XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 3 di Mercoledì 26 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Realacci Ermete , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA IDRICA E SULLE MISURE NECESSARIE PER AFFRONTARLA

Audizione del Ministro per l'ambiente
e per la tutela del territorio e del mare.

Realacci Ermete , Presidente ... 3 
Galletti Gian Luca , Ministro per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare ... 4 
Realacci Ermete , Presidente ... 4 
Minnucci Emiliano (PD)  ... 5 
Realacci Ermete , Presidente ... 5 
Daga Federica (M5S)  ... 5 
Realacci Ermete , Presidente ... 6 
Daga Federica (M5S)  ... 6 
Realacci Ermete , Presidente ... 6 
Kronbichler Florian (MDP)  ... 7 
Galletti Gian Luca , Ministro per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare ... 7 
Kronbichler Florian (MDP)  ... 7 
Realacci Ermete , Presidente ... 7 
Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Pili Mauro (Misto)  ... 8 
Borghi Enrico (PD)  ... 8 
Bianchi Stella (PD)  ... 9 
Valiante Simone (PD)  ... 10 
Iannuzzi Tino (PD)  ... 10 
Realacci Ermete , Presidente ... 11 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ERMETE REALACCI

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv.

Audizione del Ministro per l'ambiente
e per la tutela del territorio e del mare.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica e sulle misure necessarie per affrontarla, l'audizione del Ministro per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti.
  Vista la ristrettezza dei tempi, è chiaro che oggi non potremo svolgere completamente l'audizione, considerato che avevamo in mente di affrontare in maniera approfondita l'emergenza siccità, con le connessioni con la questione degli incendi e con le altre vicende che stanno interessando il nostro Paese.
  Per ottimizzare i nostri lavori e la presenza del ministro, l'accordo sarebbe il seguente. Il ministro ci ha fatto pervenire la sua relazione, che è in distribuzione, e ha dato disponibilità a venire anche la prossima settimana. Quindi noi potremmo procedere in questa maniera: se il ministro ha qualcosa da aggiungere rispetto alla relazione, gli diamo la parola; poi prendiamo atto delle questioni poste dai vari Gruppi sulla materia; il ministro può tornare martedì a rispondere. Credo infatti che il ministro abbia una riunione interistituzionale sulla vicenda Roma.
  A seguire esamineremo alla presenza del ministro la risoluzione sull'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che invece non potremo presumibilmente affrontare la prossima settimana, se verrà posta la questione di fiducia. Possiamo invece tenere le audizioni se c'è un'indagine conoscitiva in corso.
  Non so voi, ma io ho avuto modo di leggere rapidamente l'approfondito speech del ministro. Sappiamo che il nostro problema principale – non a caso abbiamo avviato questa indagine conoscitiva che intendiamo chiudere a dicembre – è costruire una politica, non limitarsi a rispondere alle singole emergenze quando si pongono.
  Sappiamo che l'emergenza idrica andrebbe affrontata per tempo. Io, come altri colleghi, avevo presentato un'interrogazione all'inizio di aprile, perché non pioveva e non c'era neve sulle Alpi, quindi era chiaro che avremmo avuto un problema. Forse – lo dico anche per la vicenda romana del lago di Bracciano – sarebbe stato utile muoversi per tempo per mitigare i problemi che si sono posti.
  Questo implica questioni che interessano tanti settori, a partire dall'agricoltura. La prossima settimana, ministro, audiremo anche il ministro dell'agricoltura, perché è chiaro che c'è un problema di innovazione nelle tecniche agricole e anche di corretta gestione della risorsa acqua in un settore così importante per la nostra economia.
  Allo stesso tempo, c'è la necessità di un'assunzione di responsabilità a tutti i livelli istituzionali, dalle aziende pubbliche e private agli stessi cittadini, in materia. Ieri, per esempio, ho ascoltato dal governatore Crocetta parole francamente imbarazzanti. Pag. 4 Siccome le regioni hanno – almeno a partire dalla legge n. 353 del 2000 – responsabilità molto forti nell'azione di coordinamento e di prevenzione degli incendi, sostenere che la responsabilità è tutta della protezione civile mi è sembrato francamente fuori luogo, anche perché sappiamo che la regione Sicilia non è la meno dotata d'Italia di operai forestali, per usare un eufemismo.
  Magari, anche in vista delle sfide che sono poste dai cambiamenti climatici in atto, bisogna organizzarsi sia per contrastarle sia per individuare politiche di adattamento.
  Il ministro vuole aggiungere qualcosa?

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare. Ho poco da aggiungere. Io avevo predisposto due relazioni, una estesa e, su richiesta del presidente, una più compatta, ma anche quella compatta mi sembra troppo lunga per il tempo che abbiamo a disposizione. Mi limito a illustrare lo schema col quale è stata costruita la relazione.
  Dalla relazione emergono alcuni dati. Uno, che è chiaro a tutti, è il ritardo nella realizzazione delle opere infrastrutturali e anche nella manutenzione delle reti. C'è quanto abbiamo fatto in questi anni, c'è un programma su quello che è ancora da fare.
  C'è un altro punto, però, che a me interessa molto e lo voglio condividere con voi, perché siamo stati insieme attori di questa trasformazione. Noi stiamo vivendo in questo momento una crisi idrica da siccità, forse fra le più potenti degli ultimi decenni. La situazione è critica. Voi vedrete che nella relazione io sono riuscito a darvi una raffigurazione molto precisa di quello che sta accadendo.
  Ciò è stato possibile grazie al rinnovamento della governance del settore acqua che abbiamo operato. Credo che, grazie al collegato ambientale e al lavoro che il ministero ha fatto successivamente, con la costituzione dei bacini e degli osservatori, oggi in Italia abbiamo evitato il peggio.
  Certamente, se non piove e ti trovi in una situazione di criticità come quella che stiamo vivendo, di danni ne hai. Però, rispetto alla situazione, se abbiamo potuto contenere i danni, è stato proprio perché abbiamo una governance sul territorio capace di mettere insieme tutti gli attori istituzionali.
  Ancora una volta il problema, come abbiamo già riscontrato anche in questa Commissione per il dissesto idrogeologico e la gestione delle bonifiche, è quello di avere una governance capace di mettere insieme tutti gli attori che sono chiamati a decidere su un singolo problema. Infatti, soprattutto nel settore ambientale, partiamo sempre da una situazione dove ognuno ha una piccolissima parte della soluzione del problema. Se noi non mettiamo insieme tutti gli attori in un unico contenitore, in un unico tavolo istituzionale, facciamo molta più fatica a risolvere il problema.
  Gli osservatori in questo caso sono stati un grande strumento che abbiamo avuto a disposizione, perché ci hanno permesso, non soltanto negli ultimi 15-20 giorni o in un mese, ma negli ultimi sette mesi, di evidenziare bene le criticità e di intervenire insieme a tutti gli attori.
  Io credo che questo ci debba insegnare qualcosa: dobbiamo andare avanti nella gestione dell'acqua con un sistema di governance accentrato, cioè con un luogo dove tutti gli attori siano chiamati a decidere insieme.
  Abbiamo dei ritardi su questo aspetto. Io lo dico nella relazione che vi ho sottoposto. Noi abbiamo ancora regioni che non hanno istituito gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) e abbiamo molti comuni che ancora si rifiutano di partecipare agli ATO costituiti. Questo chiaramente è un problema reale nella risoluzione delle criticità, perché in quel caso non abbiamo neanche un sottogoverno unificato della gestione dell'acqua. Credo che questo sia un tema che dobbiamo affrontare anche dal punto di vista politico.

  PRESIDENTE. Grazie, ministro. Io invito i colleghi a porre soprattutto delle questioni, tenuto conto che avremo martedì prossima una seconda opportunità per intervenire sull'argomento.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 5

  EMILIANO MINNUCCI. Signor ministro, abbiamo avuto già modo di parlarne formalmente in delegazione, anche con gli amministratori della zona del lago di Bracciano, direttamente nel suo ufficio. Sintetizzare otto mesi di battaglia su questo tema sarebbe improponibile in questa sede. Cercherò di venire al nocciolo della questione.
  Io credo che la sua relazione, che ho scorso rapidamente, vada benissimo. Gli osservatori mi sembrano uno strumento importante e significativo, che aiuta a fare un passo in avanti e a mettere tutti gli attori attorno allo stesso tavolo. Questo va benissimo.
  Ho visto che c'è una parte relativa alla dispersione, alle perdite, alla necessità di intervenire su una rete che – consentitemi, colleghi, il gioco di parole – fa acqua da tutte le parti in senso stretto. Parliamo, per due terzi del territorio nazionale, di perdite che superano il 50 per cento. Questo dice tutto della situazione che si è andata stratificando nel corso degli anni.
  Tuttavia, in relazione a Bracciano, signor ministro, un passo fondamentale è stato intrapreso dalla regione, anche sulla scorta della documentazione che abbiamo prodotto dal basso, dal territorio, con fior di relazioni, con l'Università La Sapienza, con il CNR (Consiglio nazionale delle ricerche) e con l'ENEA (Ente per le nuove tecnologie, l'energia e l'ambiente).
  Parliamo di un danno ambientale che non è contestabile. Si può ragionare se sia già in atto o meno un disastro ambientale, ma il danno ambientale, così come definito ai sensi dell'articolo 300 del decreto legislativo n. 152 del 2006, mi sembra inequivocabile. Vedremo cosa dirà l'ISPRA, ma già una pluralità di soggetti pubblici l'hanno attestato in modo incontrovertibile.
  Detto questo, la regione ha assunto un atto formale. Acea ha reagito con arroganza e con protervia – lo dico anche in questa sede – perché non si può dire allo stesso tempo «prendiamo dal lago di Bracciano l'8 per cento del bilancio idrico di Roma e provincia» e contestualmente minacciare di razionare l'acqua a 1,5 milioni di romani. Le due cose da un punto di vista aritmetico (siamo a livello di seconda elementare) non stanno insieme: o l'8 per cento o 1,5 milioni di romani senz'acqua.
  Che cosa fa il ministero in questo senso? Possiamo aspettarci una risposta nelle prossime ore o nelle prossime settimane, visto che la richiesta di intervento urgente è stata rivolta nello stesso tempo alla regione e al Ministero dell'ambiente?
  Dico questo, ministro, perché la stessa Acea afferma che avrebbe a disposizione 14 metri cubi al secondo potenziali di acqua dall'acquedotto del Peschiera, che attende un potenziamento da 25-30 anni. Il potenziamento dovrebbe essere fatto da chi, pur ricavando utili dall'acqua che viene distribuita a Roma, non interviene. Mettere a rischio l'ecosistema del lago di Bracciano perché non si sono fatti quegli investimenti è inaccettabile.
  Mi auguro, quindi, che ci sia un'uniformità di decisione e di giudizio da parte della regione Lazio, del Governo e del ministero e che si fermi la protervia imperialistica di chi pensa di utilizzare quella risorsa idrica come meglio crede. Non è possibile, non lo accettano i territori, non lo accetta il buon senso e va anche contro la norma scritta.
  Ricordiamo che la concessione è violata in modo esplicito: a 161,90 metri sul livello del mare Acea doveva interrompere le captazioni. Siamo a 161,40, ovvero 50 centimetri sotto il minimo sindacale. Non possono appellarsi ad alcuna scusa.

  PRESIDENTE. Collega Minnucci, capisco la passione giustificata. Ovviamente non stiamo parlando soltanto di Bracciano, questa è un'indagine conoscitiva che riguarda l'emergenza idrica in tutta Italia, però mi rendo conto.

  FEDERICA DAGA. Sulla base della relazione fornita dal ministro, partirei da un paio di punti. La relazione fa riferimento al collegato ambientale, per quanto riguarda la definizione dei distretti di bacino; in un altro punto si citano i dati raccolti dall'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico (AEEGSI) in materia di perdite e bacini idrici. Pag. 6
  In merito al collegato ambientale, vorrei far notare che all'articolo 58 era previsto un fondo di garanzia. Questo fondo di garanzia a partire dal 2016 avrebbe dovuto favorire opere di potenziamento, infrastrutture idriche, impianti di depurazione e fognature. Sarebbe stato alimentato da una voce specifica inserita in tariffa e avrebbe potuto dare un po’ di sostegno ai gestori di dimensioni minori.
  Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non è stato ancora emanato: vorremmo sapere dove si è bloccato e per quale motivo, dato che comunque il fondo avrebbe dovuto essere operativo a partire dal 2016. Quindi stiamo parlando di un anno e mezzo buono di ritardo.
  La seconda parte delle mie considerazioni riguarda i dati relativi alle perdite idriche in mano all'Autorità. Un decreto ministeriale del 1997 prevedeva già la raccolta dei dati provenienti dai gestori o comunque dai territori, per calcolare le perdite attraverso la formulazione di bilanci idrici delle reti e degli impianti – lo stesso decreto suggeriva inoltre di fare un'adeguata campagna di ricerca delle perdite –, il tutto da trasmettere annualmente all'Osservatorio dei servizi idrici, che è in capo al Ministero dell'ambiente. I dati dovevano essere forniti dagli enti d'ambito. Dal 2012, anno in cui le competenze sono state trasferite quasi esclusivamente alla AEEGSI, i dati sono appunto in mano a quest'ultima.
  Da quello che leggo nella sua relazione, non riesco a comprendere se i dati siano stati effettivamente forniti anche precedentemente al 2012, e, quindi, se si avesse già contezza della ricerca delle perdite o meno e a che punto fossero.
  Il fatto è questo: non abbiamo scoperto un mese fa che ci sarebbe stata una crisi idrica quest'estate e non abbiamo scoperto un mese fa che le reti sono un colabrodo. Probabilmente i vari soggetti responsabili della gestione del servizio idrico o comunque delle acque non si sono parlati da vent'anni a questa parte.
  Da quindici anni l'Italia è soggetta a procedure di infrazione dell'Unione europea in tema di depurazione e fognature. Il servizio idrico è stato privatizzato tra la fine degli anni 1990 e l'inizio del 2000 e la promessa era stata quella di aumentare il servizio al cittadino e, quindi, di risolvere anche tutte queste criticità: perdite, reti colabrodo, depurazioni e fognature. Purtroppo, questo non è stato mai fatto, ma piuttosto sono stati distribuiti utili a tutti i soci.
  Io insisto su un aspetto. Quando dico che la crisi idrica non è stata scoperta un mese fa, intendo dire che il principale gestore in Italia è stato avvisato del fatto che quest'estate ci sarebbero state gravi situazioni da risolvere, ma purtroppo chi era responsabile all'epoca – messo lì da Marino, devo dirlo – ha fatto «no» con la testa e ha dichiarato che non ci sarebbe stato alcun problema di approvvigionamento idrico quest'estate e che tutto stava andando bene.
  Purtroppo, sappiamo che la ricerca delle perdite negli ultimi tre anni non è stata fatta ed è partita da maggio di quest'anno. Viene dichiarato dal gestore stesso.
  Quindi, mi chiedo e le chiedo dove sia il potere di controllo del Ministero dell'ambiente. Mi auguro che il problema venga preso in considerazione e l'attività di ricerca perdite venga incrementata. Nella risoluzione in tema di crisi idrica che ho depositato a giugno chiedo che gli organi di controllo preposti rafforzino l'attività di vigilanza sull'operato dei gestori e, per quello che riguarda le convenzioni di gestione...

  PRESIDENTE. Collega Daga, se non pone le domande, non ce la facciamo.

  FEDERICA DAGA. Ci metto dieci secondi. Mi auguro che venga fatto un ragionamento sugli utili ante imposte da destinare direttamente a investimenti reali sulle reti e non a investimenti fantasiosi di information technology.

  PRESIDENTE. Credo che il collega Kronbichler, che ha chiesto di intervenire, non parlerà di Bracciano. Ho questa suggestione. Pag. 7
  Vorrei dire una cosa ai colleghi. Andrei avanti a porre questioni fino alle 15.15, quindi invito a essere molto sintetici, in maniera che tutti coloro che si sono iscritti possano intervenire, tanto abbiamo già concordato di proseguire l'audizione nella giornata di martedì prossimo. Invito tutti a essere sintetici e a consegnare al ministro eventuale materiale che renda più utile il confronto di martedì prossimo.

  FLORIAN KRONBICHLER. Grazie, presidente. Salto il lago di Bracciano. Da una lettura superficiale della sua relazione, salta all'occhio che si sofferma molto sulla diagnosi e non si occupa quasi per nulla della terapia.
  Non soltanto nella relazione, ma anche nella pubblicistica sulla siccità di queste settimane, si nota che si presenta l'offerta dell'acqua, cioè la natura, come una variabile e la domanda, cioè il consumo, come la costante dell'equazione, e non inversamente. Si parla poco di intervenire sul consumo, sullo spreco e sulle ragioni di tale spreco. Mi pare che questo anche per la politica sia un tabù.
  Cito soltanto un esempio. Ministro, lei chiude la sua relazione con una botta inferta, guarda caso, agli ambientalisti, che si opporrebbero alla realizzazione di opere pubbliche fondamentali.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare.
  Mi riferisco ad un certo ambientalismo.

  FLORIAN KRONBICHLER. Sì, quelli sono sempre i falsi, perché ci diciamo tutti ambientalisti. Mi riferisco a coloro che si oppongono alla realizzazione delle strutture, perché anche gli invasi adesso sono intoccabili.
  Il direttore generale dell'Associazione nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari di cui adesso mi sfugge il nome – la settimana scorsa in audizione, in pratica, ha detto: «Tutta l'acqua che percorre i fiumi senza essere utilizzata, cioè sfruttata, è acqua persa, acqua sprecata».
  Stando a quest'ultima frase, gli invasi per l'acqua potabile sono importanti, per non parlare del lago di Bracciano. Però nell'arco alpino, nella mia regione per prima, si fanno invasi su tutte le montagne: in pratica, l'inverno, che non c'è più, viene creato artificialmente. Certi ambientalisti si oppongono, ma non hanno dalla loro il Ministro dell'ambiente in questo momento.

  PRESIDENTE. Colleghi, non prendo più iscrizioni a parlare, perché non sono neanche sicuro di riuscire a far intervenire tutti quelli che si sono iscritti. Ho detto che riprendiamo martedì e sospendiamo alle 15.15, quindi invito tutti a essere brevi.

  ORESTE PASTORELLI. Ministro, io la voglio ringraziare per aver affrontato con forza il problema della situazione idrica. D'altra parte, ormai questo è un problema che interesserà sempre di più il nostro Paese, per cui dobbiamo lavorare sulla prevenzione. Il nostro motto in Commissione Ambiente, dall'inizio di questa legislatura, è stato: prevenzione. Attraverso la prevenzione possiamo in qualche maniera aiutare le nostre popolazioni.
  È vero che esiste un problema determinato dalle società di gestione, perché non hanno reinvestito i loro utili sul territorio, cioè non hanno destinato una lira alla revisione di tutte quelle reti che sono in attività da oltre cento anni.
  È stato detto che la perdita delle reti si aggira intorno al 44 per cento. Noi dobbiamo lavorare affinché questa percentuale venga abbassata il più possibile. Dall'altra parte, dobbiamo dare la possibilità alle amministrazioni comunali, che non ricevono alcun ristoro economico dalle interferenze d'ambito, di lavorare in sinergia con le unioni di comuni e con le aree vaste, per trovare tutte le soluzioni possibili per fermare questa emergenza.
  Io la ringrazio, ministro, per il suo costante lavoro come coordinatore dell'osservatorio nel tentativo di sbloccare le situazioni delle regioni – perché comunque non tutti si occupano in maniera corretta di Pag. 8questa problematica –, facendo in modo che le società che gestiscono l'acqua siano in qualche maniera ricondotte agli obblighi del servizio e gli utili vengano reinvestiti nella rete.

  MAURO PILI. Io credo che il lavoro che spetta alla Commissione si articoli su due fronti: quello strategico e quello contingente.
  Nella relazione del ministro c'è un dato sicuramente rilevante sul piano della strategicità della visione: 300 miliardi di metri cubi di acqua piovono in Italia e riusciamo a captarne soltanto l'11 per cento. Questo è il tema nevralgico sul quale occorre riflettere, cercando una visione per la soluzione strategica del problema perenne dell'emergenza idrica in Italia.
  Su questo aspetto non hanno tracciato alcuna soluzione né il Ministro dell'ambiente né tantomeno quello dei lavori pubblici e delle infrastrutture. Mi riferisco alle interconnessioni e alle politiche sulle perdite, sul riuso e sul corretto uso della risorsa idrica.
  Mi soffermo un attimo sul problema contingente emergenziale. Cito soltanto due frasi riportate nella relazione del ministro, che riguardano la mia regione, la Sardegna. Si dice che la regione ha chiesto la dichiarazione di calamità naturale e che le procedure sono in corso.
  Cosa si intende per «dichiarazione di stato di calamità naturale»? Significa dare poteri straordinari ai soggetti che hanno bisogno di intervenire su questo tema. Tutto questo non è stato fatto a oggi. Non c'è stato alcun intervento che abbia consentito di mettere in campo soluzioni immediate che possano sovraintendere all'emergenza e contestualmente anche all'azione strategica.
  Non sono stati nominati commissari governativi. Com'è possibile che tra la fine di luglio e i primi di agosto ancora non ci siano i commissari governativi per l'emergenza idrica, ancora non siano stati trasferiti i poteri dello Stato, in particolare del Presidente del Consiglio dei ministri per quanto riguarda la protezione civile, per esempio, ai presidenti della regione o ai sindaci, che hanno bisogno di capacità di intervento sul piano finanziario? Cito la cosa più banale, ossia le autobotti, per garantire minime interconnessioni tra bacini, che invece su questo fronte non hanno avuto risposta.
  Riterrei assolutamente fondamentale che il Governo trasferisse i poteri. Lo dico rivolgendomi al Ministro dell'ambiente e a quello dell'agricoltura in particolar modo. Per esempio, non si possono bloccare 200 milioni del Fondo per le politiche agricole da destinare alla Sardegna: devono essere erogati dal 2015 e non sono stati erogati. Gli agricoltori non hanno potuto fare gli interventi necessari, nemmeno quelli minimi, per sopperire a questa già prevista carenza idrica.
  Bisogna intervenire rapidamente con commissariamenti straordinari. Non si può attendere nemmeno un giorno di più.

  ENRICO BORGHI. Grazie, ministro. La nostra Commissione ha inteso avviare questa indagine per tentare di cogliere alcuni dati di sistema. Noi siamo dell'opinione che occorrerebbe riflettere sul tema delle emergenze per avere degli spunti di risoluzione strutturale delle problematiche. Temiamo una pubblicistica e un dibattito politico che, invece, fanno dell'emergenza la quotidianità e che immaginano di dover trasferire al livello ministeriale o al livello centrale dello Stato la risoluzione automatica di tutti i problemi, non si capisce bene con quale bacchetta magica e con quale principe azzurro dotato di sovrannaturali doti.
  Quali sono le questioni di sistema che emergono anche dall'emergenza di questi giorni? Noi ne abbiamo avuto una plastica rappresentazione durante l'audizione con il gestore più dibattuto di queste ore, che è quello della città metropolitana di Roma.
  In primo luogo, l'attuale meccanismo di prelievo, distribuzione e alimentazione è vetusto e i gestori debbono fare i conti col fatto che occorre un salto di qualità, in termini di politiche industriali e in termini di raccordo fra territori produttori e territori consumatori.
  Se continuiamo a sentirci dire, come è capitato la scorsa settimana, che, siccome una determinata città ha determinate caratteristiche, Pag. 9 è giusto che vi sia sperequazione fra territori, è inevitabile che questo inneschi elementi di disintegrazione del sistema.
  Peraltro, noi abbiamo già affrontato ripetutamente questi temi nella produzione legislativa degli ultimi anni, e questo è l'elemento sistematico che chiediamo al Governo. Cito due questioni: nel cosiddetto collegato ambientale sono stati previsti la riforma della governance di sistema dei distretti e la remunerazione dei servizi ecosistemici, che deve presiedere alla ricostruzione del meccanismo di governo del prelievo di una risorsa così importante.
  È, quindi, fondamentale a questo punto dare attuazione alle disposizioni citate, ma non in una dinamica di riproposizione di sistemi di centralizzazione. Guardate che più diffondiamo l'idea che da Roma si risolve il problema e più gli enti locali scapperanno dagli ambiti.
  Il problema vero è chiamare alla responsabilizzazione i soggetti che per legge sono preposti, cioè i comuni, le regioni e gli enti gestori, facendo in modo che i piani d'ambito e i piani di gestione vengano effettivamente attuati (e su questo c'è una specifica competenza dell'autorità preposta) e che anche a questi livelli vi sia una capacità attuativa, cercando, per quanto ci compete, di essere tutti coerenti.
  Infatti, un altro punto chiave che emerge da questa discussione è che non è la natura del gestore, ma è il sistema di regolazione l'elemento centrale. Noi abbiamo discusso a lungo sul provvedimento sull'acqua pubblica in questo ramo del Parlamento. Apro una parentesi: a proposito, che fine ha fatto, caro Senato? In quell'occasione abbiamo dibattuto sulla natura giuridica del soggetto gestore, chiedendoci in maniera ideologica se fosse meglio il pubblico o fosse meglio il privato.
  Il risultato qual è? I fautori ideologici della ripubblicizzazione del meccanismo quest'anno sono stati quelli che hanno distribuito gli utili nel comune più importante che gestiscono nella nostra patria, vale a dire la città di Roma, per 70 milioni di euro, che, anziché essere investiti nella rete, sono andati nelle casse del comune.
  Occorrerebbe innanzitutto coerenza, ma dall'altro lato occorrerebbe capire che il sistema chiave è quello della regolazione. Sotto questo profilo, secondo noi occorre accelerare nella strumentazione legislativa che abbiamo già licenziato.

  STELLA BIANCHI. Vorrei sollevare tre questioni, molto velocemente. In primo luogo, ho letto con molto interesse nella relazione che il ministero sta elaborando il piano di adattamento ai cambiamenti climatici. Mi sembra un'ottima cosa. Infatti, l'emergenza acqua che stiamo vivendo nel nostro Paese dipende da quello, quindi che ci sia un lavoro di preparazione è molto importante. Se il ministro riuscisse a fornirci indicazioni sui tempi di conclusione di questo lavoro, ci farebbe un grande servizio.
  Mi chiedo se in riferimento all'impatto dei cambiamenti climatici c'è anche un approfondimento specifico sulla siccità. Infatti, come il ministro sa, noi siamo un Paese affetto dal rischio desertificazione e in quanto tale partecipiamo alla Convenzione internazionale per la lotta contro la desertificazione. Di conseguenza, vista la sua responsabilità, ministro, ci si attende un'attenzione particolare nell'elaborare un piano nazionale contro la siccità e la desertificazione.
  Faccio altre due brevi considerazioni. Una mi è venuta in mente quando il collega Kronbichler parlava del fatto che ci interessiamo sempre di offerta di acqua e non di domanda di acqua. Penso che anche la questione della domanda di acqua dovrebbe essere alla nostra attenzione.
  Tutto ciò che dal ministero può essere fatto per incoraggiare il risparmio idrico, l'uso più efficiente in agricoltura – lo chiederemo anche al Ministro Martina – e in generale, il migliore e più opportuno utilizzo della risorsa acqua andrebbe in questa direzione.
  Infine, probabilmente sfugge a me, ma forse va rafforzato un quadro di collaborazione tra i diversi gestori e gli enti locali. Ha ragione la collega Daga del Movimento 5 Stelle quando dice che non abbiamo Pag. 10scoperto un mese fa l'esistenza dell'emergenza idrica, però abbiamo letto che dallo scorso novembre il sindaco di Roma e dell'area metropolitana non si è mai presentata alle riunioni, che pure erano state convocate, sull'emergenza che avrebbe potuto prodursi e si è prodotta per il lago di Bracciano.
  Come si fa a garantire che, in presenza di un allarme, addirittura dallo scorso novembre, sindaco e gestore se ne occupino effettivamente, piuttosto che portarci a questa situazione di grave difficoltà?
  Faccio mie tutte le considerazioni del collega Minnucci, così accorciamo i tempi.

  SIMONE VALIANTE. Vorrei porre due questioni pratiche e veloci al ministro. Alcune regioni, ministro, segnalano che nell'utilizzo dei fondi dei patti per il Mezzogiorno e dei patti per le regioni si è verificato un differimento nei termini per alcuni investimenti infrastrutturali proprio sulle reti idriche.
  È il caso che ci viene segnalato nell'ATO Salerno, per quanto riguarda la Campania. Si dice – e io le chiedo anche di verificare e di farci sapere – che sostanzialmente c'è un differimento di interventi, perché l'indicazione del ministero sarebbe quella di dare, giustamente, priorità alla depurazione, vista anche la procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti del nostro Paese.
  Se questa condizione è vera, vorrei capire anche se si possono reperire subito risorse, altrimenti rischiamo di andare molto in là con i tempi della programmazione, anche per quanto riguarda le reti idriche, soprattutto considerato che molti territori e molti soggetti gestori locali hanno progetti esecutivi pronti, sui quali poter investire per risolvere gran parte del problema, che in alcuni casi è circoscritto.
  Concordo con il capogruppo Borghi: in questa fase più che mai serve una responsabilizzazione comune. Occorrerebbero, quindi, linee di indirizzo anche per i comuni, soprattutto per quelli medio-grandi, sulla realizzazione delle opere pubbliche, affinché partano dai servizi piuttosto che dalle opere di carattere urbanistico, cosa che non è stata fatta negli anni, soprattutto nelle realtà più grandi. Da questo punto di vista, sollecito il collega Borghi ad attivare una difesa comune delle realtà più piccole.
  Inoltre, occorrerebbe capire con le regioni se una parte dei fondi ordinari che anche quest'estate vengono distribuiti per le sagre in una condizione di emergenza possano essere usati con un'attenzione maggiore. Ci vorrebbe un tavolo meglio organizzato con le regioni, per capire come si affronta l'emergenza con un comune senso di responsabilità.

  TINO IANNUZZI. Nel ringraziare il ministro, gli rivolgo un'unica richiesta. Per rendere funzionale l'attività che noi svolgiamo in relazione all'indagine conoscitiva che abbiamo avviato, avremmo bisogno di un quadro delle opere che sono state progettate, anche alla luce dei rapporti istituzionali tra le autorità di distretto, le regioni e il Ministero dell'ambiente.
  Parlo delle opere che sono state progettate, regione per regione, rispetto alla vetustà della rete idrica e di tutti i collegamenti che ne conseguono, anche con riferimento allo stato delle opere stesse e allo stato dei finanziamenti.
  Altrimenti, noi rischiamo di parlar molto anche sulla natura vetusta delle opere, ma di non riuscire a dare indicazioni precise.
  Peraltro, sulla base dei dati che lei ci fornisce oggi, ministro, si deduce un incremento delle perdite ufficialmente consacrato dall'Istat che dal 2012 al 2015 passa dal 35,6 al 38,2 percento. Probabilmente la percentuale di perdite potrebbe essere ancora più alta (al 40-43 percento), ma c'è un dato incredibile: nonostante siano stati investiti 1,6 miliardi di euro dal Ministero dell'agricoltura, nonostante siano state impegnate risorse dell'FSC (Fondo sviluppo e coesione) sia per gli invasi e le dighe sia per le reti idriche e le infrastrutture acquedottistiche, la tendenza alle perdite, non soltanto non diminuisce, ma anzi aumenta secondo i dati ufficiali.
  Avremmo bisogno di questo prospetto, con l'approfondimento del ministero, altrimenti non disponiamo di un quadro oggettivo su cui lavorare.

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  PRESIDENTE. Colleghi, non essendo questo un esercizio retorico, cerchiamo di porre questioni sintetiche.
  Sono iscritti altri colleghi, che potranno intervenire martedì prossimo. In ogni caso il ministro ha potuto prendere nota delle questioni che sono state poste, in maniera tale che martedì in apertura della seduta potrà fornirci una risposta, considerato che abbiamo già ricevuto la relazione di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto (vedi allegato). In seguito, potremo consentire ai colleghi che non hanno potuto parlare oggi di porre le loro questioni. Ringrazio il Ministro Galletti per la sua partecipazione e rinvio il seguito dell'audizione ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.15.

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ALLEGATO

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

Roma lì, 26 luglio 2017

AUDIZIONE
IN
Commissione VIII Camera

  Signor Presidente,
  Onorevoli Deputati,
  Vi ringrazio innanzitutto per questa occasione che mi consente di fare il punto sullo stato dell'emergenza idrica che sta colpendo il nostro Paese. Una situazione che stiamo affrontando con determinazione.
  Come per l'azione di contrasto al dissesto idrogeologico, siamo di fronte a una sfida di sistema. Indifferibile, indispensabile, qualificante di una società che guarda al futuro.
  Come per alluvioni e frane bisogna intervenire su due fronti: quello della mitigazione e dell'adattamento, realizzando ad esempio nuovi invasi, ma anche quello del recupero di efficienza della rete idrica.
  In tempi di siccità è impensabile perdere il 40 per cento dell'acqua per tubazioni colabrodo.
  Come è impensabile che dei 300 miliardi di metri cubi d'acqua che in Italia piovono ogni anno, riusciamo a captarne solo l'11 per cento. È uno spreco inaccettabile per un Paese come il nostro che deve e dovrà fare ancor di più i conti in futuro con problemi di siccità.
  Procederò ora ad illustrare la situazione e mi soffermerò, inoltre, sul quadro degli investimenti programmati, realizzati ed in corso di realizzazione, destinati al miglioramento delle reti e della gestione del processo.

  PREMESSA
  La situazione meteoclimatica nazionale degli ultimi mesi è stata caratterizzata da anomalie idrologiche e termiche, che si sono manifestate particolarmente nei distretti idrografici Padano e delle Alpi orientali, nonché su alcune importanti porzioni territoriali di altri distretti.
  Le cause che hanno determinato le emergenze sono differenti, comprendendo non solo una generalizzata diminuzione delle precipitazioni, ma anche fattori di tipo antropico, riconducibili all'inadeguatezza dei sistemi di approvvigionamento idrico, segnatamente – come detto – perdite di rete, vetustà degli impianti, presenza di sprechi, elevata frammentazione gestionale, carenza di interconnessione tra i sistemi.
  Si sta avviando un approccio di tipo «proattivo», basato sul costante monitoraggio delle variabili idrometeorologiche e delle disponibilità idriche, sul continuo aggiornamento dello scenario di evento e di quello d'impatto, sull'individuazione e sulla predisposizione di misure ed interventi di prevenzione. Pag. 13
  Presupposto di tutto questo è la riforma strutturale messa in campo con la nuova governance della gestione della risorsa idrica. La riforma, attesa da tempo, oltre a riallineare l'Italia con quanto richiesto dall'Europa, ha previsto la riduzione del numero di Enti passando da 7 Autorità di bacino nazionali e 30 Autorità di bacino interregionali e regionali a 7 Autorità distrettuali, di cui 2 insulari. Ha inoltre provveduto alla generale razionalizzazione prevedendo che sia un solo Ente, l'Autorità di bacino distrettuale, a predisporre il Piano di gestione e il relativo Programma di misure.
  La riforma prevede inoltre l'attribuzione delle funzioni pianificatorie per il distretto in capo alle Autorità di bacino distrettuali e i compiti di attuazione dei Piani di gestione alla scala sub distrettuale in capo alle singole Regioni.
  Per monitorare con continuità la situazione e provvedere ad individuare e realizzare le misure più idonee al contrasto ed alla mitigazione dei fenomeni di scarsità idrica e di siccità, il mio Ministero ha chiesto alle Autorità di distretto di attivare gli Osservatori distrettuali permanenti sugli utilizzi idrici, istituiti nel luglio 2016.
  Gli Osservatori sono stati infatti istituiti proprio per attuare, sui vari territori, un nuovo sistema di governance, in grado di favorire la gestione ottimale della risorsa idrica, come di affrontare le crisi da scarsità all'insegna della cooperazione, del dialogo tra le parti, dell'attenzione alle specificità territoriali e dello scambio informativo.
  Gli Osservatori operano anche da Cabina di regia per la previsione e gestione degli eventi di carenza idrica e siccità, garantendo un adeguato flusso di informazioni, necessarie per la valutazione dei livelli di criticità, della sua evoluzione, dei prelievi in atto, e per la definizione delle azioni più adeguate per la gestione proattiva degli eventi da scarsità.
  In caso di «scenario di severità idrica bassa», o ancora di «scenario di severità idrica media», gli Osservatori assumono invece il ruolo di Cabine di regia, provvedendo alla valutazione delle misure più appropriate per la mitigazione degli impatti della carenza idrica e della siccità, sulla base degli elementi conoscitivi disponibili e proponendo l'attuazione delle stesse misure. Infine, in caso di «scenario di severità idrica alta» gli Osservatori forniscono il supporto informativo/operativo al fine di contribuire alla definizione delle decisioni per la gestione dell'eventuale emergenza da parte degli organi della Protezione Civile Nazionale e delle altre Autorità competenti coinvolte.
  Gli Osservatori sono già pienamente operativi sui vari distretti italiani, a sostegno delle Amministrazioni competenti e stanno tenendo, con cadenza pressoché settimanale, riunioni per analizzare lo stato di fatto climatico e meteorologico, per monitorare l'impiego delle risorse, per predisporre gli scenari di utilizzo e per sviluppare il modello proattivo di gestione della scarsità idrica, che potrà prevedere eventuali misure di contenimento dei consumi, nonché deroghe alle ordinarie modalità di gestione degli invasi (ad esempio sub alpini), a sostegno delle attività agricole e dell'approvvigionamento ad uso potabile.
  Mi sento di poter dire che il lavoro degli Osservatori ha determinato quella filiera delle responsabilità comuni che ha permesso in tante parti d'Italia, con lo strumento della condivisione necessaria, di evitare guai peggiori nelle situazioni più critiche. Pag. 14
  Con questa nuova attesa governance della gestione idrica il compito però non è certamente terminato. Siamo chiamati a fare un passo in avanti. È ancora troppo elevato il grado di frammentazione delle competenze.
  Risulta fondamentale, ai fini di un efficace ed efficiente gestione del servizio, realizzare un sistema di regolazione che preveda un'attività di controllo che coinvolga tutti i soggetti ad esso deputati, dall'AEEGSI, agli Enti di ambito e al Ministero, al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni di funzioni con incremento dei costi di gestione.
  Il Ministero si è impegnato in questo ultimo anno nello svolgimento di tale attività, cercando di creare un collegamento fra i diversi enti istituzionali coinvolti nell'attività di controllo.
  Infatti, la Pianificazione ambientale non può in alcun modo essere vista in maniera distinta da quella del servizio idrico integrato: la seconda costituisce parte integrante della prima. Per quanto concerne il Servizio Idrico Integrato, lo strumento di pianificazione è costituito dal Piano d'Ambito all'interno del quale sono tradotte in interventi operativi le misure del Piano di gestione delle acque, che indica anche costi, copertura finanziaria e tempistiche di realizzazione.
  Per la redazione dei Piani di gestione delle acque, il Ministero dell'Ambiente ha posto particolare attenzione alla problematica della raccolta dei dati necessari per la sua predisposizione. A tale scopo, ha costituito un gruppo di lavoro, composto da AEEGSI, ISTAT e CREA, oltre che dalle Autorità di distretto, all'interno del quale sono stati individuati, per ogni fase dell'analisi economica, i dati necessari, le fonti del dato, i soggetti istituzionali detentori dello stesso, le modalità e le tempistiche di raccolta e comunicazione dei dati.
  In questo percorso esistono, inutile nasconderlo, alcune difficoltà. Ci sono infatti ancora oggi Regioni dove, nonostante l'esercizio dei poteri sostitutivi e le numerose diffide inviate da parte del Ministero, non sono stati istituiti enti di ambito o, anche se istituiti, non sono operativi. Credo che il commissariamento di quei comuni che non aderiscono ancora oggi agli Enti d'ambito – ne abbiamo un esempio sul lago di Bracciano – sia necessario e indifferibile.
  Va evidenziato che il Dipartimento della Protezione Civile è direttamente coinvolto nell'attuazione concreta delle attività tecniche di valutazione volte al preannuncio e al monitoraggio dei fenomeni siccitosi e delle crisi idriche, nonché a quelle di monitoraggio delle variabili idropluviometriche, al fine di rilevare eventuali scostamenti delle precipitazioni rispetto alle medie storiche di riferimento. Altra attività di notevole rilievo consiste nel monitoraggio delle disponibilità idriche a disposizione dei territori. A tale riguardo, il Dipartimento sta progressivamente intensificando la collaborazione con gli operatori pubblici e privati del sistema.
  È di tutta evidenza che le misure proposte sono di tipo contingibile ed urgente ed hanno la finalità di alleviare il disagio alle popolazioni coinvolte e non già di sopperire alle attività svolte in ordinario dai gestori e dagli enti competenti, né di ristrutturare gli impianti o di realizzare gli interventi strutturali volti a garantire in modo permanente una maggiore capacità di accumulo.
  Ricordo che per il Distretto Padano, il 22 giugno scorso, il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per le province di Pag. 15Parma e Piacenza, assegnando la somma di 8 milioni e 650 mila euro. Il 21 luglio il Presidente della Regione Emilia–Romagna è stato nominato a Commissario delegato; per il Distretto delle Alpi Orientali e per il Distretto dell'Appennino settentrionale è attualmente in corso l'istruttoria tecnico amministrativa per la deliberazione dello stato di emergenza; anche per il Distretto dell'Appennino centrale si segnala che è in corso l'istruttoria per la deliberazione dello stato di emergenza.
  Il quadro, già storicamente connotato da elementi di criticità, è – come detto in apertura – reso ulteriormente complesso dal manifestarsi degli effetti dei cambiamenti climatici.
  Il Ministero dell'Ambiente sta predisponendo il Piano Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici, coerentemente con le indicazioni comunitarie in materia.
  Non si tratta di un documento statico e cristallizzato, ma dinamico. È previsto, infatti, un continuo aggiornamento in relazione alle nuove conoscenze e alle esperienze acquisite attraverso la sua stessa applicazione. Per la natura trasversale e interdisciplinare del tema dei cambiamenti climatici, la pianificazione ed implementazione di azioni di adattamento presuppone un approccio basato sulla più ampia partecipazione dei portatori di interesse e su un modello di governo multilivello del territorio.
  Al fine di garantire l'informazione e la partecipazione di tutti i soggetti interessati, non solo istituzionali, sarà disciplinata mediante accordo da concludere in sede di Conferenza Stato-Regioni, l'istituzione di un «Forum permanente» per la promozione dell'informazione, della formazione e della capacità decisionale dei cittadini e dei portatori d'interesse e di un «Osservatorio Nazionale» composto dai rappresentanti delle Regioni e delle rappresentanze locali, per l'individuazione delle priorità territoriali e settoriali, nonché per il successivo monitoraggio dell'efficacia delle azioni di adattamento.
  Il Piano comprende un'analisi di contesto della condizione climatica attuale e futura, una descrizione della propensione al rischio del territorio nazionale e degli impatti attesi per i settori già definiti come rilevanti nella Strategia Nazionale di Adattamento tra cui, in particolare, gli impatti sulle risorse idriche e quelli collegati ai fenomeni di siccità e desertificazione. Esso fornisce, inoltre, indicazioni su possibili azioni di adattamento ed analizza strumenti adeguati a monitorarne e valutarne l'efficacia.
  Passo ora a una panoramica dei distretti.

DISTRETTO ALPI ORIENTALI

  Con specifico riferimento al Distretto delle Alpi Orientali, l'Osservatorio distrettuale si è riunito a cadenza settimanale dal gennaio 2017, producendo un quadro sempre aggiornato della situazione idrologica ed idrica in atto a scala distrettuale. La situazione più complessa – valutata di severità media – si è riscontrata sul bacino del fiume Adige, in cui era a rischio la portata minima di 60 m3 al secondo necessaria per i prelievi idropotabili.
  Il quadro aggiornato al 20 luglio, tenuto conto anche dell'Accordo promosso dall'Osservatorio tra le Amministrazioni regionali e provinciali, mostra che la disponibilità di risorsa idrica nel bacino del fiume Pag. 16Adige ha registrato negli ultimi giorni un buon incremento. Gli invasi sono stati portati prossimi alla media storica. Ciò in conseguenza degli eventi meteorologici che hanno caratterizzato queste ultime settimane in particolare in Alto Adige. Anche le temperature al suolo hanno avuto un'attenuazione pur mantenendosi al di sopra della media storica di lungo periodo.
  Per affrontare efficacemente le crisi idriche relativamente all'anno in corso, l'Osservatorio ha elaborato e condiviso (il 23 giugno scorso) il documento «Misure urgenti per la gestione della carenza idrica per la stagione 2017» allo scopo di preordinare azioni urgenti per la gestione, nella fase critica, della carenza idrica che affligge il bacino dell'Adige nell'anno in corso. L'Osservatorio ha provveduto ad individuare l'elemento volano della disponibilità idrica nel cosiddetto «serbatoio virtuale», le cui risorse idriche ammontano a circa 264 milioni di mc. Lo schema di funzionamento di tali misure è basato sulla messa in campo di azioni sul serbatoio virtuale, finalizzate ad integrare le portate transitanti in Adige e di riduzioni delle derivazioni. Occorre precisare, comunque, che la gestione della crisi idrica attraverso l'uso del serbatoio virtuale non può essere considerata una soluzione permanente e definitiva. Va considerata per l'annualità 2017 ed in futuro dovrà essere supportata da corrispondenti azioni strutturali e non strutturali da attivare nel breve, medio e lungo periodo.
  Nell'ambito del principio di cautela per la tutela del comparto idropotabile, l'utilizzo della risorsa idrica disponibile nel serbatoio (circa 78 milioni di mc) avverrà per fasi ed a controllo settimanale dell'Osservatorio. Questo controllo in progress ha lo scopo di monitorare in termini gestionali l'evoluzione del sistema idrologico ed idraulico (precipitazioni/portate) rapportata all'uso primario della risorsa idrica.
  Sul resto del territorio del Distretto delle Alpi orientali, si segnala che nel bacino del Tagliamento le precipitazioni risultano inferiori alla media di stagione in particolare nel tratto di pianura. In corrispondenza della sezione di Ospedaletto, dove è ubicata la derivazione del Consorzio di Bonifica Pianura Friulana, per garantire deflusso minimo vitale, si sono ridotti i prelievi del 20 per cento. Sono iniziate anche le integrazioni di portata dalla diga di Ambiesta e in considerazione dell'evoluzione meteoclimatica prevista, la Regione Friuli Venezia Giulia potrebbe adottare provvedimenti di riduzione del Deflusso Minimo Vitale.

DISTRETTO DEL FIUME PO

  L'Osservatorio distrettuale si è riunito da marzo a luglio, producendo una sintesi dei dati climatici regionali continuamente aggiornata. La scarsità di precipitazioni pluviometriche e nevose, presentatasi a partire dall'autunno 2016 e perdurante fino ad oggi, ha interessato soprattutto il territorio regionale dell'Emilia Romagna, comportando deflussi nei reticoli idrografici superficiali prossimi o inferiori ai minimi storici e una significativa crisi idrica, – valutata di severità alta – in particolare nei territori delle provincie di Piacenza e Parma. La situazione di carenza idrica ha portato a richiedere la dichiarazione di stato di emergenza nazionale da parte del Presidente della Regione in Pag. 17data 13 giugno 2017, recepita con delibera del Consiglio dei ministri n. 35 del 22 giugno. Contestualmente è stato dichiarato lo stato di crisi idrica regionale fino al 30 settembre, sia per il settore idropotabile che per il comparto irriguo e con sono state dettate le prime disposizioni per fronteggiare la crisi idrica. Il bollettino relativo alla situazione del 17 luglio scorso rappresenta il persistere di una grave situazione per tutti i fiumi, ad eccezione del fiume Trebbia e della parte montana del Panaro. In particolare, il fiume Po desta forte preoccupazione per l'abbassamento repentino del livello dell'ultimo periodo.
  Il 23 giugno si è tenuta una riunione straordinaria dell'Osservatorio, presso al Prefettura di Piacenza, nel corso della quale ho provveduto ad illustrare i contenuti del provvedimento del Consiglio dei ministri, anche in termini di stanziamenti economici. Tra gli interventi proposti, si citano: rifornimenti con autobotti per l'approvvigionamento potabile dei Comuni montani, interconnessioni, potenziamento dei sistemi di sollevamento, individuazione di nuove fonti da acque sotterranee, impianti mobili di potabilizzazione, interventi di ottimizzazione delle opere di presa.
  Sempre con riferimento al Distretto del fiume Po, si registra una criticità idrica anche nel bacino del Chiese, per effetto del ridotto volume di invaso del lago d'Idro. Il 21 luglio scorso, l'Autorità di bacino del Fiume Po ha provveduto ad emanare, con carattere d'urgenza e dietro interlocuzione con il mio Ministero, apposito decreto, con il quale è attribuita all'Agenzia Interregionale per il Fiume Po (A.I.PO), nell'esercizio delle sue attribuzioni di Ente Regolatore per il Lago di Idro, la facoltà di porre in essere interventi straordinari e misure necessarie per fronteggiare l'emergenza.

DISTRETTO DELL'APPENNINO CENTRALE

  In relazione alla situazione del distretto – valutata dall'Osservatorio di «severità alta» per Lazio, Umbria e Marche – si evidenziano le complesse situazioni del lago di Bracciano e del bacino del Pertusillo, che rischiano di mettere a repentaglio la salvaguardia della biodiversità.
  Con particolare riferimento al lago di Bracciano, lo stesso si trova nella più grave emergenza idrica registrata nell'Italia centrale. Proprio mentre stiamo parlando è in corso la riunione dell'Osservatorio sull'Appennino Centrale, chiamato ad affrontare prioritariamente le azioni rivolte alla salvaguardia del lago.
  Lo scorso 6 luglio la regione Lazio ha avanzato la richiesta di dichiarazione dello stato di emergenza per la crisi idrica in atto e nel corso di una riunione avvenuta il 21 luglio scorso, la stessa Regione ha disposto la sospensione dei prelievi dal lago di Bracciano dal 28 luglio fino al 31 dicembre di quest'anno. Poiché tale decisione rischia di produrre razionamenti all'erogazione dell'acqua nella Capitale, questo Ministero ha chiesto di anticipare ad oggi l'Osservatorio, affinché il quadro della situazione venutasi a creare a seguito della decisione regionale venga analizzato collegialmente, cercando una soluzione condivisa che eviti da un lato un grave danno ambientale al lago e dall'altra un disagio per i cittadini di Roma.
  Il mio Ministero ha provveduto a richiedere alla Regione e all'Ente di Governo d'Ambito dell'ATO 2 informazioni sullo stato della situazione Pag. 18 e sulle soluzioni individuate dal Tavolo tecnico istituito presso la Regione, nonché sulle iniziative in programma per limitare gli impatti sul lago.
  In questi mesi si sono tenute numerose riunioni dell'Osservatorio permanente, nel corso delle quali il gestore ha comunicato gli interventi adottati al fine di limitare i prelievi dal lago di Bracciano, sia attraverso il recupero di risorse idriche da altre fonti di approvvigionamento, sia attraverso la riduzione dell'entità delle dispersioni nelle reti di distribuzione.
  L'Osservatorio ha, peraltro, deciso l'ulteriore diminuzione delle portate emunte dallo stesso lago di Bracciano, che sono passate da 1300 a circa 1000 litri al secondo (secondo i dati forniti da ACEA), ed ha confermato l'aumento delle portate rilasciate dall'invaso del Pertuso a sostegno dell'idropotabile. Il gestore, da parte sua, ha evidenziato un recupero di circa 105 litri al secondo dal controllo delle perdite sui manufatti idraulici ed un recupero di circa 80 litri al secondo dalla ricerca delle perdite occulte di rete.
  Il mio Ministero ha già chiesto ad ISPRA di fornire il proprio supporto tecnico sullo stato ambientale del lago. Proprio in queste ore inoltre, ho chiesto con una lettera indirizzata ai CUTFAA, i Carabinieri Forestali, e al NOE, il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, di indagare sul fenomeno dei prelievi illeciti dal lago.
  Una cosa posso assicurare: agiremo con la massima severità per punire chi sottrae acqua preziosa al lago di Bracciano. La nuova normativa sugli ecoreati fornisce strumenti severi e precisi per condannare chi danneggia l'ambiente. Le pene previste sono, giustamente, severissime e possono arrivare ad oltre 20 anni di reclusione per chi è giudicato colpevole di disastro ambientale.
  La situazione di Roma è, allo stato, quella che preoccupa maggiormente. È chiaro a tutti che una parte consistente dei problemi della Capitale e dei rischi che oggi corre siano da ricollegare alle intollerabili perdite di rete che caratterizzano la sua infrastrutturazione idrica.
  Questo è un problema antico, su cui bisogna una volta per tutte finalmente intervenire.
  Sono 21 milioni di euro i fondi destinati alla Regione Lazio nel quadro di un più ampio «Piano di sostituzione delle reti» previsto nell'ambito della programmazione dei Fondi Sviluppo e Coesione. Credo che questo sforzo del governo e del mio ministero possa e debba essere un volàno per gli investimenti ai quali i soggetti gestori e le Regioni dovranno concorrere.
  Per affrontare la situazione occorre, inoltre, realizzare nuovi invasi e promuovere un uso sostenibile della risorsa idrica, sia nell'irrigazione che negli usi idropotabili.
  L'analisi del quadro delle attuali disponibilità idriche e degli interventi migliorativi attivati ed attivabili ha condotto, come è noto, all'identificazione della condizione di severità idrica alta limitatamente alla Regione Lazio, Umbria e Marche; ciò consentirà l'eventuale attivazione delle procedure a sostegno del settore agricolo nonché, come detto, la richiesta di concessione dello stato di emergenza, su impulso regionale.

DISTRETTO DELL'APPENNINO SETTENTRIONALE

  Con riferimento al Distretto dell'Appennino settentrionale, – per il quale l'Osservatorio ha dichiarato, su tutto il territorio toscano, il livello Pag. 19di severità idrica alta.- si registra una pressoché totale assenza di piogge significative e una conseguente riduzione di portate nel reticolo superficiale, con particolare riguardo alla parte meridionale del territorio toscano e costa livornese.
  Le ultime analisi evidenziano, in Toscana, un generale aumento del deficit pluviometrico. Per quanto concerne l'analisi delle falde, si osserva un ulteriore generale abbassamento dei livelli su tutti gli acquiferi alluvionali monitorati. La situazione più critica è la sezione di Calcinaia (PI), dove le concentrazioni massime di ossigeno superano la soglia di allarme. Sussistono alcune criticità anche nelle aree contermini il Lago di Massaciuccoli. L'Autorità idrica Toscana conferma la situazione di media/grave criticità prevedibile e in atto sul territorio regionale, in particolare per schemi di approvvigionamento idropotabile di limitate dimensioni che interessano varie aree regionali, e il rilevante stato di crisi per l'Elba, situazione che, peraltro, ha portato alla dichiarazione di emergenza idrica. È stato prodotto, a tal riguardo, un Piano straordinario di interventi ed emesse ordinanze di divieto di usi non essenziali dell'acqua dell'acquedotto.

DISTRETTO DELL'APPENNINO MERIDIONALE

  Per il territorio del Distretto Idrografico dell'Appennino Meridionale si conferma che lo scenario di disponibilità idriche è caratterizzato da una forte criticità che secondo le valutazioni dell'osservatorio sta passando in questi giorni da «media» ad «alta».
  L'Autorità e le strutture tecniche regionali stanno monitorando, in stretto contatto con i gestori, l'evoluzione dello stato delle disponibilità al fine di valutare le misure più idonee ad ottimizzare gli utilizzi della risorsa idrica, tenendo conto delle priorità di utilizzo fissate da legge. In questo scenario, l'Autorità ha già avviato misure atte a risolvere alcune criticità, attraverso azioni di regolamentazione e di ottimizzazione della ripartizione della risorsa tra i diversi usi per alcuni schemi idrici a valenza regionale.
  Con riferimento alla Regione Abruzzo, si registra uno scenario di criticità, allo stato, non ancora particolarmente severo.
  Relativamente alla Regione Molise, il maggiore impatto, per quanto concerne l'approvvigionamento potabile, riguarda le aree costiere, che nel periodo estivo vedono un notevole afflusso turistico.
  Con riferimento alla Regione Campania, i sistemi acquedottistici regionali presentano situazioni di spiccata criticità, la cui gestione necessita di azioni di governo e ripartizione in considerazione del fatto che le disponibilità idriche regionali sono in gran parte condivise con altre Regioni. A tale riguardo, l'Autorità di Distretto ha definito, di concerto con le Regioni, uno schema di ripartizione delle risorse in corrispondenza delle fonti di approvvigionamento.
  Per quanto riguarda la Regione Basilicata, il sistema degli invasi sconta ad oggi una riduzione dei volumi disponibili di circa 170 Mm3 rispetto alla scorsa annualità. I gestori hanno inoltre avviato misure di razionalizzazione e/o razionamento delle erogazioni.
  Relativamente alla Regione Puglia, si evidenzia una severa riduzione delle risorse disponibili alle fonti di approvvigionamento, che sono peraltro tutte situate in altre Regioni e condivise con le stesse. Ad Pag. 20oggi risulta l'emanazione di un decreto di crisi idrica da parte del Presidente della Giunta Regionale.
  In Regione Calabria si evidenzia che le risorse idriche regionali presentano una situazione di forte riduzione di disponibilità, con i livelli d'invaso fortemente al di sotto della media del periodo. L'area per la quale si prevede l'impatto maggiore, per quanto concerne il comparto idropotabile, è quella della provincia di Cosenza, la quale non possiede fonti di approvvigionamento integrative significative, quali ad esempio invasi. Si precisa che si sta procedendo a programmare specifici incontri tecnici con Regione e gestori.

DISTRETTO DELLA SARDEGNA

  Anche in Sardegna – oggi in una situazione di severità idrica alta – negli ultimi anni si sono registrate ridotte precipitazioni, che hanno determinato un'emergenza idrica che sta pesantemente caratterizzando il territorio regionale.
  Al fine di gestire in modo efficace le risorse idriche della Sardegna e quindi pianificare le crisi emergenziali, l'Amministrazione Regionale si è dotata di un sistema organico di indicatori di stato per il monitoraggio e il preallarme della siccità.
  Si segnala, inoltre, che la Regione Sardegna ha convocato, con atto dell'Autorità di Bacino, la Cabina di Regia, con l'obiettivo di garantire una procedura unitaria e coordinata di previsione, monitoraggio e controllo delle disponibilità e delle utilizzazioni idriche.
  Tra le indicazioni fornite dall'Autorità di Bacino si evidenziano la programmazione puntuale delle risorse da erogare con cadenza quindicinale dal Sistema idrico multisettoriale; l'invito a tutti i Comuni della Sardegna affinché, con gli opportuni provvedimenti, si garantisca una oculata ed efficiente gestione delle risorse idriche disponibili; l'invito ad intensificare le attività di ricerca e riduzione delle perdite nelle reti comunali delle aree territoriale con maggior carenza di risorsa; la pianificazione con la Protezione Civile regionale delle attività di alimentazione emergenziale delle utenze, con sistemi alternativi basati su autobotti e sulla realizzazione di bacini di raccolta strategicamente disposti nel territorio.
  Per quanto concerne il settore agricolo, la Regione ha formalmente chiesto al Ministero delle politiche agricole la dichiarazione dello stato di calamità naturale, con l'attivazione di tutte le misure previste, in caso di siccità, a sostegno delle produzioni ed il cui iter è ancora in corso.
  Per quanto riguarda la Sardegna centrale, viste le criticità in atto, si sta verificando la funzionalità delle interconnessioni, al fine di garantire un servizio idrico accettabile e, nel contempo, risparmiare delle risorse locali in maniera da averne di scorta per almeno i primi quattro-sei mesi dell'anno 2018.
  Nelle aree centro orientali, il gestore del Servizio Idrico Integrato-S.I.I. ha recentemente avviato una chiusura delle erogazioni nelle fasce orarie notturne.
  Sono confermate le criticità anche per la Sardegna nord occidentale. A decorrere dalla data del 18 luglio, lo stesso gestore del SII ha esteso le restrizioni ad altri centri alimentati dagli invasi in condizioni critiche. Pag. 21
  Per quanto riguarda la Sardegna sud occidentale, le dotazioni irrigue disposte dall'Autorità di Bacino e dalla Regione sono già abbattute del 50 per cento, rispetto alla reale necessità, a causa degli scarsi deflussi.

DISTRETTO DELLA SICILIA

  Per quanto concerne la Regione Siciliana, dai dati forniti risulta che a metà della stagione irrigua 2017, alcuni invasi sono completamente prosciugati, altri hanno disponibilità idriche notevolmente inferiori alle potenzialità massime, del tutto insufficienti a garantire l'assistenza alla produzione agricola. A fronte di un'alta erodibilità del territorio siciliano l'aumentata aggressività delle piogge ha contribuito ad innalzare l'erosione potenziale su scala di bacino e il trasporto solido a livello lineare.
  Tra le azioni su cui occorrerà attivarsi sono previsti interventi puntuali sulle dighe esistenti, realizzazione di nuovi invasi, interventi normativi (obbligo di pratiche colturali antierosive, recupero dei sedimenti invasati come ammendanti, ecc.) per la limitazione della perdita di suolo; eliminazione delle perdite idriche e completamento della rete degli adduttori irrigui, collegamento a sistema degli invasi.

PROBLEMATICA DELLE PERDITE DI RETE.
QUADRO DEGLI INVESTIMENTI PROGRAMMATI, REALIZZATI ED IN CORSO DI REALIZZAZIONE, DESTINATI AL MIGLIORAMENTO DELLE RETI

  Procedo adesso a fornire alcuni elementi informativi in relazione al quadro degli investimenti programmati, realizzati e in corso di realizzazione, destinati al miglioramento delle reti.
  Nel settore agricolo, si fa presente che negli ultimi 15 anni il Ministero dell'Agricoltura ha investito in infrastrutture irrigue, su tutto il territorio nazionale, circa 1,6 miliardi di euro, sia con contributi in conto capitale sull'intera spesa che con contributi pluriennali, da utilizzare per la contrazione di mutui con ammortamento interamente a carico dello Stato.
  Il Piano idrico nazionale è nato proprio con l'obiettivo di operare uno stretto coordinamento nella realizzazione di tutte le opere del settore idrico, quale primo strumento di programmazione di carattere intersettoriale e di rilevanza nazionale; di esso è parte il Piano irriguo nazionale approvato con delibere CIPE del 2005, 2006 e 2010. Lo scorso 15 luglio è stato erogato un ulteriore stanziamento di oltre un miliardo di euro.
  Tale impegno economico complessivo a valle delle delibere CIPE ha permesso l'ammodernamento dei sistemi irrigui di vasti comprensori, il passaggio a forme d'irrigazione sempre più efficienti, la creazione di invasi di notevoli dimensioni, ma anche, un'agricoltura di qualità ad alto valore aggiunto, la preservazione di habitat, la difesa dei territori dagli eventi climatici estremi. Il complessivo stato di realizzazione delle opere del Piano irriguo si attesta a oltre lo 80 per cento con diverse punte al 100 per cento, e quello di completamento al 72 per cento nelle Pag. 22Regioni del Centro e Nord d'Italia e al 62 per cento nelle Regioni del Sud.
  Nel corso del 2015, in sede di Conferenza Stato-Regioni, sono stati destinati 300 milioni di euro per la realizzazione di grandi infrastrutture irrigue, sulla base del riparto dei fondi Feasr destinati all'Italia per il periodo 2015 – 2020.
  Si tratta di una decisione assunta fuori dalla logica della emergenza idrica, che ha ribadito l'idea che questo tipo di investimento, per la sua strategicità, deve essere continuo, rinnovato, che occorre reperire sempre nuove risorse per i processi di miglioramento e adeguamento alle innovazioni tecnologiche, attraverso un nuovo metodo di programmazione volto a prevedere, con bando pubblico, criteri di scelta strettamente allineati agli obiettivi di risparmio idrico previsti dalla Direttiva quadro acque 2000/60/CE.
  Tra le criticità del sistema idrico italiano, particolarmente significativa – come detto – è la condizione di vetustà delle reti e degli acquedotti, alla quale è attribuibile gran parte delle elevate percentuali di perdite registrate.
  Secondo l'ultima rilevazione fornita dall'Istat, nel 2015, nei comuni capoluogo di provincia, è andato disperso il 38,2 per cento dell'acqua immessa nelle reti di distribuzione idropotabile (rispetto al 35,6 per cento del 2012). Da quanto è emerso nel corso delle varie riunioni degli Osservatori il dato è, però, superiore e si attesta al 43 per cento circa.
  Dalla Relazione annuale sullo stato dei servizi 2017, presentata dall'Autorità per l'energia elettrica il gas e il sistema idrico (AEEGSI) emerge che per una gestione efficiente delle infrastrutture e un controllo efficace delle perdite idriche sia necessaria un'attività di distrettualizzazione, monitoraggio delle reti e ricerca programmata delle perdite occulte. In particolare, l'attività di ricerca delle perdite con tecniche acustiche o similari risulta effettuata in media sul 14 per cento della rete di distribuzione principale, con maggiore diffusione nel Nord-Ovest (20 per cento) e con valori molto bassi nelle isole (5 per cento). L'attività di ricerca delle perdite sul campo, là dove le reti sono telecontrollate e distrettualizzate e/o dove si effettua il monitoraggio notturno, costituisce, generalmente, un'attività di completamento per individuare il punto della perdita.
  Un altro dato significativo è quello relativo all'età di posa delle condotte di adduzione e distribuzione, il quale presenta una rete acquedottistica complessivamente vetusta e non adeguatamente conservata e mantenuta.
  I dati sono in leggero miglioramento rispetto a quelli forniti nella precedente relazione: il 36 per cento delle condotte risulta avere un'età compresa tra i 31 e i 50 anni, mentre il 22 per cento è caratterizzato da un'età maggiore ai 50 anni, a fronte di una vita utile considerata, ai fini regolatori, pari a 40 anni.
  Da non sottovalutare, infine, il dato relativo agli interventi eseguiti sulle reti di distribuzione; l'Autorità segnala, che la tendenza generalizzata è quella di riparazione del guasto, piuttosto che di progressivo sviluppo e messa in sicurezza dell'infrastruttura.
  Sul totale degli interventi compiuti, è emersa una incidenza preponderante, pari al 92 per cento, degli interventi di riparazione/sostituzione non programmati. Pag. 23
  Relativamente al quadro degli investimenti programmati, destinati al miglioramento delle reti, con riferimento all'approvvigionamento idrico (captazione e adduzione), l'analisi del Piano degli interventi per il periodo 2016-2019, trasmesso dagli Enti di Governo d'Ambito all'Autorità per l'acqua, ha evidenziato un maggior fabbisogno di investimenti volti alla risoluzione delle criticità relative all'insufficienza, sia quantitativa sia qualitativa, del sistema delle fonti (complessivamente oltre 230 milioni di euro), all'assenza delle reti di trasporto (oltre 130 milioni di euro) ed all'inadeguatezza di impianti e reti esistenti.
  A fronte delle menzionate criticità, gli interventi individuati nella pianificazione riguardano il miglioramento e la messa in sicurezza del sistema di approvvigionamento, mediante la realizzazione di nuove captazioni ed il potenziamento delle infrastrutture esistenti.
  Le problematiche più diffuse nella distribuzione, in termini di investimenti pianificati, si riferiscono alle forti carenze nelle condizioni fisiche delle condotte, che incidono fortemente sull'entità delle perdite idriche, sui tassi di rottura delle condotte e sulla adeguatezza delle infrastrutture a rispondere ai livelli di domanda dell'utenza.
  Un'ulteriore criticità attiene al cattivo funzionamento o alla vetustà dei misuratori di utenza, per i quali sono stati previsti interventi di sostituzione.
  Per una strategia nazionale di intervento su infrastrutture che incida sulla gestione e uso della risorsa idrica, assume una valenza centrale un investimento significativo che persegua tali obiettivi.
  Appare, quindi, imprescindibile provvedere al graduale rinnovo/sostituzione delle reti a fronte della scarsità della risorsa e alla conclamata necessita di agire sulla leva quantitativa, anche ai fini del perseguimento degli obiettivi di qualità previsti dalla Direttiva 2000/60, nonché quella di assicurare una fornitura costante a tutti i cittadini, garantendo al contempo una politica di efficientamento energetico.
  Su questo va sottolineato il forte impegno nell'ambito della programmazione FSC 2014-2020, con 220 milioni di euro destinati proprio a un «Piano di sostituzione delle reti».
  Per quanto riguarda la gestione degli invasi, il ministero delle infrastrutture, sulla base dell'ordinaria e straordinaria attività di vigilanza sull'esercizio delle «grandi dighe», ha individuato nel 2013 n. 155 dighe che necessitano di urgenti interventi di incremento od adeguamento della sicurezza, con oneri a carico dei concessionari di derivazione e gestori. Tale situazione deriva in parte dall'elevata età delle opere la cui media è superiore a 65 anni.
  Peraltro, con specifico riferimento alle iniziative finanziarie, nel corso del 2016 si è attivata, con risorse pubbliche a valere sui Fondi coesione e sviluppo 2014-20, una specifica fonte di finanziamenti con un «Piano dighe» nell'ambito del Piano operativo infrastrutture (circa 300 milioni a fronte di un Piano complessivo di oltre 11 miliardi), per interventi volti al miglioramento o adeguamento delle condizioni di sicurezza (gli interventi riguarderanno 100 invasi). Gli interventi potranno consentire a regime di salvaguardare risorse idriche per 4,5 miliardi di metri cubi e di avviare, con la progressione degli invasi sperimentali, il recupero di circa 1,3 miliardi di metri cubi attualmente non invasabili. Pag. 24
  Il Piano operativo infrastrutture è stato oggetto di una Delibera CIPE del 1 dicembre 2016 ed è in avvio con l'invio per la sottoscrizione – a giorni – degli schemi di accordo ai Soggetti attuatori e alle Regioni.
  In conclusione, credo che una corretta gestione della risorsa idrica sia un obiettivo indifferibile per questo Paese. Serve la programmazione, serve una filiera di responsabilità chiara, servono gli investimenti. Molto è stato fatto sul fronte del governo della risorsa idrica. La riorganizzazione dei distretti era un provvedimento atteso da 20 anni e siamo riusciti a realizzarlo anche grazie al decisivo contributo del parlamento che lo ha approvato nell'ambito del collegato ambientale.
  Oggi serve una forte assunzione di responsabilità istituzionale a tutti i livelli. È infatti, lo ribadisco, imperdonabile che ci siano ancora Regioni che non hanno istituito gli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) e Comuni che ancora non vi hanno aderito. E c'è anche bisogno di un cambiamento culturale. Capita infatti troppe volte che opere pubbliche fondamentali per l'ambiente, come ad esempio gli invasi, siano osteggiate da comitati locali o da un certo ambientalismo che appartiene al passato e che, soprattutto, fa male all'ambiente.