Sulla pubblicità dei lavori:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 2
Audizione
del Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto Ezio Bonanni:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 2
Bonanni Ezio , Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto ... 2
Scanu Gian Piero , Presidente ... 2
Bonanni Ezio , Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto ... 2
Scanu Gian Piero , Presidente ... 2
Bonanni Ezio , Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto ... 2
Scanu Gian Piero , Presidente ... 3
Bonanni Ezio , Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto ... 3
Scanu Gian Piero , Presidente ... 5
Boldrini Paola (PD) ... 5
Bonanni Ezio , Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto ... 6
Scanu Gian Piero , Presidente ... 7
Sabbioni Mara ... 7
Scanu Gian Piero , Presidente ... 7
Bonanni Ezio , Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto ... 7
Scanu Gian Piero , Presidente ... 7
Bonanni Ezio , Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto ... 8
Scanu Gian Piero , Presidente ... 8
Audizione del Gen. D. (r) Osvaldo Bizzari:
Scanu Gian Piero , Presidente ... 8
Bizzari Osvaldo , Generale ... 8
Scanu Gian Piero , Presidente ... 9
Bizzari Osvaldo , Generale ... 9
Scanu Gian Piero , Presidente ... 10
Bizzari Osvaldo , Generale ... 10
Scanu Gian Piero , Presidente ... 10
Bizzari Osvaldo , Generale ... 10
Scanu Gian Piero , Presidente ... 10
Bizzari Osvaldo , Generale ... 10
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 11
Bizzari Osvaldo , Generale ... 11
Scanu Gian Piero , Presidente ... 12
Bizzari Osvaldo , Generale ... 12
Scanu Gian Piero , Presidente ... 12
Bizzari Osvaldo , Generale ... 12
Scanu Gian Piero , Presidente ... 12
Bizzari Osvaldo , Generale ... 12
Scanu Gian Piero , Presidente ... 12
Bizzari Osvaldo , Generale ... 12
Scanu Gian Piero , Presidente ... 13
Bizzari Osvaldo , Generale ... 13
Scanu Gian Piero , Presidente ... 14
Bizzari Osvaldo , Generale ... 14
Scanu Gian Piero , Presidente ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 15
Scanu Gian Piero , Presidente ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 15
Scanu Gian Piero , Presidente ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 15
Scanu Gian Piero , Presidente ... 15
Rizzo Gianluca (M5S) ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 15
Rizzo Gianluca (M5S) ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 15
Rizzo Gianluca (M5S) ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 15
Rizzo Gianluca (M5S) ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 15
Rizzo Gianluca (M5S) ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 15
Scanu Gian Piero , Presidente ... 15
Bizzari Osvaldo , Generale ... 16
Rizzo Gianluca (M5S) ... 16
Bizzari Osvaldo , Generale ... 16
Scanu Gian Piero , Presidente ... 16
Bizzari Osvaldo , Generale ... 16
Scanu Gian Piero , Presidente ... 16
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
GIAN PIERO SCANU
La seduta comincia alle 8.40.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione diretta sulla web-tv e sul canale satellitare della Camera dei deputati. Non essendovi obiezioni, ne dispongo l'attivazione.
Audizione del Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto, Ezio Bonanni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto, Ezio Bonanni, che saluto a nome della Commissione e ringrazio per la presenza. L'avvocato Bonanni è in compagnia di due gradite ospiti, che vorrei gentilmente ci presentasse.
EZIO BONANNI, Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto. La dottoressa Sabbioni, orfana di vittima del dovere, un marinaio in servizio di leva che è deceduto per mesotelioma ancora relativamente giovane, a 58 anni, con riconoscimento di vittima del dovere e liquidazione delle relative prestazioni solo in favore della vedova e dell'orfana, e non dell'altro figlio, per il quale poi abbiamo dovuto iniziare un procedimento.
PRESIDENTE. Limitiamoci adesso alla presentazione. L'altra ospite...?
EZIO BONANNI, Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto. L'altra ospite è la dottoressa Nardecchia, che fa parte dell'Osservatorio nazionale amianto e si occupa dell'Ufficio Comunicazione.
PRESIDENTE. Alla dottoressa Mara Sabbioni e alla dottoressa Fabrizia Nardecchia porgiamo il nostro benvenuto.
Ricordo che la seduta odierna si svolge nelle forme dell'audizione libera, e che, ove necessario, i lavori potranno proseguire in forma segreta.
Avvocato, nella brevissima presentazione ho ricordato ai colleghi presenti e all'intera struttura della Commissione il suo ruolo di Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto. Lei non mi sembra particolarmente incline alla sintesi, quindi le vorrei chiedere la cortesia di fare uno sforzo, perché dopo questa audizione ce ne sarà anche un'altra e quindi purtroppo non possiamo permetterci di dilungarci eccessivamente. Tuttavia tutte le cose che debbono essere dette le potrà dire e a questo fine le do subito la parola. Prego.
EZIO BONANNI, Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto. Ringrazio lei e tutti i componenti della Commissione per questa possibilità.
L'Osservatorio nazionale amianto è un'associazione che è nata per iniziativa delle vittime dell'amianto e si è successivamente articolata su tutto il territorio nazionale, avendo uno sguardo anche su altri agenti patogeni e cancerogeni tossico-nocivi.
Il programma dell'Osservatorio nazionale amianto si centra sulla necessità della prevenzione primaria: evitare ogni forma di esposizione sia all'amianto, sia a parecchi altri agenti tossico-nocivi e cancerogeni, peraltro purtroppo presenti anche nell'ambito Pag. 3 delle Forze armate, come dimostra il tristissimo bilancio non solo per patologie asbesto correlate, ma anche per altre patologie che hanno origine dall'esposizione a diversi altri agenti tossico-nocivi e cancerogeni, che spesso agiscono in sinergia.
Purtroppo abbiamo dovuto riscontrare che nell'ambito delle Forze armate le esposizioni sono molteplici e non si limitano soltanto all'amianto, e abbiamo purtroppo dovuto constatare il non aggiornamento dei dati in possesso delle stesse Forze armate, le quali tra l'altro, tenendo presenti le patologie asbesto correlate, non censiscono o non tengono sott'occhio i militari che poi cessano dal servizio, specialmente quelli di leva.
È proprio su questa problematica che a nostro modo di vedere è necessario un impulso che tragga origine proprio dai lavori di questa importante Commissione, cioè la necessità di rendere più pregnante l'attività dell'Osservatorio epidemiologico delle Forze armate anche in rapporto con il RENAM, quindi la pubblicazione del Rapporto Mesotelioma da parte dell'INAIL.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa per una breve interruzione. Informo la Commissione che, su opportuna richiesta del collega Rizzo, nell'Ufficio di Presidenza di domani proporrò l'acquisizione degli atti di un convegno organizzato dall'Osservatorio epidemiologico della Difesa, nel corso del quale sono state propalate notizie e informazioni che sono in netto contrasto con ciò che noi abbiamo acclarato, anche e soprattutto con il contributo determinante di vertici militari.
Credo quindi che la considerazione che ha appena svolto l'avvocato Bonanni sia quanto mai pertinente. Tutti ricordiamo l'inspiegabile incompletezza, che ne vanifica totalmente l'efficacia, dello screening esercitato nei confronti dei lavoratori militari. Prego, avvocato.
EZIO BONANNI, Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto. Questo è un dato molto importante non solo per l'aspetto indennitario-risarcitorio, ma anche per la prevenzione primaria e secondaria.
Mi esprimo meglio: riportando i dati epidemiologici delle Forze armate elementi sottostimati, sembrerebbe assente nell'ambito delle Forze armate l'emergenza amianto. In realtà non è così, perché è in atto un vero e proprio fenomeno epidemico, quindi, se noi dovessimo tener conto dei dati che ci forniscono le Forze armate o comunque in possesso delle Forze armate, sembrerebbe inesistente il rischio amianto.
A fronte di una pretesa inesistenza del rischio amianto, è chiaro che non ci sarebbe necessità di prevenzione primaria, cioè di rimuovere l'amianto tuttora presente specialmente nel naviglio militare, e non ci sarebbe necessità di una sorveglianza sanitaria, perché se non c'è nessun malato, non si capisce perché ci dovrebbe essere la sorveglianza sanitaria.
Questo si è tradotto quindi in una duplice, ulteriore, grave, perdurante violazione sia dell'obbligo della massima sicurezza tecnicamente possibile e fattibile, quindi della rimozione dell'amianto presente, sia nella sorveglianza sanitaria, che, in base all'articolo 259 del decreto legislativo 81 del 2008, deve essere estesa anche a coloro che cessano dal servizio. Questa è una grave incongruenza che come Osservatorio nazionale amianto abbiamo più volte segnalato, quindi l'assenza di sorveglianza sanitaria specialmente per i militari cessati e per quelli di leva.
Molti militari, come nel caso del papà della signora Sabbioni, hanno portato le loro divise a casa, come quella che noi vi abbiamo esibito e fatto esaminare presso la ASL di Viterbo, nel centro accreditato presso la regione Lazio. Emerge che anche a distanza di più di trent'anni nella divisa, anche quella non da lavoro del motorista navale Sabbioni che manipolava amianto all'interno della sala macchine per più di tre anni, a firma del dottor Fulvio Cavariani la presenza di fibre di amianto.
È quindi chiaro che queste divise portate a casa (non solo le tute da lavoro spesso portate a casa, che venivano lavate dalle mogli), ma anche le divise ufficiali, le alte uniformi (abbiamo anche casi di ufficiali deceduti, non solo di sottufficiali, come Pag. 4nel caso del papà della Sabbioni) che sono state portate a casa, qualcuno ce le ha ancora, sono zeppe di amianto e quindi espongono anche il resto della famiglia, perché naturalmente quando il militare tornava o torna a casa e magari veniva abbracciato dai figli o dalla moglie con indosso la divisa questi hanno respirato polveri e fibre di amianto, e noi sappiamo che per il mesotelioma possono bastare.
Certo, non basta una fibra, perché l'idea che il mesotelioma passi da una fibra è scientificamente errata, ma per il mesotelioma anche pochissime fibre di amianto sono sufficienti per far insorgere a distanza di 20, 30 o 40 anni questa patologia, per cui esporre anche i familiari a questo rischio, tenendo conto del fatto che l'assenza di dati epidemiologici, di formazione e di informazione ai militari e ai familiari che si protrae tutt'oggi, costituisce un'ulteriore condizione di rischio inutile, cioè un rischio prevedibile, inutile, ingiustificato e non giustificabile, che io posso rimproverare giuridicamente a tutt'oggi alle Forze armate, perché questa tendenza al negazionismo che abbiamo rilevato purtroppo continua ad essere particolarmente pericolosa anche per i familiari.
Per di più, manca qualsiasi rilevazione sui familiari stessi, quindi io mi permetto di sollevare la necessità di una verifica non solo sul personale, ma anche sui familiari, perché, così come Osservatorio abbiamo più volte dimostrato, ci sono stati molti casi anche tra i familiari, in particolare le mogli che lavavano le tute.
In questo caso per esempio nella Marina Militare i motoristi navali, ma anche altre mansioni tecniche in molte occasioni portavano a casa le tute, che quindi venivano lavate dalle fidanzato o dalle mogli, cosa che negli anni ’60, ’70 e ’80 si è spesso verificata. Alla luce delle indagini che noi abbiamo svolto (nei prossimi giorni rimetterò la documentazione a questa Commissione, faremo una relazione dettagliata), abbiamo verificato che anche a distanza di 20, 30 o 40 anni sono presenti fibre di amianto.
In chiave preventiva, quindi, vorrei sottolineare questa necessità, che tra l'altro non è volontà di colpevolizzare le Forze armate, anzi a nostro modo di vedere dimostrerebbero quella lealtà propria del giuramento informando anche a distanza di decenni i militari dell'ex leva militare di questo rischio. Questo sarebbe molto importante.
Vi è poi l'ulteriore profilo legato agli indennizzi e ai risarcimenti perché, nonostante ci siano leggi dello Stato che impongono il riconoscimento della qualità di vittima del dovere, riscontriamo spesso lungaggini inaccettabili. Come Osservatorio non abbiamo implementato il contenzioso con l'amministrazione, però abbiamo tempi biblici anche di 4-5 di attesa per definire queste pratiche amministrative, e ci sembra veramente un tempo di attesa enorme.
Vorrei inoltre segnalare ulteriori incongruenze: come Osservatorio abbiamo sostenuto, anche sulla scorta della giurisprudenza di legittimità e in particolare delle Sezioni Unite, le ultime del 2017, che ai fini previdenziali queste vittime vadano parificate alle vittime del terrorismo, invece riscontriamo a tutt'oggi una tendenza a non riconoscere questi diritti. In più occasioni come Osservatorio abbiamo dovuto ricorrere all'autorità giudiziaria e, nonostante sentenze di primo grado di riconoscimento dei diritti, queste sentenze vengano appellate sistematicamente. Appellare sistematicamente queste sentenze a nostro modo di vedere è ingiustificato.
Dimostro solo un paio di casi: l'ufficiale Sorgente Francesco Paolo deceduto per mesotelioma, ufficiale motorista navale, i familiari agiscono per ottenere anche il riconoscimento, parte civile anche nel processo penale Marina bis a Padova, viene riconosciuto vittima del dovere, ma non liquidando le relative prestazioni che in realtà lo parificano a vittima del terrorismo.
Il Tribunale di Cagliari su nostra richiesta condanna il Ministero della Difesa al pagamento di queste spettanze. A parte che non siamo riusciti ancora ad ottenere le somme, ma ricorre addirittura alla Corte d'Appello di Cagliari, che accoglie le mie tesi e conferma la sentenza di primo grado Pag. 5con condanna a più di 6.000 euro di spese a carico dell'Avvocatura dello Stato.
Come avvocato ritengo che cause così infondate non vadano proposte, sono spese a carico della collettività, oltre che impegnare me personalmente, e diventa uno stillicidio per i familiari. Consegno questa sentenza al presidente come atto integrante, a dimostrazione di quanto affermo.
Abbiamo quindi un accanimento da parte dell'amministrazione nell'impugnare anche sentenze chiare e inoppugnabili della magistratura, che tra l'altro si fondano su una giurisprudenza pacifica delle Sezioni Unite.
Allora io chiedo: se c'è una legge dello Stato, ci sono sentenze molto chiare delle Sezioni Unite su questo, addirittura sentenze della Sezione Unite dicono che ormai debbono essere riconosciuti questi ulteriori benefici, perché l'amministrazione dello Stato non li riconosce?
Deposito un'ulteriore sentenza analoga del Tribunale di Salerno, sempre in accoglimento delle nostre tesi. In questo caso era stata fatta un'altra stortura. Una signora è stata riconosciuta orfana di vittima del dovere, ma nulla le è stato liquidato perché lei è stata virtuosa e lavorava anche per aiutare il padre gravemente malato di mesotelioma e per sostenere la famiglia durante la malattia del padre, quindi per il fatto che lei lavorasse, nonostante numerose mie lettere in cui evidenziavo diversi aspetti giuridici di illegittimità della loro condotta, pervicacemente l'amministrazione ha negato il riconoscimento.
Abbiamo ottenuto la vittoria della causa, ma l'Avvocatura dello Stato ha appellato anche questa sentenza.
PRESIDENTE. Avvocato, lei è graditissimo ospite insieme alle dottoresse su impulso in particolare della collega Boldrini.
Io vorrei dare subito la parola alla collega Boldrini, affinché possa porle in questa sede pubblica delle domande, ad integrazione della relazione che ha già voluto offrire alla Commissione. Prego collega Boldrini.
PAOLA BOLDRINI. Grazie, presidente, e grazie, avvocato Bonanni, per l'illustrazione di questa tematica che nel corso dei lavori della nostra Commissione ha preso molto tempo, perché il tema dell'amianto è, fra gli altri temi importanti della nostra Commissione, comunque un tema preminente per le attività che hanno svolto i nostri militari e civili, perché ci sono anche civili sia sulle navi, sia sugli altri equipaggiamenti, ma anche nei cantieri navali, come abbiamo visto.
È quindi un tema molto importante anche perché, come si sa, sono tematiche che purtroppo si rilevano lontane nel tempo, quindi a distanza di 20, 30 o 40 anni, quindi in ambito militare ma anche in ambito civile stanno emergendo con tutta la problematicità anche dal punto di vista sanitario le problematiche per i cittadini.
Intanto è encomiabile il lavoro che voi state facendo di aiuto alle persone, a cui attraverso la vostra preparazione potete dare una mano. Io sono rimasta favorevolmente colpita dal fatto che ci state seguendo come tipo di attività e che anche voi avete riscontrato quello che abbiamo riscontrato noi, ossia questa discrepanza fra i dati emersi dall'Osservatorio epidemiologico militare e quelli che state raccogliendo.
Vorrei capire come vi siate rapportati per avere questi dati, se lo abbiate fatto attraverso segnalazioni, come immagino visto che avete questo sito. In più c'è la difficoltà di evidenziare che le persone colpite avevano un rapporto con l'amianto, per cui noi abbiamo riscontrato durante altre audizioni la difficoltà a volte di ammettere che fosse stato in ambito lavorativo e quindi il riconoscimento della vittima del dovere, e mi vien da dire anche qui perché è vittima del terrorismo se invece la persona davvero eseguiva questo tipo di attività. La difficoltà, quindi, a volte di dimostrare che era il dovere, quindi nell'ambito del servizio.
Le volevo chiedere anche quali siano gli istituti ai quali vi siete rivolti per fare un'indagine, posto che purtroppo c'è un nesso di causalità diretto, perché è inconfutabile che questi siano i danni, ma anche quali istituti certificati abbiate consultato per avere la certezza dei dati. Pag. 6
Ultima cosa. Noi avevamo fatto questa proposta di legge rispetto a quel decreto legislativo che lei ha citato, dove è obbligo del datore di lavoro fare l'osservanza anche dopo l'attività lavorativa dismessa. Lei cosa ne pensa (ma credo di avere già la risposta)?
EZIO BONANNI, Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto. Intanto la ringrazio e confermo quanto già avevo detto anche pubblicamente sul lavoro di questa Commissione, che è un lavoro eccellente che noi abbiamo seguito e che io sottoscrivo in pieno.
Come associazione abbiamo seguito molti casi di mesotelioma attraverso i nostri medici volontari, che gratuitamente assistono tutti coloro che ne fanno richiesta a supporto delle strutture pubbliche, alle quali noi consigliamo di rivolgersi. Il Ministero della salute ci ha accreditato come un'associazione di volontariato e di assistenza, quindi noi svolgiamo prima di tutto l'assistenza per quanto riguarda i casi di mesotelioma.
Spesso questi malati non venivano curati o venivano curati in modo diverso, a macchia di leopardo, quindi abbiamo riscontrato ritardi nelle diagnosi proprio perché manca il dato anamnestico, il militare o ex militare non lavora l'amianto, quindi nessuno va a pensare al mesotelioma, e non è solo il mesotelioma, ma anche cancro polmonare e tutto il resto.
Alcuni elementi ci vengono proprio dall'attività di assistenza dei nostri medici volontari, che ha evitato anche ulteriori tragedie di carattere economico di gente che si rivolgeva a strutture private, vendeva casa per potersi operare e magari l'operazione era controindicata, quindi quando come Osservatorio abbiamo visto gente che si rovinava anche economicamente abbiamo provveduto per prima cosa alla creazione di una struttura completamente gratuita di medici volontari, che poi indirizza alle strutture di alta specializzazione che tutti noi conosciamo. Da questi abbiamo cominciato a capire che l'esposizione per i militari avveniva specialmente nella Marina, ma anche nell'Aviazione.
Abbiamo quindi creato un portale attraverso il quale raccogliere tutti i dati, oltre quindi a medici volontari, sedi su tutto il territorio nazionale in tutte le regioni, il portale e la segnalazione ad altri medici.
Come Osservatorio nazionale amianto abbiamo depositato più di 200 casi di esposti alla Procura della Repubblica di Padova e ad altre procure, però, come già rilevato da questa Commissione, l'unica procura efficiente ed efficace è stata quella di Padova e qualcosa a Taranto. Noi siamo costituiti talora parte civile a Taranto, ma in modo molto limitato, mentre purtroppo nel resto d'Italia abbiamo una magistratura inquirente che va molto a rilento con le indagini.
Questo è un dato molto importante, per cui condivido la tesi di una procura nazionale specializzata, anche perché occorre una forte specializzazione tecnica per questo tipo di procedimenti.
Le segnalazioni ci vengono da questo e anche dalla nostra partecipazione ai processi, per cui confermo che presso la Procura di Padova i casi segnalati solo in Marina Militare sono più di 1.000, come riportato a pagina 18 della vostra relazione del luglio di quest'anno, quindi i 570 casi di mesotelioma ci vengono confermati anche dal V Rapporto RENAM. Noi abbiamo pubblicato un primo e un secondo Rapporto Mesoteliomi dell'Osservatorio nazionale amianto, mai contestato dalle Forze armate, che riporta anche qualche dato ulteriore rispetto ai 570, perché molti casi di mesotelioma sfuggono.
Debbo segnalare a questa Commissione che i COR regionali e il RENAM sono abbastanza attendibili, però sfugge almeno un 15-20 per cento dei casi, perché i COR regionali non hanno risorse sufficienti e quindi il tutto viene lasciato anche in questo caso al volontariato, e, nonostante la presenza di medici eroici come Gennaro a Genova e a scienziati eroici che lavorano notte e giorno, senza un'adeguata struttura è evidente che qualche caso può sfuggire.
Come Osservatorio Nazionale Amianto (ONA) abbiamo creato questo portale anche per segnalare altre patologie, come il Pag. 7cancro polmonare, che incide per almeno il doppio dei casi rispetto al mesotelioma, il cancro al colon e tutti gli altri cancri, quindi c'è un problema che andrebbe investigato.
Abbiamo ottenuto questi dati attraverso questi elementi che sicuramente il Ministero della Difesa non può smentire. Questo fa il paio con il fatto che c'è un ritardo degli uffici delle Forze armate nell'istruttoria delle pratiche amministrative per la vittima del dovere, perché in base alle leggi dello Stato questi procedimenti dovrebbero avere dei termini definiti anche in base agli articoli 97 e 98 della Costituzione sull'efficienza dell'attività della pubblica amministrazione, legandosi anche alle norme della 241 del 1990 e successive modificazioni, invece questi termini vengono sistematicamente violati dall'amministrazione delle Forze armate.
Sottolineo questo alla Commissione affinché adotti tutti i provvedimenti o comunque le indicazioni e le determinazioni che riterrà opportuni nell'ambito delle finalità istituzionali su cui è incentrata.
PRESIDENTE. Grazie, presidente. La dottoressa Sabbioni è qui suo malgrado, per le ragioni che lei ha illustrato in apertura.
Prima di concludere l'audizione, vuol fare una dichiarazione, dottoressa?
MARA SABBIONI. Sì, innanzitutto vi ringrazio per averci accolto. Quello che posso dire, oltre a confermare le parole dell'avvocato, è proprio questo: mi auguro che questa questione venga caldamente accolta e che si prendano provvedimenti in questa direzione, perché dal lato delle famiglie colpite posso soltanto parlare a nome del dolore e della sofferenza che ci ha investiti, che posso garantire è molto grande.
Pensare alla sofferenza di mio padre, vederlo soffrire perché aveva semplicemente svolto il suo dovere inconsapevole del rischio che stava correndo riapre una ferita che forse mai si chiuderà, ma la motivazione che mi ha spinta a conoscere, incontrare e sposare la causa dell'avvocato Bonanni e dell'intera associazione è proprio la consapevolezza che la sofferenza di mio padre è stata provocata da una mancata volontà di regolarizzare una questione seria, che riguarda la salute di un cittadino, perché mio padre a quell'epoca ha fatto il suo dovere da cittadino, perché ha svolto servizio di leva nelle navi della Marina Militare.
Ritrovarmi a 23 anni senza padre semplicemente perché mio padre da persona onesta e non informata dei rischi che correva ha svolto un servizio in maniera per lui normale mi rende anche abbastanza arrabbiata, quindi mi auguro che si possano prendere dei provvedimenti in merito.
PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Ringraziamo l'avvocato Bonanni per l'importante relazione che ha svolto e la testimonianza che ha reso.
Nell'ascoltare la dottoressa ho fatto un pensiero volante al Titolo V della Costituzione, laddove si parla di sussidiarietà. Il nostro Paese ha un disperato bisogno di sussidiarietà sia orizzontale che verticale, ma questo non può essere un ambito della sussidiarietà, qui lo Stato deve dare le risposte, deve organizzarsi in maniera tale da garantire il godimento di facoltà e diritti costituzionalmente protetti e tutelati.
Anche a nome della Commissione mi permetto di ringraziarvi per il grande lavoro che fate e, per quanto possa valere, anche per incoraggiarvi a continuare a lavorare per queste persone che hanno subìto torti e per le altre che avranno bisogno di rivolgersi a voi.
EZIO BONANNI, Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto. Io la ringrazio. Un'ultima richiesta: vorrei che si insistesse per la totale rimozione dell'amianto ancora presente specialmente sulle navi militari, perché come ONA da indagini tecniche che possiamo esibire abbiamo rilevato che, specialmente con il mare mosso o in caso di esercitazioni, anche le misure che possono essere teoricamente sufficienti a terra non valgono in mare. La cosa che noi riteniamo più importante è proprio evitare il rischio di esposizione.
PRESIDENTE. La fonte.
Pag. 8EZIO BONANNI, Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto. Esattamente. Questo è ciò su cui insistiamo.
PRESIDENTE. Grazie ancora. La seduta è sospesa per cinque minuti.
Audizione del Gen. D. (r)
Osvaldo Bizzari.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Generale Osvaldo Bizzarri, un generale in pensione che noi ringraziamo per essere qui con noi, il quale ha molte cose da dirci per l'esperienza intensa e importante che ha potuto maturare nel corso di molti anni di servizio su vari teatri, come eufemisticamente si dice quando ci si riferisce alle cosiddette «missioni di pace».
In particolare, il generale è conosciuto anche per una circolare di cui ci parlerà, quindi gli cedo subito la parola, ricordando prima che la sua presenza, ancorché pienamente condivisa naturalmente dall'intera Commissione, è stata suggerita dal collega Gianluca Rizzo. Generale, ancora benvenuto. A lei la parola, prego.
OSVALDO BIZZARI, Generale. Grazie, presidente, buongiorno a voi tutti. Ho molta esperienza, ho circa 54 mesi di operazioni in vari quadranti del mondo e i Balcani rientrano in questo contesto. Tra l'altro, ho avuto anche una significativa esperienza addestrativa negli Stati Uniti, nella base di Fort Knox, dove ho seguito l'addestramento statunitense in scenari addestrativi dall'Alaska ai deserti californiani.
Vengo subito al dunque. Vi chiedo solo la pazienza di lasciarmi proiettare in 14 minuti un po’ di slide che probabilmente vi aiuteranno già e vi daranno – spero – delle risposte. È chiaro che, qualora queste slide non vi soddisfacessero, sono qui, disponibilissimo, nei limiti spaziali e temporali riportati dalle slide e ovviamente, se non bastasse, sono pronto a ritornare dal mio Veneto qua da voi.
Lo scopo è «aggiornarvi», perché qui avete avuto fior di tecnici e gente che sicuramente dal punto di vista tecnico ne sa più di me, quindi darò solo un taglio operativo a questo tipo di presentazione.
Qui parliamo a livello tattico, cioè l'ultima ruota dal punto di vista di comando e controllo. Farò una piccola premessa, parlerò delle origini e della conoscenza del problema sempre riferito a quel periodo, perché è il periodo in cui ero lì, dell'emanazione della direttiva del 22 novembre del 1999 e dell'equipaggiamento che i nostri ragazzi avevano sul terreno, e poi discuteremo ovviamente di questo.
Farò poi delle considerazioni conclusive, che potranno essere condivisibili o non condivisibili, e poi ovviamente sarò disponibilissimo a rispondere alle domande. Nel frattempo vi ho messo sulla destra alcuni dati, che voi sicuramente avete, sul numero di munizionamento impiegato nei vari teatri, che è significativo, in particolare per quello iracheno e del Kuwait, ma sicuramente è significativo anche quello nei Balcani.
Purtroppo di scritto sono documenti classificati, ci sono delle procedure, i segreti dopo dieci anni vengono distrutti e tra l'altro, essendo fuori Forza armata, non avrei accesso in questo momento, ma sicuramente non ci saranno. Ho quindi estratto il film dalla mia memoria, cercando dal punto di vista consequenziale di dirvi quello che so. Ci potrebbero essere delle discrepanze dal punto vista temporale, però parliamo di mesi, ma neanche, quindi ho cercato di fare questo film.
Sulla destra intanto avete visto i sistemi d'arma che si impiegano nei teatri operativi, quindi l'A-10, il cannoncino da 30 millimetri, il missile Tomahawk, che forse nei Balcani è stato impiegato poco, ma è stato impiegato massivamente nei teatri iracheni e anche afgani, dove ho fatto per circa tre anni l'addetto alla Difesa presso l'Ambasciata di Kabul, complessivamente quattro pure per l'Afghanistan.
Ho riportato questo perché secondo i tecnici 200 grammi di uranio impoverito sono rilasciati dal cannoncino da 30 millimetri, da 3 a 400 chili quello rilasciato dal Tomahawk, e questo fa una significativa differenza dal punto di vista eventuale dell'inquinamento Pag. 9 «ambientale» e di contaminazione.
Qui vi riporto sempre per cassetti di memoria quello che io mi ricordo. Sono tutte fonti aperte in questo momento. Ricordo il Generale Marani che in una conferenza stampa (credo sia reperibile sulla Rete) parlò per la prima volta, per il periodo di cui sto parlando, quindi teatro kosovaro, dell'impiego di questo munizionamento.
Dal punto di vista tattico non c'era in quel momento, nell'estate del 1999, nessun documento della NATO che parlasse di uranio impoverito. Non mi parlate di direttive del 1994-95 che sono generiche, ma un ordine specifico sul teatro kosovaro ... e per ordine specifico dal punto di vista operativo intendo una targeting list con coordinate, tipo di munizionamento impiegato e numero di colpi che hanno battuto questi siti.
Sulla destra vi riporto il 30 millimetri, quello di sinistra è ad alto esplosivo, quello di centro ad alta penetrazione, ed è quello che interessa a noi, sulla destra è quello di addestramento.
Sulla catena di comando nazionale credo che i vertici in quel momento, con i dati disponibili che avevano, abbiano percepito questo problema, perché hanno inviato i pacchetti standard dell'equipaggiamento, ma non solo: nelle Force generation conference che si fanno lungo la catena di comando nell'ordine iniziale della KFOR non erano previsti assetti NBC da impiegare in teatro, ma devo dare atto che a livello organi centrali è stato chiesto e ottenuto che vi fossero inseriti anche assetti NBC, tanto che a luglio del 1999 è stata schierata in teatro la compagnia NBC con la strumentazione che in quel momento noi avevamo. Oggi hanno strumentazioni molto più avanzate.
Andiamo avanti. Da operativo, quando esco fuori, tolta la catena di comando nazionale passo sotto OPCON, sotto il controllo operativo della KFOR, quindi faccio riferimento da quel momento in poi a livello tattico a Pristina, cioè al Generale Jackson prima e il Generale tedesco Reiner dopo. Allo stato degli atti, in quel periodo (posso sbagliarmi di qualche mese) non c'era sui risk assessment la parola «uranio impoverito».
Questi sono dati inconfutabili. Posso sbagliare di qualche mese, ma i risk assessment riportati erano quelli in lastrina: si parlava di gruppi terroristici, di alta criminalità locale che poteva interferire con i nostri soldati, in particolare del narcotraffico (vi ricordo che il Kosovo era un crocevia del narcotraffico di eroina che proveniva dall'Afghanistan) e addirittura il problema dei campi minati.
Questo per me che ero sul campo era uno dei principali problemi. La zona era piena di campi minati, in particolare nella zona sud della carta, vicino Dakovica, sul confine albanese, i campi minati erano sicuramente uno dei fattori operativi sul campo che mi preoccupavano da capo di Stato maggiore della brigata, quindi organo di staff sotto un comandante che dà le direttive e ovviamente proponevo anche, e il comandante firmava e io firmavo d'ordine, quindi su delega del Comandante, queste attività.
PRESIDENTE. Chi era il comandante?
OSVALDO BIZZARI, Generale. Il comandante era il Generale Gay all'epoca.
In linea con il principio del bottom-up approach (dalla scuola anglosassone noi impariamo anche questo) non aspettavo il top-down, via Chronos ho chiesto a un certo punto intorno a ottobre delle notizie certe su questo impiego. Mi risposero sempre via Chronos (il Chronos è una email classificata, impiegata a livello Paesi NATO) e mi mandarono una carta tipo questa, quindi molto generica. Presi atto che forse il problema esisteva e diramai la famosa direttiva del 22 novembre 1999.
Questa direttiva era importantissima secondo me, se non ricordo male venne addirittura stampata in 5.000 copie in lingua inglese, perché sotto avevo argentini, portoghesi e spagnoli, quindi i 5.000 soldati che avete visto sulla slide includevano anche questi, quindi non potevo certamente parlare in italiano.
Successivamente i reparti in teatro vennero dotati di quanto richiesto, perché ovviamente Pag. 10 la catena di comando nazionale ci seguiva e devo dare atto che a qualsiasi richiesta fatta dal campo agli organi centrali, anche sulla winterizzazione, su giacche goretex perché d'inverno fa molto freddo da quelle parti, sono sempre stato accontentato. Le mascherine arrivarono, certamente non erano per andare sui siti (questo sia chiaro), erano per attività logistiche, per convogli che potevano essere sottoposti non a polvere di uranio, ma comunque a inquinamento (poi parlerò anche dell'inquinamento nelle zone post belliche).
In tutto questo abbiamo coinvolto il CISAM, il Centro interforze studi e applicazioni militari di Pisa, perché a un certo punto avevamo capito che forse la Compagnia NBC con gli strumenti che aveva non era sufficiente, abbiamo fatto a più riprese intervenire in teatro i tecnici del CISAM. Penso che abbiate avuto supporto tecnico del CISAM...non è venuto nessuno a parlarvi di questo?
PRESIDENTE. No, se lei parla di supporto tecnico... abbiamo avuto contatti.
OSVALDO BIZZARI, Generale. Prendo atto, non mi pronuncio. Lo scopo di queste attività qual era? Quello di mappare i siti. Se avevamo una base come Dakovica di 1.000 metri quadri sicuramente bombardata dall'uranio impoverito, il team della Compagnia NBC più il team del CISAM andava sul posto e faceva le campionature, se trovava il dardo famoso, lo pigliava e con le procedure previste di sicurezza lo inscatolava nella sabbia, ma soprattutto pigliava le campionature per la misurazione della radiazione, quindi sto parlando di radiazione, non di polvere e nanopolvere, sulla quale arriverò dopo.
Da ultimo, ricordo che intorno ad ottobre 1999 venne l'Agenzia dell'ambiente delle Nazioni Unite, tra l'altro credo finanziata dal nostro Governo, quindi anche a livello politico. La situazione della sicurezza a ottobre del 1999 era assolutamente non tranquilla e quindi non poterono fare...
Stiamo parlando quindi della fase iniziale di questa operazione, era tutto in fase di assestamento. Se oggi andate in Kosovo, c'è tutto, ci sono i villaggi, però noi stiamo parlando della fase iniziale, quindi prima la Brigata Garibaldi di Caserta e poi io, evidentemente anche dal punto di vista logistico non c'era tutto quello che c'è.
Questa Commissione poi arrivò nel 2000 e anche lei confortò dal punto di vista operativo che le radiazioni non vi erano. Questo non significa che non c'era il problema dell'uranio impoverito, perché voi sapete che radiazione più nanoparticelle sono le principali cause di questo. La radiazione forse è minore, ma sicuramente le nanoparticelle.
La domanda che mi sono posto è: il personale era a conoscenza? Dalla cronologia degli eventi che vi ho portato evidentemente no, altrimenti non avrei chiamato la CISAM e chi potevo chiamare, quindi il personale in quel momento e per il periodo in cui ho operato in quell'area non era a conoscenza fino al 22 novembre del 1999. Dopodiché è stata emanata questa direttiva e in sostanza i 5.000 soldati che operavano nel settore di responsabilità dovevano conoscere a livello tattico che il problema esisteva.
So che qua ci saranno delle domande...
PRESIDENTE. Mi perdoni, generale, le chiedo scusa per averla interrotta, ma ho necessità di inserirmi per un chiarimento.
OSVALDO BIZZARI, Generale. Certamente.
PRESIDENTE. Dal 14 ottobre 1993, giorno in cui c'è stata da parte degli Stati Uniti l'emanazione di norme per la protezione delle forze operanti in Somalia durante l'operazione Restore Hope, fino alla data del 22 novembre 1999 sopra citata, evidentemente i nostri reparti sono rimasti a operare senza alcuna protezione. Come mai noi ci siamo svegliati soltanto nel 1999, nonostante 6 anni prima gli Stati Uniti avessero dato l'allarme?
OSVALDO BIZZARI, Generale. Per il teatro somalo, certo. Le rispondo subito, presidente. Potrei dire che era nel periodo in cui ero fuori ed esula da quello che sto Pag. 11trattando (tra l'altro non ero in Italia), ma le rispondo...
PRESIDENTE. Lei è gradito ospite peraltro in audizione, non in esame testimoniale, a meno che non si renda necessario sentirla anche in altra veste per cui...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Non mi minacci...
PRESIDENTE. Per carità, ci sono persone che sarebbero...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Il mio nickname nel contesto delle Forze armate era mujaheddin.
PRESIDENTE. Sarebbero felici di essere chiamate...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Io sono orgoglioso per i ragazzi, che ho conosciuto e che purtroppo sono andati avanti.
PRESIDENTE. Noi stiamo cercando di apprendere da lei quanto più è possibile, però è inevitabile che le vengano poste domande come questa, che segnalerebbe una carenza clamorosa per ben 6 anni.
Per quanto è di sua conoscenza (qui non stiamo valutando, generale, la sua responsabilità) quali ragioni avrebbero determinato questo incredibile ritardo di 6 anni?
OSVALDO BIZZARI, Generale. Vado per ipotesi e con tutte le riserve del caso, se mi permette, e provo a darle una risposta. Io direi così: qua stiamo parlando del teatro somalo, a livello NATO credo, ipotizzo che all'epoca, in considerazione che la NATO considera Low Level Radiation questo tipo di munizionamento, secondo il mio modesto parere e con la conoscenza che ho di quel periodo perché ero negli Stati Uniti, quindi non conosco neanche dal punto di vista mediatico quello che succedeva da queste parti, ritengo che la NATO stessa, e quindi a scalare i vertici, non abbia preso in considerazione.
Non so se ci siano documenti che smentiscono questo, se li avete, benissimo, però io credo di risponderle in questo modo. Certamente, alla luce degli eventi, dal punto di vista processo decisionale nelle varie catene, la NATO in quel periodo non considerava il problema. Questa è una supposizione. Dopodiché che ci siano state...
PRESIDENTE. Scusi, generale, qui la lotta è impari, perché lei è un generale di lungo corso e io non ho fatto la scuola di guerra, non mi sento complessato per questo, però...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Neanche io però perché l'ho fatta.
PRESIDENTE. No, ci mancherebbe altro! Quindi lei deve avere la cortesia di comprendere anche l'inadeguatezza...
OSVALDO BIZZARI, Generale. No, lei è adeguatissimo.
PRESIDENTE. Dal punto di vista tecnico...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Anzi io devo dare atto che questa Commissione sta facendo secondo me cose giuste.
PRESIDENTE. Grazie, questo ci fa molto piacere, però restiamo sul punto. NATO vuol dire Stati Uniti d'America.
OSVALDO BIZZARI, Generale. Certamente sì.
PRESIDENTE. Quindi non è ipotizzabile che, essendo intervenuti gli Stati Uniti d'America il 14 ottobre del 1993, le cose a conoscenza degli Stati Uniti d'America non fossero a conoscenza della NATO. Poi le vorrei porre anche questa domanda, che sorge da una curiosità ritengo abbastanza pertinente. Chi le chiese generale di predisporre questa direttiva? Come è nata questa direttiva?
OSVALDO BIZZARI, Generale. Andiamo per ordine, partiamo dalla direttiva. La direttiva è nata dai ragazzi NBC, i quali andavano in giro per i siti e dicevano che Pag. 12bisognava convincere il comandante della brigata che bisogna fare una direttiva in questo settore, e da lì nasce tutto, da un capitano che oggi è colonnello e non so neanche dov'è. Praticamente mi suggerirono che era il caso di fare questa direttiva, presi atto di questa informativa, ne parlai con il comandante e decidemmo di fare questa direttiva.
L’end state, la priorità nostra era il soldato, e vi assicuro che dal punto di vista equipaggiamenti abbiamo speso soldi...
PRESIDENTE. È molto interessante quello che lei dice, perché senza voler citare Rousseau, tantomeno quello della piattaforma del collega del Movimento 5 Stelle, questo sarebbe un esempio di democrazia diretta, perché clamorosamente, in luogo dei vertici, in questo caso sono stati i militari...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Assolutamente sì.
PRESIDENTE. È stata la base. E i vertici dov'erano?
OSVALDO BIZZARI, Generale. I vertici in linea con il principio... stiamo parlando sempre del 1998-1899, i vertici dov'erano? Io non ho nulla da nascondere, anche in servizio ero così, quindi non ho raggiunto il vertice, il top, forse per questo motivo. Credo – ripeto – che vi fosse una sottostima da parte di tutti, non vi fosse contezza dal punto di vista pratico, perché c'era questo catalogo Low level radiation che usciva dalla catena NATO, e credo, ipotizzo, penso, sempre con tutte le riserve del caso, che non sia stato preso sufficientemente in esame.
Tenga presente però che il fatto che durante la Force generation conference dell'estate del 1999 si sentirono in obbligo (perché gli assetti della KFOR non lo prevedevano) di inviare una Compagnia NBC vuol dire che il problema in qualche modo lo avevano. Perché poi non siano scesi a una direttiva così pratica onestamente non glielo so dire.
Il dato certo è che io sono andato in teatro e conoscevo il problema, ma non sapevo per esempio degli effetti, e probabilmente sono soggetto anch'io, per i numeri dei mesi fatti, a tipologie di problematiche che potrei avere (spero di no), però dal punto di vista sanitario non eravamo conoscenza.
PRESIDENTE. Rimane acclarato, almeno se la mia non è una deduzione azzardata, che, nonostante gli Stati Uniti d'America sapessero e avessero reso nota questa situazione nel 1993, il nostro Paese ha adottato una direttiva soltanto nel 1999, e non su iniziativa dei vertici militari, ma perché i soldati, esercitando un'attività propositiva inedita, perché non bisogna aver fatto certe esperienze per sapere che necessariamente certe decisioni debbono partire e partono dall'alto, viceversa in questo caso... Stiamo parlando di una direttiva, generale...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Certo, ma è esattamente l'opposto, bottom-up e non top-down.
PRESIDENTE. Le direttive anche nel significato semantico indicano l'obbligo di assumere un certo atteggiamento. Comunque stavo facendo un breve riassunto. Vuole gentilmente continuare, generale?
OSVALDO BIZZARI, Generale. Assolutamente sì, cercherò di andare avanti velocemente. Dovrebbe uscire la slide con l'equipaggiamento, che è importante.
Anche l'equipaggiamento che avevamo come pacchetto d'ordine iniziale è quello visto in lastrina: è una maschera M90, una tuta protettiva, una borraccia anche eventualmente per la cannuccia, quindi tutti i pacchetti che entravano in teatro, secondo queste direttive di organi centrali, dovevano avere questo equipaggiamento. Tenete presente che il Comando operativo di vertice interforze (COI) è nato nel 1998 con una legge dei vertici, quindi era in fase di assestamento, e certamente era al corrente di tutto. Pag. 13
Questo era l'equipaggiamento semplice individuale, non vi parlerò di quello che aveva l'NBC o il CISAM di Pisa, perché credo che non vi sia interesse e comunque non sarei in grado di dirvelo.
I tecnici mi dicono che questo tipo di equipaggiamento, se impiegato sui siti, era in grado di proteggere dalle nanoparticelle alfa, però io ho fatto le operazioni e vi dirò di no e perché.
Questa è la prima considerazione che voglio fare (queste sono considerazioni personali, quindi sono pronto al dibattito qualora ci fosse): parliamo di molteplici fattori operativi in teatro, cioè, mentre noi pensavamo alla maschera NBC, avevamo il problema del terrorismo dell'UCK dall'altra parte di madre musulmana, avevamo il problema dei soldati di Belgrado che attraversavano il confine, cioè eravamo in operazioni, quindi non ero concentrato e tranquillo con un computer davanti, i nostri uomini sia di staff, sia quelli che operavano sul terreno avevano una serie di desk contemporanei.
Qui, però, vi dico una cosa come considerazione: la probabilità di occorrenza di essere eventualmente soggetti a questi tipi di contaminazioni, secondo il mio modesto parere dal punto di vista operativo, può essere abbassata, ma non potrà mai essere eliminata. Perché questo? In particolare nella fase iniziale di ingresso, dove non c'è tutta la logistica che andate oggi a vedere in Kosovo, e ve lo dice la Garibaldi, ve lo dice la Brigata Ariete con questa esposizione: la minaccia cinetica quando io entro in teatro per me è prioritaria, cioè la probabilità di occorrenza di avere dei conflitti a fuoco è altissima.
È importante anche l'eventuale contaminazione, ma vi assicuro che nelle sedi iniziali non ci sono tutte le procedure di una base, il piano di rischio e via discorrendo. Non c'è, e chi vi dice il contrario dice inesattezze. Non c'è, quindi la probabilità di occorrenza di essere contaminati ci può sempre essere.
Faccio un'attività operativa in un'area di contaminazione, rientro sotto tenda, non sul compound bello con la doccia, non ho neanche la doccia e quindi probabilmente mi rimane anche la polvere addosso. Non lo so, adesso sto facendo esempi molto pratici.
Non solo: il tasso di inquinamento del post conflict in teatri di operazioni, perché l'uranio impoverito è un problema, ma vi assicuro che ce ne sono altri mille, a Kabul ad esempio, dove ci sono 6 milioni di abitanti, d'inverno bruciavano la plastica, quindi la diossina lì sarà stata a quintali. C'era una cappa di diossina molto peggiore, quindi il concetto dell'inquinamento nel post conflict è l'uranio impoverito sì, ma con dei coefficienti peggiorativi dell'ambiente.
Questo io devo dirvelo, si può non condividere, si può discutere, ma vi parlo da uomo che ha operato sul terreno.
PRESIDENTE. Grazie, generale. Ci sono domande?
OSVALDO BIZZARI, Generale. Ho l'ultima slide, se permette. Qui c'è un altro aspetto. Non so cosa vi abbiano detto, ma come faccio a conoscere la minaccia se non so che tipo di munizionamento impiega la nazione A, B e C, in fase di pianificazione e di Force generation conference io credo che le nazioni di questa coalizione debbano conoscere il tipo di munizionamento che si impiega nei teatri, altrimenti parliamo del nulla, signori, parliamo del nulla.
Questo non è avvenuto nel 1998, credo che non stia avvenendo adesso (non lo so perché sono fuori Forza armata e non ho conoscenze), ma vi assicuro che nel 1998 questo non succedeva. Quindi cosa pianifico, presidente, senza questi dati cosa si pianifica? Mi innervosisce questa cosa, perché qua abbiano dei morti, ho dei conoscenti, quindi ho grande rispetto, e sono venuto qua proprio in questo senso e ho dato la disponibilità immediata, perché potevo anche dire «vengo fra un mese, perché mi preparo e vado dall'avvocato», invece no, sono quattro slide preparate di quello che ricordavo, fatte anche male, ma questo voglio dirvi: di cosa parliamo se non conosciamo il tipo di munizionamento? Del nulla.
Allora, io cosa dico? Dico che il problema dell'impiego del munizionamento è Pag. 14complesso, abbiamo incertezze, qualcuno parla di A, qualcun altro parla di B, ma abbiamo una certezza: questo tipo di munizionamento è un problema.
Allora io chiedo a voi, che siete organi di questa legislatura importantissimi e credo che abbiate fatto un lavoro decisamente dignitoso (non vi ho seguito molto perché sono fuori Forza armata, ma mi dicono), quindi chiedo a voi che nelle sedi competenti questi ragazzi abbiano il diritto di avere il riconoscimento della causa di servizio.
Non è possibile che gli avvocati facciano ricorso al TAR, perché questa è gente che ha lavorato, signori, per mesi e mesi in condizioni ambientali estreme, non avevano tutto questo ben di Dio. Questo sia chiaro, perché è facile parlare da qua, ma quando lei deve decidere, arriva l'ordine da KFOR di searching operation qualità X, la prima cosa che facevo era andare a vedere se nella località c'era il campo minato, altrimenti mandavo i ragazzi sul campo minato.
Mi è capitato un esempio specifico del generale di cui mi sfugge il nome che era il capo di Stato Maggiore, in cui il targeting era dentro un campo minato. Risposi in inglese a questo generale: «la ringrazio di avermi mandato questo ordine, se ha dei soldati inglesi per fare questo tipo di operazioni, li mandi pure, perché il target è dentro un campo minato». Ovviamente si è arrabbiato tantissimo, ha chiamato di qua di là, si è scusato, gli ho detto: «I dont trust you anymore», questo per dire i tipi di generali che avete anche nell'Esercito italiano, non è che sono tutti lì impauriti, ho detto: «I dont trust you anymore, sir». Queste sono conversazioni riservate che non sono state pubblicate, ma oggi mi sento in dovere di riferire.
Con questo chiudo. Penso di non avervi annoiato. Avevo anche un videoclip su Bala Murghab per farvi vedere cosa significa ambiente operativo. Se volete, ve lo faccio vedere.
PRESIDENTE. Sì.
(Proiezione videoclip)
OSVALDO BIZZARI, Generale. Non so se funziona. Non c'è l'audio, comunque stiamo parlando di Afghanistan, altro teatro dove addirittura sono stati usati i Tomahawk, e parliamo di rifornimenti. Non è che arriva il camioncino, mangiavano le razioni da combattimento. Qui siamo nella zona di Bala Murghab, nord ovest dell'Afghanistan, guardate la polvere di questo mezzo, se fosse inquinata l'aria, quindi pensate la mole...
Questo era un dardo, questo è il famoso Lince che ha salvato parecchie vite umane, ma io vi invito a guardare l'ambiente, altrimenti parliamo del nulla, e questo è l'ambiente operativo che io ho vissuto. Guardate le stradine, guardate l'equipaggiamento, che non è secondo a nessuno dal punto di vista cinetico, a un certo punto vedrete anche dei soldati statunitensi che hanno lo stesso equipaggiamento, anzi forse il nostro è superiore per attività cinetiche.
Guardate la popolazione, perché noi parliamo di soldati italiani, ma per quanto riguarda le popolazioni locali, i bambini e l'uranio impoverito, di cosa parliamo dal punto di vista etico? Questo non è riservato, è reperibile da qualsiasi parte.
Ovviamente il Kosovo era un'intensità minore, un ambiente minore, addirittura d'inverno c'era la neve e il ghiaccio, quindi facevano da schermo dal punto di vista uranio impoverito. Qua c'è un'attività cinetica a fuoco, ma pensate che questo ragazzo pensasse di mettersi una maschera NBC in questo momento? Questa è la verità di quanto succede.
Qui siamo a Bala Murghab ad agosto...ecco, abbiamo finalmente l'audio. Guardate la polvere prodotta dalla RPG, arma controcarro di tipo sovietico. Lì c'è un tenente di 24 anni che deve decidere, un'imboscata praticamente per il recupero di soldati americani rimasti intrappolati. Questo è il Milan. Voi pensate che la maschera NBC sia importante in questo momento? No, l'attività cinetica è preminente.
Questo è il tenente di 24 anni, che nel frattempo ha già chiamato gli elicotteri che vedremo fra poco, quindi è sveglio e capace. Vedrete a un certo punto anche soldati americani, eccoli lì, equipaggiati come Pag. 15noi. Non hanno maschere NBC, non hanno maschere da astronauta, normalmente come ce l'abbiamo noi.
Questo è l'elicottero che interviene e neutralizza l'obiettivo. Piloti. Adesso vedrete questo Chinook che decollerà e vedrete la polvere (pensate agli elicotteristi per esempio quanta polvere a portellone aperto).
PRESIDENTE. Questo è peacekeeping!
OSVALDO BIZZARI, Generale. Questo è peacekeeping dal punto di vista diplomatico, io sono un ruspante e le dico che non è peacekeeping. Glielo dico subito.
PRESIDENTE. Grazie, generale.
OSVALDO BIZZARI, Generale. Questo chiude ovviamente... Scusate la mia irruenza, ma la cosa mi tocca e...
PRESIDENTE. Non è irruenza.
OSVALDO BIZZARI, Generale. Un collega è morto recentemente ed era con me a Dakovica, allora era capitano.
PRESIDENTE. C'è partecipazione. Prego, collega Rizzo.
GIANLUCA RIZZO. Grazie, presidente. Ringrazio il generale per averci dato ulteriori informazioni e un quadro più completo. Io sono stato anticipato su alcune domande dal presidente riguardo l'anno 1999 e, soffermandomi sulla parte di linea temporale, si è parlato del 1993 e della Somalia, però vorrei ricordare anche un warning del Pentagono nel 1995, la conferenza stampa del comandante Leighton Smith a Bagnoli...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Che diceva appunto che dal 22 novembre c'era questa direttiva.
GIANLUCA RIZZO. Comunque stiamo parlando di prima del 1999...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Allora mi confondo.
GIANLUCA RIZZO. Esatto. C'era un documento del professor Sabatini del CISAM del 1997, intitolato «Problematiche radioprotezionistiche connesse alla blindatura di un carro con uranio impoverito», quindi parliamo del 1997, non del 1999. Qui vorrei aprire una riflessione: perché il 1999, quando invece c'erano già informazioni precedenti al 1999?
Esprimo una valutazione positiva sulla vostra volontà di fare questa direttiva autonomamente rispetto ai comandi...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Il comandante ne era a conoscenza, io ero solo staff, però è chiaro che...
GIANLUCA RIZZO. Le chiedo: se fosse stato lei Capo di Stato maggiore della Difesa, cosa avrebbe fatto?
OSVALDO BIZZARI, Generale. Non ho i requisiti, perché non sono arrivato a Capo di Stato Maggiore, scherzo ovviamente. Cosa avrei fatto? Avrei fatto semplicemente una cosa: avrei preteso e chiesto quello che ho già detto nel briefing, il tipo di munizionamento che la coalizione spara, ma questo durante la pianificazione, in modo tale che i pacchetti che si mettono in teatro sappiano quello...
Magari lo hanno fatto e hanno ricevuto picche, io questo non lo so. Se io fossi stato Capo di Stato Maggiore, mi sarei battuto proprio per capire... Perché se ancora ad oggi non abbiamo questa tipologia di informazione, credetemi, c'è qualche problema, ma non da noi, sul contesto catena di comando nazionale/catena di comando NATO.
GIANLUCA RIZZO. Ok, grazie per questa valutazione.
OSVALDO BIZZARI, Generale. Ho risposto, ma era una domanda fuori...
PRESIDENTE. Generale, noi la ringraziamo molto, ha offerto molti spunti di Pag. 16riflessione a questa nostra Commissione e le auguriamo di godersi fino ai cento anni la meritata pensione.
OSVALDO BIZZARI, Generale. Speriamo!
GIANLUCA RIZZO. Se è possibile, vorrei fare un'ultima domanda. Vorrei sapere se il generale sia a conoscenza delle note di linguaggio, se sappia cosa sono, chi le emana...
OSVALDO BIZZARI, Generale. Le ho sempre odiate, e mi volevano punire perché ero un po’ fuori schema. Le note di linguaggio secondo me non servono a nulla. Un comandante periferico che comanda un reggimento, una base, ha il dovere di parlare... insomma, abbiamo giornalisti embedded in operazioni e per parlare devo usare le note di linguaggio? Questa è la mia opinione, sia chiaro, è contro tutto il sistema che c'è in questo momento.
PRESIDENTE. Era una domanda retorica, generale.
OSVALDO BIZZARI, Generale. È una mia opinione.
PRESIDENTE. Grazie. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 9.50.