XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 9 di Giovedì 14 settembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA IDRICA E SULLE MISURE NECESSARIE PER AFFRONTARLA

Audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico.
Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Biancardi Alberto , componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico ... 3 
Realacci Ermete , Presidente ... 4 
Biancardi Alberto , componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 5 
Biancardi Alberto , componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico ... 5 
Realacci Ermete , Presidente ... 7 
Biancardi Alberto , componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico ... 7 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Biancardi Alberto , componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico ... 8 
Realacci Ermete , Presidente ... 8 
Mariani Raffaella (PD)  ... 8 
Daga Federica (M5S)  ... 9 
Realacci Ermete , Presidente ... 10 
Biancardi Alberto , componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico ... 10 
Bardelli Lorenzo , capo della direzione Sistemi idrici dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico ... 11 
Realacci Ermete , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione depositata dall'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori PER l'Italia: Misto-CIpI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 15.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla, l'audizione di rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico, che ringrazio per essere venuti. Abbiamo messo in distribuzione la documentazione consegnataci, perché, anche se la seduta è resa accessibile attraverso la televisione satellitare della Camera dei deputati e il canale interno, questi strumenti non raggiungono platee infinite, mentre il vecchio materiale cartaceo può essere condiviso facilmente, tanto più se possiamo disporre anche della versione elettronica. Il materiale ci è utile anche ai fini della predisposizione del rapporto finale sull'emergenza idrica.
  Come potete immaginare, la vostra è un'audizione importante. Ci interessa che possiate esprimere il vostro punto di vista e anche interloquire con i colleghi. Non so quanto tempo abbia previsto il dottor Biancardi. Va bene un quarto d'ora? È importante ascoltare il vostro punto di vista e capire anche in che misura i poteri dell'Autorità possano essere messi al servizio di una politica rinnovata sul fronte del buon utilizzo dell'acqua, anche rispetto alle perdite di rete e via dicendo.
  Non so se avete avuto modo di consultare le informazioni fornite durante l'indagine conoscitiva. Fra le molte audizioni che abbiamo già svolto ho trovato abbastanza interessanti i dati forniti da Acea. L'Acea, che ha importanti perdite di rete e (mi riferisco al gruppo) importanti dividendi che non sono stati utilizzati nel passato, neanche l'anno scorso, per affrontare il problema, sotto pressione per le attuali vicende ha messo in campo un'azione significativa, a mio avviso, perché con alcune migliaia di interventi minuti ha recuperato – adesso non ricordo bene la cifra – più di mille litri al secondo (per capirci, molto più del contenzioso aperto sul prelievo di Bracciano), e questo senza interventi strutturali.
  Credo che Acea abbia recuperato il 6 per cento circa delle perdite di rete; in ogni caso veleggia sotto o intorno al 40 per cento, però ha recuperato il 6 per cento delle perdite di rete semplicemente con una gestione oculata. Il problema – immagino che vi abbiate riflettuto – è in che misura questa azione può essere favorita dai meccanismi tariffari, perché paradossalmente meccanismi tariffari che siano modulati soltanto sugli investimenti infrastrutturali possono avere perfino un effetto opposto: se un soggetto pensa che può battere cassa perché fa un'opera e non perché gestisce bene il patrimonio, questo è un problema.

  ALBERTO BIANCARDI, componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico. Quanto tempo dedichiamo? Io non leggerei la relazione.

Pag. 4

  PRESIDENTE. Direi di sì, anche perché il testo ce l'abbiamo.

  ALBERTO BIANCARDI, componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico. Grazie, poi faremo avere anche il file.
  Sono qui con Lorenzo Bardelli e Cecilia Gatti che mi aiuteranno a rispondere alle domande. Se non riusciamo a darvi tutte le risposte in diretta, ci riserviamo di inviarle in tempi brevissimi.
  Noi abbiamo ovviamente focalizzato la memoria su quelle che sono le nostre competenze nell'ambito del sistema integrato idrico, quindi essa prescinde da altre misure e interventi che vanno oltre il perimetro delle nostre competenze. Abbiamo organizzato la memoria intorno a quattro punti, cercando di fare un mix fra numeri, dati – su cui stiamo lavorando quotidianamente –, azione dell'Autorità e proposte di policy.
  Il primo punto riguarda la governance, che secondo noi è prioritaria. Come sappiamo tutti, negli ultimi anni si è attivato un processo di consolidamento sia a livello di ambiti territoriali, di ATO, sia a livello di operatori. Questo è stato l'effetto in parte di norme di legge, in parte anche dell'azione del regolatore. In apertura del secondo periodo di regolazione, quello vigente, abbiamo previsto espliciti incentivi per l'aggregazione degli operatori.
  La norma di legge, che obbliga a integrarsi verticalmente e quindi a creare il sistema integrato a livello territoriale, e i nostri incentivi che sono entrati in azione da poco, qualche risultato, a nostro avviso, comunque lo hanno dato. Certo lo ha dato soprattutto la norma di legge.
  Noi abbiamo una reportistica che predisponiamo per il Parlamento, quindi i numeri sono quelli che abbiamo già fornito, ma ne ripercorro velocemente i principali. Gli ATO dal 2014 ad oggi sono scesi da 70 a 64; gli operatori – tra l'altro, era difficile capire all'inizio quanti operatori ci fossero in Italia, anche la nostra anagrafica non riusciva probabilmente a coprire proprio tutto – sicuramente sono diminuiti. Noi riteniamo che dai circa 2.600 (il «circa» è dovuto a questa approssimazione) oggi siamo a poco più di 2.100 operatori, quindi i piccolissimi operatori stanno finalmente aggregandosi.
  Questo è un aspetto che ha una valenza di per sé, però secondo me ha anche una valenza riguardo all'indagine che state conducendo. È chiaro che, secondo noi, fino a quando questo disegno di integrazione e di aggregazione non sarà completo, la funzione di programmazione, che tipicamente riguarda il livello locale, farà fatica in tanti casi a essere svolta. Quindi, secondo noi, invece di pensare ad aspetti che esulano dalla nostra competenza, come i programmi nazionali (non so se sarà, su vostra richiesta, il caso di discuterne), è ragionevole rendere pienamente operativo il modello vigente il più in fretta possibile. È un modello che prevede un'aggregazione a livello regionale e una riduzione drastica del numero degli operatori, tra l'altro con un processo guidato dal basso. L'Autorità con le sue misure, lungi dal fornire indicazioni sul come aggregarsi, semplicemente offre incentivi economici per favorire le aggregazioni dal basso.
  Secondo noi, la funzione di programmazione in un sistema come quello idrico va fatta principalmente a livello regionale. Le norme che oggi sono state predisposte consentono questo. Dunque, questo è il primo passo che mi sembra giusto sottolineare, con le conseguenze pratiche che ne derivano. A livello regionale, devono esserci delle autorità, degli organismi in grado di fare bene la programmazione e la pianificazione. Questo è un punto imprescindibile, che sarebbe comunque vero anche nel caso si decidesse di aggiungere a questo livello di programmazione locale una programmazione a livello centrale. Infatti, una programmazione a livello centrale non potrebbe prescindere da una programmazione locale fatta bene.
  Nella documentazione depositata abbiamo fornito altre informazioni, rimandando in nota alla relazione – che abbiamo già consegnato – sull'applicazione delle norme in tema di aggregazione cui ho fatto riferimento. Comunque, in avvio del secondo periodo regolatorio abbiamo ampliato il set degli strumenti che rendiamo Pag. 5disponibili agli operatori e alle autorità d'ambito, e in particolare abbiamo messo a punto un modello, con un elenco di criticità che devono essere affrontate in fase di pianificazione (piano economico-finanziario e quant'altro), che dovrebbe a nostro avviso agevolare una migliore funzione di programmazione.
  Oggi come oggi, idealmente, a livello locale si ha a disposizione uno schema (con convenzione tipo e quant'altro) che, se seguito e discusso prima con l'autorità d'ambito locale e poi con noi, dovrebbe agevolare – e anche di molto – la funzione di programmazione stessa. Questo è il primo punto, quello sulla governance, con questa piccola aggiunta. Siccome sono in atto discussioni anche presso il giudice amministrativo su eventuali nostri poteri sostitutivi in caso di lacune nella funzione di programmazione – la questione è questa: fino a che punto l'Autorità deve subentrare all'ente che a livello locale non sia stato in condizione di fare bene la programmazione –, la nostra posizione è che non si tratta di un ruolo di nostra competenza. È meglio fare in modo che a livello locale si mettano in atto tutti i meccanismi di sostituzione, semplicemente perché noi siamo quelli che poi devono valutare e validare il piano. Quindi, oltre che difficile da fare, sarebbe anche un po’ incongruo che noi andassimo a scrivere il piano al posto dell'autorità regionale.
  In fondo a pagina 5 del documento allarghiamo leggermente il discorso, dicendo che, laddove la programmazione non dovesse essere fatta in modo adeguato a livello regionale – quando si parla per esempio di grandi invasi al Sud – se ci sono, anche in questo caso, necessità, ancora una volta sarebbe meglio probabilmente dotarsi di organismi sovraregionali, ma non nazionali.
  Ancora una volta, l'Autorità offre tutta la sua capacità tecnica per aiutare a fare bene la programmazione a questo livello, ma, anche in questo caso, il suggerimento è di creare meccanismi di programmazione a livello sovraregionale dove servono, ma non di tipo nazionale e non affidati comunque in prima persona a noi. Il nostro ruolo, secondo noi, è quello di mettere a disposizione strumenti e competenze per fare in modo che la programmazione sia eseguita al meglio. Il regolatore non deve fare programmazione.
  Andando rapidamente alla seconda sezione della memoria, stanti le considerazioni che ho appena fatto sulla governance, forniamo i numeri – in parte ne sono già circolati tanti, ma, più o meno, il significato, purtroppo, è sempre quello – sullo stato delle infrastrutture idriche. Evidentemente lo stato della rete è quello che è. Non ce lo nascondiamo. Non ce lo siamo mai nascosti.
  Con riguardo ai numeri che riportiamo nella seconda parte di pagina 6, avendo cinquant'anni come orizzonte di vita utile di un'infrastruttura, vediamo che il 36 per cento è di...

  PRESIDENTE. Tranne che per la Cloaca massima.

  ALBERTO BIANCARDI, componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico. Esatto, sì. Risulta che il 36 per cento delle condotte ha un'età compresa tra i 31 e i 50 anni e il 22 per cento è caratterizzato da un'età superiore ai cinquanta anni. Si tratta tuttavia dei casi in cui siamo riusciti ad avere dati ben organizzati. In realtà, ci sono alcune regioni, che sono specificate nel testo, in cui sicuramente la situazione è anche peggiore. Come Autorità, abbiamo ritenuto essenziale descrivere in una memoria lo stato delle infrastrutture idriche, ma non mi dilungherei più di tanto sull'argomento, perché è quello che è, ed è preoccupante.
  Ritornerò su questo punto in chiave un po’ più propositiva per fornirvi alcune cifre sugli investimenti programmati su cui stiamo lavorando in sede di approvazione delle tariffe.
  Un altro aspetto che ci sembra utile per illustrare il fenomeno, per quanto noto, è che c'è una persistente e preponderante prevalenza degli interventi non programmati. Questo lo verifichiamo quasi tutte le volte. Si fa un programma, e magari lo si fa anche bene, ma, essendo la conoscenza Pag. 6dello stato delle reti ancora bassa in gran parte dei casi, succede che chi gestisce quel pezzo di territorio sia costretto a non fare quello che aveva programmato – magari, lo ripeto, l'aveva fatto anche bene – e a spostarsi sull'emergenza, situazione cui è stato fatto riferimento poco fa dal presidente. Anche su questo poi vi dirò che cosa stiamo facendo noi, come Autorità, per migliorare il processo.
  Stiamo lavorando, come ho già detto, soprattutto per acquisire informazioni e per rendere i nostri interventi in sede regolatoria più precisi e meno costosi possibile per il consumatore. In sostanza, la parte finale è dedicata a questa tematica: piuttosto che dire – magari uso un termine un po’ improprio dal punto di vista regolatorio – «soldi a pioggia», abbiamo cercato di accumulare più dati possibile. Adesso che ci siamo sentiti pronti, sulla base di questi numeri, stiamo cercando, via via, di rendere più fitto il sistema di regolazione per andare a finanziare gli interventi che sono utili e più urgenti.
  In chiusura della sezione del documento relativa allo stato delle infrastrutture forniamo ulteriori informazioni. Con riguardo al tasso medio di sostituzione – anche su questo non c'è niente di nuovo, soltanto una conferma di quello che ho già detto prima e che è già stato detto qui da chi ci ha preceduto –, per avere i cinquant'anni come vita utile, si dovrebbe sostituire ogni anno il 2 per cento delle infrastrutture esistenti, mentre al 2015 il tasso di sostituzione era dello 0,42 per cento (quindi un quinto). La situazione sta migliorando, perché rispetto al 2014, come si può vedere, quando il tasso era dello 0,39, si registra un incremento. Ciò significa che si devono tendenzialmente quintuplicare gli importi che, in termini di investimenti, sono diretti alla sostituzione delle reti.
  Anche per quello che riguarda le dispersioni idriche e le perdite (sono passato a pagina 8 del documento) forniamo alcuni dati. A conferma di quello che è stato già detto, la situazione è migliore in alcune parti del Paese, ossia nel Nord e nel Nord-Est, e peggiore in altre, soprattutto nelle isole, ma è comunque grave. Il dato medio è 41,9 per cento. Anche se teniamo conto delle perdite cosiddette apparenti, dovute cioè a consumi non autorizzati o a errori di misura, il dato medio si attesta a 38,5 per cento, ma ci sono punte, come vedete, nelle isole superiori al 50 per cento, mentre al Centro e al Sud arriviamo al 48-49 per cento.
  Mi soffermo sulla pagina 9, prima di passare al fabbisogno degli investimenti, per dire infine qualche parola sulla nostra azione in termini di regolazione. Ritornando al discorso svolto prima in termini di governance, ossia al fatto che la programmazione va eseguita a livello regionale e qualche volta sovraregionale, dotando quegli organismi di staff tecnico abile, un altro suggerimento, che potrebbe diventare anche uno spunto di policy, è che il controllo sullo stato delle reti dovrebbe essere fatto a livello di distretto.
  Anche su questo tema vi forniamo dei dati: oggi come oggi, purtroppo, questo viene fatto soltanto sporadicamente. Come regolatore, lavoreremo per far sì che, via via, il monitoraggio dello stato delle reti avvenga sempre di più a livello di distretto, ossia sulla porzione di rete in cui si riescono a verificare meglio i flussi in entrata e in uscita e, quindi, si riesce a tenere il sistema sotto controllo.
  Rapidamente, andando alla terza e poi all'ultima parte della memoria, dopo lo stato dell'arte, vediamo qualche numero sugli investimenti. La situazione è sicuramente migliore rispetto al sistema che abbiamo ereditato. In apertura di sezione mostriamo che gli investimenti, grazie al riassetto in termini di governance e direi, anche se non è compito mio, alla regolazione che stiamo conducendo, sono aumentati e stanno aumentando molto.
  Quando abbiamo ereditato la regolazione, gli investimenti erano sotto il miliardo di euro all'anno. Nel 2015 sono diventati un miliardo e mezzo. Sono aumentati del 55 per cento. Questa è un'informazione che, secondo noi, è corretto riferire. Sulla base dei programmi e delle tariffe che abbiamo approvato, la nostra stima, mantenendo la stessa percentuale di realizzazione degli investimenti programmati intorno Pag. 7 all'80 per cento, ci induce a ritenere che oggi in Italia il livello dei due miliardi di euro all'anno sia stato superato.
  Questo vuol dire che possiamo ritenere che gli investimenti siano raddoppiati rispetto al 2012-2013. Siamo ancora abbastanza lontani – e mi riferisco ai dati forniti nella parte centrale di pagina 10 – dal fabbisogno che noi stimiamo necessario, ma il sistema si è messo finalmente in movimento.
  Forniamo dei dati anche sul Piano regolatore in corso per il quadriennio 2016-2019. I numeri si riferiscono, chiaramente, alla porzione di sistema su cui abbiamo approvato le tariffe e, quindi, anche il programma. Su questa base abbiamo fatto una proiezione sull'intero territorio italiano. Dovremmo rapidamente passare – nel documento ci sono dati più precisi; li cito in modo un po’ più generale – dai 2 ai 3 miliardi di euro, tenuto conto che, come abbiamo anche qui evidenziato, il contributo dei fondi comunitari e dei fondi pubblici è, via via, sempre decrescente.
  Quello che stiamo facendo – poi vi racconto quello che faremo nei prossimi...

  PRESIDENTE. Bisognerebbe concludere, altrimenti non riusciamo a interloquire.

  ALBERTO BIANCARDI, componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico. Mi scusi. Mi faccio prendere la mano, ma adesso concluderò rapidamente.
  Quello che abbiamo cercato di fare con il nostro sistema, in sostanza, è stimolare gli investimenti, rendendoli convenienti in cambio di una riduzione dei costi operativi, per fare in modo che la compatibilità delle tariffe per i cittadini consumatori fosse più alta. Se riusciamo, nel nostro gioco della regolazione, a ridurre l'OpEx (costi operativi) e ad aumentare la CapEx (costi di capitale), possiamo avere sostanzialmente più investimenti a fronte di una tariffa che cresce relativamente poco. Prima di concludere con le misure che abbiamo in atto, segnalo che abbiamo più che raddoppiato gli investimenti con un aumento ragionevolmente contenuto della tariffa, che si aggira a livello medio nazionale attorno al 4 per cento.
  Chiedo scusa, ma mi sono fatto prendere la mano. Salterei i dati sugli investimenti, salvo dire una cosa. Ogni volta che approviamo la tariffa, noi approviamo anche il programma di investimenti e, quindi, validiamo. Bisogna tenere conto anche di un fatto: talvolta si sono compiuti relativamente pochi investimenti sulla rete perché si sono dovuti fare rapidamente investimenti su fognature e sistemi di depurazione, su cui sussiste un problema gravissimo di sanzioni comunitarie, che stiamo fronteggiando.
  Con questo non intendo giustificare, chiaramente, il mancato investimento, tuttavia si pone spesso un dilemma a livello locale. Mi riferisco al grafico riportato alla figura 2 di pagina 12. Se verifichiamo la distribuzione degli investimenti a livello locale, notiamo che una fetta molto importante dei 2 miliardi di euro cui ho fatto precedentemente riferimento è destinata a fognatura e depurazione. Questo bisogna continuare a farlo. Stiamo facendo un gioco difficile, perché dobbiamo aumentare gli investimenti nelle reti, ma non possiamo ridurre gli investimenti in queste altre fasi della filiera.
  Concludo rapidamente e poi sono a disposizione, se ci sono vostre domande. Che cosa stiamo facendo? Procedo da pagina 14 della memoria in poi, molto rapidamente. Concluso il primo periodo regolatorio, relativo ai primi quattro anni, siamo ora nel secondo. Avendo molti più dati di quelli a disposizione inizialmente, stiamo cercando, come dicevo prima, di rendere la regolazione più fine.
  Abbiamo varato qualche mese fa, poco prima dell'estate, il documento per la consultazione 562/2017/R/idr, in cui abbiamo cominciato a mettere a punto e a proporre degli indicatori. Una parte importante di questi indicatori – li trovate a pagina 16 – si prefigge di gestire i fenomeni delle perdite di rete e dell'interruzione del servizio.
  In sostanza, che cosa abbiamo fatto? Vi riporto ai grafici che trovate nella parte finale della memoria, per le perdite a pagina 17, per le interruzioni a pagina 18 e Pag. 8per la qualità dell'acqua a pagina 19. Abbiamo raccolto i nostri dati, li abbiamo riportati su una curva di distribuzione, abbiamo verificato il livello medio (di perdite, di interruzioni del servizio o di casi di non conformità della qualità dell'acqua) e, attraverso le simulazioni operate sulla base dei dati di programma, abbiamo valutato l'entità degli incentivi da concedere alle imprese nel caso in cui raggiungano gli obiettivi di miglioramento che andremo a predisporre in questi mesi.
  Nel documento sono riportati dei numeri. Stiamo discutendo con Autorità d'ambito, operatori e soggetti interessati – le nostre consultazioni sono assolutamente pubbliche – come definire questi indicatori per vedere quale sia il costo dell'intervento e come la regolazione (su questo chiuderei) possa aiutare, rapidamente, la riduzione delle perdite.
  Che cosa faremo, in sostanza? Data la tariffa di base e dati gli investimenti programmati, metteremo a punto degli indicatori che stimolino, con sanzioni e incentivi, gli operatori a migliorare il più rapidamente possibile il sistema. Definiremo un livello minimo sotto il quale non si può andare e un livello che noi reputiamo inerzialmente raggiungibile dal programma stesso; poi diremo all'interessato che, se riesce a raggiungere un ulteriore obiettivo, siamo disposti a riconoscergli in tariffa qualcosa di più.
  Si tratta di un sistema che stiamo mettendo a punto. Chiuderei qui. Poiché ho sentito spesso dichiarazioni sul tema, noi pensiamo, come autorità regolatrice, che quest'azione si possa portare avanti con la collaborazione di enti d'ambito e operatori. Da questo punto di vista non chiediamo nuovi strumenti.
  Cercheremo, chiaramente, di fare il più in fretta possibile. L'ordine di tempi che possiamo fornire è di qualche mese. Sostanzialmente, si tratta di strumenti che abbiamo già adottato negli anni scorsi, ormai si può dire nei decenni scorsi, per l'energia elettrica ancora più che per il gas. Sulla base di questa esperienza cercheremo di definire gli indicatori.
  Sarà importante, secondo me, definirli bene, in modo compatibile con un livello di tariffa socialmente accettabile, lavorando con gli operatori per identificare con questi incentivi le aree vere di bisogno e per mettere, come dicevo prima, meno soldi possibile. Diversamente, è chiaro che, se fissiamo male l'indicatore, l'operatore si riesce facilmente a raggiungere il livello proposto ottenendo un profitto extra.
  Anche da questo punto di vista, fermo restando che siamo ben dentro le nostre competenze istituzionali, non ci sentiamo di fare alcuna richiesta sotto il profilo delle modifiche di tipo normativo. Il nostro è un sistema che sta andando a regime, con tutte le difficoltà del caso. Bisogna stare attenti a introdurre cambiamenti di norme primarie, perché rischiano di innescare sfiducia negli operatori, rendendo il costo più alto del potenziale beneficio.
  Vi ringrazio e chiedo scusa se ho utilizzato troppo tempo.

  PRESIDENTE. Grazie. È stata utile questa parte finale, che ci interessa molto capire. Ho visto che tra gli indicatori c'è anche la perdita di rete.

  ALBERTO BIANCARDI, componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico. Qualche indicatore è proprio sulla perdita di rete.

  PRESIDENTE. Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  RAFFAELLA MARIANI. Grazie, presidente. Grazie ai rappresentanti dell'Autorità per le importanti informazioni che abbiamo ricevuto. Ovviamente, vorremmo rileggere con attenzione la relazione, ma già dagli spunti che ci ha fornito il dottor Biancardi penso di poter chiedere se la regolazione più fine cui ha fatto riferimento – anche dopo le ultime scelte dell'Autorità, che ritengo giuste, di conoscere più attentamente, di modulare e incentivare – ci permetta già oggi di individuare, anche se per distretto – ho visto che sono già state indicate – o perlomeno per grandi Pag. 9territori, le situazioni maggiormente prioritarie sulle quali intervenire a salvaguardia dei cittadini.
  L'indagine conoscitiva parte dal tema siccità. È veramente straordinario vedere che abbiamo di media il 41 per cento di dispersioni e che, quindi, buttiamo via complessivamente metà dell'acqua (in alcuni territori anche di più) di cui disponiamo. Questo diventa effettivamente il punto principale, per quello che ci riguarda. Vorremmo quindi capire quali siano le modalità per recuperare ulteriore risorsa, e, ovviamente, anche per ridurre la dispersione.
  A me interessa capire – in parte la risposta l'avete già data – se c'è qualcosa da aggiungere riguardo l'ultima modalità che avete messo a punto per una conoscenza più attenta della situazione. A me sembra impossibile che gli stessi gestori e concessionari, quando stabiliscono che non riescono a fare gli investimenti programmati perché devono privilegiare gli interventi eccezionali, dicano di non essere a conoscenza fino in fondo dello stato del sistema di cui sono responsabili.
  Nel momento in cui abbiamo dato le concessioni, stabilendo anche le tariffe nonché un rapporto economico-finanziario, avremo basato tutto ciò su qualcosa. O era fittizio anche quello, era virtuale e non era rispondente alla realtà, oppure oggi regge un po’ meno la linea di difesa di non conoscere la situazione fino in fondo.
  Praticamente noi abbiamo acquisito un sistema idrico integrato che i comuni, bene o male, avevano pianificato e costruito con i nostri predecessori. Nel momento in cui i servizi idrici sono stati dati in concessione, e si dovevano fare le manutenzioni ordinarie e gli investimenti, si è cominciato a dire che non si conosceva e non si sapeva.
  All'inizio c'è stata la definizione del rapporto economico-finanziario. Su questa dovremmo basarci. Spero e chiedo che anche l'Autorità sia implacabile in merito, perché in alcuni casi l'imprevisto c'è, ma è diventato un motivo di polemica continuo il fatto che le tariffe siano troppo basse e che non si conosca l'organizzazione dell'infrastruttura. A me questo sembra, francamente, un po’ troppo. In questo senso il fatto che l'Autorità possa conoscere la situazione nel dettaglio a me sembra importante.
  Mi piacerebbe avere anche qualche notizia in più sulla distinzione che avete fatto tra le macrogestioni, con infrastrutture più ampie, che permettono di fare ragionamenti anche sull'interconnessione – alcune regioni ce l'hanno chiesto, perché hanno emergenze specifiche (penso alla Sardegna e alle isole) –, e la gestione in economia di molti piccoli comuni, come dite voi, che, per quanto abbiano dei limiti nella capacità di programmazione e di pianificazione degli investimenti, ne hanno molti meno nella conoscenza delle infrastrutture, nella ricerca delle perdite e nell'attenzione alla tutela delle sorgenti.
  Su questo dovremo trovare una mediazione. Penso che anche a voi non sfugga – a noi il punto lo pongono in molti – che il tema della governance riguardo anche alla differenza di dimensioni dei soggetti non sia cosa da poco. Questo dibattito è diffuso nelle regioni, tra comuni. Lo sapete anche voi.
  Da questo punto di vista mi sembra di poter dire che il tasso di sostituzione e il tema delle perdite siano aspetti molto connessi tra loro e che sia molto importante quello che state dicendo sull'acquisizione di ulteriori dati. Vorrei anche sapere se la modalità di acquisizione dei dati che state mettendo in atto, oltre che, naturalmente e giustamente, favorire incentivazioni che possano accelerare il cambiamento, ci offra già un quadro territoriale più esatto di quello che leggiamo oggi nella relazione.

  FEDERICA DAGA. Grazie per essere venuti a raccontarci dei vostri lavori.
  Voi operate da controllori, sia per quanto riguarda la tariffa, sia per quanto riguarda la modalità di gestione in senso più ampio, ossia come si comportano i gestori, come devono operare e quali documenti devono predisporre.
  Volevo sapere una cosa. A giugno scorso ho presentato in Commissione una risoluzione sulla questione della siccità e della crisi idrica. Uno dei punti critici è già emerso da molti anni, ossia il fatto che la perdita dalle reti sia ingente e che gli investimenti dei gestori sulle infrastrutture Pag. 10siano sempre la parte minore delle spese sostenute. Vi chiedo che cosa pensate della possibilità di reinvestire nelle infrastrutture parte degli utili che i gestori producono a fine anno: parliamo di reti, manutenzione, sostituzione e depurazione fognature, che mancano. Come dicevate anche voi, siamo oggetto di procedure di infrazione da parte della Commissione europea. È una questione urgente.
  Passo a un'altra domanda. Voi controllate gli investimenti dei gestori, se non sbaglio, e date anche le premialità, o cose di questo tipo. Nel tempo ho verificato l'attività di qualche gestore. Ho visto che di investimenti effettivi sulle reti ce n'erano pochissimi, mentre c'erano moltissimi investimenti in quelle che si chiamano information technology.
  Io conto molto sul tema, perché purtroppo c'è una serie di gestori che stanno facendo questo tipo di operazione. In linea generale risultano, quindi, investimenti maggiori, ma poi, alla fine, sulle reti stesse la percentuale è più bassa, mentre su altri settori aziendali l'investimento è alto, ma si tratta di aspetti che esulano dalla gestione del tubo e del raccordo. Volevo capire come vi siete orientati nell'accettare o meno questo tipo di investimento.
  Aggiungo un'ultima considerazione. Voi siete Autorità garante del mercato: com'è possibile regolare un mercato che, in realtà, mercato non è? Siamo in regime di monopolio naturale in questo caso e i gestori, come dite anche voi, si stanno fondendo. I piccoli gestori si fondono per arrivare all'unico gestore nell'ATO di riferimento. Come riuscite a fare la regolamentazione di un mercato che, in realtà, mercato proprio non è?

  PRESIDENTE. Grazie, collega Daga.
  Chiedo ai rappresentanti dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico se intendano rispondere o se si riservino di inviare note integrative.

  ALBERTO BIANCARDI, componente dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico. Presidente, fornirei qualche risposta. Chiedo a Lorenzo Bardelli e a Cecilia Gatti, che mi accompagnano, se vogliono integrare le mie risposte. Al limite, se i chiarimenti non fossero sufficiente, vi invieremo una nota integrativa.
  Comincio col primo gruppo di domande. Nella mia relazione iniziale sono stato molto rapido, perché avevo debordato i tempi in modo ampio. A pagina 19 sono fornite cifre che in parte possono rispondere. Almeno questa è la proposta che abbiamo fatto riguardo alla riduzione delle perdite e delle interruzioni nonché alla qualità dell'acqua. Faccio un passo indietro. Dopo aver accumulato sei anni abbondanti di dati, ci siamo sentiti finalmente più sicuri nel proporre questi obiettivi. È evidente che questa situazione, anche in riferimento a quello che è stato detto, rappresenta una priorità, una delle due o tre priorità, ma, per fare bene regolazione, bisogna avere i numeri.
  Inizialmente, dire che lo stato anche a livello locale – non è che non ci fornissero i dati – fosse precario è poco. Era molto disomogeneo. Adesso ce la sentiamo di proporre cifre. Come abbiamo scritto nella relazione che vi consegniamo, secondo noi, fermo restando che ci sarà il confronto con operatori e con Autorità d'ambito, potremmo, con un costo assolutamente ragionevole, ridurre le perdite da 41,9 a 37,7 per cento in due anni – e non è poco – e potremmo pensare di arrivare a 32,9 per cento in cinque anni.
  Questo è il sistema – poi chiederò a Lorenzo Bardelli di integrare – che proponiamo. Adesso non siamo in condizione di dirvi a che cosa corrisponda in termini di incremento tariffario, ma si tratta di una cifra sostenibilissima. La proposta è di fissare gli obiettivi che ho appena illustrato. Non è poco, perché vuol dire che in cinque anni il valore si ridurrebbe di 9 punti percentuali medi. Poi vedremo come andrà a finire.
  Sui dati – immagino che Lorenzo Bardelli dirà una parola in merito – facciamo un controllo sintattico diciamo, ma non voglio sminuire il nostro ruolo. È chiaro che dobbiamo basarci su un lavoro di analisi puntuale fatto dalle Autorità d'ambito prima e dal gestore poi. Noi non avremmo la capacità di entrare nel singolo numero. Pag. 11La mia percezione – non so quella del direttore – è che la qualità dei numeri sia migliore. Tuttavia, dire che sia disomogenea è dire poco. È chiaro che si tratta di uno dei punti aperti.
  Andando rapidamente avanti e cominciando a rispondere anche all'altro gruppo di domande, come regolatori – non lo facciamo solo noi; lo fanno tutti – siamo tenuti ad avere un approccio neutrale rispetto alle forme di gestione. Dal nostro punto di vista quella che abbiamo messo in atto è una serie di incentivi ad aggregarsi, ma non decidiamo, perché non è nostro compito, quando, come e chi compra, chi vende e come ci si aggrega.
  Meno che meno per noi è importante la forma di gestione. Per quello che riguarda il regolatore, per la sua funzione, potrebbe essere tutto pubblico, anche se poi in Italia il sistema è pubblico, ma nel senso più ampio. Per quanto riguarda la natura pubblica, noi, come regolatore, non abbiamo niente in contrario, come non avremmo niente in contrario rispetto a qualsiasi altra forma.
  Non abbiamo niente contro scelte di reinvestimento, anzi si tratta di un punto aperto. Anche a livello sovranazionale se ne discute. Noi siamo parte del network europeo. È difficile, se non in via di norma primaria – ma sarebbe anche molto discutibile – rendere obbligatorio il reinvestimento, a mio avviso. Dal nostro punto di vista, ci mancherebbe altro che fossimo contrario. Vorrebbe dire tendenzialmente che con una tariffa relativamente più bassa si riescono a fare più investimenti. Non so se Lorenzo Bardelli vorrà aggiungere qualcosa, ma non abbiamo niente in contrario.
  L'elemento che differenzia il gioco tra regolatore e regolato nel servizio idrico rispetto all'energia elettrica e al gas, ossia l'assenza di mercato, consiste nel fatto che dobbiamo cercare, con l'aiuto delle Autorità d'ambito, di identificare degli obiettivi raggiungibili in termini di investimento e costo, via via definendo gli standard.
  Sempre con gradualità, per quanto riguarda i costi operativi, abbiamo dato standard alle imprese. Se li raggiungono o li superano, a ciò corrisponde un incentivo. Per esempio, se oggi un operatore riesce a spendere meno per l'acquisto di energia – è un altro punto assolutamente dolente; in alcuni casi sono costi elevatissimi e sono in salvaguardia – noi lo incentiviamo, così come cerchiamo di fare in modo che i costi delle Autorità d'ambito siano bassi e via discorrendo.
  In questo caso, non essendo il mercato che definisce l'obiettivo, perché almeno in un assetto ideale non è il regolatore che stabilisce l'obiettivo da raggiungere sulle parti di mercato, dobbiamo fare in modo di fissarlo noi sulla base dell'insieme delle informazioni, ed è quello che stiamo facendo. Vediamo qual è l'obiettivo raggiungibile e quanto costa e su questa base cerchiamo di predisporre lo strumento.
  Non so se c'è tempo e se Lorenzo Bardelli vuole aggiungere qualcosa.

  LORENZO BARDELLI, capo della direzione Sistemi idrici dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas, e il sistema idrico. Il tema della qualità nel settore idrico è multiforme, ha molti aspetti e riguarda elementi che noi abbiamo qualificato come contrattuali, che identificano quelli – semplifico – di front office rispetto alle richieste tipicamente del singolo utente, quelli che, invece, riguardano aspetti innanzitutto tecnico-infrastrutturali e poi ancora quelli, ancora più sfumati ma sempre molto rilevanti, che riguardano aspetti ambientali.
  Il tentativo che abbiamo fatto è stato quello di iniziare dagli aspetti che apparivano più immediatamente definibili, vale a dire quelli di qualità contrattuale, che sono già in vigore da oltre un anno, e che possono aver generato, – con questo non intendo riferirmi a singoli casi e a singole situazioni – nel recepire quel tipo di regolazione, un maggiore interesse rispetto anche a elementi di information technology che favorissero un più diretto scambio di informazioni e rapporto con l'utente finale.
  Mi riferisco all'avvio di una regolazione della qualità tecnica che arriverà entro quest'anno e che noi immaginiamo con i primi macroindicatori di cui abbiamo parlato, ossia perdite di rete, interruzioni, qualità dell'acqua, ma anche con quelli riferiti alla fognatura, che non sono richiamati qui Pag. 12perché stiamo parlando di un altro tema, ma sono, a nostro avviso, molto rilevanti.
  L'infrastruttura fognaria, infatti, è la fase della filiera che probabilmente è stata più trascurata nella storia del settore idrico. Essa è stata affidata tipicamente a fondi pubblici che hanno generato un'infrastruttura, in alcuni casi – va detto – un po’ abbandonata a se stessa, che ha creato anche problemi di trasferimento tra un gestore e l'altro. Il subentrante spesso non si fidava della due diligence tecnica dell'uscente, generando conflitti, ricorsi e perdite di tempo, chiamiamole così.
  Tutto il tentativo che abbiamo fatto è stato teso a quantificare e oggettivizzare il più possibile un microset di parametri, sempre in una logica di diretta riferibilità alla prestazione da rendere alla platea dell'utenza, sia essa intesa in termini aggregati, per esempio standard generale e perdita di rete, che non riguarda il singolo, ma colpisce una collettività, sia essa riferibile, invece, al singolo, con interruzioni o qualità della risorsa erogata.
  Ci attendiamo che questo generi nel prossimo ciclo di programmazione una forte attenzione ad aspetti più tipicamente tecnici e, quindi, a investimenti ricalibrati con maggiore attenzione a questo tipo di elementi.
  Questo direi come ragionamento generale sull'evoluzione anche della qualità della spesa per investimenti. Per muovere i primi passi su questi aspetti era necessario avere dati. Tutti sappiamo che l'ambiente nel quale ci muoviamo è molto complicato. A titolo esemplificativo, il programma degli interventi che ciascun ente di ambito ci rimette presuppone un'analisi su 137 parametri di criticità. Abbiamo un po’ stressato il sistema in questi anni. Chi ha ottemperato pienamente alla nostra regolazione ha fatto un'analisi su ogni singolo parametro dei 137 che abbiamo richiesto. Ha effettuato una valutazione delle criticità rilevate, un'analisi costi-benefici dell'intervento da realizzare e una definizione dell'obiettivo da conseguire, che sarà un nuovo valore di quel parametro.
  A quel punto, dato il primo elenco di 137 parametri, il nuovo valore si può conseguire, se vi è un processo di controllo che, a nostro avviso, è estremamente oggettivo. Andiamo a sovrapporre i vettori. Laddove ci sono scostamenti, chi ha fatto questo tipo di interventi sarà chiamato a rendicontare sulle ragioni sottostanti e sulle motivazioni riscontrate e a definire un nuovo elenco con valori dei nuovi parametri.
  Abbiamo instradato tutta quest'attività tecnica, su cui ognuno, ovviamente, ha proprie opinioni e proprie valutazioni, con riguardo al singolo esperto della singola infrastruttura. Tutto questo è sicuramente utile. Quello che mancava, a nostro avviso, era la possibilità di oggettivizzare e confrontare tutti questi elementi. Da adesso si avvia questo tipo di processo.

  PRESIDENTE. Grazie. Se avete altro materiale da sottoporci, lo accogliamo. Se avremo altri dubbi, ve li sottoporremo.
  Nell'autorizzare la pubblicazione della documentazione depositata (vedi allegato), dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.50.

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