XVII Legislatura

II Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Giovedì 12 dicembre 2013

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bonafede Alfonso , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA IN MERITO ALL'ESAME DELLE PROPOSTE DI LEGGE C. 1203  DANIELE FARINA E C. 971  GOZI, RECANTI MODIFICHE AL TESTO UNICO DELLE LEGGI IN MATERIA DI DISCIPLINA DEGLI STUPEFACENTI E SOSTANZE PSICOTROPE, PREVENZIONE, CURA E RIABILITAZIONE DEI RELATIVI STATI DI TOSSICODIPENDENZA, DI CUI AL DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 9 OTTOBRE 1990, N. 309, IN MATERIA DI COLTIVAZIONE E CESSIONE DELLA CANNABIS INDICA E DEI SUOI DERIVATI.

Audizione di rappresentanti dell'Associazione ASCIA (Associazione per la sensibilizzazione della canapa autoprodotta in Italia).
Bonafede Alfonso , Presidente ... 2 
Cecconi Giancarlo , Segretario dell'Associazione ASCIA ... 2 
Nicosia Giuseppe , Componente del direttivo dell'Associazione ASCIA ... 3 
Cecconi Giancarlo , Segretario dell'Associazione ASCIA ... 5 
Bonafede Alfonso , Presidente ... 6 
Cecconi Giancarlo , Segretario dell'Associazione ASCIA ... 6 
Bonafede Alfonso , Presidente ... 10 
Farina Daniele (SEL)  ... 10 
Bonafede Alfonso , Presidente ... 11 
Ferraresi Vittorio (M5S)  ... 11 
Bonafede Alfonso , Presidente ... 11 
Cecconi Giancarlo , Segretario dell'Associazione ASCIA ... 11 
Nicosia Giuseppe , Componente del direttivo dell'Associazione ASCIA ... 12 
Giorgini Mattossi Markab , Rappresentante dell'Associazione ASCIA ... 12 
Farina Daniele (SEL)  ... 13 
Giorgini Mattossi Markab , Rappresentante dell'Associazione ASCIA ... 13 
Bonafede Alfonso , Presidente ... 13 
Cecconi Giancarlo , Segretario dell'Associazione ASCIA ... 14 
Gatti Giorgio  ... 14 
Giorgini Mattossi Markab , Rappresentante dell'Associazione ASCIA ... 15 
Bonafede Alfonso , Presidente ... 15 
Corbo Fabrizio , Rappresentante dell'Associazione ASCIA ... 15 
Bonafede Alfonso , Presidente ... 16

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: FI-PdL;
Scelta Civica per l'Italia: SCpI;
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Nuovo Centro-destra: NCD;
Lega Nord e Autonomie: LNA;
Per l'Italia (PI);
Fratelli d'Italia: FdI;
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFONSO BONAFEDE

  La seduta comincia alle 12.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione di rappresentanti dell'Associazione ASCIA (Associazione per la sensibilizzazione della canapa autoprodotta in Italia).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva in merito all'esame delle proposte di legge C. 1203 Daniele Farina e C. 971 Gozi, recanti Modifiche al testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di coltivazione e cessione della cannabis indica e dei suoi derivati, di rappresentanti dell'Associazione ASCIA, che è acronimo dell'Associazione per la sensibilizzazione sulla canapa autoprodotta in Italia.
  Il Segretario dell'Associazione ASCIA, Giancarlo Cecconi, è accompagnato da Giuseppe Nicosia, Markab Giorgini Mattossi, Marisa Santoni e Giorgio Gatti.
  Do quindi la parola al Segretario dell'Associazione ASCIA, Giancarlo Cecconi, per lo svolgimento della relazione.

  GIANCARLO CECCONI, Segretario dell'Associazione ASCIA. Buongiorno. Prima di iniziare vorrei rivolgere un ringraziamento al presidente e ai membri della Commissione che ci hanno dato questa opportunità di portare testimonianze e contributi in base alle esperienze di chi è purtroppo soggetto a tutto ciò che la legge di cui stiamo discutendo impone, rendendolo vittima. Portiamo i ringraziamenti dei nostri associati, cioè di tutti coloro che stanno cercando di rendere visibile un tipo di persecuzione che per molto tempo è stata sottovalutata dalla politica.
  Vorremmo iniziare con la proiezione di alcune slide perché stiamo parlando di una pianta, la canapa, e con questa piccola esposizione vorremmo creare un terreno di conoscenza comune, a partire dal quale approfondire i benefici che l'auspicato superamento della legge Fini-Giovanardi può portare sia alla coltivazione della pianta per molti aspetti, da quello tessile a quello alimentare o sanitario, sia al suo uso cosiddetto «ricreativo», su cui va fatto un discorso diverso.
  Non si tratta infatti semplicemente dell'atteggiamento di fumare una canna insieme agli amici, laddove sull'aspetto ricreativo si basa un rapporto di socializzazione e di terapia per l'individuo, tema che andremo ad approfondire.
  Sono accompagnato da Giuseppe Nicosia, che è un naturista, laureato in Scienze della natura, che potrà illustrarci sia le qualità della pianta che la breve storia che ne ha provocato la demonizzazione, dal dottor Giorgio Gatti, consulente economico per la sicurezza e lo sviluppo, che quindi potrà spiegare i costi del proibizionismo Pag. 3nell'attuale legislazione, da Markab Giorgini Mattossi, rappresentante dei consumatori, quindi della numerosa comunità di coltivatori di marijuana che in questo momento, pur essendo fuori legge, si sentono assolutamente estranei sia al mondo della criminalità che a quello della tossicodipendenza.
  Se permettete, inizierei con la proiezione di queste prime slide.

  GIUSEPPE NICOSIA, Componente del direttivo dell'Associazione ASCIA. Buongiorno. Nel breve tempo concesso cercheremo di fare luce su questa pianta, raccontandone le vicende storiche che hanno portato al proibizionismo a livello planetario.
  La cannabis sativa di Linneo (questo è il nome scientifico) è una pianta che accompagna da sempre l'evoluzione dell'uomo. Si sono trovati reperti di derivati dalla cannabis in grotte risalenti a 10.000 anni fa. La cannabis è stata inoltre una delle prime piante coltivate dall'uomo e ricercata in natura.
  L'Italia fino ai primi del Novecento era la prima produttrice al mondo per qualità di canapa, e noi siamo legati alla canapa per tutta la nostra evoluzione geografica e le scoperte realizzate. Su una nave, infatti, paradossalmente c'era più canapa che legno, perché erano di canapa le vele, le corde, i vestiti dei marinai, l'olio usato per essere bruciato nelle lampade o i semi per nutrire i marinai, nonché le carte nautiche. Questa è una foto della nave scuola Amerigo Vespucci e le vele sono in olone, un tessuto di canapa e lino.
  A prescindere da qualsiasi cosa vi sia stata detta, il seme di canapa è privo del THC, il tetraidrocannabinolo, che è il principio psicoattivo reso illegale, e qualsiasi seme proveniente da una pianta a elevato contenuto di THC, quindi per uso terapeutico, non contiene sostanza psicoattiva. Che esso sia venduto da una ditta sementiera, da chi lo commercializza per alimenti o anche su Internet non può essere considerato qualcosa di illegale.
  Il seme di canapa ha valori nutrizionali unici al mondo: contiene il 34 per cento di proteine e sono delle proteine nobili, che contengono i 20 amminoacidi completi, compresi gli 8 essenziali. Contiene inoltre una parte di acidi grassi polinsaturi, gli omega 3 e gli omega 6, come nessun'altra sostanza sulla terra, quindi anche a paragone con prodotti di sintesi e integratori di omega 3 l'olio di semi di canapa è migliore.
  Questo ha portato il Ministero della salute a emanare una circolare nel 2009, in cui classifica l'olio di semi di canapa come un prodotto salutistico e ne consiglia l'utilizzo. La fibra di canapa è una delle più resistenti al mondo, però può essere lavorata fino ad essere scambiata per seta.
  Abbiamo anche del materiale edilizio che deriva dalla canapa, sostituti della plastica, e le parti interne delle automobili sono ormai tutte sostanzialmente di canapa, perché una direttiva europea impone di sostituire le plastiche con materiale biologico, derivante dalla natura. Esistono 50.000 utilizzi derivati dalla canapa e in Italia diverse aziende hanno iniziato a commercializzare i prodotti di canapa, quindi è un settore in espansione.
  Se la canapa ha tutti questi benefici, ci si chiede quindi per quale motivo sia illegale a livello planetario. Dobbiamo fare un passo indietro nella storia: nel 1850 viene scoperto il petrolio e nel giro di dieci anni la famiglia Rockefeller diventa magnate del petrolio e inizia a lavorarlo come combustione.
  Nel 1908 Ford realizza però una macchina, una delle prime prodotte in serie, la Ford T, che per il 60 per cento è costituita di canapa ed è alimentata a etanolo di canapa, quindi Rockefeller si trova dinanzi uno scomodo concorrente sul mercato, che non ha bisogno di estrarre petrolio dal sottosuolo e raffinarlo, ma utilizza un combustibile ricavato dalla spremitura dei semi di questa pianta.
  Viene quindi emanata una tassa con cui si prova a rendere non più conveniente la produzione di canapa. Questo però si rivela difficile, perché la canapa non è solo combustibile, ma viene utilizzata anche per la produzione di carta.Pag. 4
  Il magnate della carta proveniente dalla cellulosa da albero, Hearst, si unisce allora a Rockefeller in questa battaglia contro la canapa, e si unisce a loro anche la Dupont, una ditta che aveva creato il nylon, adatto a sostituire tutte le corde e i tessuti di canapa.
  Per quanto riguarda la produzione di cellulosa, questo grafico mostra la cellulosa prodotta da un ettaro di coltivazione di canapa confrontata con quella prodotta da un ettaro di foresta, mentre la slide successiva tiene conto del fatto che la cellulosa degli alberi ha bisogno di almeno vent'anni per crescere. Questa immagine mostra invece la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti e la Bibbia di Gutemberg, entrambe realizzate su carta di canapa.
  Questi grandi imprenditori si uniscono quindi e promuovono una campagna diffamatoria contro questa pianta, iniziando a chiamarla marijuana, mentre sino ad allora si conosceva la cannabis o la canapa, e marijuana era il termine usato dai messicani. Si era infatti da poco conclusa una guerra di confine fra gli Stati Uniti e il Messico, che quindi era visto come un nemico, da cui il termine marijuana che assumeva una connotazione negativa.
  Finito il proibizionismo dell'alcol, ebbe quindi inizio il proibizionismo della marijuana, perché sui luoghi dei crimini commessi da violenti gruppi di messicani veniva trovata, oltre all'alcol, anche della cannabis, cui fu quindi facilmente attribuita la colpa, sostenendo che facesse impazzire le persone, tanto che nei primi volantini si parlava di omicidio, insanità mentale e morte. La marijuana venne definita «assassino della gioventù», mentre obiettivamente è una delle sostanze meno tossiche al mondo e addirittura non ne esiste una dose letale.
  In laboratorio si è visto infatti che questa dovrebbe essere pari a 30 o 40 chili di marijuana essiccata per un uomo adulto, quantitativo che una persona non può assimilare, mentre paradossalmente è più semplice suicidarsi con l'acqua, in quanto dieci litri d'acqua sono tossici.
  Vi è stato detto che ora ci sono delle cannabis al 50 per cento di THC, ma nulla è più falso di questo. Si tratta di una varietà di cannabis selezionata che arriva ad avere un valore di THC del 25 per cento. Questa è la percentuale di principio attivo sulla quantità, sul peso.
  Della cannabis esistono degli estratti sintetizzati che arrivano al 50 o 70 per cento, ma si tratta di cannabis terapeutica, l’hemp oil. Questa bambina, Micaela, ha sette anni ed è affetta da leucemia, fortunatamente vive in California dove può curarsi con l’hemp oil, un estratto che va dal 60 al 70 per cento, e vivere grazie all'olio di cannabis.
  Queste proprietà erano note e questi formaci risalgono al 1700, al 1800, fino ai primi del 1900. In questa slide c’è la foto di una tabella pubblicitaria inserita all'interno di una farmacia: a sinistra abbiamo un olio di canapa, in basso uno sciroppo, in alto si parla di sigarette indiane a cannabis indica in grado di curare l'asma e altre patologie.
  Il fatto che la cannabis sia assolutamente naturale è dimostrato dal fatto che nel nostro corpo abbiamo dei recettori per i cannabinoidi, i CB1 e i CB2, CB1 localizzati principalmente nel nostro cervello, CB2 localizzati in vari organi, soprattutto in quelli che vanno a sintetizzare degli ormoni. Le ricerche hanno evidenziato che quando siamo in deficit di cannabinoidi il nostro corpo sta male, quindi la cannabis è un vero e proprio integratore. Voi tutti avete inoltre utilizzato dei cannabinoidi, perché questi sono presenti nel latte materno.
  Queste sono alcune patologie che vengono curate dalla cannabis: emicrania, dolori mestruali, reumatismi, spasmi muscolari, sclerosi multipla (non so se avete visto l'ultimo servizio de Le Iene), Morbo di Parkinson, asma, glaucoma, AIDS, cancro, anoressia, epilessia, Alzheimer, Corea di Huntington e schizofrenia, e altre patologie che sono ancora in indagine.
  Diversi Paesi hanno legalizzato la cannabis senza avere riscontri negativi come si sostiene in Italia. Facendo una ricerca si scopre infatti che l'Olanda è uno dei Paesi Pag. 5più sicuri a livello di incidenti, sebbene sia il Paese dove per eccellenza la cannabis è venduta nei Coffee shop, sorta di bar della cannabis. Noi italiani ci rechiamo in Olanda come «turisti della droga», per utilizzare questa cannabis e sentirci liberi di fumare, ma è sostanzialmente pari a zero per cento la percentuale dei turisti che in Olanda fuma e ha incidenti, quindi il problema non esiste.
  Questa diapositiva mostra quanto sta succedendo negli Stati Uniti, primo Paese a renderla illegale. In verde scuro sono indicati gli Stati in cui è stata legalizzata, in verde chiaro quelli in cui è stata decriminalizzata e infine i Paesi in cui è ancora assolutamente illegale, mentre quelli indicati con la fogliolina sono gli Stati in cui viene prodotta la cannabis.
  Questo grafico mostra invece l'utilizzo di cannabis a livello mondiale. Quando si parla di utilizzo di cannabis, si finisce spesso con il parlare di tossicodipendenti, e i tossicodipendenti da droghe pesanti oggi sono presi in considerazione per statistiche sulla cannabis, cosa assolutamente errata in quanto è come parlare di cibo e prendere in esame soltanto gli obesi.
  Questi sono illustri personaggi come il Presidente degli Stati Uniti Obama, che hanno dichiarato di aver fatto uso di cannabis o di utilizzarla ancora. Si tratta di personaggi anche storici come Napoleone, la Regina Vittoria, l'onorevole Fini dichiarò in una trasmissione a Fabio Fazio di aver provato a utilizzare cannabis.
  Lascio quindi la parola a Giancarlo Cecconi che cercherà di approfondire l'argomentazione sull'attuale legge, con la speranza che possa presto cambiare.

  GIANCARLO CECCONI, Segretario dell'Associazione ASCIA. La nostra associazione ha iniziato a costituirsi circa tre anni dopo che la legge Fini-Giovanardi era entrata in vigore. È stata un'esigenza spontaneamente sentita da centinaia di persone, perché stava crescendo in modo esponenziale il numero degli arresti ai danni di qualsiasi consumatore o coltivatore improprio. Questo ha fatto sì che si operasse una forma di organizzazione di queste vittime di una legge che abbiamo da sempre ritenuto ingiusta soprattutto per due aspetti.
  Il conforto che noi abbiamo oggi è che questi sono stati presi in esame da alcune Corti d'Appello e dalla Corte di Cassazione, che hanno evidenziato come questa legge sia stata approvata con un metodo abbastanza bizzarro, in quanto, essendo accorpata al Pacchetto Olimpiadi di Torino del 2006, è stata privata del necessario dibattito serio e profondo su un uso diffuso e condiviso da quasi il 15 per cento della popolazione (dati che vengono dai rapporti dell'ONU e dall'Osservatorio sulle politiche europee). Ci risulta infatti che circa 5 milioni di italiani facciano uso di questa sostanza in modo abituale o occasionale.
  Il secondo aspetto che ci è saltato subito agli occhi è l'inserimento della cannabis in Tabella 1. Questo significa che per legge improvvisamente 5 milioni di consumatori abituali o occasionali si sono ritrovati ad essere considerati potenziali criminali e tossicodipendenti. Noi crediamo che questa operazione sia stata fatta in maniera abbastanza leggera, non considerando una serie di fattori, tra cui il blando effetto psicoattivo della cannabis, che, essendo pur sempre una sostanza che causa alterazioni, non arriverà mai a creare le stesse alterazioni di sostanze il cui uso è legalizzato come l'alcol o il tabacco.
  Nel 2006 non si poteva tener conto delle raccomandazioni internazionali, che ancora spingevano verso la war on drugs, ma dal 2010 in poi queste raccomandazioni sono arrivate e purtroppo, a distanza di tre anni dal pronunciamento di alcune istituzioni europee e internazionali come la Global Commission, ci ritroviamo a non aver fatto alcun progresso verso un approccio diverso nei confronti delle droghe leggere.
  Non è stato tenuto in considerazione che il mondo dei consumatori di cannabis è assolutamente estraneo, diverso e in antitesi con il mondo dei consumatori di eroina o di droghe pesanti, come rilevato da una ricerca dell'Università di Tor Vergata Pag. 6del 2012. Vogliamo quindi assolutamente confutare il luogo comune secondo cui i consumatori di eroina sarebbero passati tutti attraverso la cannabis.
  Se questo è vero e noi non possiamo far altro che rendercene conto, è pur vero che il 90 per cento dei consumatori di cannabis non ha mai provato eroina e non sentirà mai il bisogno di provare droghe pesanti, se non in virtù di un disturbo dal punto di vista conoscitivo ed educativo sulla sostanza.
  Della ricerca scientifica ha già parlato esaurientemente Giuseppe Nicosia, elencando le patologie sulle quali la cannabis può esercitare un'azione preventiva e curativa. Abbiamo voluto portare questo grafico di The Lancet non tanto per fare l'elenco delle sostanze, quanto per mettere in evidenza la loro pericolosità: in blu è indicata la pericolosità della sostanza nei confronti dell'individuo, in rosso la pericolosità della sostanza nei confronti della società.
  Al primo posto, cerchiato, c’è l'alcol, cui seguono eroina e cocaina fino ad arrivare al tabacco, che è il secondo cerchietto, mentre la cannabis è due posizioni dopo il tabacco in relazione alla sua pericolosità nei confronti dell'individuo e della società. Se quindi esiste un'opera di prevenzione e di educazione sull'uso dell'alcol e del tabacco, non riusciamo a capire per quale motivo sulla cannabis non possa essere fatta la stessa operazione, ma si persegua una criminalizzazione che causa disagio e difficoltà nella vita quotidiana di migliaia di cittadini.

  PRESIDENTE. Vorrei chiedervi di chiarire alla Commissione sulla base di quale parametro venga misurato il livello di pericolosità rispetto alla società. Rispetto alla persona, al singolo, si intuisce, però vorrei capire il parametro con cui è individuata la pericolosità sociale.

  GIANCARLO CECCONI, Segretario dell'Associazione ASCIA. Sicuramente non è difficile immaginare come un bevitore di alcol incapace di contenere il suo consumo vada incontro a patologie come la cirrosi o altre malattie collegate all'uso di alcol e come una persona alcolizzata possa dimostrarsi socialmente pericolosa per un atteggiamento violento o nervoso attribuibile alla sua dipendenza. In seguito all'assunzione di cannabis, invece, non sono mai stati registrati atteggiamenti di aggressività o di violenza, se non associata anche al consumo di alcol.
  Di conseguenza, continuiamo a dire che non è la cannabis a provocare disturbi mentali o comportamentali, a meno che non venga assunta insieme a sostanze che per natura provocano simili disturbi.
  Vorrei far presente che le raccomandazioni che venivano già fatte nel 1951 da The Lancet, un'autorevole rivista scientifica, evidenziavano l'assenza di danno nei confronti della salute nella decriminalizzazione della cannabis, perché la cannabis non provoca danni alla salute del cittadino. Si tratta quindi di argomentazioni che possiamo confutare tranquillamente grazie alle prove scientifiche e alle ricerche di cui siamo in possesso.
  Decriminalizzare l'uso della cannabis e la sua coltivazione domestica in maniera limitata crea un solo danno e lo crea alla criminalità organizzata. Già nel 1951 The Lancet sosteneva che le organizzazioni criminali ne sarebbero state danneggiate perché la loro attività dipende dal proibizionismo e che i politici prima o poi avrebbero dovuto affrontare questo problema di carattere mondiale.
  Giuseppe Nicosia ci ha mostrato il grafico che evidenzia come gli Stati Uniti, l'Italia, la Spagna, l'Australia siano dei grandissimi consumatori di cannabis e non si possa chiudere gli occhi, traccheggiare o evitare di intervenire nei confronti di un fenomeno ormai diffuso e condiviso da un italiano su dieci.
  Si parla di danno sociale, ma, in base alla nostra esperienza, alle testimonianze raccolte e alle consultazioni con operatori del settore, il maggior danno sociale in Italia è la legge in quanto tale, per come è stata strutturata e per come viene applicata, perché una persona che venga trovata in possesso di due o tre piante di cannabis rischia da 6 a 20 anni di reclusione, Pag. 7e l'unica sua speranza è quella di trovare comprensione nel giudice che la andrà a giudicare.
  Da 6 a 20 anni è una pena ben superiore a quella per stupro, pedofilia, sequestro di persona, ed è inaccettabile che la coltivazione di poche piante di cannabis riconosciuta a livello mondiale come droga leggera possa portare a pene dai 6 ai 20 anni di reclusione.
  Non solo: nel momento in cui una persona viene sorpresa a coltivare cannabis e costretta a subire un processo, per ignoranza del cittadino nei confronti della legge e per un pressappochismo che fino ad oggi la maggior parte degli avvocati ha praticato, visto che nella legge è contemplata la presunzione di reato, anche con una pianta sola potrebbe essere considerato un presunto spacciatore.
  Andando al processo, la pratica del patteggiamento induce ad accettare questa presunzione di reato, in quanto patteggiando si gode di uno sconto di un terzo della pena. È chiaro che a quel punto, temendo una pena da 6 a 20 anni per la presunzione di spaccio, alla maggior parte degli individui non resta altro che ammettere di essere spacciatori, ottenendo una pena minore.
  Checché ne dicano il senatore Giovanardi e il dottor Serpelloni, noi vi abbiamo consegnato un bollettino (non abbiamo fatto in tempo a redigere quello del 2012 e ci dispiace ma vi assicuro che la percentuale di arresti è identica) con un campione degli arresti che abbiamo raccolto dei dati di Google. Non è quindi definitivo e non dà l'idea di un fenomeno nazionale che fino ad oggi è stato nascosto dal Gazzettino di Bergamo o dall’Eco di Palermo, in quanto le notizie degli arresti sono relegate nella cronaca locale, ma, se ponessimo questi arresti sul piano nazionale, vedremmo che c’è una persecuzione in atto, che va dai 5 ai 10 arresti al giorno nei confronti di persone che finiscono in carcere e criminalizzate per una o due piante, due o quattro grammi. Pensiamo che non si possa continuare ad andare avanti così, creando un bacino a disposizione degli avvocati e delle comunità di recupero.
  Nel mio processo mi sono ritrovato con il Pubblico Ministero che ha detto a me e a mia moglie, nonostante fosse stata riconosciuta da tutti la qualità delle nostre persone da un punto di vista etico, sociale, professionale, salutare, fisico, contributivo, fiscale, che in Italia la coltivazione è vietata ma il consumo è lecito, per cui «se volete fumare, ve la dovete comprare».
  Riteniamo questa affermazione del Pubblico Ministero molto grave, assimilabile quasi all'istigazione a delinquere, in quanto, se devo procurarmi una sostanza che mi piace consumare la sera per conto mio, all'interno delle mura domestiche, non riesco a capire perché debba andare in piazza e affidarmi alla criminalità organizzate quando potrei tranquillamente coltivare la mia piantina dentro casa e non dare fastidio a nessuno.
  A me questo non piace come non piace a nessun consumatore, in quanto ci riteniamo estimatori (esattamente la differenza che passa fra un sommelier e un alcolizzato) e amiamo consumare un prodotto di qualità che dia un effetto giusto come può dare un buon bicchiere di Chianti o di Verdicchio. L'importante è che ci si renda conto che fino ad oggi è stato criminalizzato un uso che nella maggior parte dei casi è assolutamente innocuo, non devastante né per l'individuo, né per la società.
  Il danno sociale: cittadini irreprensibili di ogni età, di ogni estrazione sociale, professione, origine territoriale, si ritrovano improvvisamente criminalizzati, soggetti a perquisizioni fisiche e perquisizioni domiciliari, schedature, arresti, e infine a dover ricostruire la dignità e i rapporti sociali compromessi dalla stampa locale e dalla gogna mediatica nei confronti di persone in realtà assolutamente rispettose e rispettabili.
  Dai dati del Ministero di Grazia e Giustizia abbiamo appreso che su 64.564 detenuti nelle carceri nazionali il 36 per cento, quindi 23.094 detenuti sono in prigione per un reato legato agli stupefacenti. Pag. 8Noi non diciamo che sono 23.094 persone tutte innocenti, sante, che non fanno male a nessuno, e sicuramente una percentuale di veri trafficanti fra di loro ci sarà, una percentuale di persone che in qualche modo giocano con la salute degli altri ci sarà, non stiamo parlando soltanto di cannabis perché una piccola percentuale sarà probabilmente coinvolta nel traffico di cocaina o eroina, ma siamo sicuri al cento per cento che, piuttosto che discutere di amnistia o indulto, basterebbe modificare la legge Fini-Giovanardi e quei 23.094 potrebbero diventare improvvisamente 3.000 o 5.000.
  Il resto sono tutti consumatori (possiamo provarlo e potete fare un giro nelle carceri quando volete) che si sono trovati imbrigliati nelle maglie della legge. Il numero è evidente: significa che la legge Fini-Giovanardi è il fulcro, è la legge principale del nostro sistema giudiziario, quindi le forze dell'ordine, i tribunali, gli avvocati e le carceri non fanno altro che muoversi intorno ai consumatori e ai coltivatori di cannabis.
  Se questa è il fulcro, è chiaro che dobbiamo andare a rivederla; se crea così tanti danni, bisogna rivedere come liberare le carceri e come garantire persone che non provocano danni a nessuno, trovando delle garanzie sia per la società, sia per l'individuo.
  Parlo sempre per la mia esperienza semplicemente perché ne posso rendere conto, ma è la stessa esperienza che hanno subìto migliaia di persone. Per quanto riguarda il mio caso, sono stati mobilitati due volanti dei carabinieri, quindi sei persone, tre Stazioni dei Carabinieri (Santa Fiora, Barbarano Romano e Arcidosso), due carceri (uno per me a Grosseto e uno per mia moglie a Civitavecchia), quindi è un'operazione dello Stato che è costata qualche migliaio di euro.
  Noi siamo rimasti sorpresi, indignati, stupiti di come ci sia potuta essere una così grande mobilitazione nei confronti di una criminalità che in questo momento voi avete davanti e in cui non può esserci alcun aggancio a un atteggiamento criminale né a una dipendenza che porti alla tossicodipendenza nell'uso di cannabis.
  C’è una raccomandazione da parte europea sul monitoraggio sia del traffico e sia della produzione domestica. La legge Fini-Giovanardi ha non solo causato una devastazione nella vita privata di decine di migliaia di cittadini e di famiglie, ma anche reso scandalosi vantaggi al narcotraffico nazionale, perché, dando alla criminalità organizzata il monopolio di tutte le sostanze illecite, da quel monopolio derivano vantaggi economici non indifferenti.
  È di pochi giorni fa un articolo pubblicato su Il fatto quotidiano, in cui si diceva a chiare lettere che con il ricavato della vendita dell'oro verde (così è chiamata adesso la cannabis in Puglia e in Calabria) la criminalità organizzata si reca ai monti dei pegni, dove acquista oro a bassissimo prezzo, dando inizio alle attività di compro oro che sono sorte come funghi in Italia, delle quali nessuno sa da chi siano gestite, che finalità abbiano, da dove arrivino i capitali.
  Il fatto quotidiano ha dichiarato quindi che i capitali dei compro oro, esercizi che vanno alla grande in questo momento, sono probabilmente finanziati dalla vendita di marijuana, quindi questi sono gli scandalosi vantaggi.
  Sostenere che eroina e cannabis siano la stessa cosa non solo crea un monopolio nella vendita, ma rischia di generare confusione. Questo riguarda non tanto noi, ormai sessantenni e cinquantenni, che abbiamo un'esperienza e sappiamo esattamente come muoverci, quanto il ragazzo di sedici, diciassette o diciotto anni che si rivolge al pusher per comprare marijuana e, conoscendo la logica di mercato di qualsiasi venditore, si vede proporre dal pusher di provare anche cocaina, eroina, ecstasy, sostanze ben più pericolose della cannabis.
  Abbiamo bisogno di scindere i due mercati, cioè di rendere legale e regolamentato quello delle droghe leggere perché, se oggi la cannabis è considerata una droga pesante, è soltanto in virtù della legge Fini-Giovanardi. Lo stesso ex Ministro Pag. 9Riccardi e gli stessi parlamentari parlano infatti di droghe leggere, ma, mentre in tutto il mondo si sta parlando di droghe leggere e pesanti, in Italia ci ostiniamo a considerare la cannabis al pari dell'eroina e della cocaina.
  Questa è una grande confusione sia per quanto riguarda problemi di ordine di sicurezza e sanitari, ma confusione soprattutto nel processo educativo dei giovani: non conoscendo la differenza fra le sostanze, per loro una birra o una bottiglia di whisky sono la stessa identica cosa, e non ce lo possiamo permettere.
  Infine c’è l'adulterazione del prodotto, perché, come qualsiasi buon vignaiolo tiene ad avere il vino buono, qualsiasi coltivatore di canapa tiene ad avere un fiore di qualità, quindi con una percentuale che non sia invasiva, con le caratteristiche che preferisce dal punto di vista di profumo e di effetti. Il mercato nero, invece, ci offre cannabis con polvere di vetro per aumentarne il peso, cannabis bagnata nell'ammoniaca per preservarla nel trasporto marittimo dall'Albania a qui, hashish miscelato con paraffina e lucido da scarpe.
  Questa è la realtà del mercato clandestino, quindi noi per una questione di salute e di sicurezza dobbiamo assolutamente togliere la cannabis dello stato di illegalità e cercarne la regolamentazione.
  I vantaggi della regolamentazione. Abbiamo già detto come priverebbe la criminalità organizzata di una sicura fonte di guadagno con cui finanziare le attività illecite, potrebbe creare i presupposti per un'azione preventiva ed educativa fra la popolazione giovanile, si decongestionerebbero immediatamente carceri e tribunali e infine porterebbe alla luce un'economia sommersa, perché oggi è possibile vendere semi e molta oggettistica o tecnologia rapportabile alla coltivazione di cannabis, ma tutto questo mercato, l'indotto e la possibilità di reperire sostanze di buona qualità essendo autoprodotte potrebbe evidenziare un'economia sommersa che potrebbe portare a input occupazionale o quantomeno di commercio.
  Fra le varie incompatibilità teniamo a sottolineare questo. Non sto a leggervi gli articoli 2 e 3 della Costituzione che conoscete benissimo, ma vorrei darvi il senso di quello che accade oggi. La legge Fini-Giovanardi è una legge che entra completamente nella privacy e nello stile di vita delle persone. Se infatti giro nudo nella mia abitazione, non penso sia tollerabile che qualcuno mi spii dal buco della serratura e subito dopo mi denunci per oltraggio al pudore, ma la legge Fini-Giovanardi fa esattamente questo, perché le persone che vengono colpite non stanno spacciando in piazza, non hanno traffici in casa: sono persone che sono state trovate con una canna in macchina, da cui è scaturita la perquisizione domiciliare, la perquisizione fisica e il calvario che porta fino al carcere.
  Sosteniamo quindi che è una legge anticostituzionale non solo per i due aspetti che abbiamo visto prima, per l'inserimento nel Pacchetto Olimpiadi e in Tabella 1, ma anche perché entra in modo invasivo nelle scelte, nel libero arbitrio, nella privacy delle persone, laddove entro le proprie mura domestiche come si può bere una bottiglia di whisky si ha anche il diritto di fumare uno spinello.
  La disapprovazione sociale è un cavallo di battaglia del Dipartimento politiche antidroga, e siamo d'accordo sulla disapprovazione sociale però, come dicevamo prima, un conto è la disapprovazione sociale nei confronti dell'alcolizzato, ma non può esserci disapprovazione sociale nei confronti del buon bevitore, del sommelier, quindi non possiamo fare di tutta l'erba un fascio.
  Con la cannabis non si arriva mai ad estremi atteggiamenti comportamentali, non c’è un pericolo reale per la società né dal punto di vista di sicurezza, né dal punto di vista sanitario, soprattutto dal punto di vista sanitario perché il tossicodipendente è stato creato per legge: il consumatore di cannabis può smettere in qualsiasi momento come si può smettere di fumare o di bere in qualsiasi momento, quindi non c’è una dipendenza fisica. Tutt'al più ci può essere una dipendenza Pag. 10psicologica come avviene nei confronti del caffè, senza il quale la maggior parte delle persone dichiara di non riuscire a carburare, quindi è una dipendenza psicologica, sicuramente non fisica.
  Otteniamo l'effetto opposto con un terrorismo mediatico, che raccomanda attenzione, attenzione, attenzione, perché sappiamo che la trasgressione è uno degli elementi che guidano gioventù. Nel prossimo grafico vediamo quindi che, se fino al 2001 in Portogallo l'uso era abbastanza elevato, nel 2001, appena è stato decriminalizzato l'uso delle sostanze stupefacenti l'interesse nei loro confronti è calato. In Paesi come Olanda, Spagna e Portogallo, dove esistono i Cannabis social club, il fenomeno di un diffuso consumo è assolutamente falso.
  Sul controllo delle strade dobbiamo fare soltanto un appunto: consideriamo molto importante per la sicurezza di tutti che le persone che guidino siano sobrie e attente, ma gli strumenti oggi in dotazione alle forze di polizia non verificano l'effettiva alterazione al momento dell'incidente. Le analisi che vengono fatte individuano un uso che il più delle volte è pregresso: la cannabis è una sostanza liposolubile, quindi si scioglie nei grassi, non nell'acqua come l'alcol, quindi, mentre bevendo una bottiglia di vino questa sera domani mattina non ho tracce nel corpo, fumando oggi uno spinello di cannabis probabilmente fra tre giorni si avranno ancora delle tracce, anche se non c’è effetto.
  Bisogna stare molto attenti quando si parla di omicidio stradale o di alterazioni nella guida e quindi guida sotto l'effetto di stupefacenti, perché molte volte non è vero. Chiediamo che, come avviene in Svizzera e in altri Paesi d'Europa, le Forze dell'ordine vengano dotate di strumenti in grado di verificare l'eventuale uso nelle sei ore precedenti l'incidente (sei ore dopo non c’è più traccia di effetto della cannabis), perché riteniamo che determinare che ne è stato fatto un uso non sia utile se non a diffondere un allarmismo generalizzato.
  Questa è una fotografia che è semplice comprendere: sulla sinistra abbiamo una coltivazione a fini di spaccio, mentre noi vogliamo difendere la seconda, una coltivazione per uso personale. Non possiamo credere che una coltivazione del genere, costituita da quattro o cinque piante, possa essere un pericolo per la sicurezza e per la salute della società.
  Consideriamo quindi assolutamente inevitabile e improrogabile abrogare o rivedere la legge Fini-Giovanardi perché coinvolge le abitudini e lo stile di vita di un italiano su dieci, così come invitiamo a riflettere sull'importanza di creare i Cannabis social club. Questo esperimento avviato in Spagna due anni fa sta dando ottimi risultati da un punto di vista sia di monitoraggio, sia di controllo, e l'effetto collaterale dell'apertura dei Cannabis social club regolarmente registrati come attività con il numero dei soci è l'improvviso crollo del mercato dell'hashish dal Marocco.
  Se infatti le persone possono coltivare e consumare un prodotto, non hanno più necessità di rivolgersi a un mercato esterno, per cui il Parlamento del Marocco in questo momento sta discutendo sull'opportunità di rendere legale la coltivazione, perché, anche se clandestino, era pur sempre un pilastro dell'economia, per cui, se in Spagna non serve più, ci si interroga se renderlo legale anche in Marocco. Si tratta quindi di qualcosa che si sta muovendo a livello planetario.
  Chiudiamo con questa diapositiva che non vogliamo neanche commentare. Queste sono le dieci argomentazioni del Dipartimento politiche antidroga e del senatore Giovanardi, le lasciamo qui, siamo in grado di confutarle tutte, una ad una. Rimanendo a disposizione per eventuali domande, vi ringraziamo dell'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  DANIELE FARINA. Non posso che ringraziare l'Associazione ASCIA perché ha svolto un ruolo pedagogico anche in Commissione. Abbiamo svolto numerose audizioni nell’iter di questi progetti di legge, Pag. 11sentito tante cose diverse, a testimonianza del fatto che su questa vicenda c’è una battaglia di idee stratificata nel tempo e non sempre animata dalle migliori intenzioni. Il ringraziamento verte anche sul fatto che sia stato esposto in maniera molto chiara un punto di vista simile a quello di altre audizioni, ma nettamente in contrasto con altre.
  I testi attualmente in discussione, uno penalistico, l'altro che si allarga su altri versanti, avranno comunque bisogno di una sintesi che terrà conto delle audizioni e del dibattito che le forze politiche svolgeranno.
  Credo che siano emerse alcune indicazioni interessanti, perché ci danno anche alcune risposte di carattere quantitativo ad alcune affermazioni che in questo momento nei testi risultano di carattere generale: che cosa significhi la non punibilità della coltivazione personale ed è stato posto il tema entro quali limiti, se il numero di piante, se quantitativo, abbiamo visto che in Uruguay esistono entrambi, se sia opportuno introdurre un tema che riguardi esplicitamente i Cannabis social club o vada lasciato all'interpretazione giurisprudenziale e ad una battaglia in corso.
  Sul dato delle soglie penalistiche e soprattutto dei massimi di pena, mi sembra che in questa Commissione ci sia un accordo abbastanza ampio su una formulazione che non è quella contenuta attualmente nel testo base, ma soprattutto per i fatti di lieve entità (articolo 33, comma 5) esiste un orientamento perfino ministeriale, con soglie diverse di massimi di pena e di minimi.
  Abbiamo audito l'Associazione Nazionale Magistrati, magari in disaccordo anche lì sulle soglie penalistiche indicate, ma in accordo invece sull'esigenza di tornare a separare le sostanze stupefacenti, quindi a riconiugare lo statuto legale delle sostanze alla loro pericolosità. C’è quindi un'ampia convergenza verso qualcosa che superi l'attuale legislazione, non sarà esattamente quello che si desidera, non sarà esattamente quello che è nel testo, ma magari in qualcosa sarà anche meglio.
  Chiederei comunque di chiarire nella coltivazione per uso personale quale possa essere un orientamento efficace.

  PRESIDENTE. Vorrei aggiungere una specificazione alla domanda dell'onorevole Farina, chiedendovi se abbiate previsto anche un'indicazione dei limiti in base all'età, perché credo che sia una problematica molto sentita dalla società e mi piacerebbe che la Commissione ascoltasse il vostro parere.

  VITTORIO FERRARESI. Ringrazio tutti i componenti dell'Associazione ASCIA. Vorrei porre una domanda per evidenziare le affermazioni del dottor Serpelloni in audizione riguardo al danneggiamento del cervello e quindi ai disturbi mentali prodotti dalla cannabis. Vi chiederei quindi di esprimere un parere su questo punto su cui il dottor Serpelloni ha insistito molto, duramente, perché gradirei che rimanesse agli atti. Grazie.

  PRESIDENTE. Do quindi la parola ai rappresentanti dell'Associazione ASCIA per la replica.

  GIANCARLO CECCONI, Segretario dell'Associazione ASCIA. Per quanto riguarda il problema dei giovani, è chiaro che ce lo siamo posto anche noi e la nostra proposta è di cambiare le cose soprattutto per tutelare la popolazione adulta, in quanto sappiamo che l'alcol e il tabacco sono vietati ai minori di 18 anni, quindi non riusciamo a capire perché non si possa procedere con le stesse misure di prevenzione e di educazione.
  Il problema giovanile deve essere affrontato nello stesso modo con cui viene affrontato per le altre sostanze che provocano alterazioni psicoattive, attraverso una prevenzione basata sull'educazione e non sulla paura, non sul terrorismo.
  Per quanto riguarda invece il problema dei danni al cervello, abbiamo più volte denunciato come questa diapositiva che il dottor Serpelloni continua a mostrare che raffigura un cervello bucato sia un falso.Pag. 12
  Come associazione abbiamo anche proposto al Dipartimento politiche antidroga e al dottor Serpelloni (ho tutte le lettere della corrispondenza attraverso mail) di studiare dieci consumatori abituali che gli avremmo mandato, al fine di determinare attraverso uno studio serio che tutte le cose che vengono dette non sono assolutamente vere.
  Può darsi che io abbia dei buchi nel cervello perché non ho mai fatto un encefalogramma, ma dal modo in cui riesco ancora a comunicare e a vivere nel sociale non mi sembra di avere disturbi mentali, se non entrare in contrapposizione con idee che non collimano con le mie. Non mi sembra inoltre che questa sostanza possa portare all'overdose e uccidere, quando è stato dimostrato che è necessario assumere 40 chilogrammi di marijuana tutti insieme per morire.
  Tutti questi pericoli sono stati evocati dall'opera di demonizzazione nata nel 1937, in cui si diceva «fuma uno spinello e ucciderai tuo fratello» o «la donna bianca che fuma marijuana sente il bisogno di accoppiarsi con razze degenerate».
  Si tratta dunque di un elenco privo di riscontri scientifici, perché oggi, in base alle informazioni che abbiamo raccolto, sappiamo che la marijuana è utile a curare la schizofrenia, quindi non causa disturbi mentali ma addirittura viene applicata nella terapia contro i disturbi mentali, quindi penso che a un certo punto queste menzogne dovranno cadere una ad una, per lasciare spazio alla verità.
  Tutto il mondo si sta muovendo per l'applicazione della cannabis in molte patologie e questo viene disconosciuto. Abbiamo il Bedrocan, che è un medicinale, influorescenze di cannabis esattamente come qualsiasi persona potrebbe piantare in casa, il THC nel Bedrocan è il 19 per cento che ritengo abbastanza alto (è come bere un vino che ha 16 gradi) perché sono abituato a 11 gradi e il Bedrocan per me è fortissimo, ma mi chiedo perché, se a una persona malata viene somministrato il Bedrocan al 19 per cento di THC, la stessa sostanza che non differisce (il THC è quello, il principio attivo è quello) provochi danni al cervello, disturbi mentali o overdose nella persona che non ha la sclerosi multipla.
  Se quindi alla cannabis mettiamo la croce rossa del prodotto farmaceutico, fa bene, se invece non ha quella croce rossa del prodotto farmaceutico, improvvisamente è una sostanza letale, tesi inaccettabile e non scientificamente supportabile.

  GIUSEPPE NICOSIA, Componente del direttivo dell'Associazione ASCIA. Vorrei aggiungere soltanto un aspetto scientifico. Per quanto riguarda i danni al cervello, rifacendomi al discorso dei minori, qualsiasi sostanza psicoattiva che sia il caffè, l'alcol, il tabacco e anche la cannabis, nella popolazione infantile che sta crescendo provoca realmente dei danni alla materia bianca, che è quella adibita ai freni sociali.
  Questo è dimostrato anche da studi sociali: oggi i giovani hanno difficoltà a limitare il consumo dell'alcol e si inizia a bere a 13-14 anni per finire con problemi di alcolismo a 16 anni per cattiva gestione e disinformazione. Lo stesso problema si ha con la cannabis oggi, perché, essendo illegale, la criminalità organizzata trova proprio nei minorenni i primi acquirenti, mentre legalizzando la cannabis questo problema verrebbe eliminato.
  Se infatti c’è un dispensario e l'autorizzazione è data soltanto a un maggiorenne, il minorenne difficilmente arriva ad ottenere la cannabis. Oggi, invece, l'adulto che consuma cannabis sa che lo spacciatore che la fornisce a lui probabilmente la fornisce anche a suo figlio, però non andrà a denunciarlo perché altrimenti verrebbe a mancare anche a lui la fonte, quindi il problema deriva dal proibizionismo.
  Il danno sui minori è pari a quello derivante da qualsiasi altra sostanza, soltanto che le altre sostanze, essendo universalmente accettate come legali, non sono prese in considerazione.

  MARKAB GIORGINI MATTOSSI, Rappresentante dell'Associazione ASCIA. Sono qui in rappresentanza dei consumatori coltivatori. Per quanto riguarda il quantitativo, non è facile stimare, ma parliamo Pag. 13di consumatori abituali, ovvero di chi consuma una volta al giorno o almeno un paio di volte a settimana.
  Noi saremmo contenti di avere quattro piante coltivate in fioritura, però bisogna fare una distinzione: in un metro quadro possono entrare quattro piante come sedici in base al tipo di coltivazione. Il quantitativo di prodotto finale essiccato è pressoché simile, in quanto quattro piante in un metro quadro producono lo stesso quantitativo di sedici piante in uno metro quadro, per cui il numero di piante può essere fuorviante.
  Nessuno Stato ha ancora stabilito un metro di misura per la coltivazione personale, ma tengo a precisare che le quattro piante sono in fioritura perché hanno una fase vegetativa precedente composta da minimo il doppio di piante, cioè, se sono quattro piante in fioritura, significa che erano otto in vegetativa, poi viene fatta una selezione, vengono eliminati i maschi per mantenere solo le femmine, quindi il 50 per cento viene tolto dalla fase vegetativa per andare in fioritura.
  Se quindi si concedono quattro piante, è bene precisare piante in fioritura, cioè piante che produrranno THC, mentre in fase vegetativa le piante non producono THC perché non hanno l'infiorescenza. Molti giudici hanno infatti espresso sentenze a favore della coltivazione se in fase precedente alla fioritura, perché la pianta non sta producendo ancora il THC. Questo è importante.
  Il consumo di un consumatore abituale va da 1 a 5 grammi al giorno (5 grammi sono per uso terapeutico), per cui basta fare i conti per vedere il volume di materia e le quattro piante vengono stimate come sufficienti al fabbisogno personale, arrivando a 2-3 grammi al massimo per persona.
  Sarebbe importante anche istruire le Forze dell'ordine, perché le piante si pesano senza le radici e senza le foglie: si pesa solo l'infiorescenza che è la sostanza stupefacente, l'infiorescenza ha bisogno di una trentina di giorni di essiccazione, in cui perde il 60 per cento del suo peso, per cui una pianta tagliata che non è stata ancora essiccata senza le radici ha almeno il 60 per cento in più di peso, per cui ad ogni arresto bisognerebbe sottrarre questa percentuale dal quantitativo dichiarato dalle Forze dell'ordine.
  Abbiamo notato che a volte viene pesato addirittura il vaso con tutta la terra, per cui una pianta che magari doveva pesare 60 grammi va a pesare e un chilo e mezzo, per cui ci sarebbe bisogno di un minimo di cultura in tutti gli ambiti dello Stato.
  Consideriamo i Cannabis social club la cosa più tutelante per quanto riguarda i consumatori e i non consumatori, perché sono associazioni di consumatori che si mettono a coltivare e tendenzialmente la coltivazione è istruttiva per il consumatore, laddove un consumatore consapevole è un consumatore tendenzialmente che coltiva, un consumatore che non coltiva tendenzialmente è un consumatore inconsapevole, che va a consumare senza sapere cosa realmente fornisca quella pianta e come utilizzarla.

  DANIELE FARINA. Abbiamo capito che c’è un orientamento che peraltro è anche condiviso da altre legislazioni che hanno un rapporto diverso con la coltivazione personale che riguarda il numero delle piante, siccome la canapa è una pianta dioica (ci sono poi anche le monoiche francesi), mi sembra di capire che sia importante indicare nel testo di legge un numero di piante, ma anche il sesso di queste piante.
  A parte i casi di ermafroditismo, posso immaginare un sequestro effettuato a un coltivatore in una fase della fioritura in cui non siano stati ancora separati i maschi dalle femmine, vi chiedevo un giudizio sull'opportunità di indicare il sesso femminile della pianta.

  MARKAB GIORGINI MATTOSSI, Rappresentante dell'Associazione ASCIA. Certamente.

  PRESIDENTE. Aggiungerei una richiesta di specificazione in merito al ruolo che dovrebbero avere i Cannabis social club, Pag. 14ovvero se riteniate opportuno che il consumo disciplinato possa avvenire soltanto in questi.

  GIANCARLO CECCONI, Segretario dell'Associazione ASCIA. Appena ho avuto la possibilità mi sono recato in Spagna per vedere la realtà con i miei occhi. A noi sembra la soluzione ottimale perché il Cannabis social club è un'associazione tra consumatori registrata all'Ufficio del Registro e di conseguenza la sua attività non può sfuggire da un punto di vista di controllo fiscale e giuridico.
  Per quanto riguarda il consumo, condividiamo quanto è stato fatto in via sperimentale in Spagna, in quanto questi locali che ospitano i consumatori sono locali chiusi alla visione del pubblico esterno, quindi hanno finestre oscurate e un pre-ingresso per arrivare nella sala, che è attrezzata con dei grandissimi aspiratori, probabilmente viene utilizzato il vaporizzatore per non creare combustione, vengono offerti gratuitamente servizi minimi come l'acqua e piccoli snack, c’è una musica soffusa.
  All'interno, quindi, l'ambiente è molto più accogliente di quello del miglior Coffee shop di Amsterdam, nel senso che le persone vi si recano non per curiosità, ma per scambiare un'esperienza e informazioni sia sulla coltivazione che sulla qualità.
  Abbiamo quindi un monitoraggio della quantità in base al numero di soci e soprattutto la possibilità di assimilare l'accesso a questi locali al giocare a biliardo o andare all'osteria. Chiaramente i soci possono continuare a consumare la cannabis nella loro casa e la privacy continua a rimanere tutelata. Vorrei chiedervi ancora un minuto per dare modo al dottor Gatti di esporre il problema.

  GIORGIO GATTI. Rappresentante dell'Associazione ASCIA. Vorrei innanzitutto portare un esempio di Cannabis social club. In questa slide si può chiaramente vedere l'ambiente gioviale, familiare di questi locali, che è ben diverso dai parchi pieni di spacciatori, dove spesso un consumatore può incorrere in rapine o reati più gravi, e dove sono a rischio non solo i consumatori, ma anche le persone che non consumano, in quanto si verificano gravi atti di lesione della libertà degli individui non consumatori soltanto in forma di protezione del territorio.
  Questa è l'immagine di un dispensario di cannabis terapeutica negli Stati Uniti, giusto per fornire la dimensione di una realtà totalmente diversa da quella italiana, dove la vendita e il consumo sono regolamentati, non necessariamente legalizzati, e dove tutto avviene in forma civile. Vorrei sottolineare la civiltà di questa immagine, dove potrebbero vedersi anche persone in carrozzella, malati di malattie debilitanti come la SLA, malati che hanno facile accesso alle loro cure mediche.
  Vorrei portare l'attenzione sul mio campo, l'economia della sicurezza pubblica, ossia un approccio economico alle politiche di ordine e salute sociale. Le politiche di contrasto alla diffusione di cannabis hanno fallito perché hanno portato a una maggiore diffusione della cannabis e di altre sostanze, come mostrato prima dal grafico relativo al Portogallo.
  Andrò molto velocemente portando alcuni documenti europei, uno dell'Europol e uno dell'Europol in collaborazione con l'EMCDDA, l'organismo europeo per il monitoraggio sulle droghe e le dipendenze. In questo grafico evidenzio come sia stato riportato che il traffico di droga è di fatto una delle maggiori aree in cui il crimine trova sostentamento economico, al punto che un terzo delle organizzazioni criminali in Europa è coinvolto nella produzione, nel traffico e distribuzione di droga.
  Il danno del traffico di droga si traduce fondamentalmente in violenza, problemi legati alla salute pubblica, insicurezza per le strade. C’è un piccolo grafico che evidenzia le rotte delle diverse sostanze.
  La cannabis in questo Drugs market report del 2013 è la droga più diffusa, con 2.500 tonnellate tra cannabis in forma di infiorescenze e resina in Europa, 23 milioni di consumatori abituali. Il rapporto con la cocaina è di 1 a 20, e questo dovrebbe sottolineare l'urgenza di trattare Pag. 15la cannabis in maniera diversa rispetto a sostanze che sono più dannose e che riguardano una cerchia più ristretta della popolazione. L'eventuale regolamentazione della cannabis potrebbe garantire benefici in termini di salute pubblica, attraverso politiche di riduzione del danno piuttosto che trattamenti garantiti economicamente da tassazione o vendita di licenze sulle piante di cannabis.
  Il mercato della cannabis è sempre verde e questo rapporto evidenzia come non sia previsto alcun declino nella domanda né nella produzione, ma bisogna porsi delle domande e trovare le motivazioni per cui focalizzarsi sulla cannabis, le stime, i risultati della guerra alla droga, le considerazioni di questi organismi internazionali, e vedere la cannabis sotto un'altra ottica, che non è quella di sostanza di cui punire il consumo, ma di un'opportunità terapica o gestita in un'ottica non criminale ma medica, come avviene in altre nazioni.
  Negli Stati Uniti, ad esempio, la cannabis viene prescritta con una ricetta di validità annuale e chi ne ha «necessità» si rifornisce in un dispensario. Questo grafico rappresenta quanta cannabis viene utilizzata in Europa, l'Italia si colloca al secondo posto ma per il consumo di resina l'Italia è il primo mercato d'Europa con il 30 per cento della fetta, e per quanto riguarda la cannabis in infiorescenze è al terzo posto, quindi risultati di cui non può vantarsi nessuno.
  La cannabis è la droga più diffusa al mondo, prodotta in 122 nazioni, la dimensione del consumo di cannabis vede 80 milioni di consumatori nell'arco della propria vita, 23 milioni nell'ultimo anno, 12 milioni il mese scorso. È interessante vedere come il 73 per cento di tutte le violazioni della legge riguardino la cannabis.
  I due organismi europei suggeriscono quindi alcune azioni da intraprendere. Uno di questi è il monitoraggio della produzione e del traffico. In questo grafico si vede chiaramente come foglie di cannabis, resine e piante di cannabis rappresentino l'80 per cento dei sequestri denunciati in Europa e come sia necessaria una valutazione economica a sostegno di politiche più efficaci ed efficienti.
  In merito alla domanda sui danni sociali, il grafico è spiegato da questo secondo grafico che per motivi di tempo non è stato inserito e che differenzia chiaramente i danni derivati all'utente e alla società nel complesso, specificando le varie tipologie di danno. Dal punto di vista sociale vediamo gli infortuni, il crimine, i danni ambientali, i conflitti all'interno delle famiglie, i danni internazionali, il costo economico. Si può constatare come per la cannabis la mortalità specifica sia inesistente, ossia la cannabis non provochi direttamente la morte.
  I limiti di questo studio sono la mancanza di valutazione dei benefici della legalizzazione delle sostanze, il fatto che i danni sociali siano stati fotografati alla luce di uno status legale delle sostanze, il che vuol dire che i danni sociali derivati dall'uso della sostanza fondamentalmente sono dati dalla legge che proibisce la sostanza, quindi il danno sociale derivante dall'uso di cannabis probabilmente sarebbe molto inferiore.
  Da questo grafico si può vedere come il danno per l'utente sia inferiore addirittura di droghe legali come le benzodiazepine, che sono un medicinale prescritto. Vi ringrazio.

  MARKAB GIORGINI MATTOSSI, Rappresentante dell'Associazione ASCIA. Vi invito solo a visionare i documenti che abbiamo mandato via mail, tra i quali trovate anche una tesi sui coltivatori di cannabis.

  PRESIDENTE. Metteremo tutti i documenti a disposizione dei membri della Commissione.

  FABRIZIO CORBO, Rappresentante dell'Associazione ASCIA. Sui Cannabis social club vorrei precisare che sono delle associazioni di consumatori dove liberi cittadini si uniscono per perseguire degli obiettivi comuni, quindi coltivano la propria sostanza per non andare verso mercati e circuiti criminali.Pag. 16
  L'obbiettivo dei Cannabis social club è quindi quello di creare delle associazioni in cui i consumatori si uniscono per tutelare i propri diritti e interessi. Bisognerà poi capire bene come possano interfacciarsi con chi è all'interno e con chi è consumatori, ma sono delle sperimentazioni in atto, in cui milioni di cittadini in Europa dimostrano un uso consapevole di queste sostanze, mentre milioni di italiani purtroppo sono obbligati a entrare in contatto con la criminalità organizzata a causa di questa legge, laddove la repressione è l'unica realtà.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare i rappresentanti dell'Associazione ASCIA, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.