XVII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Mercoledì 24 giugno 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Marazziti Mario , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA TUTELA DEI DIRITTI DELLE MINORANZE PER IL MANTENIMENTO DELLA PACE E DELLA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE

Audizione di Mustafa Abduldzhemil Dzhemilev, deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara.
Marazziti Mario , Presidente ... 3 
Dzhemilev Mustafa Abduldzhemil , deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara ... 3 
Marazziti Mario , Presidente ... 5 
Locatelli Pia Elda (Misto-PSI-PLI)  ... 5 
Marazziti Mario , Presidente ... 6 
Dzhemilev Mustafa Abduldzhemil , deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara ... 6 
Marazziti Mario , Presidente ... 7 
Dzhemilev Mustafa Abduldzhemil , deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara ... 7 
Marazziti Mario , Presidente ... 8

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE MARIO MARAZZITI

  La seduta comincia alle 9.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche tramite la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Mustafa Abduldzhemil Dzhemilev, deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla tutela dei diritti delle minoranze per il mantenimento della pace e della sicurezza a livello internazionale, l'audizione di Mustafa Abduldzhemil Dzhemilev, deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara, che è accompagnato da Evgeny Perelygin, ambasciatore di Ucraina in Italia, dal ministro consigliere Yevghen Yenin, dal consigliere di ambasciata Volovnykiv e dal suo consigliere particolare Umerov.
  L'onorevole Dzhemilev è presidente del Mejlis del popolo tataro di Crimea e membro del Parlamento ucraino a partire dal 1998. È un leader riconosciuto del movimento nazionale dei tatari di Crimea, alla cui fondazione ha contribuito con il precipuo scopo di ottenere il riconoscimento dei diritti di quel popolo, espulso dal proprio territorio dal regime sovietico nel 1944.
  L'onorevole Dzhemilev, che ha subìto per ben sei volte la detenzione nelle carceri dell'Unione Sovietica, è stato insignito nel 2014 del premio di solidarietà «Lech Walesa».
  Invito quindi l'onorevole Mustafa Abduldzhemil Dzhemilev, che siamo lieti di avere qui al nostro Comitato permanente sui diritti umani, a svolgere il suo intervento.

  MUSTAFA ABDULDZHEMIL DZHEMILEV, deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara. Egregi deputati membri del Comitato sui diritti umani, sono molto grato per questo invito e per l'opportunità di presentare le mie posizioni e raccontare la situazione in Crimea.
  Io rappresento il popolo nativo della Crimea, il popolo tataro. Prima di tutto vorrei spendere qualche parola sui tatari di Crimea. È un popolo che si è formato nella penisola di Crimea nel corso di molti secoli, o forse millenni. Ci sono diversi termini per indicare il nostro popolo: noi diciamo che siamo «crimeani», cioè il popolo della Crimea.
  Ciò che è successo da noi l'anno scorso, per molte persone è stata una sorpresa. Nessuno poteva immaginare che nel ventunesimo secolo uno Stato che si sente un po’ più forte e ha più armamenti non solo aggredisse e occupasse, ma potesse anche annettere dei territori. L'Ucraina non poteva rispondere a questa aggressione, prima di tutto perché le Forze armate erano state ridotte durante la presidenza di Yanukovych, e poi si pensava che il mondo non avrebbe permesso questi passi.
  C'erano gli accordi firmati da Russia e Ucraina sul rispetto delle frontiere e sulla rinuncia alle reciproche pretese territoriali. C'era l'Accordo di Helsinki sull'impossibilità di modificare le frontiere esistenti, nonché il memorandum del 1994 con il quale Stati Uniti, Gran Bretagna e Pag. 4Russia hanno sostenuto l'Ucraina nella rinuncia alle armi nucleari, impegnandosi a garantirne la sicurezza.
  Nonostante ciò, le forze armate russe sono entrate nel territorio della Crimea e hanno indetto il referendum, che non può però essere definito tale perché hanno dichiarato le cifre che più piacevano loro, dicendo che l'85 per cento della popolazione aveva partecipato e che più del 90 per cento aveva votato per l'annessione. Così è avvenuta l'annessione della Crimea alla Russia.
  Vorrei spendere qualche parola per raccontarvi cosa stia succedendo in Crimea. Chi ha sofferto di più sono stati i tatari di Crimea, perché la popolazione nativa ha dichiarato di non riconoscere alcun referendum e di non sostenere l'annessione alla Russia. Ovviamente adesso ci sono repressioni nei confronti del movimento dei tatari di Crimea e della popolazione tutta.
  Non c’è libertà. C’è la censura su tutti i mezzi di informazione. Lo scorso anno abbiamo subìto più di 150 perquisizioni alla ricerca di armi oppure di letteratura vietata. Che si cerchino le armi lo capiamo, ma ci sono vietati alcuni libri e altri testi a stampa, mentre in Ucraina non esiste la censura e non vi è un reato in tale ambito. Sulla base di ciò entrano in ogni casa, cercano e tolgono anche la memoria dei computer.
  In più cresce lo sciovinismo russo. C’è tensione tra le etnie e si verificano atti di vandalismo. Vengono distrutti i monumenti alle vittime delle deportazioni, vengono lanciate bombe molotov contro le nostre moschee e scuole.
  Il fatto più grave è che stanno sparendo le persone. Secondo le nostre valutazioni, nel corso dell'occupazione sono scomparse più di 23 persone. Abbiamo trovato i corpi di tre persone; gli altri non si trovano, ma non c’è dubbio che non siano più in vita. Alcuni genitori hanno però ricevuto telefonate anonime nelle quali è stato detto loro che, se si comporteranno bene, i figli torneranno a casa. Subiamo minacce.
  Le azioni del nuovo potere mettono in difficoltà non solo le persone di etnia tatara, ma tutti coloro che vivono in Crimea. Secondo una valutazione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'anno scorso 20.000 persone sono state costrette ad abbandonare la Crimea, e più della metà sono tatari della Crimea.
  I tatari della Crimea rappresentano il 14 per cento della popolazione della penisola, ma secondo le ultime cifre la Crimea è stata abbandonata da 35.000 tatari e questo flusso aumenterà ancora. Dopo la deportazione e il genocidio del 1944 e dopo aver avuto l'occasione di tornare nella nostra patria storica, siamo di nuovo costretti ad abbandonare il nostro territorio. Nonostante l'appello del Mejlis a non lasciare la terra nativa, la paura che ha colpito la nostra etnia rende la permanenza sulla penisola impossibile. Inoltre si fa di tutto per dividere il nostro popolo, sottomettendolo, «comprandolo» o facendogli paura.
  Per noi è importante non fare quello che ci chiedono. Volevano che il Mejlis riconoscesse l'annessione alla Russia: non è successo, e per questo viviamo queste difficoltà. Molti rappresentanti del Mejlis non possono più tornare nella terra nativa: parlo del presidente e del vicepresidente, che da quattro mesi si trova in prigione. Diversi membri del Mejlis del popolo tataro di Crimea si trovano in prigione oppure non possono tornare a casa in Crimea.
  Vengono utilizzate anche multe di vario genere. Se si riuniscono più di trenta persone, ad esempio, dicono che si tratta di una manifestazione non autorizzata e le persone vengono multate. Fanno tutto questo per paralizzare la resistenza della popolazione.
  In generale possiamo dire che in Crimea è stato ripristinato il potere sovietico, ma non quello del periodo migliore, quello della perestrojka: possiamo paragonarlo agli anni 1937 e 1938, cioè ai tempi dello stalinismo e delle repressioni.
  Le persone hanno paura di parlare l'una con l'altra, di condividere i punti di vista o di parlare al telefono perché tutto Pag. 5viene ascoltato. Qualsiasi informazione arrivi al potere produce repressioni immediate.
  È anche cresciuto lo spionaggio. Le persone hanno paura di conversare perché, da una parte, viene ascoltato tutto attraverso le intercettazioni e, dall'altra, c’è lo spionaggio e ciò che si dice viene riferito. La situazione è cambiata rispetto al periodo sovietico: mentre nel periodo sovietico non si poteva pubblicare nulla, adesso i mezzi tecnici ci permettono di pubblicare, ma dopo la pubblicazione le persone subiscono repressioni.
  Avevamo un canale culturale nella lingua dei tatari di Crimea, che dava informazioni in tre lingue, tataro, russo e ucraino. Dal 1o aprile è stato chiuso senza alcuna seria motivazione, ma la stampa ha scritto che questo canale avrebbe dato alla popolazione della Crimea la speranza di ritornare all'Ucraina. In realtà, il canale non era politico, l'unica colpa che aveva era quella di non sostenere e lodare il regime attuale: rifletteva su ciò che accade. Adesso non abbiamo alcuna possibilità di esprimerci nel territorio della penisola, e in questa situazione non possiamo difendere i nostri diritti.
  La liberazione con le armi è impossibile perché le forze dell'Ucraina e della Russia non sono paragonabili. Inoltre in Crimea si sta formando una forte base militare, con più di 70.000 unità. L'idea di azioni militari non è ammissibile perché potrebbe scatenare un focolaio di guerra non solo in Crimea, ma anche nella zona del Mar Nero.
  Sappiamo che ci sono sanzioni contro l'aggressore, ma le sanzioni dovrebbero essere tali da spingere la Russia a fare il reset della sua politica estera, soprattutto nei territori occupati. Le sanzioni portano problemi economici anche ai Paesi che le decidono, ma se qualcuno pensa che Putin possa fermarsi alla Crimea e garantire la pace si sbaglia. Questo non corrisponde alla verità. Vorrei ricordare che nel 1938 i Sudeti furono regalati a Hitler per tranquillizzarlo e garantire la pace. Il Primo Ministro della Gran Bretagna disse che sperava nella pace, e invece questo fatto portò alla guerra.
  Noi oggi speriamo che si facciano passi per liberare la Crimea. Io vorrei attirare l'attenzione delle organizzazioni internazionali soprattutto sui diritti umani nei territori occupati. Si potrebbe facilitare la situazione, magari impedendo che le persone scompaiano, liberando coloro che si trovano in prigione o eliminando le multe. Dobbiamo assolutamente migliorare la situazione in Crimea, ma anche così non sistemeremo le cose.
  Dobbiamo fare di tutto per difendere i diritti fondamentali e la sovranità sulle frontiere, e per garantire che i territori vengano liberati.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Dzhemilev e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PIA ELDA LOCATELLI. Non ho domande da porre, ma solo alcune riflessioni spontanee dopo l'ascolto di questa interessante relazione del collega Dzhemilev.
  Noi abbiamo seguito la situazione delle relazioni tra Russia e Ucraina e l'annessione, che continuiamo a considerare illegale, della Crimea al territorio russo, ma sinceramente non pensavo che la situazione fosse così drammaticamente negativa per chi vive in Crimea e per chi rappresenta forse l'unica voce dissidente rispetto a questo atto di prepotenza, apparentemente perpetrato attraverso un sistema legale come quello del referendum.
  Sono molto sorpresa di questa plateale violazione dei diritti umani perché dei desaparecidos sentivamo parlare negli anni Ottanta a proposito delle dittature dell'America Latina. Vedere che questo succede anche nella nostra Europa lascia sorpresi, anche se a volte le cose non si vedono perché si ha paura di vedere quanto la realtà possa essere negativa.
  Mi pare che nelle parole del collega Dzhemilev convivano insieme speranza e non speranza. Dice che le forze che si potrebbero confrontare per trovare una Pag. 6soluzione, quelle della Russia e dell'Ucraina, sono imparagonabili, per cui è impensabile un conflitto armato, conflitto che è brutto di per sé, ma anche se si andasse per quella via sappiamo bene quale sarebbe il risultato. Chiaramente nessuno di noi pensa ad una soluzione attraverso le vie della guerra.
  Lei ci ha anche detto che forse gli organismi internazionali potrebbero intervenire almeno per ripristinare il rispetto dei diritti umani fondamentali e porre fine alle sparizioni, far liberare le ventitré persone di cui ancora non si sa nulla e tutte le altre che sappiamo essere in prigione e impedire l'utilizzo delle multe per bloccare la libera espressione delle opinioni politiche e non solo. Le chiedo concretamente, come Paese, quali azioni possiamo intraprendere almeno per facilitare il ripristino dei diritti fondamentali.
  Immagino che Lei sappia che oggi discuteremo in Aula di alcune mozioni che chiedono il ritiro delle sanzioni contro la Russia per la violazione del diritto internazionale. Altre, come la mozione che sosteniamo noi della maggioranza di questo Governo, vogliono che queste sanzioni siano confermate.
  Se è vero che un qualche danno economico è venuto al nostro Paese – è un dato di fatto –, ci sono però ragioni di natura geopolitica che devono prevalere sulle ragioni di tipo economico. Non dobbiamo dimenticarlo e abbiamo alcuni esempi del passato in cui le sanzioni sono riuscite, sebbene non da sole, a conseguire il risultato: mi riferisco, ad esempio, all'eliminazione dell’apartheid in Sudafrica.
  Spero che oggi confermeremo in Aula il mantenimento delle sanzioni contro la Russia, ma allo stesso tempo ci impegniamo perché si possa trovare, attraverso il ruolo che l'Unione europea può svolgere, una soluzione come primo passo verso il rispetto completo degli Accordi di Minsk.
  La speranza, come Lei ha detto nelle sue ultime parole, è arrivare – chissà quando – a una situazione in cui la sovranità delle frontiere e la libertà dei territori siano ripristinate. Da questo punto di vista sono un poco pessimista, non vedo questo come un obiettivo a portata di mano e non so nemmeno se riusciremo a conseguirlo nel tempo; certo è che gli Accordi di Helsinki sulla sovranità dei Paesi vanno rispettati. Ce lo teniamo come obiettivo di lungo termine.

  PRESIDENTE. Do ora la parola al nostro ospite, per la replica.

  MUSTAFA ABDULDZHEMIL DZHEMILEV, deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara. Per quanto riguarda ciò che si potrebbe fare, ora sul territorio di Crimea non è ammessa alcuna organizzazione internazionale e quindi i diritti dell'uomo non possono essere difesi.
  Nell'aprile di quest'anno è stato permesso di entrare unicamente a una commissione indipendente di esperti turchi. La Russia riteneva che la Turchia avesse una posizione intermedia, non avendo aderito alle sanzioni e mantenendo un volume commerciale con la Russia. Le forze di occupazione pensavano che le conclusioni di questa commissione sarebbero state aderenti a ciò che pensa la Russia, ma tre giorni fa è stato pubblicato un rapporto di venti pagine soprattutto sulla situazione del popolo tataro in Crimea e per la Russia è stato scioccante.
  La commissione ha riportato ciò che succede veramente. Anche noi non siamo del tutto d'accordo con il rapporto, perché alcune cose non sono state capite, tuttavia le autorità non permetteranno più nemmeno alle delegazioni turche di entrare in Crimea. Né il Parlamento europeo, né l'OSCE, né le Nazioni Unite saranno ammessi. Così potranno fare la loro pazza propaganda su quanto siano felici le persone dopo l'annessione alla Russia.
  Gli Accordi di Minsk naturalmente sono molto importanti, ma qui vorrei porre l'attenzione sul fatto che non c’è una parola sulla Crimea. Si parla solo della definizione del cessate il fuoco nell'est del nostro Paese. La questione della Crimea è molto importante perché riguarda il destino del popolo tataro, che dopo la deportazione e il genocidio ha lottato tanti anni per tornare nella madrepatria storica Pag. 7e ora si trova nelle stesse condizioni contro cui ha lottato.
  Per quanto riguarda il conflitto armato, anche noi non vediamo alcuna prospettiva, ma se non l'intervento militare, quale intervento allora ? Io non diminuirei il peso delle sanzioni economiche perché ricordo che, dopo l'occupazione dell'Afghanistan nel 1979, le sanzioni agirono lentamente, ma portarono alla disgregazione dell'Unione Sovietica.
  Viviamo in un tempo abbastanza dinamico e penso che le sanzioni attuali non siano sufficienti e debbano essere rafforzate. Sono però del tutto sicuro che queste sanzioni saranno efficaci e alla fine porteranno la Russia ad aderire a una politica internazionale più contenuta.

  PRESIDENTE. Vorrei aggiungere alcune domande. Vorrei sapere se ci siano state conseguenze anche per la libertà religiosa del popolo tataro ovvero dei credenti ortodossi legati al Patriarcato di Kiev. Voi siete sul terreno, mentre noi abbiamo poche informazioni.
  La seconda domanda è se esista o meno un osservatore o giornalista internazionale sul territorio.
  Alla terza domanda ha già in parte risposto. Lei dice che in questo momento nessuna delegazione internazionale può visitare la Crimea perché legata in qualche modo alle sanzioni. Esiste invece la possibilità di costruire una missione di dialogo sulle condizioni di vita del popolo tataro e degli abitanti della Crimea attraverso visite ?
  Infine, Le chiedo quanti tatari in questo momento vivono in Crimea, così da fissare in maniera fotografica la vostra presenza in Crimea e poter misurare, anche in futuro, le possibili difficoltà di quanti stanno andando via, sono tornati o potrebbero tornare. È possibile fare una fotografia chiara che la comunità internazionale possa utilizzare nel suo rapporto con la Russia ?
  Evidentemente noi sogniamo di tornare alle frontiere aperte e di ripristinare la legalità internazionale, ma siamo in un tempo della storia in cui si stanno rimettendo in discussione i confini.

  MUSTAFA ABDULDZHEMIL DZHEMILEV, deputato ucraino appartenente alla minoranza tatara. Per quanto riguarda la prima domanda sulla libertà religiosa, in Russia non è vietata l'organizzazione religiosa. Anche in Crimea ogni organizzazione religiosa ha diritto a esistere, ma in Ucraina c’è sia la chiesa ortodossa soggetta al Patriarcato di Mosca sia la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Kiev.
  Dopo l'occupazione, la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Kiev ha praticamente cessato di esistere: le hanno tolto tutto il possibile e sono stati costretti ad abbandonare la Crimea. La stessa cosa è accaduta alla Chiesa cattolica ucraina. Solo la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca è presente perché sostiene l'occupazione e considera giusta l'annessione della Crimea.
  Quanto ai musulmani, la situazione è diversa. Prima di tutto gli occupanti hanno creato una gestione «spirituale» dei musulmani della Crimea perché in questo modo li possono ricattare. La minaccia è che, se l'organizzazione religiosa dei musulmani non si comporterà come deve, le moschee non potranno svolgere le proprie attività e dovranno aderire alle esigenze che saranno loro imposte.
  Possiamo dire che la situazione è paralizzata perché la nostra organizzazione religiosa non può dichiarare nulla di ciò che pensa. Se le dichiarazioni non corrispondono alle esigenze degli occupanti, cesserà di esistere.
  Secondo la legislazione russa, inoltre, alcune organizzazioni musulmane non sono legali perché sono ritenute terroristiche e sono state costrette ad abbandonare la Crimea: non per aver compiuto azioni concrete, ma solo per aver aderito a una corrente islamica che la legislazione russa considera indesiderata.
  Per quanto riguarda gli osservatori, arriva gente dal Giappone, dall'Italia, dall'Ungheria, ma possono entrare solo persone che siano conosciute e delle quali si Pag. 8sa quali conclusioni riporteranno all'esterno. Se non sbaglio, c’è stata una visita dei deputati del Parlamento ungherese. Non so se ci fossero anche rappresentanti di quello italiano. I deputati ungheresi hanno detto che il referendum era andato bene e che la gente era felice di trovarsi in questa situazione di occupazione. Questo deputato ungherese, Béla Kovács, della forza politica Jobbik, passa adesso tempi difficili, perché c’è una causa in corso nei suoi confronti.
  Se il potere degli occupanti non è sicuro delle conclusioni o delle informazioni che verranno riferite, non fa entrare nessuno. Ci sono comunque persone che raccontano ciò che succede sul territorio della Crimea rischiando la vita.
  Prima dell'occupazione i tatari erano 280.000-300.000, circa il 14 per cento della popolazione della Crimea, che ammonta a 2,4 milioni di persone. Dopo l'occupazione, i russi hanno fatto il censimento e, secondo questo censimento, le proporzioni tra le etnie sono cambiate. In base al censimento ucraino, in Crimea i russi erano poco più del 58 per cento, adesso sarebbero il 68 per cento, mentre anche altre etnie sarebbero diminuite.
  Alcuni tatari sono stati costretti ad abbandonare la Crimea. È vero che sono andati via, ma in questo modo cambia anche la proporzione delle etnie sul territorio.

  PRESIDENTE. Ringrazio l'onorevole Dzhemilev per le informazioni, in parte per noi dolorose, ma che ci responsabilizzano ulteriormente nella ricerca di soluzioni per la difficile crisi che voi vivete da tempo.
  Come Parlamento, informeremo il Governo italiano e sicuramente il Governo italiano continuerà a svolgere la sua azione a livello europeo affinché la questione della Crimea non diventi un’«abitudine» della storia contemporanea e rimanga invece la necessità di trovare una soluzione che garantisca i diritti dei popoli, senza violazioni dei diritti umani, e ripristini la legalità internazionale.
  Vi possiamo solo dire che la vostra visita ci è utile e ravviva il nostro senso di responsabilità. Cercheremo i modi più efficaci, negli spazi stretti che ci sono, per migliorare la vostra situazione.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 10.15.