XVII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 13 novembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE E SULLE PRINCIPALI PROBLEMATICHE IN MATERIA DI ENERGIA

Audizione di rappresentanti di Edison.
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 2 
Lescoeur Bruno , Amministratore delegato di Edison ... 2 
Potì Roberto , Componente del Comitato esecutivo di Edison ... 4 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 7 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 7 
Bianchi Mariastella (PD)  ... 7 
Vignali Raffaello (PdL)  ... 7 
Benamati Gianluca (PD)  ... 7 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 8 
Lescoeur Bruno , Amministratore delegato di Edison ... 8 
Potì Roberto , Componente del Comitato esecutivo di Edison ... 9 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 10 

Audizione di rappresentanti di Assogas:
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 10 
Bolla Stefano , Presidente di Assogas ... 10 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 13 
Benamati Gianluca (PD)  ... 13 
Crippa Davide (M5S)  ... 14 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 15 
Bolla Stefano , Presidente di Assogas ... 15 
Sala Sergio , Direttore generale di Assogas ... 16 
Epifani Ettore Guglielmo , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ETTORE GUGLIELMO EPIFANI

  La seduta comincia alle 14.10.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti di Edison.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Edison.
  L'amministratore delegato procederà all'introduzione, che leggerà in italiano. Le domande che rivolgeremo saranno tradotte in francese e la risposta, a loro volta, ritradotte in italiano. Per la comprensione del dottor Lescoeur è meglio operare in questo modo.
  Do la parola al dottor Lescoeur per lo svolgimento della sua relazione.

  BRUNO LESCOEUR, Amministratore delegato di Edison. Onorevole presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio per l'invito che avete rivolto a Edison in un momento molto importante per la nostra società, che celebra i propri 130 anni e ricorda il ruolo essenziale che ha svolto nello sviluppo del Paese. Abbiamo per primi introdotto in Italia l'energia elettrica illuminando nel 1883 la prima del Teatro alla Scala e subito dopo abbiamo costruito le prime centrali idroelettriche italiane.
  Siamo stati, negli anni Cinquanta, pionieri nell'esplorazione e produzione di idrocarburi e, negli anni Novanta, abbiamo investito in un grande programma di costruzione degli impianti più moderni del nostro Paese. Oggi, anche grazie all'ingresso nel gruppo EDF, siamo diventati un importante riferimento per l'approvvigionamento di gas e lo sviluppo degli idrocarburi in Italia e nel Mediterraneo.
  La storia di Edison è il successo di migliaia di grandi talenti entrati a pieno titolo nella storia d'Italia. Lasciatemi ricordare in quest'edificio la figura di Giuseppe Colombo, nostro fondatore e creatore del Politecnico di Milano, più volte ministro e Presidente di questo ramo del Parlamento. Con lui, voglio solo citare i nomi di Giacinto Motta, figura storica della vita istituzionale e industriale del Paese, e di Ferruccio Parri, già capo del servizio economico di Edison, primo Presidente del Consiglio dell'Italia del dopoguerra e senatore a vita.
  Vi ringrazio, quindi, per averci coinvolto oggi in questo ciclo di audizioni sulla Strategia energetica nazionale. Essa rappresenta il quadro più coerente per gli obiettivi strategici e per gli investimenti di Edison, che sono pienamente allineati alle sue priorità essenziali.
  Lasciatemi iniziare descrivendovi il quadro difficile in cui ci troviamo a operare. Il settore è sempre meno capace di attirare nuovi investimenti industriali. Non può contribuire alla crescita e alla competitività a causa dei prezzi finali in continuo Pag. 3incremento per i sussidi, le componenti regolate e le competenti fiscali.
  Le attuali politiche non hanno neppure conseguito in modo efficiente obiettivi di sostenibilità non solo a causa della crisi internazionale, ma anche per le distorsioni indotte dagli ingenti sussidi erogati a tecnologie mature per lo più non europee che erodono lo spazio di mercato di impianti a gas moderni, efficienti e sostenibili oggi fermi o addirittura in fase di chiusura.
  In parallelo, i nostri partner internazionali puntano sulla competitività, sulla sostenibilità ambientale e sull'innovazione tecnologica. Anche grazie al contributo efficace della strategia energetica nazionale, l'Italia deve aiutare l'Europa a concentrarsi sulle sue competenze maggiori, sulle sue vere leve di forza, tra le quali ne cito due: la lotta al cambiamento climatico deve restare l'elemento distintivo del prossimo quadro europeo; la riduzione delle emissioni di CO2 deve essere un obiettivo certo, sfidante e capace di orientare gli investimenti di lungo periodo del settore energetico generando segnali di prezzo reali e significativi.
  Inoltre, per le fonti rinnovabili, il sostegno deve spostarsi sulla ricerca dell'efficienza energetica, ma è fondamentale evitare che si ripetano gli errori e le distorsioni di questi anni derivanti da obiettivi molteplici e incoerenti. Il necessario complemento alle politiche di sostenibilità è la disponibilità di forniture di gas sicure e coerenti con i valori di mercato.
  È necessario, inoltre, rilanciare un quadro di relazioni stabili positive e di lungo termine con i fornitori storici, a cominciare dalla Federazione russa, che deve investire verso l'Europa in nuove produzioni e nuove rotte.
  Edison è attiva in questo campo grazie ai suoi progetti e al suo ruolo di piattaforma gas a livello internazionale del gruppo EDF, uno dei partner dello sviluppo del progetto South Stream. Inoltre, devono essere promosse le relazioni con nuovi fornitori, quindi a cominciare dal Mediterraneo dell'Est, dove sono state recentemente fatte grandi scoperte di idrocarburi che l'Europa oggi ha l'occasione di assicurarsi. Un ottimo esempio è Israele, in cui Edison è il primo operatore europeo attivo nel settore dell'esplorazione e produzione di idrocarburi. È questo il contesto in cui Edison vede il futuro del mercato italiano.
  Vorrei ora illustravi brevemente le principali sfide che vediamo davanti a noi, lasciando poi la parola all'ingegner Potì, che vi descriverà in maggior dettaglio alcune proposte.
  La prima sfida è legata al mercato del gas, che per l'Italia resta la principale componente di un sistema energetico sicuro e sostenibile. Non possiamo immaginare alternative a relazioni stabili come i contratti di lungo termine. Tuttavia, è necessario che essi siano sempre più in linea con le esigenze e con le condizioni effettive del mercato.
  Vorrei ricordare con soddisfazione che Edison è stata la prima azienda in Europa ad aprire, nel 2010, la strada delle rinegoziazioni dei contratti di lungo termine. È stata una strada complessa ma necessaria per dare a questi contratti un futuro coerente con le condizioni e le attese del mercato italiano.
  La seconda sfida, sempre nel settore del gas, è legata al futuro. Edison è promotrice di importanti progetti infrastrutturali, come il rigassificatore di Rovigo, oggi pienamente attivo. I nostri progetti Galsi dall'Algeria, IGB per interconnettere Grecia e Bulgaria e ITGI tra Turchia, Grecia e Italia sono tutti stati identificati dall'Unione europea come progetti di interesse comune, il massimo livello di priorità continentale per queste infrastrutture.
  Dopo la decisione del Consorzio Shah Deniz di scegliere l'Italia come mercato di destinazione del gas dell'Azerbaijan attraverso il TAP, gasdotto trans-adriatico, Edison è convinta che i propri progetti possano offrire un'opzione importante per le nuove fonti di approvvigionamento italiano e anche contribuire all'apertura del corridoio sud grazie alla loro maturità, alla loro competitività e all'approvazione di tutte le istituzioni coinvolte anche a livello locale.Pag. 4
  La competitività delle forniture gas è una condizione necessaria ma non sufficiente per costruire in Italia un mercato elettrico efficiente e competitivo. Oggi, i nostri impianti termoelettrici soffrono a causa dell'energia sussidiata, non programmabile e rimessa prioritariamente sul mercato. Molti sono in stato di conservazione e quelli meno efficienti sono in fase di chiusura. Nel contempo, essi sono sempre più necessari per offrire al sistema servizi di flessibilità resi essenziali proprio dalle fonti rinnovabili non programmabili. Ci auguriamo, quindi, che una migliore integrazione delle fonti rinnovabili nel mercato e l'introduzione nel «mercato della capacità» offrano rapidamente una soluzione efficace.
  L'insieme di questi interventi potrebbe offrire all'Italia un mix equilibrato ed efficiente, ma la concorrenza resterebbe incompleta se non potesse funzionare adeguatamente sul mercato finale. I consumatori, come gli operatori, hanno bisogno di competizione reale, di innovazione nei servizi e nei modelli di vendita e di una vera tutela economica per i consumatori che ne hanno effettivamente bisogno.
  L'ultima sfida che vediamo per il mercato energetico italiano è quella della valorizzazione delle proprie risorse domestiche, oltre al suo carbone bianco, le centrali idroelettriche, che costituiscono un patrimonio del Paese e un orgoglio storico di Edison. Oggi, per contrastare la dipendenza energetica crescente, l'Italia ha la possibilità di rilanciare importanti investimenti nel settore della produzione e dell'estrazione di idrocarburi. Tali investimenti possono portare un contributo importante al miglioramento per la bilancia commerciale italiana.
  La Strategia energetica nazionale stima 15 miliardi di euro di nuovi investimenti e 25 mila posti di lavori tra oggi e il 2020 e vi confermo anche la sfida imprenditoriale di Edison in Italia con un piano di investimenti da un miliardo di euro in 3 anni. Se gli iter autorizzativi avranno tempi compatibili, siamo quindi pronti a fare la nostra parte sotto il profilo ambientale. Peraltro, vorrei anche sottolineare che l'Italia è ben attrezzata con norme efficaci e autorità competenti e attente. Si tratta, quindi, di una sfida che possiamo vincere.
  Onorevoli deputati, vi ringrazio per l'attenzione che avete dedicato alle mie parole e anche a questo ricordo del ruolo di Edison nella storia industriale e civile italiana. Vi rinnovo la nostra piena disponibilità a ogni scambio e confronto futuro e lascio la parola all'ingegner Roberto Potì per approfondire brevemente il merito delle nostre proposte per l'evoluzione della Strategia energetica nazionale.

  ROBERTO POTÌ, Componente del Comitato esecutivo di Edison. Penso che abbiate già il materiale che abbiamo distribuito. Non mi soffermerò sui 130 anni della Edison, azienda con base in Italia che adesso ha un respiro europeo.
  Dico sin da subito che la Strategia energetica nazionale ci trova sostanzialmente in accordo sulla maggior parte dei punti. Tratteggerò, quindi, alcuni aspetti che riguardano maggiormente temi in cui Edison è più coinvolta e in cui può concordare o differire dalla Strategia energetica nazionale.
  Per quanto riguarda in generale ciò che sta succedendo sul mercato del gas (slide n. 3), c’è una buona notizia: il prezzo del mercato italiano, al netto dei costi di trasporto dal centro Europa al punto di scambio virtuale italiano, si è allineato con quelli europei. Il grafico contenuto nella documentazione che vi abbiamo consegnato mostra che così non era fino a novembre del 2011 e parte del 2012. Questo comportava notevoli perdite economiche per tutti gli operatori nel settore gas, ma anche un aumento dei costi finali della materia prima per i consumatori. Grazie a quanto indicato dall'ingegner Lescoeur – in quell'epoca, in Edison abbiamo dibattuto a lungo su cosa fare – quindi la vittoria nei quattro arbitrati internazionali contro i maggiori player mondiali nella produzione e fornitura di gas, Russia, Qatar, Algeria e Libia, abbiamo riportato il prezzo a condizioni ragionevoli.Pag. 5
  A questo punto, abbiamo ripreso e stiamo conducendo un secondo round di negoziati affinché non solo il prezzo passato ma anche il prezzo futuro sia competitivo. Di questi quattro grandi fornitori, la Russia si è dimostrata subito più comprensiva, per cui si è andati a una trattativa diretta. Per gli altri, invece, abbiamo dovuto attendere il verdetto dell'arbitrato. In futuro, verificheremo se saranno coinvolte anche altre aziende.
  A oggi, i contratti di approvvigionamento di gas di lungo termine sono diventati competitivi e possono garantire la sicurezza di approvvigionamento nel sistema italiano. A condizione, quindi, che siano competitivi e flessibili, siamo sostenitori del fatto che nel mercato debbano esserci questi contratti, un mercato che non può essere solo spot perché altrimenti saremmo esposti alla volatilità dei prezzi.
  Perché questi contratti rimangano competitivi, anche nell'audizione con l'Autorità per l'energia elettrica e il gas abbiamo sottolineato l'importanza che sia mantenuto l'Osservatorio prezzi e tariffe.
  Nelle trattative con questi grossi produttori di gas, è importante evidenziare l'andamento dei prezzi espresso da un osservatorio terzo rispetto al fornitore che richiede la rinegoziazione del prezzo. Ci è stato assicurato che si procederà in questo modo, ciò che è d'importanza fondamentale per l'esito di questi arbitrati.
  Va, inoltre, sottolineato che la quantità di gas esiste, la domanda non aumenta, ma possono esserci interruzioni di fornitura, come sta succedendo dalla Libia, come potrebbe succedere dall'Ucraina: in queste condizioni di emergenza, serve maggiore flessibilità.
  Il Governo sta mettendo a punto provvedimenti in relazione all'eventuale situazione di emergenza. Noi siamo favorevoli a questa flessibilità nei contratti e nel mercato affidata agli shipper, che hanno la possibilità di modulare il gas, in modo che anche i rigassificatori e gli stoccaggi operino in questo regime di flessibilità.
  Ci siamo permessi di fare una piccola previsione rapportata al 2010-2020 sulla domanda gas che è inferiore nel 2020 rispetto al 2010. Dal punto di vista della produzione nazionale di gas in una fase di riduzione della domanda si potrebbe avere un aumento della produzione con i benefici per la bilancia dei pagamenti e quelli che ha già citato l'ingegner Lescoeur in termini di investimenti, posti di lavoro, royalties e quant'altro.
  Bisogna tener presente che quasi tutti i Paesi che hanno risorse di idrocarburi nazionali cercheranno di metterle a profitto. L'Italia e l'Europa continentale, che ne hanno di più a nostro avviso, dovrebbero seguire questa strada.
  Questi investimenti per noi sono importanti, sono il cuore del budget dell'Edison per i prossimi anni, che si concentra prevalentemente in quelli negli idrocarburi e negli stoccaggi per circa un miliardo di euro già approvati, per cui speriamo che gli iter autorizzativi arrivino a termine con tutte le prescrizioni di sicurezza, ovviamente secondo gli standard internazionali.
  Faccio presente che la Edison già opera in altri Paesi, come la Norvegia, che ha standard di sicurezza certamente non inferiori a quelli internazionali. Applicando gli stessi standard, speriamo di ottenere le autorizzazioni che ci risultano essere state già avviate, ma l'investimento è già stato deliberato.
  Faccio uno switch sul mercato elettrico. Credo che altri operatori vi abbiano descritto la situazione di grave crisi dovuta non solo al calo della domanda, ma alla contemporanea presenza di fonti rinnovabili, alle quali siamo favorevoli. La Edison, insieme con EDF Energies Nouvelles, ha circa mille megawatt di fonti rinnovabili installate in Italia, quindi non siamo assolutamente dell'idea che non siano delle fonti da far crescere ulteriormente.
  Quanto al metodo con cui sono state incentivate, inserite nel mercato, abbiamo impianti a ciclo combinato che seguono regole di mercato e impianti non incentivati che competono con fonti rinnovabili, ma potrebbero essere anche altri impianti incentivati. Ciò ha creato una asimmetria di mercato che mette a rischio la sostenibilità economica delle centrali a ciclo combinato con una riduzione e possibile Pag. 6chiusura di impianti che altri operatori hanno già fatto in termini rilevanti, noi forse meno.
  Anche in Europa esiste questo problema, per cui si sta cominciando a pensare al mercato della capacità, cioè non solo al mercato dell'energia prodotta, ma a quello della capacità installata, cioè della disponibilità di produrre energia elettrica in modo compatibile con le fonti rinnovabili intermittenti.
  Anzitutto, non siamo d'accordo con l'obiettivo previsto dalla Strategia energetica nazionale di aumentare l'obiettivo di energia prodotta da fonti rinnovabili. Abbiamo già raggiunto l'obiettivo prescritto dal cosiddetto pacchetto 20-20-20. Pensiamo che tutto quello che si produrrà in più – ovviamente, lo si produrrà – possa essere scambiato con i Paesi che invece non raggiungeranno quell'obiettivo, in modo da farci riconoscere in parte gli oneri di sistema che i consumatori italiani hanno pagato. Esiste un meccanismo noto come trasferimento statistico tra gli Stati membri dell'Europa che potrebbe consentirlo.
  È, inoltre, a nostro avviso, necessaria una revisione dei contratti di importazione di energia rinnovabile da Paesi terzi. Tali contratti risalgono al momento in cui si pensava che non avremmo raggiunto l'obiettivo delle fonti rinnovabili. Nell'attuale situazione italiana, sinceramente mi sembra fuori tempo e fuori luogo pagare dell'energia incentivata a produzioni rinnovabili all'estero.
  Bisogna privilegiare le nuove fonti rinnovabili, come stiamo facendo. La tecnologia, si è evoluta, gli impianti eolici hanno maggiore efficienza, quindi, anziché costruire nuovi impianti e nuovi siti e occupare altro spazio, pensiamo che sia molto più utile il repowering degli impianti esistenti.
  In questo senso, vorremmo essere tranquillizzati anche su quanto sentiamo su nuove rimodulazioni temporali degli incentivi che non siano, in queste rimodulazioni, esclusi i repowering. In una bozza forse non definitiva era prevista, infatti, quest'ipotesi.
  Le fonti rinnovabili dovrebbero partecipare ai costi di sbilanciamento del sistema. Non è assolutamente una manovra retroattiva, altrimenti ne soffriremmo anche noi. Ci sembra, però, giusto che si creino costi aggiuntivi sulla rete o sul bilanciamento del sistema.
  La revisione delle tariffe minime garantite e, soprattutto, quella del sistema dello scambio sul posto dovrebbe avvenire in un certo modo. Esistono impianti solari o rinnovabili che usano come stoccaggio la rete nazionale: riteniamo che bisognerebbe incentivare, invece, l'autoproduzione e l'autoconsumo sul posto, in modo che, anche in termini di domanda, sia calibrato meglio l'impianto e l'effettiva necessità di energia sul posto. Attualmente, invece, il cosiddetto scambio sul posto favorisce la costruzione di impianti rinnovabili sussidiati, col sistema generale che fa da ripartizione e stoccaggio per gli impianti.
  Quanto al sistema di tassazione, siamo contrari alla Robin tax, soprattutto in questi momenti di bilanci in rosso effettivamente iniqua. Se, però, iniqua è, deve essere applicata a tutti. Sappiamo di categorie di impianti incentivati non colpite dalla Robin tax. Deve essere eliminata, ma nel frattempo applicata a tutte le fonti di produzione dell'energia elettrica.
  L'ultimo punto è quello dell'apertura del mercato retail. In Italia, c’è stata un'apertura del mercato, una privatizzazione a monte, cioè nella produzione. Nell'uso finale dell'energia, invece, e in particolare per il mercato retail sia domestico sia per le piccole imprese, siamo al di sotto della quota del 20 per cento per il mercato elettrico e molto al di sotto per il mercato gas.
  Soltanto il 20 per cento del mercato è aperto alla concorrenza. Ciò significa che i fornitori di energia e di gas non dispongono di una massa critica sufficiente per essere efficienti e offrire le migliori condizioni sul mercato, per cui proponiamo, sostanzialmente, che sia ridotto il perimetro delle tariffe tutelate alle categorie di utenti che hanno effettivamente una situazione economica da tutelare e non Pag. 7soltanto i bassi consumi. Si possono, infatti, avere bassi consumi, ma non un basso reddito.
  Va, inoltre, controllato meglio il rapporto tra distributore e venditore, che al momento crea dei problemi. Se, infatti, cambiate il vostro contratto in casa, la lettura del contratto precedente è una specie di incubo per cui non si sa mai come fare per il conguaglio. Questo rappresenta un blocco allo switch.
  Vi è, inoltre, ormai molto credito insoluto purtroppo e questo è un problema generale che al momento grava soltanto sui venditori che ricevono i soldi dai clienti, devono pagare distributori, gestori della rete e oneri di sistema. Se, però, non sono pagati dal cliente finale, praticamente hanno il debito al 100 per cento in carico. Bisogna semplificare le bollette, i servizi che possono essere resi post-contatore, aumentando la capacità del consumatore a gestire la propria energia, e quindi procedere al cosiddetto empowerment del cliente finale, creando una vera efficienza energetica.
  Per concludere e per bilanciare il processo di liberalizzazione del mercato che vede l'Italia nel quadro europeo – siamo anche in Euroelectric in posizione molto avanzata – in realtà manca questo tassello, nel senso che il mercato finale di fatto è aperto a meno del 20 per cento del perimetro possibile.

  PRESIDENTE. Ringrazio anche il dottor Potì.
  Abbiamo poco meno di un quarto d'ora per rivolgere qualche domanda e ascoltare le risposte. Le domande devono essere molto circostanziate anche per la traduzione, per cui vi prego di andare al cuore delle questioni.
  Do la parola agli onorevoli deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Personalmente, ritengo anzitutto necessario intervenire sull'efficientamento energetico, quindi sulle energie rinnovabili e solo successivamente sul gas e altre fonti. L'Italia, infatti, deve importare e, pertanto, dipende da Paesi esteri non sempre stabili. Ciò premesso, avete affermato che l'energia ha un costo alto rispetto alla media europea. Vorrei sapere cosa sta facendo Edison per ridurne i costi. Lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili passa, a mio avviso, soprattutto sulla loro continuità. Sappiamo che attualmente le fonti delle rinnovabili non sono continue: cosa sta facendo Edison in questo senso ? Siete interessati a fare ricerca per accumulare l'energia delle fonti rinnovabili o state migliorando l'efficientamento delle macchine ? Cosa chiede Edison, da questo punto di vista, sulla ricerca al Parlamento italiano ?

  MARIASTELLA BIANCHI. Vorrei chiedere due precisazioni.
  Vorrei un chiarimento su quanto affermato dall'amministratore delegato a proposito della centralità della lotta al cambiamento climatico: come si concilia quest'ultima con il mantenimento di centrali a combustibili fossili e con l'idea di cercare idrocarburi per un ulteriore sviluppo dell'uso di combustibili fossili ?
  L'ingegnere parlava di incentivi alle rinnovabili e di condizioni di priorità nell'accesso alla rete date alle rinnovabili perché corrispondono all'interesse generale di riduzione delle emissioni climalteranti. Mi chiedo se non consideri come una forma di incentivo per gli impianti tradizionali il fatto che siano in atto meccanismi come il capacity payment, che coprono la produzione di centrali anche non efficienti quando sono spente.

  RAFFAELLO VIGNALI. Ringrazio l'amministratore delegato, al quale vorrei rivolgere una domanda molto semplice. Nella sua relazione, ha dichiarato che Edison ha un piano di investimenti per l'Italia di un miliardo nei prossimi tre anni: mi piacerebbe che approfondisse quest'aspetto, nel senso di precisare di quali investimenti si tratta.

  GIANLUCA BENAMATI. Sono stati toccati diversi punti. Sulla questione della Pag. 8rinegoziazione dei contratti a lungo termine, il tema sarebbe da approfondire ulteriormente, ma porrò solo una questione specifica. In termini di capacità, relativamente ai gasdotti e ai rigassificatori, al di là della metodologia contrattualistica, che sarà da rivedere, secondo loro il sistema Italia è sufficientemente protetto da un punto di vista strategico ed economico nelle forniture ?
  È chiarissima, inoltre, l'affermazione relativa al non superamento dei limiti che l'Italia ha concordato a Bruxelles, e che sono europei, sullo sviluppo delle rinnovabili. Mi è meno chiaro il meccanismo di scambio proposto in questa relazione, ma che può per certi aspetti avere un interesse. L'Italia, infatti, si sta trasformando da Paese con scarsità e impianti molto vecchi in uno dei Paesi con impianti di generazione e possibilità di generazione tra i più moderni e competitivi d'Europa. Vorrei che fosse approfondito questo tema.
  Leggo positivamente la questione della compartecipazione, soprattutto se ne parla un'azienda che, se ho capito bene, ha un gigawattora di energie rinnovabili installate, agli oneri di sistema. Può essere una strada percorribile che, correttamente, chi crea alcuni problemi di sistema, contribuisca a recuperare in parte quegli oneri.
  Avete sollevato anche un tema di cui si sente poco discutere, ossia quello dei venditori, degli intermediari che si fanno carico e che oggi sono in forte sofferenza diretta e indiretta sia per la morosità di una serie di clienti sia perché la fragilità finanziaria di queste realtà li mette in un difficile accesso al credito. Su questo, avete qualche specifica indicazione ?

  PRESIDENTE. Darei la parola ai nostri ospiti per la replica.

  BRUNO LESCOEUR, Amministratore delegato di Edison. In merito al contributo alla riduzione dei prezzi da parte di Edison, il primo riguarda la rinegoziazione dei contratti a lungo termine del gas, che è l'architrave della riduzione dei prezzi, che oggi possiamo constatare con un allineamento dei prezzi spot italiani ai prezzi spot europei. Edison ha dato un contributo determinante a far sì che questo meccanismo si diffondesse in modo positivo.
  Un secondo contributo è l'efficientamento delle leve di produzione di generazione dell'energia elettrica. Da questo punto di vista, Edison ricorda di aver prodotto un piano di investimenti con un parco di centrali termoelettriche particolarmente efficienti ed efficaci che, nel contesto della revisione delle politiche di mercato, rischiano oggi la marginalizzazione nella gestione del mercato stesso. Vi è, dunque, una leva di gestione efficiente del parco attuale. Peraltro, i segnali dati agli investitori consentono loro per il futuro di continuare a investire su centrali termoelettriche efficienti nel nostro Paese.
  Sulla questione degli idrocarburi, il contesto in cui va inserita la risposta è che l'Europa e, in particolare, l'Italia resteranno nel futuro per diverso tempo largamente legate all'uso di idrocarburi nel loro mix, per cui il nostro richiamo alla massimizzazione, alla valorizzazione del patrimonio di risorse domestiche in Italia e in Europa è proprio connesso alla riduzione di una dipendenza del Paese dagli idrocarburi.
  Bisogna anche ricordare che, oltre agli effetti ricordati lo sfruttamento di risorse domestiche italiane consente di avvalersi di quadro di regole e di monitoraggi a standard elevatissimi sotto il profilo della sicurezza e dell'ambiente. Si tratta di best practice non comuni in altri Paesi produttori, anche non lontani.
  Il piano di investimenti da un miliardo di euro in tre anni, che è il piano sull'Italia di Edison, rappresenta il completamento dei progetti in corso di stoccaggio gas. Edison è il secondo operatore italiano per capacità dello stoccaggio gas. Il resto riguarda progetti di esplorazione e produzione di gas e idrocarburi in Italia, che dovrebbero completare il processo autorizzativo ed essere messi in condizione di fluire effettivamente. In questo momento, Pag. 9le condizioni di mercato italiano non consentono, invece, di immaginare progetti di investimento in capacità elettrica.
  Quanto alla capacità di importazione gas in Italia, a oggi essa è sufficiente per i bisogni italiani. Il valore strategico delle nuove infrastrutture sta nel quadro di sviluppo del sistema gas in Italia e, in questo caso, ricordo il commitment, l'impegno di Edison sulle infrastrutture, segnatamente Galsi e ITGI. In questo senso, Edison ha accolto con favore la decisione del Consorzio Shah Deniz di scegliere l'Italia come mercato di destinazione del proprio gas, che va posto in questo quadro strategico, considerando anche che il percorso di sviluppo di questi investimenti e delle infrastrutture a loro collegate sarà un percorso non breve.
  Quanto al tema delle rinnovabili e alla partecipazione di Edison e del gruppo EDF agli investimenti rinnovabili in Italia, certamente Edison come operatore di mercato ha seguito i segnali di incentivazione provenienti dalle politiche pubbliche e opera questi investimenti. Tuttavia, quella energetica è un'industria di lungo termine e Edison è tra gli operatori che hanno – e vogliono avere – una prospettiva di lungo termine. È, quindi, chiaro gli investimenti che oggi godono di incentivi necessari sono a rischio nel medio periodo. È necessario che le istituzioni siano sensibilizzate a riorientare i meccanismi di incentivazione verso schemi che consentano sia l'installazione di impianti sempre più sostenibili sia una migliore competitività del quadro operativo di questi impianti.
  Sul tema della ricerca e dello sviluppo, in primis, è opinione di Edison che siano gli investimenti in ricerca e sviluppo a dover essere l'obiettivo dello schema fondamentale di incentivo anche sulle tecnologie rinnovabili. Edison ha degli investimenti in ricerca e sviluppo in Italia e, nel quadro del gruppo EDF a taglia più ampia, ci sono investimenti in corso su tutti gli aspetti della filiera.
  È necessario, però, sapere che la pietra filosofale non è dietro l'angolo, che quindi questo va visto come un processo di lungo periodo e che queste politiche vanno rese organiche a tutte le altre politiche energetiche nel medio termine.

  ROBERTO POTÌ, Componente del Comitato esecutivo di Edison. Su ricerca e sviluppo era forse l'onorevole Bianchi a proporre il tema del capacity payment. Innanzitutto, il capacity payment non è un incentivo, come sa, si aggira oggi intorno a 100 milioni di euro per 50-60 mila megawatt e rinnovabili sono 12 miliardi di euro all'anno.
  La Edison, che ha interesse per le rinnovabili, vede una grave distorsione e uno sbilanciamento tra i due mercati che non può, secondo noi, far bene al mercato. Un impianto, qualunque esso sia, potrebbe essere anche a ciclo combinato incentivato, ma senza un prezzo di mercato, può offrire a zero, quindi in qualche modo spiazza l'altro. L'errore, dunque, non è solo, a nostro avviso, dell'incentivo un po’ troppo generoso, ma anche nel fatto d'averlo inserito in un meccanismo di mercato competitivo. Doveva essere una riserva di mercato senza condizionare la produzione degli altri impianti. Parliamo, quindi, di ordini di grandezza completamente diversi.
  Il capacity market di cui si sta parlando non è un incentivo, bensì un sistema competitivo che offre la capacità compensando quello che, invece, si potrebbe ottenere da uno spread più alto, quindi si rinuncia al guadagno in particolari momenti di punta, garantendo la sicurezza del sistema. Il capacity market, quindi, non è il capacity payment.
  L'altra domanda riguardava il meccanismo di scambio tra Paesi dell'Unione europea. Effettivamente, intorno al 2014 capiremo quali Paesi non raggiungeranno nel 2020 l'obiettivo delle fonti rinnovabili. Uno potrebbe essere la Francia, per cui sarebbe opportuno avviare accordi intergovernativi in modo che, anziché far affannare i francesi per dare altri incentivi alle loro rinnovabili, vi possa essere uno scambio di crediti italiani di energie rinnovabili Pag. 10affinché sia raggiunto l'obiettivo europeo e non solo quello dei singoli Paesi, potrebbe essere interessante.
  Infine, a proposito del mercato retail, non parlavo soltanto di piccoli operatori, ma anche dei grandi operatori, come noi ci sentiamo. Il mercato finale non è liberalizzato, ma, soprattutto, in questa situazione si riceve la bolletta a casa e si paga – e noi paghiamo tutto quello che è a monte – con condizioni di pagamento diverse. Noi paghiamo a 16 giorni il distributore, il cliente paga a 60 giorni, se paga. Questo sbilanciamento sta creando una crisi in cui ovviamente gli operatori più piccoli saltano.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e per i loro interventi e auguro loro buon lavoro.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dai rappresentanti di Edison.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

Audizione di rappresentanti di Assogas.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia, l'audizione di rappresentanti di Assogas.
  Ringrazio Assogas per la presenza e darei subito la parola al dottor Bolla, presidente di Assogas, per la sua introduzione.

  STEFANO BOLLA, Presidente di Assogas. Buon pomeriggio. Signor presidente, onorevoli deputati, vi ringrazio per l'opportunità di partecipare a quest'indagine conoscitiva sulla Strategia energetica nazionale che ci permette di aggiornare e di integrare le valutazioni già illustrate in passato durante la consultazione sul documento.
  Sono presenti anche Sergio Sala, direttore dell'associazione, e Marta Bucci, responsabile degli affari istituzionali.
  Anzitutto, ricordo che Assogas è un'associazione di categoria fondata nel 1979. Anche noi aderiamo a Confindustria da circa 20 anni e rappresentiamo 81 aziende che operano nel settore della distribuzione e della vendita di gas, quindi siamo presenti nell'ultimo miglio della distribuzione e vendita di gas.
  Sono tutte aziende che sottolineo indipendenti. Non siamo collegati a nessun gruppo dominante, sia esso italiano o europeo, per cui abbiamo un grande interesse affinché il processo di liberalizzazione iniziato con il «decreto Letta» sia messo in campo definitivamente. Infatti, siamo interessati allo sviluppo delle reali dinamiche competitive nel settore.
  Giusto per fornire qualche dato, nella distribuzione operano circa 227 aziende. Noi ne rappresentiamo una cinquantina. Per la vendita, sono 308 e noi ne rappresentiamo 31.
  Sapete benissimo che si tratta di mercati comunque fortemente concentrati. I primi tre operatori della distribuzione coprono circa il 50-60 per cento del mercato e i primi tre nella vendita quasi il 50 per cento.
  La SEN presenta sicuramente una serie di aspetti positivi. L'aver cominciato a ragionare su un tema così strategico in un'ottica sistemica ovviamente è un valore aggiunto molto importante. Prima le valutazioni scaturivano forse un po’ troppo per segmenti di mercato, mentre una visione complessiva è assolutamente importante, come lo è stata una consultazione così ampia. Gli obiettivi che avete definito sono tutti passaggi assolutamente sostanziali.
  Veniamo a qualche possibile criticità. Si tratta di uno strumento per il quale è difficile prevedere tutte le variabili. Viviamo in un mondo globale, è già difficile valutare le variabili nazionali, figurarsi quelle internazionali.
  Lo strumento deve essere, quindi, per forza dinamico, continuamente aggiornato. Alla fine, avanziamo anche una proposta di come vedremmo degli aggiornamenti ed è importante che gli interventi, una volta definiti, siano pianificati anche per poterli Pag. 11rivalutare coerentemente rispetto ai tempi medi di attuazione. Abbiamo anche un interesse a quelle analisi costi-benefici utilizzate talvolta a sostegno di una serie di decisioni, quindi magari anche condivise in maniera un po’ più completa.
  Per spiegare le possibilità di sviluppo del settore energetico, lo vediamo un po’ come degli ingranaggi che dovrebbero ruotare insieme in maniera più fluida. La concorrenza deve andare di pari passo con lo sviluppo delle infrastrutture e torneremo più avanti sul tema della governance.
  Riteniamo che la SEN dovrebbe, prima di tutto, valorizzare le risorse già presenti nel Paese. Il gas è una risorsa presente, sono già stati effettuati molti investimenti e sapete che la metanizzazione è già molto diffusa nel Paese. Sarebbe bene che al gas fosse conferito il giusto ruolo prima di disperdersi su altri percorsi.
  Credo che sia altrettanto importante mantenere fermo e confermare l'obiettivo di un mercato unico. Credo, infatti, che un mercato unico europeo sia un altro passo in avanti importante, recentemente riconfermato dal commissario. Con l'obiettivo della data del 2015, se non ricordo male, quello di un mercato complessivo europeo è un percorso importante in cui i flussi in energia possano muoversi liberamente e i prezzi siano determinati dall'equilibrio tra domanda e offerta. A nostro avviso, si tratta di un vantaggio che per il sistema non si può assolutamente perdere.
  Ovviamente, perché tutto funzioni, è necessario che ci sia un mercato, quindi anzitutto dei consumatori che facciano il loro mestiere di consumatori, che scelgano, e che ci sia una pluralità di imprese. Un tema che spesso sottolineiamo, infatti, è che nella commercializzazione del gas una parte del mercato è liberalizzato e una parte è ancora sotto tutela.
  Pensare oggi di ritenere che 19 milioni di consumatori siano incapaci di compiere una scelta nel settore energia ci sembra, francamente, non proprio convincente. Oltretutto, riteniamo che la concorrenza, quindi la possibilità di scegliere un fornitore o di cambiarlo se non rispetta gli obblighi assunti, sia il vero valore aggiunto. Perché questo funzioni, è necessaria una pluralità di imprese. Se, infatti, si liberalizza e poi si resta con 6 operatori in un mercato, è molto evidente il rischio un oligopolio. Si tratta, dunque, secondo noi, di due pilastri su cui bisogna tenere sempre bene acceso il focus.
  È importante anche che ci sia prodotto, liquidità nel sistema. Se, infatti, commercializziamo gas, ma il gas non arriva in Italia, ovviamente non riusciremo a essere molto competitivi.
  In questo contesto, inoltre, è necessario che le regole siano stabili, chiare e definite. Trattandosi di investimenti di lungo periodo, la normazione deve essere, infatti, più stabile di come è stata in passato.
  La SEN pone l'altro tema importante della creazione dell’hub sud-europeo. Come anticipavo, i tasselli obbligati perché ci sia concorrenza sono i consumatori e la pluralità di imprese e liquidità. È uno stimolo interessante. Bisogna diversificare le fonti di approvvigionamento, quindi avere Paesi diversi che riescono a portare il gas da noi. In questo modo, si diversifica l'offerta e, ovviamente, si abbassa il rischio delle quantità.
  Su questo punto, direi che è fondamentale, oltre che interessante, mantenere il focus, per esempio, sul progetto TAP, in relazione al quale mi sembra che lo Stato italiano abbia preso una serie di impegni importanti. Presenta il notevole beneficio di non ricadere sulle bollette, di non essere pagato dal sistema, ma dai produttori, e diversifica per la prima volta in maniera importante il Paese d'origine, il Paese produttore.
  Per quanto riguarda lo sviluppo delle altre infrastrutture, riteniamo che sia il mercato che in futuro deve determinare quali saranno richieste. Non abbiamo, per esempio, una visione assolutamente positiva sulla possibilità di costruire un rigassificatore, che pure sarebbe importante, pagato dal sistema.
  Saremmo sempre più orientati alla creazione di condizioni perché chi voglia investire non si perda nell'italico problema del timing di questo tipo di investimenti, ma in qualche maniera sia il mercato a Pag. 12portare alla realizzazione delle infrastrutture. Oltretutto, perché l’hub del gas funzioni, è necessario che sia coordinato a livello europeo. Diversamente, pur entrando il gas in Italia, senza il contro flusso verso il nord, rischia di essere un esercizio non completo.
  Altro elemento importante della SEN è la riforma della distribuzione del gas. Parlo degli ambiti, quindi delle gare. Nel merito, la nostra associazione ha avuto sempre una posizione abbastanza critica sul risultato di questa riforma. L'interruzione delle concessioni originarie, e quindi la loro riassegnazione per ambiti territoriali minimi di gara (ATEM), doveva o dovrebbe rappresentare il momento di un confronto competitivo. Sia, dunque, gara, se di gara si tratta !
  In teoria, dovrei fare la competizione, e quindi più soggetti dovrebbero partecipare a queste gare. Purtroppo, riteniamo che succederà il contrario. Recentemente, anche uno studio approfondito dalla Bocconi, che ha avuto il nostro aiuto metodologico, ha evidenziato che nella fase di assegnazione di queste gare d'ambito non ci sarà competizione perché le simulazioni fatte, forse per le verifiche degli aspetti tecnico-gestionali unite alle necessità finanziarie per parteciparvi, essendo molto grandi, creano barriere importanti all'entrata, dimostrando che non ci sarà una grande competizione.
  Addirittura, in moltissimi ambiti ci sarà solo un competitore possibile, per cui effettivamente ci sembra che la riforma non produca o potrebbe non produrre quei risultati sperati, lasciando al sistema solamente i costi.
  Credo che qualcuno che mi ha preceduto abbia posto il focus sul tema della misura. Conoscete il dibattito sul famoso smart metering, che effettivamente non può non essere considerato come un passaggio importante sia di industrializzazione del Paese sia, ovviamente, di opportunità per una maggiore trasparenza in bolletta, su cui non abbiamo nessuna contrarietà particolare.
  È chiaro, però, che sarebbe opportuno che la valutazione arrivasse una volta che si siano testati i contatori, si sia verificato che sistema di trasmissione dei dati è coerente. È necessaria, quindi, un po’ di sperimentazione. Diversamente, il risultato è di partire con delle campagne magari un po’ affrettate. Non dimentichiamo che questi investimenti finiscono in bolletta, per cui il rischio è di non avere un effetto così positivo e importante.
  Anche sul tema dello stoccaggio siamo assolutamente favorevoli agli investimenti, elemento che aumenta la flessibilità del sistema. Eventualmente, bisognerà orientarli tecnicamente più verso un miglioramento della capacità di punto di erogazione che sullo spazio.
  È, inoltre, positivo che si sia aperta la discussione – e in parte la si affronti – sul fatto che avvengano attraverso asta, ma serve coerenza per non dover, a valle, come venditore, imporre l'obbligo ai clienti finali di un servizio di modulazione a un prezzo predefinito. Se si è obbligati a vendere a un prezzo predefinito, non può, a monte, muoversi il mercato pena il rischio di un grosso squilibrio.
  Mi sembra anche assolutamente rilevante che si sia posto come primo punto della Strategia energetica nazionale il tema dell'efficienza energetica. È una fonte energetica alternativa, e quindi è importante che possa essere sfruttata appieno, magari rafforzando i mercati dei titoli di efficienza energetica, che già sono un'esperienza italiana di successo – forse bisogna spingerli a rendere i mercati un po’ più liquidi – e con regole chiare e stabili.
  Se, infatti, si vuole investire e rendere «bancabili» i progetti, bisogna avere la certezza, forse spingendo di più sul credito d'imposta, che magari però sia chiaro e possa rimanere negli anni in modo da poter programmare meglio gli investimenti.
  Poniamo, inoltre, un tema, che capisco che possa essere un po’ delicato da affrontare in questa sede, ma che, a nostro avviso, deve comunque essere affrontato: l'equilibrio tra modello di mercato e governance pubblica.
  Lo Stato fa le leggi, ha processi di verifica attraverso le varie istituzioni, dopodiché Pag. 13ha anche degli interessi economici in quanto azionista di riferimento delle principali aziende che operano nel mercato, è presente in tutte le aziende che operano nel settore delle infrastrutture, è un interessato percettore di una parte dalla bolletta per tutte le accise e le imposte. È chiaro, allora, che forse il sistema è un po’ troppo autoreferenziato e forse è opportuno segnalare i conflitti di interesse. In Italia, oltretutto, esiste questo strano sistema per cui paghiamo anche l'IVA sull'imposta di consumo. Anche questo aspetto dovrebbe trovare una sua sistemazione.
  Le nostre sono due considerazioni sostanziali. La prima è che si potrebbe pensare a una agenzia nazionale che, un po’ mutuando dall'agenzia americana, possa raccogliere in maniera sistematica tutte le informazioni nell'ambito dell'energia, in modo che, partendo dalla SEN, possa esserci un unico soggetto che riesca a misurare e a fornire indicazioni a tutto il sistema degli stakeholder, evidentemente le informazioni necessarie per manutenere questo processo. Non si può, infatti, pensare a una realizzazione della SEN oggi per poi dimenticarcene per i prossimi 15 anni.
  Un altro aspetto è un tema qui non molto alla moda, ma che sento di sostenere senza imbarazzi: forse una volta che si sia deciso quali sono le infrastrutture veramente strategiche, bisogna privatizzare il resto e far sì che il mercato cresca. Non parlo, ovviamente, di un piano di privatizzazioni selvagge, che so non essere in questo periodo particolarmente alla moda, ma un processo chiaro, trasparente, in cui lo Stato faccia un passo indietro e lasci un po’ di più al mercato libero sfogo, forse sarebbe sicuramente meglio.
  Dovremmo, come Paese, essere in grado di attrarre investimenti dall'estero, dal mondo, e risorse e capacità umane, ciò che crea valore aggiunto nel Paese. È un po’ complessa una partita in cui lo Stato detta le regole, fa l'arbitro e gioca, al tempo stesso, con la squadra principale sul campo di calcio. Non è un ragionamento estremamente semplice, per cui vi offro solo uno spunto di riflessione.
  Credo di essere rimasto nei tempi che mi sono stati concessi e concluderei affermando che in questo periodo forse bisogna evitare eccessive concentrazioni. È un momento di crisi, per cui, se le aziende diminuiscono e si concentrano in mano a pochi gruppi, sorge il problema che richiamavamo all'inizio, ovvero nel mercato mancheranno degli attori.
  Sentiamo di sostenere la concorrenza, che continuiamo a giudicare la forma migliore di tutela dei consumatori. Servono, quindi, consumatori; pluralità di operatori; liquidità dei mercati; attenzione allo sviluppo delle infrastrutture, possibilmente senza gravare sulle bollette, quindi lasciando al mercato, magari aiutando la parte del permitting o quella della selezione delle location per gli investimenti; una riflessione sull'opportunità e le modalità della privatizzazione di una parte delle attività una volta circoscritto meglio l'ambito strategico, che deve rimanere nell'ambito del controllo dello Stato.
  Vi ringrazio per l'attenzione e per l'opportunità che ci avete offerto.

  PRESIDENTE. Ricordo che dovremo necessariamente concludere i nostri lavori intorno alle 15,30. Do la parola agli onorevoli deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIANLUCA BENAMATI. Innanzitutto, vi ringrazio, come d'uso, per la vostra presenza e per l'interessante presentazione, che coglie lo spirito di quest'indagine conoscitiva evidenziando i punti critici della situazione anche alla luce del documento sulla SEN.
  Ho alcuni temi su cui riflettere. Con voi mi sembra giusta una riflessione sull’hub europeo del gas: è credibile ? In cosa si sostanzia e quali sono, a vostro avviso, gli elementi ancora eventualmente mancanti per raggiungere quest'obiettivo ?
  La seconda domanda riguarda ancora il gas, ma in maniera tangente. Esiste, in Italia, una diversificazione dei fornitori. Ho apprezzato i riferimenti anche sui nuovi gasdotti, sul numero di rigassificatori, per cui vi chiedo se anche voi giudicate Pag. 14il TAP e il sistema integrato che si va costituendo un sistema strategicamente sicuro per le forniture del Paese.
  Tuttavia, il gas, mentre come elemento energetico sui prezzi si sta allineando a quelli della media europea, ha in Italia un grande parco di impianti per la generazione di energia elettrica anche modernissimi, frutto dei restauri, delle modifiche, degli ampliamenti delle nuove costruzioni seguite da Marzano e da Bersani e in questo momento si trova in una condizione di difficoltà.
  Nel corso di queste audizioni, si è parlato molto di capacity payment o di capacity market, comunque della necessità che una quota di queste capacità, di questa potenza sia tenuta a disposizione per supplire alle intermittenze di una parte delle fonti energetiche di questo Paese, le rinnovabili.
  Il problema di questi impianti, però, è abbastanza consistente: qual è la vostra opinione in merito ? Non credo che potremo diventare esportatori di energia elettrica prodotta da gas. Molti sono questi impianti e, a parte la questione di quelli mantenuti in servizio in un sistema di mercato così protetto, mi pare che le difficoltà siano molte. Avete qualche idea in proposito ?
  L'ultima questione è banale. Il tema di un'agenzia nazionale non è mai stato posto nel corso di queste audizioni. Non ho ben capito, ma ammetto che è un mio problema, lo scopo di quest'agenzia come nuovo ente che andrebbe, verosimilmente, ad aggiungersi a costi e con strutture e realtà già esistenti: vi faccio presente che stiamo discutendo con il Governo del riordino dell'ENEA.
  È possibile immaginare che una parte delle attività che dovrebbero essere svolte dall'agenzia nazionale che proponete in termini di collazione delle informazioni energetico-ambientali – penso a elaborazioni di modelli, di scenari, di strutture, di valutazione di impatto eccetera – possano essere in carico a un ente già esistente nella riorganizzazione delle sue competenze ?

  DAVIDE CRIPPA. Innanzitutto, ringrazio gli intervenuti anche per la franchezza con cui hanno espresso considerazioni interessanti e sollevato, in questa sede, il tema dei conflitti di interesse che erano e sono ben noti da troppo tempo.
  Con la stessa franchezza, però, visto che stiamo facendo un ciclo di audizioni e ci è già capitato di audire altri soggetti aderenti a Confindustria, vorrei capire la differenza tra Anigas e Assogas, se si tratta solo di una questione dimensionale e di portata.
  Quanto alle tematiche specifiche che avete toccato, come quella dei contatori, turba un po’ alcuni operatori di settore il fatto che si paghino gli standard in metri cubi e non effettivamente il metro cubo metrologico.
  Lo standard a metro cubo è una convenzione fisica in base allo stato di pressione e temperatura, ma non è un'unità di misura metrologica. Mi sembra che il resto d'Europa paghi in metri cubi reali e vorrei capire se questo abbia ripercussioni negative per i venditori, mentre noi lo riteniamo abbastanza positivo dal punto di vista dei consumatori.
  Per quanto attiene, invece, agli stoccaggi, avete fatto un accenno all'opportunità di aumentare il parco stoccaggio. In realtà, però, oggi abbiamo stoccaggi vuoti perché non c’è una competitività, una convenienza economica a riempirli di gas. Aumentarne la disponibilità non fa partire necessariamente un mercato.
  Francamente, comincio a far fatica, su questo aspetto mi inserisco sulla scia della domanda del collega Benamati, a capire la strategia dell’hub europeo del gas. Dovremmo diventare quelli che convogliano il gas al resto d'Europa, come se questa non avesse le proprie linee di approvvigionamento e, soprattutto, come se fosse un Paese unico, mentre non è così.
  Se sulle merci abbiamo dei dazi di importazione per cui ognuno fa il prezzo più basso per pagare i dazi in ingresso sulla dogane europee, immagino una corsa all'approvvigionamento di gas per reimmetterlo sulla rete e distribuirlo in tutt'Europa. Stiamo facendo i conti senza Pag. 15l'oste quando pensiamo che diventeremo certamente, una volta che avremo avuto un'infrastruttura, l’hub europeo del gas.
  Oltretutto, notizia della settimana scorsa, Scaroni aveva lanciato un allarme sul gasdotto della Libia a causa di attacchi dei ribelli – bisognerà verificare la fonte – ma sostanzialmente tutte queste infrastrutture arrivano sempre da Paesi teatro di conflitti politici. Presumo che oggi il TAP nasca come un'iniziativa privata, ma attraversa territori non noti per disturbi politici e dissidi interni, ma ricordiamo che la Grecia non sta navigando in acque ottime. Non so, quindi, neanche che tipo di rapporti si preveda di gestire da qui in avanti, nella speranza che la Grecia rimanga in Europa, nel caso in cui decida di uscire. A quel punto, quanto varranno gli accordi pattuiti oggi ?
  Quanto al modello del mercato e alla governance pubblica, è evidente che ci sia la mano dello Stato all'interno di ENI e di Enel e sulle reti di distribuzione di gas ed energia elettrica. Il punto è come risolvere questo problema. Se lo si risolve svendendo la quota di ENI e di Enel, presumo che oggi comunque non cambierà ancora nulla a livello di prezzo. Nell'apertura della libera concorrenza, infatti, l'utente finale non ha beneficiato di questa diminuzione di prezzo. Se invece disponete di dati diversi, per cui l'apertura del libero mercato avrebbe significato per il cliente finale una diminuzione dei prezzi, vorremmo averli.

  PRESIDENTE. Do la parola al dottor Bolla per la replica.

  STEFANO BOLLA, Presidente di Assogas. Partirò dalle questioni più semplici e gradualmente cercherò di fornire risposte più puntuali. Pregherò Sergio Sala di intervenire magari sul tema dei contatori.
  La risposta più semplice è quella sulla differenza tra Assogas e Anigas. Vale il discorso che facevo sulla concentrazione di mercato. In Anigas, sono tutti grossi operatori, i dominanti, e qualche piccolo; Assogas comprende operatori medi e piccoli. La differenza sostanziale è la visione del mondo, se mi permette di estremizzare, dall'Olimpo alla gente normale. Ovviamente, noi abbiamo, come dicevo, un grande interesse affinché il mercato si apra, si liberalizzi, ci siano più opportunità. Vediamo, infatti, benefici complessivi sia per le aziende che rappresentiamo sia per il sistema.
  Quanto al TAP, la materia prima è concentrata nelle mani di signori né vicini né in Europa. Questo è un dato di fatto, su cui credo ci sia poco da fare. D'altronde, a meno che l'Europa decida di investire massicciamente sul tema dello shale gas, che penso conosciate – ma credo sia un po’ complicato come processo – probabilmente bisognerà continuare a prendere il gas da questi Paesi. Usando un po’ di buonsenso, aggiungere fornitori, che comunque hanno una diversa connotazione, anziché comprare il gas esclusivamente da Russia o Libia, forse diversificherà il rischio.
  Che la Grecia sia dentro o fuori dall'Europa, una volta che il gasdotto è costruito e funziona, faccio fatica a immaginare che interrompano il flusso. Ricorderà sicuramente anche la crisi dell'Ucraina di qualche anno fa. Alla fine – non vorrei essere brutale – non è un caso che d'inverno sia salito guarda un po’ il costo del gas, ma se non ricordo male non è mancato. È difficile immaginare che improvvisamente manchi il flusso. Anche chi vende ha tutto l'interesse a che il gas arrivi e sia pagato.
  Visto che il TAP mi sembra in fase avanzata di progettazione e mi pare che abbia comunque già ricevuto l'assenso da parte dell'Unione europea come infrastruttura strategica, mi sembrerebbe veramente un peccato non cogliere quest'occasione, con tutte le difficoltà che questo significa e comprendo che ne esistano.
  Quanto alla credibilità dell’hub europeo del gas, non dispongo di tutti gli elementi per darvi una risposta compiuta, come mi piacerebbe. A mio avviso, però, se costruiamo l’hub del gas da soli in Italia, probabilmente non andremo da nessuna parte. Si tratta, di uno di quegli elementi fondamentali che, come dicevo, devono Pag. 16essere necessariamente realizzati e disegnati insieme all'Unione europea. Diversamente, temo che non funzioni.
  È chiaro poi che la creazione di un mercato europeo non avviene in poco tempo. Gli interessi in gioco sono talmente rilevanti che, effettivamente, non sarà facile. Se, però, si continua a cercare di perseguire l'obiettivo, più eliminiamo barriere e meglio è. In ogni caso, devo precisare che, pur nella difficoltà di un mercato che non si è ancora completamente liberalizzato – era questo il mio mestiere anche nel 2000 – da allora effettivamente molte cose sono cambiate in tema di trasparenza del mercato, di possibilità di acquisto all'estero. Posso assicurarle che all'inizio non si riusciva a vedere neanche dove fosse la palla sul campo di gioco. Il percorso non è facile, ma credo che non sbaglieremo, se manterremo l'obiettivo del libero mercato.
  Quanto a tempi e modi, sento di affermare che cercheremo di accelerare il più possibile. Naturalmente, perché funzioni non servono solo i consumatori liberi di scegliere, ma anche le imprese che fanno le offerte. Se, infatti, sul mercato rimangono 6 aziende, allora forse è meglio, estremizzando, non liberalizzare.
  A quel punto, infatti, diventerà impossibile una concorrenza. A questo si deve aggiungere il concetto che ho evidenziato prima della liquidità: bisogna costruire delle condizioni per cui ci sia la borsa del gas, per cui il gas si possa effettivamente trovare liberamente. Il processo è importante.
  Quanto alla produzione elettrica, non ce ne occupiamo perché ci occupiamo solo di distribuzione e vendita di gas. È un problema importante. Sapete meglio di me che questo è l'effetto della crisi e forse anche della gestione del fotovoltaico poco ordinata. Da una parte, è un peccato che questi investimenti non siano produttivi; dall'altro, forse bisogna evitare che capacity payment o qualsiasi altra formula finiscano per essere una sorta di pagamento a piè di lista di investimenti magari sbagliati. Un imprenditore deve anche essere in grado di affrontare una situazione difficile, poi si tratta di trovare un equilibrio. Non è giusto neanche che tutti falliscano, ma bisogna essere attenti nella scelta dell'allocazione delle risorse.
  In merito all'agenzia nazionale, condivido l'opportunità di sfruttare un'agenzia già esistente. L'ENEA ne ha tutte le capacità. L'idea era quella di un soggetto in cui confluissero tutte le informazioni oggi probabilmente disperse tra i vari Ministeri, tra le autorità e che sia in grado di operare una sorta di monitoraggio continuo e di relazionare sull'andamento del mercato energetico, compito, che, come avete colto, è estremamente complicato per tutte le sfaccettature geopolitiche di sistema.
  Sul tema dei contatori, col permesso del presidente, cederei la parola al direttore generale di Assogas.

  SERGIO SALA, Direttore generale di Assogas. Buongiorno. Bisogna operare una distinzione fondamentale. Un conto sono i contatori dedicati ai volumi più importanti, e quindi quelli dell'industria...

  PRESIDENTE. Devo interromperla, ma purtroppo i nostri lavori devono proseguire con un'altra Commissione che sta attendendo la conclusione di questa audizione. Mi scuso, ma procederei in questo modo: su questo specifico punto, potete inviarci successivamente una risposta scritta, che faremo avere ai commissari.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.