XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

Resoconto stenografico



Seduta n. 30 di Martedì 5 dicembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Audizione del deputato dell'Assemblea nazionale del Venezuela, onorevole Armando Armas.
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 
Armas Armando , deputato dell'Assemblea nazionale del Venezuela ... 4 
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 6 
Cassano Franco (PD)  ... 6 
Spadoni Maria Edera (M5S)  ... 6 
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 6 
Armas Armando , deputato dell'Assemblea nazionale del Venezuela ... 6 
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 7

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori - Energie PER l'Italia: Misto-CI-EPI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
PIA ELDA LOCATELLI

  La seduta comincia alle 13.25.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del deputato dell'Assemblea nazionale del Venezuela, onorevole Armando Armas.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l'audizione dell'onorevole Armando Armas, deputato dell'Assemblea nazionale del Venezuela, a cui do il benvenuto.
  Armando Armas, fondatore nel dicembre del 2009 del partito Voluntad Popular, è stato eletto deputato all'Assemblea nazionale venezuelana nel gennaio 2016 nel collegio dello Stato di Anzoategui.
  Lo scorso 5 luglio Armando Armas è stato aggredito e ferito insieme ad altri deputati dell'opposizione da un gruppo di sostenitori del governo Maduro, che ha fatto irruzione nel Parlamento del Venezuela in occasione della cerimonia di celebrazione del Giorno dell'indipendenza. La sua vicenda politica si colloca, pertanto, al centro delle profonde tensioni, soprattutto sociali ed economiche con sviluppi rilevanti sul piano umanitario, che attraversano il Venezuela guidato dal Presidente Maduro.
  Ricordo il costante interesse con cui la Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati ha seguito l'evolversi della situazione in Venezuela, con particolare riferimento all'approvazione, nel gennaio di quest'anno, della risoluzione Cicchitto n. 8-00220, con cui la Commissione ha impegnato il Governo a proseguire nell'azione politico-diplomatica, volta a favorire una soluzione pacifica della crisi politica in Venezuela, ripristinando lo Stato di diritto e le necessarie garanzie sul piano della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e contribuendo a lenire la preoccupante situazione umanitaria, con un'attenzione specifica nei confronti della comunità italiana ivi residente.
  A tal proposito, segnalo che il disegno di legge di bilancio per il 2018, che questa Commissione si accinge oggi ad esaminare e che è già stato licenziato dal Senato, prevede lo stanziamento di risorse aggiuntive per rafforzare le sedi diplomatiche e consolari che operano in Paesi segnati da gravi crisi politiche, con particolare riferimento alla nostra rappresentanza diplomatica a Caracas, incaricata di urgenti richieste provenienti dei nostri concittadini del Venezuela.
  Nel corso dell'esame del provvedimento in Senato è emersa l'attenzione con cui il Parlamento italiano segue la situazione delle imprese italiane operanti in Venezuela e la condizione dei pensionati italo-venezuelani, che hanno lasciato il Venezuela per motivi di sicurezza e che oggi vivono in Italia senza la pensione che il Governo venezuelano, in adempimento agli accordi di sicurezza sociale vigenti tra i due Paesi, dovrebbe corrispondere. Sappiamo che l'INPS si è attivata sulla questione e che ci sono sforzi significativi per individuare una soluzione temporanea efficace. Pag. 4
  Da ultimo, voglio ricordare che il 25 luglio scorso, all'indomani dei gravi scontri verificatisi a Caracas, gli Uffici di Presidenza delle Commissioni esteri di Camera e Senato hanno voluto incontrare in videoconferenza una delegazione di deputati dell'Assemblea nazionale del Venezuela. Si è trattato di un incontro intenso e commovente, durante il quale è emersa tutta la preoccupazione, condivisa da colleghe e colleghi italiani, circa la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali in Venezuela.
  Do ora la parola all'onorevole Armas affinché svolga la sua relazione e do il benvenuto al Dottor Salvatore Di Cione, che nel frattempo ci ha raggiunti.

  ARMANDO ARMAS, deputato dell'Assemblea nazionale del Venezuela. Innanzitutto, grazie: sono onorato di rappresentare l'Assemblea nazionale del Venezuela, unico potere legittimo oggi, unico sostegno repubblicano, unico presidio di democrazia e di libertà rimasto in Venezuela.
  Ciò che sta accadendo oggi in Venezuela non riguarda solo i venezuelani, perché la causa della libertà e della democrazia in Venezuela è una causa globale: i rischi, le minacce, le sfide che pone sul piano della sicurezza, sul piano migratorio, sul piano delle atrocità - e anche delle potenziali atrocità di massa -, di crimini di violenza politicamente motivata devono allarmare la comunità internazionale.
  I legami storici che uniscono il Venezuela all'Italia sono noti: dobbiamo il nostro nome all'italiano Amerigo Vespucci, che quando, nel corso del suo terzo viaggio nel 1498, arrivò in riva all'Orinoco disse: «Ecco la piccola Venezia». Da lì è nato, per evoluzione linguistica, il nome del nostro Paese. Da allora in poi abbiamo mutuato molte altre cose; infatti, il nostro codice civile è un codice napoleonico, ispirato in particolare al diritto italiano, e tutta la nostra tradizione giuridica attinge alla tradizione occidentale, nel cui ambito il diritto romano è stato un caposaldo.
  L'attuale crisi del Venezuela riveste un particolare interesse per la Repubblica italiana per vari motivi, innanzitutto perché oggi in Venezuela ci sono più di 300.000 persone con passaporto italiano e doppia nazionalità. Sono arrivati nel nostro Paese soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale e hanno avuto un influsso molto positivo, che ha inciso anche sulla nostra demografia.
  Oggi, però, ci può essere un influsso positivo o negativo, a seconda di come evolve la crisi, sulla situazione in Italia. Oltre a questo, oggi l'Italia è membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, dove si stanno approfondendo temi quali le minacce alla pace mondiale e possibili legami con il terrorismo globale, reati come il riciclaggio, la tratta di esseri umani, la corruzione su vasta scala: sono tutte cose che accadono oggi in Venezuela.
  La crisi venezuelana ha tre aspetti fondamentali, ma la tragedia è più lacerante, tangibile e visibile sul piano sociale. Secondo il rapporto della Caritas, organizzazione che riunisce le varie fondazioni caritative della Chiesa cattolica, 300.000 bambini rischiano di morire per denutrizione, e questo è ciò che abbiamo definito come un tentativo di genocidio silenzioso oggi in atto in Venezuela, perché non si sa, non si riesce a quantificare quanti uomini, donne e soprattutto bambini stiano soffrendo per la mancanza di cibo e medicinali e per carenze nell'erogazione di servizi pubblici di base come la sanità, l'alimentazione e l'educazione.
  Oltre al rapporto della Caritas, dobbiamo menzionare anche un'analisi realizzata dall'Osservatorio sanitario venezuelano assieme ad altre organizzazioni, quali il Centro studi di sviluppo dell'Università centrale del Venezuela, la Fondazione Bengoa, l'Associazione dei nutrizionisti e dietologi del Venezuela, il Centro di ricerche agroalimentari dell'Università delle Ande con sede a Mérida e la Fondazione «5 al dìe», il tutto coordinato dall'Osservatorio sanitario nazionale.
  Un rapporto del febbraio 2017 sulla situazione nutrizionale del Venezuela mette in evidenza omissioni dell'Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura, la FAO, con sede qui a Roma, presso cui ci recheremo dopo questo incontro per presentare le osservazioni sui metodi utilizzati nell'analisi per quanto riguarda l'America Latina Pag. 5e i Caraibi, e questo è un primo documento che vorrei lasciare agli atti di questa Commissione.
  Abbiamo, dunque, una crisi sociale che si coniuga con una crisi di violenza; infatti, oggi in Venezuela 25.000 persone l'anno sono uccise con armi da fuoco, in un Paese con 30 milioni di abitanti e con 15 milioni di armi corte per la strada, senza nessuna regolamentazione e con un tasso di impunità che arriva al 98 per cento, perché su 100 reati commessi solo 2 arrivano in tribunale, e non vi è garanzia che queste persone siano giudicate, tantomeno che siano giudicate correttamente: è il dramma della violenza, maggiore che in Paesi ufficialmente in guerra, come l'Iraq e la Siria.
  Tutto ciò è provocato da una crisi di iperinflazione, il cui livello è a tre o quattro zeri. Secondo alcuni economisti, si tratta di un tasso d'inflazione accumulata, superiore al 50 per cento nel mese scorso, che ci potrebbe portare a una crisi che noi venezuelani non abbiamo mai conosciuto, a differenza di altri Paesi a noi vicini, con il crollo delle esportazioni di petrolio, laddove siamo un Paese che dipende dall'esportazione di un unico prodotto, il petrolio appunto.
  Tutto questo tratteggia un panorama molto turbolento per il prossimo futuro e ciò riguarda la dimensione economica, il deprezzamento dei salari, l'alto costo della vita, la povertà. Siamo convinti che ciò non derivi dall'inefficienza di chi oggi regge i destini del Venezuela, i poteri di fatto cioè l'Esecutivo – poteri di fatto in quanto lontani da ogni principio democratico e repubblicano –, bensì purtroppo, onorevoli colleghi, che tutto ciò avvenga in modo deliberato: è la barbarie che si trasforma in presa di posizione politica, è uno schema di dominio sistematico, che mira ad assoggettare gli aneliti di un popolo che storicamente ha combattuto contro l'obbrobrio, l'ingiustizia, la repressione delle sue libertà fondamentali.
  Questa è la nostra storia come popolo ed è la storia degli ultimi diciotto anni di regime, prima di Hugo Chávez, oggi di Maduro che ne è l'erede. Anno dopo anno abbiamo lottato istituzionalmente, democraticamente, esercitando il nostro diritto alla protesta pacifica – diritto sancito dall'articolo 68 della nostra Costituzione – e alla resistenza civile, alla rivolta contro qualsiasi autorità antidemocratica e contraria alla Costituzione, cui è dedicato l'articolo 350, ed è questo che abbiamo sostenuto come democratici.
  Questo conflitto politico è culminato nel 2015, quando la maggioranza dei democratici venezuelani si è espressa nelle urne, mediante il proprio voto, eleggendo il Parlamento nazionale con una schiacciante maggioranza qualificata, pari a più di due terzi dell'Assemblea nazionale. Il mandato profondo del popolo venezuelano è stato molto chiaro: un cambiamento costituzionale, che in base al nostro ordinamento giuridico ci consente di agire attraverso emendamenti costituzionali. Ma il regime, la dittatura ce li ha bloccati per mezzo di una Corte Suprema e di una sua sezione costituzionale mista. Hanno bloccato anche il referendum di revoca che poteva essere indetto: l'hanno bloccato dei tribunali ordinari, che non avevano questa competenza, su richiesta della dittatura.
  A poco a poco si è spogliato il potere più legittimo che abbiamo in Venezuela, legittimo in quanto nelle elezioni per la nostra Assemblea nazionale ha votato assai più gente che per le presidenziali, tanto discusse, del 2013, quindi la nostra Assemblea nazionale è molto più legittimata nella sua origine.
  Al Parlamento, però, sono state gradualmente sottratte tutte le prerogative, fatto molto grave perché dove non c'è Parlamento non c'è Repubblica, e nella nostra epoca dove non c'è Parlamento, non c'è democrazia, come accade oggi in Venezuela, dove abbiamo un Parlamento che fa azione di resistenza.
  Quindi, il secondo documento che consegno agli uffici della Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati è un rapporto intitolato «Assemblea nazionale. Un Parlamento in resistenza», in cui documentiamo non solo tutta la sequenza delle violazioni nei confronti dell'Assemblea nazionale come istituzione repubblicana, ma anche le persecuzioni sistematiche Pag. 6 e le violazioni dei diritti umani dei deputati di opposizione. Se i crimini di lesa umanità implicano la persecuzione sistematica di minoranze politiche in un dato Paese, immaginatevi ciò che può implicare la persecuzione sistematica della maggioranza. Se, infatti, si perseguono i deputati, si pongono limiti al Parlamento e lo si attacca, si perseguita e si aggredisce chi rappresenta la maggioranza dei cittadini.
  Oggi il Venezuela è un Paese sequestrato da una mafia. Non si tratta di un governo mafioso, ma di uno Stato permeato da reti delinquenziali della criminalità transnazionale. Questa è una minaccia non solo per il nostro emisfero, ma per tutta la comunità internazionale.
  Il progetto punta a corrodere le istituzioni democratiche dal loro interno, non solo le istituzioni politiche, ma anche istituzioni come il mercato. Oggi i titoli del debito pubblico venezuelano quotati sui mercati internazionali sono acquistati con denaro di origine molto dubbia e discutibile, frutto di corruzione, di traffico di droga, di quanto di male esiste oggi nel mondo, e questo è un pericolo per la regione e per il mondo intero.
  Ringrazio, quindi, per l'accoglienza che ho ricevuto, ma anche per l'appoggio che il Parlamento italiano come istituzione potrà offrire al Parlamento venezuelano, e lo Stato italiano al popolo del Venezuela, che oggi sta soffrendo ed è sequestrato da una minoranza di persone senza scrupoli, il cui unico scopo è rimanere al potere.

  PRESIDENTE. Ringrazio il deputato Armando Armas. Lascio la parola ai colleghi che desiderino intervenire, a cui chiedo rapidità quasi telegrafica.

  FRANCO CASSANO. Vorrei porre una sola domanda. La resistenza di Maduro e della storia che rappresenta è anche aiutata a livello internazionale dal consenso che l'instaurazione del regime chavista aveva avuto, mentre le ultime elezioni, come Lei diceva, hanno registrato questo isolamento assoluto del Governo. Cosa è successo? Perché quel consenso che sembrava largo è evaporato e scomparso? Quale fattore ha prodotto questa crisi, questo abisso?

  MARIA EDERA SPADONI. Cedo volentieri la parola al collega Armas, condividendo la domanda posta dal collega Cassano.

  PRESIDENTE. Una mia domanda: visto che nel 2018 ci saranno le elezioni presidenziali, l'opposizione a Maduro come si sta organizzando affinchè queste elezioni abbiano la garanzia di essere libere e corrette?

  ARMANDO ARMAS, deputato dell'Assemblea nazionale del Venezuela. Inizio dall'ultima domanda. In un regime come questo non è sicuro che ci saranno elezioni l'anno prossimo. Cito dichiarazioni del precedente sindaco di Caracas, oggi Ministro delle comunicazioni, che partecipa al tavolo negoziale nella Repubblica Dominicana, Jorge Rodríguez, il quale ha testualmente dichiarato che non ci saranno elezioni a meno che non siano abolite le sanzioni internazionali nei confronti del Governo venezuelano. Questa è una prova incontrovertibile del fatto che non ci saranno elezioni libere, pulite e corrette, né mai vi sono state. Si tratta di una prova che proviene da parte di chi, oltretutto, è stato vicepresidente della Repubblica e in precedenza a capo della Giunta elettorale del Venezuela, cui spetta il controllo dell'agenda elettorale a proprio esclusivo beneficio.
  Cito il rapporto dell'impresa che offriva assistenza tecnica al sistema elettorale, credo sia nota anche in Italia, la Smartmatic, che ha denunciato le frodi nel processo elettorale dell'Assemblea Costituente, definendo viziato l'intero processo e mettendo in questione la trasparenza, la giustizia e la libertà non solo di quelle elezioni, ma anche di tutte le elezioni passate.
  Come cittadino e come deputato ho anche delle riserve, che ho già espresso, soprattutto sul piano del metodo, nei confronti di questo nuovo processo negoziale avviato nella Repubblica Dominicana. Nutro seri dubbi ma la posizione ufficiale dell'Assemblea nazionale è stata di sostenere questo processo negoziale, ritenendo che sia una speranza, come ha detto anche Pag. 7il Ministro degli esteri cileno, forse l'ultima speranza di soluzione alla tragedia del Venezuela per via pacifica e costituzionale.
  Stando così le cose, si arriva alla prima domanda: come mai, mentre prima c'era un consenso internazionale anche nei confronti di Chávez, oggi non c'è più? Devo essere duro, ma qui siamo tutti politici: penso che molto abbia a che fare con il cinismo di alcuni soggetti della comunità internazionale nei confronti delle azioni di queste persone, che violano sistematicamente i diritti umani non certo da adesso, ma da anni, e nei confronti del loro modo di gestire l'economia, che è stato totalitario fin dall'inizio.
  Sono stati messi a disposizione tanti soldi per comprare i migliori lobbysti, procurare i migliori sistemi di pubbliche relazioni, dotarsi di un enorme apparato di propaganda in tutti i settori della società non solo nazionale, ma internazionale. Il regime si vendeva così sul mercato come qualcosa di innovativo, rivoluzionario, amico dei poveri, mentre oggi vediamo i risultati attraverso cifre inconfutabili. Per offrire qualche riscontro quantitativo voglio citare il rapporto della Banca mondiale sugli indicatori di governance a livello mondiale, il quale evidenzia come dal 1998 tutti gli indicatori, compreso l'indicatore di Kaufmann, siano scesi dal governo di Hugo Chávez a quello Maduro dei giorni nostri. Questo è un processo graduale nel tempo, che oggi si traduce nella miseria, nella tragedia, nella fame, nella frustrazione che noi venezuelani stiamo vivendo.

  PRESIDENTE. Ringrazio il nostro ospite per il racconto chiaro, preciso e dettagliato, e confermiamo la nostra solidarietà alle forze democratiche del Venezuela.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.55.