XVII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 11 di Martedì 5 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE BUONE PRATICHE DELLA DIFFUSIONE CULTURALE

Audizioni di Paolo Petrocelli, presidente di Unesco Giovani; Valentina Galloni, Funzionaria dell'Istituto Beni Culturali della regione Emilia Romagna e Responsabile del progetto «Io amo i beni culturali»; Anna Maria Guiducci, Soprintendente ABAP (Architettura Belle Arti e Paesaggio); Rosa Scapin, Direttrice generale e artistica di Operaestate Festival e del Centro per la scena contemporanea di Bassano del Grappa; Eugenia Dubini, editrice di NN Editore srl.
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 3 
Petrocelli Paolo , Presidente di Unesco Giovani ... 3 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 5 
Galloni Valentina , Funzionaria dell'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e Responsabile del progetto «Io amo i beni culturali» ... 5 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 6 
Zucchini Elisabetta , responsabile della Biblioteca provinciale dei Frati minori cappuccini di Bologna ... 6 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 7 
Guiducci Anna Maria , Soprintendente ABAP (Architettura Belle Arti e Paesaggio) ... 7 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 9 
Dubini Eugenia , della NN Editore Srl ... 9 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 11 
Ibba Alberto , fondatore e direttore di NN Editore ... 11 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 12 
Scapin Rosa , direttrice generale e artistica di Operaestate Festival e del Centro per la scena contemporanea di Bassano del Grappa ... 12 
Cunico Giovanni , assessore alla Cultura del Comune di Bassano ... 13 
Scapin Rosa , direttrice generale e artistica di Operaestate Festival e del Centro per la scena contemporanea del Comune di Bassano del Grappa ... 14 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 14 
Bossa Luisa (MDP)  ... 14 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 14 
Petrocelli Paolo , Presidente di Unesco Giovani ... 14 
Zucchini Elisabetta , responsabile della Biblioteca provinciale dei Frati minori cappuccini di Bologna ... 15 
Dubini Eugenia , editrice di NN Editore Srl ... 15 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 15 
Malisani Gianna (PD)  ... 15 
Galloni Valentina , Funzionaria dell'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e Responsabile del progetto «Io amo i beni culturali» ... 15 
Piccoli Nardelli Flavia , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori - Energie PER l'Italia: Misto-CI-EPI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
FLAVIA PICCOLI NARDELLI

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna è garantita anche dalla trasmissione in diretta sul canale web-tv della Camera dei deputati.

Audizioni di Paolo Petrocelli, presidente di Unesco Giovani; Valentina Galloni, Funzionaria dell'Istituto Beni Culturali della regione Emilia Romagna e Responsabile del progetto «Io amo i beni culturali»; Anna Maria Guiducci, Soprintendente ABAP (Architettura Belle Arti e Paesaggio); Rosa Scapin, Direttrice generale e artistica di Operaestate Festival e del Centro per la scena contemporanea di Bassano del Grappa; Eugenia Dubini, editrice di NN Editore srl.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle buone pratiche della diffusione culturale, l'audizione di Paolo Petrocelli, presidente dell'Unesco giovani; di Valentina Galloni, funzionaria dell'Istituto beni culturali della regione Emilia-Romagna e responsabile del progetto «Io amo i beni culturali»; di Anna Maria Guiducci, soprintendente ABAP (Architettura belle arti e paesaggio), già responsabile del Polo museale Toscana; di Rosa Scapin, direttrice generale e artistica di Operaestate Festival e del Centro per la scena contemporanea del comune di Bassano del Grappa, e di Eugenia Dubini, della casa editrice di NN Editore Srl.
  Avverto che la raccolta delle memorie pervenute è a vostra disposizione. Nel rivolgere un saluto di benvenuto a tutti gli ospiti presenti e nel chiedere loro di contenere gli interventi entro un tempo ragionevole, comunico che le bozze dei resoconti delle precedenti audizioni sono già disponibili, le prime tre (26 settembre, 3 e 10 ottobre) già in versione definitiva sul nostro sito e le restanti in versione provvisoria.
  Do la parola al dottor Paolo Petrocelli per lo svolgimento della sua relazione.

  PAOLO PETROCELLI, Presidente di Unesco Giovani. Ringrazio la Commissione per questo invito e per l'attenzione che avete rivolto alla nostra iniziativa, che oggi vi presentiamo brevemente.
  Sono qui in rappresentanza di oltre 300 ragazze e ragazzi italiani, giovani professionisti tra i 20 e 35 anni che, a partire dal 2015, hanno unito le forze su tutto il territorio nazionale per promuovere attività e progetti in linea con i valori e gli ideali di Unesco, la grande organizzazione internazionale che, come sapete, è rappresentata nel nostro Paese dalla Commissione nazionale italiana per l'Unesco.
  A oggi, come dicevo, riuniamo oltre 300 giovani, selezionati attraverso un bando pubblico, secondo criteri indicativi di qualità, in base al percorso accademico che questi giovani hanno svolto, alla loro attività e ai loro interessi professionali. Siamo un gruppo piuttosto variegato, che riunisce studenti universitari ma, soprattutto, ricercatori, professori, giovani manager culturali e imprenditori culturali. In questo senso, abbiamo una varietà di profili e di competenze decisamente variegata. In questi tre anni di attività abbiamo realizzato molto. La nostra è una presenza capillare in tutte le regioni d'Italia (abbiamo circa dieci-quindici soci a regione), perché crediamo Pag. 4sia fondamentale che una grande organizzazione internazionale come Unesco abbia anche una rappresentanza locale e che quei grandi valori e quei grandi progetti che l'Unesco dall’headquarter di Parigi promuove, indica e suggerisce vengano portati sul territorio.
  Abbiamo già realizzato oltre 200 eventi. Vi riferiamo su alcuni dei più significativi. Quella che vedete è un'immagine realizzata nel 2016 nel cuore di una delle nostre istituzioni, il Senato, dove abbiamo deciso di lanciare e promuovere la nostra iniziativa. Come vedete, sedevano al tavolo, non solo il nostro Ministro della cultura e un rappresentante del Ministero dell'istruzione, ma anche alti rappresentanti degli uffici del segretariato generale di Unesco Parigi. Potete quindi ben capire che la nostra volontà fin dall'inizio era evidentemente quella di avviare un'attività in stretta collaborazione con le principali istituzioni nazionali, in questo caso i ministeri di riferimento dei beni culturali e dell'istruzione, con i quali fin da subito abbiamo stretto un protocollo d'intesa.
  C'erano anche grande attenzione e interesse da parte del segretariato generale dell'Unesco di Parigi, che da subito ci ha riconosciuto come un'iniziativa particolarmente pregevole. Infatti, sicuramente a livello internazionale Unesco incoraggia la partecipazione giovanile, ma in nessuno dei Paesi aderenti, che sono la stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, si è vista organizzare una componente giovanile in maniera strutturata come abbiamo fatto noi qui in Italia.
  Da questa partenza nel 2016, abbiamo poi cominciato a realizzare una serie di attività e di progetti a livello locale. La nostra, ovviamente, vuole essere un'associazione che promuove iniziative a livello nazionale, quindi c'è un coordinamento nazionale all'interno della nostra associazione che sta tracciando le linee programmatiche principali della nostra attività.
  Abbiamo dedicato grandissima attenzione fin dall'inizio all'educazione. Come sapete, l'educazione è una delle linee strategiche principali promosse dall'Unesco a livello internazionale. Abbiamo ritenuto fondamentale che noi giovani professionisti italiani dessimo un grande contributo ad alcune delle grandi progettualità educative che l'Unesco promuove a livello internazionale. In particolare, grazie all'attenzione e alla collaborazione del nostro Ministero dell'istruzione, abbiamo promosso e realizzato nel 2017 un grande progetto nazionale che abbiamo chiamato «Unesco Edu». Si tratta del progetto che ha permesso a tutti i nostri 300 giovani soci di entrare nelle scuole secondarie in tutte le regioni d'Italia (uno o due licei per regione) e di promuovere da prima un progetto di alfabetizzazione ai valori Unesco. Abbiamo raccontato da giovani a giovani cos'è l'Unesco, non solo nel mondo, ma anche nel nostro Paese, nelle nostre città e nelle nostre regioni, per far capire a migliaia di giovani studenti italiani l'importanza strategica di un'organizzazione internazionale come l'Unesco, soprattutto in questa fase storica. Inoltre, abbiamo attivato in ciascuna regione d'Italia laboratori che hanno permesso di declinare il progetto nelle singole città e di valorizzare i punti di forza delle nostre regioni in relazione alle tematiche Unesco: il patrimonio naturale, il patrimonio artistico, l'innovazione e la tecnologia.
  Questi sono alcuni numeri. Come vedete, abbiamo realizzato oltre 2.400 ore di laboratorio, coinvolgendo anche organizzazioni private del settore della cultura, del settore tecnologico e dell'innovazione. Abbiamo toccato oltre 44 città. L'impatto è stato decisamente notevole e l'abbiamo registrato anche grazie a una collaborazione con l'Università di Lecce. Questo progetto ha ricevuto un contributo da parte del Ministero dell'istruzione e siamo lieti di annunciare che stiamo lavorando alla definizione della seconda annualità, che ci porterà a svilupparlo in altre scuole italiane nel corso del 2018.
  Oltre a questo focus molto attento sull'educazione, stiamo anche sostenendo alcune delle grandi giornate internazionali che l'Unesco a livello globale promuove in tutto il mondo. In particolare, ci siamo concentrati su due giornate internazionali: quella del jazz, che ogni anno si celebra il Pag. 530 aprile, e la Giornata internazionale dei diritti umani.
  Come potete immaginare, sono due occasioni importanti, nel corso delle quali i nostri giovani possono collaborare e confrontarsi con alcune grandi realtà. Nel caso della giornata internazionale parliamo ad esempio dei grandi festival, all'interno dei quali portiamo un contributo, non solo in termini di presenza di tanti giovani, ma anche di idee e di visioni. Lo stesso ovviamente vale per la Giornata internazionale dei diritti umani: un momento importante di riflessione che la nostra associazione cerca di promuovere anche in contesti meno ovvii.
  Mi avvio alla chiusura raccontandovi quello che è successo nell'ultimo anno. Questa è la nostra seconda assemblea nazionale. La prima, come vi dicevo, si è tenuta qui a Roma, al Senato, e la seconda a Napoli. Come vedete dalla foto, l'impatto del nostro gruppo è notevole. Abbiamo colto questa occasione per rilanciare a livello nazionale una delle grandi campagne internazionali promosse dall'Unesco, «Unite for heritage», una campagna che mirava a sensibilizzare soprattutto i giovani verso una riscoperta del sentimento che lega i nostri popoli al patrimonio.
  Abbiamo colto questa occasione di incontro e confronto tra tutti i nostri giovani anche per rilanciare una campagna internazionale, dimostrando che anche dei giovani volontari, come lo siamo noi, possono dare un contributo importante alla promozione di grandi progettualità di livello internazionale.
  C'è grande attenzione da parte nostra anche per i temi dell'innovazione e della tecnologia. Abbiamo promosso un progetto molto affascinante e molto importante insieme a Google Italia, che ci ha permesso di dare un contributo di idee all'interno di un programma di digitalizzazione del patrimonio culturale. Siamo proiettati a sviluppare sempre di più partnership strategiche sia con il mondo delle istituzioni che con il mondo privato.
  Concludo dicendovi che siamo ora impegnati nella programmazione della nostra terza assemblea nazionale, il nostro terzo momento di incontro che, per la prima volta, presenteremo come il primo forum internazionale dei giovani italiani dell'Unesco. Stiamo entrando in una fase di proiezione internazionale, dal momento che da Parigi, dall’headquarter di Unesco, ci hanno ribadito grandissimo supporto, vicinanza e apprezzamento per la nostra attività.
  Vi ringrazio ancora per l'attenzione e mi auguro che questa possa essere un'opportunità, non solo per farvi conoscere la nostra attività e la nostra organizzazione, ma anche per rinnovarvi l'invito a collaborare e a unire le forze nella realizzazione di importanti progetti in tutta Italia.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Petrocelli. Saluto anche chi l'accompagna, il dottor Libonati, segretario generale del Comitato giovani Unesco.
  Passiamo al secondo dei nostri appuntamenti con la Biblioteca provinciale dei frati minori cappuccini di Bologna, che è qui rappresentata dalla dottoressa Valentina Galloni, accompagnata da Elisabetta Zucchini e da uno studente del liceo scientifico Enrico Fermi di Bologna, Giacomo Bettazzi, che saluto. Do la parola alla dottoressa Galloni per lo svolgimento della sua relazione.

  VALENTINA GALLONI, Funzionaria dell'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e Responsabile del progetto «Io amo i beni culturali». Buongiorno a tutti. Anch'io ringrazio la presidente della Commissione cultura per questo importante invito. Noi siamo stati selezionati per un progetto di alternanza scuola-lavoro, inserito nel concorso «Io amo i beni culturali». Faremo un intervento a due voci, cercando di stare nei tempi. Sono Valentina Galloni dell'Istituto beni culturali della regione Emilia-Romagna, promotrice del concorso «Io amo i beni culturali». In seguito – se è consentito – interverrà la dottoressa Zucchini della Biblioteca dei cappuccini per entrare nel merito del progetto. Giacomo Bettazzi è a disposizione per eventuali domande, visto che ha partecipato.
  Il concorso «Io amo i beni culturali» è promosso dall'Istituto dei beni culturali della Pag. 6regione Emilia-Romagna dal 2011 e ha l'obiettivo di avvicinare i giovani al patrimonio culturale della nostra regione e alle istituzioni che lo conservano, rendendoli protagonisti attivi. A maggio indiciamo un concorso, al quale partecipano le scuole in partenariato con le istituzioni culturali della regione, proponendo un progetto di valorizzazione di un bene culturale che verrà svolto nel corso del successivo anno scolastico. I giovani sono i veri protagonisti di questi progetti, perché realizzano prodotti in tutte le fasi, dall'ideazione alla comunicazione finale e che rimangono segni tangibili del loro lavoro presso la comunità. Noi vediamo il patrimonio culturale come una sfida, non solo per acquisire conoscenze disciplinari, ma anche perché essi possano sviluppare competenze chiave trasversali: imparano a lavorare in gruppo e ad affinare le loro competenze creative e la loro capacità imprenditoriale.
  Questo per noi sta diventando un progetto enorme; siamo alla sesta edizione. Ogni anno vengono coinvolti 2.000 giovani; per venti progetti, ci sono almeno 40 scuole che collaborano assieme, intrecciando competenze e saperi diversi. Le scuole vedono questo progetto come un modo per sfruttare gli spazi esterni alle aule scolastiche, creando una didattica innovativa. Dall'altra parte, ci sono le istituzioni culturali, che fanno molta fatica, come ben sapete, a coinvolgere i giovani. In questo modo, invece, li coinvolgono e li rendono veramente partecipi della vita culturale del loro Paese.
  Prima di chiedere che sia data la parola a Elisabetta Zucchini, sottolineo che molte scuole colgono l'opportunità di «Io amo i beni culturali» per svolgere progetti di alternanza scuola-lavoro, perché è una cornice molto valida, in quanto la coprogettazione viene fatta dalle due istituzioni insieme. Abbiamo quindi scuole da una parte e istituzioni culturali dall'altra che si uniscono, lavorano insieme e vengono premiate anche economicamente insieme, nel senso che diamo 2.000 euro alla scuola e 2.000 euro all'istituzione culturale. Questo li mette su un piano paritetico. Molto spesso nell'alternanza scuola-lavoro si ritiene che le istituzioni culturali debbano essere disponibili realizzando dei progetti di qualità, ma non hanno le risorse né strumentali né umane per farlo. Ecco perché, secondo noi, vanno sostenute. Anche a livello di documentazione chiediamo una valutazione molto precisa di questi progetti, che poi diventano delle buone pratiche per altri. Passerei ora la parola a Elisabetta Zucchini.

  PRESIDENTE. Prego, dottoressa Zucchini.

  ELISABETTA ZUCCHINI, responsabile della Biblioteca provinciale dei Frati minori cappuccini di Bologna. Il progetto di alternanza scuola-lavoro di cui avete appena visto il video, che è stato completamente realizzato dai ragazzi, ha come titolo «De inquisitione librorum prohibitorum» ed è stato svolto in partenariato tra il Liceo scientifico Enrico Fermi di Bologna e la Biblioteca provinciale dei padri cappuccini di Bologna.
  La Biblioteca dei padri cappuccini si ritrovava con un ingente patrimonio librario antico, proveniente dai conventi chiusi dell'Emilia-Romagna e con la necessità di censirlo. Da qui è partita l'idea di una collaborazione, attraverso un'alternanza scuola-lavoro, con liceo suddetto. I giovani hanno collaborato in due fasi: innanzitutto la pulizia dei volumi e, in un secondo momento, il censimento dei volumi stessi. La fase di pulizia dei volumi è stata supportata e seguita da vicino da una restauratrice, che ha insegnato ai ragazzi le modalità di pulizia e di spolveratura dei volumi e anche piccole tecniche di restauro conservativo, come la pulizia della pergamena e la creazione di scatole conservative. La seconda fase, quella del censimento vero e proprio, prevedeva l'inserimento dei dati principali inerenti a questi volumi in un programma Excel costruito dai ragazzi, nel quale dovevano riportare titolo, autore, note di possesso, provenienze e timbri particolari dei volumi stessi, perché questo ci permetteva di ricostituire le collezioni originarie di questi volumi.
  Proprio nell'opera di registrazione delle provenienze i ragazzi si sono accorti di Pag. 7alcuni timbri gialli particolari, che sono i timbri dei censori diocesani, in particolare del censore diocesano di Modena. Ciò ha scatenato la loro curiosità e li ha portati a fare ricerche con i loro professori e a visitare i tribunali dell'inquisizione a Bologna, dando vita a questo progetto.
  Abbiamo partecipato al concorso «Io amo i beni culturali» e abbiamo vinto questo premio in denaro che ci ha consentito di realizzare una mostra, dal titolo «De inquisitione librorum», attualmente aperta a Bologna presso la biblioteca e che vede la partecipazione di numerose persone. I ragazzi hanno tenuto aperta la mostra, l'hanno allestita e illustrata a chi è venuto e hanno realizzato il video che avete visto. Questo ha dato loro la possibilità di toccare con mano aspetti diversi della cultura, dall'aspetto conservativo a quello di registrazione del materiale, fino a quello espositivo: tutto in un unico progetto.

  PRESIDENTE. Grazie molte, dottoressa. Devo dire che siamo molto confortati da un progetto così bello. Complimenti. Lasciamo decidere ai colleghi se vorranno sentire anche il giovane studente che mi pare abbia fatto parte del team che ha portato avanti il progetto.
  Proseguiamo con il Polo museale della Toscana e «La storia per immagini». Anna Maria Guiducci è la soprintendente per architettura, belle arti e paesaggio ed è accompagnata da Vito Lattanzi, funzionario della direzione generale dei musei, dalla dottoressa Minetti, funzionaria amministrativa del Polo museale della Toscana, e da Irene Sbrilli, della segreteria del progetto.

  ANNA MARIA GUIDUCCI, Soprintendente ABAP (Architettura Belle Arti e Paesaggio). Ringrazio l'onorevole Piccoli Nardelli per questa opportunità di illustrare un progetto a cui abbiamo creduto molto, che ci ha visto coesi, soprattutto nelle fasi della progettazione.
  Nel marzo 2016 la Direzione generale musei ha emanato un bando al quale abbiamo partecipato, con le sparute forze che ancora fanno capo alla Pinacoteca nazionale di Siena: siamo veramente pochi, però, come vedremo, abbastanza convinti di quello che facciamo. L'elenco degli ammessi ai finanziamenti è stato pubblicato nell'agosto del 2016 e ci ha visto vincitori. Dei 24 progetti presentati da sedici poli museali e regionali, ne sono stati ammessi sette a finanziamento, di cui uno in Toscana, che è questo della Pinacoteca nazionale di Siena, che si intitola «La storia per immagini. Vita quotidiana e paesaggio a Siena e nel suo territorio», nell'ambito di un grande contenitore, che è il progetto MUSST (Musei e sviluppo dei sistemi territoriali).
  Che cosa abbiamo cercato di fare? Ponendo la Pinacoteca nazionale di Siena come capofila del progetto, abbiamo interagito con le nuove realtà museali che si andavano costituendo: luoghi che non sono musei e non nascono come tali, ma sono edifici monumentali, che per le loro stesse caratteristiche avevano bisogno di essere comunicati al pubblico. Si apriva un problema sia di fruizione che di allargamento delle aperture di luoghi mai visitati prima. Quindi, ci siamo posti innanzitutto il problema di quali pubblici volessimo raggiungere, sviluppando il tema, che era anche nei princìpi informatori del progetto ministeriale, dell'accessibilità, dell'accoglienza e dell'inclusione. Abbiamo cercato di catturare tutte quelle fasce di pubblico che generalmente non si recano nei musei, tentando di intercettarne i disagi che talvolta si registrano a causa di una supposta incapacità di comprendere il linguaggio dei musei, che vengono ritenuti luoghi troppo colti per un accesso più generalizzato. Abbiamo lavorato molto in fase di progettazione su questo tema.
  Oltre ai sette luoghi ministeriali, che afferiscono al Polo museale della Toscana – che sono, oltre alla Pinacoteca nazionale, capofila, il Museo Palazzo Chigi Piccolomini alla Postierla, già sede della sovraintendenza, il Complesso museale di santa Maria della Scala del comune di Siena, l'Archivio di Stato di Siena, la Madonna delle Nevi, la chiesa del Santuccio, l'eremo di san Leonardo al lago, la cappella del Taja e la villa di Cesare Brandi a Vignano – abbiamo coinvolto anche realtà territoriali non istituzionalizzate: per esempio alcune Pag. 8ONLUS, come i Conservatori riuniti, che hanno nel loro statuto la necessità di far visitare dei luoghi particolarmente attrattivi per la storia senese. I Conservatori, che una volta si chiamavano «femminili», a partire dal Settecento riunivano il collegio per eccellenza delle giovani fanciulle che si istruivano all'interno di questa istituzione. Abbiamo dato uno sguardo particolare alla tipologia di educazione che c'era a Siena in quell'epoca.
  Nella fase preliminare c'è stato il coinvolgimento molto importante dell'università. Il dipartimento di economia del turismo ci ha fornito gli studenti per avviare un'indagine sui pubblici da intercettare al di fuori delle sedi museali. Proprio un anno fa, nelle giornate del ponte dell'8 dicembre, alcuni studenti hanno somministrato brevi questionari al pubblico fuori dai musei per capire che cosa li spingesse a non entrarvi. Davamo anche un piccolo bonus: chi rispondeva al questionario e si dimostrava disponibile poteva entrare a visitare il museo gratuitamente. Abbiamo avuto un buon riscontro di presenze, a mio avviso non tanto per la possibilità di risparmiare sul biglietto d'ingresso, ma per il senso di accoglienza che evidentemente questo pubblico percepiva.
  Contemporaneamente, abbiamo attivato l'ufficio disabili dell'università, con una docente, la professoressa Lucia Sarti, una paleontologa, che si è votata a questo tipo di approccio nella lettura del patrimonio. Abbiamo cercato di individuare tutte le buone pratiche nel campo dell'accoglienza, soprattutto nella formazione del personale ministeriale, portando avanti il concetto della gestualità più adatta per ricevere un pubblico, ma anche studiando tutte le caratteristiche utili a rendere fruibile un museo a tutti i livelli, cominciando, per esempio, dalla lettura delle didascalie, che devono essere organizzate in una maniera chiara, non solo nei contenuti, ma anche nella composizione grafica. Abbiamo tentato di affrontare sia il tema del contenuto, sia quello del linguaggio, ovvero il modo con cui il contenuto poteva essere trasmesso, cercando di allargare quanto più possibile le nostre competenze in fatto di accessibilità.
  Il progetto ha visto un coinvolgimento molto sentito da parte di tutte le istituzioni. Abbiamo individuato quali potessero essere dei percorsi inclusivi, cioè dei percorsi che, per la loro stessa natura culturale, non escludessero quelle persone avulse dal linguaggio tipicamente utilizzato nei musei, strettamente artistico e storico, che non facilita l'approccio immediato di questi pubblici.
  Abbiamo privilegiato ovviamente il pubblico dell'infanzia e abbiamo pensato al pubblico cittadino, ma ci siamo rivolti anche a tutte quelle fasce di popolazione ormai integrate nella città di Siena ma un po’ estranee ai percorsi culturali, come, per esempio, le varie fasce di immigrati e richiedenti asilo, a cui sono state dedicate visite specifiche.
  Sono stati individuati i temi della vita quotidiana e del paesaggio come temi che riescono a coinvolgere, per la loro stessa immediata leggibilità, le varie fasce della popolazione. All'interno della vita quotidiana, raccontata tramite le immagini dipinte, si scopriva come nella storia, ma anche nell'attualità, si possono leggere le vicende legate alla vita umana: il lavoro, il tempo libero, il cibo, la convivialità. Tramite la lettura di queste opere selezionate abbiamo cercato di accostare il pubblico in modo più coinvolgente.
  Quali sono stati i risultati? Abbiamo lavorato molto anche sulla diffusione. Vedrete ora il piccolo spot, che abbiamo messo subito nel circuito, ovviamente anche sui social, raggiungendo così un'ampia fascia di pubblico, con 38.000 visualizzazioni. Mentre lo guardate, continuo la mia narrazione. Abbiamo curato molto questi aspetti, aprendo un sito Internet apposito.
  A settembre è partito il progetto. Abbiamo aperto questi luoghi che non registravano assolutamente presenze, ottenendo oltre 6.000 presenze mensili. Tra i nostri partner c'è anche l'Orto de’ Pecci, una realtà sociale di recupero di persone con disagio che fanno accoglienza e ristorazione, riscoprendo le ricette della tradizione, Pag. 9 andando a colmare un vuoto in un circuito turistico.
  Abbiamo cercato anche di allargare la possibilità di visita di Siena dalla giornata standard ad almeno due giornate, privilegiando, oltre ai grandi centri (Palazzo pubblico e duomo), realtà solo apparentemente periferiche, in cui abbiamo spinto questa serie di pubblici. Abbiamo avuto eventi all'interno dei musei e due azioni coreografiche. Abbiamo fatto, oltre alle visite guidate, cinque concerti e tre presentazioni di libri attinenti alle tematiche dell'accoglienza e della museografia.
  Il riscontro è stato molto positivo, perché anche i cittadini senesi che non conoscevano queste realtà si sono sentiti in qualche modo coccolati. Questo progetto era anche per loro, non tanto per il turista, che comunque arriva a Siena e sa come affrontare la città, ma per coloro che in qualche modo non la conoscevano in questi aspetti.
  Qual è la ricaduta per noi positiva? Per noi il progetto MUSST non finisce qui, è stato solo l'esordio di un modo di lavorare insieme, mettendo insieme realtà istituzionali e statali con soggetti privati, nell'ottica di continuare affinché il turismo di qualità a Siena possa diventare una realtà attuabile, non solo nelle aspettative e negli auspici di un'organizzazione che per ora talvolta non vede esaudita questa possibilità.
  C'è un ultimo spot che riassume in modo molto rapido i dati che vi ho proposto. Le persone che sono qui con me hanno dato anima al progetto e con esse ci siamo confrontati in continuazione. Aggiungo una nota finale. Il progetto complessivamente è stato finanziato dalla direzione generale musei con 88.000 euro, mentre noi abbiamo corrisposto la nostra quota parte in lavoro-uomo per circa 120.000 euro, per un complessivo costo del progetto di 200.000 euro, la maggior parte in prestazione professionale, ovviamente a titolo gratuito, perché noi tutti siamo all'interno dell'organizzazione, a parte le spese vive per la realizzazione di pochi spot e il pagamento delle persone che, tramite cooperative esterne, ci hanno aiutato a tenere aperti i luoghi.
  Tutto questo è stato realizzato in un periodo in cui il turismo a Siena non ha la frequenza e la densità del periodo estivo. Abbiamo scelto appositamente un periodo «morto», cominciando a settembre con le Giornate europee del patrimonio per terminare verso la fine dell'anno; ma, forse, rimanderemo qualche appuntamento anche all'anno nuovo. Vi ringrazio.

  PRESIDENTE. Grazie, professoressa, per questa esperienza. Passiamo all'editrice di NN Editore srl, Eugenia Dubini, accompagnata da Alberto Ibba, fondatore e direttore. Do la parola alla dottoressa Dubini per lo svolgimento della sua relazione.

  EUGENIA DUBINI, della NN Editore Srl. Ringrazio la presidente della Commissione per averci invitato. Siamo venuti a portare la storia della nostra casa editrice, la NN Editore, che è stata definita un caso editoriale per l'accoglienza che ha avuto presso il pubblico dei lettori in un tempo brevissimo. Dividerò la storia in due parti: mi dedicherò più al prodotto, mentre la seconda parte riguarderà la comunicazione che abbiamo messo in piedi.
  NN è nata nel 2015. Siamo usciti in libreria inizialmente con due libri. Uno di questi era Benedizione di Kent Haruf, che è diventato il nostro grande successo editoriale. Questo autore americano era rimasto orfano di un editore in Italia, dopo aver pubblicato un libro per una grande casa editrice nel 1999. Noi abbiamo acquisito i suoi diritti e abbiamo pubblicato tutte le sue opere.
  Per darvi un'idea del percorso, riporto che la nostra prima tiratura del libro è stata di 1.500 copie, di cui 800 erano quelle che andavano in effetti in libreria. In seguito, per il tam tam dei lettori, per quanto ci veniva chiesto direttamente dai gruppi di lettura e dai librai, siamo usciti con i libri della trilogia ogni sei-otto mesi, ogni volta aumentando le copie tirate e le copie che venivano domandate in libreria.
  A febbraio del 2017, cioè due anni dopo, abbiamo pubblicato l'ultimo libro di questo autore, un piccolo romanzo uscito postumo: Le nostre anime di notte. Forse Pag. 10l'avete sentito nominare. Prima dell'uscita è stato tirato in 40.000 copie. Il lancio di quel libro è stato un po’ un fenomeno: abbiamo riempito il Teatro Franco Parenti di Milano con 700 persone paganti, solo per presentarne una lettura, alla quale ha presenziato la moglie dello scrittore. Il giorno dopo i librai si sono riuniti in una videoconferenza su tutto il territorio italiano, dopo aver raccolto il pubblico di lettori in 50 librerie, mentre noi eravamo con Katia Haruf in una libreria di Torino. Il libro è arrivato in classifica quella stessa settimana e ci è rimasto per 35 settimane.
  Se un successo editoriale così non era mai accaduto prima a un editore di piccole dimensioni e, soprattutto, appena nato, è un po’ insidioso ragionare sui risultati di un successo di questo tipo. Io cercherò di focalizzare l'attenzione sulle buone pratiche che come casa editrice abbiamo pensato di mettere in piedi fin dal nostro esordio. Per riorganizzarle, ho ragionato attorno a tre concetti chiave: la passione per la lettura, la socialità e l'apertura delle porte della casa editrice anche ai lettori e, infine, il rispetto per tutti gli attori della filiera, dal lettore finale al lettore editoriale, considerando tutti gli attori coinvolti.
  Abbiamo iniziato a pensare la casa editrice nel 2013. L'editoria era in crisi ormai da lungo tempo ma, da settore maturo, viveva una crisi ancora peggiore perché in quel periodo imperversava la crisi in tutta l'economia nazionale e internazionale. Abbiamo però voluto vedere nella crisi anche un'opportunità e l'abbiamo individuata proprio in una modifica nella pratica della lettura. Dopo le profezie nefaste sulla fine del libro, si stava assistendo già da anni a una nuova e importante diffusione di quella che viene chiamata «lettura condivisa». Per lettura condivisa si intende una lettura che mette insieme la pratica solitaria del leggere, necessaria, con una pratica comunitaria, ovvero di discussione, scelta e commento del libro. Era, a nostro avviso, anche un po’ una scommessa guardare a questa messa in comune di un'esperienza e a questa rimessa del libro al centro del discorso. Uno dei due più importanti fenomeni di lettura condivisa sono i gruppi di lettura fisici, cioè quelli che a macchia d'olio sono sparsi in tutta Italia, dove – a differenza di ciò che avviene in altri Paesi, soprattutto nel mondo anglosassone dove sono molto diffusi – hanno la caratteristica di leggere libri importanti, dai classici in avanti, cioè di non usare i libri come pure meccanismo di entertainment, ma di chiedere al libro una comprensione del mondo. La loro scelta, seppure autonoma, si muove su temi importanti che riguardano questioni individuali e collettive. Accanto a questi gruppi fisici, osservavamo che si stavano sviluppando tantissimo altre comunità che, per comodità, definirei virtuali, anche se gli elementi virtuali e fisici sono sempre più permeabili. Questi gruppi virtuali si radunano attorno ai social network, ai blogger, a siti di informazione culturale e si ritrovano non tanto attorno a un oggetto, come ad esempio un libro, quindi un media, quanto attorno a gusti, domande e temi.
  La cosa più importante, dal nostro punto di vista, era che questi gruppi favorivano la scelta. Quale libro scegliere al termine di quello che si è già letto, è una richiesta di informazione molto importante che accomuna tutti i lettori. Abbiamo visto che queste comunità fungevano anche come vettori di informazione e di inclusione e da facilitatori delle scelte.
  Il nostro punto di partenza ha riguardato proprio questa idea della lettura, una lettura individuale e collettiva allo stesso tempo, aperta e inclusiva. La scommessa era che ci fosse uno spazio per un editore-lettore che si ponesse in mezzo alla comunità e che, rispettando il proprio pubblico, gli proponesse un prodotto curato, amato e creato per esigenze di lettura importanti come quelle legate alla comprensione del mondo in cui viviamo. Seguendo questa impostazione, abbiamo apportato al prodotto una serie di piccole innovazioni che potessero essere anch'esse facilitatori sia di inclusione che di socialità della lettura, a partire dal nome, NN, che è rivolto più che al produttore, come è sempre stato nell'editoria, alla comunità dei lettori.
  Abbiamo deciso di suddividere il catalogo in serie e non in collane, scegliendo come filo conduttore un tema e non la Pag. 11lingua di provenienza del testo o il genere letterario, come spesso si fa, tentando di usare lo strumento della collana in modo diverso per fornire percorsi di lettura interni al catalogo. Allo stesso modo, ogni libro ha una dedica a un lettore ideale e un'identità visiva che segue la serie o l'autore. Per esempio, le pagine finali del libro per necessità di tiratura sono bianche oppure raccolgono il catalogo dell'editore scritto in corpo piccolissimo, di solito in ordine cronologico. Noi le abbiamo chiamate «pagine bianche» e sono dei percorsi di lettura all'interno del catalogo oppure delle pagine di appunti.
  Se la presidente consente, passerei la parola ad Alberto Ibba, che è con me, per la seconda parte.

  PRESIDENTE. Prego.

  ALBERTO IBBA, fondatore e direttore di NN Editore. Anch'io rinnovo il ringraziamento per questo inaspettato invito. Vorrei riprendere alcuni concetti espressi da Eugenia per fornire alla Commissione elementi conoscitivi ulteriori sulla nostra esperienza.
  Partirei da un tema che a noi è molto chiaro e molto caro: quello del rispetto, che credo ci riguardi nel mondo del lavoro in generale. Recentemente, durante un invito a Cagliari in un istituto alberghiero, spiegavo quanto fosse simile il lavoro che gli studenti stavano imparando in quella scuola con il lavoro dell'editore. Parlavo di rispetto. Nel loro caso, verosimilmente, impareranno a cucinare. Per imparare a cucinare e a presentare un piatto, se faranno quel mestiere in modo serio e rispettoso, dovranno imparare a scegliere le materie prime, dovranno studiare i sapori, i gusti, le armonie, dovranno essere capaci di impiattare quello che avranno cucinato, dovranno capire anche come riuscire a sorreggere economicamente un'eventuale impresa. Lo stesso succede se si vuole aprire una casa editrice che abbia come fondamento il rispetto del lettore: bisogna fare una bella ricerca; bisogna riuscire a trovare e a valorizzare la struttura portante; bisogna confezionare un progetto grafico di un certo tipo, che abbia una sua armonia; se sono autori stranieri, bisogna scegliere dei traduttori adeguati, che siano capaci, che abbiano già avuto un'esperienza con quella lingua e con quel tipo di letteratura. Insomma, bisogna fare in modo che tutte le componenti intorno alla costruzione fisica del prodotto libro siano altamente professionalizzate.
  Nel nostro caso il rispetto è anche nei confronti dei lavoratori. Ad esempio, la figura del traduttore in questo Paese è sempre stata sotto tono e un tempo, addirittura, non venivano neanche citati i traduttori all'interno dei libri. Nel nostro caso, abbiamo teso a renderli totalmente protagonisti del progetto di NN. Il caso di Fabio Cremonese, traduttore di Kent Haruf, è ormai piuttosto emblematico, perché sono mesi che va in giro a presentare lui stesso il libro, cioè è totalmente protagonista del suo lavoro.
  Ovviamente i libri devono anche avere un'armonia, come dicevo prima riferendomi alla metafora culinaria, all'interno del catalogo, cioè devono il più possibile parlarsi. Questo vuol dire, secondo me, innescare un meccanismo di correttezza interna alla produzione e al lavoro e, quindi, alle componenti dei professionisti che vengono coinvolti. Questa correttezza viene premiata, molto semplicemente: cioè il lettore la riconosce e apprezza il lavoro. Nel nostro caso il lettore, probabilmente, – lo dico anche per dare un senso a questo buon risultato che abbiamo raggiunto in tempi così brevi – ha iniziato fin da subito a fidarsi. A prescindere dal buono o cattivo risultato di una lettura, che può anche non piacere, sa che noi non cerchiamo di fregarlo: cioè, sa che il piatto che gli stiamo proponendo è stato curato, non è stato improvvisato e che non ci sono scorciatoie o furbizie all'interno di questo modo di produrre cultura.
  Questo ovviamente non basta, nel senso che è necessario procedere sul piano della comunicazione e, quindi, anche del lavoro, rimanendo sempre fedeli, però, a questo principio. Noi abbiamo immaginato fin da subito due tipi di interventi, di cui uno molto legato al territorio. Personalmente, Pag. 12ho dedicato un paio di mesi, quando la casa editrice era appena nata, a girare per librerie, per incontrare i librai, entrare nelle loro librerie, capire il loro gusto, cercare di verificare se il nostro progetto editoriale avesse una certa attinenza con almeno una parte del mondo delle librerie indipendenti. L'abbiamo fatto insieme a Messaggerie, che è la nostra società di promozione e di distribuzione, mantenendo un collante con altri operatori del settore. Girando per le librerie intanto ho iniziato a scoprire che in questo Paese ci sono decine di straordinari professionisti. Sono molto felice che ci sia stato quest'ultimo intervento, grazie a Dio, che aiuta le librerie indipendenti verosimilmente a poter affrontare i costi, che a volte sono eccessivi. Spero che magari un domani tutto ciò avrà anche a che vedere con i costi della produzione editoriale per le case editrici, che avrebbero tanto bisogno di qualche sgravio, se non altro fiscale, per aumentare la possibilità di accogliere giovani nel mondo del lavoro. Comunque, sono stato in giro per mesi perché avevo bisogno di entrare in contatto con i librai. Volevo, anche da questo punto di vista, metterci la faccia, che è un'altra delle caratteristiche della casa editrice. Nel nostro sito siamo un po’ bizzarri perché abbiamo tutte le nostre belle facce in home page, dove raccontiamo la nostra storia, non attraverso una biografia un po’ faticosa e a volte polverosa, ma in modo molto più informale. Volevo entrare in contatto con loro perché questo mi avrebbe permesso di creare un legame quasi personale con molti di questi nostri interlocutori fondamentali, così da poter un domani personalizzare la comunicazione, diversificare l'offerta, a seconda della tipologia di libreria, creare insieme a loro, come diceva prima Eugenia, momenti collettivi di partecipazione. Il caso di Kent Haruf è proprio stato così: decine di librerie contemporaneamente iniziano a credere in un libro e a spingerlo.
  Nello stesso tempo, però, era inevitabile, in un momento storico come il nostro, dotarsi di un social media manager. Mentre da un lato abbiamo corpi, territorio, fatica, grande entusiasmo e grande professionalità da valorizzare e da coltivare, dall'altro bisogna dotarsi di questa nuova professione, senza più fare i furbi. Un editore oggi o è altamente professionalizzato sui nuovi linguaggi dei social o sta improvvisando. Noi abbiamo deciso di dotarci immediatamente di un social media manager che, con la capacità di reinterpretare i nostri contenuti con il linguaggio dei social, in brevissimo tempo è riuscito a creare intorno a noi una comunità che oggi è più o meno di 13.000-15.000 utenti, che per una casa editrice ancora abbastanza giovane è un risultato ottimo. Questa comunità si fidelizza sempre di più se la comunicazione e la coerenza rimangono al centro. La nostra è una casa editrice ma, in realtà, è prevalentemente una casa. Per essere una casa deve avere innanzitutto la capacità di accogliere.
  La nostra è un'esperienza che presenta le fatiche di un'impresa editoriale, che ha dei costi sempre molto elevati, ma tenendo alto il livello della cura e della ricerca e, quindi, gli investimenti, i risultati anche su un mercato così difficile e complesso come quello editoriale alla fine si riescono a raggiungere.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Ibba. Ascoltiamo ora Rosa Scapin, direttrice generale artistica di Operaestate festival, che è accompagnata da Giovanni Cunico, assessore alla cultura del comune di Bassano. Do la parola alla dottoressa Scapin per lo svolgimento della sua relazione. Poi prenderà la parola il dottor Cunico

  ROSA SCAPIN, direttrice generale e artistica di Operaestate Festival e del Centro per la scena contemporanea di Bassano del Grappa. Più che accompagnata siamo insieme, perché la cosa primaria da dire è che il progetto che andiamo a presentare oggi, che si chiama Dance Well, è un'emanazione di un progetto più ampio di cultura e di spettacolo che si chiama Operaestate festival ed è gestito direttamente dal comune di Bassano del Grappa. È un caso abbastanza raro di un'amministrazione comunale che assume in prima persona la responsabilità della gestione, dell'ideazione e della realizzazione di un progetto culturale, quindi vorrei che fosse l'assessore a iniziare a parlare di questo progetto.

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  GIOVANNI CUNICO, assessore alla Cultura del Comune di Bassano. Buongiorno a tutti. Ringrazio la presidente e la Commissione di averci dato questa opportunità. Come diceva la direttrice Scapin, Dance Well nasce all'interno del comune di Bassano del Grappa. Le immagini che vedete sono del museo civico di Bassano, dove si svolge questo progetto di ricerca e movimento per il Parkinson: si tratta dell'applicazione di una pratica artistica, quella della danza, a persone con Parkinson. Nasce nel 2013, in quanto il comune di Bassano del Grappa negli ultimi anni ha attivato diciotto progetti europei sulla cultura. Uno di questi progetti europei ha portato il nostro personale e gli operatori culturali che gravitano intorno alle attività della città di Bassano a Rotterdam, dove c'era un progetto che si chiamava «Dance for health», che è stato ispirazione per la nascita di questo progetto che si svolge a Bassano. Per la prima volta le pratiche della danza venivano sperimentate, grazie ad alcuni coreografi e insegnanti, da parte di persone affette da questo morbo e si è cominciato a valutare come la danza possa migliorare la qualità di vita del malato di Parkinson. È nato all'interno del Centro per la scena contemporanea del comune di Bassano. Anche grazie al Fondo sociale europeo e al reparto di neurologia dell'ospedale di Bassano, abbiamo attivato un corso per formare gli insegnanti che avrebbero portato avanti questo progetto che è anche formazione di competenze e che oggi è diventato un vero e proprio processo. Infatti, le classi di danza che vedete in queste immagini si svolgono due volte a settimana, il lunedì e il venerdì, al museo civico di Bassano e vengono svolte senza nessuna richiesta di iscrizione o di biglietto. Le persone accedono al museo liberamente, si siedono in questo cerchio di sedie e cominciano l'attività.
  Parliamo di persone con Parkinson dai quarant'anni di età fino agli ultraottantenni. Nel tempo abbiamo aggiunto altre parti della comunità di Bassano. Abbiamo, ad esempio, molti over 60, molte persone anziane che hanno cominciato a frequentare queste classi per motivi di socialità. Si è creata una piccola comunità. Ci sono i familiari delle persone con il Parkinson, che sono indirettamente colpiti dalla malattia. Abbiamo poi collegato, grazie ai progetti europei attivi e all'Operaestate festival, la parte di danza contemporanea, coinvolgendo artisti coreografi della danza contemporanea europea (e non solo) a venire in queste classi per fare nuove creazioni utilizzando questi interpreti un po’ speciali che sono la piccola comunità di Dance well. Nel tempo, abbiamo invitato i ragazzi di Bassano del Grappa delle scuole medie superiori a venire e dedicare un'ora del loro tempo alla scuola. Abbiamo professori molto aperti che ci hanno consentito di portare i ragazzi, insieme ai nostri danzatori parkinsoniani, al museo civico per fare queste pratiche. Abbiamo anche invitato migranti, rifugiati e richiedenti asilo ospitati in città a venire a partecipare a queste classi. Sono venuti perché, come sapete, il linguaggio del corpo non ha le barriere del codice linguistico e culturale e, quindi, si crea immediatamente una grande sintonia tra i partecipanti. Inoltre, a Schio abbiamo anche un gruppo di donne che si auto definiscono «cancer survivor», sopravvissute al cancro al seno, che hanno iniziato a capire cosa significa far parte di questo progetto.
  Una classe di Dance well, come vedete, si svolge al museo civico: è questo il valore aggiunto che mettiamo a Bassano del Grappa al progetto europeo con cui ci siamo avvicinati alla danza per il Parkinson; svolgere queste classi, non in una palestra o in un centro ospedaliero, ma nel museo civico di Bassano, uno dei più antichi del Veneto, tra le opere di Jacopo dal Ponte e della bottega Dal Ponte e le sculture di Canova. Le persone arrivano: il fattore luogo di bellezza fa parte del processo. Non parliamo semplicemente della tecnica della danza spiegata e raccontata, che include questi danzatori molto speciali, ma di un processo artistico. È il contenuto artistico che fa la differenza del progetto e fa parte allo stesso livello della ricerca medica, come impatto sul partecipante.
  Abbiamo attivato anche una misurazione scientifica del progetto stesso. Ad Arcugnano c'è un centro di cura specializzato nel Parkinson, Villa Margherita, dove il dottor Daniele Volpe sta svolgendo uno studio sugli impatti di questa pratica artistica sul malato di Parkinson. Ha confrontato Pag. 14 la terapia tradizionale non artistica sulle persone affette da Parkinson e la terapia tradizionale affiancata da quella artistica. La ricerca sta dimostrando – e lo faremo a livello internazionale – che la pratica artistica di Dance well ha gli stessi impatti sul miglioramento delle condizioni di vita e sulla consapevolezza del proprio corpo nel malato di Parkinson, della terapia medica ordinaria. È uno dei pochi casi, che dimostreremo al mondo, in cui la pratica artistica, la cultura e l'investimento culturale nel progetto hanno un'identica ricaduta diretta. Pensate oggi, con l'invecchiamento della popolazione, quanto pesano nel sistema sanitario nazionale le malattie neurodegenerative; l'investimento culturale può diventare anche un investimento in welfare.
  Lascio la parola, perché è importante capire che questo progetto non nasce da solo, ma nasce perché la città ha un festival importante che si chiama Operaestate festival. È un investimento finalizzato ad avere per tre mesi centinaia di spettacoli di ricerca artistica. Ma, durante l'anno, questo investimento culturale, riconosciuto dal Ministero dei beni culturali, genera anche valori, competenze e buone pratiche culturali che poi si trasformano in un impatto sulla nostra società.

  ROSA SCAPIN, direttrice generale e artistica di Operaestate Festival e del Centro per la scena contemporanea del Comune di Bassano del Grappa. Vorrei solo inquadrare velocemente come nasce questo progetto. Il festival, che per sua natura è ristretto nel tempo, in realtà ha superato la contingenza della mostra di spettacoli ed è diventato permanente nel promuovere sia la ricerca artistica, sia i progetti di welfare culturale che la promozione e la formazione del pubblico.
  Un impegno importante, che è quello che ha generato questo progetto di Dance well, è quello della progettazione europea e dell'internazionalizzazione della nostra scena e dei nostri progetti. Negli ultimi anni abbiamo vinto 18 progetti europei nell'ambito culturale. Il nostro è un caso europeo, perché non c'è nessun altro soggetto che ha vinto tanti progetti europei nell'ambito dei programmi cultura diretti della Comunità europea. È un impegno forte che ci siamo assunti, anche in questo caso direttamente come comune di Bassano del Grappa, qualche anno fa. Nel giro di pochi anni siamo riusciti a entrare in contatto con tante organizzazioni, festival e teatri a livello europeo. Comprenderete quale importante ricaduta questo abbia avuto sulla scena locale e su quella nazionale, nonché sulla qualità del nostro lavoro e sulle opportunità che siamo riusciti a offrire alla nostra comunità e alla nostra comunità di artisti.

  PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LUISA BOSSA. Ho tre domande veloci. La prima è rivolta al presidente di Unesco giovani. Immagino che ci siano spese per il vostro comitato. Chi le finanzia? La seconda domanda è per la dottoressa Galloni sul titolo. Io sono una vecchia latinista, quindi mi piace molto «De inquisitione librorum». Vorrei sapere se è stato utilizzato perché facesse da base al progetto alternanza scuola-lavoro. È nato su quello che dovevate fare? Sapevate già che i libri raccolti erano libri proibiti o il progetto è andato a mano a mano definendosi? La terza e ultima è per NN. C'è un catalogo dei libri? Può farcelo avere? Io sono una «libridinosa», penso di aver letto questo mese venti libri. Adesso ho i gialli per le mani, Patterson e Connelly. Tuttavia, non conoscevo Kent Haruf. Comprerò immediatamente questo libro.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  PAOLO PETROCELLI, Presidente di Unesco Giovani. Grazie per la domanda, che mi dà modo di spiegare velocemente e meglio il nostro funzionamento. Noi come cittadini attivi riteniamo di dover dare per primi un contributo attivo, non solo di idee, ma anche di forze, alle nostre attività. Chiaramente come associazione ci auto-dotiamo di una quota assolutamente ragionevole che tutti i nostri soci riconoscono alla nostra associazione. La cifra economica è di 100 euro; essendo 300, già riusciamo a dotarci della stessa cifra che lo Pag. 15Stato italiano riconosce alla nostra Commissione nazionale italiana per l'Unesco.
  Siamo assolutamente consapevoli dell'importanza dell'azione di ricerca fondi e in questo senso abbiamo dimostrato come un'associazione giovane può assolutamente intercettare l'interesse e l'attenzione, non solo di opportunità di finanziamento istituzionale, anche europeo, ma anche del settore privato. Negli ultimi due anni abbiamo raccolto oltre 300.000 euro da parte del settore privato. Facevo riferimento prima al contributo del Ministero dell'istruzione. Ribadisco che c'è un grandissimo vuoto, soprattutto nel settore privato, che spesso non viene colmato per mancanza di strategie di ricerca fondi che siano in linea con gli interessi e le necessità del settore privato. Quello che noi cerchiamo di fare è intrecciare la nostra mission e la nostra attività con gli interessi del settore privato. La risposta è particolarmente positiva da parte di molti soggetti privati e questa è un'ulteriore dimostrazione che anche un'associazione ha le capacità di dotarsi di un contributo economico che permetta di realizzare le attività di cui vi parlavo prima.

  ELISABETTA ZUCCHINI, responsabile della Biblioteca provinciale dei Frati minori cappuccini di Bologna. In realtà, il progetto di alternanza scuola-lavoro fatto tra la biblioteca e il liceo si chiama «Apprendisti bibliotecari». All'interno di questo lavoro di selezione, censimento e pulizia dei volumi sono stati rinvenuti volumi con timbri particolari. Da lì è partita la voglia dei ragazzi di approfondire questa tematica a livello storico. L'occasione è stata data dal concorso indetto dall'Istituto dei beni culturali della regione Emilia-Romagna «Io amo i beni culturali». Abbiamo costruito questo percorso, che si conclude con una mostra, un percorso molto elaborato di ricerca, anche a livello tematico, dei libri. Da qui è nato il titolo «De inquisitione librorum prohibitorum. Rispolveriamo i volumi antichi». Il titolo esteso è questo. Con questo titolo abbiamo partecipato al concorso «Io amo i beni culturali» e abbiamo vinto il premio, che ci ha dato la possibilità di allestire la mostra e di portare avanti questo tipo di lavoro di alternanza scuola-lavoro con i ragazzi.

  EUGENIA DUBINI, editrice di NN Editore Srl. Ovviamente ci sono i cataloghi e ve li faremo avere molto volentieri. Li abbiamo appena stampati. In tutto sono 36 titoli e sono scomposti, cioè divisi per percorsi di lettura e progettualità diverse, in modo da fornire un'informazione in più ai lettori che si vogliono muovere all'interno.

  PRESIDENTE. O anche ai curiosi di vedere le biografie atipiche vostre, che andremo a vedere, e di questo social media manager, che mi pare piuttosto interessante come nuova figura professionale su cui riflettere in questa Commissione. L'onorevole Malisani vuole fare un'ultima domanda.

  GIANNA MALISANI. Ho solo una curiosità. Per noi l'Istituto dei beni culturali dell'Emilia-Romagna è sempre stato un faro. Io vengo dal Friuli Venezia Giulia. Questo concorso è molto interessante, ma la regione quanto stanzia per questo concorso?

  VALENTINA GALLONI, Funzionaria dell'Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e Responsabile del progetto «Io amo i beni culturali». Ogni anno vengono stanziati 80.000 euro: 40.000 vengono dati alle scuole. Sono venti progetti di tre sezioni separate: dieci della sezione musei, cinque della sezione archivi e cinque della sezione biblioteche, quindi in partenariato tra scuola e una di queste istituzioni culturali. Al capofila vengono dati per ogni progetto 2.000 euro: 2.000 alla scuola e 2.000 all'istituzione culturale. In totale sono 80.000 euro all'anno.

  PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti. Sono state anche questa volta audizioni che hanno portato ricchezza ulteriore alle nostre indagini.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.45.