XVII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

Resoconto stenografico



Seduta n. 22 di Mercoledì 3 maggio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Audizione di rappresentanti della ONG EuromedRights.
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 3 ,
Salhi Ramy , Direttore del ... 3 ,
Hammami Naïma , Segretaria generale aggiunta della ... 4 ,
Salhi Ramy , Direttore del ... 5 ,
M'Sallem Jamel , Presidente della ... 5 ,
Salhi Ramy , Direttore del ... 6 ,
Kfif Malek , componente del ... 6 ,
Salhi Ramy , Direttore del ... 7 ,
Rebaï Lilia , Direttrice del ... 7 ,
Salhi Ramy , Direttore del ... 8 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 8 ,
Kfif Malek , componente del ... 10 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 10 ,
Kfif Malek , componente del ... 10 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 11 ,
Rebaï Lilia , Direttrice del ... 11 ,
Salhi Ramy , Direttore del ... 11 ,
Locatelli Pia Elda , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta civica-ALA per la costituente libera e popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Civici e Innovatori: (CI);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-UDC: Misto-UDC;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
PIA ELDA LOCATELLI

  La seduta comincia alle 8.40.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della ONG EuromedRights.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l'audizione di rappresentanti della ONG EuromedRights.
  Saluto e ringrazio per la loro presenza e disponibilità a prendere parte ai nostri lavori Jamel M'Sallem, presidente della Ligue Tunisienne des Droits de l'Homme, Naïma Hammami, segretaria generale aggiunta dell’Union Générale Tunisienne du Travail, Malek Kfif, componente del Bureau National du Forum Tunisien des Droits Economiques et Sociaux, Ramy Salhi, direttore del Bureau Maghreb d'EuroMedDroits, e Lilia Rebaï, direttrice del Bureau Tunisie d'EuroMedDroits.
  EuromedRights è una rete euromediterranea di 80 ONG impegnate sul fronte dei diritti umani aventi sede in 30 Paesi d'Europa e della regione del Mediterraneo. Tale organizzazione è stata costituita nel dicembre 1997 e persegue come suo obiettivo fondamentale lo sviluppo e il rafforzamento della collaborazione tra le ONG che operano nella regione euromediterranea, sostenendo il valore della cooperazione e del dialogo all'interno dei confini degli Stati e promuovendo la collaborazione e lo sviluppo di partnership tra le ONG per i diritti umani, gli attivisti e la società civile.
  EuromedRights gioca anche un ruolo decisivo nell'intermediazione tra i governi e le ONG in un momento assai delicato, considerata la centralità del Mediterraneo rispetto all'emergenza migratoria in atto.
  Segnalo che la delegazione tunisina di EuromedRights, che oggi incontriamo, è di altissimo livello includendo rappresentanti del Quartetto del dialogo nazionale tunisino, vincitore del Premio Nobel per la pace 2015, che ha giocato un ruolo cruciale per la transizione pacifica della Tunisia dopo Ben Alì.
  La delegazione è ospite qui in Italia per svolgere una funzione di advocacy sul tema della tutela dei diritti umani con i principali attori istituzionali italiani attivi con la Tunisia, nell'intento di approfondire la tematica del rispetto dei diritti umani nei rapporti bilaterali in campo economico e sociale, da una parte, e in relazione alle politiche migratorie e antiterrorismo, dall'altra.
  Prima di dare la parola ai componenti della delegazione, vorrei ricordare il nostro incontro precedente. Nell'aprile 2015 la Commissione affari esteri ha incontrato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle problematiche emergenti, le sfide e la nuova prospettiva di sviluppo dell'Africa subsahariana, un'altra delegazione di rappresentanti della società civile tunisina, di cui erano parte Lilia Rebaï, Ramy Salhi e Raffaella Bolini. Distribuiamo il resoconto di questo precedente incontro. Sono di nuovo lieta di darvi il benvenuto in questa sala.

  RAMY SALHI, Direttore del Bureau Maghreb Euromed Rights. Grazie, presidente, Pag. 4per averci ricevuto oggi qui nella Camera dei deputati italiana e grazie anche al Comitato per i diritti umani. Lei ha presentato perfettamente la nostra rete EuromedRights e ha anche ottimamente presentato la nostra delegazione.
  Volevo soltanto aggiungere un punto riguardante uno degli obiettivi della nostra rete e uno dei progetti principali in Tunisia. Si tratta di instaurare un dialogo tripartito tra la società civile tunisina, le autorità tunisine di governo, ma anche parlamentari, e le autorità europee, a livello di Unione europea e, quindi, con le istituzioni europee, ma anche con i singoli Stati membri.
  Questo dialogo tripartito riguarda diversi temi che legano la Tunisia all'Unione europea, in particolare all'Italia. È in questo quadro che la nostra delegazione ha chiesto questo incontro per discutere di alcune questioni che ci preoccupano e che richiedono una collaborazione e un partenariato con l'Italia.
  I principali punti che vorremmo affrontare in questo incontro vedono, in primo luogo, il coinvolgimento della società civile tunisina e anche italiana nel follow-up delle relazioni ufficiali tra Italia e Tunisia.
  Il secondo punto consiste nello scambiare con voi dei punti di vista sull'evoluzione della situazione dei diritti umani in Tunisia e sulle possibilità di partenariato e di collaborazione in questo campo.
  Ancora, una terza preoccupazione riguarda il partenariato per la mobilità e le diverse forme di collaborazione tra la Tunisia e l'Italia sulla questione delle migrazioni e della mobilità dei tunisini verso l'Europa e verso l'Italia, in particolare.
  Ci sono poi le questioni socioeconomiche, in particolare gli accordi commerciali tra Italia e Tunisia, e, in un senso più ampio, il quadro di libero scambio che dovrebbe entrare in vigore nei prossimi anni tra l'Unione europea e la Tunisia. In questo contesto l'Italia sarà una componente fondamentale, date le relazioni storiche che esistono tra i nostri due Paesi.
  Se me lo consente, presidente, vorrei dare rapidamente la parola ai membri della delegazione. Ognuno parlerà per quattro o cinque minuti al massimo per affrontare alcuni di questi aspetti. Inizio da Naïma Hammami, segretaria generale aggiunta dell’Union Générale Tunisienne du Travail, che è un po’ madre dei sindacati in Tunisia e che ha avuto un ruolo fondamentale nella transizione pacifica della Tunisia.

  NAÏMA HAMMAMI, Segretaria generale aggiunta della Union Générale Tunisienne du Travail (UGTT). Grazie, presidente. Grazie alla vostra Commissione per averci ricevuti qui oggi. Innanzitutto vorrei ringraziarvi per la vostra accoglienza, che sottolinea l'interesse che nutrite per il nostro Paese e per la società civile tunisina.
  Questa visita si svolge in un momento cruciale per il nostro Paese, che da alcuni giorni conosce una recrudescenza dei movimenti sociali, ai quali nessuno dei Governi che si sono succeduti dal 2011 ha saputo fornire una risposta credibile. L'UGTT è stata un motore fondamentale dell'indipendenza in questo campo e ha sempre svolto un ruolo cruciale nel processo di transizione economica, in particolare vigilando sul rispetto della roadmap del Governo di unità nazionale.
  In qualità di segretaria generale aggiunta dell'UGTT, vorrei esprimere il nostro interesse affinché le relazioni tra i nostri due Paesi siano maggiormente rafforzate, in particolare nel quadro della realizzazione degli obiettivi del Piano di sviluppo 2016-2020 e, ancora, per la promozione di uno sviluppo equo, che possa favorire la riduzione delle disuguaglianze sia regionali sia sociali, la promozione dei diritti delle donne e dei giovani e la riduzione della disoccupazione e della povertà.
  È, quindi, necessario un impegno della comunità internazionale e del vostro Paese, in particolare, per aiutare la Tunisia in questo sforzo e permettere anche di consolidare il processo democratico che è stato avviato grazie agli sforzi congiunti di tutte le forze vive del nostro Paese.
  Le tre parti sociali coinvolte hanno adottato un contratto sociale, una vera e propria «carta d'intervento» che riguarda cinque temi: un nuovo modello di sviluppo; la promozione dell'occupazione e della formazione professionale; un sistema di protezione Pag. 5 sostenibile; un nuovo modello di relazioni professionali e industriali basate sull'istituzionalizzazione del dialogo sociale; e l'istituzione di un Consiglio nazionale per il dialogo sociale, che attualmente è in corso di realizzazione. Speriamo che questo nuovo Consiglio possa essere istituito rapidamente, così da stabilizzare le relazioni industriali e sindacali e mobilitare le parti sociali nel quadro della strategia di sviluppo.
  In questo quadro, in quanto rappresentante dell'UGTT, che è membro del gruppo di lavoro sui diritti economici e sociali di EuromedRights ormai da quattro anni, vorrei sottolineare l'importanza della cooperazione tra la Tunisia e l'Italia, che è il nostro secondo partner in termini di scambi commerciali ed economici, ma che è anche qualcosa di più, perché è il Paese con il quale la Tunisia ha dei legami profondi dal punto di vista sia geografico sia storico sia culturale.
  Vorrei anche sottolineare alcune raccomandazioni formulate dal nostro gruppo di lavoro. Innanzitutto, si tratta di orientare le relazioni tra Italia e Tunisia verso una prospettiva strategica che possa contribuire ad affrontare le principali sfide attuali della Tunisia, cioè la sicurezza alimentare, l'autonomia, l'indipendenza energetica, la questione dell'acqua e la protezione dell'ambiente. Si tratta di sostenere, quindi, la cooperazione tecnica e scientifica nel campo delle energie rinnovabili, dell'economia sociale solidale e di altri settori ad alto valore aggiunto.
  In secondo luogo, si tratta di incoraggiare soluzioni per alleviare l'indebitamento attuale della Tunisia, che penalizza fortemente la transizione democratica ed economica. In particolare, occorre riconvertire i debiti multilaterali attraverso investimenti senza imporre contropartite, in particolare misure di cooperazione nel campo della sicurezza e delle migrazioni, che ostacolerebbero la protezione dei diritti umani.
  In terzo luogo, si tratta di evitare le condizionalità nella cooperazione riguardo l'adozione di riforme economiche che siano sfavorevoli per i cittadini.
  Ancora, occorre rendere più trasparenti i negoziati dei diversi accordi tra l'Unione europea e i singoli Stati membri e la Tunisia, in particolare gli accordi di libero scambio e il partenariato per la mobilità, e creare meccanismi e procedure che consentano alla società civile di avere accesso alle informazioni in materia in tempi sufficienti per poter svolgere un ruolo efficace.
  Prima di concludere il mio breve intervento, vorrei sottolineare che, nel quadro del suo impegno solidale con gli altri attori della società civile coinvolti, l'UGTT continua a partecipare al dialogo economico, sociale e politico per favorire la transizione economica e arrivare a un consenso sulle grandi riforme da intraprendere nel quadro della sovranità nazionale.
  L'UGTT desidera rassicurare gli investitori italiani, perché il clima è favorevole per gli investimenti in Tunisia. Essa incoraggia, quindi, gli investitori italiani ad aumentare gli investimenti nel nostro Paese.

  RAMY SALHI, Direttore del Bureau Maghreb Euromed Rights. Presidente, come sapete, abbiamo avuto l'onore di ricevere il Premio Nobel con il Quartetto, con l'UGTT e con la Lega dei diritti umani. Abbiamo qui il presidente, a cui do la parola.

  JAMEL M'SALLEM, Presidente della Ligue Tunisienne des Droits de l'Homme (LTDH). Grazie, presidente. Ringrazio i membri della Commissione affari esteri del Parlamento italiano. Sarò breve.
  Quest'incontro instaura un dialogo tripartito tra l'Unione europea, gli Stati membri, i suoi rappresentanti, le sue istituzioni, lo Stato tunisino e la società civile. Oggi, quindi, siamo qui come rappresentanti della società civile, che è un insieme di associazioni e organizzazioni molto dinamiche in Tunisia, con un impatto reale sui vari aspetti della vita nazionale.
  Quattro delle sue organizzazioni sono state promotrici della stabilizzazione del 2013, il che ci è valso il Premio Nobel e il riconoscimento internazionale di questo ruolo tanto importante che continuiamo a svolgere. Seguitiamo ad aiutare la Tunisia a cercare di trovare soluzioni ai vari problemi Pag. 6 che il Paese sta vivendo nella sua transizione democratica, contraddistinta da conquiste in vari campi, ma anche da reali difficoltà sul piano economico e sociale. Ultimamente tale piano è caratterizzato da movimenti sociali rivendicativi che reclamano soprattutto lo sviluppo delle zone della Tunisia più diseredate, meno favorite e più svantaggiate.
  La nostra presenza oggi vuole radicare questo dialogo tripartito e vuole coinvolgere la società civile. Chiediamo un coinvolgimento reale ed effettivo per partecipare, per essere informati, per esprimere il nostro parere sugli indirizzi dei vari accordi bilaterali fra la Tunisia, l'Unione europea e gli Stati dell'Unione, tra cui l'Italia, che, come già è stato detto, è il secondo partner economico della Tunisia e, quindi, è molto importante.
  Italia e Tunisia hanno una storia comune. C'è un forte coinvolgimento economico e sociale. Ci sono problemi comuni in materia di flussi migratori, soprattutto fra Tunisia e Italia. Noi vogliamo essere coinvolti e informati e vogliamo esprimere la nostra opinione sui vari profili della cooperazione tuniso-italiana e tuniso-Unione europea.
  Per noi le nostre opinioni sono importanti affinché il coinvolgimento della società civile continui a servire alla gestione della situazione nel nostro Paese. È anche un riconoscimento del fatto che la società civile può avere, a livello di informazione e di comunicazione, un reale impatto sull'assunzione delle decisioni che riguardano la Tunisia e i suoi partner.
  Certo, vi sono anche le questioni del libero scambio economico. Anche in quel campo vogliamo esprimere il nostro parere, partecipare all'assunzione delle decisioni e soprattutto essere informati e coinvolti in quegli accordi.

  RAMY SALHI, Direttore del Bureau Maghreb Euromed Rights. Presidente, Lei sa che la società civile tunisina, che è rappresentata da organizzazioni storiche, vede però anche una nuova società civile emergere dopo la rivoluzione. Il Forum tunisino dei diritti economici e sociali è una delle organizzazioni più presenti e più forti e svolge un lavoro di prossimità sui diritti economici e sociali, in particolare sui movimenti sociali e sui flussi migratori, questione fondamentale oggi in Tunisia. È uno dei punti di riferimento non solo per la Tunisia, ma anche per la regione. Il dottor Kfif è membro del Comitato direttivo.

  MALEK KFIF, componente del Bureau National du Forum Tunisien des Droits Economiques et Sociaux (FTDES). Buongiorno a tutti. Grazie a nome del Forum tunisino per i diritti economici e sociali. Grazie per averci dedicato questa mattinata di lavoro.
  Il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, come dice il suo nome, si interessa ai diritti economici e sociali in un'impostazione di diritti e di solidarietà. Quest'ultima si esprime sia a livello nazionale sia a livello regionale sia a livello internazionale. Pertanto, noi lavoriamo con tutti i partner della regione mediterranea, che siano del Maghreb oppure della sponda europea.
  Ci rivolgiamo a voi oggi per due ragioni: come istituzione di primo piano in Italia e anche come membri influenti dell'Unione europea. L'Italia è un membro influente dell'Unione europea per quanto riguarda soprattutto le politiche rivolte alla Tunisia, a causa della vicinanza geografica, degli interessi comuni, della storia comune e dell'interesse che l'Italia ha al successo della transizione democratica in Tunisia, che senz'altro sarà molto influenzata da questo partenariato.
  Nell'Unione europea – lo saprete – la discussione è già in corso, ma lo è in condizioni assai impari, a causa della situazione economica difficile del nostro Paese nel periodo post-rivoluzionario. Noi speriamo che questa disparità tra le posizioni in discussione non inciderà su questioni essenziali come i diritti umani, che tanto vi premono.
  Sapete che si stanno discutendo tre progetti. Mi riferisco alla questione della mobilità, alla questione dell'agevolazione dell'ottenimento dei visti e alla questione del Trattato di libero scambio, l’Accord de Libre Èchange Complet et Approfondi (ALECA), che sarà poi trattata dai colleghi. Pag. 7
  Sulla questione relativa all'agevolazione dei visti, i progetti che ci sono stati proposti hanno dato adito a molte perplessità da parte nostra proprio sul piano dei diritti. Se il titolo, «agevolazione dei visti», è allettante, essendo una rivendicazione di lunga data da parte tunisina e da parte della società civile, il contenuto del testo ha, invece, messo in luce vari aspetti che davvero danno adito a preoccupazioni.
  In particolare, il documento europeo di riammissione, che sarebbe rilasciato dall'autorità europea, oltre al fatto che per noi è un documento di viaggio che lede la sovranità nazionale, in quanto i documenti di viaggio possono essere rilasciati solo dall'autorità nazionale, prevede un'estensione delle possibilità di riammissione a figli minori e parenti di persone espulse, il che sarebbe una sorta di sanzione collettiva, la quale sul piano del diritto è difficilmente accettabile.
  Non vorremmo, poi, che l'agevolazione dei visti si limitasse alla nostra élite, alle nostre competenze professionali, il che depaupererebbe la nostra élite e le possibilità di sviluppo del nostro Paese.
  Con riguardo a tutte queste questioni relative ai diritti personali, anche le procedure di identificazione rasentano l'arbitrio, perché gli elementi richiesti per provare l'identità o la nazionalità sono assai approssimativi. Su tutti questi aspetti vi inviteremmo a essere vigili e ad appoggiarci nel sostegno ai diritti delle persone.
  Quanto alla dimensione bilaterale, sappiamo che l'ondata migratoria illegale è molto calata negli ultimi anni. Sono stati messi in atto dispositivi per limitarla e sono stati stipulati accordi a livello governativo, ma da parte nostra continuiamo a considerare la libertà di circolazione un diritto fondamentale, che va certamente regolamentato. Deve essere conforme alle giurisdizioni e agli interessi dei nostri rispettivi Paesi, ma si guadagnerebbe a strutturarlo e organizzarlo.
  Noi non pensiamo, però, che la chiusura delle frontiere sia una buona soluzione per impedire i flussi migratori illegali; anzi, l'organizzazione e l'apertura di possibilità legali di viaggiare nei Paesi europei faciliterebbero ritorni e flussi normali tra le due sponde del Mediterraneo.
  Nell'ambito della nostra cooperazione bilaterale constatiamo che l'appoggio italiano si limita praticamente a un trattamento della questione migratoria sul piano della sicurezza, a un sostegno ai mezzi di controllo delle nostre frontiere, il che per noi è alquanto ristretto in materia di lotta ai flussi migratori. La migrazione ha cause economiche e riguarda lo sviluppo e i bisogni specifici di determinate regioni che sono state emarginate. Tutto ciò dovrebbe essere tenuto presente.
  Pertanto, un sostegno economico a quelle regioni e a quelle popolazioni non sarebbe meno importante per controllare i flussi migratori che provengono da quei territori. Pensiamo, anzi, che sarebbe utile estendere l'appoggio dell'Italia ad altri settori che potrebbero incidere sul fenomeno.
  La sicurezza è importante tanto per noi quanto per voi, vista la crescita del terrorismo negli ultimi anni. Alcuni terroristi si sono radicalizzati nelle prigioni del nord e anche il reclutamento è avvenuto sulla sponda nord del Mediterraneo. È importante controllare questi flussi.
  Sul piano dei diritti delle persone, se c'è riammissione per i cittadini del nostro Paese, vogliamo accertarci che tale riammissione abbia luogo in condizioni di rispetto della dignità personale, soprattutto nei centri di detenzione, nel rispetto delle procedure di riammissione e delle procedure di ricorso per gli individui e per le famiglie e che ciò avvenga in condizioni di dignità conformi alle nostre convinzioni comuni.
  Forse durante la discussione mi soffermerò maggiormente su determinati aspetti. Grazie.

  RAMY SALHI, Direttore del Bureau Maghreb Euromed Rights. Non presento la collega Lilia, che è nota al Comitato e che interverrà a sua volta.

  LILIA REBAÏ, Direttrice del Bureau Tunisie Euromed Rights. Grazie. Innanzitutto, signora presidente, onorevoli parlamentari e membri del Comitato per i diritti umani della Camera, grazie ancora di averci Pag. 8accolti, come delegazione tunisina in Italia. Il mio intervento si soffermerà sugli aspetti dei diritti economici e sociali dei tunisini e delle tunisine.
  Già due anni fa abbiamo parlato di questi temi e abbiamo sottolineato l'importanza che ha oggi la transizione economica nel nostro Paese. Si tratta di una condizione sine qua non – lo sappiamo – per il successo del periodo di transizione economica e politica.
  Due anni dopo la situazione economica non è migliorata, tutt'altro. L'aiuto dei Paesi dell'Unione europea, ma anche dell'Italia quale partner determinante della Tunisia, è necessario affinché noi proseguiamo e realizziamo questa transizione economica.
  Innanzitutto, si pone il grande problema del finanziamento di attività e progetti nell'economia tunisina, ma si pone anche il problema della corruzione, del controllo democratico delle istituzioni e dei fondi stanziati.
  Le mie raccomandazioni si struttureranno in quest'ordine: coinvolgere la società civile in tutte le fasi del controllo, sia al livello della pianificazione sia al livello della valutazione dei progetti realizzati, o da parte italiana o da parte dell'Unione europea, in Tunisia; rafforzare il controllo democratico, coinvolgendo anche i parlamentari in Tunisia, ma anche voi, nella supervisione dei progetti che sono attuati; aiutare la Tunisia finanziando il suo Piano quinquennale 2016-2020. È già stato chiesto, ma si continua a chiedere un «Piano Marshall» molto più ampio, con molti più fondi, per aiutare la Tunisia a fare il grande passo oltre l'attuale crisi economica.
  Sull'accordo di libero scambio ALECA, che stiamo continuando a negoziare, rivolgo qualche raccomandazione. Innanzitutto, si tratta di fare uno studio di impatto dell'accordo di associazione che abbiamo avviato dal 1995. In questo studio di impatto si dovrebbero comprendere tutti i settori per tenere conto degli effetti della liberalizzazione sui diritti economici e sociali, sulle disparità regionali, sull'istruzione e sulla disoccupazione. Questa è una prima raccomandazione.
  Nel settore agricolo, come sapete, questi accordi oggi sono più ampi e implicano l'apertura del settore dell'agricoltura e del settore dei servizi. Quanto all'agricoltura, come società civile, raccomandiamo che si riveda la lista dei prodotti coinvolti nell'apertura, sul piano dell'esportazione dei prodotti tunisini. Si tratta di ampliare questa lista e di rivedere le quote.
  Dall'altra parte, raccomandiamo la stesura di un elenco di prodotti molto sensibili in Tunisia, escludendoli dall'accordo di libero scambio, perché la Tunisia non potrebbe reggere la concorrenza europea.
  Sugli investimenti in generale occorre incoraggiare investimenti che rendano duratura nel tempo una determinata attività in Tunisia, garantendo un minimo di reinvestimento dei profitti realizzati in loco almeno in parte, consentendo – anche un po’ obbligandole – alle imprese italiane in Tunisia di effettuare un minimo di trasferimento tecnologico, di know-how, per rendere stabili nel tempo le attività e il know-how in Tunisia.
  Questo è quanto, per adesso. Rimango a vostra disposizione per integrare quanto detto. Grazie per l'attenzione.

  RAMY SALHI, Direttore del Bureau Maghreb Euromed Rights. Presidente, questa è la panoramica che è stata proposta dai membri della delegazione. Queste sono le preoccupazioni che vogliamo condividere con voi, perché sappiamo bene che con il Comitato per i diritti umani della Camera c'è una condivisione di valori e della visione. Speriamo, dunque, di trovare canali di cooperazione.

  PRESIDENTE. Ringrazio la delegazione tunisina per questo incontro e per la ricchezza degli spunti, delle sollecitazioni e degli argomenti di riflessione che sono stati sottoposti. Ho preso – credo – buona nota di tutto.
  Faccio presenti alcune cose. È chiaro che tra di noi, ossia tra il Comitato sui diritti umani della Commissione affari esteri della Camera dei deputati e la vostra delegazione c'è profonda condivisione della visione dei problemi. Il tema dei diritti Pag. 9umani non è un tema separato, a sé, ma va collocato nel contesto. Anche se a volte ci accusano di occuparci di troppi diritti, io continuo a sostenere che i diritti umani sono la base su cui si costruisce tutto, comprese le relazioni. Questo è il primo punto.
  Quanto al secondo, è chiaro che l'ambito di intervento che questo Comitato può avere non è un ambito di onnipotenza. Quello che possiamo fare è favorire e promuovere le relazioni con tutti gli attori – intendo istituzioni, ma non solo istituzioni – che possono contribuire a mandare avanti questa ricca agenda che ci avete proposto.
  In terzo luogo, io faccio parte anche del Gruppo di amicizia di parlamentari Italia-Tunisia, che incontrerete tra non molto, anche se sarò solo parzialmente presente, perché saranno in corso anche i lavori dell'Aula e devo intervenire specificamente su un tema.
  Mi pare che una sorta di collaborazione tra il Comitato sui diritti umani e il gruppo di parlamentari italiani che incontrerete dopo possa moltiplicare le possibilità di efficacia nel sostegno di questo dialogo che vede tre parti coinvolte. È molto interessante questo coinvolgimento di istituzioni europee, istituzioni nazionali – nel nostro caso, l'Italia – e ruolo delle ONG.
  Voi avete messo in risalto, in particolare, il ruolo della società civile. Ho parlato di ONG, ma intendevo società civile nel suo complesso, ossia il mondo del sindacato e il mondo dei diritti umani. È molto interessante. Il problema è contribuire a rendere paritetico questo dialogo. Sappiamo bene che non sempre questo avviene, perché, a seconda della sensibilità delle parti coinvolte, la società civile ha più ruolo oppure ha meno ruolo.
  Voi avete chiesto trasparenza, informazione e agibilità. Mi pare che siano richieste assolutamente condivisibili, perché la condivisione complessiva è quella di riuscire a dare avvio alla roadmap e (speriamo, in quanto è tutto da costruire) a un futuro «Piano Marshall» ampio perché la Tunisia superi questa fase di transizione e arrivi a una stabilizzazione non solo e non tanto democratica (mi pare che quella ci sia abbastanza), quanto a una stabilizzazione più complessiva, che riguarda anche lo sviluppo socioeconomico e soprattutto uno sviluppo equilibrato di quel Paese in tutte le parti.
  Sappiamo bene che i flussi migratori vengono di solito dalle parti più disperate di un Paese. Inevitabilmente, se vogliamo contribuire a gestire i flussi migratori – uso sempre questa espressione: «gestione ordinata dei flussi migratori» – nell'interesse dei Paesi di partenza, dei Paesi di transito (metto tra parentesi la Libia e mi fermo lì) e dei Paesi di arrivo, questa gestione deve prevedere una sorta di approccio olistico, come si dice sempre, di consapevolezza. Una gestione ordinata, che non veda solo l'aspetto della sicurezza, è nell'interesse di tutte le parti.
  Abbiamo visto che costruire i muri e i fili spinati non risolve il problema, perché è un tema molto più complesso. Tutti i soggetti coinvolti, però, devono fare la propria parte. Ho sentito nelle parole di Lilia un appello per la possibilità di coinvolgimento della società civile nel controllo di una buona gestione dei fondi che possono arrivare per gli investimenti. È chiaro che si tratta di un segnale di preoccupazione e di allarme. È un segnale che indica che volete fare la vostra parte perché questi investimenti vadano a buon fine, nel senso che tutti gli investimenti che vengono destinati siano investimenti veri, che poi generino davvero risultati positivi per il Paese.
  Questo vale per il vostro Paese e per il nostro Paese, perché, se ci sono degli investitori italiani che vogliono investire, vogliono avere la certezza che questi investimenti abbiano un'efficacia anche dal punto di vista imprenditoriale e del profitto di chi investe, chiaramente. Questa è, di fatto, una condivisione vera degli interessi.
  Noi possiamo impegnarci, come Comitato sui diritti umani, a far sì che nelle relazioni tra i nostri due Paesi, in tutto questo sforzo che va, ovviamente, al di là delle possibilità del Comitato sui diritti umani, la dimensione del rispetto dei diritti umani sia ben presente. Pag. 10
  Ho capito bene l'appello a prestare attenzione a regolare la vicenda dei visti andando al di là del rispetto della sovranità nazionale. Era chiarissimo. Un intervento su una persona non può essere esteso a tutta la famiglia, perché ogni persona è titolare di un diritto. Lo capisco bene. È, però, anche questo un tema complesso, che dipende in parte dalle nostre possibilità, ma molto anche dalle regole europee, che non sempre – lo dico a titolo forse non solo personale, perché siamo in tanti a condividere questa opinione – sono adeguate.
  Alcune regole vanno cambiate. Il Regolamento di Dublino, nella sua terza versione, secondo me, va cambiato, perché lascia sulle spalle di alcuni Paesi il peso più pesante di una gestione che inevitabilmente deve essere almeno europea.
  Noi siamo a disposizione. Mi impegno a far sì che questo sforzo sia condiviso nella stessa direzione anche dal Gruppo di amicizia dei parlamentari tra Italia e Tunisia. Apprezzo molto la vostra relazione anche con la società civile italiana. Faccio riferimento all'organizzazione di Raffaella Bolini. Se uniamo le forze, forse riusciamo a essere un poco più efficaci nella nostra azione. È chiaro che si tratta di temi complessi, che richiedono la presenza di attori diversi, ma soprattutto di attori capaci di coordinare nella stessa direzione la loro azione.
  Mi chiedo se qualcun altro intenda aggiungere considerazioni o sollecitazioni.

  MALEK KFIF, componente del Bureau National du Forum Tunisien des Droits Economiques et Sociaux (FTDES). Signora presidente, Lei ha parlato dei Paesi di transito. La Tunisia non è un Paese di transito, perlomeno non così importante.

  PRESIDENTE. Mi permetto di interrompere perché evidentemente non mi sono spiegata. Sicuramente la Tunisia non è un Paese di transito. Voglio precisarlo subito per non essere fraintesa. Vi assicuro che non intendevo dire che la Tunisia è Paese di transito. Ho generalizzato dicendo che il tema delle migrazioni riguarda i Paesi di origine, i Paesi di transito (volutamente ho menzionato la Libia) e i Paesi di arrivo. Escludo di aver pensato – forse non mi sono spiegata – che la Tunisia sia uno dei Paesi di transito.

  MALEK KFIF, componente del Bureau National du Forum Tunisien des Droits Economiques et Sociaux (FTDES). È giusto, ma quello che volevo dire è che le condizioni di negoziato attuali vogliono imporci il principio della riammissione degli stranieri. Vorrei attirare la Sua attenzione sul fatto che nelle condizioni attuali gli stranieri nella Tunisia – è una delle lotte del nostro Paese – non hanno accesso a tutti i diritti che vorremmo attribuire loro. Non ci sono, per esempio, politiche in materia di soggiorni di lavoro, il Paese non ha ratificato alcune convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro e manca una politica in materia di asilo politico.
  Pertanto, vorrei attirare l'attenzione sulla questione della sicurezza del rientro di alcuni stranieri in Tunisia, anche se non sono molto numerosi i casi, proprio perché le condizioni non sono ancora propizie per poter assicurare il ritorno di alcuni dei nostri cittadini nel nostro Paese.
  Si è parlato anche dell'ALECA e dei flussi migratori. Ebbene, noi condividiamo quest'accusa che ci è stata mossa di volerci occupare un po’ di tutto, un po’ di troppe cose. Sapendo che gli accordi di libero scambio riguardano una dimensione molto importante, in particolare l'agricoltura, perché la stragrande maggioranza dei lavoratori della Tunisia lavora proprio nel settore agricolo nelle regioni più sfavorite, osservo che questo aspetto non può essere dissociato dalla questione delle migrazioni, perché riguarda le stesse persone che sono all'origine di questi flussi migratori che vorremmo gestire. Pertanto, è importante collegare queste due questioni.
  In materia di migrazione vorremmo che fosse accettata una maggiore libertà, una libertà totale nei servizi, ma possiamo dire che ci può essere parità di concorrenza? Quali sono le condizioni di concorrenza reale che ci possono essere tra un erogatore di servizi della Tunisia e uno dell'Unione europea, se poi il primo non ha diritto alla stessa facilità di mobilità e allo stesso accesso Pag. 11?La libertà di circolazione per i servizi è prevista in maniera un po’ troppo limitata. Noi pensiamo, invece, che non bisognerebbe limitare questo aspetto ai soli servizi, ma ampliarlo.

  PRESIDENTE. Grazie di questa precisazione. Ci siamo capiti, adesso. Ho preso buona nota.
  È vero che è molto difficile prevedere la libera circolazione dei servizi e non delle persone che sono attrici di questi servizi. È un problema oggettivo e bisogna affrontarlo.
  Chiedo se altri componenti della delegazione vogliono intervenire.

  LILIA REBAÏ, Direttrice del Bureau Tunisie Euromed Rights. Volevo parlare della riammissione, perché negli accordi che sono stati sottoposti all'attenzione della Tunisia dall'Unione europea, che sono in fase di negoziato, c'è proprio l'accordo di riammissione, anche di terze parti, in riferimento anche alla politica dei visti. Vorrei ricordare la posizione della società civile su questa questione, soprattutto sulla riammissione di terze parti.
  La Tunisia oggi non è in grado di accettare la riammissione di terzi e, del resto, neanche l'Unione europea è riuscita ad applicarla sul proprio territorio. Quindi, come potrebbe la Tunisia applicarla sul proprio territorio?
  In merito a questa questione, ossia alla riammissione, in genere, e alla riammissione di terzi, in particolare, bisognerebbe tener conto del fatto che alcune disposizioni di legge in Tunisia non sono ancora rispettose dei diritti umani e non tutelano i diritti umani, in particolare, di alcune minoranze, come gli appartenenti alla comunità LGBT. L'articolo 230 del codice penale in Tunisia continua a essere applicato. Si tratta dell'articolo che penalizza gli omosessuali, che possono essere puniti fino a tre anni di prigione. Di questo occorre tener conto per incoraggiare le autorità tunisine ad abrogare quanto prima questo articolo di legge.
  C'è anche il tema della condizione delle donne. Vorrei sottolineare anche questo aspetto. Oggi, quando si parla dell'ALECA e della liberalizzazione bisogna anche pensare ai casi delle donne che lavorano nell'agricoltura in Tunisia, che sono sfruttate, mal pagate e vivono in condizioni inumane. Sono trasportate spesso su camioncini pericolosissimi. Bisognerebbe, quindi, anche assicurarsi che vengano garantite delle condizioni di lavoro degne e dignitose in Tunisia, se ci fosse questa liberalizzazione, in particolare nel campo dell'agricoltura.
  Infine, sempre per i diritti delle donne, oggi bisognerebbe anche incoraggiare i vostri omologhi tunisini ad abrogare una circolare del 1974 che impedisce alle donne di sposare un uomo non musulmano, nonché l'articolo 27-bis del codice penale che permette ai violentatori di sposare la donna che hanno violentato per evitare il processo. Tutte queste riforme sono necessarie.

  RAMY SALHI, Direttore del Bureau Maghreb Euromed Rights. Presidente, vorrei aggiungere due punti. Ci rivolgiamo a Lei per queste raccomandazioni come ci rivolgiamo anche alle autorità tunisine. Seguiamo lo stesso metodo sia con gli amici italiani sia con le autorità tunisine affinché le nostre raccomandazioni possano essere ascoltate da entrambe le parti, perché questo è uno dei punti fondamentali di questo dialogo tripartito. Per fortuna, in Tunisia abbiamo sempre maggiore attenzione rispetto alle nostre raccomandazioni. Speriamo di poterla avere anche dai nostri partner, in particolare dall'Italia.
  Come secondo punto, volevo insistere sull'importanza di questa stabilità della sicurezza e della politica in Tunisia, anche rispetto allo sviluppo economico del nostro Paese. La Tunisia potrebbe offrire ottime opportunità per l'Italia. Oggi ci sono 800 imprese italiane in Tunisia, che rappresentano il 16 per cento degli investimenti stranieri in Tunisia, la seconda posizione dopo la Francia. Questo, secondo me, rappresenta un'estensione soprattutto per la produzione italiana sul territorio tunisino. Nel futuro, però, la Tunisia potrebbe essere anche un'estensione del mercato italiano.
  Il secondo aspetto è quello della sicurezza. Come Lei sa, la sicurezza dell'Europa, Pag. 12 in generale, e dell'Italia, in particolare, passa attraverso un interlocutore credibile sulla riva sud del Mediterraneo. La Tunisia, l'Algeria, la Libia, l'Egitto devono assicurare un controllo congiunto delle frontiere. Noi non incoraggiamo l'immigrazione clandestina, anzi, lottiamo contro questo fenomeno, perché vogliamo sviluppare la migrazione legale e regolare tra i nostri due Paesi. Per questo motivo insistiamo su questo aspetto.
  Nel 2011, dopo la rivoluzione e dopo una situazione molto precaria, ci sono state 25.000 persone che hanno attraversato il mare per raggiungere l'Italia. Oggi, dopo cinque anni, ce ne sono poche decine, perché, grazie alla stabilità in materia politica e di sicurezza, siamo riusciti a gestire in maniera valida le nostre frontiere. Per questo motivo il contributo dell'Italia allo sviluppo della Tunisia è nell'interesse di entrambi i Paesi.
  Grazie ancora per la Sua attenzione.

  PRESIDENTE. Come vedete, i lavori dell'Aula sono ripresi e devo interrompere la nostra seduta. Dobbiamo chiudere questo incontro. Sono assolutamente d'accordo sulle Sue parole che concludono questo nostro incontro. È interesse reciproco, sia per quanto riguarda la sicurezza sia per quanto riguarda il tema dello sviluppo economico. È chiaramente di reciproco interesse.
  Fornisco una brevissima risposta a quanto ci ha detto Lilia. Sinceramente non sapevo che in Tunisia continuasse a esistere una regola che noi abbiamo superato da qualche anno – non da moltissimi anni –, ossia quella della riduzione della pena, o della riduzione della responsabilità, nel caso in cui un violentatore sposi una donna che ha subìto violenza. Una donna si ritrova così ad avere una doppia condanna: essere stata violentata e dover vivere per tutta la vita con il suo violentatore. È assolutamente inaccettabile.
  Come presidente del Comitato sui diritti umani, ma anche come membro del direttivo dell'Intergruppo donne di questo Parlamento, prendo l'impegno di far avere una richiesta ufficiale al Parlamento tunisino perché questa norma sia abrogata.
  Lo stesso vale per quanto riguarda il divieto per una donna di sposare un uomo non musulmano. Immagino – ma posso sbagliarmi – che siano norme (questa seconda e non la prima) forse non più applicate. Immagino che non ci sia questo controllo sull'appartenenza a una religione, ma anche dal punto di vista simbolico l'abrogazione di questa norma ha un grande significato.
  C'è poi tutto il tema aperto della comunità LGBT. In Italia non abbiamo questa discriminazione formale, anche perché l'abbiamo quasi completamente superata attraverso la legge sulle unioni civili, ma so che questo è un tema che si pone nel vostro Paese, perché ho ricevuto altre sollecitazioni. Vedremo come sia possibile intervenire per evitare che sia applicata la condanna a tre anni di carcere sulla base dell'orientamento sessuale e, nell'attesa, vedremo se questa non possa essere una ragione per chiedere la protezione internazionale.
  Grazie per questa visita. Spero di riuscire ad allontanarmi dall'Aula per poter partecipare al secondo incontro, quello del Gruppo di amicizia tra parlamentari tunisini e italiani. Comunque, vi ringrazio davvero per questo incontro, che non è stato un incontro formale, ma di sostanza nei suoi contenuti.
  Dichiaro chiusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.