XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 19 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE ASSICURAZIONI CONTRO LE AVVERSITÀ ATMOSFERICHE IN AGRICOLTURA

Audizione di rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare), Coldiretti, UeCoop e Unci agroalimentare.
Sani Luca , Presidente ... 2 
Tracagni Fabio , Funzionario area organizzativa diffusione servizio credito e assicurazioni Confagricoltura ... 2 
Grossi Paola , Capo Ufficio Legislativo Coldiretti ... 4 
Raccosta Fabio , Direttore Centro assistenza agricola CIA ... 6 
Papotto Vittoria , Referente tecnica (UeCoop) ... 7 
Sani Luca , Presidente ... 7 
Gallinella Filippo (M5S)  ... 7 
Fiorio Massimo (PD)  ... 8 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 8 
Sani Luca , Presidente ... 9 
Grossi Paola , Capo Ufficio Legislativo Coldiretti ... 9 
Tracagni Fabio , Funzionario area organizzativa diffusione servizio credito e assicurazioni Confagricoltura ... 10 
Raccosta Fabio , Direttore Centro assistenza agricola CIA ... 11 
Sani Luca , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUCA SANI

  La seduta comincia alle 15.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare), Coldiretti, UeCoop e Unci agroalimentare.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle assicurazioni contro le avversità atmosferiche in agricoltura, delle organizzazioni agricole Agrinsieme (Confagricoltura, CIA, Copagri, Alleanza delle cooperative italiane-agroalimentare), Coldiretti, UeCoop e Unci agroalimentare.
  Ringrazio i nostri ospiti per aver accolto l'invito della Commissione e cedo loro immediatamente la parola, chiedendo la cortesia di presentarsi prima del loro intervento e di contenere la relazione in 5-7 minuti al massimo. Al termine della relazione, faranno seguito gli eventuali interventi degli onorevoli colleghi.

  FABIO TRACAGNI, Funzionario area organizzativa diffusione servizio credito e assicurazioni Confagricoltura. Ringrazio tutta la Commissione per averci concesso l'opportunità di parlare, nell'ambito di quest'indagine, di una questione che, per gli agricoltori e per molte imprese, sta diventando, anzi è diventata, molto importante per le problematiche e le criticità che presenta.
  Voglio effettivamente rimanere nell'ambito dei pochi minuti. Vi anticipo che, come Agrinsieme, vi faremo recapitare un documento in cui riportiamo la nostra posizione.
  In breve sintesi, la problematica delle assicurazioni agevolate nasce principalmente con il passaggio delle assicurazioni agricole agevolate al secondo pilastro della PAC e con l'avvio del Piano di sviluppo rurale. Da qui sono nate due criticità che riteniamo, come organizzazione, possano e debbano essere risolte.
  In maniera molto sintetica, posso dire che i due capitoli di criticità sono rappresentati dal sistema che è stato scelto per la concessione, ossia il sistema applicativo di accesso ai contributi, e l'applicazione di alcune regole comunitarie.
  Per quanto riguarda il primo capitolo, come sapete, con il decreto del Ministro per la semplificazione del 2015, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha voluto prevedere un meccanismo di procedure per arrivare alla concessione degli aiuti. Purtroppo, dal 2015, anno di prima applicazione, ad oggi, ci troviamo ancora con un sistema che presenta moltissime criticità e difficoltà operative, che sono ricadute direttamente sulle imprese e, indirettamente, su chi aveva l'impegno e l'obbligo di acquisire le domande contributive da parte delle imprese e sui consorzi di difesa che gestiscono le polizze collettive.
  La nostra sensazione è che il meccanismo previsto dal decreto si basi su tempi, procedure e modalità che, purtroppo, né Agea né gli organismi pagatori regionali Pag. 3riescono a rispettare in maniera completa. Ne sono testimonianza i dati. La terza campagna assicurativa è la terza campagna che presenta un segno negativo in valori assicurati. Ci sono dati certi per quanto riguarda la campagna 2015 e quella 2016: la prima presentava una diminuzione dei valori assicurati dell'11,3 per cento, mentre la seconda del 6,6 per cento. I dati del 2017 non sono ancora completi, ma si parla di una forte riduzione. Si può parlare, quindi, per il 2015, il 2016 e il 2017, di una perdita che è leggermente inferiore al 30 per cento.
  In alcune parti d'Italia, particolarmente al nord, ci sono ancora le assicurazioni semplicemente perché la polizza assicurativa rappresenta, per molte aziende, un fattore indispensabile di cui non è possibile fare a meno. In altre parti d'Italia, particolarmente nel sud e del centro, invece, si rilevano delle percentuali di diminuzione molto forti. L'agricoltura nel sud rappresenta ormai solamente il 5 per cento e i valori assicurati complessivi si sono quasi dimezzati rispetto a tre anni fa.
  L'altra problematica di cui vorrei parlare è quella dell'applicazione delle regole europee e, in particolare, della regola che stabilisce che i valori assicurati massimi debbano essere uguali alle rese medie dell'azienda.
  Questa norma che nasce dalla regolamentazione europea, secondo il nostro parere e secondo il parere di Agrinsieme, avrebbe dovuto subito trovare un'applicazione maggiore e più flessibile perché si stanno creando dei grossissimi problemi.
  Spiego meglio quello che potrebbe essere un problema tecnico e che, in realtà, incide moltissimo sulle aziende. In effetti, assicurare un importo inferiore alle effettive produzioni comporta che, in caso di evento calamitoso, ci sia il rischio di non arrivare a una liquidazione.
  Questo ha comportato la situazione per cui molte imprese agricole hanno fatto delle scelte al di fuori del sistema dell'assicurazione agevolata, rivolgendosi alle compagnie con polizze ordinarie o senza agevolazione pubblica, o, caso ancora più grave, alla situazione in cui moltissime aziende hanno deciso di non assicurarsi e affrontare i rischi climatici senza nessuna copertura.
  Come ho detto, tutto ciò ha comportato grandissimi problemi di diminuzione dei valori assicurati, al punto da paventarsi, a oggi, il rischio di non poter utilizzare tutte le somme messe a disposizione dalla Comunità europea sul secondo pilastro per il Piano di sviluppo rurale, che ricordo essere, dal 2015 al 2020, di 1 miliardo 600 milioni di euro. Il problema sarebbe gravissimo se si arrivasse, alla fine dei conti, a un non pieno utilizzo di queste risorse e a uno storno, a favore di Bruxelles, per queste cifre.
  Quali sono stati i maggiori problemi? Velocemente, vorrei riportarne un'elencazione. Nella campagna 2015, c'è stato un fortissimo ritardo nei pagamenti: su circa 150.000 polizze e certificati assicurativi, è stato pagato solamente il 34 per cento, circa 53.000 PAI, per un valore totale di 67 milioni.
  Sempre per la campagna 2015, devono essere ancora definite tutte le procedure per cui non è stato attivato nessun pagamento per le polizze della zootecnia e ancora devono essere avviate le procedure per quanto riguarda le strutture e le assicurazioni sulle serre.
  Ancora non è stato pubblicato il bando 2016, per cui, per tutti i certificati che sono stati presentati nella campagna scorsa, deve ancora iniziare la procedura per l'ottenimento del pagamento del contributo.
  Come ho già anticipato, il sistema delle procedure non è stato definito perché ancora mancano alcune importanti procedure. Porto come esempio quello dei subentri in caso di successione: l'erede subentra all'azienda, ancora non è prevista una procedura. Tutte queste posizioni si trovano attualmente in una fase di anomalia e nel rischio di non prendere il contributo.
  Persistono ancora grossissime difficoltà da parte dei CAA nella compilazione del piano assicurativo individuale. Secondo le norme, è necessario e obbligatorio che il piano assicurativo individuale sia compilato presso un CAA, prima della firma della polizza o del certificato assicurativo. Questo Pag. 4 ha reso obbligatorio, anche su sollecitazione delle organizzazioni agricole, del Ministero e di Agea, riattivare tutta la procedura della manifestazione di interesse, che, alla fine, non risolve le problematiche che il Ministero, all'inizio della campagna, intendeva risolvere applicando questo nuovo sistema.

  PAOLA GROSSI, Capo Ufficio Legislativo Coldiretti. Ringraziamo la Commissione perché riteniamo che l'indagine sia molto opportuna, anche se mi permetterei di allargare il discorso dalle assicurazioni agli strumenti di gestione del rischio in senso lato perché anche le misure comunitarie prevedono appunto un panel di strumenti che non è soltanto sostanziato nel contributo sulle assicurazioni.
  Quella agricola è un'attività soggetta al ciclo biologico. Da ciò deriva la necessità impellente di un sistema di tutela dei redditi connesso con tutti gli eventi che possono influire su questo ciclo biologico in negativo, creando danni all'attività e alla produzione. Si tratta di sistemi che in tutto il mondo, quindi anche al di fuori dell'Unione europea, sono finanziati.
  Com'è noto, in Italia, dal 1970 abbiamo avuto un sistema di aiuti di Stato che, all'epoca, soltanto sui contratti assicurativi, ha previsto contributi. Si tratta di un sistema che non ha mai dato luogo al formarsi di residui passivi: i soldi sono sempre stati tutti spesi nell'anno di competenza.
  Come sappiamo, ciò è avvenuto anche con il sistema introdotto, tra il 2009 e il 2014, dal regolamento per l'Health Check, in cui questi aiuti erano collocati, peraltro, nel primo pilastro. Anche in quel caso, non ci sono mai stati residui passivi.
  Purtroppo, nel passaggio al secondo pilastro della misura dello sviluppo rurale, questo sta creando, da tre anni a questa parte, notevoli problemi perché, com'è stato detto, sono stati liquidati soltanto 66 milioni di euro, su un fabbisogno richiesto di circa 220 milioni.
  Peraltro, in coabitazione con il sistema dello sviluppo rurale, per le misure finanziate, in base al decreto legislativo n. 102 del 2004, con aiuti di Stato, che sono lo smaltimento delle carcasse e delle strutture, com'è stato detto, ancora non è stato speso un euro dal 2015.
  La materia è stata regolata in Italia, oltre che dal PSRN, dal decreto ministeriale n. 162 del 2015, che riteniamo abbia bisogno di sostanziali modifiche. Tale decreto ha già avuto delle modifiche necessarie perché il sistema era totalmente ingessato, ma occorre procedere con ulteriori modifiche per facilitare e rendere più semplice il sistema.
  A questo scopo, riteniamo che debba comunque essere istituzionalizzato il sistema della manifestazione di interesse all'inizio della campagna, anche perché da tre anni perdiamo tutta la possibilità di assicurare le colture che si seminano in autunno, mentre, con la manifestazione di interesse che chiediamo sia adottata fin dal mese di ottobre, nel 2017 si consentirebbe intanto di mettere in copertura tutte le colture che hanno bisogno di esserlo.
  Inoltre, resta ferma la necessità dello strumento PAI, che rende possibile la compatibilità tra il certificato assicurativo e il fascicolo, un requisito di eleggibilità comunitaria da cui non si può prescindere, quindi il PAI, secondo noi, è uno strumento che sicuramente deve essere mantenuto, ma senza l'obbligo che sia redatto prima del certificato perché abbiamo sperimentato, da tre anni a questa parte, che ciò non è possibile.
  Riteniamo che, lasciando la possibilità, con i tempi previsti dal piano assicurativo agricolo, di stipulare le assicurazioni entro il termine ultimo (il 15 luglio) e facendo in modo che i PAI, nel frattempo, vengano emessi con celerità – ci auguriamo che, ora, possa iniziare una notevole fluidificazione dei PAI che ancora non c'è – e a stretto giro rispetto al certificato, si possano anche consentire immediati riallineamenti del certificato stesso, che, in qualche caso, ci stanno chiedendo adesso e che, ovviamente, a distanza di tre anni dal 2015, nessuna compagnia ci consente di fare.
  Com'è noto, ci sono stati notevoli problemi di compatibilità tra i sistemi informatici degli OPR e quelli di Agea. Questo è un altro degli elementi che ha fatto sì che siamo stati fermi praticamente un anno. Pag. 5
  C'è un ulteriore problema che riguarda il fatto di avere regole certe e preventive per l'applicazione di tutta la procedura perché, altrimenti, questo rende impossibile in molti casi redimere anomalie. Considerate che ci troviamo ancora a dover redimere più di 65.000-70.000 certificati che sono in anomalia.
  C'è la necessità di intervenire sul calcolo delle rese. A tale riguardo, è evidente che il sistema delle rese è indotto dal WTO. Tuttavia, da un lato, a nostro giudizio, dobbiamo, come Governo italiano, insistere nei confronti dell'Unione europea affinché le misure di gestione del rischio siano spostate nell'Amber Box.
  Nell'Amber Box del WTO, dal punto di vista del monte comunitario di finanziamenti che possono essere inseriti, c'è capienza, il che ci consente di abbassare la soglia dal 30 al 20 per cento, in maniera generalizzata su tutti gli strumenti di gestione del rischio, oltre a una maggiore elasticità sulle rese e anche strumenti assicurativi per la variabilità dei ricavi. Considerate che, attualmente, è previsto soltanto il sistema degli IST, dei fondi di mutualità.
  Peraltro, riteniamo anche, sotto questo profilo, molto positivo il lavoro che si sta facendo adesso a Bruxelles a livello di trilogo perché gli emendamenti che sono stati approvati dalla Commissione agricoltura del Parlamento europeo e che attualmente, come dicevo, sono in fase di trilogo sono molto positivi.
  Su questi emendamenti chiediamo che il Governo si impegni fortemente a livello di Consiglio europeo affinché vengano approvati. Ciò consentirebbe l'abbassamento della soglia su tutti gli strumenti al 20 per cento, il maggior utilizzo di indici, che è molto importante per rendere più elastica l'applicazione delle rese, e la possibilità di introdurre polizze ricavi, quando, attualmente, abbiamo solo gli IST.
  Per quanto riguarda le rese, riteniamo che alcune semplificazioni possano essere introdotte anche de iure condito e suggeriamo la possibilità di prevedere delle rese benchmark, non utilizzate come accade adesso. Attualmente, le rese benchmark possono essere utilizzate soltanto da chi dichiara di non avere mai assicurato un certo terreno. Dovremmo prevedere delle rese benchmark che siano utilizzabili anche da chi ha assicurato, quindi da chi ha una resa storica, e che siano regionali, ossia vistate e validate dalle regioni, con la possibilità eventualmente per chi può dimostrare una produzione maggiore di assicurare in modo superiore.
  Vi ricordo un ulteriore elemento: è molto positiva la possibilità introdotta dal Parlamento, con il decreto-legge n. 193 del 2016, all'articolo 13, comma 2, di contribuire a una polizza ricavi. Ricordo che questa possibilità è prevista soltanto per il 2017, ma sarebbe molto importante che la legge di stabilità 2018 la prevedesse anche per il prossimo anno. Tale possibilità dovrebbe essere estesa a tutti i prodotti, non soltanto al frumento, anche perché il problema della variabilità dei ricavi esiste non solo per il frumento.
  Tale possibilità dovrebbe essere estesa anche alle polizze indicizzate, che riteniamo rappresentino un'altra forma di polizza sperimentale con un grosso futuro in termini di semplificazione per gli agricoltori e di risposta alle esigenze dell'innovazione che le imprese agricole stanno sperimentando.
  Sotto questo profilo, anche il calcolo delle rese attualmente utilizzato rappresenta un grosso freno per le imprese che vogliono andare verso produzioni di maggiore qualità e di maggiore rendimento. Ci sono moltissimi casi in Emilia-Romagna, dove si teme che, a causa delle riparametrazioni, solo per le rese si possano perdere più di 2 milioni di euro di contributo per il 2015.
  Chiediamo che sia possibile dimostrare con perizie anche i casi in cui l'agricoltore abbia impiantato nuovi cultivar o abbia innovato i sistemi produttivi, per esempio, introducendo l'irrigazione in maniera più estesa, il che naturalmente comporta un aumento delle produzioni. Chiediamo che sia possibile, anche in questi casi, assicurare di più perché, com'è stato spiegato molto bene ieri, se l'agricoltore non ha la possibilità di assicurare di più non raggiunge Pag. 6 mai quella soglia di danno che deve essere comunque del 30 per cento (rebus sic stantibus). In caso di danno, l'agricoltore non solo non prende il contributo sulla polizza, ma soprattutto non prende il risarcimento.
  Grazie.

  FABIO RACCOSTA, Direttore Centro assistenza agricola CIA. Ovviamente anche per me questa è un'occasione importante.
  Io non vi farò un quadro che già i colleghi hanno fatto abbastanza dettagliato, ma vorrei approfondire due o tre elementi, in particolare. Ci sono due o tre criticità importanti su cui richiamo la vostra attenzione.
  Intanto, abbiamo un sud che non partecipa all'uso delle risorse assicurative. Il sud non ha mai partecipato molto prima e, oggi, partecipa ancora meno, quindi non riusciamo a essere accattivanti e a proporre modelli e strumenti assicurativi che riescano a introdurre una cultura assicurativa nelle aziende del sud, neanche in quelle più di punta.
  Il secondo elemento riguarda il sistema. Credo che il PAI sia uno strumento molto efficace nella sua impostazione perché lega il processo assicurativo, come ha detto la collega, a qualcosa di centrale sul meccanismo anche comunitario, ossia al fascicolo aziendale. In particolare, il piano colturale sta diventando, oggi, uno strumento importante.
  Non sono d'accordo sull'invertire i flussi perché il PAI nasce per essere qualcosa che viene dopo il piano colturale, anche per evitare che ci siano disallineamenti tra la polizza e la reale superficie di campo, il che è inevitabile se si fa prima la polizza e poi il piano colturale.
  Al di là di questo, che non è solo un tecnicismo, ma anche una cultura diversa per concepire il processo, credo che sia importante che intanto il fascicolo sia un punto di riferimento. Il problema del PAI è che è stato inserito in una fase in cui la presenza di sei sistemi informativi differenti nel nostro Paese e l'impossibilità di renderlo efficace nei tempi necessari hanno determinato una serie di inefficienze, dovute in parte a elementi tecnici e in parte a elementi vari.
  Oggi, stiamo dicendo che è stato pagato il 33 per cento dei premi perché questa è la media. I PAI vengono anche fatti perché le aziende importanti, quelle serie e quelle che hanno certe colture si assicurano, ma il pagamento non avviene o avviene in maniera ritardata, com'è accaduto nel 2015, nel 2016 e nel 2017. Probabilmente, il trend – questo va detto – sta migliorando, però sta migliorando attraverso introduzioni di manifestazioni di interesse o strumenti di supporto del modello base, che era appunto un modello: l'agricoltore va al CAA, dichiara le sue colture e produce un piano colturale.
  Attenzione, il piano colturale può essere speso nei PSR per gli Standard Output o per i piani di investimento o per l'insediamento. Il piano colturale è lo strumento con cui l'azienda calcola anche la sua dimensione economica e dal piano colturale nasce il PAI. Questo era il processo originario.
  È chiaro che poi il sistema s'infrange su una serie di difficoltà, com'è successo anche – sono direttore del CAA, oltre che della CIA – per il modello grafico della domanda unica.
  È necessario che il nostro Paese metta in campo strumenti che siano stati testati per reggere l'obiettivo che devono sostenere, invece, spesso, ci ritroviamo a dover cercare continue soluzioni per arrivare a un minimo di obiettivo finale.
  Stiamo rischiando –lo diceva bene il collega Tracagni – di non spendere il budget destinato ai nostri agricoltori per le assicurazioni, il che è dovuto a una difficoltà che si sta stratificando, per cui, anche se ci sono dei miglioramenti, credo che dobbiamo dare un segnale forte.
  A conclusione del mio intervento, credo che dovremmo avere la capacità di esplorare anche modelli assicurativi più innovativi per arricchire l'offerta assicurativa. Dobbiamo essere in grado di imporre all'azienda dinamica, che cambia e persegue nuovi modelli produttivi, un'assicurazione che vada dal full optional, cioè assicurare tutta l'azienda, all'assicurazione sulla singola Pag. 7 coltura, quella di punta. Questa dovrebbe essere la strategia, guardando la situazione da lontano. In questo modo, riusciremmo a dare a ogni azienda il proprio vestito assicurativo, cosa che oggi non avviene.
  Senza fare troppe proiezioni per il futuro, credo che queste riflessioni in un luogo come questo siano doverose e siano anche utili perché magari accendono percorsi di ragionamento interessanti.
  Per il resto, ribadisco un giudizio sul PAI che non può che essere negativo per l'obiettivo non centrato e un miglioramento che osserviamo. Tuttavia, credo che i sistemi siano da mettere in campo quando garantiscano un adeguato o sufficiente livello di efficienza.

  VITTORIA PAPOTTO, Referente tecnica (UeCoop). Non ripeterò quanto già detto e non voglio dilungarmi su aspetti già trattati, in quanto i colleghi hanno già descritto lo stato dell'arte, cioè quella che attualmente è la visione d'insieme, sia a livello normativo che a livello pratico.
  Non vi è alcun dubbio che fondamentalmente gli inceppi per i quali il sistema si è bloccato siano di natura gestionale, amministrativa e burocratica, da un lato, e comunicativa, dall'altro, in quanto, anche nei riguardi delle imprese e delle aziende degli agricoltori, non c'è stato un richiamo dall'alto che potesse procurare un'attenzione utile per lo sviluppo del sistema dell'assicurazione agevolata.
  In tal senso, da un lato, c'è stato un blocco nonché una riduzione della fidelizzazione da parte delle imprese dal 2015, causato dall'attività burocratica e, a volte, dal ritardo nell'emanazione delle normative per l'applicazione dell’iter o ancora dal ritardo nei pagamenti, che fondamentalmente è il punto critico.
  Voglio semplicemente portare l'attenzione anche su ulteriori strumenti e soluzioni previsti dal PSRN per ampliare il sistema della gestione del rischio in agricoltura. Non dobbiamo dimenticare che sono a disposizione fondi di mutualizzazione e IST.
  Questi, se applicati bene, possono, come accade in alcune realtà in cui sono già operativi con successo, coprire sia rischi di fitopatie sia rischi legati alle perdite di reddito e, addirittura, i danni oltre la soglia del 30 per cento o, comunque, possono sopperire alle offerte che non vengono fornite dalle compagnie assicurative.
  Affiancando al sistema assicurativo agevolato tutti questi strumenti, si è visto da un'analisi che, nelle zone in cui sono operativi questi fondi, le polizze assicurative subivano un abbassamento di costo. Dovremmo, quindi, soffermarci anche su questa possibilità perché è stata data.
  Il DM del MIPAAF è stato pubblicato in Gazzetta, in realtà, un anno fa, quindi i fondi di mutualizzazione e gli IST sono già fortemente operativi e sono strumenti che, a nostro avviso, basandosi anche sulla mutualità del rischio degli agricoltori e delle cooperative agricole che possono parteciparvi, potrebbero aiutare a venire fuori dal sistema descritto o, comunque, a semplificarlo.

  PRESIDENTE. Grazie.
  Do la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, presidente. Ringrazio gli auditi, che ovviamente, oltre a conoscere le polizze, gestiscono anche il fascicolo aziendale di molte aziende, su cui è opportuno fare delle precisazioni e vi chiederò alcune questioni.
  Innanzitutto, dall'audizione di oggi, sono venute fuori due questioni: una questione di carattere nazionale, che riguarda la gestione del software e che si può risolvere subito, e un'altra questione di carattere più sovranazionale.
  Vorrei chiedervi se ci potete mandare una nota in cui dividete i temi sulla base di queste due categorie. Lo dico perché certi parametri legati a questioni comunitarie oppure al WTO hanno tempi diversi di gestione e di monitoraggio, per cui non credo che ritornare al primo pilastro sia possibile in così breve termine.
  Quella del secondo pilastro è stata la soluzione politicamente accettata, quindi, con le complicazioni del secondo pilastro, ci siamo trovati male, come si evince dalle Pag. 8questioni che avete sollevato e che bisogna risolvere.
  Bisogna partire forse dalla manifestazione di interesse, perché l'azienda comincia a seminare a novembre, quindi un conto è avere colture permanenti e un conto è avere solo i seminativi o zootecnia o cose miste. È ovvio che l'azienda agricola ha il quadro chiaro anche per l'anno successivo, quindi, da quel momento, quando la situazione è chiara, devono partire le procedure e si può anche gestire l'assicurazione. Bisogna trovare la linea temporale per fare le cose, inserendo anche flessibilità.
  Vi chiedo qual è il sistema per gestire con flessibilità, fermo restando che l'azienda agricola a novembre non può avere già il piano chiaro, a meno che non coltivi solo ulivi o solo vigneti.
  I problemi dei pagamenti del 2015 sono venuti fuori perché allora le procedure non c'erano, quindi uno si è assicurato quando le norme non erano chiare. Forse, l'unica soluzione è andare in deroga alle norme e risolvere il problema perché i contratti sono già stati fatti e sono passati alcuni anni. Non so quanto siano flessibili le compagnie assicurative a tornare indietro per ridiscutere queste questioni.
  Oggi sono venuti fuori due punti di vista diversi, almeno per la posizione sulla tempistica del PAI o del certificato o del piano colturale, quindi vi chiedo qual è il punto di caduta per risolvere questa questione.
  Lo chiedo perché magari alla relazione della Commissione si può dare una linea di indirizzo. Ormai è passato del tempo, ma bisogna risolvere i problemi, per cui, se, nel 2017-2018, si riesce ad andare in linea con le assicurazioni, si dà anche fiducia alle persone. I redditi calano e, in molti casi, i prezzi dei prodotti agricoli si abbassano, quindi, se non c'è certezza per via della questione delle rese e di tutte le problematiche che avete detto, le persone non si assicurano più.
  Quella nord-sud è una questione diversa, per cui culturalmente bisogna intervenire. La rete rurale, su cui il PSRN ha investito diversi soldi, potrebbe attivare delle procedure informative per chiarire anche come funzionano questi strumenti, che purtroppo, per una serie di motivi, innescano sfiducia nell'agricoltore.

  MASSIMO FIORIO. Ringrazio gli auditi per la presenza.
  Ci è stato confermato lo stato di preoccupazione che anche la Commissione ha sollevato e vuole approfondire attraverso quest'indagine conoscitiva. I dati che ci avete fornito rispetto alla diminuzione delle aziende agricole che decidono di assicurarsi e di affrontare il rischio dei danni è impressionante in modo drammatico.
  È emersa più volte la necessità di rendere più flessibile il sistema e di prevedere l'esistenza di altri strumenti. Vorrei capire meglio il funzionamento degli altri strumenti e, rispetto alla maggiore flessibilità o alla necessità di modificare gli strumenti esistenti, che cosa si potrebbe fare e che cosa consente lo stato attuale delle cose.
  Grazie.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, grazie per questa ulteriore opportunità. Ringrazio gli auditi per il contributo che ci hanno offerto.
  Abbiamo promosso quest'indagine conoscitiva, che veniva fuori anche da alcune risoluzioni di alcuni colleghi di questa Commissione. Mi riferisco in modo particolare a Fiorio, ma anche alla risoluzione di Gallinella. Abbiamo capito che c'è un problema e che bisogna accendere comunque un faro su un tema di cui tutti parliamo, ma senza trovare una soluzione vera.
  Il sistema ha funzionato per alcuni anni, ma, oggi, credo che questo mostri delle crepe incredibili: assistiamo a cambiamenti climatici così particolari e così significativi, con fenomeni di siccità, bombe d'acqua e altro, eppure, mentre tutto questo accade, diminuisce il numero degli agricoltori che ricorrono allo strumento dell'assicurazione.
  Ci sono alcuni territori in Italia che ricorrono ancora di meno a quello strumento. Eppure, come dicevo anche nell'audizione svolta ieri, le risorse messe a disposizione per le assicurazioni, siccome le togliamo prima che vengano attribuite ai singoli territori e ai singoli agricoltori, costituiscono un patrimonio di tutti, per cui Pag. 9la situazione dipende da chi non accede e da chi non promuove lo strumento dell'assicurazione.
  Credo ci sia un eccesso di burocratizzazione. Il sistema non funziona, come non funziona il SIN. Forse, la politica in questo caso non ha a disposizione gli elementi degli auditi per bloccarsi, ma possiamo dire con sincerità che il sistema non funziona perché non funziona neanche il SIN, per cui avete difficoltà anche ad accedere a queste informazioni. Questo è il primo punto, per cui è inutile andare in giro a parlare di altre cause.
  Dobbiamo lavorare su un primo aspetto che riguarda una semplificazione ulteriore del SIN per sburocratizzare e tagliare lacci e lacciuoli che impediscono di ricorrere alle assicurazione. Il PAI è una dimostrazione evidente: il PAI arriva in ritardo, invece sarebbe opportuno che questo arrivasse prima. In merito, credo che sia indispensabile una ulteriore riflessione.
  La manifestazione di interesse, se è una reale manifestazione di interesse, non può essere un ulteriore elemento che si aggiunge ad altri, quindi c'è un problema che riguarda una semplificazione.
  L'altro punto riguarda chi dovrebbe erogare queste risorse: c'è un po’ di ritardo, a cui dobbiamo sopperire.
  Dobbiamo fare un'azione di promozione nei confronti degli agricoltori e di tutto il mondo agricolo per far sì che si vada da una logica di assicurazione monoculturale a una logica di assicurazione più generale, più orizzontale. Credo che tale azione sia importante anche per affrontare queste vicende. Per quale motivo molti si assicurano contro le grandinate, ma quasi nessuno si assicura contro la siccità o l'alluvione? Comprendo che queste circostanze capitino più raramente, però, in alcuni territori, capitano più frequentemente le alluvioni oppure la siccità rispetto alle grandinate.
  Credo che ci sia un problema anche di questa natura. Su quest'aspetto dovete darci una mano anche a promuovere questo tipo di prodotto, fermo restando che, quando abbiamo deciso di accendere un faro su questa problematica, anche stimolati da AS.NA.CO.DI e da altre compagnie, come Cattolica, abbiamo deciso di affrontare seriamente il problema, quindi vogliamo, assieme a voi, trovare le giuste soluzioni.
  Vi chiedo pertanto, anche a nome del gruppo del Partito Democratico che rappresento, di mandarci dei contributi scritti perché i contributi che manderete saranno parte integrante del nostro lavoro per trovare la soluzione più adeguata a risolvere il problema.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola all'avvocato Grossi per la replica.

  PAOLA GROSSI, Capo Ufficio Legislativo Coldiretti. Ringrazio i Commissari e gli onorevoli parlamentari perché effettivamente le questioni centrali sono quelle elencate.
  Innanzitutto, noi parliamo di un terzo dei contributi pagati del 2015, quindi, per il 2016, il 2017 e il 2015, non ci sono stati contributi per le strutture e per lo smaltimento carcasse, che sono solo fondi nazionali.
  Per il 2015, non vedo altra soluzione oltre alle sanatorie, anche perché, a distanza di tre anni, non si possono cambiare i certificati. Non c'è un problema di disponibilità delle compagnie, ma è illegittimo cambiare una polizza assicurativa dopo che gli eventi si sono verificati, quindi è chiaro che non si può cambiare un contratto assicurativo dopo tre anni.
  Ci sono anche delle discrasie che incidono sull'ammontare dei contratti assicurativi. Per esempio, l'adeguamento delle superfici non è un grosso problema perché quello non incide sul costo dell'assicurazione, ma le rese lo sono. Le rese assicurate del 2015 non si possono cambiare, per cui o si trova una soluzione di tipo normativo per risolvere questo problema o, altrimenti, i soldi del 2015 relativi all'eccesso di resa si perderanno, non essendoci purtroppo altre soluzioni.
  Per quanto riguarda il SIN, obiettivamente c'è stato un problema di carattere informatico, ma c'è stato anche un problema di conoscere le regole dopo che erano stati fatti gli atti. Questa è un'altra Pag. 10cosa che è impossibile da sanare. È chiaro che poi le sanatorie non si possono fare perché l'Unione europea lo dice e perché ci sono gli audit della Corte dei conti, ma questo accade perché le regole escono dopo aver fatto gli atti.
  D'altronde, le polizze non si possono rinviare: l'agricoltore deve poter fare la polizza nel momento in cui la produzione è a rischio. Nel caso di una produzione che entra a rischio a gennaio perché il gelo è incombente, è evidente – se ne fanno in tutto il nord, soprattutto nel Trentino, dove il 90 per cento delle polizze comprende il gelo – che devo avere il PAI o devo fare la polizza senza il PAI perché non posso aspettare che il PAI arrivi. Alcuni agricoltori non sono stati in condizioni – per esempio, nel 2016 fu fatta una deroga – di assicurarsi con il PAI perché il PAI non si poteva fare. È evidente che il PAI è indispensabile, però deve poter uscire in tempo.
  Molto spesso, non sono in condizioni a gennaio di sapere che tipo di piano colturale dei seminativi farò, però devo fare l'assicurazione a ottobre. In Piemonte, moltissimi soggetti nell'autunno del 2015 non hanno potuto assicurare le loro colture perché il PAI non usciva, ma era necessario avere il PAI. Quei soggetti non sono stati salvati dalla deroga che è stata fatta nel 2016 solo per il gelo e, conseguentemente, questi, oggi come oggi, sono tra quelli che non potrebbero essere pagati. Queste sono tutte situazioni che obiettivamente non si capisce come si possono risolvere se non con la sanatoria.
  Riteniamo che il discorso della formazione sia indispensabile perché, negli ultimi cinque anni, se si esclude il 2015, ci sono stati eventi diversi dalla grandine che hanno creato moltissimi danni, come siccità, gelo o eccessi di pioggia pazzeschi. Gli agricoltori, però, sono ancora abituati a lavorare con l'idea che, siccome in quella zona da dieci anni non c'era il gelo, per il gelo non bisogna assicurarsi. Purtroppo, in quest'anno, è accaduto di tutto, com'è stato detto ieri, per cui è chiaro che la formazione è importante.
  Abbiamo chiesto, come Coldiretti, in sede di modifica del PSRN, che è stata proposta dal Ministero e che è all'esame della Commissione, di prevedere una sostanziale quota dei soldi per la rete rurale a disposizione del Ministero, ossia i 100 milioni di euro che ci sono per l'assistenza tecnica, per incrementare, fondamentalmente con programmi pubblici adeguati, la formazione e l'informazione degli agricoltori.
  Si deve entrare nell'ordine di idee che, oggi, l'assicurazione, che, tra l'altro, riguarda anche le compagnie, non è più sul dato storico e che bisogna incrementare – ci sono modelli matematici che consentono di farlo – la probabilità dell'evento futuro. Su quella probabilità bisogna assicurarsi perché purtroppo il dato storico non ci aiuta a fare delle scelte aziendali conseguentemente utili per le imprese.

  FABIO TRACAGNI, Funzionario area organizzativa diffusione servizio credito e assicurazioni Confagricoltura. Intervengo in risposta a due domande molto precise.
  Sono 24.601 i PAI che risultano in anomalia, molti dei quali hanno un'anomalia di sistema e di procedura: non è colpevole il CAA che ha sbagliato perché il CAA ha fatto giusto, il consorzio in difesa ha fatto giusto e l'agricoltore ha fatto tutto, però il sistema lo mette in anomalia. Sono tanti, più di 24.000 PAI in anomalia.
  Per risolvere il problema, chiediamo flessibilità e semplificazione. Abbiamo creato un sistema che per il suo obiettivo, quello di creare un PAI e di fare una polizza assicurativa secondo un piano di coltivazione, è perfetto, corretto, giusto e adeguato. Tuttavia, se manca la procedura o la procedura è errata, questo sistema salta.
  Il fascicolo aziendale è un fatto dinamico, in quanto viene modificato dalla stessa impresa, ma subisce anche delle modifiche per il refresh che viene fatto ogni anno.
  Creare un sistema molto rigido, come l'attuale, che, fra l'altro, pecca di un'impossibilità di trasmissione da un organismo pagatore che gestisce il fascicolo regionale a un altro sistema che lo deve recepire, genera situazioni in cui un operatore a Milano, dopo aver inserito il piano di coltivazione, accende il portale SIAN e non trova più tutto quello che ha scritto nel suo computer e che è entrato in un'altra procedura Pag. 11 di un'altra piattaforma. Queste sono cose inaccettabili.
  Come ha detto il collega Raccosta, è giusto e corretto che la polizza assicurativa sia fatta sulla base del piano di coltivazione, che è figlio di un fascicolo aziendale di una certa superficie. Tuttavia, questo potrebbe essere previsto semplicemente per legarlo alla superficie, anche perché alcuni dati devono essere immessi prima della stipula di una polizza.
  Di questo avevamo discusso, a livello di tavoli tecnici con il Ministero, tante volte. Le organizzazioni professionali hanno sempre detto chiaramente «cerchiamo dei sistemi semplici e fortemente legati al fascicolo aziendale». C'è tutto il tempo di inserire quello che riguarda il tecnicismo assicurativo legato alla polizza prima di una domanda di pagamento.
  La stessa problematica si riscontra per le rese. Il discorso delle rese esiste da tempo, forse anche da prima del 2006, da quando l'Unione europea ha utilizzato la dicitura «produzione media degli ultimi tre o cinque anni, escludendo la massima e la minima».
  Credo, però, sia necessaria una maggiore attenzione. A fronte di quello che questa disposizione creava, si potevano inserire tutti gli elementi perché l'agricoltore con la sua impresa potesse arrivare a una produzione più vicina alle sue potenzialità o alla sua volontà di assicurare.
  Ancora stiamo discutendo sulle perizie assicurative, per le quali ci risulta che il Ministero abbia mandato una proposta di modifica del regolamento. Le perizie assicurative sono state suggerite e sollecitate da parte delle organizzazioni professionali già nel 2015, quando ancora di PAI e di DM n. 162 non si parlava.

  FABIO RACCOSTA, Direttore Centro assistenza agricola CIA. Dobbiamo avere il coraggio di dire quello che tutti sappiamo: quando la situazione del sistema informativo nazionale è tale per cui l'AGEA è oggetto, tra l'altro, di un percorso di riforma perché si conosce il bisogno di rinnovarla (profondamente), personalmente, immagino – lo dico fuori dal sacco – uno shock amministrativo, per cui serve un'inversione di tendenza che consenta di avere fiducia nel sistema nazionale.
  In questo caso, il PAI non ha giocato un ruolo positivo perché ha dato l'impressione che l'accelerazione in termini di innovazione non sia una strada vincente. Tuttavia, questo ragionamento è sbagliato perché non dobbiamo buttare il bambino con l'acqua sporca, ma dobbiamo capire che certe scelte hanno una loro logicità, come hanno delle regole precise di applicazione, che sono venute meno.
  Ho sempre detto, anche in ambito AGEA, a chi è impegnato a gestire il PAI del 2015, che, di fronte a eventi eccezionali che hanno dettato una sorta di paralisi di decine di migliaia di richieste di assicurazione che non sono state gestite, si debba intervenire con procedimenti straordinari perché non gestisci quella situazione con l'ordinarietà e impieghi dieci anni a gestire quelle criticità.
  Credo che uno Stato debba avere la forza di intervenire, riconoscendo che certi processi hanno dei costi di efficienza e avendo l'onestà di tornare sul problema per sanarlo. Questo è il concetto di fondo, ma tendiamo a non farlo, il che è sbagliato.
  Il sistema del 2015 non poteva funzionare: l'informazione dall'Emilia-Romagna che diceva «cetrioli» arrivava a Roma come «banane» perché i codici cambiano e le colture avevano codificazioni diverse. Si sono impallati i sistemi, quindi la criticità del meccanismo non sta né nei CAA né nei fascicoli, ma sta nel fatto che i sistemi informativi non parlavano la stessa lingua perché concepiti e strutturati, ma anche consolidati negli anni, con diversi parametri e diverse logiche.
  Ora, molto lavoro è stato fatto in questi due anni, quindi si migliora visibilmente, ma sul 2015 stiamo ancora impegnando risorse di AGEA e del SIN per cercare soluzioni.
  Sono d'accordo con chi ha detto che bisogna gestire il problema con un'azione straordinaria perché non possiamo continuare a parlare di assicurazioni di tre anni fa, quando dovremmo parlare del 2018.
  Si tratta di una posizione di retroguardia che non funziona perché alimenta un Pag. 12concetto di affanno nell'innovazione, cui si resiste sempre. L'innovazione genera resistenza e questo è nella logica delle cose.
  Per chiudere, vorrei rispondere a chi mi chiedeva che cosa si può fare in merito. Credo che – molti di noi erano nell'ex Commissione del MIPAAF sul piano assicurativo – dovremmo analizzare le criticità e intervenire su queste nonché dare una migliore e più variegata offerta all'azienda. L'agricoltura cambia ed è molto più dinamica di prima, per cui noi dobbiamo esserlo con essa, anzi dobbiamo stare un passo avanti e dobbiamo spingerla verso polizze anche più innovative.
  Dobbiamo anche considerare i mutamenti climatici. Come sapete, c'è l'obbligo di scegliere tre rischi miscelati. Lo scorso anno, girava una famosa battuta sul risicoltore che si deve assicurare pure per la pioggia perché, se tu scegli un rischio che ti interessa, devi prendere anche quello della pioggia, anche se la pioggia, per chi coltiva il riso, non è certo un problema.
  Lasciamo scegliere all'azienda i rischi, ma diamo anche l'assistenza per capire quali sono i rischi più plausibili per il loro territorio e per le loro condizioni.
  Sono d'accordo anche su una logica di maggiore informazione e formazione in questo settore. Non guarderei più al passato: il passato è passato, per cui, adesso, dobbiamo guardare più all'innovazione e consolidarla.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio per il contributo che avete dato e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.15.