XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Resoconto stenografico



Seduta n. 129 di Martedì 1 agosto 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fico Roberto , Presidente ... 3 

Audizione del direttore generale della Rai, Mario Orfeo:
Fico Roberto , Presidente ... 3 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 3 
Airola Alberto  ... 8 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 9 
Fico Roberto , Presidente ... 9 
Peluffo Vinicio Giuseppe Guido (PD)  ... 9 
Airola Alberto  ... 10 
Lupi Maurizio (AP-CpE-NCD)  ... 10 
Pisicchio Pino (Misto)  ... 11 
Margiotta Salvatore  ... 12 
Fornaro Federico  ... 13 
Gasparri Maurizio  ... 14 
Verducci Francesco  ... 15 
Lainati Giorgio (AP-CpE-NCD)  ... 17 
Fico Roberto , Presidente ... 18 
Lainati Giorgio (AP-CpE-NCD)  ... 18 
D'Ambrosio Lettieri Luigi  ... 18 
Bonaccorsi Lorenza (PD)  ... 19 
Gelmini Mariastella (FI-PdL)  ... 20 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 20 
Fico Roberto , Presidente ... 21 
Rampelli Fabio (FdI-AN)  ... 21 
Fico Roberto , Presidente ... 22 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 22 
Airola Alberto  ... 23 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 23 
Airola Alberto  ... 23 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 23 
Airola Alberto  ... 25 
Fico Roberto , Presidente ... 25 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 25 
Airola Alberto  ... 25 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 25 
Fico Roberto , Presidente ... 25 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 25 
Airola Alberto  ... 25 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 25 
Airola Alberto  ... 25 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 25 
Airola Alberto  ... 25 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 25 
Airola Alberto  ... 25 
Verducci Francesco  ... 25 
Fico Roberto , Presidente ... 25 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 25 
Fico Roberto , Presidente ... 26 
Orfeo Mario , direttore generale della Rai ... 26 
Fico Roberto , Presidente ... 27

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ROBERTO FICO

  La seduta comincia alle 20.50.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'art. 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv e, successivamente, sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Audizione del direttore generale
della Rai, Mario Orfeo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale della Rai, Mario Orfeo, che ringrazio per aver accolto l'invito della Commissione.
  È inoltre presente il direttore delle relazioni istituzionali della Rai, Fabrizio Ferragni, che ringrazio per la sua presenza.
  Come convenuto dall'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, invito i colleghi a contenere il proprio intervento entro i cinque minuti. Proporrei altresì di concludere la seduta odierna entro le ore 23.30.
  Do la parola al direttore generale Orfeo, con riserva per me e per i colleghi di rivolgergli, al termine del suo intervento, eventuali domande e richieste di chiarimento.

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Ringrazio il presidente e tutti i commissari per l'opportunità di riferire a questa Commissione a distanza di poco più di un mese dal mio insediamento nel ruolo di direttore generale, avvenuto venerdì 9 giugno scorso. Si tratta di un incontro che ritengo personalmente molto importante, tenuto conto del fatto che il mio mandato coincide con una fase di estrema delicatezza per la vita della Rai, essendo chiamati in questo periodo a impostare – penso, in particolare, al Contratto di servizio – il futuro posizionamento di Rai nel sistema italiano delle comunicazioni, rafforzando il ruolo di servizio pubblico in un quadro che vede la conferma dell'attuale modello pubblico-privato. Faccio una brevissima premessa, legata alla situazione contingente che ho trovato quando sono diventato direttore generale, su tre aspetti principali: il rischio concreto che alcuni talenti della Rai potessero andar via dall'azienda; una situazione di previsione difficile sui conti del 2018, su cui poi mi soffermerò più avanti nel dettaglio; la bocciatura avvenuta due settimane prima, il 22 maggio, del piano news, comprensivo anche del nuovo portale Web.
  Il nuovo contratto di servizio rappresenta la prima applicazione della convenzione decennale, che prefigura la costruzione di un servizio pubblico in grado di rapportarsi in modo più forte con i cittadini. Il contratto, su cui stiamo già lavorando con il Mise, dovrà rispondere a più obiettivi strategici, che ho cercato di sintetizzare per punti: estensione del perimetro della missione di servizio pubblico affidata a Rai da radiofonico e televisivo ora anche multimediale, in parallelo con il processo di trasformazione in media company. Si tratta di un compito di grande rilievo, tenuto conto del fatto che il nostro Paese, come rilevato alcune settimane fa dal presidente dell'Agcom Cardani durante la sua Pag. 4relazione al Parlamento, si colloca al penultimo posto in Europa per l'utilizzo di Internet, da cui la nostra fondamentale missione di alfabetizzazione digitale del Paese.
  Ci sono poi: l'ampliamento al 100 per cento della popolazione del segnale, con l'obiettivo di far arrivare l'offerta del servizio pubblico a tutti gli italiani; l'impegno a favorire la crescita del sistema audiovisivo italiano attraverso la definizione di investimenti specifici verso i produttori indipendenti per lo sviluppo di format originali; un'assoluta trasparenza e immediatezza nella comunicazione delle attività svolte e dei risultati ottenuti, con la definizione di meccanismi di separazione contabile in grado di mettere chiaramente in evidenza ai cittadini dove e come viene utilizzato il loro canone; la definizione delle misure operative per ampliare l'attenzione della Rai verso le persone con disabilità, per rendere l'offerta del servizio pubblico fruibile da tutti i cittadini; l'individuazione degli interventi per ampliare la tutela delle minoranze linguistiche, da quelle storiche, previste dalla legge n. 103 del 1975, a quelle introdotte dalla convenzione, friulano e sardo, a quelle stabilite dalla legge n. 482 del 1999. Infine, c'è lo sviluppo del nuovo canale istituzionale per avvicinare i cittadini ai temi del funzionamento dei vari organismi, non solo il Governo e il Parlamento, ma anche quelli europei, la Presidenza della Repubblica, le autorità, la Corte dei conti, e per accrescere il senso di partecipazione.
  Come dicevo, abbiamo già avviato con il Mise le attività operative necessarie per pervenire alla definizione di uno schema di contratto da portare all'attenzione di questa Commissione per l'approvazione del relativo parere. Per quanto di nostra competenza, mi limito a segnalare due aspetti, anzitutto quello della tempistica. Pensiamo di poter pervenire al testo da presentare alla Commissione tra fine settembre e inizio ottobre, per terminare tutto l'iter entro la fine dell'anno. Sarebbe – lo dico auspicando che possa accadere – un risultato a suo modo storico: per la prima volta, si approverebbe un contratto di servizio prima della sua entrata in vigore.
  In secondo luogo, ci sono i contenuti, la base di partenza su cui stiamo lavorando con il Ministero dello sviluppo economico, e il testo del contratto di servizio 2013-2015, come uscito da questa Commissione, tenendo conto dell'evoluzione nel frattempo intervenuta a partire, appunto, dai contenuti della nuova convenzione decennale. Il tema del contratto di servizio e della volontà di costruire un servizio pubblico in grado di rapportarsi in modo più forte con i cittadini italiani non può essere disgiunto da quello di una coerente struttura economico-finanziaria, su cui vorrei fare qualche rapida osservazione, come accennavo in apertura.
  La questione principale riguarda il canone, principale fonte di finanziamento della Rai, che ha visto negli ultimi anni una serie di misure specifiche. La nuova modalità di pagamento del canone basata sulla bolletta elettrica, che ha garantito la riduzione dell'evasione, dovrebbe consentire una maggiore certezza e stabilità delle risorse a disposizione della Rai. Dico dovrebbe, perché ci sono state poi nel corso del tempo alcune variazioni: la progressiva riduzione dell'importo unitario dai 113,5 euro del 2015 ai 100 del 2016, sino ai 90 del 2017; i prelievi che si sono succeduti, dapprima il prelievo straordinario sul canone del 2014, i tagli una tantum di 150 milioni di euro, e successivamente la riduzione del 5 per cento degli introiti da riconoscere a Rai a partire dal 2015. L'impatto complessivo di queste misure fa sì che i ricavi da canone nel 2017 si riducano di circa 140 milioni di euro rispetto al 2016, mentre nel 2018 la diminuzione dovrebbe attestarsi a circa 170 milioni di euro. Tale riduzione di risorse, accompagnata da un mercato pubblicitario ancora debole e incerto, porta la gestione operativa in forte tensione, con una previsione per il 2017 di sostanziale pareggio, a cui siamo arrivati faticosamente tagliando nell'ultimo mese, e con un 2018 (immaginato con un canone a 90 euro) in perdita per 80/100 milioni di euro, a seguito della presenza anche dei costi dei grandi eventi sportivi (Olimpiadi invernali, prima; Mondiali Pag. 5 di calcio, dopo). Pertanto, le risorse a disposizione di Rai risultano non essere coerenti con l'attuale assetto industriale e con la relativa struttura di costi della TV pubblica. Per parte nostra, siamo ovviamente impegnati in una politica aziendale di razionalizzazione e ottimizzazione delle risorse, come nel caso – spiace dirlo – dell'accordo con Fabio Fazio, di cui parlerò più specificatamente tra poco. Tale accordo, come vedrete, ci consente infatti un consistente recupero di risorse nel medio e lungo periodo.
  Affronterò rapidissimamente il tema dei palinsesti dell'autunno-inverno 2017, che abbiamo presentato ormai un po’ di tempo fa, a inizio luglio, prima a Milano e poi Roma. L'unico dato che mi interessa dare stasera, senza entrare nello specifico dei programmi, è che l'elemento più caratterizzante riguarda il tasso di novità Rai Uno, Rai Due, Rai Tre e Rai Quattro, che vede un rinnovamento del 25 per cento, considerando titoli nuovi, restyling di programmi preesistenti e nuove condizioni rispetto all'anno precedente. Ripeto che non dirò qui di tutti i programmi e le cose che faremo.
  Mi interessa, invece, concludere quest'introduzione ed entrare ancor più nel dettaglio su tre questioni specifiche, che sono state di particolare attualità in queste settimane.
  Una è quella dell'accordo con l'artista Fabio Fazio; ci sono poi le considerazioni sullo schema di risoluzione sull'adozione da parte della Rai di procedure aziendali volte a evitare possibili conflitti d'interesse da parte degli agenti di spettacolo; infine, c'è lo stato di avanzamento del piano news.
  Comincerei da Fazio. Peraltro, prima di riferire quello che avevamo preparato su Fazio, mi è arrivato oggi, se lo recupero, un articolo che uscirà nei prossimi giorni su Prima Comunicazione, una rivista specializzata e molto seria, la quale secondo me fa giustizia su un dato che in queste settimane è stato molto discusso: senza essere smentito, Prima Comunicazione racconta dell'accordo tra Fabio Fazio e Discovery, gruppo multinazionale guidato in Italia da Marinella Soldi, «pronto a garantirgli un contatto molto simile a quello concluso con la Rai, ma con cifre ancora più elevate». Si chiede, Prima Comunicazione, che cosa abbia spinto Fazio a dire di no a Discovery, così come già fatto con Mediaset, che gli aveva proposto fino a cinque anni di contratto con uno dei loro canali. Dicevo di Fazio relativamente alle polemiche emerse negli ultimi giorni. Anche questa vicenda del contratto di Fazio con un'altra emittente, come vedete, è venuta alla luce in maniera chiara. Era un contratto con una sospensione che scadeva alle 23.59 del 23 giugno. Come vedete, erano cifre, come scrive Prima Comunicazione, superiori a quelle pagate da Rai.
  Per quanto riguarda le polemiche emerse nelle ultime settimane, ripeto, sull'accordo con Fazio, segnalo i seguenti elementi. Lo scorso 23 giugno, la Rai ha approvato un accordo firmato da tutti i direttori delle strutture Rai interessate, strutturato in due componenti: la prima riguarda la stipula di un contratto con Fazio per le relative prestazioni artistiche; la seconda, un articolo preliminare, da concludere in un secondo momento, entro settembre, per la produzione del programma da parte di una società costituita con la denominazione di L'Officina, di proprietà dello stesso Fazio e del gruppo Magnolia al 50 per cento, contratto di Fazio per le relative prestazioni artistiche che è stato firmato il 30 di questo mese. La gestione del format rimarrà, come per le precedenti edizioni, di competenza della società produttrice del programma, che prima era Endemol. La Rai continuerà a valorizzare le proprie risorse e professionalità, realizzando il programma negli studi del centro di produzione di Milano, in continuità con le precedenti edizioni. La presenza nella nuova società Magnolia, che vede nella propria compagine azionaria anche Vivendi, che a sua volta detiene una quota di Mediaset, non ci preoccupa. In primo luogo, infatti, Magnolia è una solida società del mercato audiovisivo italiano, con cui la Rai lavora con soddisfazione da anni prima di Fazio; in secondo luogo, devo ricordare che Mediaset controllava del tutto Endemol, la società che produceva il programma fino a un anno fa. Pag. 6
  Vengo alle ragioni che ci hanno spinto ad approvare il contratto con Fabio Fazio.
  In ossequio alla policy che il consiglio di amministrazione ha votato nella prima riunione a cui ho partecipato sul tetto ai compensi degli artisti, devo subito dire che il costo unitario del compenso di Fazio si riduce del 16 per cento, quindi oltre il 10 per cento previsto. Il compenso annuo complessivo dell'artista risulta, infatti, in linea con quello percepito nell'ultima stagione televisiva su Rai Tre, pur in presenza di un volume di attività più elevato e destinato alla rete ammiraglia. Nello specifico, infatti, si passa dalle 110 ore di programmi realizzati su Rai Tre nella stagione 2016-2017, di cui 92 del programma Che tempo che fa e 18 del programma Rischiatutto, a 128 ore per la stagione 2017-2018 di programmazione su Rai Uno, di cui 96 per le prime serate e 32 per le seconde serate del programma Che tempo che fa. Il costo complessivo di una puntata del programma ammonta a circa 450.000 euro, meno della metà del costo medio dei prodotti collocati la domenica sera nel palinsesto di Rai Uno, a fronte di ricavi pubblicitari netti stimati attorno ai 615.000, dato significativamente superiore a quello medio dei prodotti collocati la domenica sera nel palinsesto di Rai Uno. Anche solo considerando questi due elementi, quindi, il contratto quadriennale con l'artista Fazio – solo il contratto con l'artista Fazio è quadriennale – si ripaga integralmente già con le 13 puntate che andranno in onda nell'autunno del 2017, quindi con 13 puntate abbiamo già ripagato i costi del contratto.
  Sotto il profilo editoriale, quest'operazione consentirà di intercettare un pubblico ancora più vasto di quello fidelizzato in questi anni su Rai Tre, mantenendo le caratteristiche di qualità e autorevolezza del programma. L'obiettivo, in altri termini, è quello di consolidare e arricchire il profilo dell'offerta della rete principale della Rai, potenziando e differenziando l'intrattenimento, puntando su un programma consolidato, un unicum nel suo genere, tanto da diventare un vero e proprio marchio, che fin dal suo esordio del 2003, nella fascia di access del weekend di Rai Tre, ha saputo evolversi trovando una formula vincente di intrattenimento culturale, capace di coniugare gli ascolti con qualità, identità, credibilità e autorevolezza, nei confronti sia del pubblico sia del mondo della cultura, dello spettacolo, delle istituzioni e della società.
  Quali sono i nostri obiettivi? Con quest'operazione contiamo di mantenere uno degli artisti più importanti e prestigiosi del panorama televisivo, che con i positivi risultati del suo programma ha già portato un incremento aggiuntivo dell’audience annua di Rai Tre nella misura di circa un punto percentuale; migliorare il mix di offerta di Rai Uno, portando stabilmente a tre serate settimanali l'intrattenimento di prima serata e introducendo un appuntamento fisso di seconda serata, che per temi e linguaggi si differenzierà in modo sostanziale da quanto già presente nell'offerta della rete; introdurre una lunga serialità di intrattenimento in prima serata capace di fidelizzare il pubblico e, al tempo stesso, di ridurre considerevolmente il costo medio, collocandosi su valori di gran lunga inferiori a quelli degli altri titoli di produzione; rimodulare il fabbisogno del genere fiction liberando risorse da investire strategicamente su prodotti destinati ad altre fasce di programmazione o a iniziative di respiro internazionale. Per quanto riguarda gli aspetti prettamente economici, anche alla luce di quanto emerso nel corso delle ultime settimane, tengo a precisare altri due cose. Il ricavo pubblicitario medio di 615.000 euro a puntata è un dato netto, in quanto include solo le provvigioni Rai Pubblicità nella misura del 4 per cento. A tale stima si arriva sulla base delle tariffe reali che Rai Pubblicità pratica sul mercato e che risultano superiori a quelle degli altri operatori. In secondo luogo, il costo medio di 450.000 euro a puntata si riferisce alla configurazione di costo pieno storicamente utilizzato in Rai, e che include nei costi del prodotto tutti quegli imputabili di pertinenza del prodotto stesso, compresi i costi industriali. In sintesi, Fazio guadagnerà quest'anno 10.000 euro in meno rispetto all'anno precedente, quindi nessun aumento Pag. 7del contratto, facendo più ore di programma e passando da Rai Tre a Rai Uno.
  Vengo allo schema di risoluzione sull'adozione da parte della Rai di procedure aziendali volte a evitare possibili conflitti d'interesse da parte degli agenti di spettacolo. Farei ora una cosa che è in discussione, quindi mi limito a fare alcune sintetiche considerazioni sull'atto d'indirizzo che la Commissione ha iniziato a esaminare alcune settimane fa, perché lo ritengo un documento che contiene spunti interessanti, ma al tempo stesso anche proposte che rischiano di vanificarne l'impostazione complessiva. Non è, ovviamente, in discussione il fatto che la Rai si atterrà poi scrupolosamente all'attuazione delle disposizioni dell'atto. È con questo spirito che intendo formulare le considerazioni che seguono, una in particolare. Penso, ad esempio, al tema dei format. L'atto d'indirizzo prevede al punto 6 «che la Rai si deve dotare di strumenti idonei a verificare che i format esterni non si configurino come un mezzo surrettizio per incrementare ulteriormente i compensi di artisti, conduttori e giornalisti». Spero di non sbagliare la citazione. Si tratta di un'indicazione che condivido pienamente sotto il profilo operativo, ma riscontro qualche criticità per il fatto che il tema del format sconta, nell'attuale contesto, la mancanza di una normativa di tutela. Si tratta di una lacuna così importante da aver spinto gli operatori televisivi, Rai compresa, a costituire uno specifico gruppo di lavoro per definire, intanto, un'autoregolamentazione di una disciplina, quella sul diritto d'autore, che pur con qualche modifica risale al 1941. In assenza di una puntuale disciplina sui format (l'ho letto da una riunione della vostra Commissione, ma se sbaglio, mi correggete) ma anche sui paper format – penso a un'anagrafe nella quale si può depositare il format con tutte le forme di tutela del caso – l'atto d'indirizzo potrebbe portare a impoverire il sistema audiovisivo italiano, spingendo gli operatori televisivi a privilegiare quei pochi soggetti in grado di fornire garanzie adeguate sul tema dell'originalità. Questo è uno degli aspetti che ritengo opportuno mettere in evidenza, ma non credo sia oggi il caso di entrare nel dettaglio. Volevo fare solo quest'esempio che riguarda i format, perché anche su Fazio c'è stata una questione legata al format di Che tempo che fa. Spero che in futuro ci siano altre occasioni per un confronto su questo, quando la Commissione avrà svolto più ampiamente il proprio dibattito.
  Il terzo punto è lo stato di avanzamento del piano delle news.
  Senza ricostruire diversi passaggi che ci hanno portato alla situazione attuale, anche perché ve ne ha già parlato la presidente Maggioni nel corso delle audizioni del 21 e del 27 giugno, mi limito a segnalare alcuni aspetti emersi nelle sette settimane dal mio insediamento. Lo voglio dire, perché qualche giornale ha pensato che io scappassi, ma credo che giocoforza i motivi del rinvio fossero per i lavori parlamentari – non ho colpa questa volta. Dicevo che abbiamo dovuto affrontare una serie di emergenze, appunto quelle che citavo all'inizio: il piano sul tetto ai compensi degli artisti, la definizione dei palinsesti autunnali, la nomina dei direttori di TG1 e della radio, successivamente quello di Rai Tre e altre emergenze.
  Superata questa prima fase, nell'ultimo consiglio di amministrazione, che si è tenuto giovedì scorso, abbiamo concordato di affrontare la questione del piano.
  Il piano news rappresenta, ovviamente, a maggior ragione per me, che sono un giornalista, un tema importante e delicato, che ha visto l'intervento di due direttori generali, prima Luigi Gubitosi, poi Antonio Campo Dall'Orto, con cui ho avuto l'onore e la soddisfazione di lavorare, e l'istituzione con Verdelli di una nuova direzione di coordinamento editoriale. Ripeto, essendo io un giornalista ed essendo stato alla guida di due testate della Rai, il tema mi è particolarmente a cuore. Ovviamente, l'obiettivo del piano è ambizioso, deve essere ambizioso: assicurare ai cittadini il diritto di essere compiutamente informati, aumentando al tempo stesso l'efficienza attraverso processi di ottimizzazione e razionalizzazione, per recuperare quelle risorse che sono necessarie per spingere su Pag. 8un tema strategico quale quello dell'innovazione di prodotto.
  In prima analisi, per quanto riguarda le linee direttrici che stiamo seguendo per lo sviluppo del progetto, mi fa piacere ricordare i quattro elementi che avevo già portato alla vostra attenzione nel settembre del 2014, nel corso di una mia audizione in qualità di direttore del TG1, sul cosiddetto piano Gubitosi: razionalizzazione dell'esistente, in linea peraltro con quanto richiesto dalla convenzione, sopraggiunta all'inizio di quest'anno; identità da valorizzare; confronto e innovazione di prodotto, come detto, per restare al passo e, se possibile, meglio ancora, anticipare con l'evoluzione dell'offerta che sta accarezzando questa fase, con particolare riguardo al Web e ai social media. A questo proposito, mi preme ricordare il punto 7 dell'articolo 1 della Convenzione fatta dal Governo e approvata da questa Commissione, secondo cui «L'informazione diffusa dalla società concessionaria su tutte le piattaforme distributive deve garantire un uso più efficiente delle risorse attraverso un piano di riorganizzazione che può prevedere anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche». Tutto ciò detto sul tema della tempistica, ritengo opportuno poter disporre di un tempo ragionevole che consenta a tutti, non solo a noi Rai come proponenti, ma anche alla vostra Commissione per i profili di competenza, di elaborare un progetto che possa risultare solido per dare al servizio pubblico quella centralità nel sistema informativo che ne ha rappresentato un elemento caratterizzante.
  Nell'auspicare di essere riuscito a fornirvi, pur nella necessaria sinteticità, un quadro rappresentativo dei temi oggetto dell'audizione, sono a vostra disposizione per fornirvi ulteriori elementi di chiarimento a richieste di integrazione che possano risultare di vostro interesse.

  ALBERTO AIROLA. Direttore, ho alcune domande molto semplici. Gliele lascerò, così potrà rispondere senza prendere appunti.
  Vorremmo, innanzitutto, conoscere le sue esperienze amministrative aziendali, non editoriali, che non ci risultano dal suo curriculum vitae. Questa è la prima domanda.
  Quali sono i tempi ragionevoli – c'è una lettera del 3 luglio – entro cui sottoporrà al consiglio di amministrazione e a questa Commissione il suo piano news?
  Nel suo piano ci sarà spazio per Rai24 e per Milena Gabanelli? Si stava parlando di razionalizzazione. La Gabanelli è pronta con una squadra – così sembra – a iniziare subito a lavorare, e attualmente è tenuta in stand by: non potrebbe iniziare a lavorare subito? Pensa che possa essere la Gabanelli il problema?
  La presidente Maggioni afferma di aver salvato 13.000 dipendenti Rai firmando il contratto di Fazio: è d'accordo con quest'affermazione? Se il ragionamento è questo, perché rinunciare, per esempio, a un programma come quello di Giletti, L'Arena, che porta 4 milioni di spettatori? Quanti ne avrebbe salvati? Questa potrebbe essere una battuta.
  Conferma la deroga al tetto degli stipendi per Bruno Vespa? Quanti soldi prenderà Bruno Vespa? Si può sapere? Chi altro avrà deroghe in questo senso? So che prendeva 1,8 milioni a stagione, qualcosa del genere. A fronte di queste deroghe, affronterà il tema dei contratti dei dipendenti bloccati da anni? Mentre noi parliamo di Fazio, ci sono anche altri problemi, per esempio contratti bloccati da anni, collaboratori a partite Iva pagati 70-90 euro a puntata e in ritardo, perché purtroppo ci sono stati dei grossi problemi, come lei sa, da mesi addirittura.
  Si occuperà delle troupe dei tecnici dei service esterni, pagati attualmente a sei mesi? Tre mesi per aspettare una richiesta, poi tre mesi di pagamento.
  Ci saranno dei programmi di satira in Rai?
  Condivide la posizione di tutta questa Commissione sull'eccessivo potere degli agenti? In parte, ha risposto, o risponderà.
  Come mai non avete fatto riferimento, durante la presentazione dei palinsesti, a Report? E a Presa Diretta?
  Detto ciò, almeno dalle notizie che abbiamo avuto, non crede sia sconveniente piazzare Report il lunedì sera, in alternanza Pag. 9 con Presa Diretta, spesso in concorrenza con le fiction Rai? Dovrebbe esserci Montalbano, quindi ci tagliamo una grossa fetta. Parliamo di un programma che ha vinto l'anno scorso il premio come miglior programma TV e che ha più fan su Facebook di Renzi.
  Quali criteri ha adottato nelle nomine e nelle promozioni al TG1?
  Conferma che sono stati promossi due giornalisti in quota al centrodestra, che poi lei ha ratificato? Può rispondere sì o no ... A Rai Uno, al TG1, per esempio.
  Le altre nomine che farà come direttore generale avranno criteri politici?
  A me dispiace suscitare ilarità, ma ho fatto domande specifiche. In particolare, mi interessano alcune risposte. Se ad altre non vuole rispondere, non risponderà.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. Presidente, mi deve scusare se non ho pronto un elenco di domande da interrogatorio e non punterò la lampada in faccia al direttore generale. Credo che quest'audizione debba segnare l'inizio di un percorso di questa Commissione con il direttore e l'occasione di augurare buon lavoro. Devo dire che apprezzo l'impostazione che ha voluto dare alla sua comunicazione, indicando alcuni temi, non facendo una presentazione di carattere eccessivamente generale, ma indicando appunto alcune cose con cui mi sembra interessante interagire e interloquire. Oltretutto, per una serie di domande specifiche, presidente, abbiamo sempre l'istituto delle interrogazioni. Ancora, come Commissione, con il predecessore del dottor Orfeo, Campo Dall'Orto, avevamo fatto il question time. Non so se porti bene o male, ma abbiamo lo strumento del question time una volta al mese.

  PRESIDENTE. Ci sono tutti gli strumenti: audizioni, interrogazioni e question time.

  VINICIO GIUSEPPE GUIDO PELUFFO. È uno strumento che può essere utilmente adoperato al netto della scaramanzia.
  La prima questione che sollevava il direttore era in riferimento alla situazione dei conti dell'azienda. Su questo ci saranno anche occasioni più appropriate. Mi sembra però fondamentale, almeno per quanto riguarda il lavoro finora svolto da questa Commissione, che da parte dell'azienda ci sia una determinazione sul versante della razionalizzazione dei costi, di tenere la barra dritta sulla spending review. C'è però una questione sollevata dal direttore, che credo sia competenza anche della discussione di questa Commissione. Abbiamo previsto l'audizione del Ministero dell'economia e delle finanze. Non riusciremo a farlo prima della pausa estiva, ma lo faremo a settembre. Qui c'è un tema che è stato sollevato, che riguarda la riscossione del canone, che ha ottenuto risultati importanti per quanto riguarda il contrasto all'evasione, ma sappiamo che, nel momento in cui il canone è a 90 euro – questa è una buona notizia per i cittadini, per i contribuenti – tuttavia è stata citata anche la cifra in riferimento al differenziale tra il 2017 e il 2016 su quanto arriva a Rai. Sappiamo che la quota del canone non tutta va a Rai. Una parte va al fondo del pluralismo per le TV locali, che credo sia un tema – è un'opinione personale – da salvaguardare. Per quanto riguarda, invece, la quota che va al fondo del Ministero dell'economia e delle finanze, forse questo è una questione su cui la Commissione ha il compito, anche sulla sollecitazione di questa sera, di fare una riflessione e di interloquire con il Ministero dell'economia e delle finanze.
  Quello del Contratto di servizio, poi, è il tema che questa Commissione ha posto con maggiore nettezza, anche in riferimento alla discussione sul rinnovo della concessione, sulla certezza dei tempi, visto il precedente che abbiamo avuto di un parere che non è mai stato recepito. Mi sembra ci sia stata un'indicazione temporale: fine settembre o inizio ottobre. Da questo punto di vista, è importante che questa sia, che non slitti ulteriormente. Questo va rivolto, evidentemente, non solo all'azienda, ma anche al Governo, però è importante che entro fine settembre lo schema di contratto possa arrivare, in maniera che la Commissione possa esprimere il proprio parere e completare Pag. 10 quest'aspetto, che è una delle priorità indicate.
  Legato al contratto di servizio, a me sembra che ci sia il tema del piano news. È evidente che il contratto di servizio c'entra e incide sulla proposta fatta. Anche qui, la Commissione è quella che ha sollecitato a più riprese e in tutti i modi l'azienda a presentare il piano news. Siamo assolutamente consapevoli delle vicissitudini che ci sono state, quindi le considerazioni che lei ha appena presentato, ma abbiamo fiducia nella sua competenza, nel suo curriculum e nel suo aver interloquito sui piani precedenti. In riferimento ai tempi del contratto di servizio, però, è importante che il piano news all'inizio dell'autunno possa arrivare a questa Commissione. Credo che questa sia una delle scelte di fondo dell'azienda e anche una delle scelte di fondo dell'interlocuzione con la Commissione.
  C'è una cosa che ho visto era in alcune dichiarazioni, poi adesso è stata anche richiamata nell'intervento del senatore Airola: proprio perché è quella che ha posto con forza la necessità che fosse presentato un piano news e ci fosse un'interlocuzione, credo che questa Commissione non possa chiedere lo stralcio di una parte, quale che sia, del piano news. Nel momento in cui chiediamo all'azienda di avere una visione complessiva e di farlo in fretta, non possiamo chiedere di togliere un pezzo o aggiungere. Casomai, il tema è questo, che ci sia il piano news presentato, ma in nessun modo quello dello stralcio.
  Quanto al riferimento che il direttore ha fatto sulla risoluzione sugli agenti, credo sia utile oggi recepire il parere dell'azienda in maniera formale, visto che si tratta di un'audizione. Noi, peraltro, abbiamo solo incardinato la proposta, non abbiamo fatto la discussione generale: è utile l'audizione, perché abbiamo recepito un'osservazione, poi vivrà nella discussione che faremo a settembre.
  Infine, per quanto riguarda la presenza Rai al centro di produzione di Milano, c'erano una serie di impegni del direttore Gubitosi, che poi sono stati ripresi in mano e rilanciati ex novo da Campo Dall'Orto. Ho visto che in un recente incontro dei sindacati con l'azienda su questo c'era un punto di domanda: vorrei capire se l'azienda vuole mantenere i propri impegni. Faccio questa domanda, perché il tema è sì anche il centro di produzione Rai di Milano, ma in particolare capire come intende muoversi l'azienda, cioè se ogni volta si riparte da zero o gli impegni che sono stati presi vengano poi mantenuti.

  ALBERTO AIROLA. Sull'ordine dei lavori, vorrei specificare, signor direttore, che questa forma non era inquisitoria, ma semplicemente razionale – vale anche per i colleghi – per fare tutto più in fretta e non perdere tempo.

  MAURIZIO LUPI. Anch'io faccio gli auguri al direttore generale per il suo nuovo lavoro. Ci auguriamo che il modo in cui ha condotto in questi anni – ha sempre avuto il nostro apprezzamento il TG1, ma prima il TG2, come mi suggerisce il vicepresidente Lainati – in termini di pluralismo e di efficienza, possa essere lo stesso in cui adesso da direttore generale affronta questioni anche più complesse, che non riguardano solo il tema del pluralismo culturale, ma anche della gestione complessiva del servizio pubblico.
  Ho tre osservazioni e domande su questioni che lei ha toccato, direttore, nella sua relazione.
  La prima riguarda, certamente, la questione di Fazio, e in particolare non mi sono chiare due cose. Anzitutto, qual è la ragione per cui è stato fatto un contratto di quattro anni? È stato fatto un contratto di quattro anni perché l'artista chiedeva quattro anni o perché questo ha portato anche alla corresponsabilizzazione legittima da parte del consiglio di amministrazione? È evidente che c'è una responsabilità con dei limiti che appartengono al direttore generale, e ce n'è un'altra, ovviamente, che coinvolge l'intero consiglio di amministrazione.
  In secondo luogo, ha fatto bene a citare Prima Comunicazione, che conosco molto bene. Tutto il ragionamento che ha fatto sul compenso di Fazio legato ai ricavi pubblicitari, agli introiti dell'azienda, introduce Pag. 11un percorso che, se si inizia a intraprendere, deve avere la sua coerenza e la sua legittima conclusione. In questo caso, il principio di contabilità separata introdotto nella Convenzione che sarà introdotta nel Contratto di servizio diventa fondamentale. Se l'azienda Rai giustifica un compenso a un artista, a una società, riguardo non solo ai costi che sopporta, ma ai ricavi che quest'artista produce, nella massima trasparenza è fondamentale che la Rai tenga su questi temi e su queste questioni specifiche una contabilità separata. Credo che sia a tutela dell'azienda, ma a tutela della possibilità che si veda se quegli obiettivi sono raggiunti. Eventualmente, se non sono raggiunti, si può intervenire, come ognuno di noi farebbe. Se ci sono clausole, si può ridurre, eventualmente, la parte variabile degli stipendi. Non mi è chiaro, e quindi vorrei capire: se è stato adottato questo criterio con Fabio Fazio in termini anche di redditività pubblicitaria, perché lo stesso criterio non è stato adottato con Giletti nella stessa fascia domenicale, che produceva ascolti e produceva, da quanto mi risulta, anche importanti ricavi pubblicitari?
  Infine, sempre su questo tema, ho letto un interessante articolo di Il Sole 24 Ore che diceva quanto è difficile addentrarsi poi nell'imputazione dei costi complessivi e dei ricavi che derivano non solo dal compenso dell'artista, ma dai costi generali che vengono generati. Il tema della contabilità separata è, secondo me, un elemento che tutela l'azione del direttore generale, tutela la trasparenza del consiglio di amministrazione e può aiutare, visto che c'è quest'appiglio e questa novità anche nella convenzione e poi nel contratto di servizio, ad andare in questa direzione. In secondo luogo, a noi preme molto la questione del pluralismo culturale, che non è un problema legato semplicemente alla spartizione e alle nomine, ma al fatto che proprio Rai rappresenta un servizio pubblico. È evidente che il pluralismo culturale passa anche attraverso le persone, i volti, le storie, a parità di professionalità. Le prime nomine che sono state fatte – anche Airola ha posto la domanda, e penso alla successione del direttore di Radio Rai, alle nomine dei vicedirettori di rete – con quale criterio hanno visto premiare delle personalità interne? Come, però, questo criterio è stato salvaguardato? Questo è quello che a noi preme innanzitutto.
  Concludo con un'ultima osservazione, quella che più mi preoccupa, legata alle previsioni di bilancio del 2017-2018. Lei ha fatto riferimento a una potenziale perdita di 80-100 milioni. È evidente che se c'è una potenziale perdita, o qualcuno copre quella perdita o si deve intervenire perché i conti tornino: state già lavorando, state già pensando a recuperare quelle perdite e in quali direzioni? Ci sono degli elementi? Questo mi sembra importante.
  Giudico il piano news fondamentale, essendo complementare il contratto di servizio. Secondo me, permettere alla Commissione di vigilanza, entro la fine del suo mandato – speriamo che sia possibile e che ci siano dati i tempi – di partecipare sul piano news, credo sia un invito indispensabile e necessario appunto da parte di tutta la Commissione.

  PINO PISICCHIO. Voglio anch'io esprimere un ringraziamento e un saluto al direttore Orfeo, qui per la prima volta nella veste di direttore generale.
  Peraltro, sono tra coloro che hanno vissuto con particolare sensibilità e attenzione l'allineamento degli astri direttore generale e presidente entrambi giornalisti, una cosa che non può che farci piacere e lanciare e una luce speciale. Su questo benedetto piano news, caro direttore, essendo meridionale pure io ed essendo attento a certi profili scaramantici, le direi: prima se ne libera, meglio è. Questa è stata peggio della maledizione di Tutankhamon. Chi l'ha toccato non ha fatto delle performance particolarmente entusiasmanti. Prima lo consegna a questa Commissione, tutto sommato va meglio per tutti. L'attendiamo con grande attenzione. Ho ascoltato i colleghi. Naturalmente, ho ascoltato la sua relazione, molto sobria, molto attenta, che non smentisce il suo profilo umano e la sua intelligenza. Ho ascoltato i miei colleghi e ho condiviso anche alcune sottolineature che sono state fatte. Pag. 12
  Io le consegnerei una sola cosa, un elemento di riflessione sul caso Fazio.
  Devo dire, da parte di chi ha sempre considerato quest'artista – è un «artista» – una personalità di grande rilievo, totalmente formato... Non viene dalla BBC, è uomo Rai, è stato formato da Rai. È la sua faccia che è andata in Rai ed è diventato quello che è diventato perché stava in Rai, perché metteva la sua faccia in Rai in tutto questo periodo. Tutto sommato, è un prodotto schiettamente di casa, interno. Ritengo, peraltro, che l'utilizzo di certe fasce, di certe dimensioni, di certe reti, alla fine diventi, se c'è qualità, un moltiplicatore. Se me lo consente il senatore Airola, sono convinto che, se vedessimo ogni sera Airola fare la striscia sul TG2, sul TG3, probabilmente cadrebbe lo share di qualche punto, ma non così tanto, qualcosa la farebbe, una performance di livello sarebbe in grado di produrla anche lui, che non è un artista, non è un professionista. La domanda, però, è un'altra: non ritiene, direttore, che questa vicenda di Fazio – non entro nel merito delle quantità, lasciamo per un attimo da parte i danari – insieme alle altre faccende che hanno riguardato «artisti», ex giornalisti poi diventati artisti della stessa specie, al di là del caso specifico, riveli un sistema nel quale i danti causa del servizio pubblico sono produttori esterni al servizio pubblico? Di fatto, la costruzione di programmi rilevantissimi da un punto di vista dell'impatto con la pubblica opinione, e soprattutto gli utenti della Rai, è governata da produttori esterni. Non è la Rai che li fa, non è un prodotto interno. Sono costruiti da soggetti altri. Non è questo un elemento che vulnera anche l'idea di un servizio pubblico che deve sviluppare un'idea generale del Paese, deve produrre... forse, l'espressione «una pedagogia democratica» è un po’ forte, ma non me ne viene un'altra in questo momento. Non è questo l'obiettivo della Rai, produrre una sorta di pedagogia democratica all'interno di una sua idea dell'informazione e dell'intrattenimento? Vorrei solo una sua opinione su questo, concedendole ed esprimendole ancora una volta una considerazione di grande stima per quello che ha fatto e per quello che si appresta a fare.

  SALVATORE MARGIOTTA. Sarò molto breve, perché le questioni politiche più rilevanti sono state già poste dal presidente del Gruppo, onorevole Peluffo.
  Parto da un primo dato, secondo me di grande rilievo, lo dico al direttore Orfeo. Sono tra quelli che ritengono che sia stato scelto un professionista di grande qualità a guidare l'azienda. Credo sia stata una scelta giusta, in linea con il suo curriculum vitae. Vorrei che ci fosse una consapevolezza, dal mio punto di vista importante. Noi del PD abbiamo voluto una nuova legge sulla governance Rai, l'abbiamo difesa fortemente, siamo riusciti a portarla a termine tra molti dubbi e nella contrapposizione con le opposizioni.
  La prima parziale messa in pratica di questa legge non è stata felice – questo è il dato, altrimenti ci prendiamo in giro, bisogna essere franchi – tanto che dopo due anni il direttore generale si è dimesso e si è passati a un nuovo direttore generale. Diamo molto peso a questa ripartenza, perché riteniamo che possa dimostrare che la legge funziona e che, dunque, non abbiamo da pentirci di aver determinato un certo tipo di governance nella Rai. Il primo tema, quindi, è la grande consapevolezza del ruolo importantissimo, decisivo anche rispetto alle scelte politiche che abbiamo fatto, del direttore generale.
  In secondo luogo, proprio in quanto è stato scelto un direttore generale di primissima qualità, devo dire che saluto con favore le prime nomine fatte. A qualcuno piaceranno di più, ad altri di meno, il collega Airola ha fatto il bilancino per capire come la pensano politicamente l'uno, l'altro e l'altro ancora. Io questo esercizio non l'ho messo in atto. Ho solo dato una valutazione di primo acchito, dal mio punto di vista fondamentale, e cioè la svolta nel premiare soprattutto, se non soltanto, professionalità interne. Lo staff che è alla sua destra, che lei ha messo alla prova e che noi potremo vedere alla prova, ne è prova, ancora una volta. La scelta di professionalità interne mi pare, quindi, una cosa buona. Speriamo che si continui così. Pag. 13
  Fatta questa premessa, vengo a tre domande semplicissime. Peraltro, anch'io ho molto apprezzato il suo intervento proprio per la pragmaticità e per la stringatezza. In realtà, la precedente gestione, che pure mi ha visto contrapposto e critico, ma voglio comunque in questa sede esprimere una stima anche di tipo personale, sostanzialmente viene meno su due punti, che lei ha toccato, in uno di più, in uno di meno: il piano dell'informazione e il tema gestionale. La crisi in consiglio di amministrazione e in Commissione di vigilanza è su una serie di questioni puramente gestionali, alcuni contratti, alcuni conti, le critiche del collegio dei revisori al bilancio e così via. È evidente che da questi due punti si parte. A questa direzione, che, per quanto mi riguarda, non è la direzione ponte di un anno, ma dovrebbe avere l'ambizione di guardare lontano, si chiede di dare risposte soprattutto su questi due punti: un ordine sul piano gestionale e il piano delle informazioni.
  Sono scaramantico, ma le premesse di Pisicchio porterebbero ad altre conseguenze, e invece penso che lo debba fare, il piano dell'informazione. Con franchezza, penso, ma perché do molta importanza al Parlamento e a quest'organismo, che sarebbe il caso di ripartire con le correzioni, le attualizzazioni, i cambiamenti da fare, tutto quanto vada rinnovato, ma dal piano Gubitosi, non perché l'abbia fatto quel corso della Rai, ma perché c'è un dato: quello è un piano che ha avuto un parere da una Commissione, da questa Commissione. Si riparta da lì, lo si corregga, lo si aggiusti, lo si stravolga anche, ma si tenga presente che su quello c'è stato un parere, per chi crede ancora, e io sono tra questi, nel parlamentarismo, del massimo organismo possibile che potesse esprimersi sul piano. Mi auguro, quindi, che si parta da lì, ripeto con tutta la libertà di fare tutti i cambiamenti possibili.
  Per quanto riguarda il Contratto di servizio, ci fa molto piacere sapere che ci state lavorando, ma anche lì – le chiedo se anche da lì pensate di ripartire – c'è un atto ufficiale, ancora una volta, approvato dalla Commissione, naturalmente mai diventato atto vero, che è il vecchio contratto di servizio, su cui abbiamo fatto un lavoro, buono o cattivo, e ognuno lo può giudicare come vuole, ma non c'è dubbio che rappresenti la volontà del Parlamento. Da lì si parta, ancora una volta, con tutte le correzioni, gli aggiustamenti, tutto quello che c'è da fare, perché nessuno rimane fermo a quel che è stato fatto, ma nessuno può ritenere che quel che è stato fatto da una Commissione bicamerale non abbia alcun valore, altrimenti tradiremmo il senso stesso del lavoro che facciamo anche stasera, spero non fino a troppo tardi. Chiedo scusa se sono stato lungo.

  FEDERICO FORNARO. Credo, direttore, che lei abbia toccato molti temi – ovviamente, non tornerò su tutti – alcuni dei quali sono stati e saranno oggetto della nostra riflessione attorno al contratto di servizio. Vorrei sottolineare un paio di quelli cui lei ha accennato, come il ruolo Rai nell'alfabetizzazione digitale come elemento anche di proiezione futura, la questione dei problemi di ricezione del segnale, e i suoi collaboratori potranno confermare quanto su questo argomento in passato il sottoscritto abbia posto la questione arrivando da territori che hanno problemi gravi di mancata ricezione del segnale.
  Mi permetto di suggerire, ringraziandola per averla messa nelle priorità, l'apertura di un tavolo con Agcom e Rai Way per affrontare i nodi strutturali che ci sono da anni e che impediscono a intere parti del territorio di avere un segnale adeguato.
  Mi permetto di aggiungere un altro elemento, sintetizzabile sotto il titolo dell'educazione alla cittadinanza, che credo possa essere estremamente importante per Rai in una fase molto complessa della vita della nostra società e della nostra nazione. Sono estremamente allarmato delle cifre che ha fornito e delle proiezioni del bilancio 2018 in riferimento al canone, quindi a un disavanzo teorico, senza interventi, tra gli 80 e i 100 milioni di euro. Credo che questo debba essere oggetto di una discussione e di un confronto con il Ministro dell'economia che tarda ad avvenire. Di questo, infatti, abbiamo parlato ormai diverso tempo fa. Pag. 14
  Concludo con un'osservazione. Noi ci troveremo a settembre, di fatto, all'inizio della campagna elettorale, e qui abbiamo un problema: la legge, la par condicio scatta secondo la norma con l'inizio della campagna elettorale, che però sarà evidentemente trenta giorni prima della scadenza elettorale. Credo di non dire una novità dicendo che dal 1° settembre siamo in campagna elettorale. Questo, a mio, a nostro giudizio, carica Rai e la sua persona ancor di più della necessità che lei svolga fino in fondo un ruolo di garante del pluralismo ed eviti alcuni eccessi. Senza fare in questo caso nessun piagnisteo in anticipo, la invito a riflettere con attenzione sui dati dell'Osservatorio di Pavia, che indicano alcuni problemi, in particolare un problema di pluralismo per i più piccoli, e quindi la necessità che anche in questa prospettiva venga dato spazio ai soggetti che in questo momento risentono di una sottorappresentazione. Lo dico adesso, in questo clima, perché credo fortemente nel ruolo che la legge le ha affidato e nel ruolo della Commissione di vigilanza, che non è quello, separatamente, di andare a lamentarsi. C'è un problema di sistema e, se mi è consentito, di democrazia, per una campagna elettorale che ha pochi precedenti, perché sarà lunghissima. Credo che lei debba non solo svolgere questo ruolo, ma mettere in atto anche quello che è nelle sue possibilità perché Rai possa attraversare questa fase che la vedrà soggetto a tensione, a essere tirato per la giacchetta, come è immaginabile che sia: è un elemento che volevo sottolineare in questa sede.
  Pongo un'ultima questione per non rubare tempo ai colleghi. Vorrei capire, in qualche modo anche associandomi alla domanda che le ha fatto prima il collega Airola, nel suo disegno quale ruolo, quale funzione, quale posizionamento strategico hanno trasmissioni come Report e Presa Diretta.

  MAURIZIO GASPARRI. Sulle cose dette sarò molto sintetico.
  Per quanto riguarda la questione Fazio, ripeto qui quello che ho detto pubblicamente: direttore, al di là dello sconcerto per la cifra complessiva – anche qui ci ha ripetuto alcune letture – la pubblicità che sarebbe comunque in determinate fasce orarie. Non è che se domani lei manda in onda un altro, la pubblicità passa da 600.000 a zero. Ce ne sarebbe comunque. È anche un problema di collocazione e di fascia. È ovvio che la domenica pomeriggio o il sabato sera o in altri orari c'è più pubblicità potenziale che non la notte di lunedì. Vedremo anche il dato degli ascolti. Le fiction hanno realizzato ascolti che vanno dal 18 al 40 per cento, secondo i prodotti e dell'importanza. Fazio non ha mai raggiunto quei livelli: vedremo se è un buon investimento sugli ascolti. Là c'è il verdetto giorno per giorno, e quindi credo che sia anche un arretramento.
  Quanto al discorso che si risparmia, si fanno meno fiction, sono ancora più preoccupato. Uno dei compiti della Rai è quello di fare un investimento nella...Non ci sono la domenica. Da quanti anni vanno in onda domenica e lunedì le fiction in Rai, con la doppia puntata? Da decenni. Ci sarà stata una ragione per cui andavano la domenica e il lunedì. Garantivano degli ascolti. Vedremo. È una scelta. Dico che lo vedremo domenica per domenica. Abbiamo già preso i dati di raffronto degli anni precedenti. Aspettiamo Fazio per vedere se sarà meno.
  Anche se ci fosse rischio, che mi auguro lei smentisca, di un minore investimento nell'audiovisivo – la Rai è trainante su questo – sarebbe dannoso. Già ci sono stati tagli nel quadro generale, nelle gestioni precedenti, e lei non ne ha colpa, di revisione della spesa. Su Fazio si aggiunge quest'altra negatività. Che Discovery gli volesse dare tutti quei soldi per scomparire... Ci sono altri artisti che hanno preso dei soldi ma sono scomparsi. Crozza, da quando sta lì, non so se a Discovery, è scomparso. Non ci sono solo i soldi, ammesso che glieli abbiano offerti, c'è anche la visibilità.
  Per quanto riguarda Giletti, sono uno, direttore, che ha contestato per iscritto – troverà agli atti del consiglio di amministrazione, della direzione generale – alcune puntate in cui andava Giannino a dire delle falsità sui parlamentari e sui vitalizi, quindi non l'ho mandata a dire. Tuttavia, ritengo che fosse un programma di vasto ascolto, Pag. 15che trattava anche, a volte anche in maniera un po’ carica di toni, argomenti popolari. La sua totale soppressione mi pare sbagliata, sia del soggetto sia del programma. Poi al soggetto è stato proposto altro...come conduttore di quel tipo di programmi. Poi un editore ha tutto il diritto di dare un'impostazione sui toni e sugli atteggiamenti. Lo trovo giusto. Tra la modulazione dei toni, il livello di audio e l'azzeramento dell'audio, ho delle mie profonde perplessità.
  Per quanto riguarda la questione Rai, non sto qui a fare dei complimenti: sicuramente, lei garantisce un'esperienza... Ho contestato molto la Rai dei Merlo, dei Verdelli. Merlo non se n'è fatto una ragione, continua a insultare su Repubblica quotidianamente quelli che l'hanno criticato. Campo Dall'Orto, poverino, non era proprio all'altezza. Non so chi sia il nuovo direttore di Rai Tre. So qual era l'inadeguatezza della persona che ci era stata messa. Chiunque sia, qualsiasi cosa faccia, è meglio, come anche il coraggio di rompere questi riti capalbiesi, per cui, se uno è amico degli amici degli amici, fa il direttore, indipendentemente dalla competenza.
  Mi chiedo, però, sul piano del pluralismo, direttore, quali saranno le garanzie. Furono soppressi da gestioni precedenti i talk show che garantivano un aumento di pluralismo. C'era una Rai un po’ monocolore sotto questo profilo. Mi auguro che lei sappia ripristinare un'offerta plurale, che è fondamentale per un ascolto vasto della Rai, che viene vista da tutti e da tanti, anche perché vedo che Veltroni, nonostante i fallimenti di ascolto – non sarà più parlamentare, ma è un politico – ha pure la replica su Rai Tre di quella specie di documentario che ha devastato gli ascolti di Rai Uno dopo aver devastato il sabato sera in prima serata. Ora si replica... Adesso gli fanno anche il cineforum, a Veltroni, perché c'è anche il film che sceglie lui dopo il documentario. Ho sentito parlare di un programma del collega parlamentare Fava. Andrà in onda su quale rete? È un parlamentare in carica. Io pure vorrei fare un programma. Sono giornalista professionista dal 1985. Se è caduta questa barriera, lo faccio gratis. Se lo fa Fava... Io non l'ho mai proposto, perché vedevo un'incompatibilità di ruoli. Se è caduta questa barriera, me lo faccia sapere, lo dirò pure in Commissione di vigilanza. Ovviamente gratis. Per quanto riguarda il pluralismo, quindi, occorre uno sforzo maggiore da parte della sua direzione rispetto ai monocolori ultimi.
  Mi avvio a concludere rapidamente con due cose.
  Si è lamentato un po’ dei soldi perché hanno messo in bolletta il canone, poi per fare demagogia è stato abbassato, e alla fine lei ci ha fornito quei numeri. Poi ci sono gli anni, con i diritti sportivi, il calcio, le olimpiadi. C'è un problema di dumping della pubblicità di Rai. Spero, anzi, che la Commissione se ne occupi, come aveva deciso di fare in occasione del rinnovo della concessione. La Rai può recuperare. Si è negato che ci sia più dumping. Parlo di un problema storico. Lei è appena arrivato, non c'entra. Veda un po’, perché se la Rai svende la pubblicità, può finanziarsi vendendola al prezzo giusto, e quindi i conti quadrano. Nel passato, questo problema c'è stato. Su questo tema penso che anche noi dovremmo investigare.
  Ultima cosa e ho finito: il piano news, lo faccia per l'autunno, lo faccia con calma. Lo stralcio ad personam... Anch'io ho un sacco di gente che mi piacerebbe... Faccia uno stralcio per questo, per quell'altro... Non c'è il piano ad personam, per cui si deve fare il web, Tizio, Caio, anzi sono meravigliato di questa sponsorizzazione politica. Poi ci sono le elezioni imminenti, può darsi che ci siano giornalisti che hanno in mente candidature, altre cose, è legittimo, ci mancherebbe altro. Sconsiglierei sotto il profilo dei redditi, ché il vostro tetto è molto migliore del nostro, e anzi coi tempi che corrono lei sa... Non credo, però, che si possa stralciare il piano del digitale ad personam. Faccia il suo piano, e anzi credo che ci voglia equilibrio e saggezza. Non sono un apologeta del piano Gubitosi: faccia qualcosa di nuovo, non sia condizionato dal passato e non si dimentichi del pluralismo, che credo sia essenziale.

  FRANCESCO VERDUCCI. Comincio anch'io salutando il direttore generale e facendogli Pag. 16 i migliori auguri per un lavoro importantissimo, di grande responsabilità, che lo attende. La sua è una figura molto autorevole. Ci sono tutte le condizioni per fare bene. Vale il lavoro fatto in questi anni alla guida di testate così importanti.
  Parto, direttore, da alcune considerazioni, secondo me molto significative, proprio per il discorso che oggi stiamo facendo, che poi attiene fondamentalmente a come rafforzare, rilanciare il servizio pubblico e ampliarne il perimetro e la centralità nell'interlocuzione con la società italiana, alcune affermazioni che lei ha fatto a margine del varo dei palinsesti a fine giugno di quest'anno. Lei ha detto che nei nuovi palinsesti ci sarebbero state più ore di informazione. Questo mi pare e deve essere un obiettivo fondamentale, non solamente una constatazione. L'informazione è, comunque, il cuore del servizio pubblico. Dico di più: l'informazione è quella che permette al servizio pubblico di avere credibilità, e quindi deve valere anche su una buona mediazione. Viviamo nel tempo della disintermediazione, che molto spesso porta con sé la proliferazione di fake news dannosissime per la formazione di una corretta opinione pubblica. Una buona informazione è quella che riesce a contrastare le fake news, che sono pericolosissime.
  Poi lei ha detto stop alla spettacolarizzazione di cronaca e politica. Trovo in questo un punto molto importante, perché significa anche una cesura molto netta con un modello, quello delle TV commerciali, che ha finito negli ultimi trent'anni per sovrastare anche la Rai, facendole perdere identità, funzione, credibilità. Bisognerebbe che il servizio pubblico riconquistasse un suo modello originale. Questo è urgentissimo e attiene, anche con la transizione a quella media company e alla capacità di essere presente da protagonista non solo sul Web, ma in tutto quello che riguarda il digitale, alle funzioni dell'azienda, su cui qui molto spesso abbiamo interloquito con il suo predecessore.
  Vengo ad alcuni punti molto brevemente.
  Il primo che tocco, tra questi punti, perché auspico che sia il punto fondamentale del suo mandato, del mandato della sua direzione, è quello che riguarda i lavoratori in Rai. In Rai ci sono migliaia di lavoratori che non hanno a pieno valorizzazione, che non hanno riconosciuta a pieno la loro figura professionale. Ci sono migliaia di precari, migliaia di atipici, molto spesso finte partite Iva, che però svolgono a tutti gli effetti un lavoro subordinato. Sotto la categoria della figura del programmista regista, in realtà, c'è una selva enorme di lavori, molto spesso sottopagati, che mandano avanti l'azienda. Penso, direttore, che sarebbe davvero fondamentale che questa direzione desse un segnale fortissimo e si desse un piano per il recupero, la valorizzazione, il riconoscimento di queste figure, che stanno mandando avanti la Rai con grande capacità e molto spesso in maniera disconosciuta.
  Il secondo punto che voglio toccare è quello – ne abbiamo parlato – del piano news. Lo attendiamo con grande urgenza, un'urgenza che non permette che ci siano ulteriori tempi lunghi, perché questa Commissione vigilanza aspetta questo piano da troppo tempo. Lei ha ricordato quello che è avvenuto in consiglio di amministrazione, che ha portato poi anche alla sua direzione. Intendo dire solamente che, se aspettiamo con urgenza questo piano, e concludo, aspettiamo un piano che sia complessivo. Non possiamo avere un piano spacchettato, non condivido ipotesi di stralcio. Aspettiamo un piano complessivo. Soprattutto, penso che dobbiamo qui rimarcare – voglio rimarcarlo – un'indicazione che è venuta da questa Commissione di vigilanza, cioè andare in maniera molto netta verso l'accorpamento delle testate, verso la riduzione delle testate, nel mio auspicio anche verso un'unica news room a regime, quando sarà.
  Concludo davvero brevissimamente su altri tre punti.
  Uno lo cito solamente: il sostegno alla produzione dell'industria dell'audiovisivo come asset fondamentale per il suo lavoro in azienda.
  Quanto agli altri due, non meno importanti, lei avrà visto come nella Convenzione abbiamo voluto mettere l'accento sull'offerta Pag. 17 televisiva, ovvero sulla possibilità di rimodulare i canali non generalisti. La reinvenzione dell'offerta televisiva è fondamentale per il rilancio dell'azienda.
  Da ultimo, c'è il tema della trasparenza, introdotto grazie a una legge che abbiamo approvato in questa legislatura, che porta con sé tutta la questione anche del tetto agli stipendi, ma non solo. Porta con sé anche la necessità dell'apertura, il contrasto ai monopoli dei produttori e degli agenti. Su questo concludo dicendo che aspettiamo, direttore, da troppo tempo un codice interno di autoregolamentazione che finalmente dica chi fa che cosa e qual è lo stipendio che prende in base alle funzioni e alle cose che fa, in modo che con grande trasparenza questo porti a un vantaggio di reputazione per la Rai e finalmente cessi quel dibattito che fa perdere alla Rai molta credibilità agli occhi dell'opinione pubblica sul perché alcuni, facendo alcune funzioni, prendono alcuni stipendi e altri, invece, ne prendono altri, diversificati, senza sottostare a un criterio che tutti li possa unificare, uniformare, dando appunto all'azienda la reputazione e la credibilità che le sono necessarie.

  GIORGIO LAINATI. Direttore generale, mi fa piacere rivolgerle anche a nome mio, come vicepresidente di questa Commissione, un sincero augurio di buon lavoro. D'altronde, la sua nomina è stata salutata da un consenso non totale, ma ampio delle forze politiche rappresentate in Parlamento in quest'importante Commissione. Nel suo intervento ha citato l'incontro della fine di giugno che abbiamo avuto con la presidente Maggioni e con il consiglio di amministrazione. Vorrei ricordare a lei, alle colleghe e ai colleghi della Commissione che proprio è stato un autorevole ex dirigente della Rai, oggi consigliere di amministrazione, Carlo Freccero, a rivolgere a questa Commissione in quell'occasione quello che lui ha chiamato giustamente un appello affinché la politica fosse in grado di sostenere la richiesta del servizio pubblico di mantenere tutte quelle figure importanti e prestigiose che hanno caratterizzato il binomio Rai e successi televisivi in questi ultimi anni. In questa richiesta del consigliere Freccero si può rappresentare, a mio avviso, la scelta che lei e il consiglio insieme avete fatto per mantenere nell'ambito del servizio pubblico la persona di Fabio Fazio.
  Vorrei ricordare a lei e a tutti noi che molte forze politiche rappresentate in questa Commissione, e nel Parlamento in genere, periodicamente, quando sono infastidite da certi successi della Rai iniziano a minacciare presentazione di proposte di legge sulla privatizzazione, come è già accaduto in passato. Questo è un po’ il problema di fondo. Mentre c'è chi lavora per mantenere questo prestigio, più o meno pieno di luci e ombre, del servizio pubblico, che dura quantomeno da sessant'anni, poi c'è una componente un po’ di guastatori, o comunque legittimamente credo che costoro dovranno andare davanti ai cittadini elettori, caro presidente, e proporre nel corso della campagna elettorale un progetto, un programma politico sull'eventuale collocazione del servizio pubblico in un totale ambito privato, in un parziale ambito privato, ricordando la situazione del panorama pubblico e privato del nostro Paese perlomeno da un quarantennio. Questo è un problema politico che viene costantemente accantonato, poi evocato per interesse di parte, ma che in realtà è un problema di fondo che permane in tutta la sua complessità sul fatto che la Rai debba o meno continuare a essere la più grande azienda che produce cultura e informazione in questo Paese o meno. Questo è un fatto.
  Per quanto riguarda la vicenda Giletti, vorrei ricordare – lo dico quasi da giornalista – che deve essere un puro caso, presidente, direttore, che l'elenco dei critici corrisponde esattamente a quello degli ospiti fissi del medesimo programma. Sono andato a rileggere le prese di posizione di vari esponenti di molte forze politiche, e combacia perfettamente con quello degli ospiti fissi. Forse, c'è un piccolo, modesto, semplice conflitto d'interesse nelle critiche a questa vicenda.
  Vorrei, peraltro, esprimere un vivo apprezzamento, direttore, per il fatto che lei ha segnato un netto e dovuto e importantissimo cambio di rotta rispetto ai due Pag. 18predecessori. I due predecessori, due personaggi, uno proveniente dal mondo finanziario – ricordiamo che il dottor Gubitosi era l'autorevole esponente di un importante gruppo finanziario internazionale, la Banca d'America e d'Italia – e il dottor Campo Dall'Orto, uno studioso della televisione. Rispetto a costoro, lei ha fatto finalmente una cosa importantissima: ha esaltato le risorse interne. Avendo per molti anni diretto i più importanti telegiornali del servizio pubblico, ha potuto constatare una cosa che in questa Commissione diciamo tutti da innumerevoli anni, cioè che, tra i 1.600 giornalisti Rai, ci sono bravissimi professionisti in grado di guidare le testate importanti del servizio pubblico. Questo mi sembra un fatto positivo, che si ascrive a suo totale merito. Allo stesso modo, avendo questo ruolo di vicepresidente da quasi dieci anni, vorrei ricordare che è vero, caro direttore, che del piano Gubitosi abbiamo preso atto, e non solo. Vorrei anche ricordare a tutti noi che il piano Gubitosi è quello che ha scatenato le ire interne del servizio pubblico più forti e determinate, proprio perché parlava di accorpamento e simili.
  Sono molto felice che un giornalista, come me e come tanti altri colleghi che siedono in questa Commissione, abbia da una parte la grande responsabilità, ma sono certo anche la grande capacità, per trovare un giusto compromesso con i tempi che ha giustamente richiesto su una cosa davvero estremamente complessa. Mettere d'accordo, infatti, tutti i soggetti interessati a un piano di ristrutturazione delle news è ai limiti dell'impossibile, ma noi confidiamo nelle sue capacità.
  Mi consenta un'ultima annotazione...

  PRESIDENTE. Ha sforato.

  GIORGIO LAINATI. Stranamente. Io sono sempre nei tempi.
  Le chiedo scusa e termino qui.

  LUIGI D'AMBROSIO LETTIERI. Direttore, buonasera e tanti auguri. Credo che lei abbia bisogno di molti auguri, per due ordini di motivi: per tutti quelli che sono stati ricordati da chi mi ha preceduto in relazione alla difficile e onerosa eredità che riceve dal passato recente e meno recente; perché un profilo professionale così qualificato e autorevole merita di approdare a quegli obiettivi che in questa Commissione in modo reiterato abbiamo più volte considerato, indicato, vorrei dire indipendentemente dalle sensibilità e dalle posizioni politiche, con il forte ed esclusivo auspicio di consegnare al nostro Paese un servizio pubblico adeguato ai tempi e con una mission assolutamente nuova, che ancora stenta a decollare nonostante i buoni propositi anche di chi l'ha preceduta.
  Non devo formulare nuove domande. I miei colleghi sono stati molto bravi nel focalizzare i punti centrali. Peraltro, devo dire che con un apprezzabile pragmatismo li ha presentati lei nella sua sobria ed efficace relazione di presentazione. Indubbiamente, mi fa molto piacere che sia partito con un'attenzione rivolta alla tutela dei talenti interni all'azienda, che non devono scappare via. Lo ha detto lei, e mi compiaccio per questa rinnovata attenzione.
  Certamente, lo schema di Contratto di servizio rappresenta un po’ uno spartiacque. Lo attendiamo con ansia. Offriremo senza pregiudizio alcuno tutto il nostro contributo per quello che è nelle competenze della Commissione.
  Allo stesso modo, spero che nei tempi e nei contenuti anche il piano news e il portale possano consegnare risposte definitive a un'attesa che esiste nel Paese, che la Commissione di vigilanza cerca, da par suo, di spingere in una direzione di maggiore concretezza, che purtroppo da un po’ di anni non siamo riusciti ad apprezzare.
  Ho apprezzato molto il riferimento alla necessità di un cambio della mission del servizio pubblico e, dentro questo cambio della mission, la priorità che lei intende dare al processo di alfabetizzazione digitale anche sulla base delle recenti dichiarazioni di Cardani.
  Mi fermo, in conclusione, su un punto, direttore, ed è quello del metodo di lavoro.
  Lei è persona molto stimata. Non penso che i colleghi che hanno parlato prima di me e quelli che fuori da questa Commissione Pag. 19 le hanno rivolto pensieri di stima e di considerazione, abbiano voluto compiacerla. Viene apprezzata la sua sensibilità, la sua competenza, la sua storia.
  Mi permetto di suggerirle di aiutare un percorso in Rai che ripari i danni prodotti dalla politica. Io non ho votato la legge di riforma della Rai, che considero una pessima legge. Credo che chi l'ha preceduta abbia patito le conseguenze di quella legge, perché l'eccesso di sovraesposizione che talvolta ha portato a un carico e a un sovraccarico di responsabilità sui precedenti direttori generali è la conseguenza di un consiglio di amministrazione che ha tradito la sua funzione di essere specchio di un Parlamento e ha finito con il diventare, per volontà della legge, e quindi di un legislatore, che è stato sciatto e distratto, un orpello, un organismo ornamentale. Credo che, alla fine, la bocciatura del piano news sia un po’ il sassolino che si porta via dalla scarpa per essere stati un po’ marginalizzati e non riconosciuti in una funzione. Consiglio a lei, direttore, di attingere al cospicuo serbatoio di equilibrio e di saggezza perché possa ricucirsi il rapporto tra la direzione generale e il consiglio di amministrazione. Mi farebbe piacere, ove lo dovesse ritenere, direttore, che mi faccia conoscere il suo pensiero in relazione a quanto ha affermato un consigliere di amministrazione. Il collega vicepresidente Lainati poc'anzi faceva riferimento alle dichiarazioni di un consigliere di amministrazione. Faccio riferimento alle dichiarazioni di Paolo Messa, che ha reso pubbliche anche a questa Commissione numerose e gravi criticità, che penso rappresentino un punto oscuro per quanto riguarda gli aspetti gestionali, che sono convinto potranno formare oggetto di una spinta in più per raggiungere quei livelli di trasparenza, di pluralismo e di efficienza che tutti noi ci attendiamo.

  LORENZA BONACCORSI. Sarò davvero breve, perché sono stata preceduta dagli altri miei colleghi del mio partito, che hanno tracciato delle linee che condivido. Vorrei ovviamente associarmi a tutte le parole di benvenuto.
  Vorrei soltanto mettere l'accento su un ragionamento partendo dalle sue parole dell'introduzione. Credo che nelle prossime settimane andiamo ad affrontare due pilastri, fondamentalmente, di quello che poi sarà il servizio pubblico: il contratto di servizio e il piano delle news. Giudico particolarmente interessante ciò che ha accennato rispetto a uno dei punti che sarà trattato nel contratto di servizio, che è quello dell'estensione del perimetro del servizio pubblico affidato a Rai. Credo che questa Commissione abbia fatto un ragionamento importante nei mesi scorsi, ma che questo ragionamento debba essere continuato, ovviamente nella discussione che faremo nel Contratto di servizio, ma mi piacerebbe capire un po’ meglio le linee di indirizzo che il suo operato vuole svolgere nel prossimo Contratto di servizio.
  Peraltro, ho sentito che il tasso di rinnovamento rispetto all'anno precedente nei palinsesti è del 25 per cento. Credo che questo debba raccontare, o debba rappresentare la nuova impostazione dell'estensione del perimetro del servizio pubblico. Credo che sia uno dei temi più importanti. È uno dei più importanti, sempre da lei ha accennato, rispetto all'alfabetizzazione digitale, ad esempio. Un percorso dalla precedente direzione generale è stato fatto, credo un percorso importante. Credo che non vada assolutamente persa quella direzione, anche perché – lo ricordava lei – siamo uno dei Paesi più indietro da questo punto di vista. Sicuramente, manteniamo ferma l'idea che Rai e il servizio pubblico possano fare molto da questo punto di vista.
  Arrivo brevemente al secondo pilastro delle prossime settimane di lavoro, che è quello del piano news. Condivido la posizione dei miei colleghi sul tema del mantenimento di un piano complessivo. A maggior ragione avendo come punto di riferimento l'estensione del perimetro del servizio pubblico, ritengo che sia totalmente sbagliato operare uno stralcio rispetto al tema del digitale, ma sia meglio mantenere un'ottica complessiva. Credo che quello del pluralismo sia un tema fondamentale. Penso che il pluralismo non sia la mera rappresentazione Pag. 20 di tutte le posizioni presenti, ma che debba essere una sintesi e la manifestazione di una capacità del servizio pubblico di rappresentazione generale, e seria e definita, dell'informazione. Credo che su questo si debba lavorare il prima possibile nei prossimi settimane e mesi.

  MARIASTELLA GELMINI. Pongo tre questioni molto rapide.
  La prima è già stata toccata, ed è il tema della valorizzazione delle risorse interne. Ogni relazione dei direttori che si succedono ha, ovviamente, un punto che fa riferimento alla necessità di valorizzare le risorse interne, ma credo che sia arrivato il momento di declinare concretamente. Le va dato atto che le prime scelte sono andate nella direzione degli interni, ma occorre fare in modo che sempre di più un'azienda che rappresenta un patrimonio per il Paese, come la Rai è, veda al centro il merito, la competenza e la professionalità, e quindi che si restituisca fiducia, speranza nel futuro alle persone che in Rai sono cresciute e che molte volte sono state messe da parte.
  Il tema della valorizzazione degli interni va di pari passo anche con il riferimento alle sedi territoriali Rai. Giustamente, prima il collega Peluffo faceva riferimento alla sede di Milano. Troppe volte, le promesse sono state tradite. In realtà, credo che le sedi territoriali abbiano una loro valenza, rispondano a un'esigenza di informazione regionale, e quindi occorre un di più di attenzione. Forse anche visitare queste sedi, ridare centralità a chi qualche volta si sente abbandonato, può essere un fatto importante.
  Francamente, trovo la scelta su Giletti a oggi immotivata.
  Ritengo che il pluralismo verrà messo alla prova da settembre in poi, quando si succederanno molte scadenze politiche, compreso il referendum. Vorrei porre l'accento anche sulla necessità di informare laddove in alcune regioni si svolgerà una consultazione referendaria che riguarderà comunque alcuni milioni di cittadini, che hanno il diritto di conoscere, non solo attraverso le sedi regionali, ma anche attraverso la TV di Stato, i contenuti di cui ai referendum.
  Pisicchio faceva riferimento alla pedagogia democratica. Non so se quest'espressione sia felice: certamente, è stato un po’ trascurato nella sua relazione il riferimento a Rai Educational, che credo invece sia un ambito particolarmente rilevante. Se la Rai vuole sempre di più evitare la spettacolarizzazione e fungere da servizio pubblico, credo che debba essere sottolineato il tema della valorizzazione dei beni culturali, della ricerca, dell'innovazione. Non ho visto un'attenzione forte su Rai Educational. Credo che si possa fare molto. Da lei ci aspettiamo una parola su questo.

  FABIO RAMPELLI. Intanto, auguri di buon lavoro al direttore.
  L'esistenza del servizio pubblico radiotelevisivo è una tipicità europea, è una grande opportunità, che ha accompagnato il processo di democratizzazione del continente. La salvaguardia della libertà anche nella formazione delle opinioni, la dobbiamo in modo prevalente a questa caratteristica, che non è estesa su tutto il pianeta. La Rai – lo dobbiamo riconoscere – ha avuto dei meriti fondamentali nella formazione di una coscienza civile, e anche nella capacità di tenere unito un Paese che era di fatto culturalmente frammentato, talvolta anche in maniera violenta e radicale. Il servizio pubblico, però, non è un'astrazione. Ciascun italiano deve avere la possibilità di continuare a formarsi liberamente le proprie opinioni. Voglio ragionare su questo con lei, direttore, perché so intanto che è persona sensibile, come ha già dimostrato nella sua professionalità, e di questo abbiamo parlato nelle diverse occasioni in cui abbiamo potuto ascoltarla come direttore del TG1. Ora, la nozione di servizio pubblico deve comunque per questo motivo – qui volevo arrivare – saldarsi con il concetto di pluralismo. Non c'è servizio pubblico se non c'è il pluralismo delle opinioni e del sentimento culturale diffuso. I cittadini devono conoscere tutte le opinioni per determinarsi nel loro libero convincimento.
  Non c'è alcun desiderio di mettersi a fare la morale sulla suddivisione dei secondi, sulla nota querelle sul minutaggio, sulla par condicio in campagna elettorale. Pag. 21Vorrei che si ragionasse di altro, perché di altro ragiona il mondo. Abbiamo delle questioni epocali di fronte a noi. Anche di queste parliamo in Parlamento, parliamo in Commissione di vigilanza.
  Sono questioni rispetto alle quali le antiche ormai categorie di destra e di sinistra sono del tutto insufficienti come filtro per la lettura di questa realtà. Non credo che la globalizzazione possa definirsi di destra o di sinistra. La perdita dell'identità e delle differenze che hanno animato, costruito città e imperi, non è di destra, non è di sinistra. La fine delle certezze economiche non colpisce la destra, non colpisce la sinistra. La messa in discussione delle diversità biologiche, antico precetto che è valso fino a ieri l'altro, colpisce la destra e la sinistra. Allo stesso modo, il rapporto tra etica e scienza è delicatissimo, coinvolge le sensibilità più profonde di ciascuno.
  Le opinioni, da questo punto di vista, si devono legittimamente sviluppare in maniera articolata e diversa. Quando ci si riferisce al pluralismo – anche di questo abbiamo parlato precedentemente – lo si deve fare non per capire se c'è un equilibrio tra i vari partiti presenti in Parlamento, ma piuttosto se c'è un equilibrio da un punto di vista culturale nelle modalità scelte dal servizio radiotelevisivo pubblico per raccontare il Paese e le sue sensibilità.
  A mio giudizio, non c'è, non c'è stata, spero che lei possa rappresentare da questo punto di vista un punto di svolta. Possiamo prendere a pretesto le modalità con le quali alcuni episodi sono stati raccontati recentemente dalla Rai, per esempio l'immigrazione, attraverso una fiction televisiva incentrata su Lampedusa, che ha anche portato male al sindaco allora in carica, che quindi possiamo definire l'ex sindaco; il modo in cui sono state raccontate le elezioni americane e l'ascesa di Donald Trump, l'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America. Talvolta, i corrispondenti sono stati davvero faziosi, fastidiosamente faziosi, o comunque scarsamente informati nella sostanza, perché nella sostanza sono state fatte anche delle gaffe; la questione del Venezuela, per parlare ancora di geopolitica, che la Rai ha attenzionato di recente, forse troppo di recente; le informazioni economiche che non dicono che l'Italia cresce meno della Romania e della Spagna, che pure dovrebbe essere un argomento su cui discutere; i dati dello Svimez sul Mezzogiorno, non questioni di carattere meramente nozionistico.
  C'è, di fatto, una frattura evidente. Negli ultimi otto anni, abbiamo perso 1.750.000 persone, che sono emigrate dal sud verso il nord o verso altri Paesi, anzi verso l'estero, di cui quasi 600.000 sono giovani e oltre 300.000 sono laureati. Sono fenomeni clamorosi di portata significativa a livello sia nazionale sia internazionale. Le risposte che abbiamo avuto, sempre per parlare non solo di pluralismo politico, ma di pluralismo culturale, si rappresentano attraverso la definizione della gestione del referendum consultivo sulla riforma costituzionale. C'è stata una sostanziale renzizzazione della Rai, che ci preoccupa per questi motivi.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. Concludo. Vale la pena ricordare che, quando il centrodestra è stato al governo del Paese, un'intera rete e diverse testate erano in aperto dissenso con chi aveva ottenuto il potere di gestire, in buona sostanza, il Paese intero. C'è un pluralismo del pensiero e c'è un pluralismo delle persone. Penso che debba cessare una sorta di apartheid rispetto a profili professionali elevatissimi, che sono stati invece messi negli sgabuzzini della Rai fin qui. Confidiamo, rinnovandole gli auguri di buon lavoro, nella sua capacità di rappresentare un punto di svolta. Come abbiamo potuto constatare, gran parte delle questioni citate nella rappresentazione, nel racconto del Paese, non ha portato bene, cioè non è più sufficiente, molto semplicemente, cercare di procedere con il paraocchi per tentare maldestramente di condizionare. Talvolta, si ottiene l'effetto esattamente contrario. È per questo che confidiamo in una Rai che possa rappresentare, come è stato per tanti anni, un pluralismo sostanziale, capace di rispettare la libertà di opinione dei cittadini.

Pag. 22

  PRESIDENTE. Direttore, vorrei farle io tre domande. La prima è sul conflitto d'interessi degli agenti in riferimento all'atto generale d'indirizzo che abbiamo incardinato in Commissione. Siccome lei ci ha indicato un punto che trovava problematico, vorrei comprendere, non entrando nel provvedimento, se convenga, almeno con l'inizio dei lavori della Commissione, che questo del conflitto d'interesse degli agenti sia un problema in Rai o la possibilità di un problema, al di là dei punti specifici. Giustamente, abbiamo appreso formalmente il suo spunto su quella parte del provvedimento, ma vorrei capire espressamente se ci sono problemi e se c'è del conflitto d'interessi in Rai con il problema degli agenti. Questo è il primo punto per capire se proprio da parte sua ha qualche informazione di conflitto d'interessi.
  Abbiamo chiesto in Commissione il piano news del direttore generale Campo Dall'Orto e non ci è stato mai trasmesso. Siccome lei, oltre a essere direttore generale, per la nuova legge è anche di fatto amministratore delegato e siede nel consiglio di amministrazione, come Commissione tutta reiteriamo ufficialmente quella richiesta avanzata all'unanimità dalla Commissione di vigilanza. Abbiamo avuto e lavorato sul piano Gubitosi. Volevamo il piano elaborato da Campo Dall'Orto e presentato in Commissione e in consiglio di amministrazione: lo chiediamo nuovamente. In terzo luogo, sa bene che in Rai ci sono circa 1.800 giornalisti e che la Rai deve fare un servizio di informazione all'avanguardia, che sia onesto intellettualmente, che sia professionale, che sia di pluralismo dell'informazione, ma senza dubbio, come è stato più volte detto qui, anche di pluralismo culturale.
  Adesso, però, voglio un attimo soffermarmi sul pluralismo dell'informazione in sé stesso.
  A settembre, inizierà una campagna elettorale che ci porterà alle elezioni del 2018. È chiaro che formalmente non inizierà, perché probabilmente inizierà 40 o 60 giorni prima della data delle elezioni, ma ci vuole una grandissima onestà intellettuale, una grandissima professionalità, perché già sappiamo che le tensioni saranno tantissime, e meno questa Commissione dovrà fare interrogazioni, meno lamentele avrà, meno e-mail riceverà, più vorrà dire che la Rai starà facendo un servizio buono, un servizio ottimo. Io auspico questo. Con 1.800 giornalisti, in Rai l'onestà intellettuale deve essere ai massimi livelli, l'attenzione ai massimi livelli, la professionalità ai massimi livelli. Dobbiamo arrivare a una campagna elettorale anche con gli scontri, con i dibattiti, ma sereni, in un servizio pubblico che sia sempre terzo, competente e professionale, al di là di ogni pressione e di ogni lamentela. Se il servizio pubblico riesce a lavorare in questo modo, diventa autorevole, capace di essere un attore terzo e rispettare i cittadini che pagano il canone. Infine, sono preoccupato anch'io del bilancio che lei ci fa in previsione anche del 2018. Alla Rai sono arrivati dei soldi in più, molti soldi in più. Allora, ci chiediamo che cosa diventi, un nuovo pozzo nero in cui si mette e ritroviamo di nuovo i bilanci in perdita nonostante un'aggiunta di risorse? Non sono d'accordo col destinare parte del canone ad altre attività. Dico che, se il canone va pagato, va pagato tutto, 100 euro, 113 euro, 90 euro, e va usato tutto per la Rai, non per altre attività, come fa il Governo e io non condivido. Avete avuto molte più risorse, negli ultimi due anni, che devono trovare una collocazione nel bilancio perché riusciate a non andare in perdita.
  Il 2018 è anno pari, ci sono i Mondiali di calcio, c'è la previsione della spesa sui diritti, che sappiamo essere senza dubbio un bagno di sangue, ma chiedo attenzione a un bilancio che a mano a mano è andato maggiormente sistemandosi. Soprattutto, anche il debito finanziario negli ultimi anni è calato molto. Se non sbaglio, partivamo da –400 e siamo a –130-150 milioni di euro. I conti sono migliorati: attenzione, anche con le nuove risorse, a non sprecarle e a dare loro senso.
  Do la parola al direttore Orfeo per la replica.

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Cercherò di fare un po’ di ordine. Aggiornerò il mio curriculum vitae a beneficio Pag. 23 del senatore Airola. Negli anni, si è evoluto il mestiere di direttore, che non è soltanto quello che impagina il giornale o il telegiornale, ma anche quello che gestisce, insieme con l'azienda, bilanci, risorse, numeri. Essendo stato direttore per 15 anni, 7 al Mattino di Napoli, due al TG2, due a il Messaggero di Roma e quattro e mezzo al TG1, penso di avere un'esperienza anche in campo amministrativo. Anche se non compare nel curriculum, c'è. Poi spero che lei abbia chiesto anche a quelli che non erano editoriali quali fossero le loro esperienze editoriali, ma degli altri non ci interessa... Vado avanti.
  Uso un po’ lo schema Airola, perché ha fatto tante domande, e quindi mi aiuta ad allacciarmi alle domande che hanno posto gli altri commissari.
  Relativamente ai tempi ragionevoli del piano news, con l'auspicio che ho detto in premessa di portare il Contratto di servizio tra fine settembre e inizio ottobre alla valutazione di questa Commissione, subito dopo ci metteremo a lavorare sul piano dell'informazione. Sono consapevole dell'urgenza di questo piano, sono consapevole dell'attesa, magari maggiore nei miei confronti, in quanto giornalista, ma visti anche i tempi dei piani precedenti, sarei o troppo presuntuoso o troppo superficiale se dicessi che domani faccio il piano news. I tempi ragionevoli saranno i tempi che servono per fare un lavoro, come viene chiesto da molti di voi, fatto bene, che coniughi l'aspetto giornalistico, informativo, editoriale, con quello industriale. Ovviamente, la razionalizzazione, la fusione, quello che andremo a fare, dopo averlo scritto sulla carta, lo dovremo fare da un punto di vista di processo industriale. Nel piano ci sarà spazio per Rai24 e per la Gabanelli? C'è spazio per il portale Web, sicuramente, che sarà un pezzo importante, fondamentale del piano news, non c'è dubbio. Non potrebbe essere diversamente, altrimenti, anziché andare nel futuro, andremmo nel passato. Siamo già in ritardo da un punto di vista del Web e di Internet. Ce l'ha ricordato Cardani, ma col rispetto che si deve al presidente dell'Agcom, ce ne siamo accorti anche noi che siamo in ritardo dal punto di vista Web. Ci sarà spazio per Milena Gabanelli? Milena Gabanelli è stata assunta come vicedirettore al digital, il portale web che nascerà sotto la sua responsabilità. Sono convinto che Milena Gabanelli potrà fin da ora, in forme diverse da quelle di Rai24 – avete ricordato anche voi che la concessione oggi non ci consente di creare nuove direzioni di testata – mettere al servizio dell'azienda e del web dell'azienda la sua esperienza, la sua professionalità e la qualifica con la quale è stata assunta. Milena Gabanelli – ci tengo a dirlo – è una risorsa, è un patrimonio della Rai. Anche se è stata assunta da poco, è stata sempre un collaboratore atipico storico della Rai con...

  ALBERTO AIROLA. Solo per capire: non Rai24 e Gabanelli. Questo non è detto.

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Quando ci sarà Rai24, ci sarà la Gabanelli.

  ALBERTO AIROLA. Potrà esserci una Rai24.

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Certo. Nel piano news ci sarà sicuramente un portale web, che si chiamerà Rai24, Rai25, lo potremo chiamare come ci pare, ma è quello. Ripeto, ci tengo a dire che per me – di questo parlerò con lei personalmente – ci potrebbe essere un impegno immediato della Gabanelli sul fronte web per mettere subito a fattor comune quello che lei ha fatto in questi sei mesi. C'è un sito rainews.it, di cui parlerò con Milena, che ripeto è una risorsa importante della Rai e che ha la mia stima e apprezzamento per quello che ha fatto in questi sei mesi e per quello che ha fatto nella sua storia professionale.
  Fazio ha salvato l'azienda. Era chiaramente una provocazione, un eccesso, quello della presidente Maggioni, per dire però una cosa vera. Non abbiamo citato Alberto Angela, per esempio. Abbiamo parlato tanto di divulgazione, di pluralismo, di approfondimento culturale, ma quando sono arrivato, il 9 giugno, alla Rai, a viale Mazzini – Pag. 24ero già a Saxa Rubra e mi sono trasferito da Saxa Rubra a viale Mazzini – stavamo perdendo alcuni talenti nati e cresciuti nella Rai, che fanno parte della storia recente della Rai, e penso che faranno parte del futuro, della storia futura della Rai. Trattenere Fazio, Angela e altri, secondo me, è stata un'iniziativa, una decisione giusta, che non ha fatto perdere valore alla Rai e che potrà dare nuovo valore alla Rai. Quella di Fazio è una scelta editoriale. Noi pensiamo, io penso che Fazio sia un grande talento, che possa fare molto bene su Rai Uno, che la valorizzazione da Rai Tre a Rai Uno porti sulla rete ammiraglia del servizio pubblico un linguaggio nuovo, una nuova identità, nuovi riferimenti culturali, e quindi credo sia una decisione strategica. Peraltro – faccio una piccola aggiunta – questa decisione strategica ci porterà anche dei guadagni. Credo che stasera abbiamo fatto un'operazione di verità su dei numeri. In queste settimane sono usciti dei numeri al lotto, come si dice a Napoli. I numeri sono quelli che vi ho letto io. Il contratto è stato firmato venerdì, Fazio guadagna 10.000 euro in meno dell'anno scorso facendo più programmi, passando da Rai Tre a Rai Uno, che è una valorizzazione in sé. Il prezzo medio di quella serata costa 450.000 euro, a fronte di un ricavo pubblicitario previsto di 615.000. Il contratto con Fazio è quadriennale, ma quello con l'appalto di produzione sarà di un anno. Penso che sia un grande affare per la Rai. Penso che sia soprattutto un grande affare per il servizio pubblico portare Fazio a 32 serate, la domenica sera, in prima serata e 32 il lunedì sera in seconda serata.
  Così è una scelta editoriale quella di Giletti, il quale ho letto oggi che andrà a La7. Gli faccio un grande in bocca al lupo, tanti auguri. Massimo Giletti è un signor professionista. Ho detto ai palinsesti – qualcuno lo ha ricordato, lo ribadisco qui – che non mi piace l'informazione urlata, l'informazione spettacolarizzata. Ritenendo Giletti un signor professionista, gli abbiamo offerto 12 prime serate del sabato più una serie di reportage dall'estero, come già aveva fatto lui stesso con soddisfazione due anni fa. Giletti ha scelto di cambiare strada. È una scelta legittima. Ripeto che gli faccio un grande in bocca al lupo e auguri, ma anche lì voglio fare un'operazione verità. Così come i numeri che sono stati dati su Fazio non corrispondevano alla verità, mentre quelli che ho detto io, quelli che sono scritti nei contratti, sono quelli veri; così anche su Giletti ho letto cose che numericamente non stanno in piedi. Per Arena, stagione 2016-2017, per 33 puntate, Giletti ha avuto un ricavo pubblicitario di 2,7 milioni, a fronte di un costo medio a puntata di 147.000, per un totale di 5 milioni di euro a stagione. È costato 5 milioni e ha avuto un ricavo pubblicitario di 2,7 milioni. Ci siamo detti che dobbiamo essere trasparenti, e questi sono i numeri.
  Vado avanti, sempre seguendo lo schema Airola.
  Il contratto di Bruno Vespa scade il 31 agosto: dal giorno dopo, ci siederemo al tavolo con Bruno e discuteremo il rinnovo del contratto. Io penso che il contratto a Vespa debba essere rinnovato e farò di tutto per rinnovarlo. Quando lo rinnoveremo, vi diremo la cifra del contratto di Vespa.
  Quanto alle deroghe, sì, sono giuste, le abbiamo chieste, abbiamo avuto un parere dell'Avvocatura dello Stato, abbiamo fatto una policy che il consiglio di amministrazione ha approvato. Credo che le deroghe siano state giuste e necessarie per quello che ho detto prima. Non mi sfugge, però, il tema dei dipendenti della Rai. Non mi sfugge affatto. Uno dei miei primi incontri è stato con l'UsigRai. Uno dei miei primi incontri è stato con sindacati degli altri dipendenti Rai, di tutte le maestranze, quelle di settore e quelle tradizionali, Cgil, Cisl e Uil e così via. Non mi sfugge affatto. Direi, collegando Airola a Verducci, dignità e tutela del lavoro ancora prima nella giusta e legittima valorizzazione che ci deve essere. In alcuni casi: dignità e tutela del lavoro in Rai, questo prima di tutto.
  Vengo ai programmi di satira. Ci sono gli artisti che fanno satira: Luca e Paolo, qualcuno di quelli che c'era prima tornerà, lo rivedremo in qualche programma. La satira è trasversale in tutti i programmi. Che vuol dire un programma di satira? Pag. 25Non è che non ci sarà, non c'è da nessuna parte un programma di satira. Ci saranno degli artisti che...

  ALBERTO AIROLA. Gazebo era un po’ un programma di satira...

  PRESIDENTE. Andiamo avanti.

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Ci sono artisti che fanno satira... Onestamente, facevano dell'informazione. Zoro faceva dell'informazione. Mi scusi, senatore, Gazebo ha avuto un premio di giornalismo. C'erano dei giornalisti a Gazebo.

  ALBERTO AIROLA. La satira non è fare il pagliaccio, mi scusi. Ho finito. Non ci saranno programmi specifici di satira...

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Mi scusi, posso dare la risposta, posso rispondere io? Ci sarà la satira trasversale in tutti i programmi. Va bene? In questo modo, non sta da una parte sola, ma sta dappertutto. Più satira per tutti...

  PRESIDENTE. L'ora è tarda. Andiamo avanti...

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Abbiamo molti riferimenti, senatore Airola, sia a Report sia a Presa Diretta. La direzione creativa della Rai ha fatto fantastici video, in cui c'erano tutti i programmi della stagione autunnale: c'erano sia Report sia Presa Diretta, largamente diffusi. Non credo sia sconveniente piazzare Report...? Intanto, non l'ho piazzato io. Report è il lunedì sera.

  ALBERTO AIROLA. Era la domenica.

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Quando?

  ALBERTO AIROLA. È sempre stato la domenica.

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Mi dica quando.

  ALBERTO AIROLA. Tempo fa...

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Che tempo che fa è il programma di Fazio!

  ALBERTO AIROLA. Il senso della domanda era metterlo in concorrenza con...

  FRANCESCO VERDUCCI. Ci fate sapere se è un nuovo format, questo, o è la seduta della Commissione di vigilanza?

  PRESIDENTE. Per favore.

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Report e Presa Diretta erano da palinsesto delle ultime stagioni: sia quando c'era ancora la Gabanelli a condurre Report, sia con le nuove direzioni, Report era il lunedì e Presa Diretta era il lunedì, due ottimi programmi di Rai Tre, confermati anche da me in palinsesto, ovviamente, confermati di lunedì. Secondo una scelta strategica editoriale, il lunedì è il loro giorno e non penso che debbano fare concorrenza ad altri programmi di carattere divulgativo.
  Quale criterio ho adottato nelle nomine per le promozioni al TG1? Lo dico perché si collega ad altre domande e anche al tema del pluralismo. Voglio solo ricordare i nomi delle nomine che ho fatto in questo mese e mezzo: Andrea Montanari, direttore del TG1, Roberto Sergio e Gerardo Greco alla radiofonia, Stefano Coletta a Rai Tre e sette corrispondenti di primissimo piano tra Parigi, New York, Mosca, Berlino e Istanbul. Basta leggere quest'elenco: i criteri sono di professionalità, competenza, equilibrio e pluralismo. Sono tutti colleghi con curriculum inattaccabili. Non ho capito questo: «Conferma che siano stati promossi due giornalisti...». L'ho fatto in omaggio a Gasparri; chi sono questi due in quota centrodestra? Le altre nomine che farò da direttore generale avranno gli stessi criteri che ho applicato per queste nomine precedenti che ho fatto.
  Devo altre risposte, ovviamente, molto importanti.
  Lupi, concordo sul fatto che la contabilità separata sia un meccanismo importante Pag. 26 per illustrare ai cittadini come viene usato il canone. La Rai realizza il bilancio con la contabilità separata dal 2005, in osservanza peraltro alla legge dell'allora Ministro Gasparri. I dati della contabilità separata sono sempre stati verificati da un revisore esterno scelto da Agcom e hanno sin qui messo in evidenza come, in linea con la normativa europea sulla concorrenza, la Rai abbia usato il canone solo per finanziare il servizio pubblico, secondo gli schemi approvati appunto della stessa Autorità di garanzia. Ovviamente, siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti utili perché questo avvenga in modo ancora più efficace e corretto.
  Onorevole Gelmini, onorevole Peluffo, il centro di produzione di Milano, come sapete – è datato ormai – ha due insediamenti produttivi: lo storico di corso Sempione, di proprietà della Rai, che però ha una dotazione limitata di studi, e quello affittato a via Mecenate con contratto fino al 2019, studi per circa 5.100 metri quadrati suddivisi tra cinque platee. Ovviamente, non sfugge a nessuno la strategicità della presenza di Rai a Milano. Al momento, stiamo valutando due possibili ipotesi, visto che bisogna liberare gli insediamenti di via Mecenate alla scadenza del contratto, tra due anni: una interna di ristrutturazione e potenziamento dell'immobile di proprietà a corso Sempione, con rientro di gran parte dell'attività svolta all'esterno; individuazione di possibili soluzioni esterne alternative all'insediamento in fine locazione, insieme a una ristrutturazione più leggera del centro di produzione. Una volta ricevute le proposte, sarà nostro compito valutarle e poi sottoporle agli organismi competenti.
  Quanto alla richiesta del piano bocciato, confermo quella che è stata la risposta che abbiamo dato alla Commissione davanti alla prima richiesta, che ho cofirmato con la presidente. La rileggo testualmente: non consideriamo una proposta di progetto per l'informazione espressione di alcuna volontà aziendale. Piuttosto, quando il prossimo piano news sarà fatto dal nuovo direttore generale, cioè da me, sarà sottoposto alla vostra attenzione. Questo, naturalmente, non inficia – lo voglio dire a scanso di equivoci – la leale collaborazione che c'è sempre stata e che ribadisco in questa sede tra la Commissione di vigilanza e la Rai.

  PRESIDENTE. Però è un atto negato, anche se bocciato...

  MARIO ORFEO, direttore generale della Rai. Sulla concezione di atto, essendo stato bocciato, possiamo discutere.
  Senatore Gasparri, ho alcune risposte per lei. Non vorrei ripetere lo schema Airola, ma mi tocca dirle un po’ di cose. La fiction Rai è un vanto di tutta l'azienda! Nessuno pensa, anzi pensiamo a investire meglio e di più nella fiction. Abbiamo già, e lo faremo ancora di più, portato la fiction anche su altri canali, Rai Due, Rai Tre, Rai Quattro. Penso a La porta rossa, che ha avuto un grande successo, a Giallini nella parte del commissario, alle docu-fiction di Rai Tre. Veramente, la fiction di Rai è un grandissimo vanto ormai anche in campo internazionale.
  Ringrazio – lo devo fare doverosamente rispetto a quello che ha detto lei – la direttrice Bignardi per il lavoro che ha fatto in questo anno e mezzo.
  Veltroni ha fatto degli ottimi ascolti su Rai Tre col documentario.
  L'onorevole Fava ha presentato un progetto sugli anni del disonore, cioè mafia e antimafia prima delle stragi. Naturalmente, è un progetto in valutazione, che, in caso editoriale affermativo da parte di Rai, potrà partire e vedere la luce solo quando l'onorevole Fava non sarà più parlamentare della Repubblica e sarà un cittadino libero di presentare e realizzare un lavoro per la Rai.
  Ancora un'ultima cosa molto importante. Si è parlato tanto di pluralismo culturale, di pluralismo politico-partitico. Può sembrare ovvio, banale, scontato, ma veramente da parte di Rai, da parte mia ci sarà il massimo impegno di tutte le strutture di direzione per mesi di vero pluralismo. Temo – lo devo dire – che anche con il 100 per cento di imparzialità qualcuno protesterà, ma noi lo faremo lo stesso, ci proveremo lo stesso, perché penso che questa sia la prima vera missione del servizio pubblico. Pag. 27
  Dico al Presidente Fico che penso che la Rai sia già autorevole, sia già equilibrata. Lo dico non tanto per la fiducia che ripongo nel sottoscritto, ma per la fiducia che ripongo nei giornalisti Rai. La risposta non gliela devo dare, gliel'ho già data. La risposta è il lavoro che fanno i giornalisti Rai, le migliaia di giornalisti Rai a cui faceva riferimento lei, tutti i giorni, dal direttore all'ultimo collaboratore.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore generale della Rai.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 22.50.