XVII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Martedì 16 settembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Catalano Ivan , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL SISTEMA DEI SERVIZI DI MEDIA AUDIOVISIVI E RADIOFONICI

Audizione di rappresentanti del Coordinamento Nazionale Televisioni (CNT-Terzo Polo Digitale).
Catalano Ivan , Presidente ... 3 
Federico Costantino , Presidente del Coordinamento Nazionale Televisioni (CNT-Terzo Polo Digitale) ... 3 
Siciliano Domenico , Consulente per gli affari legali del Coordinamento Nazionale Televisioni (CNT-Terzo Polo Digitale) ... 7 
Catalano Ivan , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: (NCD);
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Libertà e Diritti-Socialisti europei (LED): Misto-LED.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE IVAN CATALANO

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti del Coordinamento Nazionale Televisioni (CNT-Terzo Polo Digitale).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, l'audizione di rappresentanti del Coordinamento Nazionale Televisioni (CNT-Terzo Polo Digitale).
  Ringrazio il dottor Costantino Federico, Presidente del Coordinamento nazionale televisioni, per aver accolto l'invito della Commissione e gli do la parola per lo svolgimento della relazione.

  COSTANTINO FEDERICO, Presidente del Coordinamento Nazionale Televisioni (CNT-Terzo Polo Digitale). Buongiorno a tutti. Innanzitutto mi presento: sono presidente del Coordinamento nazionale televisioni – Terzo polo digitale, un'associazione di categoria che opera nel settore della radiotelevisione privata. È una delle associazioni più anziane nel panorama televisivo italiano, dal momento che la sua costituzione risale addirittura a prima del 1980.
  Oltre che presidente del CNT – Terzo Polo Digitale, sono l'editore di «Rete Capri», una delle reti nazionali che proviene dall'analogico ed è stata una delle prime, se non la prima rete nazionale privata quando si è cominciato a infrangere il tabù della interconnessione tra emittenti locali. Come si ricorderà, la sentenza della Corte costituzionale del 1975, con l'eliminazione del monopolio Rai, aveva introdotto il principio della possibilità di emissioni televisive private, però in ambito locale.
  La storia della televisione in Italia ci ricorda che questo limite è stato successivamente superato sia attraverso una serie di provvedimenti legislativi sia attraverso il passaggio di numerosi procedimenti giudiziari che hanno portato alla fine al sistema complessivo attuale. Tale sistema vede l'esistenza di reti televisive nazionali interconnesse, comunque in ambito nazionale con i suoi collegamenti, e le emittenti locali, per le quali oggi la limitazione è rappresentata soltanto dal tetto degli utenti raggiunti, che può arrivare a dieci milioni di abitanti per quanto riguarda ogni singola concessione.
  Vorrei innanzitutto precisare che abbiamo apprezzato e accolto di buon grado la comunicazione di quanto è avvenuto a livello internazionale per la prosecuzione dell'attività del digitale terrestre in Italia al 2020, così come era inizialmente previsto, con le opzioni di arrivare addirittura al 2030. Ciò consentirà di avere un periodo sufficientemente lungo per poter consentire ai vari editori di effettuare l'attività d'impresa in un periodo congruo, coerente con l'attività televisiva, anziché restringere, come si poteva invece temere, addirittura a due anni o comunque a poco tempo la durata del digitale terrestre, il che avrebbe comportato sicuramente una grave lesione all'intero sistema.Pag. 4
  Ci auguriamo che quelle che sono state indicazioni in questa prima fase diventino disposizioni definitive nel senso del riconoscimento a livello internazionale, quindi con la possibilità in Italia per gli operatori di poter contare su questo periodo.
  Immediatamente legato a questa considerazione di carattere generale è il tema delle concessioni per le emittenti nazionali e anche per le emittenti locali, in quanto il meccanismo finora utilizzato e operativo era quello di riconoscere alle emittenti un canone di concessione basato su percentuali riferite ai ricavi. Riteniamo questa formula corretta e giusta per garantire la presenza di soggetti minori o, comunque, per evitare la concentrazione e, quindi, un monopolio assolutamente invalicabile e non più scalfibile.
  Ci sembra pertanto corretto che questa forma, che è stata utilizzata perlomeno per gli ultimi vent'anni, prosegua e non porti invece a indicazioni di canoni di concessione unici e generalizzati per tutti, perché questo significherebbe sicuramente la morte delle emittenti minori e degli editori, soprattutto quelli non organizzati verticalmente. Attualmente ci sono almeno due soggetti in Italia che rientrano in questa fattispecie, il polo pubblico della Rai e quello privato di Mediaset, dopodiché ci sono gli altri sistemi che non hanno quel tipo di struttura. Ci sembra assolutamente corretto che di tutto questo debba tener conto il legislatore, perché è evidente che in questa Commissione si parla di iniziative, provvedimenti, proposte che si tradurranno in azioni di carattere legislativo.
  Sotto questo profilo segnaliamo e ribadiamo questo concetto – che peraltro immagino sia condiviso dalla maggior parte, se non dalla totalità, degli operatori – perché ci sembra un sistema più corretto e più equo, che consente di parametrare i dovuti canoni di concessione allo Stato per quello che è un bene pubblico, e quindi un bene che deve essere messo a disposizione dallo Stato con un giusto ed equo corrispettivo. Credo che questa formula sia corretta sotto il profilo della percentuale riferita ai ricavi, che sostanzialmente sono quelli della pubblicità.
  Questo mi porta a formulare un'ultima osservazione: poiché, a causa di una crisi di cui tutti siamo purtroppo vittime, ma anche attori e protagonisti, i ricavi pubblicitari negli ultimi tre anni hanno subito un calo (e oggi siamo all'acme della crisi, anche sotto questo profilo), se dovesse essere applicato un diverso meccanismo, che individui in maniera predeterminata e fissa i canoni di concessione, la situazione diventerebbe ancora più grave e complicata.
  Affianco questa mia proposta con un'ultima considerazione: per quanto riguarda la SIAE, ad esempio, il sistema di pagamento è basato su questo parametro, ovvero percentualmente sui ricavi pubblicitari. Questo solo per evidenziare che tale sistema è stato applicato non solo per il canone generale di concessione, ma anche per altre voci di servizio, tra cui citiamo, poiché ci sembra la più significativa e rilevante, la SIAE.
  Passo ora all'emittenza locale, che in questo momento sta vivendo una crisi ancora maggiore e più forte rispetto alle emittenti nazionali, per una serie di motivi noti, che sono sostanzialmente riconducibili alla crisi di carattere generale che sta attraversando il Paese, che a cascata produce effetti sulle specifiche attività. Come ho detto, per quanto riguarda le emittenti televisive private il problema è ancora più grave e più sentito.
  Questo ci consente di fare una considerazione sui contributi della legge n. 448 del 1998, la legge che prevede l'erogazione di contributi alle emittenti locali attraverso una serie di meccanismi che, però, alla prova dei fatti negli anni hanno mostrato un po’ la corda e hanno evidenziato alcuni elementi di criticità che a nostro giudizio dovrebbero essere rimossi.
  Infatti, in diverse regioni la distribuzione dei contributi della legge n. 448 del 1998 è stata effettuata con meccanismi messi in atto da alcune emittenti in diverse regioni che hanno eluso i criteri previsti dalla norma, attraverso la produzione di certificazioni che, dopo, sono risultate non coerenti con l'effettiva situazione dell'emittente, assunzioni di dipendenti effettuate falsificando anche i rapporti di lavoro e via elencando.Pag. 5
  Indubbiamente il meccanismo dei contributi alle televisioni locali va rivisto e noi siamo i primi a riconoscerlo. È giusto che questi contributi rimangano ed è giusto che si mantenga una funzione di supporto all'emittenza locale, per la importanza che questa ha soprattutto riguardo alla rappresentanza del territorio, ma ci rendiamo conto che non si può continuare a erogare contributi, soprattutto se di questa entità, a emittenti che sicuramente non hanno i requisiti per meritarli.
  Ci riferiamo, in particolare, a quelle emittenti locali che non rispettano quei criteri che noi riteniamo debbano essere tipici anche delle televisioni locali, ossia la professionalità, la capacità di essere presenti sul territorio dal punto di vista sia della copertura del segnale, quindi della qualità delle trasmissioni, ma soprattutto quali corretti interpreti delle realtà locali sotto il profilo dell'informazione, della comunicazione, della cultura e di tutte le altre componenti che danno vita alle realtà locali, regionali, che certamente non possono essere travolte da criteri diversi di individuazione delle caratteristiche per accedere ai contributi stessi.
  Un problema che si collega a questo è quello delle frequenze, la cui assegnazione deve rispettare quei princìpi che l'Autorità per le comunicazioni (AGCOM) in più occasioni ha indicato e individuato, in particolare lo loro assoluta parità di qualità. Purtroppo, a queste dichiarazioni di buona volontà, sicuramente sottoscrivibili, non ha corrisposto, in alcuni casi, la corretta assegnazione delle frequenze. Sono perciò costretto a un riferimento diretto, che è quello di Rete Capri, che, pur essendo una delle emittenti nazionali generaliste, provenienti dall'analogico, non si è vista assegnare un canale di qualità pari al canale che è stato assegnato, per esempio, alle altre nove emittenti nazionali generaliste provenienti anch'esse dall'analogico. In totale le emittenti che nel sistema analogico tradizionale erano considerate generaliste sono dieci, tra cui Rete Capri. Rete Capri ha ricevuto una frequenza, il canale 57 UHF, che purtroppo ha dei limiti in quanto è interferita dalle emissioni provenienti dagli Stati vicini, in particolare dalla Svizzera italiana.
  Attenzione, non stiamo parlando di emittenti che legittimamente operano in una certa area. Ci riferiamo a frequenze che, come nel caso della Svizzera italiana, vengono utilizzate per il proprio territorio, ma che, per un problema legato al posizionamento degli impianti, pur non essendo autorizzati a questo, trasmettono in Italia, ovviamente limitando la diffusione, la copertura e l'utilizzazione della medesima frequenza da parte dell'operatore nazionale, che in questo caso è Rete Capri.
  Questo problema non si pone per gli altri canali o, nel caso in cui si è posto, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e il Ministero hanno già trovato la soluzione. Nel caso di Rete Capri, purtroppo, il problema permane.
  Per Rete Capri inoltre rimane anche un altro problema, gravissimo legato alla LCN (logical channel numbering), ossia la numerazione automatica dei canali sul telecomando: come sapete, è l'argomento forse maggiormente dibattuto, almeno da tre anni a questa parte, che ha rappresentato motivo di polemica e di scontro tra più soggetti.
  La numerazione LCN è stata oggetto di diversi interventi della magistratura amministrativa; da ultimo, quello dei giorni scorsi che, con il rigetto della causa per revocazione, ha definitivamente annullato la delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 366, cioè la prima delibera, quella che ha costruito il sistema di assegnazione di numerazione LCN, sostanzialmente ancora in vigore. A questo riguardo è necessario un intervento. Il commissario ad acta sta operando per rimuovere le cause che hanno dato corpo alle sentenze di annullamento della delibera n. 366 e, in parte, della delibera n. 237.
  Siamo di fronte a una situazione di confusione, sia a livello nazionale sia a livello locale. A livello nazionale, con la delibera n. 366 si è inventata una formula piuttosto originale: i primi nove numeri del telecomando sono stati assegnati alle emittenti nazionali generaliste provenienti dall'analogico e rispettivamente a Raiuno, Raidue, Raitre, Canale 5, Italia 1, Rete 4, Pag. 6La7, MTV e Dj television. Poiché i due canali musicali sono stati definitivamente indicati come canali non generalisti, quindi non possono essere ricompresi in questo elenco, si attende solo che le pronunce giurisdizionali trovino finalmente la loro pratica attuazione, correggendo situazioni precedenti.
  Accanto a queste nove emittenti nazionali, all'ultima e unica emittente ancora esistente con le stesse caratteristiche, cioè Rete Capri, è stato assegnato il numero 20. Non si capisce per quale motivo non si è completata la numerazione da 1 a 10. È forte il sospetto che ci sia stata una conventio ad excludendum per spostare l'emittente in una posizione meno favorevole, con una numerazione meno significativa e di minore valore, anche sotto il profilo economico. A questo evidentemente bisognerà dare una risposta e una correzione, poiché questa scelta ci sembra assolutamente incomprensibile.
  Ci risultano altresì incomprensibili, nell'ambito della numerazione locale, i criteri con cui sono state assegnate le numerazioni attraverso la delibera n. 366 che, malgrado la bocciatura giurisdizionale, è ancora operativa e non sappiamo fino a quando lo sarà. Fino a quando il commissario ad acta non avrà elaborato la nuova numerazione o meglio fino a quando non si saranno esauriti i ricorsi giurisdizionali che sono stati già presentati più quelli che sicuramente ancora verranno presentati, permane la situazione attuale.
  Abbiamo, dal numero 10 al numero 19 del telecomando, emittenti locali che tuttavia non sono state selezionate sulla base della qualità dei programmi, della copertura del territorio, delle trasmissioni di informazione, di cultura, di folklore, cioè degli elementi localistici. La numerazione, inoltre, non è assegnata in base ai dati relativi agli ascolti, che sarebbe la scelta più significativa, dal momento che tale elemento è stato utilizzato per le emittenti nazionali, ma non si capisce per quale motivo per le emittenti locali non sia stato utilizzato questo parametro, che ci sembra il più corretto e il più giusto per fare una graduatoria. Viene utilizzato solo ora, parzialmente, in applicazione della delibera n. 237, e si spera lo sarà in futuro.
  Ribadisco tuttavia il concetto che il criterio degli ascolti, qualora applicato, deve essere considerato tenendo conto del periodo precedente lo switch-off al digitale terrestre. È chiaro che per le emittenti che prima del digitale terrestre erano in una certa posizione – poniamo al primo, al secondo o al terzo posto – godevano di ascolti che, a seguito del mancato ottenimento della stessa numerazione, sono precipitati. Non è corretto valutare la posizione delle emittenti locali riferite agli ascolti attuali, del digitale. Come dicevo quello degli ascolti è un criterio individuato dalla delibera n. 237 che tuttavia parla ancora di utilizzo misto di ascolti. Andrebbe, quindi, a nostro avviso applicato un correttivo, in quanto secondo noi va sicuramente valutato il periodo precedente allo switch-off.
  Come si è creato il fenomeno paradossale per cui grandi televisioni storiche si trovano addirittura al di fuori di questo range di numerazione che va dal 10 al 19 o magari si trovano agli ultimi posti, al posto 17, al 18, al 19 ? Questo è accaduto perché la delibera precedente, la n. 366, e le altre disposizioni normative prevedevano la possibilità per le emittenti normative, di collegarsi tra loro. L'unione tra emittenti, seppur minori, prevedendo la possibilità di sommare il numero dei dipendenti, i dati relativi alla copertura e gli altri parametri, portava tale unione a superare i parametri delle singole emittenti nazionali.
  Il concetto alla base di tale meccanismo è a nostro avviso assurdo: basti dire che, per esempio, in regioni come la Toscana, la Lombardia o la Campania, le emittenti che sono posizionate ai primi numeri sono emittenti di provincia che non erano presenti nel capoluogo. A Milano è presente una televisione con una numerazione molto vantaggiosa – mi pare 12 o 13 – pur essendo la televisione di una provincia della Lombardia. Lo stesso accade in Toscana, dove la prima televisione non è la più seguita, la più storicamente presente Pag. 7sul territorio, ma la televisione di un piccolo paese della Toscana, dell’hinterland mi pare di Arezzo, che con questa formula delle aggregazioni si è trovata ad avere un numero favorevole.
  Per completare, nella regione Campania ci sono ben tre emittenti che già nel nome portano l'indicazione di non essere televisioni regionali, ma legate soltanto a una specifica provincia (per esempio Telesalerno), che si trovano in posizione di vantaggio sul telecomando. Questo, secondo me, è grave non solo e non tanto perché ha limitato e limita la possibilità di altre emittenti, ma perché sottrae all'utenza, ai consumatori, al pubblico la possibilità di seguire emittenti che avrebbero sicuramente, perché ciò è avvenuto storicamente, un gradimento maggiore.
  Questo fenomeno dell'assegnazione delle frequenze alle aggregazioni di emittenti locali ha avuto degli esiti terribili perché – ripeto – emittenti di grandi dimensioni e che avevano proceduto ad una rilevante ristrutturazione, proprio perché erano sole, si sono ritrovate svantaggiate nella numerazione. A questo si deve ovviamente porre rimedio. Come si intende farlo ? Dobbiamo aspettare che il Ministero e l'Autorità provvedano o è possibile intervenire attraverso un provvedimento legislativo che tocchi questi temi ?
  Chiederei all'avvocato Siciliano di fare una chiosa al mio intervento su questo specifico e importante elemento. L'indagine che sta svolgendo questa Commissione immagino sia propedeutica alla predisposizione di modifiche sul Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici o di un'iniziativa di carattere legislativo. Oggi siamo qui proprio per tentare di dare un piccolo e modesto contributo in questa direzione.
  Ovviamente resto a disposizione per quesiti, domande o ulteriori chiarimenti.

  DOMENICO SICILIANO, Consulente per gli affari legali del Coordinamento Nazionale Televisioni (CNT-Terzo Polo Digitale). Buonasera e grazie dell'opportunità di questa audizione. Sono un avvocato e mi occupo di radio, tv e telecomunicazioni e sono un consulente del CNT e di alcuni dei suoi associati.
  Sul piano della policy l'avvocato Federico ha detto tutto, quindi mi limito a darvi alcuni piccolissimi input su quello che l'Associazione si aspetta dal legislatore per risolvere alcuni temi che sono all'ordine del giorno – forse alcuni anche da troppo tempo – del settore dell'emittenza televisiva nazionale e locale.
  Partirei dal tema delle frequenze, che è cruciale per il settore. Dal punto di vista legislativo, francamente quello che può fare il Parlamento è circoscritto nei limiti in cui la pianificazione e la ripartizione delle frequenze sono poi di competenza dell'amministrazione. Certo è che un intervento molto importante per il settore potrebbe riguardare, come diceva l'avvocato Federico, la quantificazione dei canoni per i diritti d'uso di frequenze.
  La richiesta del Comitato è di prendere in considerazione la possibilità di replicare il modello del Codice delle comunicazioni elettroniche, introducendo nel Testo unico dei servizi di media audiovisivi, il decreto legislativo n. 177 del 2005, una quantificazione puntuale dei canoni di concessione dei diritti d'uso, né più né meno di quanto avviene per le telecomunicazioni in riferimento al Codice delle comunicazioni elettroniche. Sapete che in quel caso esiste un allegato al Codice che disciplina i canoni di concessione delle frequenze così come di tutti gli altri diritti su risorse scarse.
  Faccio una piccola chiosa anche su questo: a nostro avviso, potrebbe avere senso cominciare a prendere in considerazione lo stesso tipo di approccio, cioè introdurre diritti, quindi quantificare un importo che i fornitori di contenuti dovrebbero pagare, anche per altri tipi di risorse scarse, tra cui per esempio le numerazioni LCN, che l'esperienza di questi tre anni ci dice essere già divenuti una risorsa scarsa di notevole importanza per l'impresa televisiva.
  Tra le altre cose, sapete perfettamente che esiste un volume di affari nel settore anche semplicemente di scambio di queste numerazioni. Quindi, qualcosa che è molto di valore per il settore di fatto è ad accesso Pag. 8libero. Questo probabilmente potrebbe consentire non solo di razionalizzare l'uso delle numerazioni, ma anche di evitare comportamenti di «accaparramento» di risorse che purtroppo stiamo vedendo nella prassi.
  La questione delle numerazioni LCN secondo noi merita un intervento di puntualizzazione legislativa. L'esperienza ci ha mostrato infatti limiti e ambiguità nel Testo unico di cui al decreto n. 177, per come è formulato e forse anche per il fatto che quella formulazione – mi riferisco all'articolo 32 del Testo unico – potrebbe non essere più del tutto al passo con una realtà che si è evoluta dal 2010 a oggi.
  Sapete perfettamente che con il passaggio al digitale i tempi sono molto più veloci per le evoluzioni tecnologiche e per la capacità trasmissiva che diventa sempre più ampia a parità di banda utilizzata. Dal nostro punto di vista, sarebbe opportuna una puntualizzazione della disciplina della numerazione LCN contenuta nel Testo unico dei servizi media audiovisivi, tenendo conto della priorità nella collocazione, sulle numerazioni del telecomando, delle emittenti ex analogiche, e probabilmente anche una razionalizzazione per generi tematici più al passo con i tempi, al fine di consentire una maggiore capacità competitiva fra soggetti che distribuiscono la stessa tipologia di contenuti.
  Per quanto riguarda la legge n. 448, sapete anche voi che molto viene stabilito annualmente dal Ministero dello sviluppo economico, ma riteniamo che anche a livello normativo la legge n. 448 possa essere emendata quantomeno per stabilire dei criteri premianti per le emittenti televisive che effettivamente svolgono un ruolo compensativo di informazione in ambito locale e di valorizzazione delle culture e delle tradizioni locali, che è la missione tipica dell'emittenza locale.
  Infine, il Codice media e minori è una realtà in continua evoluzione e di fatto si sta già discutendo di una sua modifica per adeguarne i contenuti all'avvento delle nuove tecnologie. Come sapete, il digitale ha cambiato tutto anche nella modalità e nelle possibilità di limitare la fruizione di contenuti a soggetti più deboli o, comunque, più suscettibili di essere condizionati dalla visione di determinati programmi. Tuttavia, proprio questa maggiore potenzialità della tecnologia potrebbe consentire la più facile diffusione di contenuti che, solo fino a qualche anno fa, erano ritenuti dannosi o potenzialmente lesivi. Mi riferisco, ad esempio, a qualche segnalazione arrivata al Comitato circa le previsioni per il gioco del lotto; si tratta di un gioco che viene praticato da oltre una decina di milioni di italiani, nella perfetta legalità e con introiti non irrilevanti per lo Stato, ma le previsioni, su basi naturalmente di scientificità, sono di una sua più ampia capacità e possibilità di diffusione durante orari non di fascia protetta ma comunque antimeridiani, ossia durante il giorno, liberando risorse che esistono nel settore.
  Vorrei concludere dicendo che i settori della radio e della tv sono due settori (per quanto convergenti, i settori sono due) in cui ci sono delle potenzialità. Quello che credo tutti abbiano chiesto è di consentire a chi investe di poterlo fare su una base di certezza e non di incertezza.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti del Coordinamento nazionale televisioni per il loro intervento e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.