XVII Legislatura

VI Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 21 di Martedì 5 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE TEMATICHE RELATIVE ALL'IMPATTO DELLA TECNOLOGIA FINANZIARIA SUL SETTORE FINANZIARIO, CREDITIZIO E ASSICURATIVO

Audizione dei rappresentanti dell'Associazione bancaria italiana (ABI).
Bernardo Maurizio , Presidente ... 3 
Sabatini Giovanni , direttore generale dell'Associazione bancaria italiana (ABI) ... 3 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 7 
Sabatini Giovanni , direttore generale dell'Associazione bancaria italiana (ABI) ... 7 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 8 
Pelillo Michele (PD)  ... 8 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 8 
Sabatini Giovanni , direttore generale dell'Associazione bancaria italiana (ABI) ... 8 
Bernardo Maurizio , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal dottor Sabatini ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori - Energie PER l'Italia: Misto-CI-EPI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
MAURIZIO BERNARDO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione dei rappresentanti dell'Associazione bancaria italiana (ABI).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle tematiche relative all'impatto della tecnologia finanziaria sul settore finanziario, creditizio e assicurativo, l'audizione dei rappresentanti dell'Associazione bancaria italiana (ABI).
  Sono presenti il dottor Giovanni Sabatini, direttore generale dell'ABI, che abbiamo ascoltato molte volte nel corso di questi anni in diverse audizioni e che ringrazio; il dottor Torriero, vicedirettore generale dell'ABI, che pure abbiamo avuto modo di incontrare in altre occasioni; il dottor Gaggi; la dottoressa Gallotti e il dottor Smiriglia.
  Avviamo questa audizione, che peraltro è una delle ultime che svolgeremo nel corso di questa indagine conoscitiva e che riveste grande interesse.

  GIOVANNI SABATINI, direttore generale dell'Associazione bancaria italiana (ABI). Grazie, presidente e onorevoli deputati, anche a nome del presidente Patuelli per l'opportunità di rappresentare il nostro punto di vista su un tema di grande attualità e interesse per il nostro settore.
  Abbiamo predisposto un documento e una serie di slide a supporto della mia relazione. Cercherò di essere abbastanza sintetico, per lasciare più tempo possibile alle vostre domande. Immagino che molte delle cose che diremo, visto che siamo ultimi nella serie delle audizioni, probabilmente siano già note.
  Nella mia illustrazione vorrei provare a toccare quattro temi, che riguardano i trend in atto: il ruolo che i soggetti FinTech possono giocare all'interno del settore finanziario, il rapporto tra le banche, il tema dell'innovazione e i nuovi soggetti. Seguiranno delle riflessioni sul quadro normativo e i punti che a nostro avviso rimangono aperti e su cui sviluppare qualche ulteriore riflessione.
  Il primo passaggio è la definizione di FinTech. Direi che, tra le varie definizioni proposte, soprattutto a livello europeo, emergono due elementi: ovviamente, l'utilizzo di tecnologia finanziaria che ha un impatto sul modello di business, sui prodotti e sul modello di servizio alla clientela. Abbiamo provato in maniera molto sintetica a evidenziare graficamente come la tecnologia di questi nuovi soggetti può intervenire in due modelli alternativi nel processo convenzionale di erogazione del credito.
  Da una parte, abbiamo la normale filiera: la richiesta di un finanziamento da parte di una piccola impresa alla banca, il normale processo di istruttoria, e quindi di valutazione del merito di credito, e i passaggi successivi.
  In questo processo le imprese FinTech possono intervenire in due modi: da un lato, offrendo alla banca, in un approccio cooperativo, nuovi modelli per gestire la Pag. 4fase istruttoria e rendere più efficiente il cuore dell'attività bancaria, ossia la valutazione del merito di credito, il processo di trasformazione delle scadenze nella raccolta del risparmio e nell'erogazione del credito; dall'altro, in un modello alternativo, già sviluppato soprattutto negli Stati Uniti e che comincia a prendere piede anche nell'Europa continentale, il FinTech sostituisce di fatto la banca nel processo di raccolta della domanda di finanziamento e fino all'erogazione.
  Abbiamo indicato anche esempi concreti. È molto interessante il sito della società Kabbage (kabbage.com) degli Stati Uniti, che evidenzia appunto come questo soggetto si sia specializzato nell'erogazione di crediti tra 10.000 e 100.000 dollari a piccole imprese.
  Data una definizione, abbiamo poi cercato di capire quali potessero essere due modelli di relazione tra le banche e il FinTech e abbiamo cercato di darvi un panorama delle aree in cui intervengono le diverse imprese FinTech. A seconda dell'area di specializzazione, infatti, c'è una varietà notevole di modelli di questi soggetti.
  Nella documentazione scritta abbiamo citato una rilevazione, svolta alla fine del 2017, da parte di una piattaforma (MEDICI), che ha censito quasi 10.000 soggetti operanti nel settore del FinTech, andando a individuare i modelli più comuni. Ovviamente – immagino non sia una novità – il maggior numero di soggetti del FinTech opera nel settore dei pagamenti, ma in realtà c'è un'ampia gamma di attività coperte da questi soggetti.
  Nella slide a pagina 6, abbiamo evidenziato con il colore giallo le FinTech che costituiscono ormai categorie già quasi stabilizzate, e con il colore blu invece i nuovi soggetti che operano in settori in fase di evoluzione. Di quest'ultimo gruppo fa sicuramente parte l'area delle assicurazioni, definita insurtech, oltre alla blockchain, alle criptovalute, e altro.
  La slide successiva dà più o meno la stessa indicazione, focalizzandosi sul panorama europeo, con le stesse disaggregazioni per tipologia di servizio o prodotto offerto. Si basa su una rilevazione fatta dall'EBA (European Banking Authority), che ha individuato circa 1.500 soggetti che operano in questo settore.
  Andando a verificare quale può essere il rapporto tra le banche e il mondo del FinTech, abbiamo citato i dati di una nostra ricerca basata su interviste svolte presso le principali banche italiane, chiedendo quali sono le loro priorità per ciò che riguarda lo sviluppo del business.
  È interessante notare che sicuramente più del 60 per cento delle banche considera un settore di alta priorità, o comunque prioritario, lo sviluppo delle relazioni con aziende del settore finanziario e del FinTech. C'è, quindi, sicuramente una forte attenzione del settore bancario al modello cooperativo e nei confronti di queste nuove entità.
  Abbiamo anche riportato il nostro censimento sul settore italiano. Abbiamo censito circa 136 soggetti che svolgono attività in questo ambito. È interessante notare che oggi il maggiore numero di imprese FinTech opera nell'ambito delle piattaforme per la raccolta (ce ne sono 53); a seguire, ci sono quelle che operano nel settore dei pagamenti e altre tipologie di prestatori di servizi.
  Osservando come si sviluppano questi soggetti e, quindi, le loro fonti di finanziamento, per capire quali possono essere le relazioni tra le banche e il FinTech, si può notare che in realtà solo il 15 per cento delle società FinTech ha ricevuto finanziamenti in capitale di rischio.
  Anche in questo caso potete notare le differenziazioni in base alle varie tipologie di imprese FinTech interessate da interventi di finanziamento, ma è chiaro che questo modello di società, per la sua caratteristica di elevata rischiosità, non si presta a forme di finanziamento tradizionale, bensì a forme di finanziamento in capitale di rischio offerto da soggetti altamente specializzati, i cosiddetti business angels e, a seconda delle varie fasi di sviluppo dell'iniziativa, fondi di private equity, fondi di investimento, e così via.
  Nella slide a pagina 11 facciamo un accenno alle possibili direttrici all'interno delle quali si muovono le strategie delle Pag. 5banche italiane per individuare forme di investimento e di cooperazione nelle start-up FinTech. C'è la possibilità di creare fondi di investimento dedicati, partnership commerciali, investimenti mirati nel capitale di alcune di queste start-up, la costituzione di acceleratori e incubatori per lo sviluppo del FinTech, nonché osservatori internazionali e attività di ricerca e sviluppo con il mondo FinTech.
  Nello stesso ambito abbiamo descritto quattro esempi concreti – senza citare espressamente i soggetti coinvolti – di azioni specifiche svolte da banche italiane nel rapporto con le imprese FinTech: un grande gruppo che ha creato un fondo di 200 milioni di dollari per investire nelle start-up attive nel business FinTech; altri che hanno realizzato operazioni di investimento in questo settore; altre iniziative, tra cui anche la realizzazione di un polo per lo sviluppo di iniziative FinTech.
  Faccio una premessa. Da sempre l'offerta di servizi finanziari nel settore bancario si coniuga con la tecnologia. Gli investimenti nell'innovazione hanno sempre rappresentato una voce importante nel portafoglio di investimenti delle banche. Abbiamo iniziato con i POS e le ATM decenni fa. Si è passati poi al banking on line. Oggi, stiamo utilizzando strumenti più sofisticati.
  In realtà, ciò che oggi è nuovo non è tanto il tema dell'innovazione tecnologica, quanto la velocità di cambiamento indotta dalla tecnologia. Quello che oggi osserviamo è la velocità esponenziale di cambiamento indotta dalla tecnologia, che riduce, ad esempio, terribilmente il ciclo di vita medio di un prodotto o di un servizio. Lo stesso produttore di un servizio, prima che qualche altro competitore faccia lo stesso, produce egli stesso un altro prodotto che cannibalizza il suo vecchio prodotto, in una rincorsa molto veloce.
  Di fronte a quest'accelerazione si pongono quattro temi, in relazione ai quali si definisce la strategia delle banche verso il mondo FinTech.
  Innanzitutto, innovazione significa capacità di coglierne le opportunità, e quindi immediatamente dopo ripensare, alla luce di queste opportunità, le logiche di servizio al cliente, l'offerta di prodotti, servizi e canali distributivi. Questo richiede, però, anche la capacità di integrarsi in un ecosistema digitale. Entrano quindi in gioco – tornerò su questo aspetto successivamente – anche il quadro normativo e regolamentare. Infine, il punto fondamentale è che oggi innovazione significa capacità di utilizzare al meglio i dati per offrire prodotti e servizi innovativi più vicini alle esigenze del cliente. C'è, quindi, anche la sfida di riuscire a valorizzare il patrimonio informativo presente in banca.
  Nella slide di pagina 13 evidenziamo anche concretamente, in termini di investimenti, che cosa significa il tentativo di sfruttare al meglio le opportunità dell'innovazione tecnologica.
  Le banche spendono circa 4,5 miliardi di euro in investimenti ICT e il grafico relativo a questo dato evidenzia come, sulla base di indagini di tipo statistico, vengano percepiti i futuri investimenti in tecnologia ICT. Quello che emerge immediatamente è che quasi il 60 per cento degli intervistati vede gli investimenti in ICT in crescita nel 2018. È minima la quota di banche che ritengono che questi investimenti possano diminuire.
  Passo ora ad un tema di rilievo. L'innovazione tecnologica deve trovare un quadro normativo di riferimento in grado di bilanciare opposte esigenze: favorire l'innovazione e, quindi, consentire a tutti i partecipanti a questo mercato di sfruttare le opportunità offerte dalla nuova tecnologia, ma allo stesso tempo non perdere di vista i princìpi cardine della tutela del cliente, della privacy e della stabilità, nonché la capacità di affrontare e gestire i rischi, garantendo un terreno di competizione livellato tra gli operatori più «tradizionali» e i soggetti che offrono gli stessi servizi ma con modalità innovative.
  Questo tema è all'attenzione di tutte le autorità europee. Non commenterò la loro attività, ma evidenzio come dal Comitato di Basilea alla Banca centrale europea, fino alla Commissione europea e all'EBA, tutte abbiano avviato lavori di ricognizione e di consultazione per trovare un bilanciamento delle due esigenze: sviluppare l'innovazione Pag. 6 ma in un ambiente che rispetti i princìpi generali della regolamentazione.
  Questa slide evidenzia quanto questo sia un tema rilevante. Citiamo il documento dell'EBA che evidenzia come, di fatto, quasi il 40 per cento di questi soggetti non sia sottoposto a nessun tipo di regime regolamentare. Addirittura, all'interno di questo 40 per cento, un 8 per cento non si riesce nemmeno a collocare, operando in un'area grigia di natura non identificata. Chiaramente per questi soggetti esiste un problema di individuazione della cornice regolamentare.
  Esaminiamo ora quali possono essere le soluzioni.
  Credo che il principio guida debba essere quello che ad attività uguali deve corrispondere un regime di regolamentazione uguale. Detto in altri termini, per rischi uguali ci devono essere regole uguali, indipendentemente dal nome o dalla classificazione che si può dare del soggetto che svolge quell'attività o che, svolgendo quell'attività, fa emergere determinati tipi di rischio.
  Il principio è facile da enunciare, ma è sicuramente complesso da mettere in pratica: la regolamentazione dovrebbe spostarsi da un approccio basato sui soggetti (banche, assicurazioni o altri soggetti del settore finanziario) a uno per attività. Si dovrebbe quindi disciplinare l'attività di erogazione del credito o quella di offerta di servizi di pagamento, indipendentemente dalla veste giuridica o dalla connotazione adottata dal soggetto che svolge quell'attività. Ciò significa anche garantire un terreno di competizione livellato, che ponga tutti i soggetti, sia quelli più tradizionali sia quelli più innovativi, sullo stesso piano.
  Oltretutto, il rischio è che avere un settore estremamente regolamentato e un settore non regolamentato porta inevitabilmente a forme di arbitraggio regolamentare, con uno spostamento dei rischi dal settore più regolamentato a quello non regolamentato. Questo aspetto comporta anche l'esigenza di uniformare e rendere coerente il quadro normativo internazionale.
  Da un punto di vista più pratico, passando all'altro piatto della bilancia, arriviamo a un tema oggi ampiamente dibattuto, anche a livello europeo: in che modo si possono creare ambienti protetti di sperimentazione in cui le nuove tecnologie, i nuovi servizi e i nuovi prodotti possano essere sperimentati – il termine che oggi si usa è sandbox, e cioè scatola di sabbia dove si fanno giocare i bambini – prima di consentirne l'utilizzo su ampia scala?
  Questi sono i quattro filoni su cui ragionare per definire un quadro regolamentare che possa bilanciare le esigenze di sicurezza e, allo stesso tempo, non impedire lo sviluppo del FinTech.
  Infine, ci sono i punti aperti, e quindi degli spunti di riflessione.
  Il mondo digitale rappresenta anche una sfida culturale – su questo sicuramente si apre un tema – di cui anche in questa Commissione abbiamo parlato: a mio giudizio, lo sviluppo del digitale rende ancora più necessaria la consapevolezza degli utenti di questi servizi. Cito l'esempio di mia figlia, che è bravissima a utilizzare lo smartphone, il tablet e i social network, ma poi, facendo altro nella vita, di cultura finanziaria sa poco.
  Oggi proprio la facilità e l'immediatezza con cui si può avere accesso e attuare un'interazione con i fornitori di prodotti e servizi finanziari richiede una maggiore educazione finanziaria e una maggiore consapevolezza da parte di tutti gli utenti di questi servizi. Questo è un tema sicuramente molto importante.
  Dal punto di vista delle banche, c'è poi certamente una questione di cambiamento culturale. Ho parlato – ciò fa parte della definizione di FinTech – del cambiamento del modello di business per effetto dell'adozione di nuove tecnologie, e quindi del cambiamento del modello di banca tradizionale, con conseguente sviluppo di nuove competenze e un'esigenza di adeguare le professionalità all'interno della banca stessa. Si tratta di un cambiamento culturale, che deve consentire alla banca di essere più vicina non soltanto con la tecnologia, ma anche con gli uomini, ai nuovi bisogni di Pag. 7una clientela molto più evoluta, che dispone di mille possibilità.
  La caratteristica della nuova clientela è proprio la sua maggiore capacità di ottenere informazioni (abbiamo quindi clienti più informati), anche grazie a una migliore capacità di interconnessione. Ovviamente, le informazioni scambiate sui social network raggiungono immediatamente una platea vastissima. Poi c'è il tema – da questo riemerge l'importanza dell'educazione finanziaria – della correttezza, o meno, di queste informazioni. Sicuramente, però, c'è una maggiore capacità di informazione.
  C'è inoltre una maggiore capacità di interazione con i fornitori dei servizi. Oggi chiunque di noi può controllare le proprie operazioni sul conto corrente dal telefono, e lo può fare anche tutti i giorni. Una volta lo si faceva con l'ATM, ma comunque bisognava andare all'ATM; ancora prima lo si faceva andando in banca. L'interazione e la frequenza del contatto sono oggi sicuramente maggiori, ma questo richiede anche una migliore qualità del servizio, quindi un cambiamento culturale e comporta la necessità di nuove competenze.
  Ovviamente, come in tutti i settori della tecnologia, soprattutto in un momento in cui la tecnologia stessa ha una capacità di cambiamento esponenziale, occorre investire in ricerca e sviluppo, e quindi intensificare gli investimenti in tecnologia. Ne deriva, evidentemente – vengo all'ultimo punto – anche il tema della creazione di condizioni atte a facilitare questa transizione a modelli di banca digitale.
  Più volte abbiamo fatto presente alle autorità competenti a livello europeo come oggi ci sia una penalizzazione degli investimenti in tecnologia dal punto di vista del quadro della vigilanza e della regolamentazione prudenziale. Probabilmente, gli investimenti in tecnologia potrebbero godere di qualche forma di riduzione nell'assorbimento di capitale, proprio per facilitare questa transizione.
  Venendo al livello nazionale, la definizione di un piano nazionale dell'Industria 4.0 è stato un passaggio importante, che ha consentito anche, positivamente, una ripresa degli investimenti. Noi riteniamo che forse questo piano possa essere ampliato e diventare il piano nazionale per l'Industria e i servizi 4.0, inserendo in questo contesto, o comunque ampliando gli strumenti (oggi a disposizione delle imprese generaliste) anche alle imprese bancarie, in una logica di promozione dell'intero ecosistema, che non escluda alcuni settori dai processi di innovazione.
  Concludo, perché non voglio dilungarmi eccessivamente.
  È chiaro che queste valutazioni richiedono una forte convergenza nell'azione delle autorità coinvolte, dei legislatori e del settore privato: collaborazione tra autorità e capacità da parte delle stesse di dare risposte e fornire chiarimenti in tempi veloci e di aiutare a definire il perimetro normativo, e quindi dare certezza. In tale quadro torna un tema più volte sollevato: la continua instabilità del quadro di riferimento normativo europeo. Allo stesso tempo, occorre dare protezione all'innovazione e tutelare il copyright, evitare gli arbitraggi normativi e, nella catena di produzione del valore sui servizi bancari, che si arricchisce di nuovi soggetti, individuare le responsabilità.
  Purtroppo, questo non è sempre stato il caso. Un tema ancora aperto è quello del recepimento della direttiva sui sistemi di pagamento, la PSD2. Ahimè, l'interazione tra i fornitori di servizi di pagamento e le cosiddette terze parti, cioè quei soggetti del mondo FinTech che offrono accesso ai servizi di pagamento, presenta ancora delle aree di criticità.
  Presidente, mi fermerei qui. Vi ringrazio per l'attenzione e, ovviamente, sono a disposizione per rispondere a tutte le vostre domande.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il dottor Sabatini, direttore generale dell'ABI.
  Vorrei sottolineare che il dottor Gaggi, che accompagna il dottor Sabatini, è il responsabile della direzione relazioni internazionali dell'ABI e presidente di ABI Lab.

  GIOVANNI SABATINI, direttore generale dell'Associazione bancaria italiana (ABI). ABI Pag. 8Lab è il nostro piccolo consorzio, incentrato proprio sul tema dell'innovazione finanziaria. È anche un luogo in cui non solo le banche ma anche le società del mondo delle telecomunicazioni e dell'ICT lavorano insieme per studiare le applicazioni delle nuove tecnologie al settore finanziario.

  PRESIDENTE. Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

  MICHELE PELILLO. Ho tre domande molto veloci.
  In questa lunga serie di audizioni ho rivolto spesso questa domanda, che rimane una mia preoccupazione. Noi abbiamo verificato in questa legislatura come sia evidente il gap di educazione finanziaria nel nostro Paese, quindi la domanda è: con questo avvento prepotente del FinTech nel settore bancario, il problema dell'educazione finanziaria e del relativo gap, che è sotto gli occhi di tutti, potrà essere ridotto o rischia di essere accentuato?
  Sempre in relazione alla protezione dei consumatori, poiché ci troviamo in una fase intermedia, in cui ci sono ancora esigenze di regolamentazione da soddisfare, ritiene che in questa fase la protezione dei consumatori sia piena rispetto alle forme tradizionali in materia finanziaria?
  Inoltre le pongo una terza questione: vorrei conoscere il vostro parere sui bitcoin.

  PRESIDENTE. Non essendoci altre domande, do la parola al dottor Sabatini per la replica.

  GIOVANNI SABATINI, direttore generale dell'Associazione bancaria italiana (ABI). Secondo me, come dicevo, la necessità di educazione finanziaria aumenta, perché aumentano le opportunità di interazione con il mondo FinTech, ed è quindi necessario rafforzare e velocizzare il processo di riduzione del gap.
  Sicuramente, le nuove tecnologie possono offrire uno strumento attraverso il quale fornire educazione finanziaria e possono aiutare a raggiungere, con programmi e strumenti formativi, una platea più vasta.
  Noi abbiamo sempre fatto, anche attraverso la nostra fondazione per l'educazione finanziaria, interventi di formazione nelle scuole primarie e secondarie, ma è chiaro che possono essere utilizzate anche le nuove tecnologie per fornire app e fare istruzione finanziaria.
  Da un lato, quindi, sicuramente emergono nuovi profili di rischio, che richiedono una maggiore consapevolezza; dall'altro, l'utilizzo della stessa tecnologia può aiutare ad accelerare il processo di riduzione del predetto gap.
  È certo un tema importantissimo quello di rendere gli utenti dei servizi finanziari, attraverso strumenti on line, consapevoli dei rischi derivanti dal cosiddetto mondo della cyber security e del cyber risk. Se una volta ci si poteva limitare a dire di non mettere sulla cartina del bancomat il PIN, perché in caso di furto sarebbe stato usato impropriamente, oggi è molto più complesso spiegare tutti i rischi che si possono avere in rete, e non più soltanto i normali «trucchetti», come il phishing, ma truffe sempre più articolate.
  Quello della protezione dei consumatori è il corollario. L'educazione finanziaria funziona sulla prevenzione, ma bisogna anche costruire un quadro regolamentare che garantisca effettivamente la presenza di forti presìdi di tutela.
  Di nuovo, quindi, l'ambito dei presìdi si amplia. Innanzitutto, ed è un tema attuale – mi spiace scendere nel dettaglio, ma credo sia un esempio utile – la Direttiva PSD2, che offre ai clienti nuove opportunità di utilizzare i servizi di pagamento tramite i servizi offerti dalle cosiddette terze parti, pone nuovi problemi dal punto di vista della protezione dei dati di proprietà dei clienti stessi.
  Va benissimo far accedere la terza parte di cui un cliente si serve per eseguire un pagamento su Internet alle informazioni del suo conto corrente che sono necessarie a effettuare quel pagamento. È un po’ diverso se, attraverso questo meccanismo, non solo si offre alla terza parte la visione dei dati necessari a eseguire l'operazione di Pag. 9pagamento, ma le si fa vedere anche l'insieme delle informazioni che il cliente ha sul conto corrente, o addirittura sul conto deposito titoli, o su un finanziamento.
  Non credo che a livello europeo si sia trovato finora un buon bilanciamento o un coordinamento tra le previsioni della PSD2 e quelle della direttiva sulla protezione dei dati personali. Questo è un tema importante. Si pone anche il problema di trovare il corretto bilanciamento tra la giusta tutela dei dati personali del cliente e, allo stesso tempo, non impedire che si possano sviluppare nuovi servizi che possono utilizzare quei dati. C'è sempre un elemento di bilanciamento.
  Sicuramente, però, c'è da fare una riflessione, e questa deve essere ovviamente a livello europeo, per evitare arbitraggi regolamentari e per rafforzare i presìdi a tutela dei consumatori dei servizi finanziari ad alta intensità di tecnologia.
  Quanto ai bitcoin, quello che stiamo osservando non può che destare preoccupazioni. Stiamo osservando una crescita delle quotazioni di una «valuta»? Ho messo un punto interrogativo alla mia affermazione, perché, se una delle caratteristiche proprie di una valuta è quella di essere uno strumento di pagamento, mi chiedo se possa essere considerato uno strumento di pagamento qualcosa che ha una volatilità delle quotazioni come quella che hanno oggi queste criptovalute.
  Posso accettare un rischio di cambio limitato, ma se, incassando oggi un bitcoin, domani varrà il 20 o il 25 per cento in più o in meno, chiaramente la certezza del metro monetario nell'eseguire transazioni commerciali viene meno.
  Si parla di questi oggetti come di forme di investimento. Forme di investimento? È il nuovo oro del mondo virtuale? Anche da questo punto di vista ho delle preoccupazioni per un mercato totalmente opaco e non regolato, nel quale la formazione delle «bolle» è certamente possibile, con tutte le conseguenze che ciò può comportare, per non parlare di come riuscire ad applicare a questo mondo i presìdi che oggi esistono in materia di antiriciclaggio e di lotta al finanziamento del terrorismo.
  Sul tema bitcoin notiamo delle criticità, che devono essere affrontate attraverso una riflessione e uno sforzo coordinato a livello internazionale da parte delle autorità, in primo luogo dal Financial Stability Board e poi dagli altri cosiddetti organismi di definizione degli standard internazionali.
  Non si deve, però, allo stesso tempo confondere il bitcoin con la tecnologia sottostante, quella della distributed ledger technology, di cui il bitcoin è un'applicazione. La DLT è una tecnologia che presenta sicuramente sviluppi interessanti. Anche ABI Lab sta cominciando a fare qualche riflessione sull'utilizzo di questa tecnologia nelle operazioni di back office bancarie, perché è sicuramente uno strumento che può rendere più efficienti questi processi.

  PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Sabatini e gli altri rappresentanti dell'Associazione bancaria italiana che lo accompagnano.
  Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione consegnata dal dottor Sabatini (vedi allegato) e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.

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