipula di accordi pregiudizievoli dell'interesse nazionale come quello recente tra Ue e Marocco in mancanza di un quadro conoscitivo degli effetti diretti e indiretti sulle singole filiere (livello residui prodotti fitosanitari, condizioni di lavoro, fiscalità imprese);
  Favorire lo sviluppo di accordi bilaterali tra UE e altri Paesi partner per il mutuo riconoscimento delle norme sulle indicazioni di Pag. 20origine e strutturare in ambito WTO la tutela delle indicazioni di origine contro ogni forma di usurpazione e imitazione, contrastando il più ampio fenomeno dell’italian sounding;

B) Misure per l'applicazione della riforma della PAC
  Premiare chi vive veramente di agricoltura (agricoltore attivo) anche sotto il profilo della definizione del greening e delle colture e superfici impegnate;
  Inserire nella programmazione della politica di sviluppo rurale interventi che consentano di accelerare la capacità di spesa al fine di favorire il trasferimento di conoscenze e l'innovazione nel settore agricolo e nelle zone rurali;
  Compensare l'assenza di misure di mercato nella nuova Pac con la previsione di strumenti per la gestione del rischio di impresa legato alla volatilità dei prezzi e all'andamento dei mercati, attraverso l'assicurazione dei rischi e l'utilizzo di fondi mutualistici;
  Scegliere le aree interne come opzione strategica delle politiche comunitarie.

C) Misure per la salvaguardia del territorio
  Avviare un piano di opere e infrastrutture dirette alla messa in sicurezza del territorio contro il rischio di frane e alluvioni anche utilizzando risorse già destinate alle grandi opere pubbliche non ancora autorizzate o rimaste incompiute;
  Approvare norme urbanistiche per la salvaguardia della destinazione agricola del suolo contro il degrado e la speculazione edilizia specialmente attraverso il divieto di utilizzare nuove aree per edifici e infrastrutture se non sia dimostrato di non poter soddisfare esigenze abitative e produttive tramite il recupero della funzionalità di immobili ed aree dismesse;
  Realizzare sistemi di approvvigionamento e di risanamento dei corpi idrici adeguando la dotazione degli impianti di fognatura e depurazione delle città per portare a definitiva soluzione il problema del rilascio dei nitrati nelle aree vulnerabili attualmente coincidenti solo con le zone agricole;
  Consolidare l'orientamento verso politiche fiscali in grado di registrare la capacità degli agricoltori attivi di svolgere funzioni di interesse generale per la collettività, l'ambiente e la salute;
  Accelerare le bonifiche ed il recupero dei siti industriali contaminati tramite progetti di valorizzazione agroenergetica diretti alla produzione di biomasse e biocombustibili;
  Predisporre misure per il controllo della popolazione di fauna selvatica responsabile dei danni alle produzioni agricole ed accrescere il contributo delle assicurazioni per il sostegno ad un'adeguata gestione.

D) Misure per la tutela del Made in ItalyPag. 21
  Rafforzare la tutela delle produzioni agricole contro tutti i fenomeni fraudolenti che generano situazioni di concorrenza sleale e traggono in inganno i consumatori, in particolare attraverso la previsione della decadenza dei marchi illeciti, il contrasto alla pubblicità ingannevole, il rafforzamento degli strumenti investigativi, le sanzioni accessorie a carico delle imprese responsabili di frodi e la responsabilità collettiva degli enti;
  Reprimere ogni forma di intermediazione illecita di manodopera caratterizzata da forme di sfruttamento e di violenza e semplificare le procedure di assunzione presso la stessa impresa di lavoratori immigrati ai fini del rilascio del nulla osta;
  Promuovere l'innovazione orientata alla qualità ecologica anche attraverso partenariati fra università e reti di impresa e il coinvolgimento dei Centri di Assistenza Agricola al fine di favorire l'avviamento di progetti di impresa;
  Sollecitare l'approvazione dei decreti ministeriali che riconoscano l'effettiva introduzione dell'obbligo di indicare l'origine geografica nell'etichettatura degli alimenti, tenuto conto della diversità delle singole filiere;
  Consolidare le misure già applicate a livello nazionale a tutela della distintività della produzione agroalimentare come per gli oli di oliva vergini nei confronti delle resistenze dell'Unione europea anche a rischio di avviare procedure di infrazione per la salvaguardia dell'interesse nazionale e avviare l'iniziativa legislativa per tutelare l'origine geografica di prodotti come il latte Uht quali garanzia per un modello alimentare salutare e sicuro.

E) Misure per lo sviluppo della green economy
  Evitare ogni forma di commistione ed inquinamento tra le filiere agroalimentari tipiche e di qualità con la coltivazione di OGM e rendere operativa la clausola di emergenza attraverso la valutazione delle evidenze scientifiche che accertano l'attuale non compatibilità economica e ambientale delle tecnologie genetiche con un modello di agricoltura ad alta distintività ed efficienza sociale;
  Dare effettiva applicazione agli appalti verdi anche in deroga al Patto di Stabilità, così da consentire ad amministrazioni ed enti di promuovere l'acquisto di prodotti territoriali a Km0 per la fornitura di mense, ospedali e per la ristorazione collettiva;
  Sostenere la promozione dell'utilizzo di materie prime biodegradabili e scarti dell'agricoltura per produrre bioplastiche in vista di recuperare siti dismessi ed aree marginali;
  Modificare le disposizioni tributarie in materia di accisa per gli oli vegetali al fine di utilizzare tali prodotti come carburanti nelle aziende agricole;
  Mettere a punto meccanismi per l'effettivo riconoscimento di pozzi di carbonio gestiti dagli imprenditori agricoli per la riduzione del bilancio dei gas ad effetto serra.

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F) Misure per le reti e filiere
  Sostenere la capacità di fare rete dei Consorzi agrari anche attraverso la definizione del rapporto debitorio dello Stato verso la Federazione in relazione alla precedente attività di gestione degli ammassi;
  Costruire piattaforme logistiche e distributive che completano la costruzione di filiere agricole italiane assicurando l'affermazione sul mercato di prodotti che, in tutte le fasi di produzione, trasformazione e distribuzione, hanno come protagonisti gli agricoltori;
  Riconoscere il peso della filiera corta per costruire l'accesso degli agricoltori al mercato quale condizione per recuperare competitività e redditività delle imprese;
  Rafforzare il processo di semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese agricole nei singoli settori, al fine di ridurre costi, agevolare la competitività e promuovere il ruolo dei Centri di Assistenza Agricola in grado di garantire efficienza e sussidiarietà nel rapporto tra impresa e Pubblica Amministrazione.

G) Misure per l'equità sociale e infra-generazionale
  Ridurre l'impatto della fiscalità è un obiettivo condiviso ma non è sufficiente, se non si introduce una differenziazione tra soggetti percettori di rendite derivanti dallo svolgimento di attività agricole (società di comodo, imprenditori agricoli non professionali) e soggetti effettivamente impegnati in agricoltura con requisiti prevalenti di reddito e di tempo;
  Sostenere il ricambio generazionale e la nascita di imprese condotte da giovani, attraverso l'effettiva applicazione della disciplina sulle dismissioni dei terreni demaniali a vocazione agricola con priorità ai giovani, forme agevolate di accesso al credito, strumenti di accompagnamento allo start up;
  Sostenere iniziative di agricoltura sociale anche come forma alternativa di welfare per la cura delle persone consentendo di usufruire di particolari trattamenti fiscali alle strutture didattiche educative e riabilitative.

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ALLEGATO 2

XIII Commissione Camera dei Deputati
Audizione ambito indagine conoscitiva Expo 2015
23 gennaio 2014

  Nell'ambito di una manifestazione con un titolo così ambizioso come Nutrire il pianeta, energia per la vita occorre trovare il modo di coinvolgere i produttori agricoli italiani, che sono consapevoli come le dimensioni mondiali dell'evento non siano equivocabili con quelle di una semplice fiera internazionale o simile. Non vi è quindi l'aspettativa di un ritorno immediato in termini commerciali, per quanto alcuni temi, quali la salute alimentare e le culture del cibo, appaiano per loro natura, naturali veicoli anche di una promozione dei modelli culturali e alimentari italiani, in forma ovviamente di alto profilo.
  La Commissione Agricoltura pone i seguenti temi all'ordine della discussione:
   il rafforzamento della qualità e della sicurezza dell'alimentazione, ovvero la sicurezza di avere cibo a sufficienza per vivere e la certezza di consumare cibo sano e acqua potabile;
   assicurare un'alimentazione sana e di qualità a tutti gli esseri umani, per eliminare la fame, la sete, la mortalità infantile e la malnutrizione che colpiscono oggi 850 milioni di persone sul pianeta, debellando carestie e pandemie;
   prevenire le nuove grandi malattie sociali della nostra epoca, dall'obesità alle patologie cardiovascolari, dai tumori alle epidemie più diffuse, valorizzando le pratiche che permettono la soluzione di queste malattie;
   innovare con la ricerca, la tecnologia e l'impresa l'intera filiera alimentare, per migliorare le caratteristiche nutritive dei prodotti, la loro conservazione e distribuzione;
   educare ad una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita, in particolare per i bambini, gli adolescenti, i diversamente abili e gli anziani, e per lasalute e il benessere della persona, valorizzando la conoscenza delle «tradizioni alimentari» come elementi culturali e etnici;
   preservare la biodiversità, rispettare l'ambiente in quanto ecosistema dell'agricoltura;
   assicurare nuove fonti alimentari nelle aree del mondo dove l'agricoltura non è sviluppata o è minacciata dalla desertificazione dei terreni e delle foreste;Pag. 24
   impedire l'impoverimento ittico dei fiumi e dei mari e garantire la disponibilità di acqua potabile e per l'irrigazione.

  Si tratta, ad avviso di COPAGRI, di evidenziare come sia maturo il tempo per fondare un approccio socialmente ed eticamente orientato all'attività economica in generale, e, in particolare, questo è importante e possibile in agricoltura, anzi l'agricoltura può costituire un modello di riferimento (un benchmark) per le altre espressioni dell'economia. Il legame tra etica pubblica e agricoltura trova una sua legittimazione anche economica nel disagio del consumatore moderno, il quale nelle sue espressioni più avvertite e consapevoli reagisce esprimendo da un lato una condanna sempre più forte verso i prodotti controversi nel loro profilo etico, e dall'altro una preferenza sempre più marcata verso i prodotti di quelle imprese che rispettano, per contro, i valori dell'etica: rispetto del lavoro e del lavoratore (lavoro infantile, salute e sicurezza sul lavoro, discriminazione, retribuzione), rispetto dell'ambiente (impatto ambientale, preservare le condizioni agro-ambientali, buone prassi agricole), rispetto e tutela del consumatore (garanzia salubrità dei prodotti e dei servizi, veridicità delle informazioni, trasparenza nel rapporto, condotta corretta), rispetto del territorio (rapporto con la comunità), impegno dell'imprenditore (rispetto del fisco, rispetto della legalità, miglioramento continuo, controllo sulla catena di fornitura).

Dal lato dell'offerta (la produzione di prodotti agricoli e alimentari)

  L'agricoltura italiana è stata per decenni la grande dimenticata della cultura nazionale. Dagli anni ’60 tutte le proposte di progresso del Paese si concentrarono sullo sviluppo industriale e tecnologico, interpretato come riscatto di un passato «contadino», dove la stessa parola assumeva un valore riduttivo. Nel corso degli anni ’80 la retorica sull'economia «postindustriale» ha ancor più accentrato l'attenzione sulle forme urbane di economia, addirittura ponendo in secondo piano la centralità della produzione, per esaltare i servizi (il «terziario avanzato»).
  Durante gli ultimi decenni, pertanto, in seguito al modello evolutivo della struttura produttiva si è assistito ad una riduzione del peso economico del settore agricolo e rurale. Rimane, tuttavia, inalterata la sua centralità sociale. L'agricoltura, infatti, è un potente generatore di cultura poiché è l'incontro tra l'uomo e la natura mediato dal lavoro. Uomo, Natura e Lavoro rappresentano, pertanto, tre importanti giacimenti di valori che caratterizzano il mondo agricolo. In agricoltura, ad esempio, a differenza di altri comparti economici che invece incitano la competizione, viene stimolata e valorizzata l'esigenza naturale all'aggregazione sociale, e con essa le funzioni di solidarietà, di partecipazione e di confronto.
  Lo stretto legame con i processi naturali ha favorito il consolidamento della spiritualità e del sacro rispetto della «madre terra» e delle sue componenti. Questo senso del sacro è, innanzi tutto, senso del limite e del rispetto verso il vivente secondo un sentimento che attraversa la cultura cattolica italiana, come ben dimostra la figura di Pag. 25San Francesco. L'animale da lavoro, ad esempio, in questo contesto diventava, non solo e non più soltanto un mezzo utile al processo produttivo, ma un compartecipante alla vita quotidiana. Da questa condizione sono maturati quei presupposti di civiltà per il rispetto e l'affetto che travalicano i propri simili, prefigurando un umanesimo rivolto anche al vivente non umano.
  Oggi siamo immersi in un grandioso processo di globalizzazione che ha rapidamente modificato non solo le dinamiche economiche, ma anche e soprattutto il patrimonio culturale e materiale dei popoli. Muta il rapporto tra Uomo e ambiente, da un lato giovandosi del progresso tecnologico e scientifico e dell'espansione della conoscenza e della democrazia, dall'altro l'ideologia della fiducia illimitata nel mercato minaccia relazioni sociali e comunitarie consolidate da secoli, nell'ambito di un più generale «disincanto» che investe tradizioni e valori, persino quei valori che si ispirano a ideali di progresso. Un esempio clamoroso di globalizzazione deteriore è quello che investe la genuinità dei prodotti, Se da un lato il made-in-Italy dell'agroalimentare vanta il primato mondiale in termini di notorietà, dall'altro l'opinione pubblica è allarmata da comportamenti illegali che impongono una maggiore difesa e tutela in materia di denominazioni d'origine e di tipicità dei prodotti.
  Dal batterio killer alla mucca pazza e all'aviaria, dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alla diossina ma anche grano canadese all'ocratossina e olio di semi ucraino contaminato da idrocarburi. Gli allarmi provenienti dalle diverse parti del mondo si sono moltiplicati negli ultimi dieci anni con pesanti effetti sull'economia.
  I nuovi orientamenti in materia di diritto agroalimentare sia a livello comunitario che nazionale hanno ormai posto in primo piano la figura del consumatore e la necessità che egli non venga tratto in inganno nell'effettuare le sue scelte in materia di prodotti agroalimentari. I produttori agricoli, infatti, sono colpiti dalle conseguenze delle frodi agroalimentari alla stessa stregua dei consumatori anche se con sfumature diverse. Occorre, infatti, rilevare che le frodi nel settore agroalimentare sono poste in atto al di fuori dell'azienda agricola e da parte di soggetti imprenditoriali che si pongono in uno dei segmenti della filiera successivi a quello agricolo e che, nei casi più gravi di frode, come le sofisticazioni, impiegano materie prime non agricole. È però evidente il danno oltre che di immagine, ma soprattutto economico, che ne deriva al mondo agricolo e agli agricoltori in quanto si viene a realizzare una sostanziale forma di concorrenza sleale che gli agricoltori possono contribuire a contrastare. Su tali presupposti negli ultimi decenni abbiamo avuto modo di assistere al proliferare di una legislazione sia a livello nazionale che comunitario che in maniera sempre più stringente ha regolamentato le indicazioni e menzioni che devono, e a volte possono, essere riportate sulle etichette per ciascuna categoria di prodotto.
  L'introduzione in Italia della normativa che renderebbe obbligatoria l'indicazione di origine in etichetta per tutti i prodotti, rappresenterebbe un primo significativo passo al quale dovranno fare seguito provvedimenti di carattere speciale esplicativi. I controlli costituiscono inoltre lo strumento più efficace per contrastare le frodi ma nel loro Pag. 26svolgimento occorre dare priorità d'azione alla promozione delle produzioni di qualità ed ai prodotti tipici certificati, DOP, IGP e STG, oltre biologici di cui l'Italia è leader a livello europeo.
  L'agricoltura e il suo patrimonio di valori devono riappropriarsi del loro spazio, esaltando l'identità di un popolo, realizzandone la sua saggezza lunga millenni. Per questo l'agricoltura deve guardare al futuro, al fine di intercettare i bisogni dell'intera società civile, siano essi strettamente alimentari sia ambientali, come la tutela del paesaggio e la lotta ai cambiamenti climatici, sia infine occupazionali, conseguibili attraverso il perseguimento di un modello di agricoltura di qualità, in grado di rilanciarsi e di rilanciare il made in Italy in Italia e nel mondo.
  Non dimentichiamoci che l'agricoltura è un'attività che non si può delocalizzare. Le aziende agricole garantiscono non solo il presidio per il made in Italy, ma soprattutto posti di lavoro sul territorio. Le aziende agricole, inoltre, preservano il territorio da frane, abbandono, dissesti idrici. Il coltivatore è quello che presidia il suolo agricolo ogni giorno. Egli è l'emblema dei valori che, attraverso l'organizzazione della filiera giungono fin sulle nostre tavole, facendoci percepire la nostra storia e, se gestiti in maniera opportuna, allargare i nostri orizzonti.

La distribuzione: le filiere (ormai) transcontinentali

  Il compito di chi produce è quello di garantire prodotti di qualità. Specie per il mondo agricolo, proprio la qualità riveste particolare importanza, soprattutto per le sue conseguenze in ambito salutistico. Basti pensare che oltre il 30% di tutti i tumori è causato da uno sbagliato regime alimentare; per non parlare di altre patologie legate all'alimentazione (malattie cardiovascolari, obesità, patologie metaboliche).
  Ma seguire un'alimentazione corretta vuol dire avere la possibilità di scegliere cibi genuini. In tal senso l'Italia gode di uno straordinario patrimonio agricolo di qualità, i cui valori caratteristici sono la tipicità, la sicurezza e il gusto.
  Dalla nostra tradizione, infatti, viene una serie di generi, suddivisibili in macro-categorie, sui cui si basa storicamente la nostra nutrizione, e che esportiamo, conosciuti ed apprezzati in tutto in tutto il mondo. Un elenco necessariamente approssimativo raccoglie il settore della frutta fresca (uve da tavola e da vinificazione, mele, pere, kiwi, ciliegie, albicocche, fragole, prugne e susine), frutta secca di elevatissima qualità (pistacchi di Bronte, mandorle di Avola, nocciole, noci), agrumi (arance, mandarini, clementine, limoni, cedri, a cui si può aggiungere il bergamotto, anche se quest'ultimo non riveste un utilizzo alimentare).
  Altre filiere di fondamentale importanza sono costituite da: legumi (ceci, fagioli, fave, piselli); ortaggi (carote, varie specie di insalata, cipolle, peperoni, melanzane, pomodori da industria e da tavola, verdure); cereali (orzo, farro, grano, miglio); avicunicoli (pollame e conigli); zootecnia da carne (ovini e bovini); suinicoltura (maiale); lattiero – caseario; pesca; vitivinicolo; panificazione. Un ruolo a parte, frutto della sua trasversalità, viene giocato dall'oleico.Pag. 27
  Altro fondamentale aspetto sono le scelte delle combinazioni degli alimenti. Non basta scegliere prodotti di qualità, ma anche saperli combinare secondo quelle che sono le indicazioni di medici e nutrizionisti.
  La dieta che più rispetta le semplici regole della corretta alimentazione è quella mediterranea, la stessa che ha consentito agli anziani italiani di conquistare il record della longevità in Europa con una speranza di vita che è pari a 78,8 anni per gli uomini e a 84,1 anni per le donne. Tale regime alimentare affonda le sue origini nella storia del nostro paese e fu scoperta e «resa famosa» nell'immediato secondo dopo guerra dal nutrizionista americano Ancel Keys durante alcuni specifici studi nel Cilento.
  Il riconoscimento più autorevole della Dieta Mediterranea è avvenuto lo scorso anno quando l'Unesco l'ha dichiarata patrimonio immateriale dell'umanità.

Dal lato della domanda (il consumatore)

  L'evoluzione dei processi produttivi e il passaggio da un'economia agricola a un sistema prevalentemente industriale, separando il produttore dal consumatore, ha spesso esasperato i bisogni di entrambi privilegiando l'interesse del mercato. Si è iniziato, dunque, a produrre per un anonimo mercato e non più per un consumatore definito da un'identità e tradizioni condivise, e la produzione stessa, il valore concreto e tattile del prodotto, si è come smaterializzato. Il cibo ha perso, via via, il suo significato originario per diventare semplice merce. Una conseguenza è anche che si rischia di non badare a quello che si mangia. Ci nutriamo sovente di cibi dall'origine incerta, dai trattamenti sconosciuti.
  Le emergenze sanitarie che hanno coinvolto il sistema agricolo hanno evidenziato una grande reattività dei consumatori. Una recente indagine condotta da Eurobarometro («Disappointing outcome» on novel food) ha evidenziato che ben l'86% degli italiani è preoccupato della sicurezza del cibo al quale viene addirittura associato un rischio potenziale superiore a quello di un incidente in macchina, dell'essere vittima della criminalità o delle malattie. In particolare il 57% degli italiani teme le contaminazioni del cibo da parte delle confezioni, l'80% il virus dell'influenza aviaria, l'82% è preoccupato che nelle carni ci siano ormoni e l'83% teme la presenza di mercurio nel pesce o diossina nella carne.
  Sempre secondo Eurobarometro, il 60% degli italiani ritiene che oggi ci siano regole restrittive nell'Unione Europea per quanto riguarda la sicurezza del cibo, ma una percentuale dell'80% pensa che bisognerebbe fare di più. Ben il 97% degli italiani, infine, ritiene che dovrebbe essere sempre indicato il luogo di allevamento o coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti.
  D'altra parte, esiste una crescente sensibilità nella parte più avvertita dei consumatori moderni che, anche per reazione consapevole alla crescente anonimità dei prodotti alimentari sopra descritta, ha sviluppato una crescente sensibilità nei confronti delle tradizioni alimentari, la genuinità, la tipicità e la qualità dei prodotti, considerati Pag. 28dei veri e propri valori da perseguire. Proprio questa maggiore consapevolezza del voler vivere bene, tradotta in una più attenta gestione dei consumi, ha rinnovato l'interesse per la salute personale e familiare.
  Da un punto di vista della domanda, pertanto, le tendenze di cui tener conto sono legate a:
   la qualità del prodotto;
   il gusto, legato alla genuinità e alla territorialità;
   la trasparenza e la completezza delle informazioni.

  Gli alimenti, d'altronde, rappresentano il primo alleato nella nostra salute e la dieta mediterranea la perfetta sintesi della regola della buona alimentazione che si pone come alla base di un corretto stile di vita che, unito alla giusta prevenzione, può assicurare un miglioramento nella lotta alle neoplasie. L'unione delle conoscenze scientifiche e mediche con i valori dell'etica, sia quelli della tradizione – l'etica del mondo rurale, la sua attenzione al valore del lavoro, a premiare il tempo dell'attesa, a vivere in un ambiente solidale che fa tutt'uno con l'uomo –, sia quelli della modernità – la nuova consapevolezza ecologica e sociale –, possono contribuire ad un nuovo-antico modello di vita, salutare in tutti i sensi, nei tempi, nei modi e nelle forme.
  Si avverte, in sintesi, la necessità di proporre modelli di vita, di produzione, di consumo che siano incardinati in una salda cornice etica, e da cui discendano pratiche e comportamenti eticamente corretti, e quindi socialmente responsabili, ecologicamente sostenibili, e rivolti a tutelare la salute dell'ambiente e del consumatore. L'idea di una società a benessere diffuso raccoglie sia un'istanza etica che una scientifica: è questa la chiave della nostra proposta che vede nell'etica in agricoltura non solo una cornice di valori, ma anche uno strumento operativo nella produzione e nella gestione delle risorse.
  In questo contesto si rende necessario recuperare e tutelare l'importante eredità culturale dell'agricoltura per consolidare le conquiste civili sin qui acquisite, attualizzarle e contribuire alla formazione di una società migliore.

Agricoltura e governo della cosa pubblica

  Il ruolo del nostro sistema agroalimentare, tra i primi al mondo, non può che essere centrato sulla valorizzazione di quegli aspetti che riguardano la nostra identità culturale e le nostre tradizioni.
  La civiltà italiana ha tratto i suoi lineamenti e nel corso della storia si è consolidata su una profonda matrice contadina, che tuttora nutre di sé un'ampia parte della stessa immagine italiana nel mondo.
  In tal senso le Istituzioni rivestono un ruolo di primo piano, le aspettative nei loro confronti sono legate alla promozione e al sostegno di dinamiche produttive più consone alle specifiche esigenze di quel consumatore finale moderno ed eticamente orientato che abbiamo prima descritto.Pag. 29
  L'etica in agricoltura, d'altra parte, si traduce nella ricerca e nell'applicazione di un modus operandi che garantisca la salute e la sicurezza di chi in agricoltura ci lavora, la tutela dell'ambiente, la preservazione delle condizioni agro-ambientali, il rispetto delle buone prassi agricole, la garanzia del consumatore attraverso la genuinità e qualità dei prodotti.
  Questo quadro richiede una crescente cooperazione tra le organizzazioni di rappresentanza dei produttori, dei trasformatori e dei consumatori con i soggetti istituzionali, in primo luogo, a livello nazionale, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
  Assumere razionalmente il patrimonio di saperi e di valori offerto dall'agricoltura significa, quindi, salvaguardare la nostra identità. Organizzarlo, equivale a proporre un modello di vita salutare, che miri alla felicità dell'uomo e alla tutela dell'ambiente circostante.
  Significativo è il titolo di uno scritto ormai risalente al lontano 1862 nel quale il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach già affermava che l'uomo è ciò che mangia comprendendo come ci fosse un'unità inscindibile fra la psiche ed il corpo. Per pensare meglio, diceva, dobbiamo alimentarci meglio.
  Noi riteniamo che l'agricoltura sia un'attività come nessun'altra legata alla materialità della nostra esistenza. Se regolata e indirizzata al fine di garantire a ogni individuo quei beni necessari per la sua riproduzione sociale, l'agricoltura può contribuire ad arginare l'esodo dalle campagne. Essa, quindi, garantisce quel necessario presidio ambientale che previene calamità naturali, assicura posti di lavoro, produce generi per soddisfare il fabbisogno alimentare, preserva l'ambiente e tutela la biodiversità. Tutte queste caratteristiche fanno si che questo momento della produzione sia «naturalmente» inclusivo. In questo senso il nostro intento si riallaccia a quello della più aggiornata e profonda riflessione filosofica sul tema dell'etica, quale quella proposta da autori come Amartya Sen e Martha Nussbaum, secondo un approccio che tende a rivedere i tradizionali modelli di valutazione della qualità della vita non più adottando categorie quantitative, come il Prodotto interno lordo, ma criteri di sviluppo inteso secondo parametri di qualità della vita, di socialità e di benessere.
  La centralità dell'essere umano per noi coincide con una centralità dei suoi bisogni fondamentali e della sua conseguente e necessaria soddisfazione. Riflessioni utili, inoltre, perché rimettono in discussione quel paradigma che, seppur estremizzato, sta alla base di una costruzione della società che premia la produzione indistinta di beni. Delle dieci capacità da rispettare universalmente affinché un essere umano possa pensarsi sempre come un fine e mai come un mezzo, la seconda delle capacità fondamentali indicate dalla Nussbaum nella sua opera è, immediatamente dopo la vita, la salute fisica («Giustizia sociale e dignità umana», Il Mulino, Bologna 2002), e questo comporta, tra le altre, due condizioni essenziali, ossia «poter godere di buona salute» e «poter essere adeguatamente nutriti». L'obiettivo di connettere salute e alimentazione per garantire la tutela dell'integrità fisica della persona umana è, appunto, uno dei nostri intenti fondamentali.Pag. 30
  L'approccio indicato, inoltre, prevede correttamente che, ove siano presenti queste necessità, la funzione delle istituzioni pubbliche non possa essere soppressa dal mercato, realtà sì importante ma a patto che rispetti, o venga costretto a rispettare, questi principi fondamentali per un armonioso vivere comune. Senza qui intendere di proporre una visione statalista dell'agricoltura, è chiaro che anche in questo campo noi affermiamo che l'autoregolazione del mercato è insufficiente e richiede una governance.

Una mission per l'agricoltura italiana

  Considerato lo scenario di riferimento appena descritto, si evidenzia l'opportunità di ideare ed implementare una mirata strategia volta alla rivalutazione del sistema agroalimentare italiano nel rispetto dei fondamentali valori etici.
  Le ragioni di tali opportunità si misurano in relazione ai seguenti fattori di rilevanza generale, interna, ed esterna:
   fattori di rilevanza generale, ossia l'opportunità di educare i cittadini verso una corretta alimentazione, informandoli e sensibilizzandoli nei confronti di un consumo più responsabile, modificando e prevenendo quei comportamenti nocivi per la salute di ciascuno. Si pensi a tal proposito alla sempre maggiore incidenza di patologie determinate proprio da un errato regime alimentare;
   fattori di rilevanza interna, ossia le opportunità legate ai temi dell'occupazione e alla tutela dell'ambiente, conseguibili grazie alla promozione delle produzioni interne, soprattutto se realizzate secondo la logica della filiera corta;
   fattori di rilevanza esterna, ossia le opportunità derivanti da una mirata strategia di promozione dell'agroalimentare italiano di qualità nei Paesi esteri, particolarmente sensibili alle tematiche salutistiche legate alle scelte alimentari. Si pensi ad esempio al mercato USA, dove una specifica azione di lobbying per il riconoscimento e tutela dell'agroalimentare italiano, finalizzata ad un'innovazione nella legislazione di settore statunitense, consentirebbe ampi margini di crescita delle esportazioni agroalimentari in tale mercato. Si evidenzia, invece, come troppe volte si registrano sofisticazioni agroalimentari a danno delle produzioni nazionali.

  Questa la risposta, almeno iniziale, ai temi posti dalla Commissione. Rimane aperta la questione di come le Confederazioni di agricoltori possano partecipare a Expo 2015. Ad oggi, si segnala che, ad eccezione di una alcune riunioni interlocutorie ormai risalenti allo scorso anno, non ci risulta attivata da parte del Mipaaf una procedura di consultazione e di scambio di informazioni. Di fatto, siamo noi stessi Organismi di rappresentanza a richiedere un'informazione e un coinvolgimento che sinora non è avvenuto, anzi, non ci appare del tutto chiaro il ruolo delle istituzioni di governo e la divisione delle competenze rispetto all'attuazione dell'Expo.