XVII Legislatura

Commissioni Riunite (XIV Camera e 14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Mercoledì 1 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bordo Michele , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli Affari Europei, Sandro Gozi, sugli esiti del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015:
Bordo Michele , Presidente ... 3 
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli Affari Europei ... 3 
Bordo Michele , Presidente ... 6 
Orellana Luis Alberto  ... 6 
Carraro Franco  ... 6 
Mauro Giovanni  ... 7 
Petraroli Cosimo (M5S)  ... 7 
Moscatt Antonino (PD)  ... 8 
Buttiglione Rocco (AP)  ... 8 
Bordo Michele , Presidente ... 8 
Gozi Sandro (PD) , Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli Affari Europei ... 8 
Bordo Michele , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Area Popolare (NCD-UDC): (AP);
Scelta Civica per l'Italia: (SCpI);
Sinistra Ecologia Libertà: SEL;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: LNA;
Per l'Italia-Centro Democratico: (PI-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-MAIE-Movimento Associativo italiani all'estero-Alleanza per l'Italia: Misto-MAIE-ApI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI): Misto-PSI-PLI;
Misto-Alternativa Libera: Misto-AL.

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DELLA XIV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI MICHELE BORDO

  La seduta comincia alle 15.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli Affari Europei, Sandro Gozi, sugli esiti del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli Affari Europei, Sandro Gozi, sugli esiti del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno 2015.
  Saluto i colleghi della Commissione Politiche europee del Senato e in modo particolare il presidente Chiti.
  Nel dargli il benvenuto a nome delle due Commissioni, do subito la parola al Sottosegretario Gozi affinché svolga la sua relazione.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli Affari Europei. Mi scuso con tutti i senatori e i deputati per questo ritardo. Non è mia abitudine, ma oggi è una giornata abbastanza articolata e complessa per chi si occupa di questioni europee. Farò una breve introduzione, visto anche il ritardo con cui cominciamo, per dare la possibilità ai colleghi, che conoscono gran parte delle conclusioni, di intervenire e avere un dibattito.
  All'ordine del giorno del Consiglio europeo c'erano quattro punti di grande rilevanza. C'era anche la Grecia quale invitato permanente di questi mesi, ma su questo direi che possiamo aspettare l'informativa del Ministro Padoan e le evoluzioni che oggi arrivano ogni mezz'ora. Mi soffermerei quindi sull'ordine del giorno ufficiale del Consiglio europeo, che era relativo all'immigrazione, alla sicurezza e alla difesa, all'agenda digitale e finalmente – dico finalmente perché abbiamo molto insistito nelle discussioni sulla governance dell'euro – alla presentazione del rapporto dei quattro Presidenti più uno, o dei cinque Presidenti.
  Sulla questione dell'immigrazione, quando siamo entrati in quel negoziato di grande complessità e lunghezza avevamo due obiettivi, quello di impegnare il Consiglio europeo ad attuare il principio della condivisione dell'onere per quanto riguarda i richiedenti asilo in situazioni di emergenza e quello di ottenere una decisione, sulla base del Trattato, che fosse operativa nel mese di luglio, avendo già dato nel corso dei negoziati ampia disponibilità a discutere i criteri e le modalità che questa decisione comporta sulla distribuzione dei richiedenti asilo.
  Questo era evidente a livello di ambasciatori ed era evidente – non ricordo se avevamo avuto occasione di parlarne in questa Commissione – al Consiglio affari generali a cui avevo partecipato. Eravamo assolutamente determinati a ottenere il Pag. 4principio della condivisione dei richiedenti asilo e a ottenere che tale principio si basasse su una decisione adottabile a maggioranza qualificata ai sensi dell'articolo 78.3 dei trattati, con modalità di calcolo delle quote di rifugiati spettanti a ciascuno degli Stati membri da affidare a un negoziato che rivedesse alcuni criteri.
  Questo è stato l'esito del negoziato. Abbiamo ottenuto una decisione senza precedenti. È la prima volta che l'Unione europea è coerente con se stessa e dà attuazione agli articoli 78 e 80 del Trattato.
  Per quanto riguarda le nostre esigenze nazionali, 60.000 sono le persone coinvolte. Se guardate i flussi, i potenziali richiedenti asilo, che vengono innanzitutto dalla Siria, passano o dalla rotta mediterranea attraverso Libia e Turchia o attraverso la rotta balcanica. Anche quei 20.000 quindi sono un problema dell'Italia e di alcuni Paesi dei Balcani, prima tra tutti l'Ungheria.
  Si tratta di una situazione senza precedenti perché per la prima volta si dà attuazione operativa e legislativa al principio della solidarietà nei momenti di emergenza. È un primo piccolo passo. Le cifre di per sé sono basse, ma secondo noi è la base per cominciare ad attuare anche altri aspetti che sono stati oggetto di negoziati meno duri, ma che sono altrettanto importanti e fanno parte dell'agenda europea per le migrazioni. Come abbiamo detto, questo per noi costituisce un pacchetto complessivo da tenere insieme.
  Il primo di tali aspetti è una cooperazione più forte con i Paesi di origine e di transito e l'utilizzo a questo scopo dei fondi della politica di cooperazione allo sviluppo, che deve essere messa al servizio non solo della soluzione delle cause dei flussi migratori in alcuni Paesi, ma anche di una maggiore cooperazione operativa da parte dei Paesi d'origine e di transito.
  Altro aspetto è accelerare iniziative pilota, da esplorare secondo noi fino in fondo, per l'esame dei richiedenti asilo e dei flussi nei Paesi di transito. Faccio riferimento in particolare al programma pilota relativo al Niger, su cui vogliamo rapidamente che l'Unione europea si impegni assieme all'Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (ACNUR). È un altro aspetto che non ha precedenti e che nei dibattiti che ho sentito in Parlamento, sia al Senato sia alla Camera, tutti avete invocato.
  Tutti i gruppi politici hanno invocato almeno due punti. Il primo punto è un utilizzo maggiore della cooperazione allo sviluppo per fare politiche di cogestione dei flussi migratori con i Paesi di origine e di transito. Il secondo punto è la richiesta di spingere Unione Europea e Nazioni Unite ad andare in loco, almeno dei Paesi di transito, per evitare che i potenziali richiedenti asilo e i migranti si mettano nelle mani dei trafficanti di esseri umani, generando un business e le situazioni di pericolo a cui assistiamo nel Mediterraneo.
  Il terzo elemento dell'accordo è proprio un lavoro comune di gestione delle frontiere e di rafforzamento delle politiche dei rimpatri. All'interno di questi flussi ci sono potenziali richiedenti asilo, ma ci sono anche migranti che non hanno diritto a rimanere nell'Unione europea. Tutti i Paesi hanno registrato forti difficoltà, anche se in misura leggermente diversa, per quanto riguarda la politica dei rimpatri.
  Si è quindi deciso di spendere il peso politico ed economico dell'Unione europea per spingere innanzitutto su un aumento delle risorse destinate ai rimpatri, allargando anche il mandato di Frontex affinché abbia un ruolo nella politica dei rimpatri a livello europeo, e in secondo luogo per far aumentare gli accordi di riammissione non tra singoli Stati membri e Paesi di origine, ma tra Unione europea e Paesi di origine. I negoziati sono complessi, ma l'Unione europea può esercitare un'influenza certamente maggiore rispetto ai singoli Stati membri.
  L'ultimo aspetto dell'accordo è l'impegno, per quanto riguarda i Paesi di frontiera, a rafforzare il sistema di identificazione e di accoglienza attraverso un aumento delle risorse a disposizione e una maggiore cooperazione da parte delle istituzioni europee.Pag. 5
  Questo è il pacchetto su cui sono arrivate conclusioni positive in materia di immigrazione. Non entro nei dettagli perché non voglio togliere tempo alla discussione.
  Su sicurezza e difesa si è concordato circa la necessità di rafforzare la collaborazione tra Unione europea e NATO per quanto riguarda la revisione della strategia di sicurezza europea, che data 2003 e che oggi va rivista. Ci sono proposte, che verranno discusse al Consiglio europeo di ottobre da parte dell'Alto rappresentante Mogherini, volte ad attuare la strategia di sicurezza e renderla più efficace rispetto alle nuove sfide che dobbiamo affrontare, a partire da terrorismo, energia e ambiente.
  C’è tutta una serie di aspetti delle politiche europee che hanno una dimensione esterna e necessitano di diventare oggetto di una strategia di sicurezza più coerente. Certamente bisogna partire dal nostro vicinato, che si tratti di Est o che si tratti di Sud, ma bisogna anche coinvolgere i vicini dei nostri vicini e qui entra in gioco la strategia dell'Europa rispetto all'Unione africana e all'Africa in generale.
  Si è parlato anche della necessità di mantenere gli impegni che i vari Governi hanno assunto in sede NATO per quanto riguarda un minimo contributo alla spesa militare comune nel contesto della NATO. In questo frangente, il Presidente del Consiglio Renzi, con il sostegno del Primo Ministro belga Michel, ha ribadito l'opportunità di scomputare gli investimenti della politica di difesa e militare nonché i prodotti dual-use dal calcolo del limite del 3 per cento di deficit rispetto al PIL.
  Non è possibile che, da una parte, a livello di Unione europea si neghi qualunque deroga ai parametri noti e, dall'altra, gli stessi Stati membri dell'Ue col cappello di Stato membro della NATO fissino obiettivi di sviluppo della politica industriale di difesa che vanno nella direzione opposta.
  Occorre maggiore coerenza ed è un tema che il Presidente del Consiglio ha posto ufficialmente, dopo gli incontri bilaterali, ottenendo il sostegno del Primo Ministro Michel. È un tema aperto, così come aperto è il tema della revisione della strategia di sicurezza. C’è stato in particolare un incontro tra i capi di Stato e di governo e il Segretario generale della NATO Stoltenberg.
  Per quanto riguarda l'agenda digitale, c’è stato pieno sostegno al piano presentato dalla Commissione europea a inizio maggio e, per certi aspetti, è arrivato anche un invito ad andare oltre quanto proposto dalla Commissione. Nel frattempo è anche arrivata una buona notizia che riguarda il lavoro che abbiamo fatto durante il semestre. Come sapete, finalmente è stato raggiunto un accordo sul roaming e sulla sicurezza della rete, due elementi importanti della nuova agenda digitale.
  Infine, è stato presentato il rapporto dei cinque Presidenti. Secondo noi tale rapporto ha il merito di poter avviare un processo politico e legislativo mirante a riformare, in maniera molto forte per alcuni aspetti, e completare il funzionamento dell'Unione economica e monetaria. Riteniamo che questo rapporto sia ancora troppo sbilanciato dal lato della razionalizzazione dell'esistente, mentre noi crediamo che occorra creare nuovi strumenti di governo dell'euro.
  Penso a un bilancio della zona euro per sostenere una politica economica di investimenti. Penso a politiche di solidarietà sociale a livello europeo e a uno schema europeo per la disoccupazione che si aggiunga in maniera complementare agli ammortizzatori sociali esistenti negli Stati membri nelle situazioni di particolare crisi. Penso al tema del controllo democratico, che nel rapporto non è sufficientemente sviluppato e su cui credo che le vostre commissioni e i Parlamenti nazionali possano svolgere un ruolo molto importante per andare oltre quanto stabilito a livello di ambizione e di obiettivi.
  Come dicevo, il rapporto ha il merito di avviare un processo che i cinque Presidenti vedono in tre fasi. Di qui al 2017 sono previsti il miglioramento delle procedure e degli strumenti esistenti, a partire dal semestre europeo, il completamento dell'Unione bancaria e iniziative, anche Pag. 6legislative, di rafforzamento e sviluppo del mercato unico. Si fa riferimento al tema del digitale, dell'energia e del mercato unico dei capitali.
  Dal 2017 si aprirebbe una seconda fase in cui i Presidenti propongono di affrontare alcune questioni istituzionali, con un obiettivo finale di completamento dell'Unione economica e monetaria e dell'unione politica nel 2025. Per noi bisognerebbe essere più ambiziosi e andare avanti con tempi più serrati.
  Tuttavia, vorrei anche sottolineare che, se necessario per gli obiettivi di Unione politica, di crescita, di lotta alla disoccupazione eccetera, rivedere i trattati non è più un tabù. Questo è evocato anche nel rapporto dei cinque Presidenti.
  Fino a qualche mese fa, evocare la revisione, anche all'interno dell'amministrazione italiana, era un tabù assoluto, che solo qualche scriteriato Sottosegretario si permetteva di proporre.

  PRESIDENTE. Ringrazio il Sottosegretario Gozi e do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti e formulare osservazioni.

  LUIS ALBERTO ORELLANA. Vorrei fare riferimento al primo punto dell'agenda che ci ha raccontato il Sottosegretario. Mi domandavo se tra i criteri di ripartizione – lei vi ha accennato velocemente e forse mi è sfuggito – fosse prevista la percentuale dei richiedenti asilo la cui domanda sia andata a buon fine. Su questo si era discusso e in Comitato Schengen erano state sollevate alcune criticità perché potrebbe prodursi un numero davvero molto ridotto di presenze in Italia ripartite.
  Se bisogna superare certe percentuali, per alcune nazionalità che pensiamo vadano protette, come siriani ed eritrei che davvero scappano dalle guerre, i numeri in valore assoluto sono molto piccoli e alla fine il burden sharing diventa limitato. Per l'Italia che spera in un maggiore coinvolgimento dell'Europa questo criterio potrebbe essere insufficiente.
  Anche se fuori dall'agenda, la Grecia è l'argomento del giorno. Vorrei quindi fare un accenno al fatto che il Trattato sull'Unione europea non prevede l'uscita dall'euro, ma prevede l'uscita dall'Unione europea all'articolo 50. L'articolo 50 del Trattato di Lisbona definisce bene come un Paese possa uscire dall'Unione europea. Un articolo simile per uscire solo dall'euro non c’è.
  Mi rendo conto che siamo nell'ipotetico, ma l'unico articolo applicabile sarebbe l'articolo 352 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che consente all'Unione europea di ampliare il raggio della propria azione agli obiettivi che non fanno parte dei Trattati. Questo però richiede l'unanimità. Alla luce di questo, mi domando quale potrebbe essere la posizione dell'Italia e se il Governo pensi poi di coinvolgere il Parlamento.
  Stiamo parlando di ipotesi che oramai non sembrano più tanto remote, visto che si avvicina un referendum e che persone molto più autorevoli di me hanno detto che camminiamo in un terreno sconosciuto.
  Vorrei capire qual è la posizione del Governo.

  FRANCO CARRARO. Cercherò di essere breve. Prima di tutto, signor Sottosegretario, sarebbe utile che il Governo italiano chiedesse all'Unione europea di non chiamare il rappresentante della politica estera Alto rappresentante e di dargli qualche potere. Meno enfasi nel nome e più potere. Prescindo dalle qualità personali della Mogherini così come da quelle della Ashton. È il ruolo a essere insufficiente.
  In secondo luogo, il suo ottimismo contrasta con il tono della conferenza stampa del Presidente Renzi, che per una volta ha detto che, se l'Europa è solo questa, abbiamo di che lamentarci. Siccome però bisogna guardare avanti e non fare polemiche, vorrei dire una cosa. Abbiamo capito che uno dei problemi è il fatto che l'Italia è accusata di essere troppo lenta nella registrazione di coloro i quali vengono, dividendo quelli che hanno diritto a restare qui per il diritto di asilo e quelli che non ce l'hanno. Riusciamo a Pag. 7migliorare questo sistema, prescindendo dal passato sennò perdiamo tempo ?
  Sull'energia e il terrorismo è necessario lavorare e darsi da fare, ma io mi permetto di fare mie le parole del Presidente Napolitano. Quello che stanno facendo gli Stati Uniti d'America e l'Europa a sua ruota nei confronti di Putin mi sembra demenziale. Costa all'Europa, costa all'Italia sul piano economico e indebolisce la nostra posizione nella lotta principale che abbiamo, che è quella all'ISIS.
  Sulla Grecia, mi auguro di cuore che si arrivi a un accordo. Se questo non avvenisse, io penso che coloro i quali hanno preso degli impegni possono chiedere di modificarli, ma debbono avere la serietà di rispettare chi, come l'Italia, ha fatto grandi sacrifici per toccare pensioni e altro, sacrificando seriamente il Paese per cercare di adempiere agli impegni propri.

  GIOVANNI MAURO. Signor Sottosegretario, mi riferisco al secondo punto che lei ha toccato e cioè le iniziative che riguardano il luogo da dove partono gli immigrati. Siete andati sul concreto ? Vi siete lasciati, dopo la dichiarazione programmatica, con un tavolo di lavoro che cominci immediatamente a capire, ad esempio, se si possono fare corsi di formazione nel porto di partenza o se le persone possono essere identificate dove partono oppure è ancora una volta una intenzione e una visione programmatica ?
  Secondo punto sono le politiche di vicinato per quanto riguarda le aree che si affacciano sul Mediterraneo. Ci sono due temi fondamentali. Gli Stati di frontiera del Mediterraneo vanno affrontati come politica di vicinato secondo una visione complessiva, con un'idea di politica regionale, oppure con una visione individuale Stato per Stato ?
  Questa Unione europea, che vuole intrattenere rapporti proficui nel bacino del Mediterraneo, lo vuole fare con la stessa ottica con cui interviene, ad esempio, nelle aree Obiettivo 1 al suo interno ? Vuole cioè avere una visione complessiva di sviluppo economico e sociale di area oppure – anche lì – siamo a livello di intenzione di politiche comunitarie ?
  La preoccupazione è una, presidente, e concludo. Io non vedo in questo momento storico particolare autorevolezza dell'Italia nell'ambito delle scelte di politica europea. «Grexit» credo sia la prova più lampante della marginalità dell'Italia rispetto a politiche di scelta. Eppure l'Italia è stata artefice di una scelta scellerata. Se ricordate, si parlava di «salva banche» e a un tratto il Governo Monti è riuscito a dare l'assenso, negato dal Governo precedente, a trasformare il «salva banche» in «salva Stati». Oggi ci troviamo così sul groppone, come sistema Paese, 37 miliardi di debiti che sarebbero in capo alle banche. Queste sono le belle operazioni che riusciamo a fare.
  Visti complessivamente i sacrifici, almeno dal punto di vista delle scelte operative riusciamo a incidere ? Se le risposte dovessero essere nella direzione auspicata, credo che come sistema Italia ne potremmo avere un vantaggio.

  COSIMO PETRAROLI. Volevo semplicemente sapere se nel Consiglio europeo c’è la consapevolezza di quello che sta accadendo in questi mesi in Italia per quanto riguarda «Mafia capitale» e la gestione dei centri di accoglienza. Si evince che è nata una quinta organizzazione criminale qui a Roma.
  Volevo sapere se gli altri componenti del Consiglio sono consapevoli della situazione italiana e se, anche in funzione della condivisione sia delle quote sia dei capitali, non ci siano state delle raccomandazioni sulla gestione dei centri d'accoglienza.
  Una seconda domanda riguarda un argomento a noi sicuramente caro. Si è parlato prima di un welfare comune a tutti gli Stati europei. Dato che adesso c’è un indirizzo politico che fissa a circa il 60 per cento dello stipendio medio lo stipendio o la pensione minima in ogni Paese, vorrei sapere se ci sono le condizioni affinché l'Europa adotti direttive che obblighino gli Stati membri a dotarsi di un reddito minimo garantito.Pag. 8
  In ultimo, vorrei parlare del Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP). Ho notato che c’è stata una frenata in quest'ultimo periodo sulla ratifica di questo Trattato. Volevo sapere se ci sono stati sviluppi.

  ANTONINO MOSCATT. Abbiamo ribadito ieri in Aula e ci teniamo a dire anche qui, Sottosegretario, che sui temi dell'immigrazione – siamo pronti a essere smentiti se ci saranno documenti validi – questo Governo ha fatto più di quanto abbiano prodotto tanti altri Governi negli anni. Se leggiamo le relazioni consuntive, poche volte il tema dell'immigrazione è stato posto con la stessa forza con cui è stato posto questa volta. Mi permetto di dire che, se si vanno a leggere anche i quotidiani di mezzo mondo, mai erano stati riportati titoli in cui si leggesse che un Governo aveva posto con tale forza il tema dell'immigrazione.
  Lo sottolineo non perché siamo eccessivamente soddisfatti dei risultati, ma perché riteniamo che il dibattito importante che si è aperto vada proseguito. L'obiettivo dei 60.000 richiedenti asilo politico e rifugiati è un primo passo e lo riconosciamo a questo Governo, ma è il passo da cui si deve partire per fare un ragionamento complessivo, che ad esempio, come si è detto più volte, provi a riformulare il Regolamento di Dublino. Probabilmente noi abbiamo molti ritardi nelle commissioni per il rilascio del permesso di soggiorno proprio perché abbiamo i «dublinati» da esaminare. L’iter diventa quindi più complesso.
  Chiediamo quali saranno i prossimi passi che questo Governo intende fare per dare seguito anche alle risoluzioni adottate da questo Parlamento sul tema del superamento di Dublino.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Sottosegretario, sono convinto che abbiate fatto un buon lavoro e ottenuto qualcosa, mentre prima non si era mai ottenuto niente.
  Tuttavia, non è che qualcuno le ha detto che si fatica ad arrivare a un vero diritto d'asilo europeo e, anche per cominciare, a una vera redistribuzione dei profughi perché non ci sapete dire quali sono i profughi veri e quali sono gli immigrati illegali e non siete capaci di fare l'espulsione degli immigrati illegali ?

  PRESIDENTE. Do la parola al Sottosegretario Gozi per la replica.

  SANDRO GOZI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega agli Affari Europei. Senatore Carraro, nessun ottimismo. Forse le sembro ottimista perché io naturalmente tendo all'ottimismo e credo che in politica bisogna sempre essere ottimisti. La politica, per come la interpreto io, è cercare di cambiare l'esistente e di migliorarlo. Quindi bisogna avere un certo ottimismo.
  La capisco. Avendo, come tutti noi italiani, letto i giornali e non avendo preso atto della situazione reale dall'interno delle istituzioni, lei ha pensato che sul tema dell'immigrazione l'Italia fosse isolata in Europa anziché considerare che c'era una proposta alla Commissione europea che riprendeva le tesi italiane, che tale proposta era sostenuta da tutti i principali gruppi al Parlamento europeo, compreso il PPE, e dalla maggioranza dei Governi e che era invece osteggiata all'inizio, quando il Presidente Renzi entrava al negoziato dicendo che, se questa era l'Europa, potevano tenersela, da quattro Paesi.
  Anche a livello matematico, essendo i membri ventotto ed essendoci ventiquattro Paesi più due istituzioni europee che sostenevano l'Italia e quattro Paesi che osteggiavano la proposta della Commissione, direi che forse erano più isolati quei quattro Paesi che l'Italia. E questo è stato.
  Il gruppo di Visegrad, da cui siamo riusciti a sganciare l'Ungheria e la Polonia, ha tentato di bloccare il piano.
  Li abbiamo convinti con la rotta balcanica. Abbiamo convertito Orban sulla strada dei Balcani, non di Damasco, professor Buttiglione. È stato un negoziato duro perché non volevano assolutamente basarsi sulla decisione ex articolo 78.3, che è adottabile a maggioranza qualificata.
  L'ho detto io oggi, riprendendo appositamente le parole del Presidente del Pag. 9Consiglio, che questo è un primo passo attorno al quale bisogna costruire. È anche uno strumento per andare oltre Dublino nell'emergenza. Dublino stabilisce che il Paese su cui per la prima volta il migrante mette piede è responsabile della sua gestione. È evidente che, nel momento in cui diciamo che distribuiamo 60.000 persone – 40.000 più 20.000 – superiamo Dublino. Parliamo infatti di 40.000 persone che sono già in Italia e in Grecia e che vengono distribuite negli altri Paesi. Di fatto, nell'emergenza abbiamo già superato Dublino.
  Bisogna costruire e sostenere l'impegno della Commissione, richiamato nell'intervento del collega Moscatt, a presentare entro la fine dell'anno una proposta politica e legislativa per superare Dublino non nell'emergenza, ma nella costruzione delle politiche. Noi sosteniamo questo impegno che la Commissione ha assunto, così come siamo favorevoli a un'altra proposta della Commissione europea che riprende una nostra priorità, quella di costruire, come diceva l'onorevole Buttiglione, un vero sistema europeo d'asilo.
  Non c’è bisogno di riformare i Trattati. Si tratta solo di applicarli perché il Trattato di Lisbona ha le basi giuridiche necessarie per realizzare un vero sistema europeo d'asilo. Dove c’è la volontà politica, si trova la via. Noi crediamo che occorra lavorare per trovare la volontà politica di percorrere questa via.
  Si diceva di non fare confronti con il passato, ma su questo siamo riusciti a creare il nocciolo di un'alleanza tra Paesi che fino a qualche mese fa erano sempre dall'altra parte della barricata. Il nocciolo duro di chi sostiene queste necessità è fatto da Italia, Svezia e Germania. È la prima volta che sui temi dell'immigrazione e dell'asilo italiani, tedeschi e svedesi, anziché rimpallarsi le responsabilità, prendono atto che tutti abbiamo perso e pagato il costo dell'assenza di un vero sistema europeo di asilo per ragioni diverse. È quindi interesse comune di Roma, di Berlino e di Stoccolma costruire questo sistema comune.
  Questo è il dato politico su cui dobbiamo ragionare e lavorare. Se posso permettermi, vi invito a lavorare, come parlamentari, con i parlamentari di quei Paesi. È una svolta nell'approccio che deve diventare anche una svolta politica. Certo, noi siamo chiamati, in questo contesto, a fare la nostra parte con le risorse europee, chiedendone di più. Non sta a me, ma al Presidente del Consiglio e al Viminale, quantificare esattamente quali sono le risorse necessarie per rafforzare e rendere più efficace e più rapido il sistema di identificazione.
  La nostra parte dobbiamo farla nel migliorare e rafforzare il sistema di accoglienza e identificazione. Abbiamo già raddoppiato le commissioni di asilo. Dobbiamo accelerare le procedure. Questa è la parte che deve fare l'Italia. Tutto il resto è qualcosa che fino ad adesso l'Italia aveva fatto da sola e che finalmente cominciamo a fare insieme. Siamo all'inizio di un nuovo processo, non alla fine. Dobbiamo continuare a spingere e le vostre risoluzioni vanno nella direzione giusta perché come Paese dobbiamo tutti remare nella stessa direzione.
  Sulla Russia, vari membri del Governo, tra cui il Presidente del Consiglio e il Ministro degli affari esteri Gentiloni, sono intervenuti in questo periodo. Siamo stati fermi e coerenti verso la Russia, insieme ai nostri partner europei, su un tema, quello dell'attuazione degli accordi di Minsk. Riteniamo che nella nostra visione europea non sia accettabile tentare di cambiare le frontiere con i carri armati. Questa è la linea rossa che è stata varcata in quella parte di Europa.
  Ci siamo trovati a condividere la linea di fermezza dell'Unione europea e più Kiev e Mosca si impegnano ad attuare gli accordi di Minsk più rapidamente potremo andare oltre e cominciare a rivedere la politica delle sanzioni. Questo è direttamente legato alla volontà politica di Mosca e di Kiev di attuare l'accordo.
  Su tutto il resto abbiamo una politica di dialogo e di cooperazione con la Russia, dal Medio Oriente, al Nord Africa, al lavoro che stiamo facendo a livello di Pag. 10Nazioni Unite. È dimostrato anche dagli incontri recenti e ripetuti tra esponenti del nostro Governo, a partire dal Presidente del Consiglio, ed esponenti del Governo russo.
  Ho fatto riferimento soprattutto al Niger per quanto riguarda i primi programmi pilota di gestione in loco dei potenziali richiedenti asilo, ma c’è tutta una serie di impegni, ben definiti nelle loro conclusioni, che rispondono alla giusta preoccupazione del senatore Mauro.
  Siamo impegnati nell'assistenza ai Paesi di origine e di transito nella lotta contro i trafficanti di esseri umani e ricordo che il Consiglio europeo ha semplicemente preso atto della decisione dei Ministri degli esteri di avviare l'operazione EUNAVFOR, un'operazione di intelligence che, una volta ottenuto l'accordo dell'ONU, sarà di contrasto più diretto dei trafficanti di esseri umani.
  C’è una cooperazione rafforzata sulla politica dei rimpatri perché abbiamo bisogno di ottenere un impegno molto più attivo dei Paesi di origine. Come dicevo, una più forte focalizzazione della politica di cooperazione allo sviluppo e della politica di promozione degli investimenti, mirante ad affrontare le cause dei flussi migratori, è una delle richieste che sono sempre venute dal Parlamento italiano – destra, sinistra e centro – e adesso è un impegno.
  C’è anche l'impegno a organizzare una conferenza, che dovrà essere l'inizio di una cooperazione molto più strutturata tra Unione europea e Paesi africani, che si terrà a la Valletta nel mese di novembre.
  All'onorevole Petraroli rispondo che il Presidente Tusk non ha ritenuto competenza dell'Unione europea inserire all'ordine del giorno questioni interne legate a «Mafia capitale» e quindi non se ne è dibattuto. Non vedo una competenza dei Trattati dell'Ue a rendere obbligatorio un reddito minimo di cittadinanza. È una scelta sovrana degli Stati e quindi credo che non saranno decisioni dell'Unione europea a rendere obbligatorio qualcosa che non può essere reso obbligatorio in base ai Trattati.
  Il TTIP, che è di grande importanza per l'Italia, non era all'ordine del giorno e quindi non è stato trattato dai Capi di Stato e di governo.

  PRESIDENTE. Ringrazio tutti gli intervenuti e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.10.