XVII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 2 di Mercoledì 19 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Iannuzzi Tino , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'EMERGENZA IDRICA E SULLE MISURE NECESSARIE PER AFFRONTARLA

Audizione di rappresentanti di Acea Spa e di Hera Spa.
Iannuzzi Tino , Presidente ... 3 
Saccani Paolo , Presidente di Acea Ato2 ... 3 
Iannuzzi Tino , Presidente ... 4 
Fogacci Franco , Direttore Direzione Acqua Hera Spa ... 4 
Iannuzzi Tino , Presidente ... 5 
Minnucci Emiliano (PD)  ... 5 
Marroni Umberto (PD)  ... 6 
Minnucci Emiliano (PD)  ... 6 
Marroni Umberto (PD)  ... 6 
Pastorelli Oreste (Misto-PSI-PLI)  ... 7 
Daga Federica (M5S)  ... 7 
Borghi Enrico (PD)  ... 8 
Iannuzzi Tino , Presidente ... 8 
Saccani Paolo , Presidente di Acea Ato2 ... 9 
Iannuzzi Tino , Presidente ... 11 
Fogacci Franco , direttore Direzione Acqua Hera Spa ... 11 
Iannuzzi Tino , Presidente ... 12 

ALLEGATO: Documentazione consegnata dal Direttore direzione Acqua della società Hera Spa ... 13

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
TINO IANNUZZI

  La seduta comincia alle 14.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-TV della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti di Acea Spa e di Hera Spa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'emergenza idrica – che ha afflitto, travaglia e continua a travagliare tante parti del nostro Paese in queste ultime settimane – e sulle misure necessarie per affrontarla, l'audizione di rappresentanti di Acea Spa e di Hera Spa, che saluto.
  Procederemmo con il seguente schema. Noi abbiamo tempo fino alle 15.30, perché successivamente siamo impegnati in Commissioni riunite con la Commissione Attività produttive. Chiederemmo a un rappresentante di Hera Spa e a uno di Acea di fare un'introduzione di 7-8 minuti ciascuno, per poi consentire ai membri della Commissione di rivolgere domande puntuali e specifiche, anche con capacità di sintesi, per la successiva replica.
  Avverto i colleghi che l'Hera Spa ha fornito documentazione sul tema, che è già in distribuzione. Ne autorizzo pertanto la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato).
  Do la parola all'ingegner Paolo Saccani, presidente di Acea Ato2.

  PAOLO SACCANI, Presidente di Acea Ato2. Grazie mille, signor presidente. Buongiorno a tutti i membri della Commissione. Sono Paolo Saccani, presidente di Acea Ato 2. Inizio con un breve inquadramento della società.
  Acea Ato 2 è una società partecipata in maggioranza da Acea ed affidataria del Servizio idrico integrato nell'Ambito territoriale n. 2 Lazio Centrale. Quest'Ambito territoriale comprende 112 comuni, di cui 2 della provincia di Viterbo, 2 della provincia di Frosinone e 108 della ex provincia di Roma, attuale Città metropolitana. Il processo di conferimento dei servizi da parte dei comuni non è ancora del tutto perfezionato, ragion per cui, allo stato, noi gestiamo il servizio idrico, inteso come la gestione delle infrastrutture acquedottistiche, in 85 comuni dei 112 appartenenti all'ATO.
  Per entrare più nel merito della criticità che stiamo vivendo, un dato che ritengo estremamente significativo è rappresentato dal regime delle precipitazioni nell'ultimo periodo. In particolare, il territorio gestito si è caratterizzato per un livello di precipitazione, sia nell'autunno-inverno 2016-2017, sia nei periodi primaverile ed estivo fino a oggi, molto al di sotto dei livelli medi.
  Acea Ato 2 ha in gestione una rete composta da 24 pluviografi distribuiti nel territorio servito. Il livello medio di precipitazione alla fine di giugno, che praticamente coincide con i giorni nostri, rileva precipitazioni per poco più di 160 millimetri, il che vuol dire che siamo ampiamente al di sotto del 50 per cento rispetto alla media di precipitazione del periodo.
  Questo, naturalmente, ha avuto e sta avendo riflessi importanti e significativi sulle Pag. 4principali fonti di approvvigionamento idropotabile e, in particolare, sulle fonti di approvvigionamento sorgentizie, che più di altre risentono del periodo siccitoso. Mi riferisco, in particolar modo, alle sorgenti delle Capore e alle sorgenti dell'Acqua Marcia. Entrambe queste sorgenti alimentano sistemi acquedottistici che, a loro volta, contribuiscono al soddisfacimento del fabbisogno idropotabile di Roma Capitale e di altri numerosi comuni.
  Per fornire qualche numero, abbiamo avuto una perdita di risorsa idrica soltanto su queste due fonti di circa 1,4 metri cubi al secondo rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Naturalmente, abbiamo sopperito a questo deficit di portata proveniente dalle sorgenti attraverso un maggior prelievo dalle fonti sotterranee e attraverso un leggero maggior prelievo dal Lago di Bracciano.
  Il Lago di Bracciano per noi è una fonte di riserva strategica e stagionale, da cui deriviamo una portata che varia da 1,1 a 5 metri cubi al secondo, in virtù di un atto concessorio rilasciato dal Ministero dei lavori pubblici nel 1990.
  Allo stato, quindi, una situazione emergenziale nel comune di Roma non c'è, né ci sarà neppure nei prossimi mesi di questa stagione estiva particolarmente siccitosa, se potremo continuare a derivare, come ritengo che dovremo fare, dal Lago di Bracciano.
  Abbiamo, invece, qualche difficoltà nel territorio meridionale e sud-orientale del bacino servito – mi riferisco, in particolare, alla zona dei Castelli, dei Colli Albani e dei Monti Prenestini – dove in questo momento stiamo razionando l'acqua in 21 comuni, o meglio, in parte di 21 comuni. Razionare vuol dire che in alcune ore del giorno l'acqua non viene erogata. Il tutto è stato comunicato alle amministrazioni comunali, concordato coi sindaci e pubblicato sul nostro sito Internet.
  Questa è, al momento, la situazione del servizio idrico nel territorio gestito da Acea Ato 2.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente.
  Do la parola al direttore di Hera Spa, dottor Franco Fogacci.

  FRANCO FOGACCI, Direttore Direzione Acqua Hera Spa. Anch'io faccio un piccolo inquadramento. Come gruppo, noi operiamo ormai in buona parte del Nord Italia. Operiamo sia in Emilia Romagna, sia nelle province di Padova, Trieste e Pesaro, come gruppo. Invece, come Hera Spa – società che io rappresento – per il ciclo idrico operiamo soltanto nella parte emiliano-romagnola, in particolare nelle province di Bologna, Modena, Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena e Ferrara.
  Operiamo in tutti i settori del servizio idrico, sia nella parte acquedottistica, ovviamente, sia nella parte di fognatura e depurazione. L'unica particolarità è che, per la gestione del servizio di captazione e potabilizzazione dell'acqua, che diventa importante in caso di carenza e di criticità idrica, nelle province romagnole – quindi di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini – utilizziamo un gestore all'ingrosso, Romagna Acque-Società delle Fonti, che possiede sia la diga di Ridracoli, sia tutte le sorgenti. Sono stati ceduti nel 2011 anche i residenti che erano precedentemente in carico a Hera, in modo tale che ci sia un unico fornitore delle attività di captazione e potabilizzazione dell'acqua da distribuire.
  Venendo direttamente al tema dell'emergenza idrica, quello che possiamo dire è che, dal punto di vista di Hera, oggi – potrei dire così – siamo in una situazione delicata, ma non emergenziale. In merito all'emergenza richiesta dalla regione Emilia Romagna, che riguardava in particolare le province di Parma e Piacenza, ricordo che attualmente non operiamo a Parma e Piacenza, dove il servizio è gestito dalla società IRETI. Nei nostri territori la situazione è da monitorare con attenzione, ma ancora non emergenziale.
  Nell'area della Romagna, quella fornita da Romagna Acque-Società delle Fonti, la situazione appare abbastanza tranquilla, anche perché due anni fa è stato realizzato un nuovo potabilizzatore abbastanza importante nell'area di Ravenna. Sicuramente le fonti sono superiori alle necessità, anche in questo periodo.
  Nella provincia di Bologna abbiamo tre zone molto specifiche, che coinvolgono complessivamente, Pag. 5 più o meno, tra i 10.000 e i 15.000 abitanti e sono nell'area appenninica. Si tratta di un territorio su cui negli ultimi anni abbiamo molto investito per ridurre il problema della carenza idrica. Il problema si verifica tutti gli anni, non soltanto quest'anno. In questo momento, però, nessuno si è ancora accorto di niente.
  Siamo due o tre settimane in anticipo rispetto agli anni scorsi. Normalmente, arriviamo a metà agosto e in alcuni casi dobbiamo riempire qualche serbatoio con l'autobotte perché la sorgente fa un po’ fatica. Quest'anno lo stiamo facendo adesso, con 3-4 settimane di anticipo rispetto al normale.
  Con riferimento all'area Emilia Ovest, ossia alle aree di Ferrara e Modena, in questo momento il fiume Po è costantemente monitorato a Ferrara, con gli strumenti della nostra organizzazione, ma anche qui siamo almeno 2-3 metri sopra i livelli minimi da cui possiamo captare acqua. Stiamo lavorando in condizioni quasi normali. Nell'area di Modena abbiamo due o tre situazioni in cui stiamo attingendo ai bacini meno utilizzati, anche qui con 2-3 settimane di anticipo, ma la situazione è sotto controllo e non sono previsti razionamenti a breve.
  La questione fondamentale è che – anche con riferimento alle indicazioni fornite dai colleghi di Acea – per fortuna, considerando la piovosità del periodo da ottobre in poi, noi abbiamo avuto un ottobre-dicembre molto buono. Alla fine, siamo sostanzialmente un po’ sotto il normale, ma non così tanto sotto.
  Comunque sia, qualcosa abbiamo fatto per portarci un po’ avanti con i lavori. Abbiamo chiesto ai comuni di emettere ordinanze di divieto di utilizzo delle acque di rete per gli usi non potabili. Se poi le ordinanze siano rispettate o meno è tutto da discutere. Come facciamo tutti gli anni, abbiamo elaborato un piano straordinario di approvvigionamento per eventuali problemi di fonti che dovessero venire a mancare improvvisamente. Visto il tam tam mediatico che si è scatenato, tutte le settimane organizziamo tavoli locali con le amministrazioni comunali per tenerle informate, in modo tale che siano preparate.
  Obiettivamente, la situazione in questo momento sul nostro territorio non è così delicata.

  PRESIDENTE. Ringrazio anche il direttore Fogacci.
  Ora passiamo alla seconda fase, con le domande dei membri della Commissione. Chiedo ai colleghi di essere sintetici, per poi consentire la successiva risposta.
  Do quindi la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  EMILIANO MINNUCCI. Grazie, presidente. Visto che stiamo incrociando le spade con Acea Ato 2 da novembre dello scorso anno, cercherò di essere il più possibile sintetico. Le chiedo, però, magari un minuto in più.
  L'ingegner Saccani anche in questa sede ha ripetuto un concetto. L'ha esposto in modo molto piatto e – devo dire – anche con una grande onestà intellettuale, che gli riconosco. Ha detto, in buona sostanza, ai membri della Commissione che o ammazziamo il Lago di Bracciano – questa è la sintesi; la volgarizzo – oppure dobbiamo razionare l'acqua ai romani.
  Stiamo su questo terreno, ingegner Saccani. Lei dice che 21 comuni della provincia di Roma stanno già subendo riduzioni della fornitura. Stanno consumando l'acqua in modo più regolamentato, senza avere 10 atmosfere d'acqua che arrivano in ogni abitazione a qualsiasi ora del giorno e della notte.
  Le domando: se si chiede un sacrificio ai cittadini romani, se magari mettiamo un po’ di freni alle fontane, anche a quelle monumentali, se facciamo qualche intervento di questa natura ed evitiamo di ammazzare con un danno irreparabile e irreversibile un patrimonio dell'umanità come il Lago di Bracciano, facciamo bene o facciamo male? Questa è la domanda che sottopongo a lei, ai commissari e al presidente.
  Ci troviamo di fronte a un danno ambientale, anzi a un disastro ambientale Pag. 6irreversibile. Ci sono zone umide di quel lago, un lago che ha milioni di anni, un lago vulcanico a due passi da Roma, che non potranno essere più recuperate. Lo attestano studi dell'Università «La Sapienza», del CNR, dell'ENEA. Aspettiamo l'ISPRA prossima ventura.
  Per la prima volta in vita mia, presidente, ho fatto una denuncia alla procura della Repubblica. Non mi era mai capitato, in tanti anni di battaglia politica. Con le amministrazioni comunali abbiamo fatto adesso anche una diffida, un'intimazione alla regione e al Ministero dell'ambiente.
  Credo che il tema del danno ambientale vada posto in modo serio. Lasciamo stare la vicenda degli investimenti passati delle precedenti gestioni. Do anche atto ad Acea che non possono essere imputate a questa gestione carenze che attengono a lustri, se non a decenni, passati. Gli investimenti vanno fatti, ma nell'immediato il lago è mal ridotto. Vi farei vedere le immagini. Lo vedo tutte le mattine, vivo lì sopra da generazioni, potrei dire. «Vivo lì sopra» è volutamente una forzatura lessicale. Viviamo lì da generazioni. Non l'ho mai visto in queste condizioni. È talmente mal ridotto che abbiamo avuto un crollo del turismo devastante. Fa impressione. Fa paura.
  Possiamo accettare che, per non far fronte alla situazione con una forma di captazione di carattere diverso o a procedure estreme, tutto sommato contenute anche per i cittadini romani e dell’hinterland, si vada incontro alla morte di questo patrimonio ambientale? Sappiate che i cittadini di quei territori non l'accetteranno. Siamo pronti a dar vita a forme di protesta anche estreme, sempre di carattere non violento, sempre di massa, forti, perché non possiamo accettare che questa situazione produca un disastro vero e proprio.
  Siamo già molto oltre. Voi sapete che – e lo ricordava l'ingegner Saccani – avete un limite: 161,90 centimetri sul livello del mare. Lo attesta l'Ufficio speciale del genio civile nell'anno 1990, quando è stata data la concessione ad Acea. Allora era la municipalizzata Acea, che operava soltanto per il comune di Roma. Nel frattempo, servite non soltanto Roma, ma altri 74-75 comuni. Quindi, si è aggiunto un milione di abitanti, nel frattempo.
  Il Lago di Bracciano sempre quello è, come era allora, è rimasto oggi. In questo contesto il limite dei 161,90 l'avete già superato di 50 centimetri, ragion per cui operate in piena violazione della legittimità della concessione, così come definita 27 anni fa.
  Che cosa aspettiamo ancora per interrompere la captazione? Ovviamente, non lo dico a voi. Lo dico in primis, utilizzando questa sede, presidente, alla regione Lazio e al Ministero dell'ambiente, affinché facciano fino in fondo la loro parte.

  UMBERTO MARRONI. Sarò più rapido del collega Minnucci, che si è espresso con una determinata foga sul concetto del prelievo e dell'approvvigionamento idrico. In particolare, io parlo della capitale, quindi di Acea. È una cosa un po’ diversa.
  Io la metterò in positivo rispetto al collega Minnucci. Siamo in una sede parlamentare e dobbiamo cercare di capire come evitare un fenomeno che, secondo me, si può ripetere negli anni, ahimè, visti i cambiamenti climatici di cui in questa Commissione si parla da tanti anni.
  Al di là degli elementi formali che sono stati citati dal collega Minnucci, la cosa che dobbiamo fare, almeno per quanto riguarda il Sud Italia, che è un po’ più colpito da questi fenomeni – ovviamente, ci sono problemi anche al Nord, in particolare in agricoltura, come abbiamo sentito anche dal rappresentante dell'Associazione dei consorzi di bonifica –, è capire quali opere Acea debba programmare nei prossimi mesi e nei prossimi giorni, sia sul tema della captazione e dell'approvvigionamento, sia sul tema della dispersione.
  Procederei con calma a chiudere le fontane storiche.

  EMILIANO MINNUCCI. Se serve, per pochi giorni.

  UMBERTO MARRONI. Capisco, ma le fontane storiche funzionano in modo diverso. Pag. 7 Ci sono anche meccanismi di recupero.
  Al di là di quello, dobbiamo capire quali sono gli impegni in un settore, secondo me, strategico, più strategico di altri, che è quello dell'acqua. Sarà sempre più strategico, ahimè, visto che i cambiamenti climatici andranno nel senso indicato dalle previsioni elaborate dagli organismi internazionali, non certo dal Parlamento italiano.
  Quali sono gli interventi messi in campo, visto che non ci vuole un giorno per potenziare l'Acquedotto del Peschiera, per fare grandi opere o per realizzare bacini di approvvigionamento che soddisfino le esigenze degli usi diversi da quello civile, a cominciare da quello industriale? Quali sono gli elementi?
  Abbiamo assistito negli ultimi giorni alla discussione sui nasoni, addirittura. Mi sembra un po’ un dettaglio, onestamente. Dobbiamo capire quali opere Acea – come gli altri soggetti che gestiscono il settore captazione, approvvigionamento e distribuzione dell'acqua – abbia in programma e come sollecitare le regioni ad attuare gli interventi nazionali o regionali eventualmente presenti nelle prossime leggi di bilancio, per evitare quello che diceva il collega Minnucci, ossia di dover attingere, in questo caso, al Lago di Bracciano, ovviamente snaturando quel lago e facendo un danno al settore turistico, ma anche a quello ambientale, in primis.
  Vorrei sapere da un lato quali sono gli interventi di riduzione della dispersione, che è considerata alta, almeno nei report – in particolare, mi riferisco ad Acea – e dall'altro come garantire un approvvigionamento idrico con un determinato margine di sicurezza per situazioni come questa, che temo, purtroppo, potrebbero ripetersi.

  ORESTE PASTORELLI. Ho ascoltato attentamente le parole degli auditi. Il 22 giugno 2017 ho presentato un question time in quest'Aula proprio sul problema dell'emergenza idrica, a cui rispose la Sottosegretaria Velo. Il mio question time è scaturito da una nota dell'Acea che comunicava la riduzione del servizio idrico nei comuni della provincia di Rieti e di Roma. Mi associo adesso alle parole del collega Marroni. Vorrei sapere quali sono le opere e gli interventi di prevenzione e approvvigionamento che l'Acea sta avviando e se l'Acea sa a quanto ammonta la perdita giornaliera di acqua nelle tubature.
  Dall'altra parte, è annosa l'interferenza d'ambito tra la provincia di Rieti e l'Ato 2, una questione che riguarda la regione Lazio, ma che io ho sollevato in quest'Aula. Poiché si tratta non di un problema relativo all'oggi, ma di un problema che riguarderà il futuro di questo Paese, mettere in campo un processo di prevenzione e di interventi mirati è importante ed essenziale.
  Queste sono le domande che volevo porre.

  FEDERICA DAGA. Ringrazio le due società che sono intervenute oggi qui da noi. La crisi idrica ha portato allo scoperto la questione delle perdite delle reti e dei lavori effettuati negli ultimi 15 anni di gestione da parte di grandi multiutility, come le vostre.
  Un documento dell'ISTAT del 22 marzo scorso attesta che in Italia registriamo una perdita media di acqua di circa il 38 per cento, da Nord a Sud. Secondo un documento di Acea Ato 2, nel 2015 si sono registrate perdite pari a circa il 44 per cento. Dico questo come premessa.
  Riprendendo la questione del Lago di Bracciano, si potrebbero ridurre ulteriormente le captazioni, concentrando una maggiore attenzione alle perdite effettive anche nella città di Roma.
  Le mie domande riguardano entrambi i gestori. Mi interessa sapere se e quali operazioni sono state portate avanti per risolvere la questione delle perdite e da quanto tempo e a quanto ammontano, secondo voi, le perdite amministrative, con le quali si indicano solitamente gli allacci abusivi.
  Aggiungo una domanda specifica per Acea Ato 2: è possibile che negli ultimi tre anni non siano state fatte ricerche sulle perdite perché l'amministrazione centrale ha preferito dedicarsi a investire in altri settori dell'azienda?
  Inoltre, vorrei un commento da parte vostra su una proposta che ho avanzato in una risoluzione depositata a giugno: si tratta Pag. 8di prelevare un'adeguata percentuale dagli utili derivanti dalla gestione del servizio idrico per destinarla ai lavori di tutto il Servizio idrico integrato. Questo per evitare l'aumento delle tariffe, perché anche questo è un discorso che ha preso molto piede negli ultimi 15 anni. Ci sono gestori che hanno incrementato decisamente le tariffe, mantenendo una situazione analoga rispetto a quando hanno assunto il servizio. Parliamo per esempio della gestione Acqualatina, anche se non è qui presente, per fare un esempio specifico.
  Vorrei anche da parte vostra un commento sulla proposta di reinvestire gli utili.

  ENRICO BORGHI. Mi pare che il tema che oggi viene portato all'attenzione della Commissione sia assolutamente paradigmatico di un aspetto di carattere sistemico che impone alla nostra realtà nazionale la costruzione di un modello differente di equilibrio fra realtà territoriali «produttrici» e realtà territoriali «consumatrici», tenuto conto del fatto che, come ricordavano i colleghi, il cambiamento climatico, l'incremento di popolazione, la concentrazione della popolazione in territori urbani in passato non esistenti e il grado di depauperamento degli impianti rischiano di condurci alla tempesta perfetta.
  Ci sono vari elementi sui quali occorre lavorare. Il primo elemento al quale chiediamo che ci si uniformi riguarda la trasparenza della comunicazione nei confronti del cittadino. Il cittadino, nel momento in cui riceve la bolletta a casa, deve sapere con chiarezza cosa prevede l'articolazione della tariffa. Quando versa un euro per l'acqua, deve sapere quanto di questo euro va nel piano degli investimenti e quanto nel piano di manutenzione e, conseguentemente, quanto incide la manutenzione sulla tariffa.
  Occorre uscire dall'indeterminatezza che troppo spesso sussiste rispetto a questi temi e che porta sostanzialmente a non corrispondere al principio essenziale del «vedo e pago». Su questo si finisce per innestare inevitabilmente una serie di polemiche rispetto al prelievo tariffario e alla qualità della rete.
  Tenuto conto del fatto che oggi stiamo parlando con una realtà molto significativa dal punto di vista nazionale, crediamo che sotto questo aspetto al Parlamento debba essere rassegnata una documentazione che vada oltre le asserzioni verbali, che naturalmente sono circoscritte anche dal punto di vista temporale.
  Il secondo aspetto riguarda un tema di carattere sistemico che desidero porre all'attenzione. Questa Commissione ha discusso e per due volte licenziato all'unanimità – e il Parlamento ha votato in senso favorevole per due volte – una delega al Governo tendente a introdurre nell'ordinamento del nostro Paese il pagamento dei servizi ecosistemici e ambientali. Il tema dell'acqua è il tema più clamoroso sotto questo punto di vista.
  Delle due l'una. Possiamo attendere che le burocrazie ministeriali terminino il loro compito – o, magari sotto pressioni esterne, non lo terminino neppure – e lasciare che le dinamiche e le dialettiche siano quelle che sono state qui ben rappresentate dal collega Minnucci, aprendo di fatto uno scontro interno al Paese tra territori che si sentono espropriati di un bene e territori che hanno bisogno di quel bene, che è pubblico e, quindi, come tale, non è di proprietà di nessuno, ma deve essere garantito a ciascuno. Oppure, in attesa che il percorso si concluda, attiviamo, anche su scala volontaria, l'applicazione del pagamento dei servizi ecosistemici nei confronti dei territori e delle realtà che vivono questo tipo di difficoltà.
  Credo che un passaggio politicamente significativo, che potrebbe contribuire ad un'alleanza fra territori consumatori e territori produttori, evitando la logica della conflittualità, potrebbe essere rappresentato dalla decisione da parte del soggetto gestore di farsi carico di quanto il Parlamento ha già legiferato e, in attesa del varo dei decreti, di studiare a livello di ambito come sia possibile l'introduzione dei servizi ecosistemici nella circostanza.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghi. Mi pare che alcune domande abbiano carattere generale, riguardando la situazione complessiva delle reti di distribuzione Pag. 9 ed erogazione dell'acqua, lo stato delle progettualità e dei lavori e le difficoltà rappresentate dalle perdite e dall'inadeguatezza delle attuali reti. Altre domande, invece, si concentrano sulla situazione di Acea. Penso di iniziare, richiedendo a tutti e due una notevole capacità di sintesi per la replica, con l'ingegner Saccani, presidente di Acea Ato2.

  PAOLO SACCANI, Presidente di Acea Ato2. Grazie, signor presidente. Rispondo all'onorevole Minnucci, che ringrazio per il tributo che mi ha fatto, con il riconoscimento dell'onestà intellettuale. Siamo su posizioni a volte molto divergenti. Cerchiamo di salvaguardare almeno il rapporto interpersonale.
  Il Lago di Bracciano rappresenta anche per Acea Ato 2 un elemento di preoccupazione – questo è innegabile – anche dal punto di vista ambientale, tant'è che abbiamo commissionato all'Università «La Sapienza» uno studio per accertarne lo stato di salute. Avremo un primo report a fine mese. Naturalmente, si tratta di uno studio serio, che abbraccerà un arco temporale lungo, per avere elementi sufficienti ad attestare lo stato di salute del lago. Sarà nostra cura renderlo pubblico.
  Faccio soltanto una precisazione sul livello minimo del lago, fermo restando che, essendo in corso un'indagine, sarà la procura della Repubblica ad accertare eventuali abusi commessi dall'Acea – cosa che francamente non credo.
  Nell'atto concessorio del 1990 del Ministero dei lavori pubblici non c'è alcun richiamo a una quota minima del lago. Quello che cita l'onorevole Minnucci è un documento – credo – del Genio civile, un atto endoprocedimentale, che tuttavia nell'atto concessorio non viene citato. Certamente non viene citata questa quota.
  Ciò non toglie nulla, però, onorevole Minnucci alla delicatezza della situazione. Il Lago di Bracciano attualmente è 30 centimetri al di sotto dello zero idrometrico. Mi riferisco alla data odierna. È certamente un livello molto basso, anche se – anche questo lo dico per onestà intellettuale, per l'appunto, e per completezza di esposizione – è un livello simile a quello che è stato raggiunto nel 2008, con la differenza che nel 2008 il livello di meno 20 centimetri è stato toccato alla fine del periodo estivo e non all'inizio o in pieno periodo estivo. Se il periodo siccitoso continua così, è assolutamente prevedibile che, alla fine del mese di settembre, se continuerà a non piovere, il livello del Lago di Bracciano continuerà a scendere.
  Tuttavia, tengo a precisare che attualmente stiamo derivando dal Lago di Bracciano – mi riferisco alla media del mese di luglio, che è il più caldo ed è caratterizzato dai maggiori consumi –1.058 litri al secondo. Ricordo che la concessione di derivazione prevede un livello medio e un livello massimo di prelievo. Il livello medio è di 1.100 litri al secondo.
  Con il livello massimo, che può essere raggiunto in casi eccezionali – e credo che questo sia un caso eccezionale, tant'è che la regione Lazio ha dichiarato lo stato di calamità naturale, chiedendo al Governo lo stato di emergenza –, siamo autorizzati a prelevare 5.000 litri al secondo. Noi, almeno per ora, siamo al disotto non soltanto del livello massimo, ma anche del livello medio del mese di luglio. È significativo anche il raffronto con il 2016, quando abbiamo prelevato 1.300 litri al secondo.
  Questo sta a significare che Acea sta facendo ogni sforzo per limitare il prelievo dal Lago di Bracciano. Tenuto conto che il Lago di Bracciano ha uno specchio lacustre di 57 milioni di chilometri quadrati, l'attuale prelievo, che è di circa 100.000 metri cubi al giorno, equivale a un abbassamento di meno di 2 millimetri al giorno, che, moltiplicato per i 30 giorni di un mese, dà un abbassamento mensile di 5-6 centimetri. Stiamo parlando dell'abbassamento imputabile ad Acea.
  Ho fatto riferimento al valore del mese di luglio. Faccio ora un riferimento al valore medio annuale. A livello annuale il prelievo medio alla data odierna è di 1.200 litri al secondo. Lo ripeto ancora una volta: in un anno eccezionale, caratterizzato da una carenza idrica che non Acea, ma l'Osservatorio istituito presso l'Autorità di bacino del fiume Tevere ha definito come una crisi idrica severa, in un anno caratterizzato Pag. 10 da una richiesta di stato di emergenza da parte della regione Lazio e da una situazione che l'Autorità di bacino considera severa, noi stiamo derivando, in realtà, poco più di quello che abbiamo derivato l'anno scorso.
  L'onorevole Minnucci ha detto, giustamente, che tanti comuni sono in turnazione. Perché non fare un sacrificio anche a Roma? In realtà, il sacrificio a Roma è già in corso. Acea, in maniera rigorosa, sta regolando le pressioni in tutto il territorio servito di Roma Capitale, inevitabilmente creando anche qualche disagio alle abitazioni ubicate ai piani più elevati.
  C'è anche da dire che, con tutto il rispetto – dico una cosa che credo sia ampiamente condivisibile –, Roma è Roma. Pensare di azzerare la derivazione dal Lago di Bracciano, che – lo ripeto ancora una volta, è aritmetica – comporta un abbassamento di 2 millimetri al giorno per i prelievi di Acea, esporrebbe la capitale d'Italia a una crisi molto acuta. Saremmo costretti ad attuare non una regolazione della pressione, ma una turnazione molto forte, con tutto ciò che questo comporta.
  Roma è la capitale d'Italia. Ci sono palazzi istituzionali, ambasciate e sedi di rapporti con gli altri Paesi e con lo Stato della Città del Vaticano. Non è la stessa cosa, con tutto il rispetto naturalmente, che turnare l'acqua a Velletri. Lo dico con tutto il rispetto e l'affetto per gli abitanti di Velletri, a cui va la mia solidarietà per il momento di difficoltà che stanno vivendo. Evidentemente le dimensioni sono queste.
  Aggiungo due parole sulle opere. Il tema delle dispersioni è un problema nazionale, non riguarda soltanto Acea. La dispersione in Acea è del 44,97 per cento nel territorio di Roma capitale, calcolato secondo il dispositivo dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Si tratta di un calcolo di tipo rigoroso e di un dato superiore al dato medio nazionale. Confermo il dato, citato dall'onorevole Daga, del 38 per cento a livello nazionale. Noi siamo leggermente al di sopra del livello nazionale e siamo leggermente inferiori rispetto alle gestioni che attualmente sono nel Centro Italia.
  Stiamo facendo ogni sforzo per ridurre queste dispersioni, agendo sulle perdite. Abbiamo avviato una campagna di ricerca massiva delle perdite occulte lungo tutti i 5.400 chilometri di rete di distribuzione di Roma attraverso tecniche elettroacustiche, su cui, essendo strettamente tecniche, non mi dilungo. Abbiamo già monitorato 2.500 dei 5.400 chilometri, alla data attuale. A fine luglio andremo oltre i 3.000 chilometri. Abbiamo già individuato una serie di perdite, che stiamo riparando.
  L'intervento di Acea nell'immediato è questo. Dopodiché, è chiaro che in una rete che ha, in alcuni casi, anche cent'anni e oltre, se si vuole mettere mano in maniera radicale al tema delle perdite, bisogna sostituire le tubazioni. Questo è quello che bisogna fare.
  La sostituzione delle tubazioni richiede investimenti importanti che, stante la regolazione, così come stabilita dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas, passano attraverso una Conferenza dei sindaci del territorio dell'Ato 2, i quali devono deliberare il piano degli investimenti e una tariffa che sia tale da garantire l'equilibrio economico-finanziario del gestore, da sottoporre poi all'approvazione dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas.
  Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Vorrei che fosse chiara una cosa, però: quanto agli investimenti che è stata chiamata a fare sulla base del piano degli investimenti approvato in passato dalla Conferenza dei sindaci, Acea li ha non soltanto rispettati, ma addirittura sovrarealizzati. Acea nello scorso anno ha realizzato opere per un totale di 55 euro circa di investimento per abitante servito.
  Si tratta di un dato largamente superiore alla media nazionale, ma – bisogna riconoscerlo – largamente inferiore a quello di altri Paesi, che da questo punto di vista sono molto più sensibili. Penso alla Germania, al Regno Unito e alla Francia, dove il livello degli investimenti pro capite varia da 80 a 100 euro ad abitante. A livello nazionale siamo a 30 euro e a livello di Acea, che da questo punto di vista è particolarmente virtuosa, siamo a 55 euro. È chiaro, però – e l'attuale siccità lo dimostra Pag. 11–, che questo livello di investimento è largamente insufficiente a garantire un tasso di ammodernamento delle reti idoneo a mantenere le infrastrutture in condizioni di ordinaria efficienza.

  PRESIDENTE. Presidente, ci ha fornito un quadro obiettivamente difficile e molto preoccupante. Ritengo che, atteso l'orario che ci costringe purtroppo ad andare in X Commissione, visto che Hera ha già provveduto a consegnarci una relazione sulle tematiche qui tratteggiate, sarebbe opportuno, anzi assolutamente necessario e di una qualche urgenza – e penso di interpretare l'opinione dell'intera Commissione – che Acea ci facesse pervenire un analogo documento scritto, anche in relazione ai profili specifici che i commissari hanno evidenziato e che per una parte lei ha tratteggiato, ingegner Saccani.
  Con una qualche cortesia di estrema rapidità – è già stato rapido, per la verità – do la parola al direttore Fogacci.

  FRANCO FOGACCI, direttore Direzione Acqua Hera Spa. Faccio molto rapidamente soltanto un paio di accenni ad alcune domande che gli onorevoli hanno posto.
  Il primo commento è che sulle perdite mi sento un po’ più tranquillo, perché, secondo lo studio di Utilitatis, siamo quelli che hanno le perdite per chilometri di rete più basse in Italia. Quindi, mi sento abbastanza tranquillo.
  Ho qualche dubbio, invece, rispetto a quello che diceva il mio collega, vale a dire che il problema consista soltanto nella sostituzione di pezzi di tubo. Al 90 per cento le perdite, soprattutto quelle occulte, sono sugli allacci, sulle giunture, sui punti in cui i tubi sono incastrati l'uno nell'altro, in particolare negli allacci cittadini. Circa il 55 per cento delle nostre perdite è proprio sugli allacci. Ricordo sempre che, quando si rompe un tubo, si vede. Quando si rompe un allaccio, non si vede. È lì che si perde tanta acqua.
  Come ha detto prima giustamente l'onorevole Daga, quando parliamo di perdite, mettiamo insieme due grandi temi: le perdite fisiche e le perdite amministrative. Noi stimiamo che del 28 per cento circa – se lo vogliamo dire in termini percentuali – di perdite di rete della nostra azienda, in cui confluiscono 27.000 chilometri di rete molto diversi, dalla città di Bologna all'Appennino, alla città di Ferrara, alla zona di Argenta, circa il 7-8 per cento derivi da errori di misurazione dei contatori.
  C'è infatti anche il problema dei contatori che sbagliano. Mediamente, quando superano i 10 anni, cominciano a essere stressati – diciamo così – e vetusti. Hanno un problema meccanico per cui diventano un po’ meno precisi, come tutti. Invecchiando, non migliora nessuno.
  Inoltre, c'è una quota di abusivi che stimiamo tutti gli anni; ovviamente non sappiamo quanti possano essere in realtà.
  Infine, c'è la parte non misurata. Voi a Roma avete le fontane. Noi abbiamo qualche fontanella. Abbiamo meno fontane. Stiamo facendo una campagna di installazione di contatori per tutte le fontane, per cui i sindaci ci stanno bombardando. Noi mettiamo contatori dovunque, perché quelle sono tutte perdite. Non cambia niente a livello di ricavi, ma almeno misuriamo quello che passa.
  Non so se sia chiaro alla Commissione, ma le perdite non avvengono a causa della vetustà delle reti. Io riscontro, sulla base della mia esperienza, che, a partire dai 15 anni di età in su, le reti, più o meno, si rompono in ugual misura. Si rompono molto di più per problemi di terreno. Noi abbiamo una media di rotture che si incrementa di 6-7 volte in luglio e agosto. Adesso, con il secco che c'è, il mio problema più grande non è la mancanza d'acqua, ma il fatto che si rompono le reti. Ho migliaia di interventi in attesa proprio perché non ce la faccio a stare dietro a tutti.
  Obiettivamente, questo per noi è il problema più grande. Dal punto di vista fisico non credo che gli investimenti siano mancati. Siamo corsi in questi anni dietro al tema della depurazione, perché eravamo indietro. Abbiamo fatto tanti investimenti, ma non credo che qualcuno di noi abbia trascurato le reti pensando di ripararle nel momento in cui si dovessero rompere. Non credo. Pag. 12
  Aggiungo un'ultima osservazione rispetto a quello che un suo collega ha detto prima, presidente. Non so se sia chiaro a tutta la Commissione, ma in Europa, dove si pagano tariffe sicuramente molto più alte, il 70 per cento di quelle tariffe riguarda capitale, perché per gestire l'acqua ci vuole tanto, tanto capitale investito. In Italia siamo sotto il 30 per cento.
  Perché? Un po’ perché sono stati investiti tanti soldi pubblici che non sono andati in tariffa. Una parte delle risorse che i comuni destinavano alle infrastrutture non andava in tariffa; veniva pagata dalla fiscalità generale e oggi la tariffa rischia di non coprire i costi sostenuti per le opere.
  Se vado a verificare il capitale che oggi mi viene riconosciuto in tariffa, che è quello contabile, nel mio caso si tratta di un miliardo e qualcosa. Se vado a fare i conti di quanto costerebbe ricostituire l'intera infrastruttura, sicuramente noterei che stiamo parlando di 4-5-6 miliardi di euro. Quindi, il rischio è che la tariffa non riesca a stare dietro alle necessità.

  PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti di Acea Spa ed Hera Spa e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.35.

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