XVII Legislatura

IV Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Martedì 29 ottobre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Vito Elio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUI SISTEMI D'ARMA DESTINATI ALLA DIFESA IN VISTA DEL CONSIGLIO EUROPEO DI DICEMBRE 2013:

Audizione del Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti, Generale C.A. Enzo Stefanini.
Vito Elio , Presidente ... 3 
Stefanini Enzo , Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti ... 3 
Vito Elio , Presidente ... 9 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 9 
Vito Elio , Presidente ... 9 
Artini Massimo (M5S)  ... 9 
Vito Elio , Presidente ... 10 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 10 
Bernini Paolo (M5S)  ... 11 
Vito Elio , Presidente ... 11 
Bernini Paolo (M5S)  ... 11 
Rossi Domenico (SCpI)  ... 11 
Vito Elio , Presidente ... 11 
Stefanini Enzo , Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti ... 11 
Scanu Gian Piero (PD)  ... 15 
Stefanini Enzo , Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti ... 15 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 16 
Stefanini Enzo , Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti ... 16 
Vito Elio , Presidente ... 16 
Stefanini Enzo , Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti ... 16 
Vito Elio , Presidente ... 16 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 16 
Stefanini Enzo , Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti ... 16 
Vito Elio , Presidente ... 16 

ALLEGATO: Documentazione presentata dal Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti ... 17

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ELIO VITO

  La seduta comincia alle 14.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata oltre che attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, anche mediante la trasmissione sul canale satellitare della Camera dei deputati e la diretta televisiva sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti, Generale C.A. Enzo Stefanini.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti, Generale di Corpo d'armata. Enzo Stefanini, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma destinati alla Difesa in vista del Consiglio europeo di dicembre 2013.
  Ringrazio il Generale Stefanini per avere accolto prontamente l'invito della nostra Commissione a prendere parte all'indagine conoscitiva nonostante i suoi molti impegni. Lo saluto e gli do il benvenuto insieme alle persone che lo accompagnano, l'Ammiraglio di squadra, Walter Girardelli, vicesegretario generale e vicedirettore nazionale degli armamenti, il Generale di divisione aerea Enzo Vecciarelli, direttore del IV Reparto del coordinamento dei programmi d'armamento, il Generale di brigata Potito Genova, capufficio del Segretariato generale, e il Tenente colonnello Luigi Vassetti, caposezione studi e comitati.
  Dopo l'intervento del Generale Stefanini, che ringrazio anche per averci portato delle lastrine illustrative che saranno particolarmente utili per seguire agevolmente la Sua relazione e di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico dell'audizione (vedi allegato), potranno avere luogo le domande da parte dei colleghi, alle quali naturalmente chiedo la cortesia al Generale di rispondere conclusivamente.
  Come vede, Generale, la Commissione è attenta e pronta ad ascoltare con interesse le Sue parole. La ringrazio di nuovo e le do volentieri la parola.

  ENZO STEFANINI, Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti. Rivolgo un cordiale saluto al presidente e agli onorevoli deputati, che ringrazio per l'opportunità che mi è stata offerta di essere audito nella mia nuova veste di Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti, in vista del Consiglio europeo del prossimo dicembre.
  Con il loro permesso, vorrei iniziare la relazione riprendendo proprio dall'audizione del signor Ministro della difesa dello scorso 23 luglio, allorquando è stato puntualmente illustrato il complesso e articolato percorso di scelte politiche che porta all'impostazione dei programmi di acquisizione militare e che va dalla definizione dell'indirizzo di politica generale in materia di difesa, passando attraverso la declinazione di una politica di difesa, per giungere alla definizione di una concreta politica degli armamenti.
  Faccio questa brevissima premessa solo per sottolineare a che punto del processo Pag. 4si inserisca il Segretariato generale della Difesa per le funzioni specifiche ad esso attribuite di Direzione nazionale degli armamenti. Funzioni che, ovviamente, hanno un carattere di specificità attribuito dal legislatore, che ha inteso combinare i princìpi generali dell'azione amministrativa con le peculiarità dell'ordinamento militare nella figura del Segretario generale della Difesa.
  Il Dicastero della difesa si suddivide in due distinte aree e, precisamente, quella tecnico-operativa, che nella lastrina numero 3 vediamo a sinistra, che fa capo al Capo di stato maggiore della Difesa, e quella tecnico-amministrativa, che fa capo al sottoscritto e si trova sulla destra della lastrina.
  Il Segretariato generale della Difesa e Direzione nazionale degli armamenti è, quindi, il massimo organismo tecnico-amministrativo della Difesa e responsabile, nel quadro della pianificazione generale dello strumento militare, dell'organizzazione e del funzionamento dell'aria tecnico-industriale e tecnico-amministrativa. Nella lastrina 4 viene esposto in maniera più dettagliata il comparto tecnico-amministrativo, al cui vertice è il Segretario generale.
  Il Segretariato, che è stato oggetto negli ultimi anni di numerosi provvedimenti normativi che ne hanno significativamente modificato la fisionomia, assume proprio quelle funzioni di strumento sotto la direzione dei vertici – operativo e politico – del dicastero che, appunto, sono rispettivamente il Capo di stato maggiore della Difesa e il Ministro, per la definizione e per l'esecuzione della politica degli armamenti cui il signor Ministro ha accennato e che oggi sarà oggetto della mia esposizione.
  Senza dilungarmi ulteriormente sugli aspetti di natura tecnico-normativa concernenti tale funzione, certamente noti comunque in quanto già oggetto di precedenti audizioni, vorrei evidenziare quei compiti alla base dell'attività di politica degli armamenti e delle relative scelte che ritengo di poter sintetizzare in tre aspetti preminenti.
  Il primo concerne la funzione di assicurare alle Forze armate sistemi d'arma e di equipaggiamento che garantiscano la massima protezione e capacità operativa sulla base dei requisiti approvati dal Capo di stato maggiore della Difesa e in coerenza con le risorse finanziarie. Il secondo si riassume nel sostenere le aziende nazionali nel loro posizionamento a livello internazionale e, contestualmente, indirizzarle verso una maggiore integrazione in ambito europeo. Il terzo si concreta nel valorizzare il potenziale difensivo e di sicurezza nazionale, garantendo la salvaguardia delle tecnologie abilitanti strategiche affinché lo strumento militare possa continuare a operare con efficacia e senza limitazioni di impiego.
  Sottolineo nuovamente, quindi, funzioni importanti di cui il Segretariato generale e la Direzione degli armamenti sono strumento di realizzazione, in sintonia con le direttive dell'autorità politica e del Capo di stato maggiore della Difesa.
  Proprio su tale premessa, il Segretariato generale ha sviluppato le linee programmatiche di politica degli armamenti. Assodata, infatti, la generalizzata tendenza in tutti i Paesi europei e oltre, alla diminuzione delle risorse finanziarie, tenuto conto tuttavia che gli scenari operativi odierni richiedono Forze armate capaci di assolvere missioni internazionali e di stabilizzazione delle crisi e che, quindi, è necessario un adeguamento capacitivo in termini di proiettabilità, mobilità, sostenibilità, protezione ed equipaggiamento delle forze, calibrati alla natura dei rischi e delle minacce incombenti, si è inteso sviluppare una politica industriale della Difesa coerente nei suoi aspetti internazionali.
  Essa è capace di: consolidare il processo di ammodernamento tecnologico in funzione delle esigenze operative espresse dalle Forze armate secondo profili di costo ed efficacia dei programmi, che consentano il perseguimento degli standard di efficienza operativa anche nel quadro della partecipazione alle missioni nei contesti dell'Unione europea, NATO e ONU; valorizzare il ruolo nazionale nell'ambito Pag. 5del processo di creazione dell’European Defence Technological and Industrial Base (EDTIB) quale prerequisito di uno scenario di sempre maggiore integrazione e collaborazione in ambito europeo nel settore della Difesa e, in particolare, dell'industria di riferimento; sostenere la ricerca e l'innovazione tecnologica attraverso investimenti diretti, ma anche in sinergia con il settore civile, al fine di condividere gli oneri di sviluppo ed esercizio dei nuovi sistemi e le applicazioni comuni con visione olistica di ottimizzazione delle risorse disponibili.
  A fattor comune è stata sviluppata e presentata da parte del Segretariato generale la cosiddetta matrice delle tecnologie abilitanti, funzionale a incrementare lo scambio informativo tra il dicastero, le università, i centri di ricerca pubblici e privati, la complessa struttura dei parchi, dei poli, dei distretti e dei cluster tecnologici e le filiere industriali.
  Il progetto, basato su un'articolata struttura organizzativa, si avvale di un database open source, che consentirà a tutti gli aventi causa di disporre di informazioni aggiornate sulle tecnologie abilitanti e discendenti da un processo di definizione capacitiva delle esigenze sulle possibilità di industrializzarle.
  Tale database favorirà il processo di definizione degli investimenti statali industriali nel medio e lungo termine, specialmente per quanto riguarda le piccole e medie imprese, che non hanno, come sappiamo, la possibilità di effettuare in proprio lo scouting di tutte le tecnologie esistenti.
  Il citato modello capacitivo diffuso a livello internazionale è stato attuato da alcuni dicasteri e potrà essere esteso a tutti gli altri che hanno similari esigenze di ammodernare i propri sistemi o le proprie infrastrutture, al fine di definire un database della domanda tecnologica da correlare con l'offerta della medesima.
  L'obiettivo è quello di condividere e aggregare le tecnologie necessarie da sviluppare in un armonico processo di indirizzo a livello nazionale, avendo a riferimento analoghi processi a livello europeo e internazionale al fine di conseguire comuni obiettivi capacitivi.
  In tale ottica, nel concreto, il progetto è stato presentato in ambito nazionale e internazionale, ottenendo significativi consensi sul metodo e sulle rilevanti opportunità offerte nell'ottica di una sempre maggiore integrazione europea. Nello specifico, gli Stati Uniti d'America, la Gran Bretagna, la Francia, il Belgio e la Grecia hanno espresso l'intendimento di condividere tale progetto e ritengo che questo sia per noi veramente un ottimo successo.
  Oggi, un reale valore aggiunto è rappresentato dall'esprimere una linea di azione comune consolidata e sinergica con gli altri ministeri ed istituzioni. Ne sono un esempio i risultati raggiunti nell'ambito della collaborazione posta in essere con il Ministero dell'economia delle finanze per la definizione delle norme relative alla cosiddetta golden power, evoluzione della già esistente golden share, cioè la normativa in materia di poteri speciali sugli aspetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
  Mi soffermerò per un momento su quest'ultimo aspetto di particolare attualità e rilevanza in relazione alla possibilità che lo strumento normativo, il decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, concede in termini di attrazione dei capitali stranieri e di protezione di tecnologie ed eccellenze nazionali.
  Il potere speciale della golden power che lo Stato può esercitare nasce da una nuova filosofia, che prevede un approccio di tipo oppositivo e prescrittivo e, solo eventualmente in ultima istanza, interdittivo, e si applica a tutte le società operanti nei settori strategici della difesa e sicurezza nazionale, nonché a quelle che possiedono attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
  È di tutta evidenza l'importanza dello strumento nello specifico settore della difesa a protezione e tutela degli asset strategici Pag. 6nazionali contro manovre internazionali tendenti ad acquisire tecnologie altrimenti non disponibili. Esso potrà, infatti, impedire la vendita incontrollata di aziende in possesso di tecnologie e know how strategici, un sistema di regole quindi equilibrato e attento che tiene in giusta considerazione la libera circolazione di capitali e tecnologia.
  Si tratta di una collaborazione istituzionale che è stata instaurata con i dicasteri nei più disparati settori, dalla ricerca tecnologica alle norme sulle esportazioni, e che ha già dimostrato la sua efficacia e va ricercata a tutti i livelli della pubblica amministrazione. Per certi aspetti, infatti, la centralità della funzione difesa e sicurezza impone il più ampio coinvolgimento di tutti gli attori, per primi quelli politici, nella definizione delle scelte. Per questo motivo, nella trattazione delle questioni attinenti alla difesa e alla sicurezza nazionale, è certamente essenziale che si instauri un rapporto di proficua e profonda collaborazione.
  La necessità di fornire ogni elemento utile a conoscere e valutare con efficacia le conseguenze derivanti dalle scelte che si adottano in tema di Difesa è stata sottolineata dalla legge n. 244 del 31 dicembre 2012, laddove annualmente sono forniti al Parlamento – attraverso la Nota aggiuntiva, la Nota integrativa al bilancio, le Relazioni allegate allo stato di previsione della spesa e il conseguente Documento Programmatico Pluriennale della difesa – il quadro generale delle esigenze operative delle Forze armate, comprensive degli indirizzi strategici e delle loro linee di sviluppo capacitive, nonché l'elenco dei programmi d'armamento e di ricerca svolti, in atto e futuri.
  Inoltre, in tale contesto, può essere compiutamente menzionata la rappresentazione puntuale di tutti i programmi pluriennali iscritti annualmente nel bilancio dello Stato a mezzo di specifici allegati alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Difatti, il Governo, nell'ambito del più ampio Documento di economia e finanza, definisce e porta all'attenzione del potere legislativo – per le conseguenti deliberazioni parlamentari – gli obiettivi programmatici afferenti a ciascun anno nel periodo di riferimento, ciò anche al fine di recepire eventuali raccomandazioni in diversi settori di spesa delle competenti strutture dell'Unione europea.
  Il quadro d'insieme che ne deriva assume fisionomia sistemica in relazione alle modalità e ai tempi di realizzazione dei programmi, con particolare riferimento all'investimento che realizza le relative imprese nell'arco di numerosi anni, in taluni casi eccedenti anche il decennio, proprio in virtù dell'elevata implementazione in tecnologie emergenti.
  Pertanto, tale complessità richiede un approccio multidisciplinare, che va dall'analisi del quadro finanziario all'effettiva generazione di un programma attraverso la pianificazione strategica, la programmazione operativa e tecnico-finanziaria, che si concretizza nella definizione, da parte del vertice tecnico-militare, degli obiettivi di ammodernamento e rinnovamento dello strumento secondo alcune fasi fondamentali.
  Mi riferisco alla definizione della pianificazione di lungo periodo, che analizza e identifica, in funzione delle prevedibili risorse finanziarie, il graduale processo di ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare, al fine di renderlo, come abbiamo accennato, sempre più rispondente alle nuove minacce, riducendo ove possibile i costi correlati. È in tale quadro e processo che viene anche valutata l'opportunità di mantenere in servizio sistemi operativi già esistenti.
  Vi è, inoltre, la definizione delle esigenze operative necessarie per adeguare lo strumento ai compiti presenti e futuri e all'elaborazione dei requisiti operativi che identificano le caratteristiche tecniche di dettaglio dei sistemi da realizzare, valutando (e qui inizia l'attività vera del procurement, che risale come responsabilità alla mia persona) le tecnologie disponibili e in corso di sviluppo, al fine di individuare le soluzioni più efficaci per l'intera vita del programma.Pag. 7
  Si conclude, infine, con l'attuazione tecnico-amministrativa da parte del Segretariato generale dei mandati ricevuti da parte delle singole Forze armate o dello stato maggiore della Difesa. Tali attività sempre più spesso sono svolte nel quadro di accordi di cooperazione internazionale sulla base delle rispettive discipline di riferimento, che prevedono per ognuna di esse non soltanto attività relative alla suddivisione dei costi di realizzazione dei programmi tra i Paesi partecipanti, ma anche il conseguente coinvolgimento dei rispettivi comparti industriali nazionali.
  È di tutta evidenza l'opportunità di valutare, parallelamente, le ricadute industriali, tecnologiche e di trasferimento del know how attraverso la conservazione delle proprietà intellettuali e capacitive delle molteplici clausole, anche rescissorie. Tutto questo avviene attraverso Memorandum of Understanding o Technical Agreement. Per dare l'idea delle dimensioni dei rapporti internazionali, abbiamo rapporti con 90 Paesi, con i quali sono vigenti 70 accordi tecnici e ne stiamo finalizzando altri 50.
  Le attività esposte sono certamente complesse e articolate e – mi preme sottolinearlo nuovamente – richiedono un sempre maggiore coinvolgimento degli interlocutori istituzionali in quello che potremmo definire un lavoro di squadra, che ci consentirà tra l'altro di avvicinarci al prossimo Consiglio europeo di dicembre con una visione unitaria chiara e definita.
  Il Consiglio europeo si presenta come un momento di riflessione sul futuro dell'integrazione europea medesima che proprio su questioni riguardanti la difesa – è esperienza del passato – si è trovata più volte ad arenarsi.
  A tal proposito, va sottolineato come il consesso in questione si riunirà nuovamente dopo ben cinque anni. Ciò capita proprio nel mezzo della crisi che ben tutti conosciamo e produrrà sicuramente un'accelerazione delle spinte tendenziali all'integrazione europea della difesa che va valutata non solo alla luce dei possibili risparmi economici derivanti da economie di scala, ma di una serie di obblighi nei confronti dei partner europei che comporteranno il mantenimento dei richiesti livelli di capability, capacity e tecnologici dello strumento militare.
  A questo proposito, mi preme sottolineare l'importanza dell'appuntamento di dicembre, per di più nella fortunata congiuntura dell'approssimarsi della Presidenza italiana del Semestre europeo a partire dal 1 luglio dell'anno prossimo, soprattutto in relazione al terzo cluster riguardante il rafforzamento dell'industria della difesa, di cui in qualche maniera il Segretariato generale è promotore e propositore.
  In tale contesto, andranno compiutamente sviluppati e sostenuti alcuni aspetti. Mi riferisco al riconoscimento dell'importanza delle misure a sostegno delle piccole e medie imprese per facilitare l'accesso a opportunità di ricerca e sviluppo, specialmente in relazione al programma Horizon 2020; alla necessità di un impegno per la sicurezza degli approvvigionamenti e la correlata esigenza di una piena applicazione della direttiva sui trasferimenti intracomunitari; all'opportunità di uno scambio di informazioni su sistemi di controllo nazionale degli investimenti esteri in imprese strategiche della difesa; alla valorizzazione delle sinergie tra ricerca civile e militare nel settore delle tecnologie; ai riferimenti ai settori della cyber security, spazio, sicurezza marittima, tecnologie abilitanti, annoverati nel contesto dell'operatività dei finanziamenti europei, quali il già citato quadro programma Horizon 2020, i fondi strutturali e di coesione territoriale; a un maggiore impulso, infine, alla cooperazione nel settore dei processi di standardizzazione e certificazione per evitare duplicazioni.
  Sono reduce da una recente attività a Bruxelles, dove si è svolto l'incontro semestrale tra i direttori nazionali degli armamenti dei vari Paesi europei, ma soprattutto il cosiddetto Five Power Defence Arrangements, tra Stati Uniti, Italia, Francia, Germania e Inghilterra. In quella sede, è emerso un elemento importante, che riguarda soprattutto il settore degli aerei senza pilota, gli UAV (unmanned Pag. 8aerial vehicle), di cui in questo momento avremmo un grande bisogno, ad esempio, per il controllo del territorio o determinate situazioni di crisi o a rischio. Basta pensare al Mediterraneo.
  Attualmente, questi aeromobili sono impiegabili per fini esclusivamente militari e possono volare in zone segregate, cioè non possono essere inseriti nel quadro più ampio del traffico aereo perché hanno bisogno di una certificazione. Si sta, cioè, cercando in Europa di individuare chi sarà il «certificatore» per questi aerei a pilotaggio remoto.
  Abbiamo proposto che la certificazione fosse fatta dalla nostra Direzione degli armamenti aeronautici perché ha le capacità e le possibilità di certificare non solo per l'Italia, ma anche per l'Europa. Questo è un altro elemento concreto che abbiamo posto sul tavolo europeo per proporre delle attività nazionali.
  Infine, vi è la predisposizione di appositi incentivi, inclusi quelli fiscali, per iniziative relative a cooperazione europea in tema di capacità e armonizzazione dei requisiti messa in comune in condivisione, tutto ciò che va normalmente sotto il nome di pooling & sharing.
  Sarà, dunque, fondamentale giocare un ruolo da protagonisti alla pari con gli altri principali Paesi, Germania, Francia, Regno Unito, o si rischierà di essere relegati al ruolo di comprimario o, addirittura, di subire le scelte senza poterle influenzare. Ciò, naturalmente, renderebbe vani gli sforzi profusi in questi anni dalle aziende del settore verso un efficientamento generale, con elevati investimenti principalmente nel settore dell'aerospazio, della sensoristica e della cantieristica navale, ma al contempo le nostre industrie perderebbero l'occasione di poter contare per le future sfide su un dimensionamento più adeguato e un mercato di riferimento più ampio.
  L'industria nazionale – certamente annoverabile tra le principali a livello europeo e, per determinate eccellenze, anche a livello mondiale – è tuttavia ormai consapevole dell'impossibilità di fare affidamento unicamente sulle commesse nazionali e della necessità di confrontarsi sul piano della competitività internazionale.
  A sua volta, il Segretariato generale della Difesa ha, da un lato, il compito di sostenere il comparto industriale, dall'altro, il dovere di rendere efficaci le attività di acquisizione e di mantenere il livello tecnologico. In questi anni, abbiamo sviluppato, quindi, la capacità, la professionalità e le competenze per poter contribuire al processo complessivo attraverso una chiara visione di politica degli armamenti secondo i princìpi precedentemente delineati.
  Ne sono concreto esempio le attività poste in essere per garantire un efficace sostegno dell'industria e della sua proiezione all'estero, che si sono sostanziate anche con la recente importante introduzione della possibilità di fornire assistenza tecnico-militare e supporto tecnico-amministrativo attraverso i cosiddetti accordi governo-governo per l'acquisizione di materiali e sistemi prodotti dall'industria nazionale, aprendo nuove opportunità di crescita al nostro comparto industriale. Mi sto riferendo all'articolo 48 del cosiddetto Decreto del fare.
  Si tratta, dunque, di un compito cruciale a sostegno dell'industria nazionale in un comparto, come sottolineato, strategico per il Paese, che rappresenta un importante bacino occupazionale dotato di maestranze altamente qualificate. Più in generale, si tratta di porre in essere forme di sostegno con modalità compatibili con il mercato globale aperto alla competizione e con una normativa europea in evoluzione che riduce sempre più i margini di protezione.
  Quello dell'integrazione europea della difesa è un percorso non semplice e su cui il Segretariato generale, per gli aspetti di propria competenza, ha avviato passi significativi realizzando un ciclo di eventi con i principali partner internazionali, denominato Industry Day, nel corso del quale sono state affrontate – a livello di rappresentanti istituzionali e anche industriali – le principali tematiche relative a una reale e ormai imprescindibile integrazione europea.Pag. 9
  In conclusione, l'intento della relazione odierna è quello di fornire un quadro di sintesi in merito alle scelte di politica militare alla base della nascita di ogni singolo programma, sottolineando la funzione del Segretariato generale quale strumento organizzativo al servizio del Paese e delle scelte di indirizzo politico strategico militare.
  Naturalmente, quest'illustrazione, anche per questioni di tempo, non ha l'ambizione di essere esaustiva, ma ha cercato di sottolineare la complessità nel pervenire alla concreta realizzazione di un programma d'armamento. A tal riguardo, evidenzio che al momento i programmi maggiori sono oltre settanta e ognuno è caratterizzato da un profilo specifico proprio.
  In relazione a ciò, è certamente utile richiamare nuovamente il Documento Programmatico Pluriennale per la difesa dello scorso aprile, presentato al Parlamento dal Ministro pro tempore. Sono soltanto alcuni degli esempi dei programmi più importanti.
  Concludo rinnovando il mio personale ringraziamento al signor presidente e a tutti gli onorevoli presenti, rinnovando la mia disponibilità a fornire ulteriori informazioni e approfondimenti ritenuti necessari al riguardo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Generale per l'esaustiva illustrazione.
  Do ora la parola agli onorevoli colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIAN PIERO SCANU. Desidero ringraziare anch'io tutti i nostri graditi ospiti e il signor Segretario generale per l'interessante relazione svolta.
  Vorrei porre, quasi in maniera didascalica, alcune domande che mi sono state originate, appunto, dalle informazioni appena rese. Vorrei partire con una curiosità. A proposito dell'esercizio della golden power, nella lastrina si parlava di approccio oppositivo, prescrittivo e interdittivo. Sarei proprio curioso di conoscere la differenza concreta, e quindi nell'applicazione, tra questi ultimi due, posto che, per come semanticamente siamo stati abituati a usare questi termini, il primo potrebbe, prescrivendo, esercitare anche una funzione di interdizione. Siccome non fate mai le cose a caso, certamente ci sarà un motivo e una ragione interessante.
  La prima vera domanda è la seguente: cosa dirà il nostro Paese al tavolo del Consiglio europeo di dicembre, che Lei molto opportunamente ha richiamato ? La costruzione di una «solidarietà» e comune interesse di tipo europeo, visto che siamo appena agli inizi, a suo giudizio potrà essere articolata su decisioni vere e proprie o si resterà nell'ambito delle dichiarazioni di principio ?
  Sempre in relazione a questo, può darsi che mi sia sfuggito il riferimento o che, addirittura, non sia una materia strettamente afferente a quelle di sua competenza. A proposito dell'addestramento, i poligoni sono considerati il luogo per antonomasia. Tempo fa, si è parlato dell'utilità, volendo perseguire anche la famosa interoperabilità, di unificare a livello europeo il teatro di addestramento, e quindi quelli che potremmo definire in qualche modo riserve militari: avete pensato a proposte che vadano in questa direzione ?
  Infine, Lei ha sostenuto, e credo che anche in questo caso abbia fatto molto bene, quanto sia complesso pervenire a una completa valutazione sui programmi di armamento. Alla luce della lastrina, laddove si parlava della politica degli armamenti, al secondo punto, in merito al tema di sostenere le aziende nazionali, cosa potrebbe dirci relativamente al Suo punto di vista tra l'uso degli F-35 e quello degli Eurofighter che, come è noto, avrebbero offset decisamente diversi, a vantaggio dei secondi rispetto ai primi ?

  PRESIDENTE. L'onorevole Scanu si è avvantaggiato del fatto di essere il primo a intervenire per porre un ampio ventaglio di domande al Generale Stefanini, ma sono certo che le risposte saranno giudicate soddisfacenti.

  MASSIMO ARTINI. Purtroppo, anch'io dovrò seguire il percorso tracciato dal Pag. 10collega Scanu con un discreto numero di domande, ma cercherò di limitarmi.
  Parto subito con due curiosità. Oltre a Lei, nell'incontro in Belgio cui presenziavano le varie forze, quali altri segretari generali della Difesa erano militari anziché civili ? Chiedo ciò per capire la situazione italiana rispetto a quella estera.
  Inoltre, ne parlavo anche con alcuni Suoi colleghi del Gabinetto del ministero, sarei curioso di capire come si svolge effettivamente l'acquisizione di alcuni programmi d'armamento come gli F-35. Mi è stato detto, in particolare, che non esistono contratti veri e propri, ma vige una modalità diversa per cui è il Governo degli Stati Uniti a proporre a voi determinate azioni. Questo è quello che mi è stato detto, ma nessuna miglior figura della Sua per offrirci questo tipo di definizione.
  Entrando nello specifico delle domande, Lei ha affermato che uno dei punti più importanti è quello degli UAV. Il Suo predecessore, nella scorsa audizione, fece riferimento agli attuali droni sviluppati dalla Piaggio. Nel disegno di legge di stabilità, all'articolo 3, comma 9, c’è un rifinanziamento di 30 milioni nel settore aeronautico. Siccome in passato non fu definito il contributo che l'Aeronautica avrebbe dato per lo sviluppo dei droni, vorrei capire se questa volta esistono linee più definite per conoscerlo.
  Inoltre, se il Piaggio Avanti, il modello che è trasformato in UAV, dovesse essere adatto a quel tipo di ruolo, sarebbe coerente anche con un condiviso percorso industriale europeo sviluppato solo in Italia ? Perché non pensare ad altri sviluppi europei ?
  Sempre relativamente agli F-35, dopo la battuta di curiosità iniziale, non ritiene che sarebbe più intelligente per l'Aeronautica attendere il momento in cui si sarà passati dalla produzione a basso rateo alla successiva multi year, in cui effettivamente il costo degli aerei sarebbe molto più basso ?
  Sia il professor Margelletti, sia altri esperti ci hanno riferito che l’F-35 è come un proiettile d'argento che dovrebbe, peraltro, sostituire il Tornado nelle funzioni di cacciabombardiere nucleare. Da quanto sappiamo, quest'ultimo dovrebbe arrivare a fine vita operativa intorno al 2022: non si potrebbe rimandare di qualche anno l'acquisizione degli F-35, magari spendendo qualche miliardo di euro in meno ? Potrebbe trattarsi di un'opzione che al Paese non potrebbe fare altro che bene.
  Sempre in relazione alla legge di stabilità, si parla di 6,8 miliardi di euro per la parte navale: sa dirci se sono già stati identificati i programmi che devono essere portati avanti, se sono solamente investimenti, se andranno anche a rimettere una parte dell'esercizio, ripristinando strutture che, in effetti, sono decisamente fatiscenti anche se utilizzate ? Penso alla visita all'Arsenale di Taranto della settimana scorsa svolta insieme alla collega Duranti. Giacché stiamo valutando proprio ora la legge di stabilità, ha un'idea di come potrebbero essere utilizzati questi 6,8 miliardi.
  Infine, le chiedo una valutazione più personale che in qualità di Segretario generale della Difesa: come valuta, nella legge delega di riforma, la perdita di competenza da parte del Segretario generale della Difesa rispetto al Capo di stato maggiore della Difesa ? Infatti, dall'articolato si evince poco. Potrebbe spiegarci quali possono essere le competenze che sono passate da uno all'altro settore della Difesa ?

  PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che il Generale Stefanini avrà la cortesia di tornare proprio sui decreti di attuazione della riforma.

  PAOLO BOLOGNESI. Anch'io ringrazio il Generale per la relazione ampia, che leggeremo con attenzione in quanto ha toccato una serie molto vasta di temi. Sicuramente, nel rileggerla potranno essere acquisiti altri spunti.
  Vorrei chiedere, riguardo all’F-35, notizie sul piano industriale dello stabilimento di Cameri. Vorrei sapere quanto è costato l'investimento e in quanti anni si pensa di ammortizzarlo, la quantità, la qualità e il costo degli occupati, infine Pag. 11quanto ci paga il committente per la produzione. Ho il dubbio, infatti, che alla fine produrremo in perdita e sarà bene avere le carte per analizzare quest'aspetto, che potrebbe essere molto interessante.
  In audizioni precedenti, si è affermato che la ricaduta tecnologica relativa al sistema d'arma degli F-35 è piuttosto bassa. Addirittura, qualcuno lo ha definito una sconfitta europea. Sembra che, dal punto di vista tecnologico, non ci sia una ricaduta sull'industria italiana, perché chi ha in mano questa tecnologia non la trasmette. Vorrei sapere, anche a questo proposito, quali provvedimenti ritenete opportuno prendere per fare in modo che questo gap sia assolutamente eliminato, sempre che ce ne sia la possibilità.
  Inoltre vorrei sapere quali, fra tutti i sistemi d'arma di cui disponiamo, a vostro avviso, potrebbero essere messi da parte, perché vecchi e non da sostituire o perché strategicamente vecchi. Non ho capito, ad esempio, per quale motivo i sottomarini siano passati da due a quattro. Non credo che i sottomarini siano così utili al nostro Paese e vorrei delle spiegazioni per sapere se sia ancora attuale il timore di una guerra sottomarina. Mi sembra di capire che certe navi possano essere utilizzare anche in altri momenti di «pace», ma i sottomarini mi sembrano più uno strumento bellico.
  Vorrei, infine, sapere chi effettua i controlli sulla qualità, la quantità e, soprattutto, la valutazione del prezzo congruo per l'acquisto dei sistemi d'arma. Spero che si tratti di figure esterne all'industria militare, all'Esercito o alla Marina. Non so se se ne occupi la Corte dei conti, il Parlamento, se esista un terzo in grado di controllare che gli acquisiti avvengano a un prezzo corretto.

  PAOLO BERNINI. Ringrazio i nostri ospiti.
  Dati gli ultimi sviluppi nel caso NSA, il Segretariato generale della Difesa era a conoscenza dell'attacco della privacy perpetuato dai nostri alleati Stati Uniti ? Eravate a conoscenza di una centrale di spionaggio e monitoraggio...

  PRESIDENTE. Onorevole, dovrebbe attenersi all'oggetto dell'audizione.

  PAOLO BERNINI. Ci arrivo. La domanda è inerente al campo della cyber war. La Difesa dovrebbe difendere gli interessi dei cittadini: vorrei sapere a quanto ammontano gli investimenti nel settore della cyber war e se la sicurezza dei cittadini non debba arrivare prima che attaccare gli altri Stati che hanno interessi privati all'estero.

  DOMENICO ROSSI. Vorrei un chiarimento che ritengo sia opportuno. In una lastrina, è stato evidenziato che l'approvvigionamento degli equipaggiamenti dei sistemi d'arma necessari per le Forze armate è effettuato tenuto conto dei requisiti operativi delineati dal Capo di stato maggiore della Difesa.
  Questo sembrerebbe indicare che, nella realtà, è il Capo di stato maggiore della Difesa a individuare le esigenze e, pertanto, non il sistema d'arma, ma i suoi requisiti. Qualcuno informa, quindi, la Direzione generale su ciò che serve e il tipo o la tipologia di ciò che serve. Vorrei che, anzitutto, mi confermasse questa modalità e ci spiegasse chi fa cosa.
  Il secondo quesito è solo un ampliamento del primo: qual è la discrezionalità della Direzione generale su questi due aspetti ?

  PRESIDENTE. Generale, ha visto l'interesse che ha suscitato la Sua relazione e la competenza ad ampio spettro delle domande. Confidiamo nella Sua disponibilità a rispondere.
  Ringrazio i colleghi intervenuti e quelli che stanno assistendo e do la parola al generale Stefanini per la replica.

  ENZO STEFANINI, Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti. Innanzitutto, vi ringrazio delle domande che, ovviamente, abbracciano – non può essere che così – un quadro un po’ più ampio, a volte molto più ampio della mia competenza specifica. Mi rendo conto che in Commissione difesa tutto Pag. 12debba essere valutato a 360 gradi, ma, come vedremo dalle risposte, accennerò ad alcune delle mie competenze e, per altre, farò dei riferimenti alla mia professione militare, non tanto perché vi sia una competenza specifica del Segretario generale.
  A tal proposito, mi avvarrei proprio degli ultimi quesiti formulati dall'onorevole Rossi. Come funziona il meccanismo un po’ più nel dettaglio rispetto a quanto illustrato e sui cui forse, nella lettura, per una questione di fedeltà, non si riesce ad essere precisi ed esaustivi ?
  È ovvio che, cominciando dall'alto, esista una responsabilità squisitamente politica sul tipo di difesa che si intende perseguire nell'ambito del Paese. Questo, una volta era definito come il livello di ambizione, ossia il cosa vogliamo fare. Si tratta di una valutazione e di una determinazione assolutamente di carattere politico.
  Successivamente, ricevuti i compiti, le singole Forze armate producono un documento definito «Esigenza operativa», cioè cosa serve per assolvere a un determinato compito, per cui vi si tracciano essenzialmente i requisiti e i risultati, ovvero l’output che il sistema deve avere. Non è definito il tipo, la marca, la matricola, la fabbrica che realizza un certo prodotto. Serve un fucile che possa centrare il bersaglio a 500 metri perché questa è l'esigenza operativa.
  Quest'ultima non solo è riconosciuta tale – e vi è il passaggio cui facevo riferimento dallo stato maggiore della Difesa, quindi approvata dal Capo di stato maggiore della Difesa –, ma anche in relazione alla sostenibilità finanziaria. A volte, infatti, possono esserci delle esigenze ampiamente riconosciute, ma che purtroppo non si possono soddisfare, per cui a questo punto si modifica il cosiddetto livello di ambizione.
  Successivamente, le Forze armate producono il requisito operativo preliminare, un documento in cui emerge ciò che dovrebbe soddisfare lo strumento, la macchina, l'attrezzo, le caratteristiche e le prestazioni che dovrebbe avere. Quello è il requisito operativo, che a questo punto, assieme alla sua sostenibilità finanziaria, si trasforma in un programma inviato al comparto Segretario generale e alle direzioni generali competenti. Se, infatti, è un programma aeronautico riguarda le direzioni degli armamenti aeronautici; se navale, quelle navali e così via.
  Il lavoro del Segretariato generale, che in effetti è già intervenuto prima, riguarda il discorso che abbiamo affrontato sulle tecnologie abilitanti: nella ricerca di mercato, verifichiamo cosa può essere producibile affinché il mezzo richiesto dalla Forza armata sia costruito con capacità prestazionali così come definite dai requisiti operativi.
  La discrezionalità consiste nel ricercare lo strumento più idoneo affinché l'esigenza prospettata dalla Difesa possa essere soddisfatta. Chiaramente, c’è un lungo lavoro di progettualità, di contrattualità, di verifica delle prestazioni fornite dal mezzo che vogliamo prendere. È ovvio, infatti, che tutto vada valutato e verificato in questi termini.
  Come abbiamo visto anche dalle lastrine, la collaborazione sempre più stretta tra il Ministro, il Capo di stato maggiore della Difesa e il Segretario generale fa sì che dei requisiti operativi disegnati dalle varie Forze armate e approvati dal Capo di stato maggiore della Difesa ne siamo informati e ne informiamo giornalmente con dei database le Forze armate. Alla fine, l'oggetto che serve per la Difesa, è quasi mai inesistente, non producibile o, comunque, tecnologicamente non sostenibile.
  Proprio partendo da questo aspetto, farei un accenno ai vari quesiti, con particolare riferimento ad alcune domande abbastanza semplici. Relativamente alla golden power, il discorso di tipo oppositivo-prescrittivo significa che è messa in atto un'attività normativa, quindi prescrittiva, e cioè tutte le azioni necessarie per procedere, ad esempio, alle fusioni e alle vendite. Per tipo oppositivo si intende che nella fase iniziale c’è un rapporto stretto e diretto con l'azienda, ossia dei colloqui.Pag. 13
  Normalmente, le holding che devono compiere determinate attività con questa nuova procedura, vengono a trattarle. Si parla, si lavora insieme per verificare quale possa essere la migliore soluzione per conseguire gli obiettivi industriali e finanziari che si pone la singola azienda e la singola holding e per verificare in che modo possano essere rispettate le esigenze del Paese di salvaguardare determinate tecnologie. Soltanto se alla fine di questi colloqui non si dovesse trovare una soluzione condivisa, scatterà la parte prescrittiva, per cui si impongono determinate modalità. Ecco il senso di questi termini.
  Fornirò un'unica risposta per la parte sugli F-35, su cui mi sembra che mi siano state fatte domande da quasi tutti.
  Onorevole Scanu, la parte poligoni addestramento riguarda sicuramente il tavolo europeo, si porterà in Europa, ma la competenza non è del mio incarico. Riguarda, essenzialmente, le singole Forze armate e, conseguentemente, la Difesa. Per legge, infatti, l'approntamento delle forze è una competenza dei capi di stato maggiore di Forza armata.
  Per esperienza personale, posso dire che senz'altro la questione sarà messa sul tavolo. Io stesso, in epoca di risorse maggiori, ho partecipato a numerose attività addestrative in poligoni esteri, tra l'altro molto validi, ma successivamente le risorse finanziarie si sono ridotte. Forse, bisognerà trovare un sistema, ma saranno gli stati maggiori di Forza armata a trovare forme di compensazione per utilizzare queste attività.
  Non mi esprimo sull'eventualità che in Europa andremo con delle decisioni o in maniera interlocutoria. Non è certo pertinenza del mio livello. In ogni caso, il building è sicuramente lungo nel tempo, per cui penso che il grosso del lavoro sarà svolto essenzialmente dalla parte politica.
  Su quanti segretari generali militari e quanti civili fossero presenti agli incontri, mi hanno fornito adesso i dati: su cinque tra Stati Uniti, Italia, Francia, Germania e Inghilterra, tre erano militari e due civili. Nella globalità mi dicono anche – spero che sia vero – che erano 21 civili e 6 militari, ma va fatta una precisazione.
  Vi è già noto che la mia carica per legge è prevista anche per un civile, quindi non è assolutamente appannaggio esclusivo dei militari. Guardiamo, però, meglio alla logica che sottende all'organizzazione di alcuni altri Paesi, dove il settore del procurement e quello tecnico-amministrativo è affidato a un'organizzazione civile.
  In questi Paesi, esiste una struttura generale di impostazione dello Stato nonché delle attività militari secondo una logica totalmente diversa dalla nostra. Scopriamo che si tratta sì di civili, ma ex militari, come l'onorevole Rossi. Quindi presentano la professionalità acquisita nel tempo per svolgere quel tipo di lavoro.
  Questo è anche lo stesso motivo per cui, ad esempio, negli Stati Uniti ci sarebbero meno generali, in proporzione, che non in Italia: si sono congedati e sono al Ministero della difesa nel ruolo civile.
  Nel nostro Paese esiste anche l'esigenza di non creare precariato. Se abbiamo un problema nelle Forze armate, è proprio l'invecchiamento del personale. La struttura organizzativa del reclutamento e del passaggio al professionale è tale che si tende a rimanere in servizio in pratica fino alla quiescenza. Diversamente, si hanno altri tipi di strutture che possono permettersi organizzazioni diverse.
  Per passare agli aspetti connessi con l’F-35, all'ammortamento, alla ricaduta, non so esattamente se il dottor Pansa abbia affrontato la questione nella sua audizione, ma anche questo è più un problema di tipo industriale che nostro.
  Sulla tecnologia mancante, su questa macchina a cui quindi possiamo attingere, non sarei così esclusivista. Partecipiamo a questa joint venture – rispondo anche a chi ha chiesto perché non lo compriamo dopo, quando è prodotto – e le scelte erano sicuramente due, operate nel tempo, dai Governi precedenti, ovviamente avallate dalle Autorità parlamentari dell'epoca. Si poteva scegliere di comprare il singolo aereo o di partecipare al programma. Abbiamo partecipato al programma. Il Pag. 14singolo aereo sarebbe costato senz'altro di meno in futuro, ma partecipare al programma ha prodotto due effetti.
  Siccome questa è una decisione presa precedentemente al mio incarico, ne parlo con un'assoluta visione oggettiva ed esterna. Partecipare al programma ha significato avere una ricaduta anche in termini di tecnologia. A me piacerebbe trattare nel dettaglio determinati aspetti, ma sconfineremmo in qualcosa di un po’ riservato. Posso garantire, però, che partecipare al programma fa sì che la nostra macchina abbia determinate caratteristiche, che siamo in grado di controllare. Se, invece, non vi partecipassimo, tutto questo potrebbe non avvenire.
  È chiaro che c’è poi l'avventura industriale. Partecipare al programma non significa ottenere delle sicure ricadute in termini di ritorni finanziari semplicemente per la costruzione della macchina. L'obiettivo che ci riproponiamo, non in dicotomia rispetto alle osservazioni sulla pertinenza dell'industria, ma nel quadro del sostegno all'industria stessa, è quello di attirare su Cameri non solo l'assemblaggio di altre macchine che verranno acquisite in Europa, come quelle olandesi – stiamo spingendo molto per quelle inglesi – ma soprattutto per ottenere attività di mantenimento e di up-grading per tutte le macchine di questo tipo acquisite da Paesi europei o che in Europa operano, come gli F-35 americani di istanza in Germania.
  Chiaramente, essendo partiti per primi, avremo questa possibilità o speranza, ovviamente con il rischio industriale che ne consegue perché comunque è un'avventura industriale, quindi di tipo commerciale, ma sicuramente, se non avessimo fatto così, non avremmo potuto offrire agli altri in Europa, come stiamo facendo, questa possibilità. Se avessimo comprato esclusivamente la singola macchina, altri avrebbero messo in piedi l’holding esecutiva e manutentiva e, quindi, avrebbero attirato, ad esempio, capitali. È una questione di scelta.
  Sapere se tutta quest'operazione avrà successo equivale a garantire, se uno di noi avviasse un'attività imprenditoriale, che abbia successo. Credo che questo sia abbastanza difficile. Certo, è stata condotta una ricerca di mercato e abbiamo verificato recentemente che, al di là di quanto era stato detto in passato, ad esempio gli olandesi hanno rescisso il contratto, mentre hanno optato per acquisire la macchina. Adesso stanno valutando se assemblarla da noi, ma le scelte sono due: l'assemblano da noi o la fanno assemblare negli Stati Uniti.
  Visto che siamo in argomento, vorrei rispondere sui contratti di acquisizione. Questo tipo di acquisizioni avviene secondo procedure che a volte sembrano complesse, ma sono le stesse che utilizziamo tutti i giorni, chiaramente con una visione un po’ più ampia e con livelli di impegno finanziario più ampio. Innanzitutto, sono predisposte, quando vi sono grandi programmi che coinvolgono più Stati, delle agenzie internazionali che curano l'aspetto contrattuale e quello esecutivo del programma. Esiste, ad esempio, l'agenzia che cura l’Eurofighter, quella che cura l’NH-90, quella che cura l’F-35 che sta negli Stati Uniti. Quella che cura l’NH-90 è in Germania.
  Avviene tutto tramite rapporti internazionali, con riunioni delle nazioni partecipanti su quanto si vuole fare, ma in effetti, del programma, la parte centrale, contrattuale è gestita in modo diretto. Abbiamo creato noi l'agenzia, messo a disposizione gente per garantire l'assolvimento di questo compito, di quest'obiettivo.
  Non vorrei essere banale, ma nella maggior parte di questi programmi che riguardano investimenti significativi, dove ciascuno ha degli impegni da rispettare intorno a un acquisto – diversamente, sarebbe una perdita secca per tutte e due le parti coinvolte – funziona un po’ come quando ciascuno di noi acquista una casa.
  Si ricorre a un'agenzia per la ricerca della casa, si trova una casa che più o meno va bene, si versa una certa caparra per impegnarla e, dopo due o tre mesi ci si mette d'accordo e si fa il compromesso, nel corso del quale si dà qualcosa a Pag. 15sostegno della volontà dell'acquisto. Magari dopo otto mesi, un anno o un anno e mezzo, si firma il rogito.
  Il contratto sarà concluso formalmente una volta che sarà firmato il rogito. Il tutto dura un anno e mezzo o due. Tutti sappiamo quanto sia lungo l'acquisto di una casa, ma ciò che è stato fatto prima, pur non essendo ufficialmente definibile come contratto, resta un impegno. Infatti, se si recede dal compromesso, siccome la caparra è confirmatoria, si deve restituire il doppio.

  GIAN PIERO SCANU. Perché, quando il Ministro Di Paola ha ritenuto di ridurre il numero degli F-35 da 131 a 90, successivamente, incalzato dal Parlamento, ha dichiarato che non è stata versata una sola lira ?

  ENZO STEFANINI, Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti. Probabilmente, il riferimento è questo: un programma così ampio presenta fasi concrete, per cui, nel caso dell’F-35, come in quello di tanti altri sistemi di questo tipo, ci sono le cosiddette parti long term, quelle che si ordinano oggi e saranno consegnate tra un anno o due.
  È chiaro che, nell'ipotesi di un programma lungo 25 anni con un certo numero di aerei, 90 o 130 o 200, laddove ci si impegna per l'acquisto tra due anni, periodo medio, di parti da ordinare per tempo in quanto impiegheranno due anni a consegnarle, tutto ciò che sta più in là non rappresenta assolutamente un impegno. Sarebbe impossibile immaginare un impegno a distanza di quindici anni. L'impegno scatta in quelli più prossimi, quando contrattualmente bisogna impegnarsi concretamente. In effetti, non esistono penali, ma anticipazioni che non sono restituite se si torna indietro.
  Probabilmente, il Ministro si riferiva a questo: nello scendere da 130 a 90, ha tagliato quella parte di scatola vuota che non era stata soggetta ancora a nessun tipo di collaborazione diretta, stretta, di tipo industriale. Allora non c'ero, ma verosimilmente riguarda questo discorso.
  Quanto alla legge delega e ai rapporti tra Capo di stato maggiore della Difesa e Segretario generale, come è già stato accennato, ne parleremo probabilmente in un'altra circostanza, ma in questo momento a me non sembra che ci siano, a meno che non abbiamo questioni diverse – mi conforti il mio vice – modifiche rispetto alla precedente formulazione. Il Segretario generale dipende direttamente dal Ministro dal punto di vista della pienezza delle responsabilità del settore e riceve dal Capo di stato maggiore della Difesa le direttive tecnico-operative. Se il Capo di stato maggiore della Difesa, infatti, intende riconoscere un'esigenza operativa per la baionetta, non posso comprargli il fucile perché, ovviamente, dovrò attenermi alla richiesta. Non ci sono cambiamenti rispetto a prima. Forse ci sono state delle ipotesi, delle sfumature, ma non mi risulta che sia cambiato il rapporto.
  Non ho visibilità del disegno di legge di stabilità presentato al Senato, quindi non saprei cosa possa riguardare. Non v’è dubbio che per gli UAV, di cui esistono tanti tipi, possono esserci collaborazioni nazionali, europee. Si tratta di un campo di un certo interesse per tutti. Ho percepito anche a Bruxelles quest'esigenza, l'orientamento a cavalcare questa possibilità. Esistono ambienti, ambiti e modi di operare degli UAV che veramente possono portare dei risultati positivi.
  A proposito dei sistemi da mettere da parte, la domanda ha un primo aspetto che riguarda l'esigenza operativa dei sottomarini, quattro o due, sulla quale non posso esprimermi perché si tratta di un'esigenza operativa.
  Per quanto riguarda, invece, il surplus, esistente, quando si vedrà il combinato disposto, cioè l'effetto dei decreti discendenti dalla legge n. 244 del 2012, le rilevazioni delle singole Forze armate nel quadro della ristrutturazione in chiave riduttiva, come ovviamente deve essere, si evidenzieranno delle esuberanze di sistemi d'arma, che però contemporaneamente incideranno sull'obsolescenze. Si tratta di materiale in esubero, ma sempre in qualche modo ancora efficiente, come è quasi Pag. 16sempre, ma bisognerà verificare se, nel contesto del confronto generale operativo, è anche efficace.
  Normalmente, questo materiale è in inventario e nei famosi rapporti con quei novanta Paesi, va fatto presente che non tutti siamo allo stesso livello. Molti Paesi sono interessati ad acquisire l'usato, che quindi rimetteremo in circolazione nell'ottica dei citati accordi governo-governo. Questo significa che potranno essere ceduti dei materiali sic et simpliciter, così come sono, ovverosia rientrare nel loop dell'aggiornamento, dell'ammodernamento, della revisione e della rimessa in efficienza, ricreando, anche in questo caso, un'attività lavorativa per l'industria nazionale.

  PAOLO BOLOGNESI. Si può avere il piano industriale di Cameri per verificarne l'impostazione ?

  ENZO STEFANINI, Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti. Penso che non ci sia nessun problema, ma non mi pare che sia nelle nostre disponibilità.

  PRESIDENTE. Credo che in precedenti audizioni abbiamo ricevuto del materiale al riguardo.

  ENZO STEFANINI, Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti. Sinceramente, non ho sentito l'audizione del dottor Pansa, ma credo che questa risposta potrebbe venire da lui.

  PRESIDENTE. Erano state date notizie al riguardo.

  PAOLO BOLOGNESI. Vorrei anche ricordarLe la domanda sul controllo degli acquisti nel nostro Paese.

  ENZO STEFANINI, Segretario generale della Difesa e Direttore nazionale degli armamenti. Lo strumento esiste e valuta la coerenza dell'offerta di prestazione da parte industriale. Svolgiamo quest'attività all'interno del Segretariato generale con un nostro reparto particolarmente specializzato nel settore. Confrontiamo esattamente i costi di produzione in termini anche di lavorazione, di impiego del personale, per verificare la congruità dell'offerta.
  Lo strumento è adoperato anche in collaborazione con l'AIAD, Associazione Industrie per l'Aerospazio e la Difesa, e sui processi di lavorazione di ogni azienda si scende nel dettaglio delle ore lavoro, la produzione per ora, il costo della manodopera, quello delle materie prime. Se non sbaglio, accettiamo un guadagno, quindi un aggio industriale, dal 6 all'8 per cento.
  Se, quindi, ci propongono prodotti il cui prezzo si discosta da quello che abbiamo individuato come costo di produzione, che quindi è il guadagno dell'azienda, accettiamo, altrimenti non accettiamo.
  Esiste, dunque, questa forma di controllo. Lo stesso discorso vale a livello internazionale, dove ovviamente ci sono degli auditors.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Generale Stefanini. Come dicevo, avremo modo di incontrare il Generale già nelle prossime settimane per altri appuntamenti.
  Ringrazio anche il vicesegretario generale, le altre persone che accompagnano il Generale e i colleghi che sono intervenuti.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.15.

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