XVII Legislatura

XI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Giovedì 18 settembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzetto Walter , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEI SERVIZI PER IL MERCATO DEL LAVORO E SUL RUOLO DEGLI OPERATORI PUBBLICI E PRIVATI

Audizione di rappresentanti di Confprofessioni.
Rizzetto Walter , Presidente ... 2 
Monticelli Francesco , Responsabile del lavoro e del Centro studi di Confprofessioni ... 2 
Rizzetto Walter , Presidente ... 5 

Audizione rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia:
Rizzetto Walter , Presidente ... 5 
Bussoni Mauro , Segretario generale di Confesercenti ... 6 
Rizzetto Walter , Presidente ... 7 
Dell'Aringa Carlo (PD)  ... 7 
Rizzetto Walter , Presidente ... 8 
Giovani Riccardo , Direttore delle relazioni sindacali di Confartigianato Imprese ... 8 
Rostellato Gessica (M5S)  ... 9 
Rizzetto Walter , Presidente ... 9 
Bussoni Mauro , Segretario generale di Confesercenti ... 9 
Rizzetto Walter , Presidente ... 10 

ALLEGATI:

Allegato 1: Documentazione presentata dai rappresentanti di Confprofessioni ... 18

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE WALTER RIZZETTO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Confprofessioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati, l'audizione dei rappresentanti di Confprofessioni.
  Avverto che i rappresentanti di Confprofessioni hanno messo a disposizione della Commissione un documento (vedi allegato 1), di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Sono presenti il responsabile del lavoro e del Centro studi di Confprofessioni Francesco Monticelli e i consulenti legislativi per le relazioni istituzionali Lucilla De Leo e Andrea Rosiello, che ringrazio per la partecipazione odierna.
  Do quindi la parola ai nostri ospiti, che ringrazio di nuovo per la loro presenza.

  FRANCESCO MONTICELLI, Responsabile del lavoro e del Centro studi di Confprofessioni. Grazie, presidente. Porto innanzitutto i saluti del Presidente, dottor Gaetano Stella, che non ha potuto essere presente per un contrattempo. Esprimo un ringraziamento a tutti i componenti della Commissione per averci offerto l'opportunità di esporre la posizione dei professionisti italiani sul complesso riordino dei servizi per il lavoro.
  L'indagine conoscitiva, che mira anche ad accompagnare un'attesa riforma, si svolge in un momento particolare per il nostro Paese: da cinque mesi ha preso il via anche in Italia il piano europeo Garanzia Giovani, che ha posto le premesse per sperimentare nuovi equilibri tra pubblico e privato in vista della costruzione di un sistema integrato e moderno di servizi per il lavoro.
  Da anni si discute sulla necessità di riformare con urgenza tali servizi, senza arrivare a chiudere il cerchio. Questa volta, però, l'avvio di un percorso di riforma non parte da zero, ma può inserirsi nel solco che verrà tracciato proprio dalla Garanzia Giovani, che costituisce un terreno di prova per far sedere o tentare di far sedere attorno allo stesso tavolo scuola, impresa, istituzioni territoriali e nazionali, associazioni delle imprese, delle professioni, dei lavoratori, operatori pubblici e privati, dando avvio a progetti innovativi di collaborazione.
  Noi stiamo assistendo con particolare attenzione, essendo stati anche coinvolti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali come le altre parti sociali con una convenzione. Conosciamo i numeri, ma comunque li ricordiamo brevemente.
  L'Europa dai primi anni ’90 insiste sulla necessità di investire sulle politiche attive quale strumento principale per la disoccupazione, ma non si è mai messo mano a un sistema organico di riforma. Il Pag. 32,9 per cento delle imprese italiane dichiara di aver assunto personale selezionato dei centri per l'impiego e solo il 3,4 degli occupati dichiara di essersi rivolto ad essi per trovare lavoro. La percentuale scende al 2,7 per cento, se si considerano i giovani fino a 21 anni.
  Il costo delle finanze pubbliche dei numerosi centri per l'impiego è di 471 milioni di euro l'anno, un investimento sicuramente irrisorio rispetto alle ben più ingenti risorse degli altri Paesi. La questione, però, a nostro avviso deve essere posta non solo in termini di spesa quanto piuttosto di efficacia dell'azione, che potrebbe essere meglio garantita attraverso un più efficiente sistema di raccordo non solo tra pubblico e privato, ma anche con quei mondi che direttamente o indirettamente partecipano e possono rendere più efficace il placement.
  In Italia i rapporti tra i diversi soggetti del placement sono regolati principalmente dalle Regioni nella cornice di princìpi delineati dal decreto legislativo n. 276 del 2003, che prevede che l'esercizio della funzione intermediativa segua le logiche dell'accreditamento, modello che in Italia non è stato pienamente attuato e di cui pertanto non si conoscono le potenzialità.
  I dati del Rapporto ISFOL che avete acquisito nelle recenti audizioni danno un quadro abbastanza pesante della situazione. Le agenzie per il lavoro e gli intermediari speciali intermediano il 7 per cento dell'occupazione complessiva, nel complesso il mondo dell'Assoformazione intermedia il 3,4 per cento e ancora meno fanno le associazioni di categoria e i sindacati che arrivano all'1 per cento. Dati diversi si registrano in altri Paesi e l'esperienza di altri Paesi europei, dove il coinvolgimento delle parti sociali è maggiore, può costituire il modello a cui ispirarsi.
  Nei Paesi nord europei alle parti sociali è riconosciuto un ruolo inclusivo: contribuiscono non solo all'erogazione dei sussidi, ma anche al collocamento del lavoro, e perciò indirettamente anche alla risoluzione delle asimmetrie informative tra datore di lavoro e disoccupato.
  In Austria le parti sociali concorrono alla fase di progettazione dell'offerta didattica delle scuole e cooperano con esse per i servizi per il lavoro. Qui l'interazione con le parti sociali risolve anche problemi di asimmetrie informative tra domanda e offerta di lavoro, riducendo il mismatch. In Germania le forze sociali sono parte integrante della struttura istituzionale dei servizi per l'impiego, fanno parte della struttura di governance, che esercita un ruolo di indirizzo e vigilanza, partecipano al Comitato di indirizzo di tutti i centri per l'impiego regionali e locali, e contribuiscono alla gestione dei sussidi di disoccupazione.
  La strada che ci indicano questi Paesi europei è una sola: coinvolgere di più le parti sociali nelle dinamiche di placement, per farlo funzionare davvero. Nell'ambito delle libere professioni posso confermare la disponibilità di Confprofessioni a partecipare a questo percorso virtuoso e anche a investire in termini economici su questa attività. Ci stiamo muovendo e il ruolo di parti sociali che vogliamo interpretare, utilizzando proprio il progetto di Garanzia Giovani per tale finalità, è quello di punto di riferimento non solo per il settore da noi rappresentato, ma anche per il pubblico.
  Siamo convinti che un'attività di orientamento all'autoimpiego, che è uno dei temi della convenzione sulla Garanzia Giovani che abbiamo firmato con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ci sia molto da fare, perché è uno dei temi più sottovalutati quando si parla di attività di orientamento. Noi vogliamo cogliere l'occasione della Garanzia Giovani per avvicinarci ai giovani e permettere loro di conoscere attraverso questo sistema le opportunità delle libere professioni.
  L'attività di orientamento finalizzata all'avvio di una libera professione può essere svolta in maniera efficace attraverso il coinvolgimento di un professionista della nostra rete piuttosto che da soggetti che non hanno mai esercitato l'attività professionale, come succede effettivamente in molti territori.Pag. 4
  Due parole sulla governance dei servizi per l'impiego. Diciamo subito che il sistema dei servizi non ha sofferto della mancanza di risorse finanziarie, abbondantemente riconosciute da fondi nazionali, regionali e europei, ma ha pagato la scarsa attenzione al processo di programmazione, alla qualità degli obiettivi e all'impatto sugli stakeholder.
  Più che l'assenza di livelli essenziali delle prestazioni su cui si è molto discusso, si è riscontrata la mancanza di un'attività di programmazione dell'attività dei servizi. Gli interventi di riforma del sistema di collegamento pubblico hanno inteso negli anni più recenti costruire un sistema di sostegno all'occupabilità, che promuovesse l'attivazione del singolo soggetto attraverso la presa in carico del servizio per l'impiego, tramite la costruzione di percorsi finalizzati.
  È evidente che in un sistema di questo tipo, in presenza di di risorse scarse, diventa di fondamentale importanza riuscire a circoscrivere la platea dei destinatari degli interventi a coloro che sono interessati alla ricerca attiva di lavoro. È quindi necessaria un'operazione di scrematura, che permetta la corretta individuazione dei disoccupati realmente disponibili a intraprendere un percorso individualizzato e per quanto possibile efficace.
  In questo contesto è fondamentale il ruolo delle reti e degli strumenti formativi utilizzati dal sistema di servizi per l'impiego. Conosciamo la realtà dei servizi per l'impiego e vediamo che, per esempio, essendo connessa alla concessione dello stato di disoccupazione da parte del centro per l'impiego una serie di benefici sia a livello sanitario che fiscale e contributivo, questo ovviamente porta a un'affluenza nei centri per l'impiego di un notevole numero di persone, con conseguente necessità di destinare a questa attività di back office e front office un numero ingente di risorse di personale. Questo sicuramente incide sull'attività che dovrebbero svolgere direttamente gli operatori dei centri per l'impiego.
  Ricordo che già da prima dell'accordo Stato-Regioni del 2009, che riguardava gli interventi di sostegno al reddito, si parlava della necessità di un fitto scambio di informazioni tra INPS e sistemi per il lavoro. L'INPS, che gestisce l'anagrafica e la banca dati dei percettori degli ammortizzatori sociali, copre solo il versante gestionale delle politiche passive. Non è stato possibile integrare all'interno del sistema un modulo che raccogliesse i dati dell'utenza dei servizi per l'impiego su base locale. Un'integrazione di questo tipo avrebbe sicuramente consentito la tracciabilità in un unico sistema del percorso del singolo percettore dal momento della fruizione degli ammortizzatori sociali sino all'utilizzo delle politiche attive correlate.
  Questa esperienza negativa può impedire di commettere gli stessi errori nell'attuazione di programmi futuri, speriamo in primis della Garanzia Giovani. Va rimarcato che la difficoltà di governance del sistema dipende dalla stratificazione dei livelli decisionali amministrativi sia sul versante delle politiche passive che su quello delle politiche attive.
  È giusto quindi ipotizzare la costituzione di un'agenzia nazionale unica, che abbia in mano l'intero assetto delle prestazioni, purché il governo della sua attività, o almeno l'indirizzo, siano il risultato di una condivisione con gli operatori che sono a contatto con l'utenza e con i soggetti di rappresentanza. In questo modo si potrebbe evitare il noto sbilanciamento tra politiche passive e attive.
  Da ultimo, un riferimento al ruolo fondamentale che devono avere le istituzioni formative. Il modo migliore di fare placement consiste nel creare occasioni di contatto con il mondo del lavoro prima che si realizzi la disoccupazione. Per farlo, occorre sviluppare percorsi di alternanza e integrazione dei momenti formativi, capaci di valorizzare la valenza formativa del lavoro, creare centri di placement e orientamento nelle scuole e nelle università, volti a favorire l'ingresso nel mercato del lavoro e a stringere alleanze con il mondo dell'associazionismo professionale, imprenditoriale e sindacale.
  L'efficacia dell'intermediazione si gioca tutta qui, sulla qualità del sistema educativo Pag. 5e sulla capacità di anticipare l'ingresso nel mercato del lavoro prima di trovarsi al di fuori del sistema formativo.
  Dobbiamo rendere strutturali le esperienze di apprendimento basate su momenti concreti di lavoro, che registrano ancora numeri modesti. Per quanto il numero degli istituti superiori che organizzano percorsi in alternanza sia in aumento, sono ancora meno del 9 per cento gli studenti delle scuole secondarie che hanno preso parte a un percorso di alternanza.
  Il discorso vale ovviamente anche e soprattutto per l'università. Per quanto riguarda il nostro settore è doveroso operare un avvicinamento dei giovani alle opportunità connesse alla libera professione, focalizzandosi non solo su quelle del lavoro dipendente, ma anche su quelle del lavoro autonomo e della libera professione.
  Recenti riforme hanno già permesso di avviare periodi di praticantato durante il corso di laurea, e Confprofessioni, attraverso il contratto collettivo nazionale di lavoro degli studi professionali, ha cercato di dare attuazione all'apprendistato per il praticantato, tipologia contrattuale che per definizione permette un'alternanza tra esperienza professionale e formativa.
  Ribadiamo un concetto: per sperimentare e valutare un nuovo sistema di servizi per l'impiego o, comunque, di interconnessione tra privato e pubblico è necessario evitare di sottovalutare l'opportunità della Garanzia Giovani, che può rappresentare una buona occasione per dare concretezza a tali princìpi.
  Il quadro normativo quindi esiste, ma occorre metterlo in pratica con tutti i soggetti coinvolti. Il terreno di prova di Garanzia Giovani rende indispensabile cercare di allargare le maglie del sistema e riconoscere maggiore protagonismo agli attori del placement (parti sociali, aziende, studi professionali e scuole in una logica di network).
  La struttura di missione della Garanzia Giovani, che poteva essere considerata un banco di prova per un coordinamento nazionale delle politiche del lavoro, deve muoversi in questo senso, però facciamo presente che nella struttura di missione manca un ruolo stabile delle parti sociali; infatti, sono presenti tutti gli attori pubblici che operano nel campo del mercato del lavoro, ma il coordinamento delle parti sociali è soltanto di carattere eventuale e al di fuori della struttura di missione.
  Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha sottoscritto anche con noi convenzioni e protocolli di intesa per diffondere e attuare la Garanzia Giovani, quindi si è impegnato – come anche noi nei confronti dello stesso Ministero del lavoro e delle politiche sociali – a dare un supporto a tutte le attività legate al piano. Occorre però un impegno bilaterale per rendere realtà quei propositi ed eliminare gli ostacoli che ancora si frappongono a una corretta attuazione.
  Riteniamo che spetti alla struttura di missione mettere a sistema le diverse parti, perché costituiscono il punto da cui partire per progettare una riforma organica per la costruzione di un sistema di lavoro partecipato da istituzioni, imprese, privati, operatori del sociale e sociale, parti sociali e operatori del mercato del lavoro.
  L'occasione è proprio quella. Noi invitiamo quindi le istituzioni e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali a prendere coscienza dell'opportunità di questo strumento. Chiudiamo ricordando come tutto debba portare a rendere la persona protagonista, partecipe e responsabile della scelta e dell'efficacia delle misure e dei servizi a suo favore erogati. L'obiettivo è uno solo: l'occupabilità delle persone.

  PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Monticelli. Penso che la vostra relazione sia stata sufficientemente esplicativa, ma avremo sicuramente modo di rivederci e di ascoltare nuovamente le nostre considerazioni.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Pag. 6gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati, l'audizione dei rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia. Sono presenti Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti, e Michele De Sossi, dell'Ufficio Area sindacale di Casartigiani.
  Avverto che i rappresentanti di R.ETE. Imprese Italia hanno messo a disposizione della Commissione un documento (vedi allegato 2), di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Do quindi la parola ai nostri ospiti, che ringrazio ancora per la loro presenza.

  MAURO BUSSONI, Segretario generale di Confesercenti. Grazie, presidente. Come lei ha anticipato, parlo per conto di R.ETE. Imprese Italia di cui non ripeto la composizione, che credo ormai sia nota. Entro subito nel merito della questione. Abbiamo depositato un documento, che per ragioni di brevità non leggerò, facendone comunque una sintesi che permette di cogliere gli aspetti principali delle nostre valutazioni.
  Nell'attuale situazione di crisi dell'occupazione, soprattutto di quella giovanile, i servizi per il mercato del lavoro, oggetto della odierna indagine conoscitiva, rappresentano un tema centrale in quanto strumento fondamentale per le politiche attive del lavoro.
  La capacità di erogare misure di politica attiva per il tramite di efficaci servizi per il lavoro costituisce il metodo che negli altri Paesi europei ha garantito i migliori risultati. L'Italia fra i grandi Paesi europei è quello che investe meno. Nel 2012 i contatti delle persone in cerca di occupazione con un centro per l'impiego sono stati pari al 76,9 per cento delle persone in cerca di lavoro, però solo il 2,2 per cento delle imprese gestisce le assunzioni mediante selezione effettuata dal centro per l'impiego.
  Non molto diverse sono le performances dei servizi privati, in quanto la quota dei lavoratori che in un anno trova lavoro e che dichiara di essere stata intermediata da agenzie private autorizzate è pari solo al 5 per cento. Il canale più utilizzato di ricerca e selezione dei lavoratori, infatti, è, purtroppo, quello informale della segnalazione di conoscenti, di fornitori, seguito dall'utilizzo di banche dati aziendali.
  R.ETE. Imprese Italia ritiene importante la previsione di una riorganizzazione dei sistemi dei servizi per il lavoro che tenga conto della necessità di un maggiore coordinamento e di una maggiore uniformità di attuazione su tutto il territorio nazionale. Alcune importanti innovazioni in tal senso sono contenute nel disegno di legge delega, relativo al cosiddetto Jobs act, attualmente in discussione al Senato. Si tratta di princìpi di delega che vanno nella giusta direzione.
  Fino ad oggi, però, molte delle disposizioni introdotte dalle riforme non sono state realmente applicate o lo sono state in modo incompleto e non omogeneo su tutto il territorio nazionale. Ne è la prova il decreto legislativo n. 181 del 2000, che aveva già previsto per coloro che si iscrivono al centro per l'impiego il diritto a ricevere entro 120 giorni una proposta di lavoro o un percorso di politica attiva compresa la formazione, che favorisca il loro reinserimento nel mercato del lavoro, norma completamente disapplicata.
  Per quanto riguarda la riorganizzazione dei servizi per il lavoro, va rafforzata la governance in termini di maggiore uniformità e di omogeneità sul territorio nazionale. Questo riguarda innanzitutto la razionalizzazione della rete dei centri per l'impiego rispetto alla popolazione residente e ai bacini di disoccupazione, la determinazione di livelli essenziali delle prestazioni erogate, per cui a prescindere dalla collocazione geografica dell'utente siano garantite le medesime prestazioni, la previsione di un'unica normativa per l'accreditamento dei servizi per il lavoro privato, che consenta di superare l'attuale situazione che vede normative diversificate da regione a regione, e soprattutto molte regioni che ancora oggi non hanno provveduto a disciplinare la materia.
  È necessario inoltre aumentare la collaborazione e la concorrenza fra operatori pubblici e privati per garantire una maggiore Pag. 7capillarità del servizio e un servizio migliore dal punto di vista qualitativo, prevedere un sistema di remunerazione al risultato, graduato in funzione della tipologia del servizio erogato e proporzionato alle difficoltà di inserimento, consolidare il sistema di monitoraggio delle performance e dei risultati dei servizi per il lavoro.
  Rispetto ai princìpi enunciati, R.ETE. Imprese Italia ritiene fondamentale la creazione di un'agenzia nazionale per l'occupazione, a cui attribuire competenze in materia di servizi per il lavoro, politiche attive e passive.
  L'Italia necessita, infatti, di un sistema nazionale del lavoro funzionante ed omogeneo, così come è necessario rafforzare e rendere effettivamente operativo il principio in virtù del quale tutti i beneficiari di misure di sostegno al reddito debbono partecipare a programmi di politica attiva. È necessario prevedere che la percezione di qualsivoglia trattamento di sostegno al reddito sia condizionata alla partecipazione a iniziative o a percorsi di reimpiego, e in questo ambito i servizi per il lavoro pubblici e privati devono rappresentare lo snodo fondamentale con cui concordare e definire tale attivazione. Tale regola deve porsi come principio inderogabile.
  Un banco di prova importante per misurare la capacità di sperimentare una nuova modalità di politica attiva del lavoro, di cui servizi per il lavoro debbono essere protagonisti, è rappresentato oggi dal piano nazionale di Garanzia Giovani. Il piano di intervento sulla Garanzia Giovani rappresenta infatti la prima sperimentazione di un nuovo modello di politica attiva, caratterizzato dalla collaborazione fra operatori pubblici e privati e dalla connessione con tutti gli strumenti a disposizione, per orientare e accompagnare verso la formazione o il lavoro la popolazione giovanile disoccupata o inattiva.
  Ci auguriamo che la costituzione della banca dati e l'avvio del sistema di monitoraggio del Ministero del lavoro e delle politiche sociali previsto dalla legge n. 92 del 2012 possano finalmente dotare il nostro Paese del sistema di monitoraggio delle riforme e dei risultati delle politiche del lavoro che fino ad oggi è mancato.
  I servizi per il lavoro rappresentano un tassello sicuramente importante, di un ingranaggio molto più complesso, che per funzionare compiutamente ha necessità di una serie di condizioni sia di tipo economico sia di contesto di riferimento. In tal senso persiste la necessità di operare una riduzione radicale del costo del lavoro, accompagnata dalla semplificazione delle norme in materia di lavoro e di adempimenti burocratici, mediante misure formulate in base a criteri che ne garantiscano l'efficacia concreta.
  Mi piace infine richiamare, sempre in tema di occupazione e di lavoro, anche se è una piccola digressione, la presenza del nostro Paese di centinaia di migliaia di imprese a gestione familiare. Negli ultimi anni l'esistenza in vita di queste imprese si è fortemente ridotta, con investimenti bruciati e tantissimi posti di lavoro perduti.
  Quando si parla di lavoro vorremmo che si parlasse anche di autoimprenditorialità. Senza un efficace piano di tutoraggio allo start-up e formazione continua per gli imprenditori perderemo quella propensione all'autoimprenditorialità che ha storicamente caratterizzato l'economia del nostro Paese negli ultimi anni, almeno dal dopoguerra ad oggi.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, dottor Bussoni. Nel frattempo ci hanno raggiunto la dottoressa Simona Micheli, responsabile dell'Ufficio politiche della formazione di CNA, il dottor Riccardo Giovani, Direttore per le relazioni sindacali di Confartigianato Imprese, l'avvocato Ilaria Di Croce del settore lavoro e relazioni sindacali di Confcommercio Imprese per l'Italia, che ringrazio per la presenza.
  Do la parola ai deputati che intendano porre domande o formulare osservazioni.

  CARLO DELL'ARINGA. Ringraziamo del contributo apportato, che si è aggiunto agli altri interventi e contributi che abbiamo raccolto in una fase molto importante perché, come è stato ricordato, è in Pag. 8discussione la legge delega in materia di lavoro che, oltre all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, parla anche di tante altre cose, tra cui questa, che è un pezzo importante di una ristrutturazione del mercato del lavoro e delle politiche del lavoro.
  La nostra riflessione si avvarrà quindi anche dei vostri contributi, dai quali traspare la lontananza che ci separa dai Paesi che da qualche decennio (se non di più) hanno avviato un processo di riorganizzazione delle politiche del lavoro sul campo degli ammortizzatori, applicando quelle caratteristiche che anche la legge delega auspica e vuole raggiungere, cioè un welfare di tipo universale, ma anche condizionato.
  Avete accennato al problema della condizionalità. Ormai soprattutto i Paesi europei, che hanno quote importanti dei loro bilanci dedicate al welfare, non possono permettersi forme di welfare non condizionato di tipo risarcitorio, come spesso sono stati considerati gli ammortizzatori sociali, anche con una loro giustificazione, perché i lavoratori con gli ammortizzatori sociali non godono certo di redditi elevatissimi.
  In tutto il mondo il sussidio, l'aiuto si coniuga con l'impegno da parte di tutti anche a riattivarsi nel mercato del lavoro, magari integrando il reddito da lavoro con un sussidio laddove le condizioni familiari lo richiedano, come in Germania e in Inghilterra.
  Noi siamo molto lontani, perché abbiamo investito molto negli ammortizzatori sociali, ma le politiche attive sono state condotte essenzialmente con i fondi europei, che sono destinati a centinaia di migliaia di progetti e progettini magari anche di valore, ma molto mirati, molto frammentati. Le strutture di base sono necessarie per fornire il servizio ordinario, che è soprattutto quello dell'incontro domanda-offerta, che significa fare servizi all'offerta ma anche alla domanda, altrimenti non si è interlocutori nel mercato e succede quello che abbiamo visto.
  Condizionalità, universalità, integrazione delle politiche passive e attive sono tutti concetti che voi avete ribadito, e per noi è importante avere l'appoggio da parte delle professioni e delle associazioni.
  Rimane però il grosso capitolo della governance di questo meccanismo di politica integrata. Qualcuno in altre audizioni ha accusato giustamente la frammentazione dei soggetti privati e pubblici che operano in questo campo, anche per i privati con forme di certificazione che cambiano da regione a regione. I tedeschi insegnano, anche perché sono tedeschi, che una non chiara attribuzione delle responsabilità, dei ruoli e delle competenze impedisce l'esercizio del principio di responsabilità. Nessuno è responsabile di niente.
  Questa è una riflessione molto importante legata anche al Titolo V, una questione politica. Chi opera nel mercato del lavoro sa che disboscare questa complessità politica è indispensabile, laddove, al di là delle esperienze dei paesi nordici, i Paesi con cui noi ci confrontiamo (Francia, Germania, Inghilterra) hanno un unico soggetto istituzionale che fa queste cose, per cui io erogo il sussidio, ma chiedo un patto di servizio da rispettare: sono la mano destra e la mano sinistra di una stessa persona, non a caso parlano di one stop shop.
  Lì si fa tutto, si eliminano i costi di transazione che sono terribili e si sa chi è responsabile di cosa. Il responsabile deve essere responsabile di politiche integrate, perché solo così il welfare potrà essere universale, ma anche condizionato. Scusate, ho voluto semplicemente accentuare alcuni aspetti che voi stessi avete messo in luce.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per una prima replica.

  RICCARDO GIOVANI, Direttore delle relazioni sindacali di Confartigianato Imprese. Sono Riccardo Giovani e faccio parte della delegazione. Approfitto, visto che è stata un'audizione lampo, per riprendere un paio di stimoli del professor Dell'Aringa che conosciamo tutti da anni, perché nell'oggetto dell'audizione c'era anche un riferimento alla Garanzia Giovani.Pag. 9
  L'onorevole Dell'Aringa evidenziava due aspetti, uno relativo alla governance del sistema ed uno relativo alla cooperazione pubblico-privato, che anche nell'attuazione concreta della Garanzia Giovani da un punto di vista di sperimentazione di un nuovo modo di fare politiche attive del lavoro possono essere indicati come due momenti di criticità. A cosa mi riferisco ?
  Noi abbiamo pressoché settimanalmente dei resoconti da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulla Garanzia Giovani, resoconti che fotografano il numero delle iscrizioni e la loro distribuzione sui territori, ma non abbiamo alcun report sugli esiti occupazionali e sui risultati raggiunti. Un tema della governance è anche l'opportunità di un monitoraggio degli effetti delle normative e di quello che stiamo facendo.
  Il secondo aspetto, che l'onorevole Dell'Aringa evidenziava e che io riporto anche sul tema della Garanzia Giovani, è il tema della cooperazione pubblico-privato. Questo è un settore nel quale la cooperazione pubblico-privato è fondamentale, dove i miracoli non li fa il pubblico con un 2,2 per cento di intermediazione, però non li fa neanche il privato, perché intermedia il 2,5 per cento dei rapporti di lavoro al netto delle somministrazioni di lavoro.
  È però fondamentale avere questo tipo di cooperazione. Se andiamo a verificare questo aspetto nell'ambito della Garanzia Giovani, vediamo che solo sei regioni (Toscana, Lombardia, Veneto, Friuli, Piemonte e Sardegna) hanno un sistema di accreditamento operativo e consolidato che garantisce un'effettiva cooperazione fra pubblico e privato, mentre le altre non lo hanno.
  Fra i tanti problemi che ci sono, se dovessimo chiederci perché finora stenti così tanto la Garanzia Giovani, che ha raggiunto solo il 2 per cento dei possibili destinatari, c’è anche questo tema. Volevo soltanto chiosare questi due aspetti fondamentali.

  GESSICA ROSTELLATO. Intervengo solo per un approfondimento. Lei ha parlato di autoimprenditorialità, un argomento molto importante ma spesso tralasciato anche quando si parla di far incontrare domanda e offerta di lavoro, anche se forse basterebbe «obbligare» le aziende a utilizzare i centri per l'impiego pubblici o privati e farvi iscrivere tutti i disoccupati.
  Creare imprenditorialità fra i giovani è sicuramente la cosa più difficile, perché richiede degli studi e un impegno di tanti soggetti. A mio parere ci dovrebbe essere un impegno molto grande da parte delle Regioni, che dovrebbero studiare il loro territorio e individuare le attività più adeguate da impiantarvi e le difficoltà che gli imprenditori potrebbero incontrare. Penso ad esempio alle zone del Meridione, dove alcuni problemi di criminalità organizzata potrebbero bloccare questi processi.
  Vorrei sapere se le associazioni di categoria che voi rappresentate sarebbero in grado di appoggiare una struttura formata da Regione e servizi per l'impiego pubblici e privati per creare progetti veri, che portino a creare tante attività produttive, perché di questo abbiamo bisogno. Ormai c’è poco lavoro perché mancano nuove attività produttive e i giovani sono anche poco stimolati a crearle.
  Le vostre associazioni sarebbero in grado di sostenere questa iniziativa ? So che alcune realtà già fanno progetti di questo tipo, però secondo me non c’è sufficiente coordinamento. Come ritenete che ci si dovrebbe organizzare ?

  PRESIDENTE. Do la parola agli auditi per la replica.

  MAURO BUSSONI, Segretario generale di Confesercenti. All'interno della Garanzia Giovani è previsto anche un aspetto dedicato all'autoimprenditorialità, quindi è possibile formare, e all'interno deve essere garantita un'azione di tutoraggio per seguire nello start-up le nuove imprese.
  Negli ultimi anni assistiamo alla difficoltà dei nuovi imprenditori di mantenersi in attività efficaci sul mercato. L'esistenza in vita delle imprese è crollata, le medie indicano addirittura una chiusura del 50 per cento, dopo quattro anni, specialmente Pag. 10nei settori del commercio e dell'artigianato.
  Il nostro messaggio è questo: quando si parla di lavoro non dimentichiamoci che ci sono milioni di imprenditori che operano nell'ambito familiare, e garantiscono occupazione, ma occorre creare le basi perché un'impresa possa andare avanti. Il problema è garantire il tutoraggio allo start-up, che potrebbe essere assicurato dalle associazioni, condizioni agevolate nel momento in cui si parte e formazione continua per gli imprenditori, perché il mondo cambia; si prevedono formazione e percorsi alternativi, ma non si fa nulla per gli imprenditori che, in caso di fallimento, diventano a loro volta disoccupati. Quando si parla di lavoro, quindi, investiamo non solo sul lavoro dipendente, ma anche su quello che gli imprenditori possono fare per sé e per le persone che possono occupare.

  PRESIDENTE. Non possiamo che essere d'accordo con questi passaggi. Credo che la nostra Commissione sarà chiamata a svolgere un ruolo cruciale nei prossimi mesi e nelle prossime settimane con questi provvedimenti che stanno arrivando e surriscaldando il clima, anche qui al netto delle cosiddette «intenzioni surreali» di cui si è parlato.
  Credo che la Commissione lavoro sia matura per un dialogo interessante rispetto a questi passaggi, tralasciando ideologie di un certo tipo, ma cercando di dare veramente risposte alle molte persone che da mesi le stanno chiedendo.
  Nel ringraziare gli ospiti per il contributo fornito all'indagine, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.45.

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ALLEGATO 1

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ALLEGATO 2

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