XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 14 di Mercoledì 19 febbraio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione di rappresentanti di Enel.
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 3 
Conti Fulvio , Amministratore delegato di Enel ... 3 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 6 
Conti Fulvio , Amministratore delegato di Enel ... 6 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 11 
Crippa Davide (M5S)  ... 11 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 12 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 13 
Benamati Gianluca (PD)  ... 13 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 14 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 14 
Conti Fulvio , Amministratore delegato di Enel ... 15 
Abrignani Ignazio , Presidente ... 20 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dai rappresentanti di ENEL ... 21

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ETTORE GUGLIELMO EPIFANI

  La seduta comincia alle 14.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Enel.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Enel.
  Do la parola al dottor Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel, affinché svolga la sua relazione.

  FULVIO CONTI, Amministratore delegato di Enel. Buongiorno a tutti e grazie per l'opportunità che date ad Enel di essere ascoltata. Nelle sue attuali dimensioni è uno dei protagonisti positivi – penso di poterlo dire senza ombra di smentita – dell'economia italiana e porta l'Italia nel mondo grazie all'espansione geografica che abbiamo realizzato in questi ultimi anni.
  Presenterò il gruppo nelle sue dimensioni attuali. Passerò poi a illustrare come funziona il mercato elettrico in Italia e in che modo la Strategia energetica nazionale può influire in maniera positiva sullo sviluppo del nostro sistema, avviandomi quindi alle conclusioni per consentirvi di formulare domande a vostro piacimento.
  Comincerei col descrivere qual è stato il percorso che Enel ha fatto in questi undici anni. Ci siamo espansi in maniera significativa in altri mercati, diventando quello che oggi viene considerato come uno dei protagonisti industriali del mondo dell'energia. Siamo presenti in quaranta Paesi e abbiamo significativamente aumentato le dimensioni di scala, che nel mestiere che facciamo sono particolarmente importanti. La quantità di asset consente in effetti di posizionare l'azienda sempre meglio e di ottenere risultati economici e finanziari particolarmente rilevanti.
  Come potete vedere dalla mappa contenuta nella documentazione che avete a disposizione, siamo presenti in tutti i continenti salvo l'Australia. Abbiamo circa 100 mila megawatt, quasi 100 terawatt, di capacità e dimensioni ciclopiche di reti, ma soprattutto abbiamo una grande presenza sui mercati. Interfacciamo 61 milioni di clienti. Un cliente è una famiglia, un'industria, un ufficio. In qualsiasi modo si possa vedere questo aspetto, 61 milioni di clienti vogliono anche dire milioni di persone che ogni giorno comprano i nostri prodotti, lavorano con noi, si interfacciano con la nostra azienda, cosa che ci spinge a essere particolarmente attenti e proattivi nel soddisfare i bisogni crescenti di tante parti del mondo con le nostre attività sostenibili in senso sociale, in senso economico e in senso energetico.
  Siamo presenti nella produzione, seppure ancora modesta, di materie prime. Partecipiamo, infatti, ad alcune iniziative nel mondo di Exploration and production per ottenere le nostre materie prime, cioè Pag. 4il gas e in qualche misura il carbone. Siamo molto presenti nel settore delle nuove tecnologie e delle energie rinnovabili. Usiamo questa capacità di generazione per produrre l'energia che poi vendiamo ai clienti finali sia come elettricità sia come gas oppure per commercializzare energia elettrica con un sistema che ci porta ad avere oltre il 40 per cento dalla nostra generazione già oggi carbon free, come si dice nel nostro gergo, cioè senza emissioni di CO2.
  Questo elemento è particolarmente rilevante per noi perché nella dimensione internazionale che abbiamo sviluppato riusciamo a portare fuori dall'Italia tecnologie e capacità italiane con riflessi e ricadute importanti anche sul nostro settore industriale.
  Abbiamo un mix geografico e tecnologico particolarmente bilanciato ed equilibrato. Tutti gli analisti finanziari e gli azionisti che leggono i rapporti degli analisti finanziari tendono a premiare questo nostro equilibrio con l'invito a comprare azioni Enel. Rispetto a tanti nostri grandi competitors, la nostra struttura equilibrata ha consentito effettivamente di migliorare il nostro sistema.
  Abbiamo piani di investimento particolarmente significativi e da ciò deriva l'importanza delle dimensioni di scala. Viviamo in un settore che ha grande intensità di capitale e lunga durata dei processi autorizzativi. In qualche Paese, tra cui l'Italia, questi processi non sono solo lunghi, ma anche imprevedibili e talvolta difficilmente conseguibili. Nelle dimensioni c’è anche la capacità di ottimizzare i costi, riducendoli, e di aumentare la profittabilità, producendo dividendi per gli azionisti e investimenti per le aziende.
  Dal punto di vista dei nostri risultati, dal 2005 a oggi c’è stato un salto importante nella presenza internazionale dell'azienda. Eravamo quasi completamente italiani, ma nel tempo, grazie alla nostra espansione e ai nostri investimenti, siamo riusciti a crescere. Oggi la parte estera misura il 42 per cento rispetto al 58 per cento dei mercati maturi. Per mercati maturi intendo economie dell'Europa occidentale come Italia e Spagna, che hanno – ahimè – sofferto e continuano a soffrire di questa recessione particolarmente dura che ha colpito i consumi nonché le performance della nostra azienda.
  Nonostante questo, come ho accennato prima, il nostro nuovo assetto produttivo ci ha consentito di raddoppiare i margini operativi. Con la nostra attenzione e la nostra strategia rivolta alla riduzione dell'indebitamento siamo tornati a un livello di indebitamento tra i migliori del settore, con un rapporto tra debito e margine operativo lordo del 2,3 per cento. Aziende ben più famose di noi in giro per il mondo hanno rapporti superiori al nostro.
  Il mix di generazione è altrettanto importante. Vale il principio base secondo cui per produrre energia elettrica si possono usare combustibili fossili oppure reazioni nucleari oppure fonti rinnovabili. Noi sfruttiamo tutte queste tecnologie. Abbiamo bilanciato in maniera credo opportuna le tecnologie, in qualche caso migliorandole e portandole all'attuale livello di sofisticazione e di ambientalizzazione, per offrire un mix sempre più rispondente all'esigenza di rispettare l'equazione energetica che dice più energia disponibile, senza rischio di carenza e con il minore impatto possibile per l'ambiente.
  Ciò avviene attraverso il bilanciamento che abbiamo rappresentato in alcuni grafici a torta (vedi allegato, pag. 4). Il 58 per cento dell'energia viene dalla produzione termoelettrica, il 28 per cento dalle rinnovabili e il 14 per cento dal nucleare. Le produzioni in Italia sono ancora più dicotomiche: la produzione termoelettrica pesa per il 62 per cento, ma molto forte è il contributo delle rinnovabili, che arrivano al 38 per cento.
  La nostra azienda, come vedete dagli istogrammi a destra della slide n. 4, è tra le più importanti al mondo per produzione da rinnovabili. Sicuramente, rispetto ai nostri concorrenti europei, è la più amica dell'ambiente, nel senso che ha già fortemente spinto la leva delle nuove tecnologie e portato avanti le produzioni da energie rinnovabili. Per rinnovabili intendo tutte le tecnologie disponibili, dall'idroelettrico Pag. 5all'eolico, alla geotermia, al solare, al fotovoltaico, alle biomasse, sia pure in quantità divergenti. Siamo riconosciuti come leader di mercato non soltanto per la grande produzione da energie rinnovabili, ma anche perché quando produciamo da termoelettrico, utilizziamo tecnologie ad alto rendimento che permettono una maggiore e migliore presenza sul territorio.
  È un'azienda che ha molto contribuito e che continua a contribuire al benessere del Paese. La slide n. 5 cerca di riassumere in cifre quanto Enel sia importante ancora oggi per il sistema Italia e quanto positivamente vi abbia contribuito. Sono numeri importanti.
  Dalla privatizzazione, che è cominciata alla fine del 1999, lo Stato come azionista ha ricavato 33 miliardi di euro. Oggi lo Stato ha venduto fino al 68 per cento delle azioni e attualmente il Ministero dell'economia e delle finanze è titolare di un pacchetto azionario che corrisponde al 31,2 per cento. Il restante 70 per cento circa delle azioni è nelle mani di 1,3 milioni di italiani e di tutti i fondi di investimento internazionali che normalmente investono in azioni e obbligazioni. Ai 33 miliardi di euro della privatizzazione vanno sommati dividendi, distribuiti a milioni di italiani e ai fondi di investimento che hanno comprato le nostre azioni, per 38,2 miliardi di euro, di cui 18,3 miliardi sono entrati nelle casse dello Stato. Essendo un'azienda che lavora nel sistema italiano, abbiamo pagato le imposte e versato i contributi previdenziali e sociali previsti dalla legge, per un ammontare di 33,7 miliardi di euro; abbiamo pagato stipendi per 28,2 miliardi e abbiamo favorito l'indotto. Ogni anno lavorano con noi circa 16 mila aziende italiane, che entrano nei nostri impianti e nei nostri sistemi di distribuzione per manutenzione, installazioni e investimenti, con un indotto che nel periodo considerato corrisponde a 62 miliardi di euro. Sommate tutte queste attività, il nostro contributo per l'anno 2013 è di circa 200 miliardi di euro.
  Inoltre, siamo una grande risorsa per il Paese per via del nostro piano di investimenti. Continuiamo a credere fortemente nella necessità di migliorare le prestazioni ambientali del nostro parco termoelettrico, a sviluppare ed efficientare la nostra rete di distribuzione – che vi posso confermare è tra le migliori, se non la migliore, al mondo dal punto di vista dell'efficienza e della capacità –, sviluppando nuove tecnologie per le rinnovabili, investendo significativamente in ricerca e innovazione e cercando di promuovere, a vantaggio dei nostri clienti, nuovi sistemi di efficienza che comportino anche la capacità di risparmiare energia.
  Se specifichiamo il contributo di Enel all'interno del sistema Italia in termini di occupati, come vedete dalla tabella alla slide n. 6, la nostra attuale struttura impiega circa 34 mila 500 persone, a cui si somma l'indotto che, con il contributo dei nostri fornitori e contrattisti, corrisponde mediamente a 25 mila persone al giorno che lavorano con noi. Si tratta, quindi, di una grande fetta di popolazione civile italiana che porta a casa il beneficio di lavorare con noi.
  Siamo un'azienda abbastanza giovane, nel senso che circa la metà dei nostri occupati ha un'età inferiore ai cinquant'anni. Pur essendo un'azienda consolidata nel territorio da molti decenni, registriamo un discreto ricambio di «sangue», con immissioni continue, come potete vedere dal numero di assunzioni che sono state effettuate in questi ultimi anni. Nonostante la crisi e lo svantaggio della recessione che ci ha colpito e ancora non ci lascia, continuiamo a programmare assunzioni, anche con modalità innovative.
  Grazie al nostro accordo con le parti sociali, per la prima volta in Italia è stato riprodotto il modello utilizzato in Germania di apprendistato professionalizzante con l'alternanza scuola/lavoro. Per la prima volta in Italia molti giovani che studiano materie tecniche e scientifiche potranno lasciare la scuola e in contemporanea venire a lavorare da noi, per poi tornare a scuola e diplomarsi in maniera tale da essere immediatamente spendibili nel mondo del lavoro. È qualcosa di particolarmente innovativo. Assumeremo anche Pag. 61.500 giovani in funzione dell'uscita volontaria di alcuni dei nostri dipendenti che hanno maturato o sono molto vicini a maturare il diritto alla pensione. In base all'articolo 4 della cosiddetta legge Fornero, coloro che lo desiderano possono volontariamente uscire prima dal lavoro. Noi paghiamo loro lo stipendio e i contributi finché non saranno trasferiti al sistema pensionistico una volta raggiunta l'età richiesta.
  Come dicevo, questo ci consentirà di assumere 1.500 giovani che verranno a rafforzare la nostra squadra prevalentemente in posizioni tecniche. La tipologia del titolo di studio è importante perché la meccanica e i sistemi che vengono attivati all'interno della nostra azienda sono particolarmente sofisticati e impegnativi. Cerchiamo laureati e diplomati prevalentemente in materie tecnico-scientifiche, ma certamente anche esperti di contabilità, di legge e di altre discipline che possano aiutarci a mantenere il cuore pulsante in questo Paese.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IGNAZIO ABRIGNANI

  PRESIDENTE. Per l'occupazione è una buona notizia.

  FULVIO CONTI, Amministratore delegato di Enel. Anche la modalità è importante. Io do molta importanza a questo nuovo meccanismo di alternanza scuola/lavoro, che funziona molto bene in tanti Paesi dove il problema dell'occupazione giovanile è sostanzialmente risolto. Poterlo attivare anche in Italia credo vada ascritto al merito delle forze sociali che lo hanno accettato e – se permettete – anche di Enel, che ha avuto il coraggio, prima azienda in Italia, di promuoverlo e di adottarlo.
  Questo è il quadro di Enel in Italia e del suo essere buon cittadino di questo nostro Paese. Adesso vorrei che ci proiettassimo a livello europeo per eliminare alcuni falsi miti che ancora oggi allignano nel nostro Paese. Quando si parla di Enel si pensa al vecchio monopolista, a una realtà che non esiste più, se mai fosse esistita nel tempo. Oggi Enel compete in un mercato che è tra i più liberalizzati in Europa. Come vedete in questa mappa europea (slide n. 8), il blu scuro identifica i mercati dove la competizione è viva ed effettiva.
  Come confermano i numeri, produciamo meno del 25 per cento dell'energia che si consuma in questo Paese. Abbiamo una quota sul mercato libero che non arriva al 20 per cento e quindi non possiamo essere confusi con quello che una volta era l'Enel. Siamo un'azienda che opera in un mercato estremamente competitivo, così come è vero per i Paesi scandinavi o per il Regno Unito.
  Altri Paesi hanno scelto un sistema diverso. Faccio riferimento, ad esempio, al caso della Francia che nel corso di questi ultimi anni è rimasta dipendente da un unico fornitore. Si tratta di EDF, una società dello Stato francese che lo Stato stesso non ha mai inteso spezzare e ridurre, come invece ha fatto l'Italia a partire dalla legge Bersani del 1999, e che ha il vantaggio di una scelta tecnologica che non è cambiata nel tempo, cioè produrre energia elettrica prevalentemente dal nucleare.
  Per questo il costo dell'energia in Francia, pur con un solo produttore, è di molto inferiore al costo dell'energia in Italia, il che a mio giudizio dimostra il teorema secondo cui nel nostro settore non è importante tanto il numero di giocatori in campo, quanto le tecnologie che si usano per essere competitivi. Questo lo vedremo successivamente, comparando il mix italiano di produzione con il mix di altri Paesi che producono energia. Avendo l'Italia compiuto certe scelte, paghiamo un costo in più che rimane un fattore di minore competitività.
  Se guardiamo, invece, i numeri relativi a come si è evoluta la struttura del nostro mercato, una volta Enel deteneva il 77 per cento del mercato all'ingrosso, mentre oggi ha il 26 per cento. Nel mercato al dettaglio, il mercato libero, Enel ha una quota del 20 per cento. In altri Paesi esistono Pag. 7situazioni in cui i cosiddetti incumbent, cioè i maggiori produttori, continuano a essere particolarmente forti e a mantenere saldo il loro controllo sul mercato.
  In Italia, tanto per darvi un'idea, operano almeno una trentina di grandi produttori. Tutti i grandi produttori internazionali sono presenti nel nostro mercato ma, mentre nel mercato all'ingrosso vi sono 259 operatori, le aziende titolate a vendere energia elettrica ai cittadini sono 463. È un numero gigantesco se rapportato al tipo di business che abbiamo di fronte.
  La liberalizzazione, iniziata nel 1999 con la cosiddetta legge Bersani, ha prodotto un processo virtuoso in termini di investimenti, tanto è vero che in questo Paese abbiamo il parco generazione più moderno ed efficiente del mondo, anche se non è utilizzato come si dovrebbe, nonché una accertata e definitivamente conseguita qualità del servizio ed efficienza del sistema elettrico, con benefici anche in termini di riduzione delle tariffe per i cittadini.
  In tema di tariffe per i nostri cittadini, distinguerei tra il cittadino-famiglia e il cittadino-piccola e media impresa. Si fa un gran parlare di confronti con la Germania. La Germania con l’Energiewende, cui si ascrive il merito di aver compiuto una grande rivoluzione, non ha fatto molto di diverso da quello che abbiamo fatto noi in Italia o che hanno fatto gli spagnoli, ma ha compiuto scelte differenti di allocazione dei costi che conseguono.
  Rispetto a una famiglia tedesca, possiamo certificarvi che una famiglia italiana spende il 14 per cento in meno. Il costo per una famiglia italiana che consuma dai 2.500 ai 5.000 chilowattora all'anno si aggira, infatti, intorno ai 230 euro per megawattora. In Germania lo stesso costo si attesta a 268 euro. Diversa è la storia per quanto riguarda le piccole e medie imprese, che invece sostengono un costo in più: il costo medio per un consumo tra i 20 e i 500 megawattora è di 201 euro, che confrontato con quello della Germania presenta uno svantaggio del 34 per cento.
  Vorrei mettervi in guardia. Il dato della Germania è influenzato dalle scelte che ha operato lo Stato. In particolare, il Governo della signora Merkel nel recente passato ha deciso di allocare prevalentemente, se non quasi esclusivamente, sulle famiglie il costo derivante dai grandi investimenti effettuati nel settore delle rinnovabili, che sono uno dei fattori di maggiore attenzione per la crescita del costo dell'energia. Da qui discende l'extracosto che le famiglie tedesche pagano.
  Sono state, invece, salvaguardate le industrie, ma è stata creata una distorsione di mercato. La Germania è in questo momento sotto esame da parte della Commissione europea per possibile aiuto di Stato all'industria nazionale. Vedremo poi se risulterà in qualche decisione contraria a questa politica tedesca. Fatto sta che la Germania ha scelto di privilegiare le industrie a danno delle famiglie, mentre in Italia facciamo pagare tutti indistintamente sulla base del consumo. Gran parte dell'extracosto per le piccole e medie imprese nasce proprio da questa scelta del Governo italiano.
  Dietro il costo dell'energia vi sono delle componenti. Credo, però, sia utile rapportarsi a un concetto molto elementare, che può essere rielaborato. Per circa la metà, il costo dell'energia è dato dal costo del combustibile utilizzato: la chilocaloria che viene trasformata in chilowattora. Il 15 per cento circa equivale al costo del trasporto e della distribuzione. Tutto il resto è rappresentato da oneri accessori, imposte, accise e tasse.
  Queste affermazioni sono riportate in maniera puntuale nel seguente istogramma. Nella slide n. 10 si legge l'annotazione: brent, euro per barile. C’è il riferimento al petrolio perché la gran parte dei combustibili che si usano, quali gas, carbone o altri combustibili derivanti dal petrolio, sono legati al costo del petrolio stesso e negli ultimi anni questo costo è cresciuto di tre volte e mezza. Tutti noi ne siamo consapevoli, ma quando questo si trasferisce in un meccanismo di formazione del prezzo tendiamo a dimenticarcene. In realtà le materie prime sono cresciute in maniera significativa.Pag. 8
  Ciò nonostante, la tariffa per una famiglia italiana media – il consumo di 2.700 chilowattora corrisponde a una famiglia di quattro o cinque persone che usa elettrodomestici tradizionali – è cresciuta rispetto al costo del petrolio soltanto – dico io – del 90 per cento anziché del 358 per cento, e questo perché ancora una volta all'interno del sistema è stata fatta efficienza e si sono operate quelle economie di scala che hanno consentito di ridurre alcuni costi.
  Lo vedete riflesso in maniera inequivoca, ad esempio, nel costo del trasporto. Il costo del trasporto diminuisce perché sono stati realizzati investimenti in efficienza. Sono stati ridotti i costi e allo stesso tempo è aumentata la qualità. La riduzione è significativa, ma il punto rimane che il costo del trasporto, inteso sia come alta tensione sia come bassa tensione, sia quello di Terna sia quello di Enel Distribuzione, incide relativamente poco sul totale.
  Per quanto riguarda l'energia, come conseguenza diretta dell'aumento del costo delle materie prime si ha un impatto significativo. Nonostante questo, come vedete, nel corso degli ultimi anni, grazie all'efficientamento e alla maggiore resa delle chilocalorie trasformate in chilowattora nei nostri impianti ammodernati, siamo riusciti a ridurre anche questa componente di costo.
  Quello che invece inesorabilmente aumenta, ed è aumentato di quattro volte, è il cosiddetto pacchetto degli oneri di sistema. Gli oneri di sistema rappresentano la parte più rilevante della crescita della bolletta. Il 21 per cento del pacchetto corrisponde all'onere per incentivi alle energie rinnovabili, per regimi tariffari speciali oppure per il pagamento del decommissioning delle vecchie centrali nucleari, mentre il 13 per cento corrisponde alle imposte che vengono assoggettate. Una famiglia paga in media 180 euro per far fronte a questa componente chiamata oneri accessori.
  Adesso passiamo ad esaminare i vari aspetti con uno sguardo alla generazione di energia. Qui il confronto è con i Paesi a noi più vicini, quelli con cui normalmente competiamo nel mondo per le esportazioni. Come vedete, la situazione di Enel è profondamente diversa, come profondamente diversa è anche la media dell'Unione europea, nella misura in cui noi usiamo prevalentemente combustibili fossili e rinnovabili, senza alcun contributo del nucleare. Soprattutto, all'interno del mix diamo un notevole spazio al gas, che tende a essere più costoso degli altri combustibili.
  La Francia, che ho citato prima, producendo in prevalenza dal nucleare ha un costo in bolletta inferiore al nostro. La Germania, di cui si fa un gran parlare, impiega meno rinnovabili di noi, ma molto più carbone e ha quindi un costo di produzione leggermente inferiore al nostro. Ci si riferisce qui al costo della generazione di energia, non alla bolletta che comprende anche altri oneri e imposte. Infine, mi sembra importante sottolineare che Enel ha un mix molto più equilibrato e bilanciato rispetto alla media europea. Questo è dovuto a tanti Stati che hanno scelto politiche diverse dalla nostra.
  Quello che mi sembra altrettanto importante evidenziare è che nel nostro parco di generazione c’è un incremento dell'efficienza particolarmente significativo. Le due percentuali del 41 e del 47 per cento rappresentano la componente di chilocalorie che si trasforma in chilowattora. Più è alta la percentuale più è efficiente e meno impattante il sistema. Segnalo che tutto questo ha comportato una riduzione dell'anidride carbonica del 24 per cento nel periodo 2000-2012.
  Per quanto riguarda il parco generazione che Enel ha nel nostro Paese, i numeri non li diamo noi ma l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), che come sapete è un ente indipendente. Enel ha ridotto quasi a far scomparire le emissioni cosiddette residue e potenzialmente inquinanti quando concentrate eccessivamente nell'atmosfera.   Le polveri sottili sono diminuite del 95 per cento, l'anidride solforica è diminuita del 94 per cento, gli ossidi di azoto sono diminuiti dell'84 per cento, mentre in altri Pag. 9settori, quali l'industria, i trasporti o l'agricoltura, non è avvenuto lo stesso fenomeno. Enel è un'azienda che si è molto attivamente impegnata nell'ammodernamento del parco centrale, nel miglioramento dell'efficienza e nella riduzione degli impatti ambientali con risultati evidenti e affermati da enti indipendenti. Lo stesso credo si possa dire anche per quanto riguarda l'efficienza della rete. L'efficienza della rete in tutto il mondo si misura in base ai minuti di interruzione annui per cliente. Farà piacere sapere che siamo i primatisti mondiali in termini di efficienza. Abbiamo un'interruzione per cause tecniche limitata a quarantuno minuti, inferiore del 74 per cento rispetto all'anno 2000, quando peraltro eravamo già tra i migliori al mondo. Attraverso i nostri investimenti abbiamo potuto ridurre significativamente i disservizi, aumentando la qualità del servizio e allo stesso tempo conseguendo economie di costo, che credo siano comprovate anche dal confronto che possiamo fare con i nostri migliori concorrenti in giro per l'Europa.
  Credo che questo sia frutto anche del fatto di aver nel tempo, con coraggio, spinto la leva dell'innovazione. Siamo partiti tanti anni fa e siamo il primo Paese al mondo ad aver completato l'installazione del contatore digitale presso tutti i nostri clienti. Su questa base stiamo creando un'infrastruttura di rete intelligente che consente al nostro sistema di ricevere il contributo di oltre 500 mila nuovi produttori, tutti coloro cioè che hanno installato pannelli fotovoltaici sul tetto o altri impianti con rinnovabili. Il punto più critico di tutta questa vicenda sta nell'espansione, che ritengo eccessiva e non necessaria per uno sviluppo coerente e ordinato delle varie tecnologie, delle energie rinnovabili. Questo oggi comporta un costo in più per tutti gli italiani, imprese incluse, che nel 2013 è stato di 13,2 miliardi di euro. Per vostra informazione, questi 13,2 miliardi di euro sono equivalenti ai 22 miliardi della Germania e ai 9 miliardi della Spagna, vale a dire a quei premi particolarmente rilevanti che vengono dati come Terzo conto energia, come «salva Alcoa» e quant'altro.
  Essendo noi tra i leader mondiali nel campo delle rinnovabili, non siamo mai stati contrari a queste tecnologie. Siamo favorevoli e le utilizziamo, ma andiamo a cercare la risorsa dove c’è molto vento o molto sole. Non abbiamo bisogno di sussidi. Quando si offrono sussidi, si «droga» il mercato e si creano distorsioni. Qualche investitore riesce a realizzare anche un buon ritorno sull'investimento, ma certamente lo paghiamo noi cittadini, e lo stiamo pagando molto caro. Quei 13 miliardi colpiscono tutti noi. Questo purtroppo è vero in tutti i Paesi che hanno fatto la scelta disordinata di sviluppare in maniera molto rapida le rinnovabili. Si tratta di un costo, a volte sconosciuto ai cittadini, che andrebbe esplicitato. Se non ci fosse stata la corsa al mito delle rinnovabili con le leggi «salva Alcoa» che sono state approvate, il costo dell'energia sarebbe sceso del 6 per cento perché noi abbiamo continuato a lavorare per ridurre i costi per i cittadini. Gli obiettivi che l'Europa chiedeva di raggiungere nel 2020 li abbiamo già raggiunti nel 2012, ma a un costo che spesso dimentichiamo quando parliamo del futuro. Il futuro, per quanto riguarda l'economia europea, prevede la decarbonizzazione entro il 2050, con una tappa intermedia al 2030. L'obiettivo è quello di una riduzione delle emissioni del 40 per cento. Noi siamo stati in giro per l'Europa a cercare di convincere i legislatori europei a indicare un solo obiettivo, possibilmente quello della riduzione delle emissioni di CO2. L'esperienza della strategia 20-20-20, il Protocollo di Kyoto applicato con questa formula, ha prodotto il disastro di ventotto mercati differenziati, un costo dell'energia più elevato per i cittadini, margini più bassi per gli operatori che producono energia ed emissioni di CO2 che crescono in alcuni Paesi, come ad esempio la Germania. Purtroppo non siamo riusciti completamente nel nostro intento di ottenere un solo obiettivo. È rimasto un secondo obiettivo, ancorché misurato su base europea, che consiste nel Pag. 10raggiungere il 27 per cento di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. La Germania, ad esempio, è già sostanzialmente a quel livello.
  Quando l'obiettivo diventa multiplo, rende difficile una scelta ragionevole e razionale delle migliori tecnologie per conseguire il risultato e comporta – come in effetti ha comportato fino adesso il piano 20-20-20 – una pletora di situazioni e mercati diversi. Mentre si cercava di creare un unico mercato dell'energia in Europa, abbiamo finito per costruirne ventotto. Senza ombra di dubbio chi era più debole ha pagato di più. Noi, però, dobbiamo andare verso la decarbonizzazione dell'economia. Le nostre spinte tecnologiche vanno in questa direzione, ma è anche giusto ricordare che l'Europa è quasi sola in questo ambiente. L'Europa, che nel 2012 contributiva per il 12 per cento delle emissioni globali, nella migliore delle ipotesi nel 2030 potrà arrivare, date le politiche attualmente disponibili nei vari Paesi, a misurarsi con il 7 per cento delle emissioni totali.
  È evidente che senza un accordo mondiale – che spero possa scaturire dalla convention di Parigi del 2015 – lo sforzo che l'economia europea sta supportando per raggiungere questo obiettivo correrà il rischio di deprimere ulteriormente la competitività dell'industria europea e dei sistemi europei di sviluppo senza alcun vantaggio per il pianeta.
  Passo ora molto velocemente ad alcune annotazioni sulla Strategia energetica nazionale. Considero un fatto positivo che dopo tanti anni si sia riusciti a mettere insieme un documento che tracci le linee guida. Condividiamo l'obiettivo di aumentare la competitività del sistema attraverso la riduzione del costo dell'energia. Abbiamo cercato di mostrarvi che, come operatori, ce l'abbiamo messa tutta e che avremmo realizzato una riduzione del 6 per cento, se non fosse per gli stimoli dati al pannello fotovoltaico, che peraltro è prodotto in Cina. Come ho già detto in altre occasioni, sebbene qualcuno dica che sono stati creati dei green job, l'unico green job che ha veramente contato è quello di chi ha scaricato il container proveniente dalla Cina che conteneva i pannelli fotovoltaici. Noi che abbiamo investito in una fabbrica di pannelli fotovoltaici in Sicilia adesso dobbiamo venderli in giro per il mondo perché in Italia non c’è più posto. I pannelli sono tutti cinesi. È stato definito green job e ciascuno è evidentemente convinto del suo.
  La Strategia energetica nazionale porta sostenibilità ambientale, sicurezza delle forniture e possibilmente crescita, ma va declinata mediante provvedimenti corretti, non intempestivi né eccessivi. C’è un altro aspetto che abbiamo messo in evidenza. Come azienda continuiamo a essere protagonisti positivi e leader nello sviluppo di tecnologie per l'efficienza, il risparmio energetico e il miglioramento dell'ambiente. Produciamo e vendiamo energia elettrica. In qualsiasi modo vogliate misurarla, questo è il sistema più efficiente di trasportare e utilizzare l'energia in generale. Vedete anche voi quanto è facile portare un filo elettrico in questa sala e illuminare o far funzionare un computer. È il punto di partenza da cui noi muoviamo. Essendo un'azienda che vuole anche fare profitti, diamo ai nostri clienti-cittadini sistemi applicativi che consentono di risparmiare energia, sperando che possano passare tutta la loro energia al vettore elettricità contro la scelta di guidare una macchina a benzina o riscaldarsi con il gas. È la nostra ambizione, ci stiamo lavorando, ma credo risponda anche agli obiettivi della Strategia energetica nazionale di risparmiare energia, producendo benefici importanti nei prossimi anni, ridurre le emissioni nazionali e far crescere il sistema economico.
  Per capire come far crescere il sistema economico, mi rifaccio a uno studio elaborato dal Politecnico di Milano secondo cui, se riuscissimo a dispiegare con una soluzione di filiera integrata – non importando la tecnologia dai cinesi o dai tedeschi, ma costruendola in casa – tutte le apparecchiature efficienti, dalle pompe di calore alle cucine a induzione, alle macchine a batteria anziché a combustione, questo darebbe una svolta positiva Pag. 11all'economia nazionale fino a 350 miliardi di volume d'affari, con un incremento del PIL del 2 per cento. Parliamo di qualcosa di particolarmente importante.
  Nella relazione scritta vi segnalo alcuni dei possibili benefici per i cittadini-clienti derivanti dalla possibilità di utilizzare dentro una casa o dentro una città nuove tecnologie in grado di produrre efficienza e risparmio e di evitare di emettere inquinanti dannosi per la salute. Trovate alcuni importanti esempi di quanti risparmi si possano conseguire. Per questo vedrete Enel sempre più impegnata a diffondere quel concetto di servizio al cliente così importante nel contesto di un mercato che si evolve in due direzioni.
  In primo luogo, andiamo verso un modello diverso di produzione di energia, un modello in cui il cliente può diventare anche produttore. Come ho detto, in questo Paese ci sono 550 mila nuovi produttori di energia, persone che hanno installato un piccolo impianto da fonti rinnovabili sul loro tetto. Come ripeto, costano quest'anno 13 miliardi di euro, ma quanto meno lo hanno fatto.
  In secondo luogo, abbiamo in Italia una capacità industriale che può essere volano di innovazione. La manifattura italiana, il cui ruolo credo sia noto a tutti voi, può realizzare nuove attrezzature, nuovi equipaggiamenti e nuovi strumenti per conseguire il risparmio energetico. Come detto, noi abbiamo già avviato un percorso. Alcune delle nostre rinnovabili sono già competitive, ad esempio quando hanno un certo numero di ore di risorsa.
  Questo è ciò che stiamo proponendo. Noi immaginiamo un agglomerato urbano che abbia una grande componente di energia elettrica a disposizione per la propria mobilità e per il proprio sistema e non emetta, quindi, sostanze inquinanti conseguenti all'utilizzo di combustibili. Inoltre, vorremmo – perché no ? – continuare a far crescere la consapevolezza del cittadino cliente affinché possa scegliere in maniera corretta il proprio fornitore.
  Su questo si gioca il futuro del nostro sistema. Noi proponiamo una serie di innovazioni attraverso le nostre ricerche e lo sviluppo di nuove tecnologie. Proponiamo soluzioni tecniche e commerciali ai nostri clienti. Proponiamo ai sindaci e agli amministratori coinvolti, come lo proponiamo a voi oggi, un modello in cui l'energia elettrica venga considerata un pivot, una piattaforma da cui far partire un'evoluzione delle tecnologie che consenta una trasformazione positiva del nostro Paese.
  Mi fermo qui per consentirvi di formulare le vostre domande. Grazie.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Conti e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DAVIDE CRIPPA. Dopo un intervento di oltre quarantacinque minuti, dottor Conti, vorremmo avere l'opportunità di porle alcune domande. La parte iniziale della sua relazione è consistita nel raccontare quello che fa Enel e soltanto la parte conclusiva è entrata nel merito della Strategia energetica nazionale, che è l'oggetto di questa audizione. Pertanto, le sottopongo alcune questioni di merito.
  La vostra analisi sugli incentivi parte da un presupposto, secondo me, errato. I 13 miliardi di euro non rappresentano il costo del fotovoltaico. Credo sappiate meglio di me che la cifra attribuita al fotovoltaico è pari a 6,7 miliardi, mentre il resto riguarda altri tipi di rinnovabili ovvero i CIP 6 derivanti da sistemi di generazione che nulla hanno a che vedere con le energie rinnovabili.
  Tra l'altro, ricordo a tutti che i sistemi di rescissione anticipata dei CIP 6 gravano immediatamente sul costo della bolletta reale e non vengono spalmati nel tempo come gli incentivi sulle produzioni. Credo che gli incentivi siano stati dati in modo sbagliato, ma oggi possiamo constatare che hanno permesso di diffondere una tecnologia e di renderla più accessibile. Sul fatto che siano stati dati in misura esagerata la premessa è doverosa.
  La mia prima domanda riguarda le centrali a olio combustibile. Quale cronoprogramma di chiusura avete in mente, se Pag. 12ne avete uno, e quali centrali di vostra proprietà rientrano nel Piano di emergenza nazionale ? Quali cioè devono essere pronte a intervenire qualora si renda necessaria una produzione energetica alternativa dovuta all'interruzione sulle linee di approvvigionamento dall'estero o al programma di crisi ?
  In secondo luogo, che progetti avete sui sistemi di accumulo dell'energia ? Mi sarebbe piaciuto sentirvi parlare di questo oggi. Avete messo in campo qualche sperimentazione sui sistemi di accumulo elettrolitico ? Se sì, di quale potenza e quali sono le aspettative ad essi legate ?
  C’è poi l'annosa questione dei pompaggi. Vorrei capire quanti pompaggi sono disponibili sul territorio italiano, quali sono di vostra gestione, che potenza hanno e come mai a oggi non sono potenzialmente impiegati. Oltre a dire che le rinnovabili sono un costo in bolletta, preoccupiamoci anche di capire come sfruttare eventualmente le rinnovabili per evitare di pagare incentivi senza utilizzare l'energia prodotta.
  Ancora, quali sono i programmi di sviluppo di smart grid con i sistemi di accumulo ? Avete in mente sistemi in cui anche l'utente dotato di un proprio impianto fotovoltaico possa usufruire di un background temporaneo e rimanere comunque connesso alla rete ?
  Anche la questione capacity payment è una questione annosa più volte trattata da questa Commissione. Sareste disposti ad affrontare il problema in maniera puntuale e non, come è stato fatto in passato, a pioggia, indipendentemente dal sistema di generazione, sia esso olio combustibile o gas, prevedendo un sostegno ai soli impianti più efficienti e più flessibili, con una pianificazione precisa di uscita dagli impianti più vecchi e da quelli che hanno criticità ambientali ben note e rilevate ?
  Come vi ponete nei riguardi dei SEU (Sistemi efficienti di utenza) e delle RIU (Reti interne d'utenza), cioè dei distretti energetici ? Di recente è stata approvata dall'Autorità una direttiva in tal senso. Mi piacerebbe sapere se avete in mente di considerare e consigliare sistemi che finalmente prevedano questo tipo di utenze.
  L'esempio classico è quello del condominio in cui sia installato un impianto fotovoltaico e in cui l'interfaccia con la rete sia però unica. La rete si interfaccia con un unico contatore e in questo caso le singole utenze beneficiano dalla corrente prodotta dall'impianto fotovoltaico in auto-consumo diretto, senza dover per forza passare dalla rete di distribuzione e poi prelevare dai contatori delle singole utenze.
  Altra questione è quella relativa all'interrompibilità. Questo argomento è stato toccato solo marginalmente dal decreto-legge Destinazione Italia, attualmente all'esame del Senato, che potrebbe decadere nei prossimi giorni. Con riguardo all'interrompibilità abbiamo riscontrato questioni legate al pagamento e alla disponibilità del distacco della propria utenza. Secondo noi è del tutto obsoleto ragionare ancora in termini di interrompibilità, essendo questa misura stata inserita in un momento in cui c'era una cogenza di utilizzo e un'emergenza industriale di pianificazione. Secondo voi, potrebbe l'interrompibilità essere rimodulata o eliminata dal momento che non rappresenta più un reale problema sulla rete di distribuzione ?
  La successiva domanda riguarda l'organizzazione del vostro gruppo. Mi ha fatto piacere la critica ai pannelli di importazione cinese. Vorrei però fare presente che, da un lato, nei vari conti energia c'era il premio «Made in EU», che è stato oggetto di attacchi doganali e ripicche da parte dalla Cina. Dall'altro lato, vorrei ricordarvi che anche nei vostri negozi in franchising Enel. Vengono venduti prodotti cinesi. Vi invito quindi a considerare anche le vostre criticità interne.
  Quando si tratta di fare affari l'etica del made in Italy non è così presente nemmeno a voi.

  ANDREA VALLASCAS. Mi ricollego alla questione delle smart grid. Vista la situazione di insularità della Sardegna, che non crea sbilanciamenti nella rete elettrica italiana, vorrei sapere cosa pensa Enel Pag. 13dell'idea di utilizzare la regione come base sperimentale per l'applicazione del modello smart grid, al fine di aumentare l'efficienza e cercare di ridurre i costi all'utenza. Infine, vorrei sapere cosa pensa Enel della norma UNI sulla domotica legata alla misura per il controllo e il risparmio dell'energia negli edifici.

  PRESIDENTE. Abbiamo così terminato il giro delle domande. Dottor Conti, deciderà lei chi far rispondere e in ogni caso, visto che alcune domande sono molto tecniche, potrete integrare le risposte inviando una documentazione anche successivamente.

  GIANLUCA BENAMATI. Presidente, le chiedo anche di valutare l'eventualità di tenere aperta la possibilità per i gruppi di formulare domande cui i rappresentanti di Enel potranno rispondere in forma scritta o proseguendo eventualmente con l'audizione anche in un'altra occasione. Oggi ci siamo dilungati, ma gli argomenti sono tanti e anche al mio gruppo e agli altri colleghi farebbe piacere intervenire e porre domande al dottor Conti.
  Mi soffermerò velocemente su tre questioni. La prima riguarda il mercato unico. Abbiamo sentito Enel identificare con chiarezza una strategia aziendale, che può essere anche del Paese, sugli obiettivi. In questo momento se ne sta discutendo; la Germania ha una posizione chiara, l'Italia la sta elaborando. La preferenza è per un obiettivo unico, che sarebbe la cosa migliore per la riduzione dei consumi energetici. Sappiamo invece che il Parlamento europeo e la Commissione si stanno orientando verso un sistema multiplo di obiettivi.
  Su questo punto ho capito con chiarezza la posizione di Enel, ma c’è un altro tema relativo al mercato unico europeo dell'energia, esemplificato dalla slide n. 8 che lei ci ha mostrato, in cui le diverse gradazioni di blu indicavano la liberalizzazione dei diversi mercati. Visto che il 2014 è l'anno di discussione del mercato europeo dell'energia, quanto incide il problema delle liberalizzazioni, con alcuni mercati, come quello francese, bloccati, sullo sviluppo dei nostri player nazionali, tra cui Enel, che – per inciso – consideriamo essere un valore e un patrimonio per questo Paese ?
  La seconda questione è stata in parte introdotta dal collega che mi ha preceduto. Anche noi vorremmo conoscere più approfonditamente la vostra opinione riguardo alla capacità e alla flessibilità disponibile per il sistema e per i suoi bilanciamenti. La legge di stabilità, a nostro giudizio, ha fatto un passo in avanti. Ha, infatti, stabilito la necessità di identificare in maniera accurata le necessità di bilanciamento del sistema e quindi le capacità a disposizione, cercando di individuarle in funzione della loro efficienza, per cui si dovrà identificare anche un sistema di retribuzione da qui al 2017.
  Il nostro patrimonio termoelettrico è estremamente importante. Non è una questione che nasce oggi. Nasce da scelte che il Paese ha fatto nel passato e poi ha modificato. Rispetto a una filosofia di contenimento di questi impianti e a quella che può essere la capacità disponibile e sapendo che la Strategia energetica nazionale per le rinnovabili fissa obiettivi ulteriori e più avanzati in termini di produzione di energia elettrica, al di là e al netto della disponibilità di capacità di bilanciamento del sistema, vorrei sapere se avete una strategia non solo di chiusura degli impianti più obsoleti, ma di impiego degli impianti ancora efficienti.
  È un tema molto importante dal punto di vista occupazionale, ma anche per le caratteristiche del Paese in sé.
  Da ultimo, l'efficienza e il risparmio energetico sono le nuove sfide. Lei ha riportato correttamente dati molto importanti sugli obiettivi futuri di riduzione del fabbisogno energetico complessivo. L'Italia è molto avanzata dal punto di vista del risparmio e dell'efficientamento a monte, lo è meno a valle. Il Governo ha già fatto qualcosa in tema di ecobonus con interventi nell'edilizia e con il recepimento della direttiva europea 2010/31. Sarà poi la volta della direttiva 2012/27. C’è un Pag. 14problema di efficientamento degli usi energetici da parte dei consumatori e quant'altro.
  Molte aziende, tra cui vostri grandi competitor, intendono investire, realizzando sistemi aziendali utili a questo scopo. Voi avete strategie specifiche sul tema dell'efficientamento e del risparmio e come si tradurranno in termini di responsabilizzazione dei comportamenti del cliente ?
  Lei ha parlato dei contatori intelligenti e di altri interventi ancora da stabilizzare.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Vorrei fare una prima considerazione che rivolgo a lei e a tutti noi. Già nelle precedenti audizioni – ma a maggior ragione in questa – per via dei dati e delle riflessioni che ci sono stati proposti, credo sia emersa la necessità che, avvicinandosi il semestre europeo a guida italiana, il Parlamento – è uno stimolo anche per il lavoro della nostra Commissione – intervenga sulla definizione dei temi energetici da inserire nell'agenda della nostra presidenza.
  Nella relazione di oggi ci sono stati mostrati dati relativi al mix di generazione. Se giustapponiamo gli obiettivi, guardando alle caratteristiche dei diversi Paesi europei, è evidente la necessità di un'armonizzazione, nonché la necessità di far valere o tenere presente il punto di vista di un Paese come il nostro. Questa era una prima considerazione generale. La seconda questione è stata sollevata dall'onorevole Benamati. Io la riprenderò integrandola per alcuni aspetti. Tra gli obiettivi più generali della Strategia energetica nazionale c’è la riduzione e l'ottimizzazione dei consumi. Credo che siano aspetti importanti, da questo punto di vista, sia la piena consapevolezza degli utilizzatori finali sia la capacità di avere piena contezza dell'andamento dei consumi.
  Vorrei sapere se, a questo proposito, intendete intervenire per rendere più leggibile la bolletta. Noi dovremo recepire la direttiva 2012/27 ma, anche in funzione di questo nostro lavoro, vorrei sapere se avete già programmato un intervento di ulteriore semplificazione della bolletta.

  PRESIDENTE. Anch'io vorrei porre un paio di domande. Mi ha indubbiamente colpito il fatto, riportato nella relazione, che in dieci anni si è passati da tre a quaranta Paesi. Significa che c’è una forte presenza italiana. Pochi giorni fa l'amministratore delegato di Finmeccanica nel corso della sua audizione ci spiegava in maniera chiara quanto l'investimento all'estero voglia dire non soldi all'estero, ma utilità in Italia. Non dobbiamo pensare che quando un'azienda italiana investe all'estero delocalizzi. L'investimento all'estero è molte volte foriero di un ritorno in Italia.
  L'impegno all'estero di Enel è indubbio. Avrei la curiosità di sapere dove e con quali impianti mantenete quel 14 per cento di presenza nel settore nucleare. So che l'onorevole Crippa non condivide del mio spirito nuclearista, ma parlo a nome di Forza Italia e non come vicepresidente della Commissione.
  Lei ha parlato di 27 miliardi di investimenti. Quanti di questi sono destinati all'efficientamento energetico ? Enel non ne è responsabile, ma non possiamo negare che in questo Paese il costo dell'energia, rispetto a qualsiasi altra nazione europea, presenti un gap intorno al 30 per cento. Tra quello che paga un'azienda italiana e quello che l'energia costa all'estero c’è una differenza che incide sicuramente sulla competitività.
  Lei ha segnalato giustamente quanto il costo delle rinnovabili, che in questo Paese è distribuito indistintamente su imprese e famiglie, incida sul costo totale. Assoelettrica ci ha raccontato che l'impatto delle rinnovabili sulla bolletta è circa del 65 per cento con il 35 per cento di produzione, mentre la produzione elettrica è al 65 per cento con il 35 per cento di impatto. È sicuramente una differenza molto forte.
  È vero che con l'efficientamento energetico se si consuma meno si spende meno, ma noi abbiamo un problema di costo unitario del megawattora. La mia domanda nasce da qui ed è molto semplice. Pag. 15Quanti di quei 27 miliardi sono investiti per questo e soprattutto come si può realmente incidere sul costo unitario ? Parlando di tasse è facile, ma dall'amministratore delegato di Enel mi aspetto qualcosa in più. Come può questo Paese recuperare competitività rispetto agli altri Paesi sul singolo megawatt ? È questo che vorrei sapere sia da cittadino sia da imprenditore. I nostri elettori vogliono risposte da noi. In questo Paese l'energia costa troppo. Risparmieremo, ma va fatto anche un discorso inverso sulla diminuzione del costo in generale.
  Se non ci sono altre domande, do la parola al dottor Conti per la replica.

  FULVIO CONTI, Amministratore delegato di Enel. Grazie. Rimango a vostra disposizione. Se avrete bisogno di richiamare Enel, sarà mio dovere e piacere tornare a relazionarvi su temi di più specifico interesse vostro o di dettaglio. Se non sarete soddisfatti delle mie risposte, siamo ben felici di fornirvi ulteriore documentazione al riguardo, pur restando ciascuno libero delle proprie opinioni.
  Se permette, presidente, farò un percorso inverso, partendo dalle sue domande. Come lei ha ben detto, investire all'estero non vuol dire portare fuori risorse, ma esportare tecnologie e competenze e importare possibilmente benefici. Non vorrei ignorare il fatto che il beneficio più importante per me è soddisfare gli interessi di chi investe nelle nostre azioni, e sono un milione e 350 mila gli italiani che contano sulla solidità di questa azienda, sulla sua capacità di generare utile e di onorare il debito che abbiamo offerto alle centinaia di migliaia di italiani che hanno sottoscritto i nostri bond. Il nostro primo obiettivo è quindi garantire un ritorno adeguato a questi nostri concittadini che hanno investito su di noi. Ciò passa anche attraverso la diversificazione e il bilanciamento delle nostre attività. Passa attraverso la nostra capacità di resistere alle avversità, alla caduta della domanda, alle crisi finanziarie, all'alto costo del danaro, a tutto ciò che ogni impresa che venga qui a raccontarvi le proprie esperienze potrà descrivervi in maniera molto accalorata.
  In questi ultimi sette anni abbiamo attraversato un periodo storicamente mai visto e nonostante questo siamo qui con orgoglio a difendere un'azienda che continua a produrre ottimi risultati e che consegna a 1 milione e 350 mila azionisti, tra cui anche lo Stato, un ritorno adeguato al loro margine di rischio.
  Per quanto riguarda il nucleare, come azienda noi siamo nuclearisti convinti. In Italia abbiamo dato per acquisito il fatto che non c’è spazio per il nucleare e quindi siamo rassegnati a farlo dove possiamo e dove conviene. In questo momento abbiamo impianti nucleari in Spagna e in modo particolare in Slovacchia, dove abbiamo in corso un investimento per raddoppiare la capacità di un impianto che già funziona molto bene. È un impianto con un ottimo uptime, cioè con un tempo di lavoro che si interrompe molto poco. Avendo un uptime del 94 per cento circa, è un impianto particolarmente efficiente.
  Anche quelli spagnoli lo sono, ma usano tecnologie diverse. In Spagna la tecnologia è americana, mentre in Slovacchia è russa. Entrambe funzionano molto bene e contribuiscono positivamente al nostro risultato generale, al punto tale che in Spagna stanno pensando addirittura di estendere a sessant'anni la vita utile degli impianti, anche in considerazione della chiusura di un piccolo impianto che aveva raggiunto i quarant'anni di attività, ma che è molto ben funzionante ed entro breve forse verrà riaperto.
  Sul costo dell'energia ho cercato, evidentemente senza grande successo, di dimostrare come nel corso del tempo, nonostante l'incremento del costo delle materie prime colpisca per quasi il 60 per cento la nostra attività produttiva, saremmo riusciti a ridurlo. Abbiamo aumentato significativamente l'efficienza. Il 47 per cento di efficienza nasce dal fatto che abbiamo effettuato investimenti non soltanto nelle rinnovabili, come è giusto che fosse, ma anche nel miglioramento dell'uso delle materie prime con le vecchie tecnologie. Queste sono state aggiornate, sono Pag. 16diventate molto più efficienti, consumano meno chilocalorie e riducono il costo di produzione, oltre a emettere meno inquinanti.
  Oggi come oggi, se avessimo lasciato il sistema marciare senza interventi esterni, rispetto al 2008, per esempio, avremmo ridotto il costo dell'energia del 6 per cento. Non riusciamo a intervenire quando il regolatore o lo Stato utilizza la bolletta come uno strumento fiscale di raccolta di risorse. La bolletta è diventata uno strumento fiscale. Le accise e le imposte spostano dalla fiscalità generale al costo dell'energia una parte importante della stessa bolletta. Purtroppo noi siamo soltanto dei passacarte. Quello che ci viene imposto di fatturare fatturiamo perché non dipende da noi. Dipende più da voi, probabilmente. Conoscete le leggi.
  Ricordo anche che siamo in un regime di grande apertura e trasparenza del mercato, ma questo avviene anche attraverso il controllo di un'autorità indipendente, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas, che fissa le regole e decide come il sistema mercato deve muoversi.
  Siamo stretti tra due vincoli, uno dei quali è la scelta di utilizzare lo strumento bolletta energetica per raccogliere risorse che altrimenti sarebbero passate sulla fiscalità generale. Credo sia corretto trasferire alla fiscalità generale perché si colpisce un consumatore anche piccolo e indifeso oppure un'azienda particolarmente energivora, che soffre dei costi in più, per evitare di colpire fiscalmente tutta la popolazione. È una scelta su cui noi possiamo fare ben poco.
  Ciò nonostante, continuiamo a investire in efficienza. Gran parte di quelle somme sono dedicate a migliorare l'efficienza degli impianti esistenti, a mettere in funzione nuovi impianti più efficienti, scegliendo le tecnologie giuste, e a migliorare la diffusione di nuove tecnologie che consentano di ridurre ulteriormente la componente trasporto e distribuzione per il cliente finale. Tutto questo si in trasferisce sulla bolletta. Giustamente l'onorevole Peluffo si lamenta, e non è il solo. Anche mia moglie si lamenta delle bollette. Ancora una volta, non siamo noi a fissare le regole per le bollette. C’è un'autorità indipendente che fissa le modalità di informazione e ci dice esattamente tutto ciò che dobbiamo descrivere. È una cosa che colpisce tutti noi. Commetteremmo un reato se alterassimo questo concetto. Voglio, però, confermare che sul mercato libero, quando si sceglie consapevolmente di lasciare il mercato della cosiddetta maggior tutela per stipulare un contratto libero con il fornitore Enel, ci sono due possibilità. La prima, se non si è convinti dell'offerta proposta dal nostro agente commerciale, è visitare il sito internet in cui l'Autorità per l'energia elettrica e il gas confronta giornalmente le migliori offerte e verificare la convenienza della nostra proposta. Una volta scelta Enel, il vantaggio che si ricava non è soltanto economico, ma dipende anche dal fatto che arriva una bolletta molto semplificata in cui c’è scritto chiaramente quanto si consuma, come e perché, con l'aggiunta delle componenti indirette che gravano sul chilowattora consumato. La differenza è tra dieci pagine e tre pagine. Dove possiamo, evidentemente – credo di trovare terreno positivamente fertile per quello che dimostra l'Autorità in questo momento – vogliamo rivisitare la bolletta vincolata, della maggior tutela, più complessa. Quanto meno, ci siamo anche fatti interpreti di quest'esigenza studiando, con un noto semiologo italiano, la possibilità che ci aiutasse a compilare questa bolletta.
  Siamo in 40 Paesi e posso garantirle che alcuni di questi sembrerebbero lontani dal nostro mondo sofisticato, hanno una bolletta in un'unica pagina, molto chiara e trasparente, come la Columbia, il Perù. Non sto parlando degli Stati Uniti d'America, eppure le bollette sono molto chiare. Perché dovremmo complicarci la vita ? Eppure ci riusciamo perché questo è un Paese complicato, con tre volte il numero di leggi necessarie a far funzionare il sistema. Spero di aver risposto alla sua domanda, ma ci trova concordi sul fatto che dobbiamo lavorare in questa direzione di semplificare il sistema.
  Onorevole Benamati, grazie per la sua considerazione sul patrimonio del Paese. Pag. 17Questo mi rincuora e mi dà stimolo a continuare a lavorare come stiamo lavorando con i colleghi per fare dell'Enel, se possibile, la migliore multinazionale al mondo. Abbiamo, infatti, l'ambizione di diventare la migliore multinazionale al mondo, con il cuore e il cervello italiano, ma con un passaporto che si chiama Enel, ispirato dai valori del rispetto, dell'attenzione alle persone, della eticità e dell'attenzione al sociale.
  Evidentemente, il singolo mercato in Europa è una chimera, come sostengo da anni e come è dimostrato dai fatti. Basta guardare alla composizione dell'industria per capire che è difficile perché manca, soprattutto, in Europa il principio di sussidiarietà. Mi sono trovato diverse volte con Capi di Stato europei a commentare la distorsione che si ha nel non mettere a fattor comune gli sviluppi tecnologici e utilizzare al meglio le risorse. Che senso ha spingere la leva del fotovoltaico ad Amburgo, a Brema, e non poterlo fare in Andalusia, in Sicilia o in Grecia ? Eppure, accade che ciascun Paese vada per la sua strada e faccia una sua politica energetica «disottimizzata» per definizione. Immaginare, quindi, di poter avere più solare e più fotovoltaico dove c’è più sole rispetto a dove ce n’è di meno, mi sembra che sia logico. Perché «fare il vento» a 2 mila ore nell'Appennino, quando si potrebbe fare nel Mar del Nord a 4 mila ore ? Questo, però, necessita di una coesione tra i Paesi membri dell'Europa che oggi non vedo, non solo in questa, ma – ahimè – in tante altre realtà.
  Mi si chiede cosa succede con i vecchi termoelettrici: sono inesorabilmente chiusi. Oggi non lavorano, molti sono in fase di manutenzione esterna, fermi, freddi, come si dice in gergo, ma sono potenzialmente preziosi in un Paese molto antropizzato come il nostro e con la grande complessità delle norme. Quando riformerete il Titolo V, sarà sempre troppo tardi. Finché non l'avrete fatto, verrò a dirvi che siete inadempienti. Cambiate, per favore, e presto il Titolo V !
  Siccome questo è un meccanismo perverso, avere dei siti, ancorché oggi non funzionanti, diventa particolarmente importante per poterli recuperare nel tempo. Non sbandiamo nessuno, non abbiamo mandato a casa nessuno, anche se l'impianto è fermo. Nel corso degli anni, quei siti industriali possono essere in qualche modo riutilizzati convenientemente.
  Quanto agli investimenti nell'efficienza, investiamo – c'era anche una domanda sulla quantità – centinaia di milioni nello sviluppo delle ricerche su nuovi prodotti, tra cui anche un sistema di stoccaggio. Stiamo investigando anche quanto e come durano e che funzione possono avere in termini di capacità di immagazzinamento e di riconsegna delle batterie nei centri di ricerca di Pisa, di Isernia, sul campo per qualche megawatt di capacità. Abbiamo 7 megawatt in corso di prova con un potenziale sviluppo nel tempo di 70 megawatt. Oggi, questa tecnologia è troppo costosa per essere utilizzata convenientemente nel nostro sistema, ma non per questo non deve essere studiata. La stiamo studiando e sperimentando con tecnologie diverse.
  Cerchiamo, quindi, di favorire sin da adesso una filiera italiana perché ci siano batterie italiane e perché non si debba andare a prenderle, come qualcuno dei miei amici concorrenti vuole fare, in Giappone. Cerchiamo di realizzarle qui in casa visto che abbiamo la possibilità di lavorare nel tempo e di svilupparle. Vi è, inoltre, ciò che facciamo nel miglioramento dell'efficienza dell'impianto a carbone, non solo per ridurre le emissioni, ma anche per aumentare l'efficacia del funzionamento dell'impianto delle caldaie. Lavoriamo anche molto nel settore delle reti per garantire ancora una volta una fruibilità senza interruzione, in cui un elettrone passa e accoglie anche la variabilità di 550 mila produttori di energia, le famiglie, i piccoli impianti, che entrano e escono senza alcuna disfunzione. Questo è un fatto scientificamente e ingegneristicamente di eccellenza.
  Siamo anche innovativi nel momento in cui cerchiamo di produrre tecnologie che possano essere d'aiuto per il cliente finale, per le famiglie, per le industrie. Non solo Pag. 18siamo, quindi, bravi nel settore diagnostico diretto, interno per cercare di eliminare disfunzioni, perdite o inefficienza interna, ma ci presentiamo anche, in accordo con aziende che sono nel settore in Italia, con prodotti nuovi. Proponiamo le pompe di calore, tutto quello che riguarda l'illuminazione a LED, regaliamo anche lampadine a LED per convincere i cittadini a risparmiare.
  Facciamo tutto questo possibilmente in una logica di integrazione di filiera, ma anche con quella di andare in direzione di un cliente divenuto consapevole, che ha voglia di confrontarsi con noi come fornitore di ultima istanza e proporre soluzioni ad hoc per ogni singola realtà.
  Chiaramente, vi è anche un tema del parco immobiliare italiano. Il 70 per cento delle nostre case ha più di 40 anni, è stato concepito e costruito in una logica completamente diversa da quella che le farebbe costruire oggi ex novo. In questo caso, tutti gli ecobonus ben vengano. Evidentemente vanno sfruttati, ma se possibile anche accompagnati da incentivi che aiutino la penetrazione di queste nuove tecnologie. È evidente che possiamo e dobbiamo lavorare all'interno di questo quadro di riferimento. Spero di aver risposto alla domanda.
  La Sardegna è un laboratorio: certo, è possibile farlo, ma la Sardegna sta diventando sempre più non autonoma. Al contrario, sta diventando sempre più dipendente dal nostro continente con il nuovo cavo di collegamento verso quell'isola e con l'inesorabile, ahimè, chiusura di alcuni impianti ormai antieconomici, soprattutto quelli del Sulcis. Diventa, quindi, ancora più evidente che la Sardegna diviene tributaria di energia con il cavo di collegamento entrato in funzione recentemente.
  Quest'aspetto rende meno vero il concetto che il sistema si chiude su se stesso, e quindi probabilmente non si tratta dell'intera isola, ma di una parte. Stiamo conducendo una sperimentazione di città intelligenti anche in Italia. In questo momento, abbiamo Bari e Genova come esempi concreti, dove c’è la possibilità di dispiegare una serie di tecnologie che rende intelligente l'utilizzo dell'energia elettrica rispetto ad altre forme di energia.
  Lo stiamo facendo anche in altri Paesi. A Malaga troverà un sistema molto sofisticato, così come in Brasile. Le ricordo che non siamo soltanto italiani, ma una multinazionale: distribuiamo energia, ad esempio, alle maggiori città nel continente sudamericano, a Rio de Janeiro, a Buenos Aires, a Santiago del Cile, a Bogotà, a Lima e abbiamo milioni di cittadini. Gli enti locali ci chiedono le stesse cose che ci chiedono in Italia, per cui, dovunque possiamo, mettiamo in funzione questi meccanismi virtuosi di sperimentazione e di innovazione che, nel mio disegno, nella mia visione del futuro, renderanno possibile vivere in grandi agglomerati urbani a decine di milioni di persone senza impatto, con fruibilità immediata, con tutto ciò che è necessario; una sorta di Star Trek del futuro, ma che è possibile realizzare.
  Nelle grandi città che nel mondo si stanno sempre più formando, in questo momento c’è bisogno di queste tecnologie. Per questo, i cinesi, gli americani sono interessati a venire da noi, a guardarci e a chiederci come possiamo contribuire a quest'evoluzione del pianeta. In questo discorso c’è anche la Sardegna, ma purtroppo non nel senso che lei ha auspicato.
  Vengo ora alle questioni poste dall'onorevole Crippa, che ha rivolto molte domande e di tipo molto tecnico. Sarei dell'opinione, onorevole, se mi consente, di fornire una prima risposta molto generale per poi far avere risposte che saranno disponibili, se ancora lo riterrà necessario dopo la mia prima risposta, a tutti i suoi colleghi della Commissione.
  Quando parlo di incentivi attribuiti male ed eccessivi, non mi riferisco soltanto al fotovoltaico, ma a tutti gli incentivi complessivamente. Ho parlato di 13 miliardi di euro. Certamente, so benissimo qual è la componente fotovoltaica, ma anche quegli altri sono incentivi, all'eolico, ad altre forme. Affermo pubblicamente che sono contrario agli incentivi. Gli incentivi vanno riconosciuti quando si è in fase di ricerca e sviluppo e vanno aiutate Pag. 19le ricerche e gli sviluppi di nuove tecnologie, ma poi è il mercato che deve decidere, la capacità del singolo ingegnere di sapere quale sia la forma migliore di produzione. Questo è un dato di fatto. L'ho dichiarato come presidente di EuroElectric e anche qui oggi: non cerchiamo incentivi.
  In alcuni casi, se sono pagate delle somme, è per un servizio erogato, non per un incentivo. Gli incentivi sono applicati quando si produce genericamente una tecnologia che non è a cosiddetta grid parity, per cui ha bisogno di essere incentivata. Credo che sia stato fatto troppo e troppo in fretta e questo ha distorto anche l'evoluzione tecnologica successiva, paradossalmente frenandola e non stimolandola.
  Quanto a olio combustibile ed emergenza, credo che in questo momento abbiamo soltanto un paio di impianti considerati: si tratta, ahimè, di emergenze che si verificano, soprattutto in questi giorni con quello che vedo, purtroppo, accadere in Ucraina. Abbiamo avuto crisi nel 2008 e nel 2012 per ben meno di quello che, purtroppo, sta accadendo in questo momento in quel Paese, cioè che si strozzi la tubazione del gas, per cui diventa necessario, per evitare di rimanere al freddo e al buio, attivare questi impianti. Attualmente, mi pare di ricordare che ce ne siano a Piombino e a Montalto di Castro deputati a essere disponibili per riserve d'emergenza.
  Sui sistemi di accumulo, credo di averle risposto dicendole che ci stiamo lavorando, ma evidentemente siamo ancora ben lontani dall'aver trovato una soluzione conveniente. Continuiamo ad investirci risorse. Per vostra informazione, quest'azienda spende 350 milioni di euro in ricerca e sviluppo, si studiano sistemi applicativi, tra cui anche le batterie. Spendiamo, inoltre, qualche miliardo di euro nella parte di innovazione già comprovata, ma che va dispiegata e impiegata nell'equipaggiamento.
  Per quanto riguarda i sistemi di accumulo e le interconnessioni, è evidente che oggi ci troviamo di fronte a un fenomeno che nessuno poteva prevedere in queste dimensioni. Il momento di picco dell'energia in questi giorni, a parte il clima particolarmente favorevole, si aggira tra i 38 e i 40 terawatt di capacità. Soltanto 8 anni fa, in questo periodo sarebbe stato 55: abbiamo perso 15 terawatt di capacità.
  Disponiamo di una capacità installata in questo Paese che è il doppio di quello che serve. Abbiamo, cioè, tanti impianti fermi e, purtroppo, per questa distorsione teniamo fermi quelli che costano 50-60 euro e facciamo lavorare quelli che costano 150, 250 o 350 euro. Questa è la distorsione che si è generata in questo Paese, ma anche in Spagna, in Germania, non in Francia, non nel Regno Unito, non in altri Paesi dell'est Europa, certamente non in Svizzera e così di seguito.
  Inoltre, evidentemente i pompaggi esistono. Stanno funzionando a ranghi ridotti perché portare acqua sopra e riutilizzarla ha un costo particolarmente importante. Se, quando si deve riutilizzare, non si riesce a recuperare quel costo, nessuno potrà essere costretto a operare in perdita. Si lavora meno, allora, perché il differenziale di costo dall'energia che serve per spingere l'acqua verso l'alto e quello che si può ricavare spingendola in basso molto spesso non giustifica l'utilizzo. Questo è il punto fondamentale. Per sua informazione, abbiamo 6 mila megawatt di capacità.
  I sistemi di capacity payment sono legati a quello che si diceva: più aumenta la contribuzione di impianti che funzionano in maniera intermittente, più aumenta la necessità di un sistema di backup, di supporto. Se il buon Dio, infatti, adesso ci manda un po’ di vento e poi decade, il sistema va in qualche modo sostituito. Se scuote la testa, la invito a venire a trovare il nostro centro di dispacciamento: i grafici le dimostreranno come questo sia necessario. In ogni caso, non siamo noi a prendere questa decisione, ma l'Autorità consultati tutti gli operatori, come mi pare abbia consultato anche voi. Su questo ci atteniamo alle decisioni, anche confortati dal fatto che in molti Paesi, inclusa la Germania, il tema del capacity payment diventa un fatto rilevante e importante Pag. 20anche per il sostegno delle rinnovabili, che vengono meno in momenti della giornata in cui non c’è il sole, non c’è il vento e non ci sono altre soluzioni. Quanto all'interrompibilità, su SEU e RIU, purtroppo non decide Enel. C’è un regolatore: la mia opinione vale meno della sua !
  Alcuni impianti sono visti all'interno di una rete «magliata» sì, ma non sufficientemente bene, per cui alcuni impianti sono obbligatori. Cito un esempio banale: in Sicilia, alcuni impianti funzionano perché la rete non c’è in quanto qualcuno lungo la strada non la vuole, per cui non si riesce a portarla. Ancora una volta, con gli impianti che si trovano, per esempio, sulle coste meridionali della Sicilia, pur non essendo tra i più efficienti – stiamo investendo per farli diventare più efficienti con il consiglio comunale contrario, effetto della distonia legata al Titolo V, di cui, per favore, dovete occuparvi – abbiamo esattamente questo problema. Non essendo ben magliata la rete, comunque quell'impianto deve essere chiamato automaticamente dal dispacciatore perché senza di quello, infatti, non sarebbe possibile garantire la luce alla Valle dei Templi. Alcune di queste, quindi, saranno obbligatoriamente chiamate. Altre, invece, probabilmente in concorrenza con altri impianti, dovranno essere basate su chi offre meglio, ma questo è un principio di base su cui non abbiamo nessun problema. Ribadisco che non siamo noi a deciderlo, ma che qualcuno lo deciderà per noi. Come sempre, ci daremo da fare su quanto sarà deciso. Questo vale anche per l'interrompibilità, ma credo che un'attenzione sia necessaria per il tema della Sardegna, che il suo collega, onorevole Vallascas, ha sollevato. Lì alcuni impianti hanno goduto e beneficiato di interrompibilità, ma hanno anche fatto funzioni di interrompibilità proprio esattamente per il senso opposto di quello a cui lei pensa. C'era bisogno di un sistema. Un grande energivoro che consuma 150 megawatt assorbe questa capacità, diventa un fattore importante nel sistema di magliatura della rete, per cui deve necessariamente essere a disposizione. È decisamente necessario correre il rischio di dover interrompere la propria produzione e pagare il costo avendone il beneficio di una remunerazione che si chiama interrompibilità.
  Ciò premesso, ancora una volta Enel non ha la capacità di interloquire su questo fronte, ma è certamente convinta che un certo grado di interrompibilità possa essere importante. Se, però, venisse meno, gli unici a soffrirne potrebbero essere quell'industria, quel consumatore che ne hanno beneficiato fino adesso e quei soldi dovrebbero andare proprio a sollievo di piccole e medie imprese che, invece, hanno in questo momento della sofferenza. Questa è, però, una mia considerazione, quindi posso solo lasciargliela come tale.
  Credo di aver risposto in maniera molto veloce, ma a tutte le sue domande.

  PRESIDENTE. La ringraziamo molto. Ricordo che se lo riterrete opportuno potrete inviare successivamente ulteriori note di risposta.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Enel (vedi allegato).
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.

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ALLEGATO

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