XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 15 di Mercoledì 6 luglio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE.

Audizione di rappresentanti della Tavola rotonda «SOS Stato di diritto».
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 3 ,
Frattini Franco , Presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI) ... 4 ,
Terzi di Sant'Agata Giulio , Componente del Consiglio direttivo della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI) ... 5 ,
Schirò Gea (PD)  ... 7 ,
Angioli Matteo , Rappresentante della Tavola rotonda ... 8 ,
Chaouki Khalid (PD)  ... 9 ,
Cirielli Edmondo (FdI-AN)  ... 10 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 10 ,
Harth Laura , Rappresentante della Tavola rotonda ... 10 ,
D'Elia Sergio , Rappresentante della Tavola rotonda ... 11 ,
Cicchitto Fabrizio , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà: SI-SEL;
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo italiani all'Estero: Misto-ALA-MAIE;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera-Possibile: Misto-AL-P;
Misto-Conservatori e Riformisti: Misto-CR;
Misto-USEI-IDEA (Unione Sudamericana Emigrati Italiani): Misto-USEI-IDEA;
Misto-FARE! - Pri: Misto-FARE! - Pri;
Misto-Movimento PPA-Moderati: Misto-M.PPA-Mod.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
FABRIZIO CICCHITTO

  La seduta comincia alle 9.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti della Tavola rotonda «SOS Stato di diritto».

  PRESIDENTE. Quest'audizione innanzitutto, al di là delle sigle, è un'audizione degli esponenti – vedo che la composizione è più complessa – del Partito Radicale. Deriva da tante cose che ci siamo detti e che sono state dette in occasione della morte di Pannella. Vuole esprimere, quindi, un'attenzione particolare a quest'area, a questo mondo, che poi si articola anche in mille sigle e in mille iniziative.
  Comunque, l'ispirazione fondamentale per cui la Commissione affari esteri vi incontra parte da questo dato politico iniziale, ossia quello di favorire un compito – credo – difficilissimo, al limite dell'impossibilità, che è quello di riuscire a mantenere un'area politica con gli strumenti precedenti senza lo strumento cardine fondamentale, che era la straordinaria forza d'impatto che aveva Marco Pannella.
  Preliminarmente, vi faccio i miei auguri, appunto, per un'impresa che, come detto, è al limite dell'impossibile, quella di riuscire a mantenere la tematica di tutta un'area politica e culturale senza la testa d'ariete che ha rappresentato, nel corso di tutti questi anni, Marco Pannella.
  Detto questo, entriamo nel formalismo.
  L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l'audizione di rappresentanti della Tavola rotonda «SOS Stato di diritto».
  Do il benvenuto al Presidente della SIOI, Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale, Franco Frattini, di cui è inutile che enumeri tutto il complesso status, perché è noto a tutti; all'Ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, a sua volta, alla guida della Farnesina durante il Governo Monti, oltre che Ambasciatore in alcune sedi assolutamente di grandissimo rilievo; a Sergio D'Elia, esponente dei Radicali italiani e attivista contro la pena di morte nell'ambito dell'associazione da lui presieduta, Nessuno tocchi Caino, e già deputato componente di questa Commissione nella XV legislatura; e a Maurizio Turco, a sua volta, prestigioso esponente dei Radicali italiani, impegnato, al fianco di Marco Pannella, in storiche battaglie sui temi dello Stato di diritto. Saluto anche la dottoressa Laura Harth e il dottor Matteo Angioli, che ho avuto modo di conoscere nell'ultimo e drammatico epilogo di una vicenda gloriosa.
  Ricordo che lo scorso 13 maggio si è tenuta la Tavola rotonda «SOS Stato di diritto» presso il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, organizzata dal Partito Radicale, in collaborazione con la Rappresentanza permanente d'Italia, grazie all'ambasciatore Maurizio Serra. I rappresentanti di tale iniziativa qui presenti desiderano illustrare lo stato dell'arte dell'iniziativa stessa sul diritto della conoscenza e la transizione verso lo Stato di diritto e fare il punto sui prossimi obiettivi Pag. 4a breve-medio termine. Ricordo che su questi temi la Commissione ha approvato, il 23 settembre 2015, una risoluzione presentata dall'onorevole Amendola.
  Segnalo che l'audizione dovrà concludersi, al più tardi, alle 9.50, in ragione dell'inizio delle votazioni in Assemblea sulle ratifiche.
  Do, quindi, la parola al Presidente Frattini.

  FRANCO FRATTINI, Presidente della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Grazie, presidente, signori deputati. Ho accettato con grande piacere di fornire un mio contributo perché, ovviamente, qui si tratta di una causa che era impersonata dalla figura di Marco Pannella e che non può finire con lui. È evidente che questa iniziativa deve vedere un contributo convinto. Mi auguro che, dopo la risoluzione che il Presidente Cicchitto ha citato, ve ne possano essere altre ancora più puntuali e ancora più robuste, in modo che la sensibilizzazione che ha caratterizzato la vita di Marco Pannella sullo Stato di diritto possa tradursi in iniziative concrete e tangibili.
  Il mio breve intervento parte dal perché sia così importante, oggi, lavorare affinché lo Stato di diritto sia consolidato e in alcune – non poche – parti del mondo stabilito. Dalla Dichiarazione del Millennio in poi, non si può negare che vi sia stato un degrado dello Stato di diritto come noi lo dobbiamo intendere correttamente, evitando cioè, anzitutto, una confusione tra rule of law e rule by law. Vi è una grande confusione tra coloro che ritengono di avere assolto i loro compiti di garantire lo Stato di diritto imponendo il rispetto della legge, ossia un governo guidato dalle leggi, uno Stato guidato dalle leggi. Se le leggi sono, esse stesse, violatrici di princìpi di diritto universale e di diritti fondamentali, quali, per esempio, quelli delle minoranze, un sistema governato dalla legge può non essere un rule of law system, un sistema di Stato di diritto. Questo è il primo punto.
  La degradazione l'abbiamo vista in molti settori, in cui si sono moltiplicate leggi in un senso, semmai, autoritario, non certo fonte di garanzia per i diritti delle persone. Potrei enucleare soltanto i titoli dei settori in cui, a mio avviso, questo è accaduto e accade: sul tema della libertà e del diritto di informazione; sul tema del funzionamento dei sistemi giudiziari; sul sistema delle carceri, grandemente degradato, ivi inclusa, in Italia, un'altra delle battaglie storiche di Marco Pannella (una serie di pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno ricordato questo anche all'Italia, ma non solo all'Italia); sul tema dei diritti delle minoranze; e su di un tema che a me è particolarmente caro, ossia la libertà religiosa e i diritti delle minoranze religiose. Non c'è bisogno che si apra una finestra sulle devastanti stragi dovute a persecuzioni di minoranze religiose, siano esse cristiane o di altre professioni di fede.
  Vi è, poi, certamente il grande tema del diritto alla verità. Questo è un tema di cui l'ONU si è occupata. Ancora una volta, però, non confondiamo il diritto alla verità con il diritto alla conoscenza. Il diritto alla verità è servito, ed è estremamente importante qualche pronuncia internazionale, per esempio una decisione senza precedenti della Corte interamericana, che ha dato il via, attraverso quest'affermazione, ai risarcimenti per le famiglie dei desaparecidos. Non è, però, questo il diritto alla conoscenza, su cui Marco Pannella ci richiamava l'attenzione.
  Il diritto alla conoscenza – qui davvero manca una posizione delle Nazioni Unite di segno analogo a quanto è avvenuto per il diritto alla verità – è il diritto universale dei popoli a essere informati delle ragioni che stanno dietro le decisioni formali dei Governi, ossia perché si è agito in un determinato modo e che cosa è accaduto. Il caso emblematico in cui tutti noi siamo stati coinvolti, a vario titolo, ossia l'azione militare in Iraq, è uno di quei casi in cui la mancanza di un principio universale tutelato, e tutelabile, di diritto alla conoscenza ha portato all'azione senza conoscere, e talvolta con informazioni manipolate, rispetto a presupposti che certamente avrebbero meritato ben altra discussione e ben altro dibattito preventivo, e non soltanto successivo. Pag. 5
  È chiaro che la pubblicazione, in questi giorni, dell'importante rapporto su ciò che accadde ai fini della decisione britannica di Blair di partecipare alla Coalition of the willing spiegherà molto perché un diritto alla conoscenza sia così fondamentale e perché tuttora manchi.
  È evidente, ancora, che noi italiani abbiamo toccato sulla nostra pelle, con il caso Regeni, quanto, malgrado il sistema ordinario di collaborazione a livello di uffici giudiziari di vari Paesi, non si sia ancora arrivati a conoscere le dinamiche interne che hanno condotto all'assassinio del nostro connazionale.
  Questi sono, a mio avviso, gli elementi importanti da tenere in considerazione. La mia considerazione conclusiva è che l'Italia, oggi, ha una responsabilità e un'opportunità in più, essendo diventata, dalla votazione di qualche giorno fa, membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sia pure – purtroppo – solo per un anno, dal 1° gennaio 2017. È un'opportunità, ovviamente, ma anche una responsabilità. Se, nell'ambito del Consiglio di Sicurezza, il Parlamento, come mi auguro, deciderà di adottare una nuova risoluzione della Commissione – e, io auspico, dell'Aula – che inviti il Governo a esercitare, nell'ambito della sua partecipazione al Consiglio di Sicurezza, un'iniziativa politica sul diritto alla conoscenza come diritto universale, credo che questo potrà essere un contributo tangibile che l'Italia porterà, sulla scia di iniziative che abbiamo condotto, il Ministro Terzi, io stesso ed Emma Bonino, durante la nostra permanenza alla Farnesina, su temi di diritti universali, quali il contrasto alla pena di morte, le mutilazioni genitali femminili e il diritto alla scelta e alla libertà della religione. Su questa scia, l'Italia potrebbe, ancora una volta, contraddistinguersi, essendo anche membro del Consiglio di Sicurezza, per un'iniziativa sul diritto universale alla conoscenza, come ho cercato rapidamente di delinearlo.
  Mi si dirà che questo è tema delle Nazioni Unite. È sbagliato: è tema che ogni Stato deve portare avanti, altrimenti si commette un altro errore, quello di pensare che questo sia un problema di altri, tanto globale che un singolo Stato non se ne possa occupare, cioè altro da noi. Sarebbe sbagliato. Non è affatto altro da noi. Quindi, mi auguro che l'Italia, il suo Parlamento e il suo Governo prendano un'iniziativa. La globalizzazione e la legittimazione delle Nazioni Unite faranno abbastanza, ma, se non c'è un'azione nazionale, manca quell'impulso, assolutamente essenziale.
  Grazie, presidente.

  GIULIO TERZI DI SANT'AGATA, Componente del Consiglio direttivo della Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Grazie, presidente Cicchitto. Grazie, gentili onorevoli, per la vostra attenzione. Il Presidente Frattini ha tracciato un quadro sintetico, ma estremamente denso, dei motivi che muovono questa iniziativa, e che l'hanno mossa da molto tempo, nella visione di quello straordinario personaggio e straordinario maestro, per tutti noi che ci occupiamo di diritti umani da sempre, da molti anni, che era Marco Pannella.
  La genesi di questo Global Committee for the Rule of Law, che alla scomparsa di Marco abbiamo voluto chiamare Global Committee for the Rule of Law – Marco Pannella, è stata proprio in quell'esigenza di continuità, che, come ha detto il presidente Cicchitto, è assolutamente necessaria in quest'affermazione a tutto campo, in sede multilaterale, ma anche nel nostro Paese e nei Paesi con i quali abbiamo rapporti bilaterali così intensi. Penso non solo a quelli dell'area mediterranea, ma a livello globale, perché l'Italia è un Paese che afferma le sue responsabilità e i suoi valori a livello globale. Vi è, dunque, la necessità di proseguire quest'azione e di proseguirla con la fiducia che i risultati sono difficili, ma non sono né impossibili, né insormontabili. Sono anche a portata di mano, almeno alcuni risultati immediati che ci stiamo proponendo.
  Vorrei fornire due o tre semplici indicazioni sullo stato della nostra iniziativa. L'ultimo, e più significativo passaggio, è stato la presentazione di quello che sta facendo il Global Committee for the Rule of Law – Marco Pannella, ossia la presentazione Pag. 6 a Ginevra, il 13 maggio, del nostro programma di lavoro e delle finalità di quest'azione. C'è stata una riunione al Palais des Nations di presentazione della nostra policy ai rappresentanti permanenti e ai delegati di una trentina di Paesi che fanno parte del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra.
  La riunione è stata sostenuta dalla Farnesina ed è avvenuta grazie al fatto che la Rappresentanza permanente a Ginevra, in particolare con l'Ambasciatore Maurizio Serra, si è potuta concentrare sulla preparazione e sui contatti a Ginevra per poter organizzare questo dibattito. A nostro modo di vedere e a modo di vedere dei componenti del Partito Radicale che sono con noi questa mattina e che sostengono attivamente questa operazione, ha avuto un risultato molto soddisfacente. Sono emersi, soprattutto da parte dei principali speaker, che sono stati i rappresentanti permanenti dell'Irlanda, del Messico, del Marocco e del Canada, elementi di sostanza sui temi da approfondire, portare avanti e continuare a sostenere in ambito Nazioni Unite.
  È per questo che, per non occupare lo spazio del breve dibattito che seguirà la nostra presentazione, abbiamo dato una sintesi di quello che è emerso e di quello che sarebbe anche estremamente importante avere come sostegno parlamentare, nella scia di ciò che è già avvenuto lo scorso anno. Ci aspettiamo che possa essere reiterato e rifocalizzato quest'anno, con un atto parlamentare che possa impegnare il Governo a sostenere questa nostra iniziativa, concepita e portata avanti da Marco Pannella, e a continuare a operare a livello di società civili dei Paesi con i quali siamo in contatto e di governi. Anche con questi ultimi stiamo facendo un'attività di sensibilizzazione affinché venga presentata alle Nazioni Unite, anche a New York, un'azione per la transizione comune verso lo Stato di diritto e il riconoscimento di un vero e proprio diritto alla conoscenza.
  Ho accennato al fatto che il Comitato si basa sull'apporto di un gruppo ristretto, ma autorevole, di personalità internazionali, che sono l'ex primo ministro algerino ed ex candidato alla presidenza dell'Algeria Sid Ahmed Ghozali, l'ex ministro degli esteri belga e commissario a Bruxelles Louis Michel, Lord David Steel, ex leader del Partito Liberale, Sam Rainsy, presidente e cofondatore del Partito per la salvezza nazionale della Cambogia, Najima Thay Thay Rhozali, ex segretario di Stato per l'educazione del Marocco, e di tutta una serie di persone con le quali siamo in contatto per ampliare la base, non soltanto di questo Comitato d'onore, ma anche delle persone che, sul piano operativo, possano continuare a diffondere e rafforzare le iniziative del Global Committee.
  Il Presidente Frattini si è già soffermato su un problema di fondo che avvertiamo e che è emerso con molta chiarezza anche a Ginevra, nella riunione di poco più di un mese fa, cioè l'arretramento dell'attuazione non solo dello Stato di diritto, ma anche dei diritti umani universali e delle libertà fondamentali, a livello globale.
  Perché arretramento? Perché si vede che c'è una diffusione sempre più ampia di quella teoria non dello Stato di diritto collegato ai diritti umani universalmente riconosciuti, ma di uno Stato secondo il diritto, cioè di un'interpretazione falsamente giuridica, se collegata al diritto internazionale, ma affermabile giuridicamente negli ordinamenti interni anche di Paesi assolutisti e di Paesi retti da dittature che violano regolarmente i diritti umani. Questi regimi sostengono che è la loro peculiarità nazionale, che è la loro legislazione che premia e attribuisce maggior valore rispetto all'ordinamento internazionale e che, quindi, è, in qualche modo, sovraordinata a qualcosa che, invece, dovrebbe essere sovraordinato come ordinamento stesso.
  C'è, quindi, questo arretramento, che è visibile in tutta una serie di contestazioni dell'ordinamento internazionale. Lo vediamo sui problemi di sovranità e di delimitazione territoriale, ma lo vediamo, soprattutto, sulle grandi questioni dell'affermazione della verità, del diritto alla conoscenza e del diritto all'informazione.
  Marco Pannella, in uno splendido intervento al Senato del 27 luglio dello scorso Pag. 7anno, aveva parlato in termini filosofici, vorrei dire anche spirituali, della continuità di una presenza dello spirito, di uno spirito che trascende le nostre individualità, ma che risale alla tradizione e alle persone che ci hanno preceduto, alla tradizione di cui noi siamo portatori, nell'affermare l'umanità e i diritti umani.
  Marco Pannella aveva una visione di sincretismo culturale, ma molto profonda, su questi temi. Forse non è casuale che proprio oggi noi siamo qui, presso la Commissione affari esteri della Camera, a parlare di questo tema, nello stesso giorno in cui viene presentato il Rapporto Chilcot a Londra. La presentazione è il frutto di un lavoro di tredici anni, per capire esattamente che cosa fosse successo nella decisione di far partire un'operazione militare contro Saddam Hussein, il giorno dopo che il Parlamento italiano ha adottato un'importante decisione per quanto riguarda la punibilità del reato di depistaggio. Il depistaggio è esattamente uno dei problemi che la comunità internazionale si deve porre – non soltanto l'Italia, ma anche la comunità internazionale appunto – nell'affermare il diritto all'informazione e il diritto alla verità. Segnalo tutte queste coincidenze per sottolineare l'estrema attualità e la dimensione pratica di quello che stiamo portando avanti, auspicando che ci possa essere veramente, dalla Commissione presieduta dal presidente Cicchitto, ma anche da un più ampio contesto parlamentare, una piena comprensione dei motivi che ci muovono e una possibilità di avere, da parte del Parlamento, nei confronti del Governo, un sostegno concreto, con un atto di impulso parlamentare.
  Grazie molte.

  GEA SCHIRÒ. Ricollegandomi alle cose dette dal Presidente Frattini e dal Ministro Terzi, innanzitutto ringrazio per quest'audizione. Grazie di essere qui, oggi e di presentare quello che è stato il lavoro incrociato della Commissione del luglio dell'anno scorso e, in fin dei conti, quello che si è cercato di fare – sono una dei sottoscrittori – con la risoluzione presentata qui, in Commissione.
  Detto questo, vorrei condividere una riflessione. Il Presidente Frattini ha ricordato il Millennium Goal. Traducendolo, mi viene in mente una cosa. Quello che la Dichiarazione del Millennio cambia nella dottrina mondiale, di cui poco si parla, è il minimo valore di scambio che il rapporto di trasparenza e verità potrà avere (forse vale meno di un litro d'acqua o di una pecora), ma l'enorme valore d'uso, giusto per citare delle categorie politiche tradizionali.
  Questo si ricollega a tutte le politiche, per esempio, contro le violenze e contro l'antisemitismo, in cui delle politiche siano attuate, controllate e applicate e ne emerga una società più trasparente, più forte e sicuramente più pronta ad affrontare anche l'emergenza e con minori paure. Si amplierebbe moltissimo il discorso, ma questo non è lo scopo di quest'audizione.
  Due riflessioni ne conseguono anche rispetto alla citazione, che faceva il Ministro Terzi, dell'intervento di Pannella, il 27 luglio dell'anno scorso. Anche su questo si potrebbe forse continuare a lavorare. Anche su questo dobbiamo un po’ chiarirci. Noi siamo figli della Rivoluzione francese, quindi della civil law e della difesa del più debole, in un momento in cui le riforme, sia all'estero, sia nelle politiche ONU, sia in Italia, mirano a una trasformazione in common law, ossia in un rapporto tra uguali. Siamo, quindi, in un limbo giuridico e giurisprudenziale che non riesce ancora – forse – a trovare l'applicazione necessaria.
  Sintetizzo dicendo che, come anche nella legge, sarebbe interessante, capire come procedere, tra le sanzioni – come è stato ricordato, oggi si chiude la Commissione Chilcot – e il tipo di condanna (sono state ricordate anche le carceri). Questo probabilmente sarà il titanico compito che ci aspetta, che aspetta gli amici Radicali, nei prossimi passaggi di questa riflessione in progress. Il succo è su quali obiettivi e su cosa impostare non solo la condanna, ma le riflessioni, alla luce del nuovo millennio e di quello che sta succedendo.
  Grazie, presidente.

Pag. 8

  MATTEO ANGIOLI, Rappresentante della Tavola rotonda «SOS Stato di diritto». Grazie infinite per questa opportunità e per questa occasione di ascolto e anche per le parole introduttive su Marco e sul ricordo della visita fatta ad aprile. In effetti, un po’ la sensazione di essere passati da un turbo a una sorta di due cilindri credo che ce l'abbiamo, ma l'importante è avere la consapevolezza che il motore non è spento. Questo è un passaggio che credo sia sentito da molti. Grazie davvero per le sue parole, presidente.
  Anche per riprendere quello che ha detto Gea Schirò, credo sia utile in parte rapidamente ricordare quello che è stato fatto dal 27 luglio scorso ad oggi, grazie anche – è molto importante sottolinearlo – alla SIOI, qui rappresentata da Franco Frattini, e allo IAI, l'Istituto per gli affari internazionali. Esso ha contribuito, nell'occasione della presentazione di questo libro, all'elaborazione di un testo che potrebbe, in futuro, essere presentato alle Nazioni Unite, su cui basare la riflessione, anche tecnica, del diritto alla conoscenza. Il professor Ronzitti e la professoressa Graziani, in particolare, ci hanno aiutato in questo lavoro. Anche a loro va il nostro ringraziamento.
  Da aggiungere a questo lavoro c'è anche la delibera che è stata approvata da circa quaranta – non mi ricordo il numero esatto – comuni e due regioni italiane, che riprende la risoluzione approvata da questa Commissione il 23 settembre scorso. Vorremmo, anche grazie a quest'audizione, aggiornarla e rilanciarla, per avere un nuovo documento di indirizzo politico che possa permettere allo Stato italiano e all'ONU, a partire da Ginevra, di proseguire, con rinnovato vigore, questo impegno.
  Infine, è stato già ricordato da entrambi gli ex Ministri presenti l'impegno della Tavola rotonda del 13 maggio, che è molto importante, veramente molto importante, perché è stata una presentazione non scontata, a Ginevra, in ambito delle Nazioni Unite, alle delegazioni degli Stati membri che compongono il Consiglio dei diritti umani. Hanno preso la parola i rappresentanti di Irlanda, Canada, Messico e – il che è molto importante – Marocco.
  Abbiamo tentato, in questo modo, e siamo riusciti a trovare ascolto laddove i problemi vengono a volte intensificati da una serie di problematiche storiche che colpiscono e si ripropongono proprio nel Medio Oriente e nella zona dell'Africa settentrionale. Non abbiamo ancora avuto un Paese dell'Africa sub-sahariana presente, ma contiamo di mantenere una collaborazione con il Niger e con altri Paesi dell'area sub-sahariana che credo potranno sicuramente apportare un significativo contributo alla riflessione.
  Ciò detto, sono molto felice anche di ricordare che in tutto questo lavoro è implicato l'Istituto Superiore Internazionale di Scienze Criminali già presieduto da Cherif Bassiouni, che ha dato una disponibilità a essere attivamente coinvolto nei prossimi mesi, con un altro evento da poter concepire assieme. Saremmo veramente lieti se la Commissione affari esteri potesse, in qualche modo, portare un contributo e una presenza anche attraverso questo nuovo evento, tutto da preparare.
  Concludo su quanto detto inizialmente sulla rule of law e sulla rule by law, con una citazione che è stata fatta da Louise Arbour, l'ex Commissario ONU ai diritti umani. Ha ricordato, il 21 giugno 2016, che dobbiamo fare attenzione quando si parla di Stato di diritto, perché c'è un rischio. A molti regimi autoritari piace lo Stato di diritto, perché, per come lo intendono loro, è l'applicazione della legge, il far rispettare la legge. Si dotano di tantissimi strumenti legali da fare rigorosamente rispettare. Questo non è lo Stato di diritto. Lo Stato di diritto consiste essenzialmente nell'avere leggi giuste, giustamente applicate. Le leggi giuste sono quelle che proteggono gli interessi delle minoranze, anche nei sistemi democratici.
  È una dichiarazione che fa il paio con quella della rappresentante irlandese, ex Capo legale dell'ONU, Patricia O'Brien, resa il 13 maggio scorso, durante la Tavola rotonda a Ginevra, con cui ha sintetizzato lo Stato di diritto e la definizione che viene comunemente accettata in ambito delle Pag. 9Nazioni Unite: «Lo Stato di diritto è il principio per cui gli individui e lo Stato sono soggetti a leggi che valgano per tutti, approvate in modo indipendente, promulgate pubblicamente e in conformità con le norme e gli standard dei diritti umani». Credo che questo sia ciò che motiva la nostra presenza e, in un certo senso, anche quella di Marco Pannella, perché oggi è il giorno in cui viene presentato il Rapporto Chilcot e noi siamo qui, insieme, forse, anche a Marco.

  KHALID CHAOUKI. Grazie, presidente. Grazie a voi. Anch'io ero stato a quella prima Tavola rotonda al Senato e devo dire che, anche nella memoria di Marco Pannella, è molto importante che questo lavoro prosegua.
  Colgo davvero – penso di parlare anche a nome del Partito Democratico – la suggestione di approfittare della presenza dell'Italia nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU per provare a rilanciare anche questo tema. Sarà assolutamente nostro compito, insieme, ovviamente, alla nostra rappresentante di gruppo, Lia Quartapelle, e a tutti i colleghi di tutti i partiti che vorranno starci, lanciare questo tema in Parlamento, sia qui, in Commissione, sia in Aula.
  Volevo solo toccare due punti e vedere anche se su questi, effettivamente, avete una risposta o se avete già sviluppato un'analisi. Il primo riguarda il diritto alla conoscenza e conciliazione. In alcuni Paesi, effettivamente, questo percorso è servito e può servire anche a ricostruire, anche attraverso il tema della giustizia transitoria. Penso ad alcuni Paesi post-conflitto. Pensiamo a quello che sta succedendo oggi in alcuni Paesi anche del Mediterraneo, dalla Libia, all'Iraq, alla Siria e a come un giorno, speriamo il più presto possibile, dovrà essere ricostruita, in qualche modo, una storia, una memoria e a come ciò possa influire sia su un percorso di giustizia, ovviamente, sia a ricostruire un senso di comunità.
  Penso al conflitto sunniti-sciiti, per esempio, ma non solo, a esempi positivi in cui il percorso di ricerca di responsabilità del passato, ma anche di una consapevolezza reciproca di quella che è stata la storia di quelle realtà, ha portato a un percorso positivo. Pertanto, il tema del diritto alla conoscenza è anche una chiave di ricostruzione di intere comunità nazionali ed etniche e di intere società.
  Il secondo elemento riguarda l'immigrazione. Pensiamo alle migliaia di storie che sono dietro ai numeri – che purtroppo sono ormai «numeri» – che riguardano le tragedie nel Mediterraneo e agli appelli che riceviamo quotidianamente da parte delle madri, di cui si parla molto poco. Ci sono interi movimenti di madri che sono ancora alla ricerca, per esempio, di conoscere il destino dei propri figli. Pensiamo a come, forse, anche questa storia andrebbe, in qualche modo, affrontata da questo punto di vista e a come riuscire a consegnare, almeno alle generazioni future, una memoria consapevole di quello che sta succedendo e di quello che è già successo. Pensiamo a come dare un nome e un cognome a queste persone e alle loro storie e almeno a fare la nostra parte, anche come parte di questo mondo che viene vissuto, forse con troppo ottimismo, come luogo di approdo, nonostante ci siano i problemi che tutti conosciamo.
  Questo è un secondo aspetto che credo possa essere anche determinante e decisivo per il futuro e, soprattutto, che possa lasciare nella storia – grazie anche al vostro lavoro paziente, ma che molte volte è lungimirante – davvero un contributo importante, in memoria di migliaia e migliaia di vittime nel nostro Mediterraneo, che forse ormai rischiamo di guardare semplicemente come numero, o nemmeno quello. Per esempio, l'iniziativa, del Governo italiano, di recuperare il relitto nel Mediterraneo di qualche giorno fa va proprio in questa direzione. Penso che il lavoro straordinario delle nostre forze della Marina militare, della Capitaneria di porto e di tanti volontari sia da sostenere, attraverso un percorso scientifico e ragionato per ricostruire questo diritto alla conoscenza, che vale sia per le madri di quei tanti giovani, donne, uomini e bambini che hanno lasciato le loro vite nel Mediterraneo, ma anche per noi, per dare una testimonianza di civiltà. Pag. 10
  Grazie davvero. È un'occasione per ricordare Marco Pannella, ma anche per rilanciare, in suo nome, questo percorso di verità.

  EDMONDO CIRIELLI. Innanzitutto, intervengo per dire che appoggiamo l'iniziativa e che, quindi, il nostro gruppo sosterrà, in questa Camera, un atto parlamentare che possa rilanciare il tema complessivo, che effettivamente arretra, del rispetto dei diritti umani e della lotta per l'affermazione dei diritti umani.
  Chiaramente, è anche bello che a farlo sia l'Italia, una nazione che non svolge un ruolo di superpotenza e neanche ambisce a farlo, ma che sicuramente, sul piano del diritto ha sempre qualcosa di innovativo da dire. Il tema specifico dei diritti umani, che una volta è stato un po’ la bandiera dell'Occidente, ultimamente ha visto comportamenti poco coerenti dei nostri alleati, soprattutto di quelli più importanti (Stati Uniti, Inghilterra e Francia), i quali, a fronte della Realpolitik, hanno abbandonato questa bandiera che li contraddistingueva, mettendo in grande difficoltà il mondo occidentale.
  È evidente che ci sono altri attori. Una volta erano il blocco sovietico e il mondo che si legava a quell'ambiente che sostenevano le questioni che ha messo in campo, molto chiaramente, l'Ambasciatore Terzi, ossia l'idea che l'affermazione concreta di uno Stato, a fronte delle sue necessità interne, potesse superare il diritto internazionale e i diritti umani. In qualche maniera, quel sistema aveva una sua coerenza, nel senso che quelle forme di governo e il loro modo di estrinsecarsi avevano la loro linea, che però veniva messa in grande difficoltà a fronte di un Occidente che, invece, concretamente perseguiva, in maniera idealistica, quest'altro tema. Nel momento in cui, purtroppo, gli americani sono i primi, per motivi di interessi geostrategici, a tutelare magari Paesi che violano direttamente e sistematicamente i diritti umani e la stessa cosa avviene con Inghilterra e Francia, è chiaro che noi, come Occidente, abbiamo perso molto della nostra idealità, smarrendo la coerenza di questa battaglia.
  È bello che l'Italia la porti avanti. Poi, potremmo dire che, forse, anche l'Italia deve guardare un po’ al suo interno. Penso alla sistematica violazione dei diritti umani in tema di custodia cautelare o in tema di violazione della privacy, all'utilizzo della stampa per demolire, sul piano della vita personale e privata, avversari politici o economici e industriali e a tutto ciò che avviene in un certo silenzio, a volte, delle forze politiche, che, per fini contingenti, dimenticano queste battaglie.
  Sicuramente, nel complesso, nessuno Stato è perfetto. Noi possiamo fare molto. È bello che sul piano internazionale l'Italia cerchi di affermarsi come il Paese leader nell'esaltazione kelseniana delle norme del diritto internazionale che debbono essere rispettate, a prescindere da ogni diritto di affermazione degli interessi specifici di uno Stato. Come Fratelli d'Italia, crediamo molto nel diritto innanzitutto, nella sua essenza vitale, ragion per cui questa battaglia ci piace, la condividiamo e la sosterremo.

  PRESIDENTE. Do la parola ai nostri ospiti per la replica.

  LAURA HARTH, Rappresentante della Tavola rotonda «SOS Stato di diritto». Ringrazio molto voi tutti. Sarò molto breve. Ringrazio l'onorevole Cirielli, per le ultime parole, che credo siano molto utili e vadano proprio nel centro di quello che stiamo cercando di proporre e di portare avanti.
  Giustamente, il Ministro Terzi aveva parlato di rule by law, invece di rule of law, che spesso i regimi autoritari portano avanti. Come Lei ha detto, giustamente, basta pensare a un Paese come il Regno Unito, dove è stata scritta la Magna Charta, dove sono nati il diritto internazionale e i diritti umani, e vedere come tratta oggi determinati concetti. Vogliono ritirarsi dalla Corte europea per i diritti umani perché non vogliono concedere il diritto di votare ai carcerati.
  Vediamo che questa deriva di un'erosione dello Stato di diritto basato sul diritto internazionale e i diritti umani sta avvenendo dappertutto. È una cosa che la rappresentante Pag. 11 permanente dell'Irlanda, il 13 maggio, a Ginevra ha detto molto chiaramente. Ha detto che è in corso un'erosione dello Stato di diritto, continua e dappertutto. Questa è una situazione che vorremmo cercare almeno di fermare, lanciando questo allarme e portando avanti quest'iniziativa.
  Sulla questione dell'onorevole Chaouki su riconciliazione e diritto alla conoscenza, credo che l'abbia spiegata molto bene il professor Ronzitti, durante la presentazione degli atti allo IAI. Ha spiegato che il diritto alla conoscenza può essere inteso come un diritto autonomo che va a completare il quadro del diritto all'informazione e del diritto alla verità, che è quello che, poi, dà il diritto ai familiari delle vittime di gravi crimini contro l'umanità, contro le loro persone, di chiedere verità e di ricevere notizie e che, spesso, è fondamentale nei processi di riconciliazione e di riparazione.
  Il diritto alla conoscenza dovrebbe completare quel quadro, ma lavorando piuttosto sulla prevenzione, come ha detto il Ministro Frattini. Per esempio, sulla guerra in Iraq, se ci fosse stato un diritto alla conoscenza, molto probabilmente – si auspica – ci sarebbe stato un dibattito pubblico parlamentare in tutte le istituzioni molto più ampio e profondo e magari non si sarebbe arrivati, poi, a quanto è successo. Forse, poi, non ci sarebbe bisogno di riconciliazione e riparazione, si spera. Questa è un po’ l'idea.
  Su questo vorrei aggiungere come declinare quel diritto alla conoscenza, perché ci sono molti strumenti, come ha spiegato il professor Radaelli, tra l'altro, anche il 27 luglio. Oltre alla collaborazione con SIOI e IAI, personalmente sto conseguendo un dottorato all'Università di Exeter, grazie a una borsa di studio dell’Economic and Social Research Council (ESRC), sponsorizzato dal Ministero dell'istruzione inglese. Non è solo importante per me, ma credo che dimostri anche che anche in Inghilterra, sul tema, c'è un chiaro interesse. Spero che anche questa collaborazione col mondo accademico ci possa aiutare ad ampliare ancora quest'iniziativa e la conoscenza sul diritto alla conoscenza.

  SERGIO D'ELIA, Rappresentante della Tavola rotonda «SOS Stato di diritto». Ho il piacere di essere ritornato in quest'Aula della Commissione affari esteri, dalla quale era partita un'iniziativa per quanto riguarda la sponda parlamentare che ha portato l'Italia, all'ONU, a ottenere un successo straordinario, quello della risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali. Molti colleghi sono nuovi. Alcuni erano anche miei colleghi. Devo dire, con riguardo a quello che Lei diceva, presidente, su questa impresa ai limiti dell'impossibile – quella in cui siamo impegnati oggi – che sembrava un'impresa ai limiti dell'impossibile anche quella sulla moratoria universale, ma ce l'abbiamo fatta.
  Marco aveva una caratteristica, quella per cui si parla della visione di Marco, ossia riuscire a pre-vedere, a vedere prima, e in un certo senso ad aiutare affinché venisse realizzato quello che sembrava impossibile. Era la sua capacità di anticipare i tempi di cose ragionevoli che dovevano verificarsi, ma è tutta la sua storia, che ha connotato proprio la sua vita.
  Le Aule parlamentari, compresa questa Aula, sono state il luogo in cui abbiamo cercato di anticipare i tempi di quello su cui tutti concordavano, come la moratoria delle esecuzioni. C'è la dottoressa Piazza, che ricorda benissimo quel periodo. Questa è una campagna analoga, ma, secondo me, più importante, perché il diritto alla conoscenza è il diritto universale più importante e fondamentale. Direi che contiene tutti gli altri.
  Se dovessimo sintetizzare, anche rispetto all'onorevole Chaouki, la differenza tra diritto alla verità e diritto all'informazione, forse l'uso dei tempi dei verbi ci potrebbe aiutare: il diritto alla verità riguarda un verbo coniugato al passato, ossia quello che è accaduto e che è giusto che si conosca e si sappia, perché ci sono anche delle vittime. Il diritto all'informazione ha il tempo al presente: si tratta di essere informati su quello che accade nella vita di un Paese. Pag. 12
  Il diritto alla conoscenza è importante perché riguarda il futuro. Lo diceva bene Laura Harth. Serve a impedire che accadano delle cose. L'unico modo per impedirlo è che ci siano grandi dibattiti pubblici sulle grandi opzioni, di fronte alle grandi questioni del nostro tempo. Anche sull'immigrazione occorre un grande dibattito pubblico sulle alternative, altrimenti avviene quello che è scontato: le logiche securitarie, quelle dell'emergenza, i tamponi che si cerca di mettere nelle situazioni. Occorrono grandi dibattiti.
  Marco Pannella una soluzione ce l'aveva e la iniziò con la campagna contro lo sterminio per fame. Occorrono grandi piani, Piani Marshall, per impedire quello che sta accadendo oggi, sotto i nostri occhi. Grazie davvero, presidente, per questa occasione.

  PRESIDENTE. Questa nostra seduta è stata ripresa anche da Radio Radicale. Sarebbe paradossale se non fosse avvenuto.
  Vi ringrazio tutti. È evidente che abbiamo aperto una finestra che può consentire, poi, a quel filo dell'iniziativa che voi state prendendo, di avere una sponda istituzionale. È stata sempre la caratteristica del Partito Radicale quella di tenere un piede nel crogiolo della società e l'altro, invece, nelle istituzioni. Vi ringrazio molto e ci rivedremo sicuramente.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.55.