XVII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 1 aprile 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vito Elio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MATERIA DI SERVITÙ MILITARI

Audizione del sindaco del comune di Taranto.
Vito Elio , Presidente ... 3 
Stefàno Ippazio , Sindaco del comune di Taranto ... 3 
Vito Elio , Presidente ... 5 
Duranti Donatella (SEL)  ... 5 
Vito Elio , Presidente ... 6 
Stefàno Ippazio , Sindaco del comune di Taranto ... 6 
Vito Elio , Presidente ... 7 
Stefàno Ippazio , Sindaco del comune di Taranto ... 7 
Vito Elio , Presidente ... 8 

Audizione del sindaco del comune di Arbus:
Vito Elio , Presidente ... 8 
Atzori Francesco , Sindaco del comune di Arbus ... 8 
Vito Elio , Presidente ... 9 
Corda Emanuela (M5S)  ... 9 
Vito Elio , Presidente ... 10 
Atzori Francesco , Sindaco del comune di Arbus ... 10 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 10 
Atzori Francesco , Sindaco del comune di Arbus ... 11 
Piras Michele (SEL)  ... 12 
Vito Elio , Presidente ... 14 
Atzori Francesco , Sindaco del comune di Arbus ... 14 
Vito Elio , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ELIO VITO

  La seduta comincia alle 13.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sindaco del comune di Taranto.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di servitù militari, l'audizione del sindaco del comune di Taranto.
  Dopo l'intervento del dottor Stefàno, al quale do il benvenuto e che ringrazio per la disponibilità a venire a Roma presso la nostra Commissione oggi, potranno avere luogo le domande da parte dei colleghi che desiderano intervenire. A tali domande, signor sindaco, naturalmente Le sarà data l'opportunità di replicare in conclusione dell'audizione.
  Ricordo ai colleghi che successivamente è prevista anche l'audizione del sindaco del comune di Arbus.
  Do la parola al sindaco Stefàno, che ringrazio ancora.

  IPPAZIO STEFÀNO, Sindaco del comune di Taranto. Grazie, signor presidente e signori onorevoli della Commissione, per avermi invitato a rappresentare la città di Taranto che, con la Marina militare – la stragrande maggioranza della presenza militare a Taranto è rappresentata dalla Marina – ha un antico rapporto. Più di centoventi anni fa fu, infatti, deciso di stabilire a Taranto sia l'Arsenale sia la base militare.
  Parto dicendo che a Taranto, città di 210.000 abitanti, ci sono 10.000 militari e 4.000 civili che lavorano presso l'Arsenale o presso le strutture e le scuole Corpo Equipaggi Militari Marittimi (CEMM). Ciò significa che il 20 per cento della popolazione è rappresentato da persone che hanno a che fare con la Marina militare.
  La Marina militare e la città di Taranto, quindi, oso dirlo, sono la stessa cosa, tant’è vero che, quando centoventi anni fa la Marina si è stabilità a Taranto – oggi è la base più importante della nostra flotta e l'80 per cento delle navi si trovano lì – Taranto aveva 20.000 abitanti. La Marina ha contribuito, dunque, in maniera importante allo sviluppo della nostra città.
  Naturalmente, la Marina ha «occupato» alcune aree della città. La zona abitata conta circa 2.947 ettari, mentre la zona occupata dalle strutture militari ne conta quasi 865. Una gran parte della città è, quindi, occupata dalle zone militari che stringono, tra le altre zone, anche il borgo.
  Taranto, come tutti sapete, ha due mari. Prima la Marina militare era presente nel Mar Piccolo, quando durante la Guerra del 1915-18 vi erano queste esigenze di protezione, e quindi nella parte più protetta della città. Ora invece, per le nuove esigenze degli ultimi vent'anni, ha anche una zona che affaccia sul Mar Grande. La parte della città è stretta da queste zone militari.Pag. 4
  Dobbiamo riconoscere che se, da una parte, i tarantini sono stati privati dell'opportunità di godere di queste zone, che peraltro sono bellissime, perché affacciano sul mare, dall'altra, la Marina ha conservato intatte queste aree come erano centoventi anni fa.
  Devo anche sottolineare che un anno e mezzo fa per la prima volta c’è stata la restituzione di alcune aree militari alla città di Taranto, aree che sono passate dal demanio militare al demanio civile e dal demanio civile alla città di Taranto. La città di Taranto sta presentando progetti al demanio – anzi, li ha già presentati dopo un'ampia discussione – su come utilizzare queste aree, che peraltro sono proprio nel cuore della città.
  Questo è stato un segnale molto importante. Voglio ricordare che sulla nave Cavour il 60 per cento dei marinai sono pugliesi, di cui il 40 per cento tarantini. Dico queste cose per ribadire il legame forte che c’è fra i cittadini di Taranto e la Marina militare.
  Noi abbiamo iniziato anche negli ultimi anni a utilizzare insieme alcune strutture della Marina, soprattutto quelle sportive, con il couso. Il centro sportivo della caserma Cugini è stato ristrutturato dalla provincia, mentre noi, come comune, ne abbiamo la manutenzione. Questo centro – ancora non è stato aperto, ma è questione veramente di giorni – verrà utilizzato contemporaneamente in alcuni orari dalla Marina militare e in altri dai civili, dalle persone della nostra provincia che amano lo sport.
  Allo stesso modo l'isola di San Pietro, che è sempre della Marina, è utilizzata durante l'estate ed è aperta anche ai cittadini.
  Noi abbiamo fatto, inoltre, una grande battaglia per utilizzare l'ospedale – il secondo ospedale militare in Italia fra quelli che sono rimasti è a Taranto – con la camera iperbarica. Abbiamo presentato la richiesta di utilizzare l'ospedale militare per i civili. Recentemente, neanche venti giorni fa, la regione – la richiesta è stata del comune, ma la competenza è regionale – ha firmato con la Marina militare l'accordo quadro per poter utilizzare quelle strutture.
  In questo ospedale ci sono apparecchiature modernissime, fortunatamente poco utilizzate. Sono utilizzate solo al 10 per cento delle loro possibilità perché oggi il numero degli appartenenti alle Forze armate è ridotto e, inoltre, si tratta di giovani selezionati e, quindi, in buone condizioni di salute. Ciò fa sì che fortunatamente queste apparecchiature vengano utilizzate al dieci per cento delle loro potenzialità e, quindi, potranno essere messe a disposizione dei cittadini per abbattere le liste di attesa.
  In più la camera iperbarica dell'ospedale militare dovrà essere messa a disposizione di tutti i cittadini pugliesi, come è stabilito nella convenzione.
  In questo momento noi non abbiamo chiesto altre aree, anche perché la Marina ci ha dichiarato che sta rivisitando le sue necessità. Attendiamo, quindi, la risposta. C’è in discussione semplicemente una caserma, anche questa nel centro della città, che noi vorremmo far passare nella proprietà del comune per utilizzare gli ampi spazi che ci sono all'interno per il parcheggio, nonché gli uffici.
  Stiamo temporeggiando perché dobbiamo presentare al demanio, come abbiamo fatto per le aree che sono già passate al comune, non solo il progetto, ossia che cosa vogliamo fare, ma anche i finanziamenti per farlo. Se entro due anni non completiamo il nostro progetto, queste aree ritorneranno al Genio.
  Quello che noi oggi ci sentiamo di chiedere è di continuare sulla strada del couso. Voglio segnalare che il Castello aragonese è uno dei siti ormai più visitati della nostra regione. È gestito dalla Marina militare in maniera egregia e si può visitare anche di notte. Devo fare un elogio ai giovani militari che fanno da guida in una maniera eccezionale, perché sono preparati.
  In questi anni noi abbiamo stipulato una convenzione anche come comune, abbiamo pagato delle borse di studio per archeologi che hanno continuato gli scavi Pag. 5e, quindi, questi sottufficiali, questi marinai, sono preparati e fanno questo lavoro con passione. Tutti, quando visitano il castello, escono estasiati, colpiti anche dalla loro gentilezza e preparazione.
  Tuttavia – noi abbiamo già segnalato al Governo questa necessità – ci sono alcune parti del castello che hanno bisogno di interventi. C’è bisogno di circa 2 milioni di euro per poter ristrutturare alcuni saloni in cui noi contiamo di fare il museo medioevale, per completare quello esistente. Abbiamo, infatti, il nostro museo della Magna Grecia e ora nel castello vogliamo aggiungere il museo medievale.
  C’è, dunque, una grande armonia tra le Forze armate, in particolare la Marina militare, che rappresenta il 90 per cento della presenza, e la città di Taranto. Noi siamo molto contenti di questo segnale forte che è stato inviato dal Governo nell'aver concesso queste aree alla città di Taranto e alla Marina di aver iniziato il couso. Chiediamo di potenziare queste iniziative, perché ci sono altre strutture della Marina, come quelle delle scuole CEMM, che sono di grande pregio e gestite benissimo.
  Noi vogliamo che tali strutture siano aperte ai cittadini anche per mostrare, tra le altre cose, un esempio del modo corretto di gestirle. Queste aree non vengono devastate, c’è il controllo e, quindi, noi pensiamo che i giovani, frequentando queste strutture sportive così ben tenute, possano sviluppare fortemente il senso di appartenenza e rispettare e amare ancora di più la nostra città.

  PRESIDENTE. Grazie, signor sindaco. Io vorrei svolgere alcune considerazioni, prima di dare la parola ai colleghi che l'hanno chiesta.
  Il sindaco sa che in questa legislatura la nostra Commissione ha già compiuto una visita ufficiale presso l'Arsenale di Taranto, guidata dall'onorevole Artini, con l'onorevole Duranti e un'ampia rappresentativa di vari gruppi. Questo a testimonianza di come noi abbiamo ben presente l'importanza della realtà militare e della presenza della Marina nel Suo comune e presso la Sua regione. L'abbiamo fatto indipendentemente dall'indagine conoscitiva, anzi prima dell'indagine conoscitiva, proprio perché il tema era stato segnalato sin dall'inizio della legislatura dall'onorevole Duranti.
  C’è un'ulteriore ragione per la quale la nostra Commissione, e io personalmente, abbiamo particolarmente cara la Sua città, ragione che Lei può immaginare: è la città di uno dei due marò, dei quali anche la nostra Commissione si sta occupando continuamente, ossia di Massimiliano Latorre. So che Lei è vicino a lui e alla sua famiglia. La preghiamo, quindi, di estendere, quando tornerà a Taranto, i sentimenti di vicinanza e di solidarietà che la nostra Commissione ha avuto sin dall'inizio per questa vicenda e che continuerà ad avere finché essa non troverà una giusta risoluzione.
  Peraltro, anche stamattina ci è stata consegnata una petizione online, ma di questo parleremo domani, nella seduta congiunta.
  In genere io porto un piccolo segno di vicinanza e di speranza per i due marò. La pregherei, se lo accetta, di portarlo Lei oggi nella seduta, in modo che anche chi ci segue lo possa vedere. Credo sia importante che lo metta il primo cittadino di Taranto.
  Do la parola ai deputati che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, presidente. Anch'io saluto il sindaco di Taranto, dottor Ippazio Stefàno. Mi permetto anch'io di dargli il benvenuto a questi nostri lavori e a questa nostra audizione.
  Per essere anch'io tarantina, conosco e condivido le cose che ha detto il sindaco rispetto al rapporto molto stretto che c’è tra la città, i cittadini e le cittadine, e la Marina militare. Peraltro, è un rapporto, come diceva esattamente il sindaco, che dura da tantissimi anni, per cui lo sviluppo urbanistico della città si è determinato soprattutto intorno all'Arsenale.
  Penso anch'io che bisogna continuare sulla strada del couso, anche per restituire Pag. 6quello che comunque la Marina militare, con i suoi tanti insediamenti, ha anche tolto alla città di Taranto. Condivido anch'io l'appello del sindaco perché si possa intervenire in qualche modo sul completamento dei lavori del Castello aragonese.
  Tuttavia, vorrei segnalare al sindaco una serie di criticità. Lo faccio perché conosco molto bene la sensibilità ambientale del sindaco di Taranto, il dottor Ippazio Stefàno, che in questi anni si è battuto per la salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini e delle cittadine di Taranto, in particolare in riferimento all'inquinamento dovuto all'Ilva. So anche del Suo interesse e della Sua attenzione rispetto all'inquinamento del primo seno del Mar Piccolo.
  Per chi non è di Taranto, ricordo che il Mar Piccolo è la parte di mare di Taranto su cui insiste l'Arsenale, che è occupata anche dai mitilicoltori. Ci lavorano i mitilicoltori di Taranto. Il primo seno del Mar Piccolo è profondamente inquinato. Bisognerebbe avviare al più presto le bonifiche, ma io vorrei capire anche se il sindaco sia a conoscenza di qual è la situazione attuale rispetto alla messa in sicurezza dell'area dell'Arsenale di Taranto, che è poi l'area in cui si sono svolte nel passato le lavorazioni che hanno provocato l'inquinamento del Mar Piccolo e dell'acqua di falda.
  Io penso che la Marina militare debba comunque essere chiamata, come tutti i soggetti che hanno provocato l'inquinamento di quella città così dolente, al più presto alle sue responsabilità. In questo senso vorrei capire con il sindaco a che punto stiamo. Le servitù militari rappresentano la presenza militare su un territorio e da tale presenza derivano oneri ed onori, gravami e anche implicazioni non sempre positive.
  Un'altra questione che vorrei sollevare, su cui invece richiamo l'attenzione dei colleghi e delle colleghe, perché so che l'ente locale e il sindaco non hanno responsabilità, è che Taranto non è solo sede della Marina militare. La stazione navale in Mar Grande, la stazione di Chiapparo, è anche in uso alla NATO. Io penso, considerato che abbiamo prorogato i termini dell'indagine conoscitiva, che proprio a partire dalla situazione di Taranto noi dovremmo – e in merito poi al sindaco chiederò solo una cosa – valutare anche i gravami che derivano dall'installazione delle basi a uso NATO.
  Come i colleghi e le colleghe sanno, non esiste un regime giuridico che riguardi le basi e le installazioni militari della NATO. Ci sono i trattati del 1951, ma gli accordi tra gli Stati per l'installazione delle basi sono accordi autoapplicativi, che non richiedono neanche il passaggio in Parlamento.
  Poiché la sede di Chiapparo è una sede della rete C4i, una sede di spionaggio e di coordinamento statunitense, io penso che noi dovremmo occuparcene. Visto che la precedente indagine conoscitiva sulle servitù militari non se n’è occupata, penso che lo dovremmo fare noi.
  Al sindaco chiedo, quindi, se abbia avuto la possibilità – so che non lo può fare il Parlamento e immagino che non possano farlo neanche gli enti locali – di comprendere quali siano le condizioni che hanno determinato già nel 2004, quando fu inaugurata la nuova stazione navale di Chiapparo a uso NATO, gli accordi intervenuti con il nostro Governo di allora.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Do la parola al sindaco Stefàno per la replica.

  IPPAZIO STEFÀNO, Sindaco del comune di Taranto. Grazie, onorevole, per queste domande, che mi permettono di dire che Taranto, dal punto di vista delle bonifiche, è, fra le città d'Italia, una delle più «fortunate». Noi abbiamo avuto dei finanziamenti, come territorio, oltre a quelli del privato, dell'Ilva, e il Governo ha stabilito due commissari.
  Uno è il commissario per la bonifica nell'interno dell'area industriale, in cui noi non abbiamo competenze, se non per le licenze che dobbiamo rilasciare, come comune, per le costruzioni che vengono fatte. Si pensi alla copertura dei parchi minerari, per esempio.Pag. 7
  Poi c’è la bonifica del quartiere Tamburi, il quartiere vicino alla grande industria. Ci sono alcune abitazioni che distano soltanto poche decine di metri. La gestione di questa bonifica è del Comandante generale dei vigili del fuoco, generale Pini. Come commissario, infatti, è stato nominato proprio Lui. Tutte le operazioni sono state fatte dal comune.
  Noi abbiamo avuto i complimenti dal generale Pini per la celerità di queste indagini e anche della proposta, tant’è vero che a giugno, non appena i bambini andranno in vacanza, inizieremo la ristrutturazione e la bonifica di cinque scuole del quartiere Tamburi e del Mar Piccolo.
  Per quanto riguarda il Mar Piccolo, è stata prima affidata alla Capitaneria di porto e alla Guardia di finanza l'indagine per catalogare le fonti inquinanti, quelle non conosciute. Quest'analisi attenta delle fonti inquinanti ha permesso di individuare alcune discariche a Statte, un paese vicino a Taranto. Una volta faceva parte della città di Taranto, ma poi si è staccato. Statte è un paese che dista pochi chilometri da Taranto, dove c’è una discarica che ha inquinato la falda idrica e che, quindi, continua a inquinare il Mar Piccolo.
  Questo studio è stato affidato naturalmente all'ARPA. Finché queste fonti inquinanti non saranno bonificate e non verranno chiuse, è evidente che non si potrà mettere mano alla bonifica del Mar Piccolo, ma si sta studiando come bonificarlo.
  Una delle proposte avanzate in passato è stata quella del dragaggio, che è stata bocciata innanzitutto dai pescatori, i quali temevano un peggioramento della situazione ambientale, giustamente, tant’è vero che questo è stato confermato anche dal CNR e dall'università. L'altra proposta è, invece, quella di coprire il fondale con della creta.
  Sono solo proposte. Dagli incontri che abbiamo avuto al tavolo per Taranto è emersa l'intenzione del Governo di affidare uno studio internazionale per vedere quale sia il metodo più opportuno per la bonifica del Mar Piccolo.
  Per noi tale bonifica è fondamentale, perché ci sono i mitilicoltori, ci sono 5.000 persone che vivono con questo lavoro. Abbiamo dato loro l'opportunità, che però costa, di trasferire in Mar Grande i campi per coltivare le cozze. Pertanto, i mitilicoltori sono costretti a far crescere il seme nel Mar Piccolo e poi, poiché, a mano a mano che crescono i mitili, aumentano i veleni che assorbono, a trasferirli nel Mare Grande. Lì il mare non è inquinato e, quindi, la produzione sta continuando, ma a prezzo di grandi sacrifici fisici ed economici, perché i mitilicoltori devono spostare le produzioni dal Mar Piccolo al Mar Grande. È un'operazione che fanno perché sono costretti a farla, ma che costa grandi sacrifici.
  Io penso che per il problema della bonifica del Mar Piccolo dovremo aspettare anni prima di vedere i risultati, perché siamo ancora in una fase che spetta all'ARPA, al CNR e all'università svolgere. Siamo ancora in una fase di valutazione su quale sia il metodo più idoneo per bonificare il Mar Piccolo.
  Possiamo senz'altro affermare – questo è stato detto ufficialmente non solo dalla Marina militare, ma anche dall'ARPA, che fa i controlli – che adesso le fonti di inquinamento da parte della Marina militare non ci sono più. Quelle che continuano a esserci sono le falde idriche, che sono inquinate dalle discariche. Questo problema esiste da anni, tanto che alcune discariche sono state sequestrate e si sta valutando il modo per impermeabilizzare quelle che ci sono.
  Per quanto riguarda, invece, la NATO, noi non abbiamo alcuna informazione in merito e, quindi, non sono in grado di poter fornire alcuna risposta.

  PRESIDENTE. Grazie, signor sindaco Stefàno. La ringrazio di nuovo per la disponibilità e per la cortesia e Le auguro buon lavoro.

  IPPAZIO STEFÀNO, Sindaco del comune di Taranto. Signor presidente, prima di ringraziarla ancora una volta, vorrei fare un appello. Taranto è una città che ha Pag. 812.000 lavoratori all'Ilva, dei quali ormai la gran parte è in cassa integrazione. La città è ferma e soffre per la disoccupazione in una maniera drammatica. Alcuni lavoratori civili presso le scuole CEMM – si tratta dei cuochi e degli addetti alle pulizie – hanno perso il posto di lavoro nel giro di due mesi e sono stati mandati a casa.
  Noi comprendiamo e rispettiamo le scelte, non intendiamo minimamente discuterle, ma chiediamo se sia possibile avere almeno una proroga per dare il tempo a queste persone, che sono state messe in mezzo a una strada nell'arco di trenta giorni e alle nostre amministrazioni locali di cercare, insieme con la Regione Puglia, il modo per garantire questi lavoratori, considerato che molti non hanno diritto neanche alla protezione sociale. Chiedo, dunque, se sia possibile avere una proroga anche minima per permetterci di affrontare questo problema.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei. Abbiamo registrato il Suo appello.
  Sospendo brevemente la seduta in attesa dell'arrivo del sindaco di Arbus.

  La seduta, sospesa alle 14.05, riprende alle 14.25.

Audizione del sindaco del comune di Arbus.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di servitù militari, l'audizione del sindaco del comune di Arbus.
  Ringrazio per la disponibilità il sindaco Francesco Atzori, al quale do il benvenuto anche a nome della Commissione, e con Lui ringrazio e do il benvenuto anche al vicesindaco, dottor Gianni Lampis, e al dottor Angelo Raccis, consigliere comunale del comune di Arbus.
  Signor sindaco, io ora Le darò volentieri la parola e Lei potrà esporre le problematiche relative al Suo territorio. Successivamente, i colleghi interessati potranno fare delle domande, alle quali Lei potrà replicare in conclusione.
  Lei sa qual è l'oggetto dell'indagine conoscitiva e l'attenzione che la nostra Commissione ha sempre avuto nei confronti del tema delle servitù militari, attenzione testimoniata anche dalla delibera di una nuova indagine conoscitiva in questa legislatura che noi abbiamo inteso avviare proprio ascoltando per primi i rappresentanti del territorio e dei comuni interessati. Le do, quindi, la parola e La ascoltiamo volentieri.

  FRANCESCO ATZORI, Sindaco del comune di Arbus. Grazie. Rivolgo un saluto a tutti gli onorevoli deputati presenti e un sentito ringraziamento per l'opportunità che ci viene offerta di illustrare le problematiche connesse alla presenza del Poligono di tiro di Capo Frasca sulla costa del comune di Arbus.
  Al ringraziamento affianchiamo anche l'auspicio che l'iniziativa della Commissione difesa possa produrre esiti positivi. Questo perché, prima di tutto, noi riteniamo che sia necessario fare chiarezza sul futuro. Il futuro del Poligono determinerà, infatti, anche quello del territorio interessato, già devastato da una terribile crisi socioeconomica e presuppone i necessari interventi di bonifica affinché si possa aprire una prospettiva di sviluppo basata sul turismo ricettivo e sull'agroalimentare, prospettiva finora negata o fortemente condizionata dalle attività di esercitazione che fanno capo al Poligono senza che ci sia mai stato e che ci sia tuttora un minimo di ricaduta occupazionale.
  Probabilmente la Commissione ha già incontrato gli altri sindaci della Sardegna, che rappresentano altre comunità, le quali dal gravame della servitù traggono centinaia di buste paga. Non è il nostro caso. Il Poligono di tiro di Capo Frasca regala alla nostra comunità oggi 1,5 posti di lavoro, ossia un posto e mezzo. Avete sentito bene. Pertanto, ben si capisce la crescente ostilità verso la sua presenza che induce solo vincoli, ostacoli, divieti e impedimenti allo sviluppo.Pag. 9
  La prima cosa necessaria oggi è, quindi, la chiarezza, che manca del tutto: da un lato, c’è un atto ufficiale della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito che prevede la chiusura del Poligono, dall'altro c’è il Ministro di turno che riconferma l'importanza strategica dello stesso. Se così è, e siamo propensi anche noi a credere che così sarà ancora per tanto tempo, vista anche la visita del Presidente Obama in questi giorni, non c’è comunque tempo da perdere. C’è un Consiglio comunale che chiede che si azzeri la situazione attuale e che si passi urgentemente a una ricontrattazione diretta della presenza del Poligono tra Stato e comune, a tutto campo.
  Si tratta di una contrattazione che il precedente Ministro aveva avviato, peraltro, assumendo impegni precisi nel corso degli incontri al ministero con tutti i sindaci dei comuni sardi interessati in vista della Conferenza nazionale delle servitù militari e di una serie di incontri separati con i rappresentanti del Ministro per esaminare le singole realtà e trovare i necessari accordi.
  Noi chiediamo, pertanto, che ci sia continuità per quanto riguarda la metodologia inaugurata e che non si perda altro tempo, perché stiamo sempre ricominciando da capo. Di certo non potremo più stare ad attendere. Il Consiglio comunale potrebbe ben presto anche dichiarare indesiderata la presenza del Poligono, cosa che vorremmo fosse evitata, ma che non dipende solo da noi.
  Sappiamo, per esempio, che fra pochi giorni i pescatori si accingono a un sit-in di protesta ai cancelli del Poligono. Hanno tutte le ragioni del mondo per protestare, in quanto quelle del Golfo di Oristano, che poi sono anche le nostre, sono le sole marinerie sarde escluse dal beneficio dell'indennizzo per il fermo bellico imposto dalle attività del Poligono.
  Noi saremo con loro in questa battaglia e abbiamo oggi cercato di puntualizzare da dove, a nostro avviso, dovrebbe ripartire il confronto Stato-comuni, con la Regione, se finalmente vuole avere un ruolo, a fianco dei comuni.
  Nei giorni scorsi noi abbiamo inviato alla vostra attenzione una memoria che racchiude il nostro pensiero e le nostre richieste in relazione alla problematica generale della presenza del Poligono di Capo Frasca. Da quella memoria vorremmo ripartire oggi per rispondere a eventuali domande.

  PRESIDENTE. Signor sindaco, grazie per la Sua esposizione. Ci sono già alcuni colleghi che hanno chiesto di poterLe rivolgere domande. Io li ascolterei tutti e poi Le darei, in conclusione, la parola.

  EMANUELA CORDA. Ringrazio il sindaco. Ho notato e percepito che Lei è piuttosto critico nei confronti della servitù militare che sta effettivamente gravando il territorio del vostro comune, ma anche quello di altri comuni limitrofi. Forse qualcuno di questi comuni è anche più penalizzato da quel Poligono rispetto al vostro.
  Noi siamo stati in visita a Decimomannu l'anno scorso. Parlando con il comandante della base e con i militari, ci è stato espresso un malessere dinanzi all'ipotesi di un'eventuale chiusura di questo Poligono, come è normale che sia. A loro avviso, la chiusura di questo potrebbe comportare anche la chiusura dell'aeroporto di Decimomannu, con tutto ciò che questo implicherebbe per l'indotto e le famiglie, non solo, quindi, per i militari, ma anche per tutti coloro che ruotano attorno a questa attività e che da essa traggono beneficio.
  È evidente che il territorio, come Lei ha precisato, è gravato dalla servitù e ciò impedisce sicuramente uno sviluppo dal punto di vista economico, ma anche turistico e di altre attività legate alla terra. Sappiamo benissimo che le attività militari non sono compatibili con il rilancio del territorio, per quanto si voglia raccontare che le cose stanno diversamente.
  Vorrei capire se voi avete interagito con i militari, per esempio, dell'aeroporto di Decimo, se avete avuto degli incontri, degli scambi e, se sì, se avete mai provato a trovare un confronto sotto questo punto di Pag. 10vista, al di là dell'aspetto istituzionale e del confronto con l'autorità. Lei ha parlato di Stato e Regione. Io volevo capire proprio con i militari che tipo di rapporto ci sia.
  Inoltre, Le volevo chiedere un'altra cosa, ossia se mi può fare un esempio di un progetto di rilancio che voi state proponendo per il vostro territorio in concreto, anche breve.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Se il sindaco preferisce, procediamo domanda per domanda, ma è un privilegio che in questa legislatura abbiamo concesso solo al Capo di stato maggiore della difesa. Voglio che ne sia consapevole, signor sindaco.

  FRANCESCO ATZORI, Sindaco del comune di Arbus. Il rapporto con i militari è sempre stato buono. Si è incrinato ultimamente, a dire il vero, perché, non da parte nostra, ma dei militari, non c’è la disponibilità che c'era stata fino a oggi.
  Dico la verità. Credo di poter affermare che, grazie a Dio, non ci sono grossi problemi per la salute umana, fino a prova contraria quantomeno. Da anni mandiamo anche i bambini in colonia lì, perché ci sembra che, diversamente, sarebbe un paradiso sprecato. Nei limiti del possibile facciamo anche questo.
  Ultimamente, però, abbiamo qualche problema con l'attuale comandante. Non c’è nulla di personale, questo deve essere chiaro, ma il comandante ha preso delle iniziative personali. Per esempio, vorrebbe autorizzare alcune imbarcazioni, nei giorni in cui non ci sono le attività di tiro, ad arrivare nelle piccole spiagge della penisola di Capo Frasca.
  Noi abbiamo detto che queste cose non le può fare: prima di tutto perché non è a casa sua e, in secondo luogo, perché non è proprio il caso che si facciano. D'altro canto, noi abbiamo chiesto all'ufficio competente della Regione di poter usufruire delle spiagge per la balneazione nei giorni in cui non ci sono attività di tiro. Se la zona si deve aprire, anche secondo un protocollo di regole ben preciso, si deve aprire per tutti e non per i soliti «amici degli amici» che possono entrare con i gommoni o con gli yacht. Questo deve essere chiaro.
  Io direi che con i militari, anche con quelli che stanno di stanza a Capo Frasca, i rapporti siano ottimi, ma il problema è ben diverso.
  Quanto al rilancio del territorio, di cui parlava l'onorevole Corda, il rilancio del territorio passa anche attraverso una revisione della situazione che riguarda il Poligono. Noi non dobbiamo dimenticarci che nei mesi di giugno e di settembre, quando abbiamo un po’ di turismo, grazie a Dio, ci sono dei problemi. Purtroppo, infatti, negli ultimi anni il turismo sta lasciando persino gli alberghi, quando arriva. Li lascia perché gli aerei spettinano i turisti che sono in spiaggia, nel vero senso della parola.
  Noi stiamo chiedendo in sede di COMIPA, che peraltro non si riunisce più da un po’ di tempo, che le esercitazioni vengano sospese per almeno tre mesi. Ne abbiamo chiesti quattro, sperando di arrivare almeno a tre, dal 15 giugno al 15 settembre, perché quello è il momento cruciale di quel po’ di turismo che abbiamo dopo tutta la disgrazia della crisi mineraria che abbiamo vissuto.

  GIAN PIERO SCANU. Anch'io saluto con pari cordialità e anche con affetto la delegazione sarda guidata dall'amico sindaco di Arbus, di cui peraltro conosco ormai da tempo l'impegno civile, unito a quello politico e amministrativo e la correttezza con la quale si relaziona alle istituzioni, sia a quelle regionali, sia a quelle nazionali, a partire dal Parlamento.
  Come lo stesso sindaco ha avuto occasione di ricordare, noi abbiamo già avuto l'opportunità di trattare le problematiche legate al Poligono di Capo Frasca nello svolgimento delle attività della Commissione d'inchiesta sui danni provocati dall'uranio impoverito.
  Signor sindaco, io mi sono fatto un'idea. Vorrei esplicitarglieLa ancora una volta pubblicamente, anche per poter godere di una Sua risposta già seduta stante. La mia idea è quella che ho avuto modo Pag. 11di esprimere nella passata legislatura, nella predisposizione della relazione del maggio 2012 della citata Commissione d'inchiesta.
  Io continuo a essere dell'avviso che lo Stato italiano – il Parlamento italiano e, conseguentemente, il Governo – abbia ormai tutte le possibilità per poter garantire l'attività addestrativa all'insegna dell'interoperabilità delle Forze armate italiane in contesti diversi da quelli attuali e, quindi, fuori dal territorio regionale.
  Continuo a essere dell'avviso anche che, mentre per il Poligono di Salto di Quirra ci possa essere una riconversione del Poligono, pur utilizzandolo parzialmente sempre a quei fini, per ciò che riguarda Capo Teulada e Capo Frasca si debba andare verso una graduale chiusura.
  Mi pare, peraltro, che esista una contraddizione in termini fra la permanenza del Poligono e un eventuale sviluppo di tipo economico e sociale. Lei ha appena detto che cosa comportano l'addestramento e le esercitazioni in un territorio che, diversamente, avrebbe una straordinaria vocazione turistica, senza che questo – lo dico per le orecchie di certi benpensanti – voglia dire che quelle zone incontaminate debbano essere devastate dal cemento.
  Non Le sfuggirà, signor sindaco, un refrain che noi troviamo spesso nelle bocche di certuni sedicenti illuminati, i quali vorrebbero ammantare di tutela ambientale le loro rispettive posizioni sostenendo che sia un bene che i Poligoni rimangano, perché almeno le coste non vengono devastate dalle amministrazioni dei sindaci.
  Ho svolto questa premessa, signor sindaco, per chiederLe se non ritenga di dover confermare in questa sede così importante e formale la Sua preferenza per quella soluzione che nella passata legislatura fu costruita anche grazie al Suo fondamentale contributo, mettendo soltanto in subordine la necessità di rinegoziare tutta la materia, in considerazione del fatto che mi pare evidente che la sua comunità, oltre al danno, ne abbia anche la beffa.
  La domanda è, quindi, la seguente, ossia se la principale esigenza rimanga quella della chiusura del Poligono di Capo Frasca, con, in subordine, la rinegoziazione delle condizioni sia con il Governo italiano, sia con la Regione Sardegna.

  FRANCESCO ATZORI, Sindaco del comune di Arbus. Mi pare chiaro che, nella prospettiva, non si possa precludere alla comunità la speranza che i poligoni di tiro e le servitù vengano a cessare e che nel mondo trionfi la pace, che in Sardegna trionfi la pace e che non ci sia più bisogno di queste soluzioni estreme. Su questo mi pare che non ci siano problemi di sorta.
  Io feci notare anche dell'altro. Non si può negare alla nostra comunità la prospettiva della chiusura, come ho detto, ma, poiché sappiamo di non poter decidere noi queste cose, mentre riconfermiamo quella volontà, quella speranza e quell'auspicio, aggiungiamo anche, però, che bisogna essere estremamente prudenti, perché non vogliamo nemmeno chiusure come quelle che abbiamo già conosciuto.
  Noi abbiamo conosciuto anche la chiusura delle miniere. Le miniere che se ne sono andate, con tanto di festeggiamenti da parte dei populisti e dei demagoghi di turno, che cosa hanno significato per noi ? Ferite, un territorio devastato, inquinamento – meglio non parlarne – e, quindi, altri gravami e altri impedimenti per lo sviluppo turistico.
  Noi non vogliamo che si ripeta un dopo-miniere e, quindi, ci interessava moltissimo il ragionamento che era stato avviato con la Commissione sull'uranio impoverito proprio per questo motivo. Si parlava già di una gradualità, di una riconversione graduale, con lo stanziamento di fondi e con la previsione anche di piani di bonifica e di risanamento. Per forza di cose questo resta il problema e la prospettiva di fondo.
  Tuttavia, c’è anche un immediato. Nell'immediato, dunque, cominciamo a dire che bisogna rinegoziare la permanenza del Poligono. A queste condizioni noi quel Poligono non lo vogliamo comunque più, lo dichiariamo indesiderato, perché non ci Pag. 12porta nulla, solo problemi e difficoltà, migliaia di difficoltà.
  Cominciamo allora a parlare degli indennizzi, signori. Ai parlamentari oggi noi chiediamo di farsi promotori in Parlamento di queste nostre esigenze, nelle modalità che voi riterrete opportune. Noi abbiamo un’una tantum ogni cinque anni, che è un po’ una forma di elargizione bonaria, ma non è nulla di codificato che indichi che a una data scadenza arrivino i fondi.
  Noi vorremmo che arrivassero tutti gli anni, che potessero andare a regime nei bilanci e che fossero fuori dal Patto di stabilità. Sappiate, infatti, che i comuni non hanno speso ancora neppure quelli dell'altro quinquennio, 2004-2009, figuriamoci quelli dell'ultimo, perché il Patto di stabilità ha bloccato tutta la spesa di queste risorse. Siamo in questa situazione.
  Se questi fondi vengono erogati per sanare una ferita, io osservo che o le ferite si sanano nell'immediato, oppure i fondi non servono a nulla. Fate mettere questi indennizzi, in quanto tali, fuori dal Patto di stabilità e fateceli avere tutti gli anni, magari rivalutati, perché quello che ci dà lo Stato, 1,4 milioni di euro in cinque anni, state pur sicuri che non ricompensa minimamente il danno subìto.
  C’è un'altra questione. A Capo Frasca non è mai stata condotta un'indagine scientifica per dare tranquillità, certezza e serenità alla gente, all'opinione pubblica e alla popolazione sul fatto che non ci siano pericoli per la salute umana e animale. Si faccia questo. Perché non si fa, scusate ? Perché non si estende anche a Teulada e a Capo Frasca quello che è stato già fatto a Salto di Quirra ?
  Infine, ci vogliono spiegare perché solo i pescatori del nostro territorio, che sono quelli maggiormente danneggiati dalle servitù militari in Sardegna, non hanno riconosciuto l'indennizzo per il fermo bellico ? Non lo capiamo. Perché a suo tempo furono fatti figli e figliastri ? Anche qui ci sono famiglie che devono campare e che per quattro o cinque mesi devono fermarsi. Non solo, ma anche quando possono uscire per andare a pescare, devono fare un giro infinito, con tanto di consumi in più, per arrivare sui punti di pesca.
  Sono tutte cose che non possiamo più tollerare. Per questo motivo noi siamo al punto di pensare di dichiarare indesiderata la presenza del Poligono. Nello stesso tempo, però, stiamo sperando che qualcuno finalmente se ne occupi. Se dobbiamo accettare questa presenza, la vogliamo accettare con le compensazioni adeguate e non in modo che questa presenza sia davvero quello che è oggi, ossia qualcosa di inutile e di dannoso.
  Decimomannu chiude, onorevole Corda. Se non c’è il Poligono di tiro, chiude. Non ha più una funzione. Questo l'ho detto anche al Ministro, ma dimostra quanto Capo Frasca sia importante e dà anche maggiore peso alle nostre rivendicazioni.

  MICHELE PIRAS. Ringrazio anch'io l'amministrazione di Arbus, a partire dal sindaco, dal vicesindaco e dagli assessori, per la loro presenza e svolgo una considerazione.
  Trovo curiosa, per quanto interessante, anche ai fini dell'indagine che stiamo svolgendo, la concomitanza fra l'audizione dell'amministrazione di Arbus e quella dell'amministrazione di Taranto, perché credo che metta bene in luce ciò che io mi ero riservato dalla precedente audizione, quella del sindaco di Decimomannu, di comunicare al collega della Lega Marcolin. Mi riferisco al fatto che la questione delle servitù militari non può essere trattata tutta in un singolo pacchetto, precisamente per le differenze significative che esistono fra le varie situazioni. Peraltro, già tra la situazione di Decimomannu e quella di Arbus, che pure sono collegate da una condizione di asservimento del Poligono di Arbus alla base di Decimomannu, passano delle differenze.
  Il sindaco di Taranto ci è venuto a dire che l'Arsenale della Marina a Taranto e tutto il sistema legato alla Marina militare muove quasi 14.000 posti di lavoro, il 20 per cento dei residenti della città di Taranto. Ciò significa che c’è un'interrelazione anche sul piano economico e su Pag. 13quello della ricaduta economica sul territorio significativa, peraltro di attività che sono profondamente diverse da quelle che si svolgono nel Poligono di Capo Frasca.
  Penso anche al caso di La Maddalena, che spesso tanti citano in Sardegna come esempio negativo di dismissione a cui non ha fatto seguito un'attività di bonifica e di riconversione. È in corso un'indagine della magistratura che io spero faccia completa luce sugli abusi anche di denaro pubblico, oltre che di suolo, compiuti a La Maddalena.
  Cito quel caso negativo per dire che questo non può più accadere. Su questo siamo chiaramente d'accordo. Tuttavia, quando si ragiona della relazione fra presenza militare e ricaduta economica sulle comunità locali, va detto che la forma di servitù militare del poligono è quella che solitamente porta meno benefici alle comunità locali e al territorio, anzi vi porta un impatto violentissimo.
  In merito, signor sindaco, io Le chiedo di essere più preciso, magari nel prossimo intervento. Da una parte, Lei ci dice che non c’è alcun impatto ambientale e che perciò voi mandate tranquillamente i bambini in colonia nel territorio di Capo Frasca, dall'altra, giustamente, precisa, come a me peraltro risulta, che non c’è alcuna accurata indagine sull'impatto ambientale dopo cinquant'anni e oltre di attività militare sul territorio. Delle due l'una: vorrei capire se siamo del tutto sicuri che non ci sia impatto ambientale, oppure, se non ne siamo sicuri, perché mandiamo i bambini in colonia.
  Mi scusi la nota polemica, ma io sono fortemente preoccupato. Giusto dieci giorni fa, o forse due settimane fa, io ho avuto l'occasione di raccogliere alcune testimonianze precisamente sul caso di Capo Frasca, sia di ex dipendenti civili (un'ex rappresentanza sindacale unitaria della CGIL dei dipendenti civili), sia di ex dipendenti militari del Poligono (un luogotenente, Gianfranco Palombo), che testimoniavano entrambi in maniera molto diretta e anche accesa – anche in ragione della reazione che può avere una persona che si è vista negata giustizia, dal momento che ha subìto anche un tumore, con le cure e le umiliazioni conseguenti a malattie di quel tipo – come si lavorasse nel Poligono.
  Queste persone testimoniano nero su bianco come si lavorasse all'interno di quel Poligono: a mani nude, o comunque in fortissima violazione delle norme minime di sicurezza del lavoro all'interno del Poligono, si raccoglievano i detriti derivanti dalle operazioni di addestramento da mare a terra e da cielo a terra. A mani nude si raccoglievano i proiettili.
  Oggi probabilmente l'utilizzo di materiale esplosivo è inferiore rispetto agli anni Ottanta, si spara molto più spesso a salve, ma questo accadeva là dentro. L'incidenza di tumori sui dipendenti civili e militari che hanno operato nel Poligono di Capo Frasca è fortissima.
  È del tutto evidente che, anche per le caratteristiche particolari del territorio, sull'area non si riesce a registrare un fenomeno simile, anche perché – questo va detto per chi non conosce a sufficienza quel territorio, chiaramente non parlo degli amministratori di Arbus, che lo conoscono decisamente meglio di me – stiamo parlando di una fetta di un territorio estesissimo, quello di Arbus, che di fatto è più vicino a quello di altri comuni, come Guspini e San Nicolò D'Arcidano, che al centro abitato di Arbus.
  La frazione di Arbus più adiacente alla base è Sant'Antonio di Santadi, che è un villaggio spopolato. Anche questo ci mostra la differenza fra un insediamento militare come quello di Taranto e l'integrazione che gli americani avevano raggiunto nel contesto dell'isola di La Maddalena. La differenza fra questi due casi sta nei comuni e nei territori su cui insistono poligoni di sperimentazione, poligoni militari, poligoni di tiro come quelli di cui stiamo parlando.
  Se andiamo a vedere alcuni indici, anche molto semplici, sull’excursus storico dell'andamento della popolazione dal 1956 a oggi nei comuni della Sardegna che hanno questo tipo di presenze, ci rendiamo conto che tutti i comuni o si sono spopolati – è il caso di Sant'Antonio di Pag. 14Santadi e di Quirra – oppure hanno sensibilmente ridotto la loro popolazione.
  Se sul secondo elemento noi possiamo ragionare della crisi e dello spopolamento che comunque esiste nei centri dell'interno della Sardegna, il caso dello svuotamento e della fuga da quei territori, soprattutto nei villaggi più vicini, io credo sia un indicatore importante degli effetti negativi che ha prodotto la presenza militare, particolarmente quella dei poligoni, in Sardegna dal 1956 a oggi. Questo vale anche se si va a registrare il reddito pro capite di quelle popolazioni, che è sensibilmente più basso del già basso reddito pro capite che si registra in Sardegna.
  Se si esclude il caso di Perdasdefogu, che ha un altro andamento rispetto a centri come Villaputzu, Sant'Antonio di Santadi e Teulada, gli indicatori sono tutti negativi, ragion per cui non c’è alcun beneficio e le amministrazioni hanno tutto il diritto di chiedere gli indennizzi che non vengono riconosciuti, una pronta riconversione dell'area e la messa a disposizione di un'area bonificata.
  Le mie domande sono queste. In parte forse il sindaco ha già risposto, ma vale la pena di lasciarle comunque agli atti. Chiedo se dal 1956 a oggi risulti all'amministrazione di Arbus che nel Poligono di Capo Frasca sia mai stata operata una bonifica.
  Come seconda domanda, chiedo se risulti all'amministrazione di Arbus ciò che io ho appena detto a proposito di quanto mi è stato riferito, ossia se sia vero che le maestranze civili e militari di quel Poligono entravano a contatto manuale, in violazione delle norme di sicurezza, con materiali contaminati e nocivi per la salute.

  PRESIDENTE. Ascoltiamo adesso la replica del sindaco Atzori, che ringrazio ancora, unitamente alle persone che l'hanno accompagnato.

  FRANCESCO ATZORI, Sindaco del comune di Arbus. Risponderò un po’ in ordine sparso – mi perdoni, onorevole, se non sarò molto sistematico – magari partendo dalla fine, dalle bonifiche.
  Ufficialmente noi non abbiamo certificazioni di bonifiche che siano state fatte. Un giorno a Decimomannu hanno comunicato, in occasione di un incontro, che avevano provveduto loro stessi, con attività di sub, a portare fuori delle bombe o dei missili inerti che erano finiti in mare. Ne sono finiti tanti. A noi, però, non può essere fatta questa domanda, perché non abbiamo gli elementi per rispondere, così come non abbiamo elementi sulle eventuali malattie.
  Io vorrei richiamare l'attenzione di tutti su un aspetto: Sant'Antonio di Santadi e il Poligono di tiro sono estremamente confinanti, anzi sono attaccati, sono a 20-30 metri. Il bestiame, il notevolissimo comparto di caprino che insiste su quel territorio, prevalentemente pascola all'interno del Poligono.
  Il fatto che noi mandiamo i bambini lì non è un atto di imprudenza. La prima cosa che abbiamo fatto fin dall'inizio della nostra amministrazione è stata quella di ispirarci alla prudenza. Una delle prime iniziative intraprese è stata quella di chiedere alla ASL il Registro dei tumori e l'incidenza tumorale. Credo siano dati ufficiali, anche se sono riferiti forse al 2010-2011. Non posso esibirli, ma si possono acquisire. Sono atti ufficiali.
  Non ci risulta che Sant'Antonio di Santadi abbia un'incidenza tumorale più alta rispetto, per esempio, al Campidano irriguo, dove l'incidenza tumorale è più alta rispetto ad Arbus. Purtroppo, i dati sono questi.
  A parte questo, voglio ricordare che è vero che Sant'Antonio di Santadi, onorevole Piras, ha i suoi 150 abitanti, ma ne aveva 250 nel 1960, quando Arbus, in pieno sviluppo dell'economia mineraria, ne aveva 11.000. Oggi Arbus ne ha 6.500. Lo spopolamento, purtroppo, è un fenomeno inarrestabile, che evidentemente nulla e nessuno riesce a frenare, tanto meno la presenza delle servitù, naturalmente.
  Noi, quindi, mettiamo grande prudenza nelle cose che facciamo. Non vogliamo sicuramente creare situazioni di terrorismo o generare paure quando non sono Pag. 15giustificate. Per questo motivo chiediamo che si facciano le indagini. Le indagini sono necessarie perché possono sgombrare in via definitiva il campo da illazioni, supposizioni o timori che spesso non trovano fondamento. Qualche volta ci sono anche fondamenti, ma spesso non ci sono. Non c’è nulla di meglio di dati scientifici che ci mettano tutti in tranquillità.
  La presenza di Sant'Antonio di Santadi, che è una frazione del comune di Arbus vicina al Poligono, è una delle opportunità che stiamo suggerendo in tutte le occasioni. Il Poligono può fare molto per valorizzarla, ma invece ciò non avviene. È come se noi non ci fossimo.
  In conclusione, noi stiamo dicendo questo: occorre ricontrattare la permanenza del Poligono, se questo deve ancora restare. È inutile che ci mettiamo noi a fare le battaglie contro i mulini a vento. La permanenza del Poligono non la decidiamo noi, la decidete più voi di noi, la decide il Governo. Se se ne vanno, noi non ci mettiamo a piangere, state pure tranquilli. Se se ne vanno, ribadiamo, però, le condizioni di cui abbiamo parlato rispondendo all'onorevole Scanu: si facciano le bonifiche prima che lascino del tutto il campo, perché stiamo già piangendo e pagando un altro tipo di abbandono. Tutto va fatto con grande cautela e con grande attenzione.
  Forse non ho risposto a qualcosa, ma spero di essere stato esaustivo.

  PRESIDENTE. È stato sicuramente esaustivo, signor sindaco. La ringrazio della Sua disponibilità, così come di quella del dottor Lampis e del dottor Raccis, che l'hanno accompagnata.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.