XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

Resoconto stenografico



Seduta n. 25 di Mercoledì 19 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Audizione di difensori dei diritti umani delle persone LGBTI in Russia.
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 
Kochetkov Igor , Direttore dell'associazione ... 4 
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 6 
Guaiana Yuri , Responsabile delle questioni transnazionali dell'Associazione Radicale Certi Diritti ... 6 
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 8 
Zan Alessandro (PD)  ... 8 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 9 
Spadoni Maria Edera (M5S)  ... 9 
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 10 
Kochetkov Igor , Direttore dell'associazione ... 10 
Guaiana Yuri , Responsabile delle questioni transnazionali dell'Associazione Radicale Certi Diritti ... 11 
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori: Misto-CI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI: Misto-FARE!-PRI;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
PIA ELDA LOCATELLI

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione di difensori dei diritti umani delle persone LGBTI in Russia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l'audizione di difensori dei diritti umani delle persone LGBTI in Russia.
  Saluto e ringrazio per la loro disponibilità a prendere parte ai nostri lavori Igor Kochetkov, Direttore dell'associazione Russian LGBT Network, e Yuri Guaiana, responsabile delle questioni transnazionali dell'Associazione Radicale Certi Diritti.
  Ricordo che nel 2013 il Parlamento russo ha approvato una legge contro la propaganda gay, che punisce con multe fino a 15.000 euro chi esprime in pubblico la propria opinione sulla situazione degli omosessuali e che ha l'obiettivo di vietare tutti gli eventi ritenuti a rischio di propaganda gay.
  Nel giugno scorso, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la legge russa contro la propaganda gay viola il diritto alla libertà di espressione ed è discriminatoria. La Corte di Strasburgo ha, altresì, affermato che tramite questa legge la Russia ha rinforzato la stigmatizzazione e i pregiudizi ed ha incoraggiato l'omofobia.
  Ancora più grave risulta essere la condizione delle persone LGBTI in Cecenia, dove in molti sono stati perseguitati dalle autorità per il proprio orientamento sessuale. Una recente inchiesta di Novaja Gazeta ha portato alla luce gli abusi perpetrati dalle autorità cecene sui cittadini accusati o anche solo sospettati di essere omosessuali, che vengono arrestati, picchiati e torturati.
  Ad aprile i Paesi membri della Equal Rights Coalition, fra cui figura anche l'Italia, hanno rivolto un appello pressante alle autorità federali russe affinché conducessero un'inchiesta indipendente e credibile sulle denunce di detenzione arbitraria, torture e assassini di cittadini ceceni per il proprio orientamento sessuale ad opera dei servizi di sicurezza e di altre autorità governative nella Repubblica di Cecenia.
  Nel maggio scorso Yuri Guaiana, che è qui con noi, recatosi a Mosca allo scopo di consegnare alla Procura generale oltre due milioni di firme raccolte online per chiedere l'apertura di un'inchiesta sulle persecuzioni delle persone LGBTI in Cecenia, è stato fermato dalle autorità russe con l'accusa di aver organizzato una manifestazione non autorizzata ed è stato rilasciato solo dopo quattro ore.
  Voglio segnalare, infine, che la Commissione affari esteri e comunitari della Camera, nella giornata odierna, ha in programma l'esame di due interrogazioni, una a prima firma Sgambato e l'altra a prima firma Quartapelle, che è qui con noi, in cui si denuncia la condizione delle persone LGBTI in Russia e si sollecita il Governo italiano a rafforzare l'azione politica e diplomatica, Pag. 4 affinché siano universalmente tutelati i diritti umani, soprattutto nei Paesi partner, ma ovviamente non solo nei Paesi partner.
  Do ora la parola agli auditi affinché svolgano la loro relazione.

  IGOR KOCHETKOV, Direttore dell'associazione Russian LGBT Network. La ringrazio, signora presidente, ringrazio voi, signore e signori, per avere consentito questo incontro di oggi.
  Riteniamo estremamente pericoloso, ma anche altrettanto importante, ciò che sta accadendo in Cecenia alle persone omosessuali. Questo è importante non soltanto per la Repubblica cecena e per la Federazione Russa, ma è estremamente importante per l'Europa e per tutto il mondo, poiché i crimini che si verificano attualmente in Cecenia relativamente alla persecuzione delle persone omosessuali possono essere paragonati soltanto agli eventi dell'epoca nazista, quando, solo a causa delle loro convinzioni, i nazisti erano capaci di perseguitare le persone e anche di assassinarle.
  Purtroppo, i casi sono senza precedenti per l'Europa di oggi e dobbiamo, innanzitutto, trarre una lezione dall'indulgenza dei regimi totalitari rispetto a questi crimini e ricordare che questi crimini, se permessi, si diffondono in tutto il mondo.
  Ho usato l'espressione «regime totalitario» perché questo è il regime politico che, di fatto, vige in Cecenia, dove non c'è legge che funzioni e mancano le possibilità di manifestare in piena sicurezza i propri punti di vista, in quanto la fonte di potere e di diritto è nella mani di una sola persona, Ramzan Kadyrov.
  Vorrei raccontare come siamo arrivati a una situazione del genere sia nella Repubblica cecena sia nella Federazione Russa. Nel 2007, il Presidente Putin ha trasmesso il potere direttamente a Ramzan Kadyrov con poteri plenipotenziali, motivando ciò con la necessità di contrastare l'estremismo islamico. L'attribuzione di queste competenze senza precedenti significa anche flussi finanziari straordinari da parte del potere russo.
  Quanto alla lotta all'estremismo islamico, va detto che ormai nel 2007 esso era letteralmente annientato, quindi si trattava di un pretesto per poter mantenere il proprio potere assoluto. Pertanto, si è creata questa situazione in cui l'autorità cecena vigila sulla coscienza, sulla morale e sul comportamento dei ceceni.
  A partire dal 2013, infatti, il Presidente Kadyrov ha avviato la lotta contro chiunque non corrisponda all'ideale di una vera donna cecena oppure di un vero uomo ceceno. I musulmani salafiti sono stati i primi ad aver subìto questa lotta, tanto che sono stati espulsi. Poiché Kadyrov ha proclamato anche modalità di vita sana, senza consumo di narcotici e di alcolici, chiunque fosse sospettato di non rispettare le sue direttive era torturato e qualcuno addirittura ucciso.
  Successivamente fu il momento della lotta contro le donne che non coprono il capo. Anche in questo caso, Ramzan Kadyrov ha incarnato la figura che ha la capacità e il potere di gestire le coscienze. Così si è arrivati anche alla repressione degli omosessuali. Le carceri segrete dove sono imprigionati gli omosessuali, in realtà, esistevano già da tempo, in quanto queste carceri servivano per altre persone.
  Desidero sottolineare che la tortura viene inflitta anche solo per l'accusa di non corrispondere al modello di comportamento che, secondo l'autorità cecena, deve essere rispettato. Nel febbraio 2017, ad esempio, con motivazioni ufficiali ben diverse da quelle reali, fu fermata una persona perché nel suo telefonino erano stati trovati contatti, foto e video che permettevano di capire il suo orientamento sessuale. Tale informazione giunse a Kadyrov e in questo modo cominciarono le persecuzioni di massa. Siamo già a conoscenza di quattro uccisioni.
  In queste carceri, che non sono legittime perché non sono previste dalla norma amministrativa, non viene nemmeno distribuito il cibo. Inoltre, nelle carceri sono presenti anche altre categorie di prigionieri, ma solo gli omosessuali vengono trattati in modo estremamente crudele. Essi non solo vengono picchiati e seviziati, ma anche offesi nel loro orgoglio e anche agli altri carcerati viene permesso di compiere Pag. 5queste azioni. Le guardie carcerarie, infatti, non nascondono il motivo dell'arresto di queste persone, ossia il sospetto di appartenere alla minoranza omosessuale oppure la loro appartenenza accertata.
  Diversi mass media, che sicuramente conoscete bene, hanno parlato di questi casi e numerose sono le interviste rilasciate riguardo alle torture subìte. Desidero evidenziare che si tratta di persecuzioni di massa, in quanto, secondo i nostri dati, solo nel carcere di Argun, nei mesi di febbraio e marzo, sono state recluse circa 200 persone a causa del loro orientamento sessuale.
  Un altro elemento che merita la nostra attenzione è che si tratta di crimine organizzato. Ci sono testimonianze dirette sul fatto che il signor Dolgov era presente durante la liberazione degli omosessuali dal carcere e ha denigrato pubblicamente non soltanto queste persone, ma anche le loro famiglie e i loro parenti. Tutte queste persone, ad oggi, restano sotto stretto controllo delle strutture dell'ordine pubblico.
  Oggi il potere russo, pur avendone tutte le possibilità, non ha alcuna intenzione di svolgere un'inchiesta oggettiva su queste violazioni: finge di farlo, ingannando così non soltanto la comunità russa, ma anche la comunità internazionale. Molte sono le dichiarazioni dei funzionari e del ministro degli esteri russo al riguardo. Ad esempio, la Commissaria per i diritti dell'uomo, Tatyana Moskalkova, si è dichiarata pronta ad avviare un'inchiesta, ma, allo stesso tempo, ha affermato che è tecnicamente impossibile avviarla in quanto non è giunta alcuna richiesta al riguardo. Tutto questo è falso. In primo luogo, la Commissaria Moskalkova non è l'autorità preposta a svolgere quest'inchiesta. Infatti, nel codice processuale è ben definito chi può essere incaricato di svolgere questo tipo di inchieste, pertanto la signora Moskalkova non è legittimata e non ha questo tipo di competenze.
  In secondo luogo, la difesa dei diritti violati, secondo la legge della Federazione Russa, può essere realizzata solo nei rispettivi territori di residenza. Questo significa che i residenti della Cecenia dovrebbero essere difesi dalle stesse persone che li perseguitano, quindi non hanno alcuna possibilità di chiedere aiuto e assistenza.
  Lei, presidente, ha menzionato la Novaja Gazeta, il giornale che ha pubblicato l'elenco delle persone omosessuali che sono state uccise, ma, nonostante ciò, gli organi di inchiesta della Federazione Russa insistono nel ribadire di non possedere elementi per avviare l'inchiesta. Questo, in altre parole, significa che non ne hanno intenzione.
  Come ho detto, i crimini a cui assistiamo oggi in Cecenia possono essere assimilati ai crimini contro l'umanità, così come codificato nello Statuto di Roma, quindi questi crimini possono essere oggetto di inchieste internazionali. La Russia, però, non ha ratificato lo Statuto di Roma, dunque soltanto il Consiglio di Sicurezza dell'ONU può costringere lo Stato russo ad avviare l'inchiesta. Tuttavia, non possiamo dimenticare che la Russia ha il diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza e, quindi, anche questa strada non è percorribile. Dunque, ancora una volta, se i poteri russi affermano che non ci sono elementi per avviare l'inchiesta, questa non può essere avviata.
  Ci chiediamo, quindi, cosa possono fare le persone che sono perseguitate da chi dovrebbe difenderle, cioè dai propri governi, e che non riescono a trovare difensori dei loro diritti. Secondo me, bisogna trovare dei meccanismi che possano costringere ad avviare un'inchiesta non soltanto all'interno della Federazione Russa, ma a livello internazionale. Questo è un aspetto che riguarda direttamente la classe politica.
  A mio avviso, questa è una strada percorribile in quanto gli omosessuali fuggono in massa e cercano asilo innanzitutto in Europa, ma credo che manchino meccanismi legittimi per avviare un'inchiesta. Ribadisco ancora una volta che quanto accade oggi in Cecenia è accaduto negli anni Trenta in Germania, quando molti intellettuali europei difendevano le azioni dei nazisti, appellandosi all'assenza di fatti oggettivi. Oggi siamo costretti a sentire le stesse parole per bocca di soggetti politici e di Pag. 6personalità della società civile. Probabilmente, non abbiamo mai imparato la lezione.
  Pochi giorni fa è stato chiesto al Presidente Kadyrov se ci fossero degli omosessuali in Cecenia e il Presidente Kadyrov ha risposto che vorrebbe radunare tutti gli omosessuali per purificare il sangue del popolo ceceno. Queste parole sono state pronunciate in seno al Consiglio federale della Federazione Russa. Recentemente il Presidente Kadyrov ha affermato anche che in Cecenia non c'erano omosessuali e che se qualcuno venisse trovato, dovrebbe essere ucciso e annientato. Queste sono state le parole di Kadyrov. Dunque, dobbiamo unire le nostre forze per trovare il modo di contrastare i crimini contro l'umanità.

  PRESIDENTE. La ringraziamo per questa testimonianza impressionante. Passo subito la parola a Yuri Guaiana per raccontarci la sua esperienza e tutto quello che vuole illustrarci su questo tema.

  YURI GUAIANA, Responsabile delle questioni transnazionali dell'Associazione Radicale Certi Diritti. Grazie mille, presidente, grazie a tutti i deputati per averci voluto ascoltare. Spero abbiate ricevuto i rapporti che vi abbiamo fornito in precedenza, dove si va nel dettaglio rispetto a quello che, come l'amico Igor ha detto poc'anzi, è un evento eccezionale nella storia recente dell'Europa, che rimanda a memorie e modalità del XX secolo.
  Il New York Times ha parlato per due volte di pogrom rispetto a ciò che sta avvenendo tuttora in Cecenia. Voglio ricordare che il Russian LGBT Network e All Out hanno confermato alla stampa che gli arresti sono ripresi di recente e che ne hanno le prove. Quello che sta succedendo è un fatto eccezionale che richiede necessariamente una pronta azione di condanna di tutti gli altri Paesi europei. Infatti, come si è detto prima, quello che accade in quel piccolo angolo del Caucaso è qualcosa che sta accadendo in Europa, sta accadendo in Russia e, quindi, in Europa.
  Ricordo che la Russia è membro del Consiglio d'Europa, che ha come scopo principale la difesa dei diritti umani. Quindi, non fare nulla e accettare che in un Paese membro del Consiglio d'Europa avvengano crimini di questo genere, che ci sia un nuovo pogrom, che ci sia uno Stato totalitario in cui lo Stato di diritto è completamente assente, rappresenta un pericolo per il resto dell'Europa e per la stessa istituzione europea.
  La Russia, peraltro, a mio giudizio – uso una parola forte –, è complice. Infatti, quando le autorità russe decidono di non avviare un'indagine dinanzi alle prove che sono state fornite, quando il responsabile per la stampa di Putin dice che nelle dichiarazioni di Kadyrov, appena ricordate da Igor, non c'è nulla fuori dall'ordinario, non può che trattarsi di una responsabilità molto forte e addirittura di una complicità.
  Io sono cittadino italiano, quindi mi indigno perché, di fronte a questi atti perpetrati nella periferia dell'Europa, il Governo italiano ancora non ha fatto nulla di concreto e non ha nemmeno speso una parola forte su questi crimini. L'unica azione del Governo italiano è stata la firma, da parte del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di una lettera, firmata anche da altri ministri degli esteri europei, per chiedere spiegazioni a Putin rispetto a quanto stava avvenendo in Cecenia. Tra l'altro, l'Italia ha siglato questa lettera dopo che essa era stata già inviata dai primi sei firmatari.
  Questo è chiaramente insufficiente. La repressione è iniziata a febbraio, è stata resa nota ad aprile e, in Italia, a maggio con la vicenda del mio arresto, che ha sicuramente portato alla luce questa vicenda anche in Italia. Oggi – siamo a luglio – gli arresti in Cecenia continuano ed è gravissimo che il Governo italiano non sia riuscito a dire una parola e a utilizzare tutte le occasioni formali di incontro con i rappresentanti della Federazione Russa per porre la questione. Di occasioni ce ne sono state svariate, ad esempio, recentemente si è svolto il G20 e non mi risulta che l'argomento sia stato affrontato. Altri governi europei (come la Germania e la Francia ed anche l'Inghilterra) ed extraeuropei hanno agito diversamente, si sono espressi formalmente Pag. 7 e hanno fatto pressioni politiche, mentre, invece, l'Italia non ha fatto niente di tutto ciò.
  Al di là della pressione politica, che è fondamentale perché Putin si renda conto della gravità di quanto sta avvenendo all'interno dei confini della Federazione Russa, c'è anche qualcosa di concreto, che pure altri Paesi europei hanno fatto e che l'Italia non si sogna neanche di fare, cioè accogliere le persone che stanno scappando dalla Cecenia per salvarsi, perché in Russia rischiano di essere raggiunti dalla milizia di Kadyrov o dai propri familiari, che addirittura possono arrivare ad ucciderli con il sostegno di Kadyrov, il quale, nonostante il delitto d'onore sia illegale in Russia e in Cecenia, dichiara alla stampa internazionale di non curarsene.
  Per riuscire a salvarsi, queste persone devono lasciare la Russia. Non stiamo parlando di numeri enormi, ma di una minoranza. Altri Paesi europei, come la Francia e la Germania, hanno accolto alcuni rifugiati, l'Italia non si è nemmeno posta il problema. Mi rendo conto che noi abbiamo una costante discussione pubblica sulla vicenda dell'immigrazione, con toni anche complicati, però, di fronte all'eccezionalità di questa vicenda, mi pare doveroso che anche il nostro Paese faccia la propria parte.
  L'Italia, inoltre, siede nei consessi internazionali, in particolare nel Consiglio d'Europa. I parlamentari italiani sono anche membri dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, quindi propongo a tutti i parlamentari italiani che ne abbiano la possibilità di prendere la parola al Consiglio d'Europa per fare in modo che anche in quella sede ci si attivi il prima possibile per avviare un'inchiesta di natura indipendente rispetto a quello che sta avvenendo in Cecenia.
  Io non sono certo uno specialista, però la nomina di uno special rapporteur per la questione dei diritti umani in Cecenia potrebbe essere una soluzione. Le soluzioni potrebbero essere anche altre, starà al Consiglio d'Europa decidere le forme migliori, ma è importante fare in fretta, perché non è solo una questione di umanitarismo, è anche una questione di interesse, in quanto, come ci raccontava Igor, l'abbiamo già visto succedere.
  I pogrom del 1800 sono stati ignorati, quello che avveniva alle minoranze (ebrei, omosessuali, rom e tanti altri) durante il regime nazista veniva negato dalle autorità tedesche e c'era questa costante sensazione che non fosse del tutto vero, non si ascoltavano le testimonianze, così come oggi c'è ancora qualcuno che sostiene che tutto quello che accade in Cecenia non è vero, nonostante le testimonianze, nonostante il coraggio degli attivisti LGBTI russi, che stanno facendo veramente dei miracoli per lavorare in una situazione, quella della Federazione Russa, che è estremamente complicata, benché non paragonabile a quello che sta avvenendo in Cecenia. Occorre, quindi, che l'Europa e l'Italia si prendano le proprie responsabilità per evitare che queste violazioni e queste modalità di azione politica non dilaghino nel nostro Paese e in Europa.
  La Corte europea dei diritti dell'uomo ha recentemente considerato contraria alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo la legge russa contro la propaganda gay, che crea un clima politico che favorisce tutta una serie di discriminazioni e che, naturalmente, rende difficilissima l'attività degli attivisti russi. Non so neanche quante volte Igor sia stato arrestato. In Italia si è diffusa la notizia del mio arresto, ma io sono stato arrestato una volta, Igor e gli attivisti russi vengono arrestati costantemente ogni volta che tentano di fare una cosa banale e democratica, come consegnare firme o svolgere una manifestazione.
  Proprio ieri è uscito un altro rapporto di Human Rights Watch (mi scuso perché non ho avuto modo di farvelo avere, ma potete trovarlo su internet), che evidenzia come la libertà di espressione in Russia sia sempre più ridotta e negata. Siamo arrivati al paradosso per il quale la Federazione Russa apre un'indagine penale su un ragazzo di ventidue anni che ha commesso il crimine di giocare a Pokémon GO con il telefono cellulare in chiesa e lo condanna per incitamento all'odio e oltraggio alla religione e non apre un'indagine penale Pag. 8relativa a ciò sta avvenendo in Cecenia. Questo è il paradosso in cui ci troviamo a vivere in questi tempi.
  Mi appello al Comitato sui diritti umani e alla presidenza per prendere a cuore questa vicenda e fare tutto quello che è possibile in Italia e negli organismi internazionali di cui l'Italia fa parte, perché si ponga fine a questo pogrom e a questo nucleo di totalitarismo che rischia davvero di infettare l'intera Europa.

  PRESIDENTE. Ringrazio anche Yuri Guaiana per la sua relazione e lascio la parola ai colleghi che desiderino intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ALESSANDRO ZAN. Grazie, presidente. Ringrazio veramente di cuore Igor Kochetkov e Yuri Guaiana per questa audizione, che chiarisce anche nei dettagli e nei contorni quello che sta accadendo in Cecenia e nella Federazione Russa. Infatti, io affronterei il caso della Cecenia e quello della Federazione Russa come due cose strettamente connesse e collegate.
  L'azione di Putin in questi anni ha, infatti, ridotto la Federazione Russa a Stato antidemocratico, che fomenta le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale e non solo. Dunque, la Cecenia si sente autorizzata, a sua volta, a essere l'avamposto più terribile e discriminatorio nei confronti delle persone omosessuali, con dei veri e propri campi di concentramento e uccisioni di massa, che giustamente Igor Kochetkov paragona al periodo nazista.
  Io sono un po’ sorpreso del fatto che la convocazione di questo Comitato permanente sui diritti umani abbia fatto notizia, addirittura con prese di posizione che trovo surreali anche per il nostro Paese, ad esempio, da parte di un professore della LUISS che afferma di non capire a quale scopo la Commissione affari esteri della Camera decide di occuparsi dei gay in Russia quando il mondo e l'Italia sono in fiamme. Anche questa è omofobia, soprattutto perché la Commissione affari esteri e il Comitato permanente sui diritti umani non sono preposti ad occuparsi degli incendi, ma si devono occupare, giustamente, della tutela dei diritti umani.
  Quindi, ringrazio la presidente per aver convocato questo Comitato, in cui si è messa in evidenza anche l'assenza del Governo italiano su questo argomento. Noi siamo del Partito Democratico, sosteniamo l'attuale Governo, e come parlamentari, con la collega Quartapelle, abbiamo portato avanti ogni azione (interventi in Aula, interrogazioni parlamentari, interpellanze urgenti, richieste di un incontro con l'Ambasciatore russo in Italia) proprio per denunciare la situazione attuale, e, nonostante tutto, c'è un silenzio di questo Governo che va assolutamente condannato e criticato.
  Servono prese di posizione chiare nelle sedi istituzionali europee e internazionali, servono i visti, servono i diritti d'asilo per le persone LGBTI che scappano dalla Cecenia e hanno bisogno di protezione, perché diversamente finirebbero torturate e uccise nelle prigioni segrete.
  Questo Paese si è adoperato per concedere i visti e non espellere persone che provenivano da Paesi dell'Africa e che a causa del loro orientamento sessuale, una volta tornate, avrebbero rischiato la tortura o addirittura l'omicidio. Questo ha consentito all'Italia di concedere visti speciali per ragioni umanitarie e per evitare che venissero perseguitati in nome del loro orientamento sessuale. La stessa cosa deve essere fatta anche per i cittadini che provengono dalla Cecenia e dalla Federazione Russa, dove oggi le associazioni per il rispetto dei diritti umani sono ormai relegate ad uno stato di semiclandestinità; la stessa associazione Russian LGBT Network ne è un esempio.
  Ritengo che essere tutti dalla parte della legalità e dell'indignazione delle istituzioni in sede nazionale e internazionale su questa vicenda consentirà di far evolvere la percezione dell'opinione pubblica rispetto al fatto che non stiamo parlando di questioni di dettaglio, ma stiamo parlando di diritti umani e di legalità internazionale. Ciò è fondamentale; pertanto, auspico che da questo Comitato permanente e da tutte le azioni che abbiamo già svolto in Parlamento Pag. 9 si arrivi presto a definire una strategia di pressione nei confronti della Russia e della Cecenia, per evitare che queste cose atroci accadano ancora.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Ringrazio molto Igor e Yuri per il coraggio della testimonianza e per la loro disponibilità. Credo che l'audizione di oggi sia molto utile per capire, con una testimonianza diretta, lo stato della situazione della comunità LGBTI in Russia e in Cecenia e per capirlo in una sede istituzionale, in modo che sia lasciata traccia e che questo argomento diventi parte del nostro lavoro parlamentare, avendo anche una documentazione e una testimonianza diretta.
  La presidente Locatelli si è molto spesa perché questa audizione avvenisse e credo che sia davvero utile per il nostro lavoro parlamentare reiterare l'importanza del Comitato sui diritti umani, che si riunisce spesso. Oggi, tuttavia, è una di quelle occasioni in cui tale Comitato serve più che in altre occasioni.
  A questo proposito vorrei porre una domanda anche per dare seguito alle notizie tragiche che abbiamo ascoltato. Credo che, da un lato, ci sia la denuncia, l'attenzione, la pressione che occorre continuare a portare avanti anche in altre sedi, in particolare nel Consiglio d'Europa. Credo che questa idea di un rapporteur del Consiglio d'Europa sulla situazione dei diritti delle persone LGBTI possa essere un'idea su cui anche noi possiamo spenderci. In questo momento un italiano è presidente del gruppo socialista al Consiglio d'Europa, ossia il presidente della nostra Delegazione parlamentare, il collega Nicoletti, e credo che, data la sensibilità espressa anche dal collega Zan, abbia senso dare anche un segnale del genere.
  Oltre al lavoro che si può portare avanti nel Consiglio d'Europa, credo che si possa fare un lavoro come Italia e, in questo, il ruolo del Parlamento è assolutamente importante. Abbiamo osservato con ammirazione e anche invidia le prese di posizione di altri governi europei e continueremo a stimolare il Governo italiano ad una presa di posizione su una questione dei diritti umani che non ha un colore di alleanza politica o di rapporto con la Russia. Infatti, ritengo che si deve poter discutere di tutto, a maggior ragione con i Paesi con cui vogliamo tenere aperto il dialogo, mentre non discutere dà il senso di un rapporto più difficile, meno franco. Credo che con la Russia si debba avere un rapporto franco e aperto, il che comporta anche discutere di cose difficili.
  In questo senso vorrei capire se si può dare seguito alle azioni di alcuni altri Paesi europei rispetto all'accoglienza di attivisti LGBT. Ci sono altre persone che potrebbero essere interessate a chiedere una protezione internazionale del nostro Paese? In questo caso, voi potete essere un canale per avviare questo tipo di contatti? Credo che questa possa essere un'azione concreta da portare avanti in Parlamento. L'interrogazione che svolgeremo tra poco verte esattamente su questo e credo sia interessante collegare le due cose.

  MARIA EDERA SPADONI. Ho poco da aggiungere, oltre ad esprimere totale solidarietà per quanto sta accadendo al confine dell'Europa, in una zona che è considerata parte dell'Europa. In quanto membro del Consiglio d'Europa, segnalo che da più di due anni, a causa della questione ucraina, la Federazione Russa non ha possibilità di votare all'interno del Consiglio d'Europa. Quindi, da quanto posso testimoniare, avendo partecipato a quasi tutte le sessioni, tranne che purtroppo all'ultima, la situazione è abbastanza tesa, anche perché i parlamentari russi non hanno la possibilità di votare.
  Credo che ci siano situazioni particolari non solo per quanto riguarda la questione russa, ma anche rispetto ad altri Paesi. Ricordo che fanno parte del Consiglio d'Europa 47 Paesi membri e ritengo che l'avvio di un dialogo rispetto alla situazione descritta potrebbe aiutare.
  Se non sbaglio, proprio il mese scorso il Consiglio d'Europa ha condannato la situazione in Cecenia. Non so quanto possa essere utile, visti i due anni e mezzo di chiusura totale del Consiglio d'Europa alla Russia. Sicuramente la chiusura nei confronti della Federazione Russa non è stata Pag. 10utile e probabilmente rivedere questa condizione potrebbe calmierare la situazione.
  I punti importanti sono già stati toccati; inoltre, la collega Quartapelle, che fa parte anch'ella della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, diceva che si svolgerà oggi un'interrogazione. Ovviamente sono assolutamente concorde sul fatto che, indipendentemente dal Paese che ci troviamo davanti, quando si parla di diritti umani, che dovrebbero rappresentare la priorità, non si guarda in faccia nessuno.
  Sono assolutamente concorde nel ritenere che il dialogo con i Paesi partner ci sarà sempre, ma che tale dialogo deve avvenire anche in modo critico, soprattutto quando si parla di un tema fondamentale come i diritti umani.

  PRESIDENTE. Ringrazio la collega Spadoni e prima di passare la parola ai nostri due ospiti vorrei fare una brevissima considerazione, rispondendo anche alle sollecitazioni del collega Zan.
  Quando le azioni suscitano reazioni significa che sono azioni efficaci. Quindi, sono molto contenta della reazione di qualche professore della LUISS e addirittura delle reazioni da Mosca. Infatti, proprio oggi è arrivata, attraverso l'Ansa, una dichiarazione in cui si bollano come frottole i reportage di Novaya Gazeta e si accusano i sostenitori dei diritti umani di esseri «demoni corrotti e disumani». Io mi sento molto onorata di essere in questa folla di «demoni corrotti e disumani» che denunciano le «presunte violazioni».
  È già stato fatto ripetutamente riferimento a quanto successo in Europa negli anni Trenta, quando il regime nazista veniva difeso perché mancavano le prove provate di violazioni di diritti umani e di persecuzioni; chiaramente le autorità non aiutano a trovare queste prove perché sarebbero prove contro di loro.
  Noi, ovviamente, siamo a disposizione perché, in collaborazione con i nostri colleghi che fanno parte del Consiglio d'Europa, si proceda anche partendo da questa audizione e dalle interrogazioni che verranno discusse più tardi. Nella Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa abbiamo rappresentanti molto attenti e molto sensibili in tema di diritti umani.
  Raccogliendo lo stimolo che ci è venuto dalla collega Spadoni, è molto difficile mettere in equilibrio la denuncia di violazioni e tenere i canali aperti. È lo stesso metodo che io sto proponendo per la Turchia: attenzione a non isolare, ma senza perdere il rigore e l'intransigenza sulla difesa dei diritti umani, perché nelle realtà in cui si assiste a violazioni dei diritti umani e dello Stato di diritto dobbiamo avere la possibilità di comunicare per sollecitare ancora di più le autorità. L'isolamento rischia di far perdere i collegamenti, ma, soprattutto, di rendere ancora più isolate le persone che stanno combattendo per la difesa dei diritti umani.
  È un equilibrio difficilissimo e delicatissimo, si rischia di perdere una o l'altra dimensione, ma dobbiamo mantenere i collegamenti senza dimenticare che sulla violazione dei diritti umani, che è assolutamente inaccettabile, non si transige.
  Io credo che possiamo assumere l'impegno affinché, in particolare dal Consiglio d'Europa, che vede la Federazione Russa tra i suoi membri, parta un'iniziativa per un'inchiesta indipendente. Inoltre, ascolteremo cosa risponde oggi il Governo relativamente alle due interrogazioni che sono state presentate, al fine di rilanciare possibili iniziative.
  Cedo di nuovo la parola a Igor e a Yuri per le loro considerazioni finali, ringraziandoli moltissimo per la loro testimonianza.

  IGOR KOCHETKOV, Direttore dell'associazione Russian LGBT Network. La ringrazio, signora presidente. Permettetemi di commentare alcune questioni: quello che accade attualmente, la situazione degli attivisti in Russia e in Cecenia soprattutto, tenendo conto della campagna contro gli attivisti, e quello che può fare il Consiglio d'Europa.
  Anch'io ho partecipato alle sessioni del Consiglio d'Europa e ho parlato molto con i parlamentari. Attualmente niente è cambiato, le persecuzioni continuano e sono state rinnovate dopo le festività, dopo il Ramadan. Però il potere ora si comporta Pag. 11diversamente, cercando di motivare le indagini criminali con accuse pretestuose e imputando l'arresto ad altre motivazioni. Questa è una situazione nuova.
  Gli attivisti e, in generale, tutti coloro che lottano per i diritti umani in Russia sono in pericolo. Le persone che solo parlano di questi crimini, tra cui anche i crimini compiuti in Cecenia, sono esposte anche al rischio della loro vita. È di straordinaria importanza che la comunità internazionale continui a monitorare la situazione in collaborazione con chi lotta per i diritti umani in Russia. Devo dire, comunque, che dall'Unione europea è stato fatto decisamente molto. Però bisogna unire le forze e intensificare le azioni, perché quello che facciamo non riguarda soltanto le questioni interne della Russia, ma riguarda i diritti umani, che non possono essere trascurati dalla comunità internazionale.
  Per quanto concerne la questione relativa alla dimensione europea, per il potere ceceno l'interesse destato dai mass media internazionali nel mese di aprile è stato una vera sorpresa, perché erano convinti che nessuno avrebbe mai scoperto quello che sta accadendo, in quanto si sentivano protetti dalla legge che proibisce la propaganda del modus vivendi omosessuale. Il potere ceceno e anche il potere federale sono stati colti di sorpresa, in quanto la questione ha suscitato questa enorme risonanza nei mass media mondiali.
  Dobbiamo essere consapevoli del fatto che oggi è molto importante avere il controllo della situazione e il controllo del modo in cui procedono le inchieste. Questo controllo deve essere internazionale: quindi, se il Consiglio d'Europa adotta il meccanismo delle relazioni speciali, occorre sfruttare questa possibilità. Se il potere russo continua a negare la possibilità di avviare inchieste, ci rimane soltanto il Consiglio d'Europa, dove almeno possiamo testimoniare i gravi episodi di violazione dei diritti umani in Cecenia. Io sono cittadino russo e, dunque, non posso auspicare l'isolamento della Russia. Ritengo che ciò sia davvero molto pericoloso per la Russia, per la democrazia e per la tutela dei diritti umani. Però, mentre la Russia continua ad affermare di difendere le proprie tradizioni, non dobbiamo chiudere gli occhi, non dobbiamo far finta di non accorgerci di quello che sta succedendo solo per mantenere il dialogo. Bisogna trovare le parole giuste, affermando, come ha detto Yuri, che la Russia diventa complice della situazione cecena, che è la conseguenza del cammino intrapreso dal governo russo.
  Come ho già detto, si tratta di gravissimi crimini: parliamo di torture e di uccisioni di massa. Come cittadino russo ritengo che il dialogo non debba essere interrotto, ma, allo stesso tempo, ritengo che tale dialogo debba essere onesto, franco e di principio.

  YURI GUAIANA, Responsabile delle questioni transnazionali dell'Associazione Radicale Certi Diritti. Grazie mille, ancora, per questa audizione. Vorrei dire una cosa molto breve. È importante non lasciarsi ingannare dall'argomentazione che spesso viene utilizzata dal governo russo, ossia di dire agli altri Paesi che le associazioni chiedono di portare avanti azioni contro la Russia, mentre quello che vi chiediamo di fare è per la Russia.
  C'è un episodio che è saltato agli onori della cronaca di questi giorni, ossia l'annullamento dello spettacolo teatrale in onore di Nureyev, il famosissimo ballerino internazionale che rappresenta una delle eccellenze della cultura russa. La legge contro la propaganda gay, che è appena stata ritenuta contraria ai diritti umani dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, è stata la base dell'azione del governo per annullare, a tre giorni dalla messa in scena, questa rappresentazione in memoria di uno dei più grandi ballerini della nostra epoca.
  La nostra azione, quindi, è volta a protezione della Russia, della cultura russa, dei cittadini russi, che non sanno più che cosa possono o non possono scrivere su internet, che se giocano con il telefono cellulare in chiesa rischiano di essere condannati, che non possono andare a consegnare delle firme, che non possono manifestare perché altrimenti vengono arrestati, che purtroppo, come abbiamo raccontato oggi, vengono arrestati, torturati, uccisi solo a causa del loro orientamento sessuale. Pag. 12
  Sarò felice e curioso di sapere come risponderà il Governo alle interrogazioni in discussione e vi ringrazio per aver posto tali quesiti. Sarebbe importante trovare un modo per impegnare il Governo, con un atto formale da parte del Parlamento, a fare il possibile e anche l'impossibile proprio a favore della Russia, della cultura russa e dei cittadini russi. Grazie ancora per averci ascoltato.

  PRESIDENTE. Grazie per questa vostra presenza. Noi rappresentiamo il Comitato sui diritti umani e i diritti umani, per definizione, non hanno frontiere. La difesa dei diritti umani varca le frontiere nel senso che esse non esistono, quindi si opera per proteggerli e per promuoverli in Russia, in Italia, in Egitto, in Turchia. Questo è il nostro lavoro, senza incertezze e senza esitazioni.
  Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.05.