XVII Legislatura

Commissioni Riunite (IV e X)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Mercoledì 8 novembre 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 3 

Audizione della Ministra della difesa, Roberta Pinotti, e della Viceministra dello sviluppo economico, Teresa Bellanova, nell'ambito dell'esame congiunto della Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, volto a sostenere la competitività e la capacità di innovazione dell'industria europea della difesa (COM (2017) 294 final) e della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni: Istituzione del Fondo europeo per la difesa (COM (2017) 295 final) (ai sensi dell'articolo 143, comma 2 del Regolamento) :
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 3 
Pinotti Roberta , Ministra della difesa ... 3 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 7 
Bellanova Teresa (PD) , Viceministra dello sviluppo economico ... 7 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 9 
Marantelli Daniele (PD)  ... 10 
Artini Massimo (Misto-AL-TIpI)  ... 10 
D'Arienzo Vincenzo (PD)  ... 11 
Senaldi Angelo (PD)  ... 12 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 12 
Pinotti Roberta , Ministra della difesa ... 12 
Bellanova Teresa (PD) , Viceministra dello sviluppo economico ... 14 
Garofani Francesco Saverio , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
Partito Democratico: PD;
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Forza Italia - Il Popolo della Libertà- Berlusconi Presidente: (FI-PdL);
Articolo 1 - Movimento Democratico e Progressista: MDP;
Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa-NCD: AP-CpE-NCD;
Lega Nord e Autonomie - Lega dei Popoli - Noi con Salvini: (LNA);
Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà-Possibile: SI-SEL-POS;
Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE: SC-ALA CLP-MAIE;
Democrazia Solidale-Centro Democratico: (DeS-CD);
Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale: (FdI-AN);
Misto: Misto;
Misto-Civici e Innovatori PER l'Italia: Misto-CIpI;
Misto-Direzione Italia: Misto-DI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-UDC-IDEA: Misto-UDC-IDEA;
Misto-Alternativa Libera-Tutti Insieme per l'Italia: Misto-AL-TIpI;
Misto-FARE!-PRI-Liberali: Misto-FARE!PRIL;
Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) - Liberali per l'Italia (PLI) - Indipendenti: Misto-PSI-PLI-I.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IV COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
FRANCESCO SAVERIO GAROFANI

  La seduta comincia alle 8.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione della Ministra della difesa, Roberta Pinotti, e della Viceministra dello sviluppo economico, Teresa Bellanova, nell'ambito dell'esame congiunto della Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, volto a sostenere la competitività e la capacità di innovazione dell'industria europea della difesa (COM (2017) 294 final) e della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni: Istituzione del Fondo europeo per la difesa (COM (2017) 295 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della Ministra della difesa, Roberta Pinotti, e della Viceministra dello sviluppo economico, Teresa Bellanova, nell'ambito dell'esame congiunto della Proposta di Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa, volto a sostenere la competitività e la capacità di innovazione dell'industria europea della difesa (COM (2017) 294 final) e della Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni: Istituzione del Fondo europeo per la difesa (COM (2017) 295 final).
  La Ministra Pinotti è accompagnata dal professor Nones, consigliere per gli affari europei del Ministero della difesa; la Viceministra Bellanova è accompagnata dal professor Somma, Capo Gabinetto, dal dottor Battiston, Capo Segreteria, dal dottor Firpo, direttore generale della Direzione generale per la politica industriale, la competitività e le piccole e medie imprese e dal dottor Mignano, dirigente della medesima Direzione.
  Ricordo ai colleghi che dopo gli interventi delle due esponenti del Governo ci sarà la possibilità di intervenire e fare domande, cui la Ministra Pinotti e la Viceministra Bellanova potranno replicare.
  Do la parola alla Ministra Pinotti per la sua relazione.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Ringrazio i presidenti delle due Commissioni per l'audizione odierna, che è un'ottima occasione essendo alla vigilia (gli elementi di conoscenza ci dicono questo) di passaggi importanti.
  Negli ultimi dodici mesi il percorso che è stato fatto verso un'integrazione della difesa europea è molto più attivo di quello che è avvenuto nei precedenti sessanta anni. Questo è stato anche motivato da situazioni esterne. Infatti, non c'è dubbio che da un lato la Brexit, avendo tradizionalmente l'Inghilterra sempre avuto una posizione più favorevole all'Alleanza Atlantica e molto Pag. 4più tiepida sul tema della difesa europea, dall'altro l'elezione di Trump, con gli Stati Uniti che mettono in primo piano l'America in modo molto forte, chiamando anche gli alleati ad essere protagonisti per gli aspetti di sicurezza che li riguardano, e poi la tipologia della minaccia – perché le minacce che stiamo vivendo, in particolare con lo sviluppo di un terrorismo che si fa Stato, ma che poi lancia proclami e arriva a colpirti nelle capitali europee rendendo chiaro il fatto che la risposta debba essere di vari tipi, non soltanto dal punto di vista militare, ma anche delle capacità investigative e di quelle che sono integrazioni di intelligence – rendono evidente che vi è bisogno di lavorare insieme.
  Queste sono le condizioni esterne, le spinte esterne. Io penso però, avendo vissuto in questi mesi i vari passaggi, che ci sia stata anche una nuova volontà politica importante per andare avanti su questo percorso, con la consapevolezza che l'Europa non poteva fermarsi agli obiettivi di integrazione finanziaria che aveva raggiunto e che doveva comunque trovare dei nuovi percorsi nei quali dare nuova linfa all'essere insieme.
  Su questo tema della difesa penso abbia spinto in senso positivo anche il fatto che uno dei problemi principali, il tema della sicurezza, (non l'unico, c'è sempre il lavoro, ci sono i temi sociali) sia molto sentito dai cittadini europei.
  Come vi dicevo, siamo alla vigilia di scelte spero importanti, perché a novembre, la prossima settimana, avremo una riunione dei ministri degli esteri e della difesa per varare la PESCO, la cooperazione rafforzata, e poi a dicembre – dato che la decisione deve essere presa a livello dei Capi di Governo – ci sarà la riunione dei Capi di Governo che, sulla base del lavoro fatto dai Ministri degli esteri e della difesa, dovrebbe approvare appunto la PESCO.
  Questo percorso ha avuto un'accelerazione ulteriore dopo l'anniversario della Dichiarazione di Roma fatta il 25 marzo scorso. Infatti, non si è trattato soltanto di una cerimonia commemorativa, ma vi è stato anche un momento di discussione. Uno dei punti della dichiarazione finale, «agendo singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali e restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo di influenzare e di difendere i nostri interessi e valori comuni», dà l'idea della direzione politica che è stata assunta, perché isolatamente i Paesi europei, anche quelli più grandi, possono ricoprire solo un ruolo limitato nei confronti dei giganti globali e sulla sicurezza e la difesa sono in gioco elementi per cui è importante essere attori principali.
  In questo scenario, in questo contesto politico, si muovono i temi che voi state affrontando con le due Commissioni. Quelle del Fondo europeo per la difesa sono risorse concrete perché, a partire dal 2021, l'Unione europea potrà mettere in campo ogni anno 500 milioni di euro per finanziare progetti di ricerca comuni per lo sviluppo di tecnologie avanzate nel settore della difesa e della sicurezza, più un miliardo di euro l'anno per cofinanziare l'acquisizione di capacità operative vere e proprie.
  L'importanza del Fondo non sta nell'entità delle risorse, perché se consideriamo i bilanci della difesa delle singole nazioni parliamo di cifre ben più significative, ma sta nella scelta di farlo. Infatti, in precedenza non si potevano finanziare progetti che facessero riferimento alla difesa e, se si voleva entrare in qualche progetto europeo di ricerca, bisognava nascondere qualsiasi tema legato alla difesa e alla sicurezza dentro temi che potevano essere più duali.
  Istituire un Fondo per la difesa, quindi, al di là dell'entità del fondo, è significativo per la scelta, perché prima non ci poteva essere un riferimento specifico per quanto riguarda i finanziamenti e i progetti.
  È stata poi presentata la proposta di regolamento, Programma di sviluppo dell'industria europea della difesa, relativamente al biennio 2019-2020. Tenendo conto che è già in corso l'azione preparatoria per la ricerca nel campo della difesa per il triennio 2017-2019, si è così completata la regolamentazione di questa prima fase sperimentale. Sulla base di queste esperienze potrà essere costruita la nuova regolamentazione Pag. 5 per rendere stabili questi strumenti nel periodo 2021-2027.
  Alcuni elementi delle scelte fatte sono particolarmente importanti. Il Fondo europeo per la difesa è inquadrato nella strategia complessiva dell'Unione europea nel settore della sicurezza e della difesa, che include la strategia globale dell'Unione europea, la revisione annuale della difesa e il Piano per lo sviluppo delle capacità. In sostanza, il lavoro fatto in questi anni con l'Alto Rappresentante Federica Mogherini – quindi tutto il lavoro sulla strategia globale, la revisione annuale e il Piano per lo sviluppo della capacità – è un lavoro che ha visto il consenso di tutti i Paesi.
  La cooperazione rafforzata ha la necessità di avere la metà più uno dei Paesi, quindi una maggioranza qualificata; questo lavoro invece ha visto il consenso di tutti, è stato fatto all'unanimità, faticoso come potete immaginare, però poi ha raggiunto dei risultati. C'è quindi una serie di capacità che vengono definite come importanti e su cui lavorerà l'Europa.
  È esplicita la volontà di favorire, anche in termini di incentivi finanziari e quota di finanziamento, i programmi condotti nel contesto della cosiddetta PESCO, cioè si sta chiedendo ai Paesi di presentare programmi comuni; c'è un interesse a tenere unito il percorso della PESCO, quindi della cooperazione e della creazione di capacità, con l'utilizzo del fondo. È un tema di grande attualità perché, come dicevo, verrà formalizzato nei prossimi giorni.
  Il Fondo deve fornire i necessari incentivi ad ogni stadio del ciclo industriale, coprendo quindi la fase della ricerca, dello sviluppo e dell'industrializzazione.
  C'è poi un'attenzione particolare alle piccole e medie imprese (PMI) e soprattutto alla collaborazione transfrontaliera; c'è una consapevolezza diffusa che bisogna investire in nuovi programmi, perché se non abbiamo un'innovazione tecnologica il rischio per tutta l'Europa di rimanere indietro in questo settore è reale, dato che senza questi investimenti sarà difficile poter reggere la competizione.
  Di tutto questo percorso il nostro personale giudizio, il giudizio degli attori che hanno agito a livello di Governo, è largamente positivo; siamo stati sicuramente fra i motori che hanno spinto perché questo processo si rimettesse in moto e vediamo molto positivamente sia le scelte fatte sulla dimensione strategica, sia le scelte concrete, quindi il Fondo europeo e anche il Fondo per la ricerca.
  Ci sono ancora alcuni punti su cui, come Paese, stiamo ponendo un'attenzione particolare. C'è una questione sulla identità europea delle imprese che possono partecipare, e da un lato certamente è importante che esista un controllo delle imprese a livello europeo, ma il Regolamento va costruito in modo che sia confacente alle composizioni industriali; quindi l'idea del controllo è giusta, lo fanno anche gli Stati Uniti, ma va costruita in modo da rendere produttiva questa necessità.
  Noi pensiamo anche che la spinta debba cercare di coinvolgere più Paesi: sono nati e stanno nascendo anche accordi bilaterali importanti, ma pensiamo che, se riusciamo a spingere verso un numero maggiore di Paesi coinvolti, sia più importante della dimensione bilaterale.
  Sul sostegno alle piccole e medie imprese l'idea è quella di sostenerle se appartengono ad un Paese differente da quelli dove operano le imprese maggiori che conducono un programma, per ampliare il numero dei Paesi coinvolti e anche per rassicurare i Paesi più piccoli (c'è anche questo elemento). Questo però può avere degli effetti negativi perché, rispetto a un progetto da sviluppare, spesso a questo sono collegate delle PMI che su quel progetto lavorano; quindi anche su questo bisogna fare in modo che il Regolamento, che pure parte da idee che possono essere teoricamente comprensibili, non diventi poi invece un impedimento pratico.
  Noi abbiamo spinto molto perché l'attenzione alle PMI fosse alta e pensiamo di favorire maggiori opportunità per le PMI, incentivando le grandi imprese ad aprire la loro catena di subforniture attraverso una competizione europea aperta e trasparente, nonché riservando ai progetti di dimensione limitata una piccola quota dei fondi, ad esempio il 10 per cento. Pag. 6
  Queste sono le nostre puntualizzazioni come Italia rispetto al processo. Un aspetto invece più generale che resta da affrontare è quello della governance di tutto il processo, perché gestire un budget significativo in un ambito complesso come quello della difesa e sicurezza, coinvolgendo anche gli Stati membri, richiede una struttura adeguata e una direzione politica, istituzionale e operativa ben definita. Bene, quindi, la scelta della strategia, bene la scelta degli strumenti, ma attenzione, perché se poi non creiamo una capacità di gestione del processo, anche la volontà politica che si è innescata rischia di fermarsi, perché poi non ci sono gli strumenti tecnici.
  A livello di Commissione europea, quindi, ci si deve domandare come garantire una gestione efficace ed efficiente delle nuove risorse mobilitate. Un'opzione potrebbe essere quella di concentrare tutte le attività in un'unica struttura, accentrando le competenze che attualmente sono divise in più uffici.
  A livello di Consiglio europeo dovrebbe maturare la convinzione che un ruolo più ampio dell'Europa nel campo della sicurezza internazionale e della difesa comune richiede di attribuire maggiori funzioni e formalità alle riunioni dei Ministri della difesa. Voi sapete che a livello europeo, sempre per il motivo per cui prima non poteva esistere un Fondo europeo della difesa, il livello delle riunioni formali è soltanto quello dei ministri degli esteri: quando noi abbiamo deciso la missione EUNAVFOR MED Sophia, si è dovuto fare una riunione dei ministri degli esteri, pur essendo i ministri della difesa quelli che hanno approntato le forze e che gestiscono.
  Questa è una contraddizione in termini, che si sta superando ora, invitando anche i ministri della difesa alle riunioni; però se va avanti la difesa europea, dovremmo porci anche questa domanda.
  L'istituzione della revisione annuale della difesa, che stabilirà le esigenze e le priorità condivise per lo sviluppo delle capacità comuni, è un primo passo ed è propria dei ministri della difesa, ma è ancora insufficiente verso questo obiettivo.
  A livello di Parlamento europeo, infine, sarebbe utile poter contare su una Commissione propriamente dedicata alla difesa, perché esiste una sottocommissione per la difesa, non c'è una Commissione dedicata, in modo da assicurare il doveroso coinvolgimento del massimo organo rappresentativo.
  L'Italia sta partecipando attivamente a queste iniziative. A livello di difesa ci lavoriamo direttamente a livello del Gabinetto del ministro, quindi dei miei collaboratori, in stretta collaborazione con la Direzione nazionale degli armamenti e con lo Stato Maggiore Difesa, e la stessa Direzione nazionale degli armamenti si confronta costantemente con la base industriale e tecnologica nazionale (questo è un lavoro che facciamo costantemente).
  Su nostra iniziativa è stato inoltre istituito, fin dalla primavera 2016, un tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio, attraverso cui costruire la posizione nazionale da portare sui tavoli europei, quindi stiamo lavorando in modo coordinato. È un'esperienza positiva quella che stiamo facendo, cioè l'Italia si presenta ai tavoli con una posizione ragionata e condivisa da tutti gli attori di cui vi ho parlato, e l'approccio italiano onnicomprensivo e multidisciplinare, che è un po’ lo spirito degli indirizzi che io ho dato nel Libro bianco, è un approccio oggi quanto mai utile quando si ragiona in termini di difesa e sicurezza complessiva.
  Mi fa piacere del vostro approfondimento e mi auguro che, se ci sarà una continuazione del vostro lavoro, possiate lavorare anche sulle conclusioni degli incontri di novembre e di dicembre.
  L'ultima cosa che voglio riferirvi (ne ho parlato con il presidente Garofani prima, ma penso che abbiate tutti letto la notizia) è che ieri il Generale Graziano è stato eletto Chairman del Comitato europeo dei Capi di Stato Maggiore della Difesa. Credo che sia un segnale importante perché c'erano anche importanti competitor, un riconoscimento del lavoro che l'Italia ha fatto sul tema della difesa europea come motore attivo, nonché un riconoscimento anche per tutta la difesa italiana che è sempre Pag. 7stata molto presente nelle missioni europee.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministra. Anche a nome del presidente Epifani, desidero associarmi nel rivolgere al Generale Graziano i complimenti e un augurio di buon lavoro, certi che saprà fare molto bene come ha fatto finora al vertice delle nostre Forze armate.
  Ricordo ai colleghi che le Commissioni alle ore 14 di oggi sono convocate per l'approvazione del documento finale.
  Lascio adesso la parola alla Viceministra Bellanova.

  TERESA BELLANOVA, Viceministra dello sviluppo economico. Grazie, presidente. Il dibattito sull'Europa della difesa, come ha appena affermato la Ministra Pinotti, è diventato nell'ultimo anno uno dei temi più importanti dello scenario apertosi in merito alla necessità di un rilancio del disegno europeo.
  Se esiste un ambito in cui le ragioni di una maggiore integrazione europea si sono fatte più forti ed evidenti, è proprio quello della dimensione esterna, relativa alla politica commerciale, alle politiche sull'immigrazione e alle politiche per la sicurezza e la difesa comune.
  I fattori che hanno contribuito a riportare la difesa e la sicurezza al centro dell'attenzione europea sono sia esterni che interni. Per quanto riguarda i primi, vi è sicuramente la minaccia terroristica di matrice islamica, che ha contribuito ad innalzare il livello di attenzione.
  In secondo luogo, alla luce del nuovo indirizzo politico degli Stati Uniti dettato dalla Presidenza Trump, l'America appare meno disponibile a condividere e farsi carico della sicurezza europea, ed è sempre più favorevole ad un maggiore impegno europeo per la sicurezza del Mediterraneo e del Medioriente.
  Va inoltre considerata l'importanza della Brexit, in quanto l'uscita del Regno Unito dall'Unione da una parte indebolirà le sue capacità militari, tecnologiche e industriali, dall'altra consentirà – con il venire meno della posizione britannica, storicamente contraria ad una difesa comune – di muoversi probabilmente con minore difficoltà sul terreno dell'integrazione, della cooperazione rafforzata in ambito di sicurezza comune e politica della difesa, come previsto dalla PESCO o nel Trattato di Lisbona.
  In merito ai fattori interni, bisogna sottolineare come vi sia una maggiore consapevolezza in Europa che la sicurezza dei propri cittadini, la difesa dei propri ideali e dei propri istituti di convivenza civile e la protezione dei propri confini non siano più così scontate. Tornare a investire in nuovi programmi di sviluppo dell'industria europea della difesa ci consente di rispondere anche tecnologicamente alle nuove esigenze di sicurezza, rafforzando allo stesso tempo la competitività dei sistemi produttivi europei.
  Solo uniti, dunque, i Paesi europei possono inserirsi da protagonisti nel contesto globale, in cui sicurezza e difesa sono elementi fondamentali per ragioni di natura politica, tecnologica, industriale, ma anche economica. Vi sono infatti significativi spazi per razionalizzare la spesa militare in Europa, migliorando la capacità operativa e la competitività dell'industria, anche a parità di spesa complessiva.
  Nonostante l'articolo 45 del Trattato di Lisbona attribuisca all'Agenzia europea per la difesa il compito di armonizzare gli strumenti e i programmi di approvvigionamento militare, essi rimangono ancora estremamente frammentati e di prevalente – per non dire quasi esclusivo – appannaggio dei singoli Stati membri. Oltre l'80 per cento delle commesse e più del 90 per cento dei contributi alla ricerca e sviluppo in ambito militare sono infatti assegnati a livello nazionale.
  Queste percentuali rischiano di peggiorare ulteriormente, in considerazione del fatto che la stagione dei pochi, grandi programmi di cooperazione europea si sta esaurendo, senza che per ora siano state avviate nuove iniziative cooperative. Inoltre, pressoché in ogni settore si possono osservare svariate duplicazioni, con significativa dispersione di risorse. Pag. 8
  Lo stesso vale, in modo forse ancor più evidente, per quanto riguarda le attività di finanziamento e sostegno alle attività di ricerca e sviluppo in ambito militare, che vengono gestite a livello nazionale e spalmate in una prospettiva europea su una moltitudine spesso ridondante di progetti molto simili fra loro, senza poterne invece intensificare l'ambizione e la portata europea.
  In assenza di meccanismi di coordinamento europeo, gli Stati membri fanno ampio ricorso all'articolo 346 del Trattato sul funzionamento dell'Unione, per sovvenzionare e proteggere il mercato domestico, ostacolando in tal modo la nascita di un mercato più aperto e competitivo sulla ricerca e l'offerta tecnologica in ambito militare. Questa dispersione di risorse avviene peraltro su un budget europeo per la ricerca e sviluppo in ambito militare che non raggiunge i 10 miliardi di euro, quando gli USA spendono circa 70 miliardi, la Russia circa 35, la Cina circa 20.
  La preponderanza delle prerogative degli Stati membri sulle politiche della difesa in ambiti fondamentali come quello dell'approvvigionamento dei sistemi d'arma e del sostegno alla ricerca e sviluppo ha come conseguenza un assetto industriale ancora molto frammentato. Il processo di integrazione della politica della difesa europea non potrà che passare da un processo di consolidamento e integrazione dell'industria europea della difesa, volto a conseguire maggiore massa critica e un recupero di competitività a livello globale, migliorando la capacità di intercettare nuovi mercati e crescenti bisogni di sicurezza e difesa.
  Un primo passo nella direzione di una difesa europea più integrata è stata la presentazione nel novembre 2016 del Piano d'azione per la difesa europea, con cui la Commissione europea ha indicato le misure per favorire l'avvio di nuovi programmi militari comuni di ricerca e di produzione, anche attraverso una politica di incentivi economici, finanziari e fiscali. In quest'ottica l'ulteriore passo avanti è la comunicazione della Commissione del giugno 2017 sul Fondo europeo per la difesa, che definisce più nel dettaglio l'asse portante delle attività nel campo della sicurezza e difesa, a partire dal Regolamento sull'EDTIB, Programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa.
  Tale programma è stato individuato nell'ambito della parte del fondo relativa alla sezione Capacità quale fase di avvio e sperimentazione, con l'obiettivo di finanziare le attività di sviluppo prodotto fino alla realizzazione dei prototipi. Come è noto, l'EDTIB ha un budget di 500 milioni di euro nel biennio 2019-2020 e di un miliardo all'anno dal 2021, per finanziare progetti di cooperazione multilaterale proposti dagli Stati membri e dalle rispettive industrie, e prevede in questa fase sperimentale un finanziamento del 20 per cento dell'Unione europea e la restante parte a carico degli Stati membri.
  Una particolare attenzione, come richiamato anche dalla Ministra Pinotti, è dedicata alle piccole e medie imprese, alle quali viene riservata una quota di budget del programma pari al 10 per cento e una categoria di progetti dedicati alle stesse.
  Nell'ambito dell'esame in corso della proposta di regolamento sono emerse alcune questioni, che vedono posizioni differenziate fra i diversi Paesi non ancora risolte. Tra queste l'identità europea delle imprese eleggibili è forse il tema più importante, l'iniziale proposta della Commissione con più del 50 per cento della proprietà in mani europee è stata criticata da tutti perché considerata impraticabile e inadeguata. Sono necessari strumenti più sofisticati per tutelare e potenziare l'autonomia strategica europea nel campo delle capacità tecnologiche e industriali in ambito difesa e sicurezza.
  Occorre tener conto non soltanto della proprietà e del controllo, ma anche ad esempio di fattori come la localizzazione delle attività quando queste sono significative sul piano delle ricadute ed esternalità tecnologiche e industriali. L'obiettivo in sostanza dovrebbe essere quello di salvaguardare lo sviluppo di realtà industriali importanti per l'Italia e analogamente per gli altri Paesi europei, pur non essendo di proprietà o controllate da soggetti europei, Pag. 9ma comunque ascrivibili ad esempio al controllo di Paesi appartenenti alla NATO.
  Nel contempo si dovrebbero salvaguardare anche quelle realtà industriali che, pur avendo una proprietà o controllo europeo, potrebbero utilizzare in parte, nell'ambito dei progetti da finanziare, tecnologie sviluppate fuori dall'Unione europea. Tutto questo senza mettere a rischio aspetti che attengono alla sicurezza nazionale ed europea.
  Questa è la posizione che il nostro Paese ha assunto e deve mantenere nella trattativa, perché è necessario tener conto di quelle situazioni che sono importanti per lo sviluppo industriale del settore del sistema produttivo in generale, compreso l'indotto. Si potrebbe ipotizzare anche una sorta di formale riconoscimento da parte dello Stato membro per società che si trovano in questa posizione per così dire «di confine», ma che partecipano ai progetti nell'interesse del Paese e della difesa europea.
  Un altro tema importante è quello del numero minimo dei Paesi coinvolti nei progetti. La limitazione a due soli Paesi non consente di superare l'esperienza dei programmi bilaterali, che ha caratterizzato la poca collaborazione europea negli ultimi decenni. Per compiere un effettivo passo avanti dovrebbe essere fissato a tre il numero minimo dei Paesi partecipanti.
  Particolare rilevanza riveste inoltre il tema del sostegno alle piccole e medie imprese. Occorre favorire maggiori opportunità per le piccole e medie imprese sia riservando, come già previsto, una quota di budget a progetti di dimensioni limitate, sia incentivando l'individuazione di una quota consistente di fornitori e subfornitori di grandi imprese, attraverso una competizione aperta e trasparente, volta a consolidare e connettere filiere integrate e specializzate. Non è condivisibile la logica del ritorno geografico, che rischia di ostacolare il processo di consolidamento e sviluppo della struttura industriale su scala europea.
  Un aspetto importante da affrontare riguarda infine la governance di tutto il processo. Gestire un budget significativo in un terreno complesso come quello della difesa e della sicurezza, dove oltretutto bisogna cooperare strettamente con gli Stati membri, richiederà una struttura adeguata e una direzione politica e istituzionale ben definita.
  Alla luce di quanto detto, i passi successivi da fare riguarderanno soprattutto le aree tecnologiche e i progetti su cui sviluppare la cooperazione per capacità strategica a livello di difesa dell'Unione europea, individuando ad esempio le sfide tecnologiche e strategiche su cui l'industria europea può unire le forze, per dare una nuova autonomia capacitiva, in grado di rafforzare i mezzi, le infrastrutture e le architetture di sicurezza europea.
  È necessario selezionare le capacità tecnologiche e industriali che vogliamo tutelare e potenziare, perché rappresentano le nostre aree di eccellenza a livello europeo ed internazionale, coinvolgendo a tal fine anche le imprese del settore.
  Per il funzionamento complessivo del Fondo e per massimizzare i risultati anche dal punto di vista industriale, è importante che le risorse finanziarie siano aggiuntive rispetto a quelle che gli Stati membri già mettono a disposizione per gli investimenti nel settore.
  Occorre quindi concentrare coerentemente le risorse finanziarie sulle nostre aree di eccellenza, per rafforzare e puntare su programmi di sviluppo tecnologico, considerando non solo le esigenze immediate, ma soprattutto quelle future, tenendo conto che il Regolamento fissa princìpi e condizioni che vanno oltre il biennio 2019-2020 e costituiranno la base per i futuri atti regolamentari dell'Unione europea.
  Per quanto detto, l'iniziativa della Commissione di istituire un programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa rappresenta un'occasione estremamente importante per rimanere agganciati al processo di innovazione tecnologica del settore e potenziare l'autonomia capacitiva della difesa europea in un contesto di rafforzata cooperazione e integrazione nell'ambito della sicurezza continentale. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie viceministra. Do ora la parola ai colleghi che desiderino Pag. 10intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  DANIELE MARANTELLI. Anche se in extremis, credo che le audizioni della Ministra Pinotti e della Viceministra Bellanova siano preziose e importanti. Dico subito che condivido le valutazioni di fondo che ci sono state consegnate: la vicenda della Brexit; la nuova politica negli Stati Uniti.
  È del tutto evidente che nei prossimi 4-5 anni ci troveremo di fronte uno scenario che deciderà l'assetto mondiale della difesa, quindi credo che dobbiamo tener conto delle esigenze e della domanda di sicurezza crescente tra i cittadini europei, posti di fronte a nuove minacce che scavalcano gli stessi Stati. Penso alla vicenda del cyber, che viene subito in mente.
  È chiaro che dobbiamo essere realisti, ma penso che il nostro Paese in questo scenario possa avere una funzione di player nell'area del Mediterraneo. Il piano ha ambizioni importanti e le audizioni che abbiamo svolto sono state importanti, perché abbiamo sentito aziende ed esperti. Abbiamo fatto un buon lavoro, che potrà essere perfezionato anche con il documento che approveremo, ma l'impressione che ci siamo fatti è che abbiamo competenze tecniche chiare e su queste possiamo competere. Probabilmente dobbiamo fare qualche passo avanti sul piano del peso politico maggiore, perché non avere le condizioni di altri come quelle legate al Gov-to-Gov può limitare la nostra capacità di esportazione.
  Nei mesi scorsi abbiamo avuto esempi eclatanti al riguardo. Mettere a gara chi ha condizioni diverse non è vera concorrenza, quindi è evidente che abbiamo bisogno di regole chiare, perché con regole chiare anche la nostra piccola e media impresa può competere. Credo che abbia fatto bene la Ministra Pinotti a riprendere le modalità con le quali il finanziamento deve essere in grado di affrontare tutto il ciclo e credo che sia corretto richiamare i tre passaggi fondamentali, ossia la ricerca, lo sviluppo e l'industrializzazione, che sono assolutamente condivisibili.
  Mi permetterei di segnalare che ci sono pochi dubbi rispetto all'esigenza di affrontare con realismo un dato che vediamo davanti a noi, ossia quello di un asse privilegiato franco-tedesco. Penso che questo sia un atto di realismo, non di timore, che va affrontato con la necessaria lucidità. Ogni segnale che va in una direzione di riconoscere le nostre qualità credo debba essere apprezzato e, in questo senso, la notizia che la Ministra Pinotti ci dava del riconoscimento del Generale Graziano va salutata positivamente.
  Penso che noi dobbiamo incoraggiare nuove piattaforme e nuovi programmi, perché questa è la strada, non ce n'è un'altra; però per fare questo servono gli investimenti, e mi pare che l'ultima considerazione della Viceministra Bellanova sull'esigenza di concentrarli sulle eccellenze sia una strada obbligata e che su questo si debba lavorare. Ci auguriamo di avere quanto prima il piano industriale della realtà più importante del settore, che dovrebbe essere annunciato intorno alla metà di gennaio prossimo, perché credo vi sia un problema di risorse, sul quale in questa sede, vista la presenza di esponenti del Ministero dello sviluppo economico, mi permetto di ricordare che non si possono fare le nozze con i fichi secchi.
  Sulla base di queste audizioni credo che il corpo fondamentale del parere che abbiamo messo a punto con la collaborazione dei colleghi della Commissione Attività produttive, in particolare del collega Senaldi, venga confermato, al di là di qualche possibile perfezionamento che può essere introdotto rispetto alle cose che abbiamo sentito anche questa mattina sul terreno della ricerca, come è emerso con chiarezza. Per questo ringrazio ancora la Ministra Pinotti e la Viceministra Bellanova.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, presidente, e grazie alla Ministra Pinotti e alla Viceministra Bellanova per la loro presenza. Due domande a entrambi i rappresentanti del Governo, la prima alla signora Ministro della difesa sulla PESCO.
  Il ragionamento che spesso entrambe le Commissioni hanno svolto su questo provvedimento riguarda una valutazione di visione Pag. 11 non solo sulla capacità industriale che si può sviluppare da questo fondo, ma su quali basi di politica estera e di difesa si basino tutti i progetti che poi saranno integrati nella PESCO.
  In particolare mi chiedo, creando una cooperazione strutturata e permanente a quattro Paesi (Spagna, Francia, Germania e Italia), quali possono essere gli obiettivi e di conseguenza le capacità che si possono sviluppare da quella cooperazione strutturata e permanente? L'idea dovrebbe essere quella di riuscire a mettere a fattor comune i sistemi che tutte le nazioni possono sviluppare con i medesimi obiettivi.
  Oltre a definire più chiaramente la visione della PESCO che deve essere implementata di qui a pochi giorni, occorre chiarire se c'è la volontà da parte dell'Italia, una volta realisticamente valutato il funzionamento della PESCO (questa è la prima volta che viene implementata), di creare delle successive PESCO, fatte per interesse d'area.
  Per quanto il nostro impegno e la nostra responsabilità a livello internazionale non guardino solamente alla nostra area di pertinenza, il Mediterraneo, credo che a livello europeo essere leader del settore potrebbe essere un passaggio da un punto di vista politico e di capacità industriali da mettere a fuoco anche successivamente.
  Questo relativamente alla parte di competenza del settore difesa. Relativamente alla parte industria, posto che ringrazio, la viceministra, per la sua relazione, sarebbe stato importante – visto che questa Commissione ha svolto, a differenza dell'altro ramo del Parlamento, un'analisi lunga e approfondita con una serie di audizioni precise, puntuali, estese, e, siccome lo facciamo non da una settimana, ma da più di un mese – che ci fosse stata anche la presenza del Ministro su un tema che nei prossimi anni sarà dirimente.
  Al netto di questa considerazione, da un punto di vista prettamente industriale nella presentazione dei progetti che saranno a valere sul Fondo che si sta costituendo è stato fatto un lavoro di unità nazionale (mi passi il termine), per fare sì che ci si presenti compattamente come Paese, come credo stiano facendo gli altri Paesi europei? Grazie.

  VINCENZO D'ARIENZO. Grazie, buongiorno a tutti, saluto i membri del Governo. Direi che era ora, perché è chiaro a tutti che il tema in questione era un tema ineludibile per il futuro dell'Unione europea e ovviamente, oltre al fatto di apprezzare la volontà comune a livello di Unione europea, non c'è dubbio che questo risultato è ascrivibile a chi più ci ha creduto, quindi anche alla Ministra Pinotti in particolare e, appartenendo la Ministra al Gruppo del Partito Democratico, anche al Partito Democratico che da sempre ha perorato questa prospettiva.
  Questa prospettiva assume un certo rilievo soprattutto adesso che dopo più di settant'anni di pace potrebbe anche accadere qualcosa in virtù di alcune particolari situazioni che si stanno determinando nel mondo. L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea e la Presidenza di Donald Trump pongono il problema di un riequilibrio nel futuro ordine mondiale. Quindi non ho dubbi che la volontà unitaria della difesa europea possa aiutare a creare un equilibrio tra potenze, gli Stati Uniti da una parte e l'Unione europea dall'altra.
  Forte di questa convinzione esprimo alcune preoccupazioni e una domanda. Ho avuto modo di approfondire e ho rilevato un certo disequilibrio tra i cofinanziamenti di programmi per i sistemi d'arma e i fondi per la ricerca. Un disequilibrio sostanziale, non di poco conto; da una parte miliardi di euro, dall'altra poche decine di milioni di euro, e, come è noto, nel mondo dei sistemi d'arma la ricerca fa la differenza, quindi da questo punto di vista esprimo una preoccupazione per l'esiguità di fondi per la ricerca e quindi per il disequilibrio.
  Noto che per finanziare i programmi d'arma c'è stata anche una cospicua riduzione di fondi, quindi non solo la disposizione dei fondi in misura inferiore rispetto ai programmi d'arma, ma anche una riduzione in alcuni settori della ricerca già decisi in passato e, se è vero come è vero che a questo comparto sono interessate le piccole e medie imprese e quelle italiane si Pag. 12distinguono nel settore della ricerca, esprimo una piccola preoccupazione.
  Questa scelta per ovvie ragioni potrebbe determinare dei rapporti più complessi e più articolati con due Paesi, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, e, avendo molte delle nostre aziende dei rapporti con questi due Paesi (penso a Leonardo in primis), mi chiedo come si potranno regolare nella futura complessità i rapporti esistenti tuttora e speriamo anche in futuro.

  ANGELO SENALDI. Molto brevemente, grazie alla Ministra Pinotti e alla Viceministra Bellanova per la chiarezza dell'esposizione. Mi trova concorde su alcuni punti, come già diceva l'onorevole Marantelli, il documento che abbiamo già inoltrato. Innanzitutto sul discorso di allargare a un numero maggiore di Paesi la cooperazione, passando da due a tre, e il discorso di un'attenzione particolare alla presenza delle piccole e medie imprese, perché credo che questo sia un anello debole nella struttura e nella gestione effettiva del fondo; la preoccupazione che le piccole e medie imprese di eccellenza italiane possano essere schiacciate all'interno di un disegno più ampio è ben presente e credo che debba essere una delle attenzioni che come Paese dobbiamo avere.
  Al di là delle situazioni politiche generali, c'è un problema di fondo che porta inevitabilmente a creare più ampie strutture di ricerca e di cooperazione a livello europeo, che è il tema dei costi. Stiamo subendo una rivoluzione in tutti i campi; anche nel campo della difesa la rivoluzione tecnologica è più avanzata, quindi il tema dei costi diventa insostenibile per il singolo Paese ed è giocoforza trovare delle modalità di cooperazione, anche per uniformare i sistemi d'arma.
  A questo proposito c'è la necessità di un investimento forte, che l'Europa e i singoli Paesi devono assumere, perché vorrà dire cambiare molto in questi anni. Se vogliamo uniformare i sistemi, vuol dire che i sistemi attualmente utilizzati diventeranno obsoleti e dovranno essere sostituiti, quindi c'è un problema forte e di finanziamento non solo della ricerca, ma anche dell'attuazione e quindi dell'acquisto dei sistemi che verranno individuati a livello europeo.
  A questo proposito vorrei sottolineare un fatto, come diceva già l'onorevole Marantelli rispetto alla nostra azienda principale nel settore, Leonardo: credo che il timing delle attività di Leonardo, quindi del piano industriale sia un altro passo fondamentale, perché arrivare in ritardo, non essere pronti, non immaginare il futuro in un momento di grande cambiamento di scenario e di rapporti anche europei può essere una questione dirimente nella scelta e potrebbe indebolire tutta la nostra struttura industriale rispetto ai competitor francesi e tedeschi.
  Ne approfitto anche per una questione che si pone a latere di questo discorso, quella dell'allocazione di alcune poste di bilancio, che vengono allocate nei capitoli relativi al Ministero dello sviluppo economico, legate però alle attività della difesa.
  Abbiamo sempre questa ambiguità (permettetemi il termine) di alcuni capitoli di spesa relativi alla difesa che vengono appostati sul bilancio del Ministero (parlo come membro della Commissione attività produttive) e questo ci crea sempre difficoltà di comprensione. Credo che un'allocazione precisa, sapendo che dobbiamo incrementare i fondi per la difesa per questo cambio tecnologico, potrebbe essere significativa per darci maggior contezza di quanto si sta facendo.

  PRESIDENTE. Do la parola per la replica alla Ministra Pinotti e poi alla Viceministra Bellanova.

  ROBERTA PINOTTI, Ministra della difesa. Grazie per questa discussione, ci sono degli spunti molto interessanti. Partiamo dal discorso dell'asse franco-tedesco: sì, esiste, ma esiste anche perché storicamente la Francia e la Germania lavorano su assetti congiunti e comuni. Stiamo parlando di un accordo ben precedente a questa discussione che stiamo facendo, va tenuto presente; ma con la stessa forza io vi dico che non si fa la difesa europea senza l'Italia.
  È vero, quindi, dobbiamo sapere che questo esiste, ma anche avere questa consapevolezza. Pag. 13 Per di più, vi posso dire che questo asse franco-tedesco molto forte rende l'Italia un Paese al quale molti altri Paesi fanno riferimento, perché in ogni caso un eccesso di polarizzazione su questo asse preoccupa molti altri Paesi; quindi l'Italia ha uno spazio di gioco e di leadership anche legato al fatto che un asse troppo forte può preoccupare in generale.
  Non c'è dubbio però che noi ci giocheremo il nostro ruolo su questa parte dell'industria, perché, se va avanti il processo di integrazione della difesa europea, deve andare avanti anche un processo di aggregazione industriale nuovo, altrimenti gli interessi porteranno da un'altra parte e la difesa europea non si può fare. Le idee sono bellissime ma, se non si mettono insieme anche gli interessi, non si può andare avanti verso questo percorso.
  Nei prossimi anni, quindi, ci sarà un grande movimento, e noi dobbiamo fare attenzione a non rimanerne fuori, dobbiamo prenderne parte attivamente e avere delle nostre strategie nazionali.
  Ricordate che qualche anno fa stava per essere fatto sulla nostra testa un accordo fa Airbus e Bae, da cui sembrava che l'allora Finmeccanica sarebbe rimasta esclusa; poi, per varie vicissitudini che non ripercorrerò, non è avvenuto, però noi dobbiamo metterci in condizione di non ritrovarci in una posizione in cui alcune cose ci vengono fatte sopra la testa senza che noi agiamo da protagonisti.
  Noi abbiamo eccellenze per le quali possiamo giocare delle partite: dobbiamo decidere quali partite giocare, ma abbiamo eccellenze sulle quali possiamo giocare delle partite. Il tema su cui siamo più deboli (questo ve lo devo dire) è il tema delle risorse, perché la Germania ha deciso di arrivare al 2 per cento del PIL della difesa; più o meno la Germania aveva prima quanto noi a livello di PIL, circa l'1,2 per cento, ma stiamo parlando di 36 miliardi di euro, quindi raddoppiato capite cosa diventa.
  In Francia c'è stata una prima frenata di Macron, ma poi lo stesso Macron ha detto che in ogni caso entro il 2024 vuole arrivare al 2 per cento del PIL. Io che conosco le condizioni del Paese ho sempre detto che abbiamo stabilizzato e, leggermente, siamo cresciuti. Tuttavia siamo non solo distanti, ma finora non abbiamo deciso di arrivare a quelle percentuali.
  Quando poi partiremo per dei programmi comuni, se la Germania ci mette 100, la Francia ci mette 100 e l'Italia ci mette 10,5, capite bene che non dipende dall'eccellenza dell'industria, ma il rischio di essere tagliati fuori è reale. Non apro adesso questo discorso, ma è un problema che ci dovremo porre nei prossimi anni: rispetto ad un'industria strategica, in cui abbiamo eccellenze e in cui possiamo giocare sicuramente una partita europea, si porrà nei prossimi anni il tema anche di un'implementazione delle risorse, se noi vorremo giocare questa partita.
  Non è una questione se dare più sistemi d'arma alla difesa, non sto ponendo questo: sto ponendo un tema di sviluppo industriale, poi ci sono anche queste esigenze, e noi dobbiamo certamente pensare alle esigenze di sicurezza (io sono ministro della difesa e non ministro dello sviluppo economico) però, conoscendo le situazioni, vi dico che questa è la situazione che si creerà.
  Sul tema della PESCO, siamo partiti per dare un motore più rapido come quattro nazioni (Germania, Francia, Italia e Spagna), cioè i primi documenti nascono da riunioni a quattro, che abbiamo però subito mandato a tutti gli altri perché innanzitutto, come vi dicevo, la PESCO deve avere una maggioranza qualificata per essere approvata, noi non abbiamo escluso nessuno, quindi, tutti i Paesi sono invitati a partecipare, ovviamente lo devono decidere, però non c'è dubbio che c'è stato un motore attivo delle quattro nazioni che complessivamente rappresentano quasi il 70 per cento della difesa europea, perché con Germania, Francia, Italia e Spagna arriviamo a questo livello.
  Stiamo dialogando anche con altre aree, con la Polonia, con la Svezia, cioè il dialogo è aperto, quindi l'importante era innescare il processo.
  Il processo però comporta responsabilità, cioè, nel momento in cui si decide di entrare nella PESCO, anche su questo si Pag. 14decideranno degli standard capacitivi o anche di risorse, quindi è un'adesione impegnativa, e la preoccupazione di molti Paesi piccoli è anche rispetto a questo, cioè che si richiedono degli standard, però è aperta, è una proposta che è partita a quattro, ma non sarà chiusa a quattro; già molti Paesi hanno dato l'adesione, è una proposta il più possibile inclusiva. L'idea delle due velocità si innesca se non tutti vogliono andare alla stessa velocità. Se tutti sono disposti a partire non è che qualcuno vuole dividere l'Unione europea, oggettivamente ci sarà un gruppo di testa, questo sì.
  Sul tema dello squilibrio fra finanziamento e ricerca, fra finanziamento e programmi, è vero, sono 90 milioni di fondi per la ricerca e un miliardo per quanto riguarda i programmi di sistemi d'arma, però con un miliardo a livello europeo stiamo veramente parlando di una cifra non fantasmagorica, e la cosa importante da ricordare per quanto riguarda lo sviluppo dei sistemi è che quando pensiamo a un programma, anche questo finanziato da quel miliardo, si pensa anche a ricerca, sviluppo e industrializzazione, quindi la parte di ricerca e sviluppo è compresa nel finanziamento del programma.
  In ogni caso, raccolgo la preoccupazione sul fatto che la ricerca debba essere finanziata, elemento che sicuramente condivido.
  Rispetto al tema delle risorse ho già risposto. Ultima cosa: sono molto d'accordo sul fatto che bisogna lavorare perché i programmi che riguardano la difesa non debbano essere allocati presso un altro Ministero, nel senso che giustamente il Ministro Calenda dice che rispetto a queste esigenze non è lui a dare le priorità.
  Intanto io ho tenuto a fare un'operazione trasparenza, per cui alla NATO in un anno il bilancio della difesa è passato dallo 0,96 per cento all'1,2 per cento. Non abbiamo immesso nuove risorse, semplicemente ho messo in chiaro il fatto che c'è una parte dei finanziamenti dei programmi che è allocato nello stato di previsione dello sviluppo economico. Questo ha fatto sì che Stoltenberg pensasse che fossi un ministro fortissimo, che aveva portato a un incremento economico, mentre in realtà abbiamo fatto semplicemente un'operazione di trasparenza.
  Nel Libro bianco e anche nel disegno di legge delega per la revisione del modello operativo delle Forze armate, che ha concluso il suo iter in Commissione al Senato, e spero arrivi presto in Aula – poi vedremo cosa succede qui alla Camera, perché so che i tempi sono stretti, però mi farebbe molto piacere se poteste lavorarci rapidamente – c'è il discorso della legge sessennale. Con la legge sessennale intanto si dà stabilità ai temi dei programmi della difesa, e oltre a quello c'è la chiarificazione che i programmi vengono tutti allocati nel Ministero competente.
  È inoltre un passaggio molto importante perché, mentre oggi la Commissione difesa dà pareri su singoli programmi, con la legge sessennale il Parlamento sarà chiamato a esprimersi su tutta la strategia industriale della difesa, dai programmi, ai sistemi, alle necessità, quindi è anche un'assunzione di responsabilità maggiore del Parlamento e un'operazione più importante.
  Penso che il Paese debba essere maturo per non nascondere le necessità di spesa per quanto riguarda la sua sicurezza, e in un dibattito molto aperto in Parlamento, che guarda tutto il complesso e non un singolo programma per volta, penso che ci sia anche un'assunzione di responsabilità maggiore da parte complessivamente della politica, non soltanto quindi dell'Esecutivo, ma anche del luogo più importante della discussione politica, che è il Parlamento.

  TERESA BELLANOVA, Viceministra dello sviluppo economico. Brevemente, per quanto riguarda la questione del Fondo credo che, come è evidente anche dalle comunicazioni di questa mattina, si stia lavorando da tempo in sintonia. Poiché è stata fatta la domanda sul lavoro di unità nazionale, è da tempo che si lavora in sintonia tra MISE e Ministero della difesa su questo aspetto, per sviluppare progetti e individuare aree tecnologiche, proprio puntando a rafforzare il lavoro di unità nazionale.
  Alla domanda rispetto alle ricadute di Brexit e Trump per quanto riguarda le nostre imprese, qui è stata fatta l'audizione di Leonardo e credo che non abbiamo da Pag. 15aggiungere altro, è interesse di tutti lavorare per la continuità dei rapporti e credo che nessuno possa mettere in dubbio questa continuità.
  Su ricerca e sviluppo molte cose sono state dette, io voglio solo richiamare questo: se vi devo dare una risposta in linea generale, direi che le risorse per ricerca e sviluppo non sono mai sufficienti per quella che è la necessità di stare al passo con i tempi e per come si evolvono le situazioni. Nel complesso rispetto alla materia abbiamo un investimento che supera gli 11 miliardi.
  Su ricerca e sviluppo per il 2017-2019 sono destinati 90 milioni di euro l'anno; dal 2020 al 2027, come sicuramente sapete, 500 milioni di euro l'anno. Allo sviluppo dei prototipi sono destinati 500 milioni l'anno per il 2019 e il 2020 e un miliardo di euro l'anno a partire dal 2021.
  In merito alla domanda sulla questione della gestione di risorse, il MISE gestisce anche la legge n. 808 del 1985, come sapete perché nella Commissione attività produttive abbiamo avuto occasione di discuterne anche in altre occasioni, che è destinata a un lavoro importante per quanto riguarda la ricerca nell'Aeronautica e nell'Aeronautica militare. Sul bilancio MISE le risorse richiamate sono destinate a finanziare progetti ad elevato contenuto tecnologico, che ovviamente hanno una ricaduta e si riverberano complessivamente, fatto assolutamente positivo.
  Quello che il Parlamento definirà in futuro sarà preso nella giusta e dovuta considerazione rispetto ai passaggi successivi. Ad oggi la situazione è questa e, anche al di là di queste audizioni, siamo sempre stati disponibili e confermiamo la disponibilità a informare più puntualmente il Parlamento. Non importa se verrà il ministro o il viceministro; l'importante è che il Governo per i vari Dicasteri parli con una voce condivisa, perché credo che questo sia un elemento di serietà e di rigore.

  PRESIDENTE. Ringrazio la Ministra Pinotti e la Viceministra Bellanova.
  Ricordo ai colleghi che alle 14 le commissioni Difesa e Attività produttive si riuniranno di nuovo per la votazione del documento finale.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.30.