XVII Legislatura

XIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 18 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Sani Luca , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE ASSICURAZIONI CONTRO LE AVVERSITÀ ATMOSFERICHE IN AGRICOLTURA

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale dei Consorzi di difesa (AS.NA.CO.DI.), dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) e di Cattolica Assicurazioni.
Sani Luca , Presidente ... 3 
Agabiti Albano , presidente dell'Associazione nazionale dei Consorzi di difesa (AS.NA.CO.DI.) ... 3 
Cardinaletti Marco , direttore generale della Cattolica Assicurazioni ... 6 
Borriello Raffaele , direttore generale dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo ... 7 
Sani Luca , Presidente ... 9 
Gallinella Filippo (M5S)  ... 9 
Oliverio Nicodemo Nazzareno (PD)  ... 10 
Carra Marco (PD)  ... 11 
L'Abbate Giuseppe (M5S)  ... 11 
Agostini Luciano (PD)  ... 12 
Sani Luca , Presidente ... 12 
Agabiti Albano , presidente dell'Associazione nazionale dei Consorzi di difesa (AS.NA.CO.DI.) ... 12 
Borriello Raffaele , direttore generale dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo ... 14 
Cardinaletti Marco , direttore della Cattolica Assicurazioni ... 14 
Sani Luca , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUCA SANI

  La seduta comincia alle 12.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale dei Consorzi di difesa (AS.NA.CO.DI.), dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) e di Cattolica Assicurazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle assicurazioni contro le avversità atmosferiche in agricoltura, l'audizione di rappresentanti dell'Associazione nazionale dei Consorzi di difesa (AS.NA.CO.DI.), dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) e di Cattolica Assicurazioni.
  Sono presenti il dottor Albano Agabiti per la AS.NA.CO.DI, il dottor Raffaele Borriello, direttore generale dell'ISMEA, e il dottor Marco Cardinaletti, direttore generale della Cattolica assicurazioni, che ringrazio.
  Cedo loro la parola, chiedendo di contenere l'intervento in una decina di minuti per poi dare la possibilità ai colleghi di interloquire con i nostri ospiti.

  ALBANO AGABITI, presidente dell'Associazione nazionale dei Consorzi di difesa (AS.NA.CO.DI.). Grazie, presidente. Questa mattina cercheremo di portare una testimonianza dello stato dell'arte del sistema assicurativo, visto che come sistema dei Consorzi, rispetto all'intervento pubblico, rappresentiamo circa il 97-98 per cento della domanda assicurativa.
  Ricordo a tutti che il sistema dei Consorzi nasce per legge nel 1970 e che ha assicurato negli anni la possibilità da parte degli agricoltori di stipulare delle polizze collettive, quindi non individuali, anche per avere maggiore potere contrattuale nei confronti delle compagnie nella fase di trattativa e assistenza come singoli agricoltori nei contenuti dei testi assicurativi. I Consorzi inoltre fanno un lavoro di assistenza in fase peritale nel caso di sinistro, e per finire, aspetto non ultimo, di norma anticipano il costo dei premi a carico dell'agricoltore.
  Ricordo che i premi per le assicurazioni «agevolate» si pagano alla fine del periodo di copertura (è un accordo che c'è da sempre, dal 1970), quindi non si pagano in via anticipata, e che di norma il Consorzio al momento del pagamento chiede all'agricoltore soltanto la parte di competenza dell'agricoltore e non il contributo pubblico che dovrà arrivare.
  Ricordo che fino al 2010 il contributo arrivava direttamente ai Consorzi, dal 2010 fino al 2014 una parte andava direttamente ai Consorzi e una parte all'agricoltore per l'intervento dei fondi comunitari, a partire dal 2014 i contributi che sono arrivati in minima parte, e che arriveranno, vanno direttamente all'agricoltore, che poi li rimborsa al sistema dei Consorzi.
  Vorrei ricordare inoltre che in questo tipo di attività che fanno i Consorzi tutti gli aspetti sono importanti, ma, in un momento di crisi di liquidità come questo, l'anticipo del contributo pubblico all'agricoltore Pag. 4 è un'operazione molto importante, perché anche qui il potere contrattuale del Consorzio di attingere al finanziamento bancario ha condizioni sicuramente migliori di quelle che potrebbe ottenere il singolo agricoltore.
  Questa è la situazione in generale del ruolo dei Consorzi. Con l'avvio della riforma del 2014, che è entrata in vigore di fatto con la campagna 2015, vi è stato l'ingresso a pieno titolo nell'ambito comunitario. Questa soluzione è stata fortemente voluta dal sistema dei Consorzi (non siano stati contrari ad entrare in questo tipo di sistema) perché vorrei ricordare a questa Commissione che in passato gli stanziamenti di 250-300 milioni di euro all'anno venivano direttamente dal bilancio dello Stato, ma normalmente venivano stanziati con 2-3 anni di ritardo e nel 2008 in un anno abbiamo avuto stanziamento zero, quindi abbiamo rischiato di far saltare il sistema in una finanziaria e abbiamo dovuto recuperare nella finanziaria 2009.
  Ritenevamo quindi che un sistema così improntato sull’«aleatorietà» della possibilità di attingere a un contributo non potesse essere più sostenibile. Per quattro anni abbiamo sperimentato una formula mista e abbiamo visto che ha funzionato bene (ricordo ex articolo 68, OCM del vino), andando ad attingere per metà sui fondi comunitari e per metà sui fondi nazionali, quindi nella riforma della PAC come sistema associativo privato, ma anche d'intesa con il Ministero e con ISMEA che ha sempre un ruolo molto importante nella gestione del rischio, abbiamo operato affinché nella politica comunitaria 2014-2020 questo tema della gestione del rischio diventasse completamente centrale e diventasse uno dei 4-5 assi strategici su cui si è sviluppata la politica. Con una punta di orgoglio un modello nazionale è stato proiettato completamente nella politica agricola comunitaria.
  Fino a qui le notizie positive, perché poi quando siamo entrati nell'operatività abbiamo trovato una serie di difficoltà. La prima difficoltà è che il passaggio dal primo al secondo pilastro implica delle questioni burocratiche molto più approfondite già nell'impalcatura comunitaria, come ci siamo resi conto in fase di applicazione, dall'applicazione delle rese alla coincidenza delle superfici, a tutta una serie di aspetti più di natura formale che sostanziale nella maggior parte dei casi, ma che di fatto, per avere questa attinenza coerente, spesso trovano difficoltà nell'applicazione concreta.
  L'elemento più «devastante» è stata l'introduzione del Piano assicurativo individuale (PAI), che di per sé è uno strumento di approccio straordinariamente utile, però l'impossibilità di fare questo PAI, che si deve basare sul fascicolo aziendale e sul piano colturale definitivo, a novembre, quando i piani colturali normalmente si vanno a chiudere a maggio dell'anno successivo, fa sì che in tutti questi anni abbiamo dovuto assicurare con dei certificati senza avere il PAI disponibile.
  Ogni anno abbiamo quindi dovuto chiedere la deroga per fare una manifestazione generica di interesse per la possibilità di assicurarsi, e il PAI viene poi fatto in via definitiva o dopo il 15 maggio, cioè dopo la chiusura della domanda della PAC, dove si stabilizza il piano colturale, o, come è successo negli ultimi due anni, addirittura dopo il 15 luglio, per non parlare del 2015, quando il PAI è stato fatto a dicembre, quando era stato raccolto e già si era seminata la campagna successiva, perché gli strumenti informatici ancora non erano pronti.
  Queste complicazioni burocratiche e la non aderenza delle rese hanno in parte allontanato l'agricoltore dall'utilizzazione di questo strumento comunitario. La ratio per cui eravamo entrati nel sistema comunitario con una dotazione importante di risorse era quella di aumentare la base assicurativa, perché l'aumento del numero degli agricoltori che si assicurano ma soprattutto degli ettari, la distribuzione geografica delle tipologie di colture consentono un'operazione mutualistica che dal 2004 al 2014 (cito i dati di cui sono stato protagonista come associazione) ci ha permesso di triplicare i valori assicurati e le superfici, e di ridurre fortemente i tassi, perché è aumentata la distribuzione del Pag. 5rischio e quindi la mutualità tra gli agricoltori.
  Vorrei ricordare che prima del 2004, ossia della riforma introdotta dal decreto legislativo n.102 del 2004 – che ha introdotto la polizza pluri-rischio e multi-rischio nonché la possibilità di risarcire anche i danni di qualità e non solo quantitativi o il danno commerciale – il tasso medio era del 9,97 per cento a livello nazionale, polizza mono-rischio grandine tabella risarcimento del danno quantitativo, nel 2014 siamo arrivati ad avere un tasso al di sotto del 6 per cento con tutte le polizze pluri-rischio, nessuna tabella risarcimento A, cioè danno esclusivamente quantitativo, ma solo tabelle risarcimento danno qualitativo o commerciale, quindi sono stati fatti dei progressi da gigante.
  Tutto questo progresso si è fermato con l'introduzione del nuovo sistema che ha determinato delle incertezze burocratiche e delle complicazioni, come attesta il fatto che, a tre anni dall'applicazione del nuovo sistema, ad oggi siano stati erogati i contributi soltanto per circa 50 milioni di euro sul 2015 (considerate che stiamo chiudendo anche la campagna 2017, anche se in questi giorni si stanno riallineando alcune posizioni, quindi contiamo di avere circa altri 50 milioni di euro di pagamenti entro la fine del mese, se non la metà di agosto) mentre stiamo parlando di un richiesto di 228 milioni di euro per il 2015, di un richiesto di altri 220 milioni di euro per il 2016 e abbiamo concluso la campagna 2017. Ricordo che l'uva da vino dovrà essere pagata dalle compagnie entro il 15 di settembre e il resto delle coperture entro la metà di ottobre o i primi di novembre.
  Oggi, quindi, il sistema dei Consorzi è esposto per circa 400 milioni di euro con le banche, proprio per sostenere questa operazione di anticipo con gli agricoltori, ma anche per effetto dei tassi che non sono altissimi. Questo non sarebbe il danno peggiore, perché il danno peggiore è che gli agricoltori, avendo queste difficoltà e soprattutto a causa della non aderenza delle rese che si possono assicurare dai dati amministrativi rispetto ai dati reali aziendali – che però con una rettifica che abbiamo fatto al PSRN al Ministero nei giorni scorsi e che è stata notificata una settimana fa, in larga parte dovremmo risolvere – questa mancanza di adesione alle esigenze reali dell'impresa, forse l'eccesso di burocrazia che si è creato su questo sistema, hanno fatto sì che in questi ultimi tre anni abbiamo perso molti agricoltori che si assicuravano e molti valori assicurati.
  Come è stato virtuoso dal 2004 al 2014 l'aumento dei valori assicurati, sul numero delle imprese, quindi distribuzione del rischio e diminuzione dei valori, avremo probabilmente nel tempo anche un effetto negativo sul costo delle polizze, quindi il danno è doppio; abbiamo avuto le temperature più alte in primavera da quando ci sono le rilevazioni degli organi ufficiali, abbiamo avuto una gelata storica che ha colpito dal Trentino alla Puglia (ricordo i danni da neve in Puglia nel mese di gennaio), quindi più di questo non si poteva avere in un'annata come questa e ci siamo trovati che tanti agricoltori non si sono assicurati per una serie di difficoltà.
  La questione a nostro avviso è procedere nel percorso di semplificazione che è stato avviato dal Ministero, però in maniera veloce, perché l'ultima chiamata è quella della campagna 2017-2018.
  Noi dobbiamo essere pronti a partire dal 15 settembre con la prossima campagna con delle procedure semplificate, con l'armonizzazione delle rese, con la presa di coscienza che il PAI prima della stipula della polizza non si può fare, perché è un dato oggettivo, se al terzo anno non è stato fatto per motivi organizzativi dell'amministrazione pubblica, bisogna partire subito senza tentennamenti con la manifestazione di interesse e provare con tutte le forze a fare un'azione di rilancio.
  A seguito di tutte queste avversità e calamità che hanno colpito il nostro Paese, in particolare l'agricoltura, va fatta una fortissima campagna di «comunicazione sociale» agli agricoltori, perché si sono attivati strumenti post-compensativi, però lo stanziamento rispetto all'entità dei danni potrà dare soltanto delle briciole e non coprire i danni prodotti. Pag. 6
  Dobbiamo quindi partire subito, rilanciare il sistema, dare positività e soprattutto (dico una parola chiave) accelerare i pagamenti del pubblico, perché ricordo che abbiamo 1,6 miliardi di euro a disposizione, abbiamo una necessità assicurativa e non si riesce a far arrivare questo flusso agli agricoltori.
  Torno a ripetere i numeri: ad oggi avremo speso di queste risorse pubbliche 228 milioni per il 2015, 220 per il 2016, andremo a pagare, passato il periodo estivo, altri 220 milioni (parlo solo della parte agevolata, non del premio totale), di fatto abbiamo impegnato sul campo quasi 700 milioni di euro, a fronte di pagamenti fatti alle imprese per 50 milioni di euro ad oggi. Questa è la fotografia esistente ad oggi, quindi si capisce da soli come questo dato non sia sostenibile e soprattutto faccia perdere credibilità al sistema.
  Non ho i dati definitivi del 2017 perché la campagna è in corso, siamo in coda sulle assicurazioni sul riso, è ancora tutta davanti a noi la campagna invernale (penso agli agrumi, ai carciofi della Sardegna), però stimiamo che in questi tre anni sulle colture vegetali, quindi su tutti i seminativi e gli arborari, abbiamo perso circa il 30 per cento dei valori assicurati, che invece negli anni precedenti, proprio per la virtuosità del sistema, erano sempre cresciuti, passando da 2,5 miliardi di euro di valori assicurati nel 2004 a 7,5 miliardi di euro soltanto per i vegetali nel 2014, che è stato l'anno culmine in cui abbiamo raggiunto il massimo dell'operatività.
  La sfida quindi è aperta e la tempistica di risoluzione dei problemi del passato diventa dirimente per dare delle risposte vere sul futuro delle imprese agricole nel nostro Paese. Grazie.

  MARCO CARDINALETTI, direttore generale della Cattolica Assicurazioni. Io vi posso rendicontare da un osservatorio di qualche rilievo, dato che il nostro gruppo rappresenta circa il 20 per cento della quota di mercato dei rischi agricoli e posso confermare che riscontriamo nelle nostre interlocuzioni sia con la clientela che con gli intermediari una diffusa disaffezione verso le polizze agevolate e al contrario richieste più frequenti di polizze mono-rischio grandine, indubbiamente più povere dal punto di vista dei contenuti di copertura, e peraltro nemmeno agevolate.
  Dalle interlocuzioni che abbiamo con la clientela e con i nostri intermediari riteniamo che i fattori che influiscono in questa direzione siano molteplici. Il primo è sicuramente quello della complessità burocratico-amministrativa.
  Indubbiamente il PAI è uno strumento che nasce da considerazioni assolutamente razionali e condivisibili, nel senso che si tratta di ritagliare l'assicurabile sulla situazione specifica della singola proprietà, del singolo appezzamento, ma resta il fatto che oggi, complice anche una digitalizzazione incompleta di tante informazioni, è uno strumento complesso, dove è molto facile commettere errori, dove comunque si arriva tardi in un settore di rischio come quello dell'agricoltura che invece è short tail, per cui si rischia di arrivare alla fine prima che tutta la documentazione sia completa.
  Altro strumento di complessità è anche la manifestazione di interesse. Ci si chiede ad esempio se la semplice volontà di sottoscrivere una polizza agevolata non possa già costituire essa stessa dimostrazione di manifestazione di interesse, questo sempre per rendere la vita più facile all'agricoltore. Risulterebbe che in altri Paesi europei ci siano sistemi ritenuti abbastanza sicuri dal punto di vista del controllo, tuttavia più semplificati rispetto al metodo utilizzato dal PAI, in quanto probabilmente fanno più riferimento a benchmark territoriali, cosa che fa pure il PAI ma in specifiche circostanze, quindi su questo non vi dico nulla di nuovo se non quanto già detto in precedenza.
  Solo per darvi alcuni riferimenti numerici, tenete presente che nel nostro portafoglio, che è una certa porzione del mercato nazionale, osserviamo che le cosiddette «garanzie catastrofali» (gelo, brina, siccità) rappresentano un decimo delle garanzie cosiddette «ad alta frequenza», quali grandine ed eccesso di pioggia soprattutto. Questo numero sta a significare la sproporzione nel percepito della clientela. Pag. 7
  Ho parlato delle difficoltà burocratiche, ma vorrei spezzare una lancia in funzione dell'utilità della formazione dell'agricoltore, perché con queste cosiddette «garanzie catastrofali» bisognerà avere sempre più a che fare, perché sono anche connesse a fattori di mutamento climatico. Queste si caratterizzano per essere non garanzie di frequenza come l'eccesso di pioggia o la grandine, nelle quali la percezione del rischio è immediata (nel settore grandine una volta ogni due anni, massimo ogni tre anni c'è il sinistro, quindi l'utente finale ha ben chiaro il senso di questa copertura), mentre per l'eccesso di siccità parliamo di garanzie di severità, ovvero con frequenze molto basse, perché certi eventi estremi accadono una volta ogni dieci anni, ma il loro impatto è molto elevato, quindi bisognerebbe che l'utente fosse formato a trattare il rischio della sua realtà in questa circostanza.
  Oltre alla formazione penso che l'utilizzo di queste garanzie catastrofali potrebbe essere aiutato anche da altri strumenti, ad esempio dai Piani di sviluppo rurali, e, se in essi la lungimiranza dell'agricoltore che si copre anche da fatti di bassa probabilità di accadimento, ma che potrebbero essere molto gravi e mettere a repentaglio la sostenibilità stessa dell'azienda agricola, venisse considerata un titolo di merito, potrebbe sicuramente aiutare.
  L'altro punto è la tematica della prevenzione. La siccità grave è sicuramente una garanzia catastrofale, probabilmente ci sono fatti dannosi che attribuiamo alla siccità che possono essere non annullati, ma mitigati da possibili azioni di prevenzione, quindi direi formazione per comprendere la rilevanza di un rischio catastrofale, formazione per essere supportati nella prevenzione e mitigare quella parte del rischio che resta in carico all'utente finale, e mi permetterei di dire anche agevolazione alla copertura catastrofale mediante strumenti tipo quello che ho citato a titolo di esempio, i Piani di sviluppo rurale. Questo solo per aggiungere altri elementi rispetto al tema primo, che è sicuramente quello della complessità amministrativa, sulla quale si è già soffermato chi mi ha preceduto. Grazie.

  RAFFAELE BORRIELLO, direttore generale dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo (ISMEA). Grazie, presidente, buongiorno a tutti. Noi abbiamo letto con attenzione l'indagine della Commissione e abbiamo lasciato agli atti un documento con qualche spunto di riflessione.
  Abbiamo cercato di mettere in evidenza le problematiche del sistema, partendo da un presupposto, da uno spirito ottimistico e più propositivo, perché noi riteniamo che il sistema della gestione dei rischi sia stato sempre all'attenzione del Parlamento, del Governo e delle istituzioni pubbliche, forse più di altri settori dell'agricoltura e dell'economia.
  Spesso sono state le istituzioni a dover trainare i soggetti privati ad investire nella realizzazione di questi progetti che sono fondamentali per il settore agricolo, perché l'attività agricola viene fatta a cielo aperto, quindi è uno degli elementi essenziali per assicurare la sopravvivenza in alcune aree e la ripresa economica e produttiva delle aziende.
  Con questo spirito abbiamo lasciato agli atti questo documento, in cui abbiamo inizialmente voluto identificare il contesto. Non ripeto i numeri, però è importante sottolineare che la riduzione del valore della produzione richiamata in precedenza (7,9 miliardi di euro nel 2014, 7,4 miliardi di euro nel 2015, addirittura 7,1 miliardi di euro nel 2016) può avere delle ragioni, alcune delle quali risiedono proprio nel fatto dell'applicazione di nuove regole e di una nuova metodologia.
  Visto che è stata citata la riforma del decreto legislativo n. 102 del 2004, ricordo che anche nel 2005, primo anno dell'applicazione della riforma, ci fu un calo del valore assicurato, perché evidentemente, soprattutto nel caso odierno, abbiamo a che fare con delle regole che sono diverse e complesse, e sicuramente un processo di adattamento (forse più lungo di quello che doveva essere) c'è stato, anche perché questo processo di adattamento e queste nuove regole hanno sancito dei passaggi importanti, Pag. 8 che hanno determinato «una disaffezione».
  La riduzione del contributo dall'80 al 65 per cento è un fatto, quindi non è stato un disincentivo, ma neppure un incentivo a proseguire nell'azione di crescita di questo strumento. Se poi al contributo associamo il meccanismo utilizzato perché le risorse sono definite nell'identificazione dei parametri che portano ancora ad abbassare quel 65 per cento in favore degli agricoltori, potremmo dire che questo è uno dei motivi per cui c'è un allontanamento dell'agricoltore.
  In tema di valori assicurati e di contesto dei dati vanno anche evidenziati dei dati di carattere esogeno alla variabile di gestione del rischio. La prima di queste è la dinamica dei prezzi, in quanto i valori assicurati vengono misurati tra quantità e prezzi rilevati negli ultimi due anni e ricordo che, secondo le stime ISMEA, nel 2016 c'è stata una flessione dei prezzi del 5,2 per cento, ed è evidente che questa flessione dei prezzi ha contribuito, anche se in minima parte, ad abbattere il valore delle assicurazioni.
  Accanto a questi elementi di contesto che evidenziano delle criticità ci sono alcuni aspetti che vanno evidenziati. In questi anni si è avuto un calo importante delle tariffe medie assicurative, ampliando contestualmente gli strumenti a disposizione. Resta invece (dato importante che va tenuto presente anche perché è uno degli elementi di valutazione che la Commissione europea ha sottolineato nel piano nazionale) un divario importante tra le aree del Paese. Abbiamo in media l'8,3 per cento al sud, il 6-7 per cento al nord e il 5,5 al centro-nord in termini di costi delle assicurazioni, quindi l'assicurazione costa di meno al nord, un po'di più al centro e ancora di più al sud.
  Uno degli obiettivi che ci si era prefigurati nell'impostazione della nuova politica comunitaria e della politica nazionale era il tema dell'allargamento della base assicurativa.
  Come dicevo, abbiamo letto con attenzione l'indagine della Commissione e abbiamo cercato di dare degli spunti e delle riflessioni sui punti che la Commissione ha evidenziato nell'indagine conoscitiva. Il primo punto che si analizza nell'indagine è l'estrema complessità burocratica, ed è un fatto che il nuovo intervento nazionale sulla gestione dei rischi abbia aumentato il carico burocratico nei confronti delle imprese.
  Noi abbiamo cercato di capire i motivi di questo carico burocratico, perché quando sono state spostate le risorse dal Fondo di solidarietà nazionale ai programmi comunitari la scelta di far intervenire il livello comunitario, con l'utilizzo dei fondi comunitari, è stata una scelta dovuta all'azzeramento del Fondo di solidarietà nazionale, che aveva delle regole più flessibili, più immediate, più dirette, mentre la scelta Europa ci porta in un contesto internazionale diverso, ci porta in un contesto dove l'Unione europea è tenuta a rispettare le regole del WTO; viene pertanto introdotto il concetto della resa media storica, elemento che ha determinato rallentamenti e vischiosità, cariche inerziali al sistema, ma è uno degli elementi sanciti a livello internazionale a cui la Commissione europea si è adeguata. Di conseguenza, nel momento in cui noi utilizziamo come Stato membro delle risorse comunitarie, non possiamo fare a meno di tenerne conto.
  Un altro aspetto è stato evidenziato, ma lo dico in estrema sintesi: passavamo da un sistema fondato su un unico fondo ad un sistema che si veicola addirittura su tre fondi, il primo pilastro, il secondo pilastro con le regole degli investimenti e quindi i controlli e il monitoraggio che hanno una complessità che è nota, e permane in riferimento alle polizze che non sono ammissibili ai contributi comunitari, quindi alle strutture di smaltimento carcasse e zootecnia, il Fondo di solidarietà nazionale, quindi è chiaro che abbiamo a che fare con un agricoltore che in alcuni casi può essere costretto a fare tre domande diverse, utilizzando tre procedure diverse.
  Questo è un elemento che porta con sé tutta una serie di ritardi e di difficoltà amministrative. Ci sono anche degli aspetti di natura organizzativa che abbiamo voluto sottolineare nel documento e che invece si riferiscono più specificatamente alla politica Pag. 9 nazionale e in particolare al decreto n.162 del 2015, che ha definito l'SGR, il sistema di gestione del rischio. Una prima difficoltà organizzativa risiede nel fatto di mettere d'accordo e coinvolgere ben nove soggetti istituzionali: MIPAAF, AGEA Coordinamento, AGEA organismo pagatore, OPR, i CAA, i Consorzi di difesa, le compagnie di assicurazione, ISMEA e SIN, difficoltà organizzativa che va evidenziata perché va affrontata.
  Si diceva prima delle manifestazioni di interesse partite in ritardo soprattutto nel 2015 e va detto che il piano nazionale è stato approvato alla fine del 2015, quindi c'è stato anche un ritardo dovuto alla definizione di questo sistema di regole complesse. Un'altra difficoltà organizzativa è stata quella di far entrare a regime il nuovo sistema di gestione del rischio individuato nel DM n. 162 del 2015, che prevede per la prima volta un intervento federato tra gli organismi pagatori e l'AGEA. Questo ha determinato delle difficoltà di interscambio dati e di informazione.
  Per quanto riguarda invece l'altra criticità evidenziata nel documento e quindi relativa a ritardi nei pagamenti dei contributi agli agricoltori, è evidente che è figlia di queste cose che ci siamo detti adesso, ma anche qui, come detto anche dal dottor Agabiti, in queste ultime settimane questi ritardi stanno progressivamente rientrando, anche se non va abbassata la guardia per completare tutti gli arretrati attualmente in corso.
  Chiudo sull'ultima criticità evidenziata dalla Commissione, la non adeguata conoscenza degli agricoltori delle opportunità offerte dallo strumento assicurativo. Questo è un dato centrale anche rispetto a quello che si diceva prima e rispetto a tutte le volte che abbiamo evidenziato questa esigenza, è ovvio che di fronte a un nuovo sistema, sia pure più complesso, ma comunque nuovo, è richiesta un'azione di informazione e di formazione importante, che deve essere rivolta non solo e non tanto all'agricoltore, ma anche a quelle strutture che fanno assistenza agli agricoltori, per consentire di fluidificare e comprendere non solo le regole del gioco, ma anche le opportunità che questo sistema offre. Vorrei solo ricordare un'opportunità che è nata in questa stanza, ossia la possibilità di fare delle polizze ricavo a favore degli agricoltori, che è sicuramente una grande innovazione ai fini della tutela del reddito degli agricoltori.
  Noi non possiamo abbassare la guardia di fronte a queste innovazioni perché abbiamo difficoltà ad affrontare questi nuovi modelli organizzativi, quindi il tema della necessità di rafforzare e di rendere più energica e capillare un'azione di formazione e di informazione rimane uno degli elementi essenziali.
  Chiudo sempre con uno spirito positivo, perché da un lato è evidente che è necessario continuare ad approfondire questa problematica soprattutto sul fronte burocratico per trovare una via d'uscita, ma abbiamo una grande opportunità che deriva dal collegato che è stato approvato, cioè dalla legge n.154 del 2016, che prevede una specifica delega sulla revisione del decreto legislativo n.102 del 2004 e sugli strumenti di gestione del rischio.
  Oggi, quindi, c'è anche l'opportunità di fare delle proposte concrete, operative per cercare di superare questi problemi. Nel nostro piccolo, visto che il tema della gestione del rischio, come citava prima l'amico Agabiti, appassiona l'agricoltura e ci appassiona anche direttamente, come ISMEA stiamo cercando di analizzare e di fare delle proposte sul nuovo decreto legislativo, e pensiamo che possa essere un'occasione importante organizzare un evento di riflessione in vista del G7 agricoltura che si terrà il prossimo ottobre ed avrà come tema centrale il risk management. Vi ringrazio per l'attenzione e resto a disposizione per eventuali domande.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie, presidente, ringrazio gli auditi perché è un tema sicuramente molto importante. Come è stato detto, quest'anno abbiamo avuto diverse avversità non solo atmosferiche, ma anche nell'erogare il contributo agli agricoltori. Pag. 10
  Alcuni dati sono disponibili sul documento di AS.NA.CO.DI, quindi vorrei sapere se sia possibile avere anche qualche dettaglio rispetto all'area geografica in cui funzionano meglio le polizze, alle colture, anche in base al tipo di avversità. Questo ci fa capire dove gli agricoltori sono più sensibili a questo tema.
  Chiaro è che tra le varie difficoltà e la crisi economica c'è anche la questione della franchigia, perché si deve arrivare al livello di accesso del 30 per cento del danno per avere il rimborso, che speriamo che con il Decreto Omnibus si possa abbassare, però so che alcuni agricoltori pagano di tasca propria la franchigia zero, quindi vorrei sapere su quale mercato vada questo tipo di assicurazione.
  È possibile secondo voi da quest'anno, al momento della semina, avere la polizza già stipulata? Dal punto vista tecnico quali sono i passaggi chiave che impediscono questo tipo di risultato? Magari la grandine si paga dopo 12 ore, però la siccità si paga tra qualche mese, quindi, se uno arriva lungo, fa la polizza però non arriva a riscuotere il danno perché magari è costretto per la siccità a seminare prima dell'individuazione del danno.
  Dal punto di vista delle assicurazioni voi mandate al Ministero la bozza di polizza, però funziona con il silenzio assenso oppure tutte quante vengono validate? Visto che ci è stato segnalato, infatti, temo che compagnie di assicurazione meno serie ci mettano dei requisiti per avere il risarcimento del danno che non ci sono mai (gelo meno 50 gradi) e nessuno controlli, quindi vorrei sapere se il Ministero supervisioni la congruità e la serietà della polizza, altrimenti ognuno si può inventare assicuratore.
  Per quanto riguarda la domanda più specifica a ISMEA, che aveva promosso la polizza Ricavo garantito per il grano duro e ha messo come controgaranzia 10 milioni di euro, vorrei sapere quante richieste abbia avuto per questa novità, se abbia funzionato, se i soldi siano stati pochi per quest'anno e infine quali siano le prospettive per il futuro.
  Infine gli operatori, cioè coloro che devono andare dall'agricoltore a fargli capire l'importanza di stipulare una polizza sul rischio, perché chiaramente uno fa i conti con quello che produce, perché immagino che chi fa pomodoro da industria o fa coltura di alto pregio di frutta e verdura ci pensi, mentre a chi arriva una grandinata ogni tanto non conviene, quindi chi fa consulenza, solo le associazioni di categoria oppure le assicurazioni vanno a procacciare clienti? La rete rurale può fare promozione su questo, visto che ha 100 milioni di euro del PSR per fare promozione? Vorrei sapere come funzioni la divulgazione e chi la faccia.

  NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Leggo un incipit de Il Sole 24 Ore di pochi giorni fa: «I rischi nei campi aumentano, ma gli agricoltori si assicurano sempre meno», e devo dire con tristezza che da quanto ho ricavato sia da questa interessantissima audizione che da un editoriale dell'informatore agrario emerge un dato molto preoccupante: 50.000 manifestazioni di interesse per le assicurazioni agevolate nel 2017 contro 117.000 domande presentate nel 2015.
  Questo è un dato particolarmente negativo, che lo stesso Boschetto dice che potrebbe non essere esatto, però anche dalle audizioni si vede che il numero delle domande è diminuito. Questo è un dato fondamentale, al di là delle differenziazioni.
  Desidero sottolineare che c'è un problema che riguarda un eccesso di burocrazia e, se tutti gli interventi che abbiamo ascoltato oggi partono proprio da questo, significa che c'è qualcosa che non va.
  Eppure la politica si è interessata moltissimo di questo a prescindere anche dalle appartenenze partitiche o dalle bandierine, tanto che nel PSRN abbiamo messo risorse vere e sempre di più rispetto agli anni precedenti per quanto riguarda l'assicurazione, ma c'è qualcosa che non va proprio nel sistema che abbiamo adottato. Non a caso ognuno degli auditi ci ha portato qualche esempio tipico, e vorrei partire proprio da questi esempi per comprendere cosa non va e cosa dobbiamo fare. Pag. 11
  Una parte dell'Italia si assicura meno di altre parti d'Italia, eppure questa parte dà lo stesso contributo della parte che ne usufruisce di più, quindi bisogna lavorare su quei territori perché ovviamente se il sud paga quanto il nord per le assicurazioni, non capisco per quale motivo il sud non debba fare le assicurazioni. Esprimo quindi un giudizio negativo sugli agricoltori del sud.
  Vorrei sottolineare alcuni punti che emergono da questa audizione. Sia AS.NA.CO.DI che il Gruppo della Cattolica Assicurazioni accennavano all'abolizione del Piano assicurativo individuale, perché nella pratica è inapplicabile, e questo è un punto fondamentale perché, se si arriva troppo tardi, c'è qualcosa che non va. Forse il sistema della manifestazione di interesse andrebbe ridotto o eliminato oppure si dovrebbe fare in modo che questa manifestazione di interesse non sia un doppione.
  Ho colto con favore la proposta del gruppo della Cattolica Assicurazioni di collegare il meccanismo dell'assicurazione all'erogazione dei benefici del PSR, è chiaro che su questo a livello nazionale non riusciamo a determinare molto, possiamo sicuramente favorirlo e questo è anche un modo per aiutare il sud a fare più assicurazione, perché le calamità si verificano ovunque e probabilmente bisogna modificare la logica di assicurare i mono-prodotto a favore invece di un tipo di assicurazione più generale che riguarda le condizioni atmosferiche, la siccità, le calamità che in questi giorni possiamo constatare.
  L'altro punto fondamentale su cui dobbiamo insistere come Commissione è lavorare per dare maggiori risorse, e forse bisogna favorire anche incentivi per l'assicurazione erga omnes e non soltanto sulla grandine o altro, perché non aiuta ad affrontare i problemi di emergenza.
  Anche ISMEA dovrà darci una mano a capire come possiamo lavorare con maggiore efficacia. Va bene il seminario e quello che proponete, però a noi servono strumenti veri, un'ipotesi, una proposta su cui confrontarci, per dare agli agricoltori la possibilità di assicurarsi bene dal nord al sud, ma anche ai sistemi di Consorzi e delle assicurazioni di fare investimenti che possano essere d'aiuto, perché, se poi non vengono pagate le polizze, è un problema, ed è una strettoia che noi dobbiamo allargare, quindi ringrazio ISMEA per il contributo che ci vorrà dare e anche per la sua continua attenzione verso le polizze assicurative per il grano e il riso, e per quanto farà a breve per quanto riguarda la filiera ittica.
  Ringrazio quindi il presidente per questo spaccato che ci ha voluto fornire e ringrazio soprattutto gli auditi.

  MARCO CARRA. Anch'io ringrazio gli auditi, ai quali pongo una rapida domanda, ovviamente confermando il quadro che ci avete rappresentato, laddove anche nel confronto con i territori si riscontrano queste enormi difficoltà.
  Volevo chiedere in particolare al dottor Agabiti rispetto alla situazione di difficoltà e ai dati che ci ha riportato se ci sia una distinzione tra produzioni vegetali, zootecnia, strutture, se siano in difficoltà tutti questi ambiti o se i cenni di recupero e di riallineamento ai quali ha fatto riferimento tocchino in particolare uno di questi ambiti.
  Mi interessava anche capire nel dettaglio il ruolo di AGEA. Giustamente il dottor Borriello, nella relazione consegnataci da ISMEA, ha fatto riferimento a questa complessità burocratica, alla difficoltà di coordinamento tra nuovi attori istituzionali (ISMEA li ha elencati in modo molto preciso), quindi mi interesserebbe comprendere meglio il ruolo di AGEA, visto che stiamo riscontrando una serie di difficoltà che toccano molti ambiti e vedono AGEA tra i principali protagonisti di queste problematiche.

  GIUSEPPE L'ABBATE. Ringrazio gli auditi, per i quali ho solo due domande. Le misura 17.2 e 17.3 dei fondi di mutualizzazione e gli strumenti di stabilizzazione del reddito a marzo scorso non erano ancora partite, quindi il documento di AS.NA.CO.DI riporta il Fondo mais Veneto e il Trento Fondo di mutualità. Sono gli unici due fondi di mutualizzazione che sono riusciti a partire o ce ne sono altri? Pag. 12
  Sappiamo che è ancora più complesso far partire i fondi di mutualizzazione, perché mettere insieme gli agricoltori è ancora più difficile, però vorremmo sapere quale risposta ci sia stata in merito. Vorrei sapere anche perché il costo delle polizze sia più alto al sud rispetto al nord. Questo dipende dal numero di contratti fatti o da altre motivazioni? Grazie.

  LUCIANO AGOSTINI. Vorrei fare riferimento a cose già accennate dai colleghi. Tra i tre punti di criticità quello che mi turba di più è la famosa complessità burocratica, perché se un agricoltore domani mi chiede perché ci sia un ritardo nel pagamento della polizza, io gli dovrei rispondere perché la direttiva parte dal MIPAAF, poi passa da AGEA OP, poi ad AGEA OPR, poi c'è un rapporto con i CAA, infine i Consorzi di difesa e poi le compagnie assicurative, il coinvolgimento di ISMEA e alla fine – audite audite – torniamo a SIN che non funziona, o meglio dal 2000 sento parlare di questo in altri ruoli e per altre vicende, ma alla fine l'intoppo arriva sempre.
  La domanda che sorge spontanea è se attraverso una direttiva del Ministero si possa tagliare e accelerare questa filiera burocratica, se serva una nuova normativa o se siamo in mano al destino. Di fronte a questo sistema informatico che da 17 anni non funziona mi sto sempre più convincendo che siamo nelle mani del destino e nulla si può fare, però da quale punto può essere presa seriamente la domanda perché rapidamente si possa dire che qui si inizia e qui si finisce con i tempi? Altrimenti, come diceva il mio capogruppo, scende il rapporto con le assicurazioni, che pure venne considerato un'innovazione, perché prima le calamità si dividevano in due e poi tutto fu riportato dentro al sistema assicurativo affinché fosse calibrato meglio, ma è del tutto evidente che c'è una totale sfiducia.
  L'altra domanda è impertinente e forse non aggiornata, ma un'agenzia di stampa l'altro giorno ha diffuso la notizia che AGEA non vorrebbe più convenzionarsi con l'Assicurazione Cattolica. Potremmo avere qualche delucidazione, sapere se è vero e, se è vero, perché?

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre richieste d'intervento, passerei la parola ai nostri ospiti raccomandando la sintesi e ricordando che quanto non è possibile rappresentare in questa sede può essere inviato alla Commissione in forma scritta. Grazie.

  ALBANO AGABITI, presidente dell'Associazione nazionale dei Consorzi di difesa (AS.NA.CO.DI.). Grazie per le domande poste, la sintesi è difficile, ma ci proviamo. La prima questione è quella relativa a come rilanciare con la prossima campagna e partire in tempo. Per fare questo occorrono due questioni, l'approvazione del Piano assicurativo, anche se il Piano assicurativo è in vigore per l'anno precedente fino all'ulteriore rinnovo, e il Decreto prezzi da parte di ISMEA.
  Noi abbiamo già sollecitato la riunione al Ministero che è stata convocata per lunedì prossimo, per arrivare alla definizione del nuovo piano assicurativo, e ISMEA normalmente sui tempi di produzione del Decreto prezzi è sempre in linea con le tempistiche nel Piano assicurativo, quindi se riusciamo già a chiudere prima dell'estate il nuovo Piano assicurativo, abbiamo tutte le caratteristiche per essere operativi al 15 settembre.
  Il discorso del 30 o 20 per cento di soglia: ovviamente abbiamo fatto questo grande lavoro a livello comunitario, come sapete è passato in Commissione agricoltura di fatto all'unanimità nel Decreto Omnibus, in questi giorni sono già attivate le attività del trilogo, avete visto le dichiarazioni di ieri dell'onorevole De Castro che è relatore per conto della Commissione, ci sono buone possibilità e almeno sulla parte assicurativa tutto quello che per noi era necessario (parlo come sistema Consorzi di difesa) venga inserito nel Decreto Omnibus.
  Se passa così, semplifica molto, perché vorrei ricordare che abbasserebbe la soglia al 20 per cento, rendendo più accessibili su certe produzioni le polizze, si prevedono le polizze ricavi nell'ambito comunitario, Pag. 13quindi quella sperimentazione con cui siamo partiti quest'anno nel nostro Paese diventerebbe di fatto operativa con i fondi comunitari, e sbloccherebbe una serie di attività sui fondi per come sono stati concepiti e darebbe anche un contributo, perché oggi istituire un fondo laddove esiste una possibilità di assicurarsi non è funzionale per gli agricoltori, perché il contributo è sul risarcimento e non copre i costi di gestione del fondo, quindi da questo punto di vista sarebbe un danno per l'agricoltore.
  Li stiamo lanciando soltanto dove le compagnie non operano, in quei settori dove tradizionalmente non si opera, quindi, non avendo niente di alternativo, ci si accontenta anche di qualcosa di meno, comunque i fondi per come sono strutturati oggi, se non viene approvato questo cambiamento nel Decreto Omnibus, sono difficilmente applicabili, in particolare gli ST, perché tutti questi strumenti sono stati concepiti a livello comunitario su un'agricoltura che in Italia non esiste, cioè sulle grandi estensioni, monocoltura, dove i costi e i ricavi sono standard, mentre nell'agricoltura nel nostro Paese di standard non c'è niente, sono tutte eccellenze, tutte distintività, caratteristica che però è difficile da inquadrare. Sicuramente l'azione di divulgazione e di informazione degli agricoltori è essenziale e la più importante è l'informazione terza, quella istituzionale e quella di chi rappresenta gli agricoltori.
  Gli operatori di mercato ovviamente devono svolgere il loro ruolo, ma, come richiamato da qualcuno di voi, avendo a disposizione sulla rete rurale delle risorse importanti, abbiamo già chiesto formalmente al Ministero di attivare le risorse sia direttamente, sia magari per supportare le azioni organizzative che ognuno di noi può mettere in campo.
  Sul discorso della complicazione burocratica devo dire per correttezza anche organizzativa che non abbiamo trovato una barriera da parte del Ministero piuttosto che da parte di AGEA o di ISMEA, perché direi una bugia assurda: noi abbiamo trovato sempre il massimo della disponibilità nel risolvere i problemi, però da una parte bisogna fare delle forzature comunitarie, cioè delle interpretazioni autentiche, perché se l'Unione europea dice che devi prendere le rese storiche del mais ma poi esce una nuova varietà che aumenta del 30 per cento la resa, cosa ci faccio con le rese storiche? Bisogna andare ogni volta in Commissione, dire che il dettato delle norme comunitarie è questo, ma poi come le applico nella realtà?
  È uscita ad esempio una nuova varietà di susine che triplica la produzione rispetto a quelle del passato e con le rese storiche quindi non faccio niente. Con la burocrazia il problema è questo, che non c'è una volontà di non risolvere (lo devo dire con molta franchezza), ma il problema è che c'è una filiera burocratica complicatissima, perché il dottor Borriello ha forse un po’ semplificato.
  La questione è che abbiamo il Ministero, poi abbiamo l'autorità di gestione, poi abbiamo AGEA Coordinamento, poi ISMEA, poi AGEA OPR e tutti gli OPR, poi abbiamo SIN-SIAN, Almaviva, facciamo un tavolo, siamo in 30, e nella filiera si è disperso.
  La semplificazione è necessaria per arrivare a una filiera più corta, perché altrimenti il problema non lo risolveremo mai!
  Era stata fatta una domanda specifica sulle diminuzioni. La zootecnia è costantemente in aumento come valori assicurati, la riduzione è avvenuta in parte sulle strutture, ma molto piccola, e fino al 2016 sui vegetali, dove l'applicazione ovviamente è quella in cui l'impatto è più devastante. Ricordo che la zootecnica e le strutture rientrano nel sistema ma a latere, e la diminuzione è stata in quelle. È anche vero quello che diceva il dottor Borriello, ossia che una parte della diminuzione è in funzione della diminuzione dei prezzi dei prodotti, non è un crollo, mentre il numero degli agricoltori è in diminuzione, vale a dire che le superfici tendenzialmente rimangono stabili, ma si assicurano di più le aziende strutturate e si assicurano di meno le aziende meno strutturate.
  Voglio fare chiarezza su due questioni: non è che al sud i tassi sono più alti che al nord, diciamo che tendenzialmente in tutta Italia si assicurano quasi tutte le produzioni Pag. 14 ad altissimo valore aggiunto ad ettaro e anche con più rischiosità, per cui i tassi tendenzialmente sono più alti, però mentre al nord c'è tutta la mitigazione del riso, di una parte dei cereali, del mais, al sud e al centro (penso alla nostra Umbria), si assicurano soltanto le colture ad alto valore aggiunto, è chiaro che il tasso del tabacco non è il tasso del grano.
  Da questa analisi emerge che al sud la media dei tassi è più alta, ma perché manca tutta quella parte dei cereali, dove, se non riusciamo a ottenere questa riduzione del 20 per cento di soglia, sui cereali funziona poco una polizza multirischio sulle rese, quindi la dovremo migliorare da un punto di vista assicurativo, ma anche da un punto di vista legislativo.

  RAFFAELE BORRIELLO, direttore generale dell'Istituto di servizi per il mercato agricolo (ISMEA). Risposte a flash. Si può modificare la filiera, lo si può fare con un decreto che ho citato, il DM n. 162 del 2015, e si sta lavorando anche al Ministero per riorganizzare questa filiera dei nove soggetti.
  Sulle polizze ricavo, su cui l'onorevole Gallinella aveva chiesto un'informativa, avremo il dato definitivo tra qualche mese, però da quanto risulta dal mio osservatorio poiché, come è stato detto, ISMEA interviene anche con il Fondo di riassicurazione, noi abbiamo messo a disposizione 21 milioni di euro in favore delle compagnie di assicurazione che hanno fatto la polizza grano, quindi in sintesi mi aspetto che, nonostante sia una campagna sperimentale non solo dal punto di vista del prodotto, ma anche dal punto di vista delle procedure, perché l'ultimo atto è stato firmato a fine marzo, quando le semine erano già chiuse, quest'anno non ci aspettiamo il boom, ma io devo valutare l'interesse degli agricoltori e noi riceviamo molte richieste di informazioni e di chiarimenti per fare la polizza ricavi.
  Su nord e sud ha già risposto Albano Agabiti, ma volevo aggiungere solo un flash: nord/sud è anche un fatto culturale, perché storicamente l'Italia si è assicurata contro la grandine al nord, quindi mentalmente l'agricoltore del sud non aveva propensione a fare un'assicurazione, ma sono convinto che pian piano, anche grazie a queste nuove sperimentazioni, la polizza ricavo avrà un impatto al sud, quindi riusciremo a diffondere anche nel Mezzogiorno le polizze assicurative.

  MARCO CARDINALETTI, direttore della Cattolica Assicurazioni. Tento di rispondere alle domande che riguardano l'assicurazione in senso stretto. Era stata posta la questione che queste garanzie gelo potessero contenere qualche trappola per cui alla fine non si paga mai, ma parlando per noi non mi risulterebbe.
  Faccio comunque una considerazione più generale: se queste garanzie catastrofali, prima di tutte le tematiche cui abbiamo accennato, erano tendenzialmente più vendute e ora lo sono meno, vuol dire che comunque è intervenuto qualche fatto che forse fa riferimento agli atti trattati oggi. Per quanto ci riguarda, mi sentirei di dire di no per questo aspetto.
  Sull'altro tema posto alle assicurazioni, le polizze ricavo per quanto riguarda grano, vorrei dire che il nostro gruppo ha aderito con entusiasmo a questa opportunità e mi risulta che ad oggi, se non siamo gli unici che le vendono, poco ci manca. Ci aspettiamo sinceramente, vista anche la tempistica che è già stata citata, un maggior ritorno nei periodi autunnali rispetto a queste ovviamente.
  Per quanto riguarda le polizze al sud che costano più care, condivido le osservazioni fatte, è più una questione di mix, perché diverse sono le colture e diversi i tassi, quindi se uno guarda il totale può sembrare quello, se andiamo a vedere a parità di rischio, direi di no. Faccio l'esempio della grandine che al sud (mi si permetta il numero approssimativo) costa il 20-30 per cento in meno che al nord perché c'è meno rischio, diverso è il mix delle colture e quindi, se si assicurano altre cose, questo può cambiare.
  Ritengo e che comunque il sud abbia bisogno di coperture assicurative più ritagliate sulle sue esigenze, perché i tipi di coperture assicurative che vanno per la maggiore non sempre trovano grande interesse al sud, se si comincia a parlare di Pag. 15frumento e olivicoltura, si crea un maggiore interesse al sud, che peraltro sarebbe anche l'interesse delle compagnie di assicurazione che in tal modo riescono a compensare i rischi, perché diverse si spostano sul territorio. Penso che le coperture assicurative che riguardano il sud (questa è la mia opinione tecnica) debbano riguardare certe colture, ma debbano fare particolare attenzione anche a tipi di polizze innovative, ad esempio basate su indici climatici, che sicuramente possono essere più adatte a questo tipo di coltura, sul quale sicuramente gli operatori privati devono fare degli investimenti e noi peraltro li stiamo facendo.
  In merito a quel discorso di AGEA faccio notare che questo nasce da una diversità di vedute su un sinistro per una polizza fideiussoria, quindi non ha nulla a che vedere con i rischi agricoli, si tratta di polizze fideiussorie per contributi europei, sinistri sui quali ci sono sempre accertamenti doverosi da parte delle compagnie. Appena i nostri legali ci diranno che è lecito pagare, pagheremo, ma è un ambito diverso.

  PRESIDENTE. Vi ringrazio per i chiarimenti forniti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.20.