XVII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Mercoledì 15 ottobre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catalano Ivan , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DEI SERVIZI DI MEDIA AUDIOVISIVI E RADIOFONICI

Audizione di rappresentanti di Persidera SpA.
Catalano Ivan , Presidente ... 2 
Ballerani Paolo , Amministratore Delegato di Persidera SpA ... 2 
Gandolfi Paolo (PD)  ... 8 
Catalano Ivan , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IVAN CATALANO

  La seduta comincia alle 13.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Persidera SpA.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, l'audizione di rappresentanti di Persidera SpA.
  Prima di dare la parola ai nostri auditi, volevo scusarmi per l'assenza di alcuni colleghi, dovuta ai lavori dell'Assemblea. Ringrazio il dottor Paolo Ballerani, amministratore delegato di Persidera SpA, per aver accolto l'invito della Commissione e gli do la parola per lo svolgimento della relazione.

  PAOLO BALLERANI, Amministratore Delegato di Persidera SpA. Illustre Presidente, onorevoli deputate e deputati, mi preme per prima cosa porgervi il mio ringraziamento per l'occasione data a Persidera di essere ascoltata in audizione da questa Commissione, nell'ambito dell'indagine sul sistema dei media audiovisivi. L'indagine è quanto mai necessaria, a fronte dei cambiamenti succedutisi dall'adozione del contesto normativo di riferimento, il cui primo impianto è avvenuto oltre dieci anni fa.
  Innanzitutto, vorrei descrivere la società che rappresento. Il nome Persidera nasce il 30 giugno 2014, ma le origini della società risalgono a più di dieci anni fa, con la denominazione di Telecom Italia Media Broadcasting, ovvero TIMB, quando il gruppo Telecom Italia Media ha deciso di investire sulla piattaforma digitale terrestre.
  Persidera oggi rappresenta un unicum nel mercato italiano, in quanto è l'operatore di rete nazionale che offre capacità trasmissiva in tecnica digitale terrestre esclusivamente a fornitori di contenuti non dotati di infrastrutture di trasmissione televisiva. Persidera è un operatore di rete puro che ha sviluppato, sull'impianto normativo che ha imposto la separazione societaria tra emittente e operatore di rete, un modello di business basato sulla separazione proprietaria della rete broadcast, così come avviene in tutti gli altri Paesi europei.
  Vengo ora a esporre una breve la storia della società. TIMB nasce nel 2004, quando il gruppo Telecom Italia Media con lo spin-off della business unit «Network Operation», conferisce a TIMB le frequenze, acquisite tramite trading consentito dalla legge n. 66 del 2001, relative al primo mux. Nel 2006 viene acquisita una seconda rete e costruito un secondo mux.
  Con l'avvio del processo di digitalizzazione nel 2008 in Sardegna, TIMB risulta assegnataria di frequenze digitali per un totale di 4 multiplex in conversione sia delle due reti analogiche (La7 e MTV) che appartenevano al gruppo, che delle due reti digitali (MBONE e TIMB1). Tuttavia, Pag. 3nel corso del processo di digitalizzazione, il Ministero ha assimilato TIMB agli operatori dominanti e le ha assegnato solo tre frequenze.
  Non ho intenzione, in questa sede, di ripercorrere l'iter giurisdizionale relativo a questo vulnus, che è ancora pendente in secondo grado di giudizio, volevo solo segnalare che nella conversione delle frequenze da analogico a digitale il gruppo TI Media ha perso un asset rilevante, e, come se non bastasse, sempre a causa dell'erronea assimilazione a Rai e Mediaset, le è stato anche impedito di partecipare all'asta per l'assegnazione delle eventuali frequenze del dividendo digitale.
  Uno snodo nella storia della società si è avuto con la cessione nel 2013 delle due emittenti La7 ed MTV e l'integrazione, il 30 giugno 2014 appunto, tra TIMB e Rete A, quarto operatore di rete nazionale, detentore a sua volta di due mux nazionali.
  Ad oggi, TI media e il Gruppo Espresso detengono rispettivamente il 70 per cento e il 30 per cento, delle azioni di Persidera, che ha assunto la forma giuridica di società per azioni, e controlla a sua volta l'intero capitale di Rete A.
  A questo punto, chiarite le origini della nostra società, entriamo nel dettaglio della società stessa e della sua attività. La struttura attuale è quella che vedete rappresentata nell'immagine mostrata. Persidera e Rete A costituiscono il primo operatore di rete nazionale indipendente in Italia con 5 mux digitali e con un'infrastruttura di grande capillarità, capace di erogare servizi ad elevato standard qualitativo: tre mux hanno una copertura pari a oltre il 95 per cento della popolazione italiana, gli altri due mux hanno una copertura di circa il 92 per cento della popolazione.
  In vista della valorizzazione sul mercato, è in corso un dettagliato piano di integrazione delle due società per accelerare e massimizzare le sinergie esistenti. Il piano di integrazione si concluderà con la fusione per incorporazione di Rete A in Persidera e sarà efficace dal prossimo 1o dicembre 2014. La struttura finale, dunque, è quella con un'unica società fusa Persidera, che avrà incorporato la società Rete A.
  Passiamo ai dati della società. Come dicevamo, vi sono cinque reti di diffusione in tecnica digitale terrestre a copertura nazionale, con diritti d'uso di durata di venti anni e scadenza il 31 dicembre 2032. Quattro mux hanno una capacità di circa 22 megabit e il quinto di circa 24. Possono ospitare circa 7-8 canali ciascuno a standard definition. Le tre reti e maggior copertura sono costituite da circa 800 siti di diffusione, mentre le altre due contano circa 400 siti. I siti sono per la maggior parte affittati da soggetti terzi.
  Come già anticipato, Persidera rappresenta un unicum sul mercato nazionale, in quanto è l'operatore di rete che ospita esclusivamente editori non dotati di infrastruttura propria, ed è in grado di proporre un'offerta commerciale segmentata e adattata ai bisogni del cliente, facendo leva su una tecnologia avanzata. Nel 2013, il fatturato della società è stato di circa 96 milioni di euro, grazie ad un portafoglio clienti nazionale ed internazionale di primaria importanza. I 96 milioni di ricavi ritornano da circa 72 milioni della vecchia TIMB, oggi Persidera, e circa 24 dalla società Rete A.
  Quanto al mercato di riferimento, nell'ambito della catena del valore del mercato televisivo, Persidera, avvalendosi dei servizi di ospitalità di terzi, fornisce ai propri clienti-editori i seguenti servizi: capacità trasmissiva su piattaforma digitale terrestre per canali in chiaro e criptati; trasporto terrestre e satellitare; servizi di playout per i canali; altri servizi wholesale di supporto per servizi audiovisivi non lineari, di gestione della rete e di consulenza.
  Nel mercato in cui Persidera opera, l'innovazione tecnologica costituisce un fondamentale fattore di sviluppo, come tra l'altro dimostra proprio l'evoluzione del settore televisivo dell'ultimo decennio, che con lo switch-off ha visto la creazione di valore senza precedenti. A differenza degli operatori integrati, che offrono capacità trasmissiva principalmente a loro stessi, ai Pag. 4gruppi di appartenenza, Persidera vanta un portafoglio clienti di importanza strategica per il mercato, composto da editori nazionali ed internazionali, tutti privi di infrastruttura di rete, per circa 40 canali televisivi, a cui aggiungere anche alcune radio di rilevanza nazionale. Tra i canali che trasmettiamo, c’è di tutto, c’è Cielo, ci sono sei canali appartenenti al gruppo Discovery, MTV, La7, i canali appartenente al gruppo LT Multimedia e così via.
  L'integrazione tra TIMB e Rete A ha consentito di realizzare in Persidera un soggetto in grado di competere con i due leader di mercato (Mediaset e Rai) in termini di efficienza di costi e qualità del servizio, guadagnando così la leadership nazionale come fornitore indipendente di ospitalità sulla piattaforma DTT. E ancora, grazie alle diverse reti gestite in esito all'integrazione, può differenziare la sua proposta commerciale, ovvero creare un portafoglio servizi, diversificato per tipologia dell'infrastruttura offerta, adeguato a servire diversi segmenti di mercato.
  Le tematiche per noi rilevanti in questo mercato e le questioni che vorrei sottoporre alla vostra attenzione sono le seguenti: il tema dei contributi per l'utilizzo delle frequenze televisive; la stabilità delle frequenze televisive per tutta la durata dei diritti d'uso, ovvero fino al 2032; e infine la stabilità del sistema di ordinamento automatico dei canali sulla piattaforma digitale terrestre, il cosiddetto sistema LCN.
  Venendo al primo tema, entriamo nel merito della questione sui contributi per l'utilizzo delle frequenze televisive, di cui si è parlato molto in questi giorni. In questa sede, cercherò di fornire un quadro della situazione e le motivazioni a sostegno della nostra posizione, che è fortemente negativa, rispetto alla delibera n. 494/14/CONS dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
  La delibera, approvata a maggioranza nel Consiglio del 30 settembre, conferma come valore di riferimento il prezzo di aggiudicazione delle frequenze TV dell'asta, pari a circa 31 milioni di euro. Il valore target, dunque, dei contributi per Persidera viene indicato in circa 13 milioni annui, identico a quanto richiesto a Rai e Mediaset. Viene lasciata al Ministero la facoltà di un'applicazione progressiva del nuovo sistema di contributi e viene rimessa al Governo la questione della parità di gettito rispetto agli introiti da canone di concessione delle emittenti ex analogiche.
  Considerato come, oltre ai contributi per i mux, gli operatori di rete abbiano altri oneri amministrativi, quali i contributi per i diritti d'uso relativi alle frequenze dei ponti di collegamento e i contributi amministrativi relativi all'autorizzazione generale di operatore di rete, che nel caso di Persidera sono di circa ulteriori 2 milioni di euro all'anno, l'impatto risulta essere impressionante. Tali valori, da sommarsi alla normale fiscalità, avrebbero un'incidenza sul fatturato di oltre il 15 per cento sul mercato di riferimento, considerando che il mercato complessivo della capacità trasmissiva, cioè del fatturato degli operatori di rete, è stimato in circa 400 milioni complessivi. Quindi, parliamo di un'incidenza di sistema di circa oltre il 15 per cento. È lampante l'irragionevolezza e la non proporzionalità di questi valori in danno alla concorrenza nel mercato televisivo e al pluralismo informativo.
  L'Autorità non ha considerato che le frequenze oggetto di questa imposizione non sono state assegnate gratuitamente, avendo formato oggetto di meccanismi di trading forzati, dal punto di vista legislativo, dalla legge n. 66 del 2001.
  Nel periodo compreso tra il 2001 e il 2008, TIMB e Rete A hanno investito in totale circa 500 milioni di euro nell'acquisto di frequenze, per la costruzione ed implementazione delle reti digitali; questo allo scopo, intanto, di adempiere agli obblighi di copertura fissati dalla normativa nazionale, di assicurare il simulcast per la prosecuzione dell'esercizio delle concessioni analogiche fino al completamento dello switch-off e infine di dare seguito ai puntuali obblighi di investimento in infrastrutture che prevedevano un importo di circa 35 milioni di euro per mux, fissati sempre dal Regolamento dell'Autorità.Pag. 5
  Esiste, dunque, una rilevante differenza tra frequenze assegnate gratuitamente, o anche illegittimamente occupate, e quelle oggetto di acquisto da parte di singoli operatori; differenza della quale l'Agcom avrebbe dovuto tener conto anche nella determinazione dei contributi.
  La non proporzionalità deriva inoltre dall'obiettivo – erroneo – sotteso nel provvedimento, di realizzare con il solo comparto produttivo degli operatori di rete in tecnica digitale terrestre lo stesso gettito, pari a circa 50 milioni di euro, prodotto precedentemente dall'imposizione sul fatturato derivante da canone e pubblicità nel mercato analogico dalla TV in chiaro, che aveva un peso dell'1 per cento circa sui 5 miliardi di fatturato e di canoni di riferimento dei soggetti da cui veniva percepito.
  Tale scelta contrasta con il quadro normativo di riferimento, in forza del quale l'Autorità avrebbe dovuto uniformare il sistema contributivo analogico e digitale individuando, quali centri di imputazione del prelievo, non solo gli operatori di rete bensì tutti i soggetti operanti nel mercato radiotelevisivo, indipendentemente dalla rete di comunicazione elettronica impiegata, con ciò garantendo una distribuzione proporzionata e non discriminatoria degli oneri contributivi. Pertanto, l'eventuale incompatibilità tra le entrate pubbliche derivanti dall'applicazione dei nuovi contributi e quelle già risultanti dal pregresso canone concessorio può essere garantita solo attraverso la fissazione di una disciplina riguardante tutti i soggetti del cosiddetto horizontal entry model – cioè gli operatori di rete, i fornitori di servizi media e fornitori di servizi interattivi associati o di accesso condizionato – operando, però, le dovute distinzioni tra operatori ed editori verticalmente integrati e non.
  Nella vigenza del regime analogico, l'attività radiotelevisiva, comprensiva sia dell'utilizzo delle reti che della trasmissione dei programmi, era esercitata da emittenti verticalmente integrate in forza di un titolo concessorio a carattere oneroso. Le emittenti erano tenute al pagamento di un canone annuo calcolato in misura percentuale dell'1 per cento del fatturato riferibile all'attività radiotelevisiva. Il quantum del canone era funzionalmente ancorato ai proventi scaturenti dall'esercizio del titolo concessorio, in armonia con l'esigenza di garantire il pluralismo dell'informazione.
  Nel previgente regime, il canone di concessione relativa al gruppo TIMedia (La7 ed MTV) e al Gruppo l'Espresso (DeeJay) sul mercato a valle della raccolta pubblicitaria era di poco inferiore a 1,5 milioni annui.
  L'assunzione, come unico valore di riferimento, del prezzo di aggiudicazione delle frequenze TV dell'asta conduce ad un'imposizione totalmente sganciata da una stima dei ritorni economici che le frequenze possono produrre, nonché dalle dinamiche che realmente interessano lo specifico mercato di riferimento.
  Nel quantificare il valore economico connesso all'utilizzo attuale e potenziale delle risorse, il regolatore avrebbe dovuto tener conto di diversi fattori, quali la sostenibilità dell'imposizione in relazione alle caratteristiche del mercato, la posizione rivestita dai diversi operatori, la qualità delle frequenze, le modalità di assegnazione, la possibilità di sviluppo tecnologico delle reti, la concorrenza e il pluralismo informativo.
  Particolare rilievo ha la posizione rivestita dai diversi operatori in questo mercato, che sconta ancora le distorsioni del mercato radiotelevisivo analogico per la posizione di dominanza di Rai e Mediaset, soggetti ancora verticalmente integrati, e la concentrazione di risorse in capo alle medesime. Si ricorda a proposito che è ancora pendente la procedura di infrazione avverso lo Stato italiano, n. 5086 del 2005, in cui la Commissione europea rilevava la necessità di una correzione del sistema televisivo italiano e della problematica relativa all'accaparramento delle frequenze da parte di Rai e Mediaset.
  Stante la possibilità di fruire di mutualismi interni e di economie di scala e di scopo, il valore di utilizzo delle frequenze attribuite ai soggetti verticalmente integrati appare differente rispetto a quello Pag. 6delle reti assegnate ad operatori di rete puri, quali appunto noi siamo, che invece cedono la totalità della capacità trasmissiva ad editori terzi indipendenti.
  Ne discende che, in assenza di fattori correttivi effettivi e idonei a neutralizzare i vantaggi che gli operatori verticalmente integrati conseguano, l'Autorità consente di fatto a Rai e Mediaset di ottenere un indebito vantaggio competitivo in totale spregio degli impegni presi con Bruxelles.
  Con i valori della delibera Agcom, Persidera, in qualità di operatore di rete puro, si troverebbe a dover sopportare un contributo incidente sul proprio conto economico in misura dieci volte superiore rispetto a quanto il pregresso canone concessorio impattava sul bilancio sia delle emittenti La7 ed MTV, allora integrate con l'operatore TIMB, che da DeeJay, allora integrato con Rete A, con effetti inevitabili sui prezzi praticati ai propri clienti editori che, considerate le specifiche caratteristiche di concentrazione delle risorse del mercato radiotelevisivo italiano, non sarebbero nelle condizioni di sopportare.
  A nostro avviso, il valore dei contributi non si dovrebbe discostare dal benchmark internazionale e dal confronto con il mercato mobile. Ofcom definisce il contributo per i diritti d'uso dei mux nazionali pari a circa 230.000 annui, riservandosi una rivalutazione di questi valori dopo il 2020. Ad un valore analogo si arriva partendo dai valori dei contributi per i diritti di uso delle frequenze mobili, di cui al Codice delle comunicazioni elettroniche, riproporzionandoli al mercato di riferimento.
  La fissazione di contributi superiori al benchmark, mettendo in discussione il piano industriale della nostra società, renderebbe insostenibile il modello di business di operatore di rete puro e potrebbe avere ripercussioni sulle scelte degli azionisti in relazione al futuro della società.
  Le stesse criticità sono state sollevate anche dalla Commissione europea, la quale, con una lettera del 18 luglio 2014, inviata sia all'Agcom che al Ministero dello sviluppo economico, ha formulato alcune osservazioni sullo schema di provvedimento nell'ambito del già richiamato procedimento di infrazione n. 5086 del 2005 in tema di frequenze televisive.
  Nella lettera, vi è un passaggio cruciale in cui la Commissione ha ribadito l'importanza di fissare contributi che tengano conto delle caratteristiche del mercato radiotelevisivo italiano come condizionato da alcune posizioni, tra le quali i vantaggi di cui hanno goduto gli operatori incumbent nella transizione verso il sistema digitale, nonché successivamente, e in particolare, come riconosciuto dalle autorità italiane nella loro proposta del 2009, i vantaggi degli operatori incumbent verticalmente integrati che hanno un numero significativo di multiplex.
  A tutela del pluralismo informativo, e considerate le specifiche caratteristiche del mercato radiotelevisivo italiano, come condizionato dalle disposizioni oggetto della procedura di infrazione 5086 del 2005, si richiede un intervento legislativo urgente volto a ridimensionare i contributi per le frequenze televisive al benchmark internazionale, considerando come l'eventuale compatibilità tra le entrate pubbliche derivante dall'applicazione dei nuovi contributi e quelle già risultanti dal pregresso canone concessorio possa essere garantita solo attraverso la fissazione di una disciplina contributiva riguardante non solo gli operatori di rete, ma anche i fornitori di servizi media audiovisivi, operando le dovute distinzioni tra operatori ed editori verticalmente integrati e non.
  Per quanto riguarda il secondo argomento di nostro interesse, ossia quello delle frequenze TV, vorremmo dire che le stesse sono centrali per il business della società. Come ho già detto, le frequenze sono state acquistate da TIMB e da Rete A sul mercato con un investimento complessivo di circa 500 milioni.
  Una parte di questi investimenti è andata perduta nella transizione da analogico a digitale. Come già anticipato, TIMB, essendo stata erroneamente equiparata a Rai e Mediaset, non ha potuto convertire Pag. 7le quattro reti legittimamente esercite e inoltre le è stato vietato di partecipare alla gara per le ulteriori frequenze.
  Oggi si prospetta una nuova trasformazione che potrà rivoluzionare il mercato televisivo. Tale trasformazione non dovrà però penalizzare il mercato broadcast e la sua evoluzione verso soluzioni tecnologiche evolute (si parla di DVB-T2 con codifica evoluta HEVC per la diffusione di massa sia dell'alta definizione che dell'ultra HD) o il livello di concorrenza al suo interno.
  Il digitale terrestre ha sempre avuto un ruolo centrale nell'industria audiovisiva nazionale e la sua rilevanza è stata rafforzata dal processo di switch-off. La piattaforma terrestre è l'unica disponibile per l'intera popolazione e garantisce sia un'offerta in chiaro che un'offerta pay, con una penetrazione e audience share molto elevate.
  L’audience share del terrestre ha raggiunto l'84,5 per cento nella prima metà del 2014, con un aumento del 5,3 per cento rispetto al 2009. L'unica altra piattaforma oggi esistente è quella satellitare rimasta sostanzialmente stabile al 15,4 per cento.
  Come è noto, dopo la Conferenza Mondiale dell'ITU-R del 2015, nella Regione 1, quella che comprende Europa, Africa, Iran e Russia, la banda a 700 megahertz, attualmente assegnata al broadcast, potrà essere allocata per servizi di wireless broadband. L'Europa potrà allora considerare di allocare questa banda ai servizi mobili.
  Noi chiediamo che eventuali decisioni sulla banda a 700 megahertz non penalizzino i soggetti che hanno investito, operato legittimamente e che utilizzano in maniera efficiente lo spettro radioelettrico.
  In tal senso, anche il rapporto di Pascal Lamy alla Commissione europea sulla banda UHF del 1o settembre 2014. Il rapporto è il risultato dell'attività dell'High Level Group sull'UHF costituito a gennaio 2014 e composto da rappresentanti sia dei broadcaster, che degli operatori mobili, che dei costruttori. Pascal Lamy propone una scala temporale, cosiddetta 2020-2030-2025 – fissando termini temporali per l'allocazione della banda al 2020 e al 2030 con una rivalutazione dello scenario al 2025 – per rispettare gli obblighi dell'Agenda digitale europea, garantendo ai broadcaster un percorso stabile per investire e svilupparsi nel medio-lungo termine.
  Per venire all'ultimo punto, passo all'ordinamento sui canali LCN. L'ultima questione che vorrei sottoporre all'attenzione di questa Commissione riguarda l'ordinamento dei canali della piattaforma digitale terrestre. Si tratta di un tema altamente controverso che ha determinato, e continua a determinare, una serie di incertezze nel mercato, bloccando gli investimenti e lo sviluppo di nuove iniziative sulla piattaforma digitale terrestre.
  La questione è di evidente interesse per gli editori, in quanto l'ordinamento canali è lo strumento di ricerca primario per l'identificazione di un programma sul telecomando.
  Con i primi switch-off del 2008, la materia era stata lasciata all'autoregolamentazione degli editori. Considerata la sostanziale incapacità però di trovare soluzioni condivise, soprattutto tra emittenti locali e nazionali, e visti i conflitti venutisi a determinare a causa di comportamenti illegittimi sul sistema di numerazione, ovvero LCN, con utilizzi conflittuali delle medesime numerazioni da parte di editori differenti in danno agli utenti, il legislatore ha chiesto all'Autorità di intervenire per regolare la materia.
  Purtroppo anche i Piani dell'Autorità sono stati contestati. In sede giurisdizionale sono stati annullati sia il Piano del 2010 che quello del 2013. Alla data odierna, la materia è in mano a un Commissario ad acta.
  Per garantire alle imprese quelle certezze volte a favorire gli investimenti e lo sviluppo di nuove iniziative, è altamente auspicabile un intervento legislativo volto a garantire un sistema di numerazione capiente e rispettoso delle preferenze e delle abitudini espresse dagli utenti con riferimento all'attuale situazione del sistema digitale terrestre, così come riconosciuto Pag. 8dallo stesso Consiglio di Stato nell'ultima sentenza, n. 4541, dell'8 settembre di quest'anno.
  Ho concluso. Sono a vostra disposizione per rispondere ad eventuali domande.

  PAOLO GANDOLFI. Non faccio un intervento e non faccio richieste, perché ho seguito la relazione che è molto esaustiva. Rivolgo solo un ringraziamento e naturalmente rappresenterò quello che è stato detto oggi al mio Gruppo, il Gruppo Partito Democratico.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare il dottor Paolo Ballerani per il suo intervento, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.45.