XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere

Resoconto stenografico



Seduta n. 219 di Mercoledì 26 luglio 2017

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 

Comunicazioni della presidente:
Bindi Rosy , Presidente ... 3 
Giarrusso Mario Michele  ... 8 
Bindi Rosy , Presidente ... 9 
Giarrusso Mario Michele  ... 9 
Mirabelli Franco  ... 9 
Esposito Stefano  ... 10 
Gaetti Luigi  ... 11 
Molinari Francesco  ... 11 
Bindi Rosy , Presidente ... 11 
Esposito Stefano  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Esposito Stefano  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Esposito Stefano  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Esposito Stefano  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Esposito Stefano  ... 13 
Bindi Rosy , Presidente ... 13 
Esposito Stefano  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Esposito Stefano  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Molinari Francesco  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Molinari Francesco  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Molinari Francesco  ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 14 

(La seduta, sospesa alle 14.45, riprende alle 14.50) ... 14 

Audizione della sindaca di Arzano (NA), Fiorella Esposito:
Bindi Rosy , Presidente ... 14 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 14 
Bindi Rosy , Presidente ... 15 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 15 
Bindi Rosy , Presidente ... 16 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 16 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 17 
Bindi Rosy , Presidente ... 17 
Manfredi Massimiliano (PD)  ... 18 
Taglialatela Marcello (FdI-AN)  ... 18 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 18 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 19 
Giarrusso Mario Michele  ... 19 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 19 
Giarrusso Mario Michele  ... 19 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 19 
Giarrusso Mario Michele  ... 19 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 19 
Bindi Rosy , Presidente ... 19 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 19 
Taglialatela Marcello (FdI-AN)  ... 20 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Taglialatela Marcello (FdI-AN)  ... 20 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 20 
Bindi Rosy , Presidente ... 20 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 20 
Giarrusso Mario Michele  ... 21 
Esposito Fiorella , sindaca di Arzano (NA) ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21 
Manfredi Massimiliano (PD)  ... 21 
Bindi Rosy , Presidente ... 21  ... 21 

(La seduta, sospesa alle 15.40, riprende alle 15.45) ... 21 

Audizione del sindaco di Monte Sant'Angelo (FG), Pierpaolo D'Arienzo:
Bindi Rosy , Presidente ... 22 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 22 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 23 
Bindi Rosy , Presidente ... 23 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 
D'Arienzo Pierpaolo , sindaco di Monte Sant'Angelo (FG) ... 24 
Bindi Rosy , Presidente ... 24 

(La seduta, sospesa alle 15.55, riprende alle 16) ... 25 

Audizione del sindaco di Bagnara Calabra (RC), Gregorio Giuseppe Frosina:
Bindi Rosy , Presidente ... 25 
Frosina Gregorio Giuseppe , sindaco di Bagnara Calabra (RC) ... 25 
Bindi Rosy , Presidente ... 25 
Frosina Gregorio Giuseppe , sindaco di Bagnara Calabra (RC) ... 25 
Bindi Rosy , Presidente ... 25 
Frosina Gregorio Giuseppe , sindaco di Bagnara Calabra (RC) ... 25 
Bindi Rosy , Presidente ... 26 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 26 
Frosina Gregorio Giuseppe , sindaco di Bagnara Calabra (RC) ... 26 
Magorno Ernesto (PD)  ... 26 
Bindi Rosy , Presidente ... 26 

(La seduta, sospesa alle 16.05, riprende alle 16.10) ... 26 

Audizione del sindaco di Bovalino (RC), Vincenzo Maesano:
Bindi Rosy , Presidente ... 26 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 26 
Bindi Rosy , Presidente ... 27 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 27 
Bindi Rosy , Presidente ... 27 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 27 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
Maesano Vincenzo , sindaco di Bovalino (RC) ... 28 
Bindi Rosy , Presidente ... 28 

(La seduta, sospesa alle 16.15, riprende alle 16.20) ... 28 

Audizione del sindaco di Giardinello (PA), Antonino De Luca:
Bindi Rosy , Presidente ... 28 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 29 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 29 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 30 
Gaetti Luigi  ... 30 
De Luca Antonino , sindaco di Giardinello (PA) ... 30 
Bindi Rosy , Presidente ... 30

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ROSY BINDI

  La seduta comincia alle 13.45.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Comunicazioni della presidente.

  PRESIDENTE. Prima di iniziare i nostri lavori, desidero ricordare Rita Atria, la settima vittima di via d'Amelio e la più giovane. A soli diciassette anni, si è tolta la vita una settimana dopo la strage in cui era stato massacrato Paolo Borsellino, il giudice a cui si era affidata, rompendo l'omertà mafiosa della sua famiglia e del suo paese.
  Figlia del boss di Partanna, Rita aveva perso prima il padre e poi il fratello, a cui era legatissima, entrambi uccisi da cosa nostra, e aveva iniziato insieme alla cognata Piera Aiello un percorso di collaborazione con la giustizia, incoraggiata e sostenuta da Paolo Borsellino, che le aveva fatto intravedere un futuro diverso, libero dall'oppressione dalla violenza mafiosa.
  Nel suo diario scriveva: «Bisogna rendere coscienti i ragazzi che vivono nella mafia che al di fuori c'è un altro mondo, fatto di cose semplici ma belle, di purezza, un mondo in cui sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di quello o perché hai pagato per farti fare un favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognarlo? Se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo».
  Rita provò a cambiare con il nuovo padre che aveva scelto. Quando inizia a raccontare ai magistrati quello che sa delle famiglie mafiose di Partanna, subisce il ripudio violento della madre. Entra nel programma di protezione, affronta una nuova esistenza e si trasferisce a Roma.
  Le sue speranze furono cancellate il 19 luglio. Travolta dall'orrore e dal dolore per la nuova perdita, una settimana dopo la strage si lasciò cadere nel vuoto del palazzo di via Amelia, a Roma, dove abitava, quel vuoto che sentiva intollerabile dopo la morte di Borsellino.
  «Prima di combattere la mafia, devi farti un autoesame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici. La mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma senza di te sono morta anch'io».
  Testimone di giustizia, Rita ha lasciato un segno profondo nella coscienza di tanti giovani e nella ribellione di altre donne di mafia, che, per salvare i propri figli, hanno cercato altre strade.
  Anche a lei abbiamo dedicato il nostro lavoro per una nuova legge sui testimoni di giustizia e ci auguriamo che il Parlamento voglia onorare la sua memoria e il suo sacrificio approvando in via definitiva al Senato una riforma attesa da tempo che riconosce il ruolo peculiare e prezioso di queste persone.
  Dopo aver ricordato Rita Atria – sono venticinque anni anche dalla sua morte, Pag. 4come da quella di Borsellino e di Falcone – passiamo all'ordine del giorno, che reca comunicazioni in ordine alla vicenda comunemente nota come «mafia capitale», scaturite dall'indagine «mondo di mezzo» della procura della Repubblica di Roma, sulla quale si è pronunciata il 20 luglio 2017 una sentenza di primo grado della X sezione del tribunale di Roma.
  La Commissione ha seguìto sin dalle origini gli accadimenti legati all'evolversi dell'inchiesta diretta dalla procura della Repubblica di Roma, cominciando dall'audizione del procuratore Giuseppe Pignatone l'11 dicembre 2014, subito dopo i primi arresti disposti dal GIP.
  Si è proceduto all'analisi degli accadimenti attraverso una lunga serie di approfondimenti, che hanno riguardato non solo le condotte degli inquisiti nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria, ma anche e soprattutto le gravissime conseguenze dell'infiltrazione di associazioni criminali nel tessuto amministrativo pubblico della città di Roma e il processo di bonifica che si è tentato di iniziare attraverso gli interventi commissariali sul comune e ampi settori della sua struttura burocratica.
  L'istruttoria in Commissione è stata inquadrata in una prospettiva molto ampia dal punto di vista politico, da quello giudiziario e da quello amministrativo. Si sono svolte le audizioni, oltre che del procuratore di Roma Pignatone, 11 dicembre 2014 e 1° luglio 2015, del comandante del ROS dei Carabinieri, generale Mario Parente, 2 luglio 2015; dei prefetti di Roma, Giuseppe Pecoraro, 11 dicembre 2014, Franco Gabrielli, 5 agosto 2015 e 26 gennaio 2016, e Paola Basilone, 30 maggio 2017, unitamente agli altri componenti del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica; dei sindaci ed ex sindaci di Roma, Ignazio Marino, Gianni Alemanno, Virginia Raggi, 17 dicembre e 15 aprile 2015 e 19 e 26 ottobre 2016; dei dirigenti del Partito Democratico, Matteo Orfini e Fabrizio Barca, 17 febbraio e 8 marzo 2016; del presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti; dell'ex assessore comunale alla legalità, Alfonso Sabella; del presidente del VI municipio, Marco Scipioni; del presidente della Lega cooperative nazionali, Mauro Lusetti; dei prefetti Marilisa Magno, presidente della commissione d'accesso presso il comune di Roma capitale, Francesco Paolo Tronca, commissario straordinario per la provincia e la gestione di Roma, e Domenico Vulpiani, presidente della commissione straordinaria incaricato della gestione del X municipio di Ostia a seguito dello scioglimento del municipio del 9 dicembre 2015, dove ci siamo anche recati in missione; del Ministro dell'interno, Angelino Alfano.
  Ricordo inoltre che, a conclusione di questo lungo percorso, durante i lavori della Commissione del 22 luglio 2015 svolsi delle comunicazioni proprio sul tema. Ricorderete che profilammo una sorta di modifica della normativa sullo scioglimento degli enti locali, prevedendo quella che abbiamo chiamato una terza ipotesi per superare quella sorta di alternativa eccessivamente rigida tra lo scioglimento e il mancato scioglimento, che può trasformarsi in una specie di atteggiamento assolutorio nei confronti della realtà amministrativa che è stata sottoposta ad accesso o, comunque, è stata oggetto di valutazione. Ricorderete che tutto questo venne a far parte di una relazione, che presentammo alle Camere, come di consueto.
  Credo che questo lungo lavoro che abbiamo svolto sia la dimostrazione che la nostra Commissione ha anche il titolo per esprimersi in questa fase processuale che, peraltro, abbiamo seguìto con molta attenzione e sugli esiti della quale naturalmente acquisiremo, non appena saranno disponibili, tutte le motivazioni della sentenza. Vorremmo rassicurare tutti che la serietà del lavoro che abbiamo condotto fino adesso non verrà meno nella valutazione di tutti gli atti processuali che vorremo fare successivamente.
  Ho voluto riepilogare tutto questo, perché credo che non possiamo non esprimere una nostra valutazione sulla sentenza della X sezione penale del tribunale di Roma dello scorso 20 luglio, che interviene dopo una precedente complessa fase di indagini, durante le quali diversi giudici si sono pronunciati sulle contestazioni mosse agli imputati e hanno stabilito la legittimità Pag. 5delle misure cautelari a costoro applicate anche in relazione al reato di associazione mafiosa.
  Ricordo il complesso dibattimento a carico di oltre quaranta imputati per numerosi illeciti di corruzione, turbativa d'asta, false fatturazioni, intestazione fittizia. Complessivamente accertata la maggior parte dei gravi fatti di reato a essi contestati, a diciannove di loro era stato contestato il reato di cui al 416-bis.
  La procura della Repubblica ha sostenuto, infatti, che i numerosi illeciti erano stati commessi con sistematica letale efficienza, perché promanavano da un'organizzazione criminale stabile e con legami strutturati con la pubblica amministrazione. I caratteri di questa struttura criminale sono stati ritenuti dalla procura corrispondenti a quelli descritti, appunto, dall'articolo 416-bis del codice penale.
  È noto che, oramai da tempo, la fattispecie di associazione mafiosa viene applicata dalla giurisprudenza guardando ai mezzi e agli scopi di cui un determinato gruppo criminale si avvale. Perché l'associazione mafiosa possa definirsi mafiosa, non è necessario che sia un'articolazione di cosa nostra, una ’ndrina o un sodalizio comunque riconducibile a un'associazione criminale di risalente tradizione, insistente su un territorio o vi sia da tempo radicata.
  In questo la giurisprudenza è chiamata a seguire un precetto contenuto proprio nell'articolo 416-bis del codice penale. Tale articolo, nell'ultimo comma, prevede che il reato deve ravvisarsi anche con riguardo alle altre associazioni, comunque localmente denominate, anche straniere, che valendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso.
  In quest'ottica gli investigatori romani hanno raccolto numerosi indizi, che li avevano indotti a ritenere che la sistematicità e la gravità delle condotte illecite per le quali gli imputati di mafia capitale sono stati condannati fosse da collegarsi a una struttura criminale organizzata che, pur non costituendo articolazione delle mafie tradizionali, si avvalesse della forza intimidatrice del vincolo associativo e perseguisse scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso.
  Il tribunale di Roma, con il suo dispositivo di sentenza, pare affermare che i fatti illeciti gravi e sistematici siano stati commessi dalla più parte degli imputati e che derivino da associazioni criminali qualificabili secondo la fattispecie del 416. Ha escluso, cioè, che le caratteristiche in queste associazioni criminali corrispondano alla descrizione del 416-bis.
  Le motivazioni della sentenza chiariranno se il tribunale ha ritenuto che quelle caratteristiche fossero radicalmente da escludere nei casi esaminati o non fossero sufficienti le prove circa la loro sussistenza. Gli altri gradi di giudizio consentiranno di verificare, a conclusione del procedimento, se la prospettazione dell'accusa troverà riscontro nelle decisioni che passeranno in giudicato o saranno poi giurisprudenza come autorevoli precedenti.
  Certo, almeno nella fase cautelare, gli elementi di indagine erano stati valutati come idonei a prefigurare la sussistenza di un'associazione qualificabile come mafiosa. In questo senso si sono pronunciate anche due importanti sentenze della Cassazione, che abbiamo a lungo esaminato.
  L'uso della forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo, la condizione di assoggettamento derivante e le finalità di condizionare i pubblici poteri e gli appalti sono profili che possono essere valutati nelle diverse sedi competenti, anche a prescindere dalla qualificazione giuridica dei fatti, che compete solo ai magistrati.
  La Commissione in tutta autonomia ha valutato gli elementi dell'indagine e le indicazioni fornite dagli organi inquirenti e ha ravvisato diversi episodi di preoccupante infiltrazione nella cosa pubblica da parte di un gruppo criminale, che criminale, gravemente criminale rimane anche a prescindere dalla sua qualificazione mafiosa.
  È stato possibile verificare una penetrante capacità di condizionamento di tale gruppo criminale in varie articolazioni della pubblica amministrazione e dell'economia. È stato pure evidente che si trattava di Pag. 6forme di controllo diverse da quelle tradizionali delle organizzazioni mafiose storiche, capaci di assoggettare ambiti più vasti o interi territori, come peraltro ricordato più volte in audizione in tempi non sospetti dallo stesso procuratore Pignatone, forte della sua lunga esperienza in Sicilia e in Calabria prima che a Roma.
  Ricordo anche che, proprio in virtù del fatto che più di una volta abbiamo ritenuto che questo gruppo criminale non fosse l'unica mafia presente a Roma e che forse, come ha detto lo stesso procuratore, le mafie e il sodalizio mafioso non fossero neanche il problema più serio della città di Roma, il fenomeno corruttivo era anche più ampio in tutti i suoi aspetti. Avevamo anche ritenuto che proprio per questo motivo – individuando come presidente, in forma condivisa da parte della Commissione, non all'unanimità – non si ravvisavano gli elementi per uno scioglimento del comune, che poi il Governo decise, bensì per una sorta di accesso, di monitoraggio continuo e permanente nei confronti di quel comune. Consapevoli, appunto, della specificità del fenomeno, ma anche del suo limite, abbiamo ritenuto che quell'organizzazione criminale non possa essere sottovalutata e non sia stata sottovalutata dal tribunale di Roma.
  La sentenza di primo grado non sconfessa il lavoro meritorio della procura di Roma, che ha scoperchiato un sistema criminale che ha tenuto in ostaggio per anni l'amministrazione capitolina. È questo il territorio, fatto di aree di intervento della pubblica amministrazione e di spazi economici, più che di confini geografici, che l'organizzazione criminale ha occupato con i metodi disvelati dall'inchiesta, intrisi di violenza, manifesta e non, di minacciosa intimidazione – ricordiamoci le intercettazioni «se non sai chi sono, vai a vedere su internet chi è Carminati» – di cupa omertà, sicuramente di tanti funzionari della pubblica amministrazione, di tanti esponenti del mondo della cooperazione, che anche a Roma hanno radici risalenti nel tempo.
  Si può far finta di non riconoscere o dimenticare tali radici che affondano nel contesto criminale e nella sua narrazione degli anni ’70 e ’80 e di fatti delittuosi specifici degli anni ’90 e 2000. Ciononostante, essi spesso sono affiorati con tanti «non ricordo» di molti soggetti chiamati a testimoniare al processo.
  E il patto di non belligeranza delle mafie nella città di Roma, sappiamo tutti che ha avuto sempre il suggello di quella banda criminale, che si chiama banda della Magliana, dalla quale, guarda caso, proveniva il soggetto principale di tutta questa vicenda.
  In questa consorteria, però, c'era anche l'altro volto della mafia. Qualcuno in questi giorni ha scritto che a Buzzi non è mai stata contestata l'intimidazione. Certo, perché nel sodalizio che, per quanto mi riguarda resta mafioso, l'intimidazione spettava a Carminati. Il ruolo di Buzzi era quello del volto morale, etico, capace di creare relazioni e di motivare che l'atteggiamento di favore nei confronti di quelle cooperative era un atto etico nei confronti della città.
  Poi c'erano i politici, c'era la politica trasversale. Poi c'erano i pubblici funzionari. Poi c'era il mondo economico. Mi domando se tutto questo non sia trasferibile in una sceneggiatura, della quale i soggetti dell'associazionismo mafioso presentano tutte le loro caratteristiche.
  Si legge in questi giorni, con riferimento al processo di Roma, del clamoroso flop dell'accusa o di stravolgimenti dell'impianto accusatorio in ragione del venir meno della qualificazione dell'associazione criminale come di tipo mafioso o dell'aggravante mafiosa dell'articolo 7.
  Ho già detto che, tra il lavoro della magistratura e quello del Parlamento, la differenza è che alla prima compete l'accertamento in concreto dei fatti, la qualificazione giuridica e l'affermazione delle conseguenti responsabilità; la definizione delle fattispecie in generale è compito del Parlamento attraverso la legge.
  Rispettiamo, pertanto, le decisioni dei magistrati romani. Leggeremo con interesse le motivazioni. Rispettiamo tutte le strategie di difesa degli imputati messe in campo dagli avvocati, anche quando non se ne possono condividere le argomentazioni Pag. 7giuridiche o apprezzare i risultati processuali, tanto più a fronte di condanna dei loro assistiti a vent'anni di carcere, oltre che all'interdizione perpetua dai pubblici uffici, alle confische, al pagamento delle spese processuali, al risarcimento delle parti civili, alla libertà vigilata e alla dichiarazione per alcuni di delinquente abituale.
  Respingiamo, pertanto, ogni tentativo di mistificazione e ogni intento di delegittimare il lavoro delle istituzioni, della procura, della Commissione antimafia, del Ministero dell'interno.
  Occorre mantenere alta l'attenzione. L'accertamento delle condotte dei singoli che valgono per la responsabilità penale, che deve essere personale, come vuole la Costituzione, non deve impedire la valutazione del fenomeno nel suo complesso. Sono valutazioni che non possiamo non fare, soprattutto in relazione al fatto che, se rileggiamo la storia del nostro Paese, quella con la quale si è dotato degli strumenti per combattere la mafia, i passi che si sono fatti in avanti sono sempre avvenuti dopo fatti eclatanti, seri, dopo le stragi, dopo le uccisioni.
  Anche quando ci si trova di fronte a fenomeni sicuramente meno gravi – penso, in particolare, alla stagione delle stragi, alla data nella quale ci siamo dotati del 416-bis, dopo Pio La Torre e dopo Dalla Chiesa, del 41-bis, dopo le stragi di Falcone e di Borsellino – non possiamo non avere un'osservazione di quello che sta accadendo per avere, anche come Parlamento, la nostra capacità di dotarci di strumenti nuovi rispetto al cambiamento del fenomeno mafioso in atto.
  Pericoloso è far passare come semplice corruzione condotte che si integrano a vicenda in modo silenzioso, o comunque tacito, in quanto spesso fondate su assenza di reazione o su un consenso, che possono essere indifferentemente frutto di convenienza dell'assoggettamento o dell'omertà.
  Se uno dei membri dell'organizzazione corrompe soltanto, senza bisogno di esplicitare alcuna minaccia, solo perché questa promana implicitamente o esplicitamente da altri soggetti facenti parte della stessa organizzazione, come dicevo prima, ciò descrive un fenomeno altamente preoccupante, proprio perché nel tempo si è già riprodotto in modo silenzioso in tante parti del nostro Paese che si reputavano immuni.
  Definiamo questo fenomeno senz'altro di tipo mafioso, indipendentemente dalla collocazione geografica, perché è fondato su un metodo criminale, che abbiamo purtroppo imparato a riconoscere a spese della collettività e di tanti uomini e donne che con coraggio hanno lottato contro la mafia, i nostri veri patrioti.
  Per definire un mafioso, in altri termini, non occorre il certificato di nascita o quello di residenza, e ciò è riconosciuto da anni anche da sentenze passate in giudicato. Sappiamo quali danni hanno provocato la sottovalutazione e la rimozione del fenomeno mafioso in regioni come la Lombardia, il Piemonte, l'Emilia-Romagna e la Liguria, dove siamo stati ieri e l'altro ieri, in missione, dopo la precedente del 2014, anche alla luce di significativi scioglimenti per mafia di consigli comunali.
  Il caso ligure è, a mio avviso, emblematico della percezione spesso distorta della situazione della criminalità organizzata nelle regioni diverse da quelle tradizionali e di come alcuni paradigmi politici amministrativi e giudiziari, oltre a stereotipi sociali e culturali, richiedono un definitivo ribaltamento.
  La stessa Corte di cassazione, in una sentenza del 4 aprile scorso, ha annullato la sentenza della corte d'appello di Genova del processo cosiddetto «Maglio 3» statuendo, in linea con quanto affermato nella fase cautelare dell'inchiesta romana, che per l'integrazione del delitto di associazione di tipo mafioso configurato dal legislatore quale reato di pericolo «è sufficiente che il gruppo criminale considerato sia potenzialmente capace di esercitare intimidazione e richiedere ancora oggi la prova di un'effettiva estrinsecazione del metodo mafioso, che potrebbe tradursi nel configurare la mafia solo all'interno di realtà territoriali storicamente o culturalmente permeabili dal metodo mafioso o ignorare la mutazione genetica delle associazioni mafiose che tendono a vivere e prosperare anche sott'acqua, cioè mimetizzandosi Pag. 8 nel momento stesso in cui si infiltrano nei gangli dell'economia produttiva».
  Non vorremmo si tornasse a pensare che oggi le mafie sono ancora solamente cosa nostra, la ’ndrangheta e la camorra, con l'aggiunta di qualche organizzazione nigeriana, albanese o cinese. Sarebbe un grave errore.
  In altri termini, siamo riusciti a superare il confine geografico dopo anni e a riconoscere che le mafie non sono solo in Sicilia, in Calabria, in Campania e in Puglia. Sono in Lombardia, sono in Liguria, sono in Emilia, sono in Piemonte, sono in ogni parte di questo nostro Paese, laddove si compiono attività illecite e dove si ricicla in attività legali il denaro delle mafie. Io credo che sia arrivato il momento di superare anche la linea storica.
  Non necessariamente ci si deve chiamare cosa nostra, ’ndrangheta, camorra, sacra corona unita, per poter essere definita mafia.
  La linea della palma è stata superata. Non si supera la linea storica. Sono sicura che la frase di Falcone avesse il significato che io ricorderò, ma penso che ci serva in questo momento, quando dice «la mafia è un fenomeno umano e che, come tutti i fenomeni umani, ha un principio, una sua evoluzione e avrà anche una fine».
  Io credo che questa frase sia piena di speranza. Noi combattiamo, perché siamo sicuri che è un fatto umano che, come ha avuto un inizio, avrà una fine. Ma può avere anche nuovi inizi. E può chiamarsi in un altro modo. E, come storicamente abbiamo visto in qualche modo ridimensionata, quasi sconfitta la fase delle stragi di cosa nostra e abbiamo salutato e continuiamo a salutare questo, a venticinque anni dalla morte di Falcone, di Borsellino e di Rita Atria come un grande risultato, abbiamo anche visto l'evoluzione della ’ndrangheta in questi anni.
  Non vorrei che non riuscissimo a vedere la nascita di nuove mafie, che possono chiamarsi in un altro modo, proprio perché dopo aver superato il confine geografico, non riusciamo a superare il confine storico. Nella frase di Falcone, i fenomeni storici hanno un inizio e hanno una fine, nuovi inizi e nuove conclusioni delle fasi storiche.
  Ricordo ancora che le prime nostre due missioni sono state una a Reggio Calabria e una a Milano. Subito dopo abbiamo approfondito, con le audizioni e il lavoro che ho ricordato, il fenomeno di mafia capitale, o forse è meglio chiamarlo «mondo di mezzo».
  Io credo che non possiamo non tenere alta l'attenzione, soprattutto sulla vicenda di Roma, perché potremmo rischiare ciò che non ci possiamo permettere: di salutare il giorno nel quale fenomeni mafiosi che portano un certo nome vedono la fine e non accorgerci che fenomeni che possono avere altri nomi hanno un nuovo inizio, perché non abbiamo capito il cambiamento e l'evoluzione del fenomeno mafioso. Questo, almeno questa Commissione, non se lo può permettere.
  È questo il motivo per il quale io credo che dovremo dedicare, prima della conclusione dei nostri lavori, ancora una forte attenzione alla vicenda processuale.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Ho seguìto con molta attenzione il suo intervento, che condivido. Vorrei tuttavia apportare ulteriori riflessioni.
  La prima riguarda la sentenza di Roma, che dobbiamo assolutamente analizzare nelle sue motivazioni quando usciranno, presidente. La sentenza di Roma segna sicuramente una sconfitta di un certo impianto accusatorio, ma segna secondo me anche un importante rilievo dato a quest'attività che noi definiamo, come ha detto bene, «mondo di mezzo», che noi riconosciamo come attività di criminalità organizzata, che va valutata sotto due profili.
  Lei ha esaminato bene il primo, cioè il fatto che il 416-bis ancora non viene riconosciuto in alcune aree da alcuni collegi giudicanti. Questo è evidente, presidente. L'abbiamo trovato da varie parti. La Cassazione è intervenuta con delle ottime decisioni per richiamare le corti giudicanti ai princìpi per applicare questo 416-bis, ma c'è un però in questa vicenda, che va esaminato con molta cura, presidente.
  La sconfitta non è di un semplice impianto accusatorio, probabilmente, ma di Pag. 9un certo modo di combattere la mafia, forte con i mafiosi di strada, con i mafiosi violenti, con i mafiosi facilmente riconoscibili, e debole con i colletti bianchi.
  Attenzione, qui abbiamo Buzzi e Carminati, che hanno anche quarantatré capi di accusa diversi, che vengono condannati a pene inferiori a quelle richieste dall'accusa. Poi abbiamo i pubblici ufficiali, i politici, con tre o quattro capi di imputazione, che prendono condanne pesanti, superiori alle richieste dell'accusa.
  Dobbiamo capire – probabilmente lo leggeremo nelle motivazioni – che non è un fenomeno di infiltrazione dall'esterno che condizionava l'interno della pubblica amministrazione. Probabilmente, i giudici hanno visto bene sotto questo profilo, individuando nei pubblici ufficiali e nei politici i veri artefici del sodalizio, che si avvalevano poi della manovalanza mafiosa, che se ne avvalevano, ma non sono riusciti ad andare fino in fondo per riconoscere in questi gli intranei all'associazione mafiosa.
  Dall'analisi di questo dobbiamo partire, presidente, per analizzare quella che lei dice, giustamente, essere l'evoluzione o i possibili sviluppi della mafia. La mafia non ha il volto del «cecato», probabilmente, ma quello del capo politico, quello del grande funzionario. Li ha tutti assieme, certo, ma quando ci si presenta come accusa soltanto con quelli, poi succede quello che accade con questa sentenza, che non si riconosce il 416-bis, ma si capisce la gravità dei comportamenti dei pubblici ufficiali e si condanna quelli a pene più gravi e gli altri a pene inferiori a quella richieste dall'accusa. Ci vorrà una riflessione su questo.
  In secondo luogo, presidente, mi perdoni se dissento solo su una parte. Noi giudichiamo questa un'evoluzione, presidente. Il fenomeno mafia esattamente definito come cosa nostra, quello che abbiamo più davanti ai nostri occhi, in genere fa riferimento a quella che viene definita l'eresia di cosa nostra, e cioè il periodo dei corleonesi, ma cosa nostra nei suoi quasi 200 anni di storia ormai, purtroppo, non è solo quella dei corleonesi.
  Stefano Bontate, massone, capomafia, principe di Villagrazia, non aveva niente a che spartire con i «viddani», come li chiamava con disprezzo. Il suo salotto era frequentato dal bel mondo palermitano, da alti prelati, da magistrati, da prefetti, che ovviamente mai sarebbero andati nel salotto, se ne avesse mai avuto uno, di Totò Riina o di Bernardo Provenzano.
  C'è qualcosa di antico in questa che noi chiamiamo evoluzione o, probabilmente, c'è qualcosa del superamento della mafia corleonese e un ritorno a certe origini tranquillizzanti che va analizzata. Questa, probabilmente, è un'evoluzione della mafia tradizionale, quella che era collaterale al potere e che col potere camminava a braccetto.

  PRESIDENTE. Io, infatti, ho parlato della sconfitta della stagione delle stragi.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Certamente.
  Quando parliamo di sconfitta di mafia, parliamo della sconfitta dei corleonesi. Quella che stiamo vedendo vincente adesso assomiglia a quella dei Bontate, degli Inzerillo, di quelli tornati dall'America, degli «americani», della cosa nostra americana, attenta a muoversi nei palazzi del potere in maniera felpata e non devastante, come invece Toto Riina e compagni.

  FRANCO MIRABELLI. Presidente, io ho due velocissime osservazioni da fare.
  Primo, non giudico assolutamente la sentenza una sconfitta della procura della Repubblica di Roma. Non mi pare che lo sia. Mi pare – e questa è la cosa più importante per cui dico che non è una sconfitta – che esca assolutamente confermato l'impianto accusatorio, cioè la presenza di un sodalizio a Roma in cui erano in relazione criminalità e soggetti interni alla pubblica amministrazione capaci di condizionare molto l'attività pubblica della città.
  Quest'impianto è confermato. Non inventiamoci cose stravaganti dando strane letture a una sentenza che ancora non ha le motivazioni e alle dimensioni delle pene inflitte. Mi pare che sia chiarissimo che si dica che è confermato un impianto in cui Buzzi e Carminati vengono considerati i Pag. 10capi di un sodalizio che aveva una capacità di corrompere e coinvolgere una serie di funzionari pubblici e politici.
  Mi pare che anche le pene confermino che il tema sia quello. Questo sodalizio aveva un vertice e quel vertice, come ha detto anche la presidente, era formato dalla capacità criminale di Carminati e dalla capacità corruttiva di Buzzi. Questo definiva il sodalizio. Mi pare che quest'impianto sia confermato dalla sentenza.
  Quanto alle ragioni per cui non è stata riconosciuta l'associazione mafiosa, qui ne abbiamo discusso più volte, abbiamo letto con attenzione la sentenza della Cassazione che riconosceva come fondata la richiesta della procura di imposizione di questo reato. Non riprenderò le ragioni per cui abbiamo detto che era fondato. Oggi c'è una sentenza che non riconosce la fondatezza per quel reato.
  Io penso che per ogni valutazione dobbiamo aspettare le motivazioni di quella sentenza, anche per discuterne, anche per capire come possiamo intervenire. Noi veniamo da una missione in cui abbiamo verificato che, rispetto al reato da 416-bis, ci sono orientamenti e sentenze diverse su vicende spesso analoghe. Una riflessione su questo, quindi, dovremo farla.
  Faccio notare che ci sono cinque assolti in questo processo, e due sono quelli che venivano indicati come i referenti della ’ndrangheta, del sodalizio criminale. Bisogna capire perché c'è stata quest'assoluzione, come questo veniva messo in relazione al reato di associazione. Prima di dare qualunque giudizio, di aprire una discussione, aspetterei le motivazioni della sentenza.

  STEFANO ESPOSITO. Aggiungo poche cose, perché condivido l'intervento del senatore Mirabelli, il mio capogruppo.
  Visto, però, che stiamo facendo una riflessione, personalmente sono molto più preoccupato – questa è una valutazione di natura squisitamente politica, che naturalmente attiene alla valutazione di questa Commissione – per il fatto che in maniera anche un po’ trasversale, presidente, rispetto alle appartenenze, ci sia stato un certo atteggiamento di sollievo per questa sentenza, mettendo al centro il tema del brand.
  Mi ha molto colpito quest'elemento. Ci sono stati esponenti politici, devo dire di tutte le forze politiche – nessuna esclusa, collega Giarrusso – che hanno teso a dire «non si associ più Roma con la mafia», come se l'elemento della presenza delle organizzazioni criminali tradizionali, presidente, fosse legato a questo processo. Credo che almeno noi in questa Commissione, senza la pretesa di essere riusciti a trasferire all'esterno gli elementi di cui abbiamo avuto contezza in questi anni di lavoro, sappiamo invece che tutte le organizzazioni criminali unite sotto la definizione «mafia» sono presenti nella capitale.
  Apprezzo, presidente, le valutazioni che ha fatto. Naturalmente, c'è il tema delle motivazioni, ma mi sforzerei, presidente, di ricordare, come credo lei mi permetterà... noi abbiamo sentito vertici di istituzioni importanti in questa Commissione dichiarare che la mafia a Roma non c'è. È agli atti, è contenuto nei verbali, presidente. Mi permetto di chiederle di riflettere se non ci sia un rischio di tornare lì, se, come a Monopoli, qualcuno non voglia farci ripartire da quell'affermazione.
  Siccome noi abbiamo fatto un lavoro molto serio su questo, non ho esattamente l'idea di come, da qui al tempo che ci resta, che non è moltissimo, consolidare invece un profilo anche di valutazione oggettiva della situazione della presenza della criminalità, sapendo, e su questo concludo, presidente – questa è un'altra valutazione che faccio in questa sede – che, come ho sempre sostenuto anche pubblicamente, il tema della corruzione presente in questa città non è risolto con le pesanti condanne del processo di mafia capitale.
  La magistratura, che fa quello che può, muovendosi sulla base di indagini e di prove per portare qualcuno a processo, con mafia capitale non ha mica scoperto tutto quello che c'è da scoprire sul tema corruzione, anzi.
  In questo senso, va sostenuta la sua azione: il tentativo un po’ maldestro anche di alcuni commentatori di usare questa sentenza contro il pool guidato dal dottor Pag. 11Pignatone è talmente scoperto che – lo dico con rispetto per il collega Giarrusso – non parlerei minimamente di sconfitta. Si rischia di invocare qualche facile strada, che altri hanno invece nei loro intendimenti. So che non è nel tuo intendimento, naturalmente, ma non c'è una sconfitta, bensì una vittoria straordinaria rispetto alla procura della Repubblica di Roma, che sulle indagini di corruzione che coinvolgevano anche la politica è sempre stata poco reattiva, per usare un eufemismo, al punto che è stata coniata la definizione del «porto delle nebbie».

  LUIGI GAETTI. Intervengo solo per dire – leggeremo, ovviamente, le motivazioni – che credo che i fatti stiano andando in maniera molto più veloce rispetto all'aspetto legislativo. Ritengo importante analizzare anche la riflessione che ha fatto il procuratore nazionale Roberti il 22 giugno alla presentazione della relazione annuale, in cui parlava appunto della corruzione come metodo mafioso.
  Credo che l'elemento della definizione stia proprio qui: se riconosciamo la corruzione come metodo mafioso, allora questo fatto rientra a pieno diritto nella mafia; se, invece, non la giudichiamo tale, per le considerazioni che la presidente all'inizio ha svolto in maniera impeccabile, allora si capisce anche perché c'è questa distanza, questa dicotomia.
  Credo che sia più un problema di definizioni che non un problema concreto e un'analisi attuale delle cose. Credo che questo sia un altro elemento che andrebbe, come politici, analizzato per capire se abbia un senso o meno intervenire sul 416-bis.

  FRANCESCO MOLINARI. Ho ascoltato con molta attenzione la sua relazione. Avendo partecipato, allora da studente, a tutta l'elaborazione che ha portato poi alla costruzione del 416-bis... Un'altra frase mi è sempre piaciuta di Falcone, fatta propria poi anche da Borsellino, molto semplice. È vero che quella frase cercava di dare speranza, soprattutto alle genti del sud, ma diceva anche un'altra cosa, da giurista qual era, che non tutto è mafia, altrimenti non esiste la mafia.
  È questo il pericolo che non dobbiamo correre. Per questo dico: aspettiamo le motivazioni della sentenza, che tra l'altro credo non sia stata una sconfitta. Ci sono state decine e decine di anni affibbiati a chi è stato ritenuto colpevole in questo primo grado. Vediamo che cosa ha dimostrato la verità giudiziaria rispetto alla costruzione che aveva fatto la pubblica accusa. Il processo è formato sempre da queste parti ed è il luogo dove si crea la verità giuridica, che poi diventa anche verità storica.
  Altre sono le analisi sociologiche. Io credo che su questo dobbiamo fare molta attenzione, sennò rischiamo, paradossalmente, di aiutare la mafia, che ha tutti quei connotati di trasformazione che giustamente ha osservato il collega Giarrusso, ma io credo che da giuristi dobbiamo mettere chiari dei margini e capire la differenza tra l'associazione criminale e l'associazione mafiosa.
  Tra l'altro, come sapete, il 416-bis lo abbiamo solo noi in Italia. Abbiamo avuto grosse difficoltà, anzi a tutt'oggi l'associazione mafiosa non è riconosciuta a livello internazionale. Per questo dico: aspettiamo le motivazioni della sentenza. Può anche darsi che il secondo grado smentisca quella del primo grado e, quindi, stiamo discutendo sul nulla.
  Quello che è certo è che il giudice di primo grado ha riconosciuto delle attività criminali, tanto che ha comminato diverse decine di anni di carcere.

  PRESIDENTE. Aspetteremo sicuramente la lettura delle motivazioni della sentenza, così come aspetteremo, se ci sarà, l'appello, la fase conclusiva. Certamente, non ce la farà questa Commissione a vedere tutti gli altri gradi di giudizio, ma sicuramente riusciremo a leggere le motivazioni della sentenza.
  Noi non stiamo interferendo col procedimento giudiziario, né tocca a noi interferire con la verità che verrà accertata in sede giudiziaria. La nostra è una riflessione nella nostra autonomia di Commissione.
  Io ritengo che questo sia motivo di preoccupazione, sulla quale credo che non Pag. 12possiamo tacere. Torno al rapporto tra confine geografico e confine storico. Credo che l'evoluzione che è avvenuta per la Liguria... Non so se vi ricordate chi era con noi a Imperia. A Imperia, nel 2014, c'erano tante inchieste delle procure, e c'erano tutte sentenze in sede giudicante di primo e secondo grado, anche l'appello, che respingevano il 416-bis, a Imperia, dove ci sono locali. Ci sono stati scioglimenti di comuni richiesti dalle prefetture annullati dalla giustizia amministrativa nonostante ci fossero fatti accertati molto gravi.
  Per fortuna, è stato confermato lo scioglimento del comune di Lavagna, la cui vita era da anni condizionata da una famiglia ’ndranghetista. Finalmente, la Corte di cassazione ha annullato la sentenza d'appello e ha riconosciuto che c'è 416-bis e si chiama ’ndrangheta. I confini geografici sono finalmente annullati.
  Quello che, secondo me, si deve superare in questo Paese è che il metodo mafioso debba necessariamente essere ricondotto alle sigle storiche delle mafie. Il metodo mafioso può essere praticato proprio anche da un'organizzazione che nasce oggi, che non ha 400 anni di storia come la camorra o 150 come la ’ndrangheta o 150 o 200 come cosa nostra. Questo è il punto.
  L'attenzione da parte nostra nei confronti della vicenda romana è legata a questo fatto. La stessa capacità che si è avuta nel definire mafia quella nigeriana, non si capisce perché non ci debba essere... Certo, il metodo mafioso esercitato dai nigeriani è ampiamente caratterizzato dall'uso della violenza, va bene, ma se siamo i primi a dire che la mafia di oggi si inabissa, che usa le complicità, che usa la corruzione, che, anziché il metodo intimidatorio che passa attraverso l'uso della violenza, usa il metodo intimidatorio che passa attraverso le complicità, poi ci fermiamo di fronte a fatti corruttivi di questa gravità?
  Sono d'accordo con Giarrusso: c'è un altro elemento, che è un elemento mafioso. Come Carminati e Buzzi usavano i politici, i politici usavano Carminati e Buzzi. Perché – non è sempre stato così – che tutti coloro che sono entrati in relazione con le mafie si sono serviti delle mafie per perseguire i loro obiettivi? Questa riflessione non possiamo non farla.
  Di fronte ai commenti di questi giorni, e ha ragione Esposito, «la mafia a Roma non c'è», ricordatevi che la mafia a Roma ha cominciato a esserci da quando c'è stata quest'inchiesta, nonostante ci fosse ben prima, e le confische, e il patto tra le varie mafie dentro la città, e il patto con la banda della Magliana. Ci volevano i ragazzi che facevano i librettini sulla droga, sul gioco, sui negozi che aumentano improvvisamente di prezzo, sul cambio delle gestioni di tutto il centro storico. Che cos'è, questo fenomeno? Gli alberghi, la ristorazione...
  Improvvisamente, la mafia non c'è più. Non era neanche ad Ostia, la mafia. I Casamonica non sono mafia. Gli si è fatto fare quel funerale, e voi vi ricordate perfettamente...
  Siccome, secondo alcuni commenti, la procura è stata smentita, non c'è la mafia a Roma, e anzi addirittura è stata fatta un'operazione negativa nei confronti della città, io credo che questa Commissione debba riaffermare il valore meritorio di quello che è avvenuto sul piano giudiziario per iniziativa della procura in questi anni, che non si debba assolutamente abbassare la guardia, ma che anzi si debba usare questo caso per capire quali sono le vie in sede giudiziaria per riconoscere l'evoluzione di questo fenomeno.
  Se si continua a combattere quella mafia, questa di oggi, che è diventata così in virtù della lotta che abbiamo fatto, sapete dove ci precede? Questo è il punto.
  In questi giorni mi è stato anche richiesto di sentire Buzzi. Vi ricorderete che Buzzi ci aveva scritto, che noi ci eravamo resi disponibili a recarci a sentirlo, che nel momento in cui stavamo organizzando la missione a Cagliari – si trovava a Cagliari, se non sbaglio, in quel periodo – ci fu la vicenda degli impresentabili e lui scrisse un'altra lettera nella quale disse che, siccome questa era una Commissione politicizzata, lui non voleva più essere sentito.
  Vi dico che ritengo che non dobbiamo sentirlo, semplicemente perché ci troviamo di fronte a un condannato a diciannove Pag. 13anni. Si leggono gli atti processuali. Quello che ha avuto da dire, ha avuto due anni di tempo per dirlo in sede processuale. A me, come verità di Buzzi, basta quella che leggerò negli atti processuali. Credo che dobbiamo procedere, e lo dico anche all'avvocato, che ha fatto esplicitamente questa richiesta.
  Noi siamo abituati a leggere le carte, ma... Ha avuto due anni di tempo per spiegare quello che doveva spiegare, leggeremo quelle cose. In questa sede, però, nella nostra autonomia e nel rispetto della magistratura, non vogliamo interferire minimamente coi procedimenti giudiziari, ma lasciateci esprimere la nostra preoccupazione per questa reazione addirittura infondata da tutti i punti di vista che c'è stata in questi giorni in questa città.

  STEFANO ESPOSITO. Intervengo rapidamente sull'ordine dei lavori.
  Senza voler, naturalmente, stravolgere il complicato programma, domani mattina però ci sono delle audizioni da parte del Comitato mafia e sport, e noi domani siamo in Aula al Senato, abbiamo alle 9.30 il numero legale, che sapete è molto rilevante al Senato. Penso – non so se Mirabelli mi può confortare – che ci saranno delle pregiudiziali sul decreto banche.
  Chiederei soltanto, presidente, di tenerci in contatto. Io vorrei essere presente. Probabilmente, noi avremo la fiducia, quindi ci saranno un paio d'ore almeno, dalle 10.30 alle 12.30. A mezzogiorno, mezzogiorno e mezza, magari c'è la fiducia e, secondo me, dalle 10.30 alle 12.30 è un orario che può funzionare. Non voglio stravolgere i programmi, ma segnalo il tema. Ci aggiorniamo day by day.

  PRESIDENTE. Il coordinatore è d'accordo. Va bene.

  STEFANO ESPOSITO. Comunque, se facciamo le pregiudiziali oggi...
  Vorrei segnalare una questione, presidente. È in corso l'indagine della procura di Milano su Lidl, con arresti e via dicendo. Pongo solo questo tema, presidente, che tra l'altro è stato oggetto della discussione anche sul nuovo codice antimafia.
  Le aziende subappaltatrici non coinvolte stanno morendo, perché la gestione commissariale non salda, blocca tutto. Mi chiedo se su questo terreno si possa trovare una sede per fare un minimo di discussione ed evitare che nel mezzo della giusta azione finiscano 600 persone, che peraltro non lavorano più dal 30 di giugno. Non hanno preso i soldi dal 1° gennaio. Rischiano di non superare l'estate. È un danno all'azione, secondo me. Non so esattamente come possiamo fare, ma credo sia un tema che ci riguarda tutti. Stiamo parlando di imprese non coinvolte in nessun modo nella vicenda giudiziaria.

  PRESIDENTE. Una domanda – siamo fuori circuito, fuori tutto – non è applicabile il metodo Cantone su...?

  STEFANO ESPOSITO. Presidente, è arrivata una comunicazione dal commissario nominato dal tribunale, un revisore commercialista, che dico qui pubblicamente che oggi cercherò per porgli questo tema. Ha mandato una lettera dicendo che il loro impegno è di garantire il pagamento di tutte le fatture e così via. Peraltro, la Lidl ha risposto che sono commissariate quattro aree...

  PRESIDENTE. C'è mafia di mezzo?

  STEFANO ESPOSITO. Certo, mafia pesante, presidente, mafia molto pesante.
  Hanno sequestrato. Il problema è che la Lidl ha pagato al commissario tutte le mensilità. Parliamo di una cifra di circa 8 milioni.

  PRESIDENTE. Scusate, se c'è mafia di mezzo, ce ne possiamo interessare a pieno titolo.

  STEFANO ESPOSITO. Assolutamente. Ho posto la questione qui per questa ragione, presidente. Francamente, non...

  PRESIDENTE. Merola non c'è oggi?
  Facciamole una telefonata ...

Pag. 14

  STEFANO ESPOSITO. Bisogna dare un segnale a questo...

  PRESIDENTE. No, no, no.

  STEFANO ESPOSITO. Grazie, presidente, chiedo scusa.

  PRESIDENTE. Possiamo anche convocare qualcuno la prossima settimana. Vediamo come fare.
  Se ci fosse il controllo giudiziario, non sarebbe successo.

  FRANCESCO MOLINARI. Vorrei approfittare della circostanza, perché non so se è a conoscenza di questa presidenza quello che sta accadendo in una città che è tornata alla democrazia già sciolta per mafia, che è Reggio Calabria, dove...

  PRESIDENTE. Ragazzi, per favore, io sono in conflitto d'interessi come presidente su questa vicenda.

  FRANCESCO MOLINARI. Siccome, però, c'è stato.

  PRESIDENTE. Molinari, c'è stato quello che c'è stato. Se un sindaco caccia un assessore, non è roba nostra.

  FRANCESCO MOLINARI. Sì, ma le motivazioni che adduce l'assessore a cui sono state tolte le deleghe fanno presupporre qualcosa di diverso.

  PRESIDENTE. Ci penseranno la prefettura e la procura di Reggio Calabria. Che io entri nelle beghe tra il segretario del PD e il sindaco di Reggio Calabria proprio, mi dispiace tanto, ma...
  È vero che sono in conflitto d'interessi su questa materia?

  La seduta, sospesa alle 14.45, riprende alle 14.50.

Audizione della sindaca di Arzano (NA), Fiorella Esposito.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Fiorella Esposito, sindaco di Arzano.
  L'audizione odierna rientra nell'approfondimento che la Commissione parlamentare antimafia sta svolgendo nell'ambito dei compiti previsti dall'articolo 1, comma 1, lettere f) e n), della legge 19 luglio 2013, n. 87, sulla situazione della criminalità organizzata, sulle candidature agli organi elettivi, sulla campagna elettorale nei comuni sciolti per mafia e tornati al voto nella tornata elettorale dello scorso mese di giugno.
  In particolare, l'audizione ha a oggetto le criticità esistenti e gli impegni futuri che attendono gli amministratori locali eletti dopo lo scioglimento e il periodo di commissariamento del comune.
  Ricordo che la seduta si svolge come audizione libera. Se sarà necessario, il sindaco ci potrà chiedere di passare in segreta.
  Le do volentieri la parola, naturalmente solo dopo averle fatto i complimenti per l'elezione e gli auguri di buon lavoro.

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Professionalmente, sono dirigente scolastica, prestata in questo caso a dare una mano a traguardare la situazione difficile del nostro comune, che viene dal trascorso di un doppio scioglimento, una situazione che riguarda l'organizzazione della macchina comunale molto critica.
  Abbiamo, per esempio, come indicatore da rappresentare ai massimi organi istituzionali, accanto alle carenze d'organico che lamentano tutti gli enti locali per i noti fatti relativi alla spesa pubblica, delle condizioni di ulteriore complessità gestionale. Abbiamo, infatti, una parte abbastanza consistente dell'organico di polizia municipale, nonché tecnici del comune, in stato di sospensione facoltativa e cautelare a seguito di interventi della magistratura ordinaria.
  Abbiamo una serie di situazioni avviate dal punto di vista dell'autotutela amministrativa, Pag. 15 ma che si scontrano con sentenze del Consiglio di Stato, che riportano alla base del giro tutta la procedura. Mi riferisco, per esempio, a contenziosi attivati per iniziative in autotutela dell'amministrazione commissariale che hanno ritirato delle concessioni. Ovviamente, con i passaggi procedurali e la tutela giurisdizionale, i soggetti che sono stati depressi nei loro interessi legittimi oggi chiederanno risarcimento all'ente locale, anche in modo cospicuo.
  Abbiamo un comune in cui l'elenco dei debiti fuori bilancio, a seguito di sentenze negative di accollo al comune, è lunghissimo; una situazione economica che disastrosa è dire poco; carenza di personale nei punti chiave, che sono l'urbanistica e le finanze, dove abbiamo una totale scopertura di tecnici adatti a dare una linea di condotta che sia quella auspicabile da ogni punto di vista.
  Con rammarico ho scoperto che non potrò fare il sindaco a tempo pieno, perché professionalmente, come ripeto, sono dirigente scolastico e, ovviamente, passando in aspettativa senza stipendio, rinuncerei a una parte considerevole del mio stipendio. Mi viene da pensare che c'è un principio di elettorato passivo che non viene rispettato. Se la Costituzione dà la possibilità a tutti, a prescindere dal ceto di appartenenza, di dare una mano, di farsi carico dei bisogni della cittadinanza, poi dal punto di vista amministrativo e salariale, in questo caso, non esiste l'assegno ad personam, e non è possibile dare corso a questa cosa: o si è santi o si è collusi. Ovviamente, infatti, un modo per completare la parte dello stipendio che viene detratta è di avere rapporti privilegiati con servizi, appalti e così via.
  Ovviamente, dopo lo scioglimento, il comune ha tutta la fase relativa...

  PRESIDENTE. Mi scusi se le faccio una domanda: a quanto ammonta l'indennità per un comune come Arzano, che è sopra i 15 mila abitanti?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). È 3.600 euro lordi, che diventano – mi hanno fatto il calcolo – 2.100. Io ne guadagno da dirigente scolastico 2.680: perderei 600 euro netti. Non è sostenibile per le mie finanze, perché vivo del mio stipendio, non ho beni né altro.
  Per quanto riguarda la situazione dei servizi erogati al cittadino, tenga conto, presidente, che solo l'altro ieri abbiamo avuto la proclamazione degli eletti. La mandamentale ha impiegato tutto il tempo consentito per la verifica dei verbali. Non abbiamo ancora insediato il consiglio comunale. Lo faremo nella prima settimana di agosto.
  In questa prima fase, durante la quale ero assolutamente sola con l'enorme mole di attività da mettere in campo, l'elemento che ho cercato di attivare è la valutazione dei servizi al cittadino rispetto alla congruità. Noi abbiamo una situazione nella quale molte gare sono state avviate e portate a termine dalla commissione straordinaria attraverso il protocollo d'intesa e la stazione unica appaltante, ma un conto è il rispetto formale dei passaggi procedurali, altro conto è il servizio che arriva al cittadino, al quale arriva un servizio che molto spesso... Le assicuro che durante tutta la fase commissariale – io sono cittadina di Arzano, e quindi l'ho subìta – sono servizi assolutamente inadeguati alle richieste dei cittadini e, soprattutto, il cui costo è sproporzionato a carico dei cittadini rispetto alla qualità del servizio reso.
  Sono quegli elementi che ogni buon amministratore di grande condominio, come può essere un comune come Arzano, di circa 36 mila abitanti, deve cercare di tenere presente.
  Accanto a questo, abbiamo la necessità di coprire la pianta organica in un modo congruo rispetto alle finanze del comune, rispetto al PEG.
  Noi abbiamo delle delibere commissariali che hanno articolato in cinque aree dirigenziali i settori amministrativi, ma queste aree erano coperte economicamente fino a giugno, dopodiché il sindaco che arriva si trova una macchina comunale che è sempre stata uguale a sé stessa.
  Un elemento che vorrei sottoporre alla Commissione è questo: quando noi interveniamo con lo scioglimento per condizionamento Pag. 16 o infiltrazione, come nel caso del comune di Arzano, e attacchiamo la parte politica, penso che si dovrebbe prevedere una sorta di bonifica o sanatoria anche per la parte amministrativa.
  Il treno della buona amministrazione deve potersi avvalere di due binari paralleli: l'apparato burocratico comunale e la parte politica. Incidere sull'una mancando sull'altra, secondo me, non mette l'amministrazione, anche la più volenterosa, nelle condizioni di ben agire.
  Ovviamente, i propositi che come coalizione abbiamo messo in campo e abbiamo proclamato in campagna elettorale sono tutti orientati al ripristino della correttezza, della legalità, dell'anticamorra, senza se e senza ma, soprattutto della trasparenza. Noi riteniamo che ogni scelta, ogni decisione, ogni attività da mettere in campo vadano rese pubbliche – queste saranno le prime proposte che porteremo in consiglio comunale – attraverso la registrazione in streaming del consiglio comunale e, quindi, la responsabilizzazione dei soggetti che all'interno della casa comunale, per la parte politica, assumono delle decisioni e delle responsabilità.
  Attraverso la politica di prossimità, stiamo cercando di dare gambe a un concetto che tiene conto del fatto che la politica non può chiudersi nel palazzo, ma deve girare.
  Abbiamo deciso, e vogliamo proporre nella prima seduta di insediamento del consiglio, di tenere le sedute del consiglio comunale ogni volta in una scuola diversa, perché riteniamo che gli unici presìdi di legalità sul nostro territorio siano le scuole e che da lì bisogna ripartire per riconnettere la cittadinanza con la parte politica e ricostruire quei nessi di fiducia che si sono interrotti a seguito delle note vicende.
  Riteniamo che si debba fare uno sforzo altissimo in termini di accompagnamento da parte delle istituzioni. Non è possibile immaginare che un sindaco o un'amministrazione neoeletta formata da giovani volenterosi (io sono espressione di quattro liste di cui una Dem e tre civiche) possano avere la bacchetta magica di fronte alle mille procedure, ai regolamenti e alle norme da applicare e da attuare, da tenere sempre sott'occhio in uno sguardo sincretico e sinottico allo stesso tempo, senza che ci sia un accompagnamento intelligente delle istituzioni.
  Io mi sono recata dal prefetto di Napoli e dal questore di Napoli chiedendo sostegno per un percorso che noi recepiamo come tutto in salita per i ritardi accumulati in questi anni, i debiti accumulati in questi anni, le vacanze di organico, la demotivazione, la dequalificazione del personale che da dieci anni non si forma a niente, neppure al progressivo ringiovanimento della macchina amministrativa a seguito delle norme e dei regolamenti approvati dal Parlamento nazionale. Su tutta questa partita credo che un comune come Arzano abbia bisogno di sostegno e di aiuto.
  Al prefetto ho chiesto, per esempio, di mettermi in condizione di fare il sindaco a tempo pieno, non so quale possa essere l'arma, se un assegno ad personam, un distacco, essere pagata direttamente dal MIUR come normalmente viene fatto, ma mettere un sindaco neoeletto in condizioni di esercitare il mandato per il quale i cittadini l'hanno scelto dovrebbe essere cura e preoccupazione delle istituzioni superiori, non cura e preoccupazione del soggetto che si è messo in campagna elettorale, e da questo punto di vista sia il prefetto che il questore sono stati molto attenti, accoglienti e anche orientativi nei miei confronti.
  Accanto a questo, suggerimenti utili nella ricerca di personale che magari è inserito in altre amministrazioni, immagino anche il Genio, un geometra, un ingegnere che possa dare una mano in un comune dove gli interessi maggiormente contrastanti e più preoccupanti nascano nell'ufficio urbanistica, nell'edilizia privata, perché lì avere personale qualificato, capace di scegliere senza dubbi e senza incertezze....

  PRESIDENTE. A che settore era preposto il personale sospeso per le indagini?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Polizia municipale: nove per vari motivi, dal cartellino facile alla partecipazione Pag. 17 a depistaggio. Un corredo di accuse abbastanza ampio, però siamo in attesa...

  PRESIDENTE. Prevalentemente Polizia locale, quindi non dirigenti dei settori del comune?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). No, i dirigenti di settori del comune (non sono dirigenti, sono capisettori, funzionari), ancorché citati negli atti di scioglimento, non sono stati spostati neppure dalle commissioni straordinarie che si sono avvicendate perché, se hai un solo soggetto che fa questa cosa, ancorché individuato come elemento di snodo, non lo sposti perché non puoi spostarlo, perché non c'è un altro che abbia quella mansione, è chiaro che l'apparato resta quello, a prescindere dalle persone singolarmente prese, perché io penso che, attraverso un'azione attenta di rimotivazione, di accompagnamento del nuovo...

  PRESIDENTE. Per far comprendere che il clima è cambiato.

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Esatto, perché c'è tolleranza zero rispetto a qualsiasi deroga, flessibilità, negoziazione: noi pensiamo che quello che è scritto quello debba essere applicato, debba essere attuato nel solco della massima trasparenza possibile, a beneficio esclusivo dei cittadini di Arzano. Ovviamente siamo in una situazione cristallizzata...

  PRESIDENTE. I settori più compromessi quali erano? Ho visto i servizi funebri...

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Il primo scioglimento coinvolge servizi funebri, cimitero, interessi relativi all'urbanistica, autorizzazioni a costruire, ad ampliare. Tenga presente che Arzano è una sorta di cuscinetto tra Secondigliano, Scampia ed Afragola.

  PRESIDENTE. E Napoli.

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). E Napoli. Sono gli epifenomeni di una cintura che è complicato tenere sotto controllo, anche se devo dire che da questo punto di vista la magistratura, le forze dell'ordine (ad Arzano abbiamo una luogotenenza) hanno molta attenzione, una profonda conoscenza del territorio e anche una grande capacità di assecondamento di processi nuovi di ristabilimento di norme e regolamenti (anche se mi ripeto, non trovo altro modo per esprimerlo) da parte di questi organismi, però è complicato perché non ci sono effettivamente gli strumenti reali per incidere nel lavoro quotidiano.
  Posso citare un esempio, perché molti nodi stanno venendo al pettine in questa fase di insediamento della nuova amministrazione. La commissione straordinaria diede l'ok per l'utilizzazione di alcune strutture in Arzano per ospitare i richiedenti asilo, noi abbiamo due strutture, una delle quali ospita 99 richiedenti asilo, il dirigente della commissione straordinaria, prima di andare via, ha revocato l'agibilità e, quindi, il permesso a costruire di questa struttura che ospita 99 immigrati, quindi io mi sono trovata nella condizione di dover fare un'ordinanza di sgombero ma, nello stesso tempo, il problema civico di ricollocazione di questi 99 e, quindi, ho allertato la prefettura.
  La prefettura non riesce a trovare la soluzione nei dieci giorni regolamentari in cui abbiamo fatto una diffida, per cui ci troviamo a volte di fronte a delle situazioni dove o bevi o affoghi, non c'è alternativa, non c'è misura umana o di competenza che possa essere messa in campo se non si riesce a sbloccare investendo su questi enti, se siamo ridotti al lumicino con il personale, se è sempre lo stesso personale.
  Io proporrei un pacchetto normativo per cui, quando viene sciolto un comune, si faccia la mobilità del personale comunale, magari a salvaguardia mettiamo quindici chilometri di diametro, però non è pensabile che non si muova niente, vada a casa la parte politica e poi chi arriva, come per incanto con la bacchetta magica, cambi processi, percorsi e prestazioni.

  PRESIDENTE. È chiaro. Grazie, sindaco. Pag. 18
  Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Presidente, innanzitutto un saluto al sindaco e in bocca al lupo soprattutto per la città di Arzano, che è una città martoriata che, come ricordato, viene da due scioglimenti e dove il ritorno all'ordinarietà è la prima necessità dei cittadini, quindi sarebbe utile che, superata la campagna elettorale, le forze sane del paese possano collaborare, considerando che un meccanismo di completo rinnovamento della classe dirigente tecnicamente da queste elezioni non viene fuori, a prescindere dagli schieramenti.
  Lei da poco ha varato la giunta e, a prescindere dal rapporto politico con le forze che l'hanno sostenuta come è legittimo che sia, ha avuto difficoltà, ha avuto pressioni nel rinnovo del personale, nella scelta degli amministratori, ha fatto una scelta di totale discontinuità, ha voluto scegliere persone anche fuori dal comune, dal territorio?
  La campagna elettorale di Arzano è stata logicamente difficile, oltre che dal punto di vista politico, ha visto anche alcuni episodi extra-politici, che fanno pensare che comunque la pressione sia ancora abbastanza alta nei confronti delle forze politiche. Questi hanno riguardato diversi candidati, protagonisti, anche esponenti delle altre coalizioni.
  Insieme al tema della pianta organica che lei correttamente ha posto e che è un tema che riguarda tutta una serie di comuni, soprattutto su scelte molto delicate che hanno riguardato i due scioglimenti precedenti, quindi il consorzio cimiteriale e il dipartimento urbanistica, la vicenda delle licenze, non crede che nel rispetto della sua autonomia sia necessario, sotto il profilo sia degli assessori che dei dirigenti, cercare la minore contiguità anche territoriale (non per offendere i cittadini di Arzano) su questi campi? Il doppio scioglimento, presidente, è stato anche un doppio scioglimento prolungato al massimo dei termini di legge, quindi il rischio di ricaderci a prescindere dai protagonisti c'è.
  Nella composizione della giunta ritiene di aver fatto, nei limiti del possibile, questa analisi profonda anche di discontinuità? Grazie.

  MARCELLO TAGLIALATELA. Io sono rimasto colpito dalla valutazione che è stata fatta in ordine alle difficoltà amministrative (personale, dirigenza), ma le scelte politiche ovviamente sono in capo al sindaco e alla maggioranza che l'ha eletta, quindi non mi permetto di rivolgere nessuna domanda, però vorrei fare una riflessione anche con la sua attenzione, presidente Bindi.
  Ad Arzano siamo in presenza di uno scioglimento che è durato quasi due anni, e in questi due anni francamente non so se i commissari e i subcommissari che hanno lavorato siano sempre stati gli stessi, cioè se ci sia stata una continuità di presenza dei commissari nominati da parte del Ministero dell'interno e dei subcommissari, e anche se il pagamento dei commissari e dei subcommissari, questione che francamente non conosco, sia stato in capo all'amministrazione comunale, ossia al bilancio comunale.
  Perché questa domanda? Perché, in ragione delle difficoltà che lei giustamente sottolinea e della chiacchierata che ha avuto con il prefetto per chiedere un aiuto, si potrebbe probabilmente chiedere al prefetto di individuare qualche dirigente della prefettura che possa continuare a svolgere questo tipo di lavoro. Se i commissari e i subcommissari che hanno lavorato in questi due anni sono stati pagati dal Ministero per le spettanze ulteriori in ordine alla loro funzione, a parte quella di dipendenti del Ministero dell'interno, si potrebbe chiedere una misura di accompagnamento, affinché lei sia messa nelle condizioni di portare avanti quella necessaria opera di pulizia e trasparenza.
  Lei poi ritiene (questa è una domanda un po’ delicata) che i commissari e i subcommissari abbiano agito durante questi due anni in regime di effettiva lotta senza quartiere per scoprire le cose negative o abbiano aspettato qualche volta in maniera stanca ed assente lo scorrere del tempo?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Dunque, rinnovamento classe Pag. 19politica: diversamente dall'affermazione dell'interrogante penso di poter affermare che il consiglio comunale è quasi tutto rinnovato, ci sono solo tre vecchi consiglieri.

  PRESIDENTE. Della sua maggioranza?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Due nell'opposizione e uno nella maggioranza, il resto sono tutti ragazzi giovani, persone con belle idee sia nella maggioranza che nell'opposizione, sono quarantenni (noi li chiamiamo ragazzi) che rappresentano di per sé un elemento di grande discontinuità rispetto al passato del paese.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Anche Angelo Gesso?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Anche Angelo Gesso. Angelo Gesso non è mai stato consigliere comunale di Arzano.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Il fratello è uno dei vigili urbani tratto in arresto.

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). No, non è il fratello.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Antonio Gesso non è il fratello di Angelo Gesso? Solo omonimo?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). No, non è il fratello, assolutamente, poi non vi mancherà il modo di informarvi dettagliatamente.

  PRESIDENTE. I casi di omonimia incrociano varie persone.

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Dal mio punto di vista il rinnovamento c'è stato, ovviamente bisogna metterlo a sistema e a frutto, cioè bisogna fare in modo che questo rinnovamento in termini di età (sono ragazzi), in termini di idee e di modi di fare venga in qualche modo accompagnato attraverso anche delle fasi di formazione alla politica.
  Dal mio punto di vista quindi c'è bisogno (e io in questo mi spenderò molto) di accompagnarli nel confronto costante, nel lavoro nelle commissioni consiliari perché, se lì riusciamo a mettere a frutto le idee, il confronto, la possibilità vera di parlarsi tra i vari blocchi che sono usciti fuori dalle elezioni, ritengo che potrebbero venire fuori solo idee, iniziative e prospettive favorevoli alla comunità.
  Per quanto riguarda la giunta, la giunta municipale è stata comunicata l'altro giorno quando c'è stata la proclamazione dei consiglieri eletti. Ho atteso questo periodo per rispetto della prassi democratica e delle vicende della democrazia. Quindi sin dalla proclamazione del sindaco, che è avvenuta due giorni dopo il 25, mi impegnai a comunicare la giunta nel momento in cui ci fosse stata la proclamazione degli eletti, nel momento in cui c'è stata la proclamazione ho comunicato la giunta.
  La giunta è composta da sei persone, non da sette (ci siamo tenuti bassi). Di queste sei persone, quattro persone non sono di Arzano, non sono vissute ad Arzano, non risiedono ad Arzano, sono persone di elevato spessore culturale e molto forti in termini di competenze, i cui curricula sono disponibili online. Abbiamo individuato un architetto, Visalli, per l'area tecnica, una commercialista, La Porta, per l'area finanze, un medico, D'Auria, per l'area del welfare e delle politiche sociali, un sindacalista per lo sviluppo e le politiche del lavoro.
  Invece gli altri due componenti di giunta sono di Arzano, uno è Gesso Gabriele e l'altra è Piscopo Concetta, due giovani. Gesso Gabriele ha al suo attivo un'esperienza politica strutturata all'interno di un partito politico, è segretario di un partito politico, è una persona molto competente e affidabile, che nella sua vita politica e nella sua vita personale e familiare non ha mai dato vita a nessun tipo di attacco personale. L'altra è una ragazza, giovane avvocato, che si cimenterà sulla macchina comunale, sul rinnovo e sulla riorganizzazione complessiva della macchina comunale. Pag. 20
  Per quanto riguarda le pressioni sui candidati, i candidati a sindaco eravamo in quattro: io, De Mare, Abbatiello e De Rosa Luca. Per quanto riguarda me non c'è stato nessun tipo di pressioni, per quanto riguarda l'eco di stampa penso che probabilmente i vostri riferimenti dovranno essere le forze dell'ordine, non ho partecipato, non ero presente, non ho assistito, né i candidati delle altre coalizioni me ne hanno parlato, non ho avuto modo di apprendere direttamente o indirettamente che cosa sia accaduto. L'unica cosa che ho saputo è quello che sta scritto su Cronache di Napoli, che è un giornalino online molto diffuso nel nostro paese che ha lanciato questa informazione. Altro non so e, onestamente, non ho avuto animo di chiamare i colleghi candidati a sindaco di Arzano per chiedere che cosa fosse accaduto. Non credo che sia...
  Per quanto riguarda i consiglieri comunali candidati – ripeto – sia nella maggioranza che nell'opposizione, tranne i tre che hanno partecipato a vecchie legislature, il resto sono tutti i nuovi e non mi risulta che abbiano avuto particolari pressioni, almeno non ne ho avuto conoscenza diretta.
  Per quanto riguarda invece i periodi di commissariamento, noi abbiamo avuto due commissariamenti con terne commissariali diverse, e nel corso del primo commissariamento anche sostituzione in itinere, perché c'è una prima fase di accesso e viene una composizione, nella seconda fase un'altra, non abbiamo avuto una continuità delle stesse persone.
  Le spese per i commissari non so come sono articolate, sicuramente nel PEG del comune di Arzano sono iscritte le spese relative ai dirigenti che accompagnano i commissari, perché la terna commissariale quando si sposta porta con sé un apparato tecnico, fatto di dirigenti che si assumono la responsabilità tecnica di firmare la licenza piuttosto che...

  MARCELLO TAGLIALATELA. Io non parlavo di dirigenti, parlavo di commissari.

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Però poi appena... Immagini, onorevole, che quando mi sono insediata, un attimo dopo non c'era nessuno in comune oltre il sindaco appena proclamato, non c'erano i commissari, non c'erano i dirigenti, non c'erano i sovraordinati... anche questo meccanismo, presidente, mi perdoni, ma è mai possibile che non c'è un passaggio di consegne, è mai possibile che non c'è un periodo di transizione? Evaporati, evaporati.

  PRESIDENTE. Questa Commissione sta lavorando a un progetto di riforma della legge sugli scioglimenti. Noi vi sentiamo non per sindacare il vostro lavoro, ma per affiancarlo, quindi...

  MARCELLO TAGLIALATELA. Mi scusi, sindaco, quindi nemmeno i commissari hanno fatto un passaggio di consegne?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Con i commissari al momento avemmo una lunga chiacchierata prima della proclamazione. Successivamente, dato che molti processi attivati non riuscivo a comprenderli, ho sentito la necessità di contattarli e di chiedere un appuntamento.
  La norma non prevede una relazione di fine mandato, non c'è l'obbligatorietà, per cui ho potuto poi avere delle informazioni con tanto garbo e tanta disponibilità umana, ma non c'è un addentellato amministrativo burocratico dal quale far poi partire i passi successivi dell'amministrazione comunale.

  PRESIDENTE. I sovraordinati in alcune circostanze però vengono lasciati...

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). I sovraordinati scadono insieme a loro.

  PRESIDENTE. Sì, però in alcune circostanze hanno con la prefettura, se vanno bene, naturalmente è lei che ha la scelta....

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Anche se vanno bene, io che elementi... anche la valutazione dell'operato dei commissari... Se non ci fosse stata la magistratura a intervenire su malcostume, Pag. 21 su alcune situazioni per fatti penali, non ci sarebbero state le possibilità effettive in autotutela di smembrare, non c'è questa possibilità, deve intervenire la magistratura per altri fatti che sono collaterali e che poi riportano ad altro.
  Ovviamente questa cosa poi espone tutti gli atti in autotutela. Vi ripeto: è della settimana scorsa una sentenza del Consiglio di Stato che accoglie la tesi di un bar che è stato chiuso e a cui è stata ritirata la licenza, secondo la quale, siccome la licenza era stata data in tempi antecedenti ai diciotto mesi intervenuti con l'applicazione della legge Madia, l'amministrazione non aveva più la facoltà di sottrarla, ancorché i presupposti per ottenerla non fossero considerati corretti dal dirigente che poi è andato via.
  La valutazione della prassi amministrativa porta quindi con sé un'alea che poi ricade sul comune e sulle casse comunali, perché ogni causa persa, soprattutto quando si tratta di attività commerciali di ristorazione e tutto quel mondo che accompagna attività pericolose, porta al rischio vero, concreto dell'ente locale di essere poi condannato alle spese e al danno, perché ogni giorno è un mancato introito.

  MARIO MICHELE GIARRUSSO. Grazie, presidente, sarà un intervento molto stringato. Diceva di un rinnovamento del consiglio comunale, ma c'è un Luigi De Rosa, mi pare nipote di un molto più famoso Domenico De Rosa, le cui cronache sono ben note: ex sindaco arrestato nel 1991 e altre vicende, famiglia indicata dal compianto Lamberti, presidente dell'osservatorio anticamorra, come vicina all'alleanza di Secondigliano. Poi ci sarebbe un'altra consigliera, Anna Errichiello, già consigliere nella precedente consiliatura, che adesso è con la maggioranza e che ha delle vicende molto curiose, perché otteneva concessioni addirittura da un dirigente senza contratto di lavoro con il comune, un dirigente esterno che non aveva firmato il contratto. Le risulta questa cosa?
  Un'ultima cosa che dico così, mi scusi se mi intrometto nelle sue vicende personali, ma ci sono stati membri della sua famiglia che hanno avuto problemi con la giustizia di cui vuole parlare a questa Commissione?

  FIORELLA ESPOSITO, sindaca di Arzano (NA). Siccome si parla di persone, vorrei chiedere la secretazione.

  PRESIDENTE. Sentiamo prima la domanda dell'onorevole Manfredi.

  MASSIMILIANO MANFREDI. Volevo aggiungere soltanto una cosa, oltre alle cose già chieste dagli altri, sulla pianta organica. Le risulta che sul comandante dei Vigili che lei ha trovato, la dottoressa Errichiello, sia pendente una richiesta di rinvio a giudizio? Fermo restando, qualora sia vero, il garantismo che c'è su questo, venendo da situazioni precedenti non ritiene che, vista la difficoltà del quadro ambientale, può esercitare il suo diritto di valutare i motivi che hanno richiesto alla procura questa richiesta di rinvio e, ferma restando l'autonomia giudiziaria, può vedere se ci siano delle contiguità sull'atto amministrativo, perché sia ad Arzano che in un altro comune molto complicato, Casavatore, che è legato dal consorzio cimiteriale, il tema della Polizia municipale è stato un tema serio.
  Fermo restando che è una richiesta, non è neanche un rinvio, e senza criminalizzare nessuno, è nel suo diritto poter richiedere gli atti alla procura su cui c'è questa richiesta e vedere se siano cose che possano riguardare temi che sono in corso.
  Mi permetto di segnalarlo come tema proprio per dare un contributo collettivo.

  PRESIDENTE. Propongo di passare in seduta segreta.
  (Così rimane stabilito. I lavori procedono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  PRESIDENTE. Ringrazio la sindaca Esposito per il contributo. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta, sospesa alle 15.40, riprende alle 15.45.

Pag. 22

Audizione del sindaco di Monte Sant'Angelo (FG), Pierpaolo D'Arienzo.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno prosegue con l'audizione del sindaco di Monte Sant'Angelo (FG), Pierpaolo D'Arienzo. Come lei sa, sindaco, la sua audizione si iscrive nell'inchiesta e nel lavoro che, come Commissione parlamentare antimafia, facciamo sulle amministrazioni locali, soprattutto su quelle che sono sciolte per mafia e che tornano al voto.
  Abbiamo seguito anche la fase della campagna elettorale e l'audizione di oggi è finalizzata soprattutto a capire come con la sua sindacatura intenda superare le criticità che hanno portato allo scioglimento del suo comune, mentre le facciamo naturalmente gli auguri di buon lavoro e i complimenti per l'elezione. Prego, sindaco.

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). Grazie, presidente. Io sono stato eletto l'11 giugno e, trattandosi di un paese sotto i 15 mila abitanti e a turno unico, proclamato il 12 giugno.
  Veniamo da un periodo di commissariamento dell'ente, che ha visto una commissione straordinaria formata da tre commissari, che ha ristabilito una sorta di disciplina, se così posso definirla, all'interno dall'ente comunale.
  Il nostro comune è stato sciolto per condizionamenti e, appena insediato, ho iniziato un'operazione di collegamento con le istituzioni, a partire dalle forze dell'ordine. Ho quindi chiesto un incontro al comandante del comando provinciale dei Carabinieri, alla presenza anche del capitano, che ha come riferimento la stazione di Monte Sant'Angelo, e successivamente ho chiesto un'audizione anche con il prefetto di Foggia, dottoressa Tirone.
  Ho chiesto collaborazione sia al colonnello che alla dottoressa Tirone perché, essendo al mio primo mandato elettorale, non avendo mai ricoperto cariche politiche ed essendo quindi alla mia prima esperienza, ovviamente l'inesperienza potrebbe portarmi a commettere degli errori. Ho quindi chiesto immediatamente alla prefettura di collaborare con me e abbiamo già avuto due incontri, quindi ogni quindici giorni io mi reco dal prefetto per aggiornarla sulle attività dell'ente.
  Ho parlato più volte anche con il commissario Cantadori del Ministero dell'interno, che fa parte del comitato di monitoraggio, in modo tale da interfacciarmi anche con lui, con cui abbiamo stabilito di avere frequenti scambi per quanto riguarda l'azione amministrativa.
  Il primo periodo è stato quindi incentrato sul ricucire questi rapporti istituzionali, che naturalmente con la commissione erano già in essere in quanto la commissione era rappresentata da organi dello Stato, invece come mondo politico di Monte Sant'Angelo erano stati interrotti dalla vicenda dello scioglimento.
  Per quanto riguarda le azioni da intraprendere, su consiglio del prefetto (ma lo avevo già fatto in precedenza) ho letto la relazione di scioglimento, perché vi sono contenuti gli elementi necessari per capire le motivazioni che hanno portato allo scioglimento del nostro consiglio, innanzitutto un apparato burocratico, quindi una macchina amministrativa definita nella relazione da più soggetti, sia dal Ministro dell'epoca che dal prefetto, qualitativamente e quantitativamente inadeguata.
  Da questo punto di vista sto cercando di capire in che modo rinnovare o comunque interrompere un processo avviato dai commissari e non condotto a termine, per cui sostanzialmente oggi la macchina amministrativa dell'ente è uguale a quella che avevamo in precedenza, solo che con la commissione straordinaria vi erano i sovraordinati che avevano una funzione intermedia di controllo.
  Mancando adesso questa funzione di controllo, mi sto preoccupando di come interrompere o meglio rivoluzionare, fermo restando che stiamo trovando diverse difficoltà per la questione dei vincoli di bilancio e di spesa. Con gli uffici e anche con esperti esterni all'amministrazione che vogliono darci una mano sto cercando di trovare una soluzione per risolvere questo problema, cioè fare ricorso all'articolo 110 come contratti a tempo determinato, avviso pubblico e selezione di personale dirigente Pag. 23(noi non abbiamo la dirigenza, abbiamo i responsabili di settore), così da scardinare alcune situazioni che purtroppo – credo per vincoli di bilancio – la commissione non ha potuto scardinare.
  Questa è una situazione che stiamo già cercando di risolvere e lo faremo nei prossimi giorni, compatibilmente con i vincoli.
  Per quanto riguarda la questione degli appalti pubblici, che è l'altro nodo fondamentale della relazione, abbiamo aderito alla stazione unica appaltante della provincia di Foggia su indicazione della commissione straordinaria, ed è nostra volontà piena restare lì come siamo, senza fare alcuna modifica a quanto deciso in precedenza, nonostante alcuni problemi legati ai ritardi con la stazione unica appaltante, dovuti al fatto che le province si trovano in una situazione di carenza di personale in questa fase e, quindi, c'è un rallentamento anche dell'azione della SUA.
  Adesso la cosa principale, sulla quale ho chiesto aiuto al prefetto di Foggia, dottoressa Tirone, è in che modo rivoluzionare la macchina amministrativa, perché gli elementi sono coperti da omissis nella relazione, però, da quanto mi diceva il prefetto, elementi appartenenti alla macchina amministrativa sono tuttora presenti e hanno addirittura funzioni di responsabili di settore, per cui dobbiamo inevitabilmente avviare un'operazione di allontanamento attraverso una rotazione o l'impiego in altro campo.
  Per quanto attiene a questioni di ordine pubblico, purtroppo Monte Sant'Angelo nell'ultimo periodo è ritornata sulla cronaca nazionale per due vicende in particolare. La prima riguarda l'omicidio di un ragazzo ventitreenne a seguito di un accoltellamento per futili motivi. C'è stata una mobilitazione cittadina da parte delle associazioni, con una fiaccolata in ricordo del ragazzo in una pubblica piazza insieme ai familiari.
  L'altro caso di domenica scorsa è stato un atto sicuramente doloso (ho sentito il comando stazione e con i Carabinieri abbiamo già colloquiato al riguardo), siamo usciti pubblicamente con un comunicato stampa di condanna come consiglio comunale intero. Questo riguarda l'incendio di una giostra per bambini presso una delle piazze di Monte Sant'Angelo, le indagini sono in corso, ignoriamo i motivi del gesto, ma sicuramente l'incendio è di natura dolosa, come è stato accertato.
  Quella che intendiamo fare a Monte Sant'Angelo è sostanzialmente un'operazione di pacificazione sociale, di ricostruzione di una comunità che, come ho sempre definito in campagna elettorale e ho ribadito in consiglio comunale, è una comunità coesa. Abbiamo vissuto momenti drammatici e, anche se ho trentotto anni, ricordo gli anni bui della faida di Monte Sant'Angelo ai quali si sono susseguite le ormai note vicende.

  PRESIDENTE. La faida fra chi era?

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). La faida era tra due famiglie di pastori locali, era partita negli anni ’70, prima che io nascessi, tra la famiglia Libergolis e la famiglia Primosa-Basta, questa era l'origine della faida. Quindi ricordo che da ragazzo c'è stato un periodo in cui eravamo abituati a vedere i morti ammazzati in strada, coperti da un lenzuolo bianco, che al tempo suscitavano curiosità in noi ragazzi, ma avevano la drammaticità che tutti conosciamo.
  Monte Sant'Angelo è una comunità ferita, c'è tanta brava gente all'interno del paese, gente che lavora fuori ma, nonostante i vari disagi perché il nostro è un comune montano, ritorna a Monte Sant'Angelo e, quindi, ha investito in Monte Sant'Angelo in termini di famiglia, quindi di reddito e di tutto il resto, però purtroppo ci portiamo dietro questa difficoltà di sradicarci da questa criminalità...

  PRESIDENTE. La loro influenza nel territorio si percepisce? La comunità ne è consapevole?

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). La comunità è consapevole di questa cosa.

  PRESIDENTE. La riconciliazione comporta anche la presa di distanza dai criminali...

Pag. 24

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). Sì. La comunità di Monte Sant'Angelo è una comunità che ha capito il messaggio dello scioglimento. Certo, è difficile per tutti i cittadini elaborare queste situazioni, ognuno lo fa a modo suo, quindi non c'è un vero movimento forte, se non in soggetti organizzati come le associazioni e le parrocchie, che sono di solito rappresentanza della cittadinanza.
  C'è questa difficoltà nel superare e, infatti, un giornalista in campagna elettorale si chiedeva come mai i cittadini citassero tra i bisogni una serie di cose, dalle strade ai trasporti, ma non parlassero mai dallo scioglimento del consiglio, quasi che Monte Sant'Angelo volesse...

  PRESIDENTE. Rimuovere.

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). Esatto, credo che sia quello il motivo reale, cioè i cittadini sono stanchi di essere etichettati come paese mafioso. Il problema però esiste ed è forte, non riguarda ovviamente solo Monte Sant'Angelo perché, come realtà garganica e come provincia di Foggia, siamo tutti legati da questa cosa. Monte Sant'Angelo ha subìto per primo questo processo, ma è chiaro ed evidente che la criminalità nel foggiano si sta irrobustendo, si sta facendo forte, quindi diventa difficile per gli amministratori contrastarla con i semplici strumenti che abbiamo.
  Ieri abbiamo fatto il consiglio comunale e abbiamo aderito all'associazione Avviso pubblico, dotandoci anche di questo...

  PRESIDENTE. È stato eletto con una lista civica?

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). Sì.

  PRESIDENTE. Di quale orientamento?

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). È eterogenea, io sono del Partito Democratico e il grosso degli eletti è del Partito Democratico, però sostanzialmente siamo partiti da un nucleo di opposizione (ormai storica da vent'anni nel nostro paese) e da lì abbiamo costruito questa alternativa e ci siamo irrobustiti di altre personalità che non sono collegate al PD, ma sono di area più moderata.

  PRESIDENTE. E c'è stato rinnovamento nel consiglio comunale?

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). Noi abbiamo un'età media di trentanove anni nel consiglio comunale...

  PRESIDENTE. A parte l'età.

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). Abbiamo quattro consiglieri comunali che appartenevano alla minoranza dal consiglio comunale sciolto e il resto invece sono tutti alla prima esperienza, a parte la surroga che c'è stata ieri di un altro consigliere comunale eletto in quanto candidato sindaco di una lista con un altro candidato consigliere arrivato secondo, che è Michele Ferosi, che apparteneva alla scorsa amministrazione, quindi tranne Gino Mazzamurro per il resto quello è il quadro. La maggior parte però è di nuova esperienza.

  PRESIDENTE. Le criticità maggiori quindi sono nell'amministrazione...

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). La criticità maggiore io la vedo nella macchina amministrativa in questo momento, personale che purtroppo credo non sia (lo condivido) qualitativamente e quantitativamente adeguato.

  PRESIDENTE. Lei ha avuto le consegne dal commissario?

  PIERPAOLO D'ARIENZO, sindaco di Monte Sant'Angelo (FG). Sì, il dottor Monno.

  PRESIDENTE. Se non ci sono domande, facciamo gli auguri di buon lavoro al sindaco D'Arienzo, Grazie.

Pag. 25

  La seduta, sospesa alle 15.55, riprende alle 16.

Audizione del sindaco di Bagnara Calabra (RC), Gregorio Giuseppe Frosina.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca ora l'audizione del neoeletto sindaco di Bagnara Calabra, Gregorio Giuseppe Frosina. L'audizione rientra nell'approfondimento che la nostra Commissione sta svolgendo sulle amministrazioni comunali che sono state sciolte per infiltrazioni mafiose e che sono tornate al voto e verte sulle criticità, ma ancora di più sui modi con i quali si intende superarle nel futuro, quindi è un'audizione che guarda al futuro.
  Le diamo quindi volentieri la parola, facendole i complimenti per le elezioni.

  GREGORIO GIUSEPPE FROSINA, sindaco di Bagnara Calabra (RC). Noi ci siamo insediati il 12 giugno, subito dopo le elezioni. Abbiamo impostato la campagna elettorale sulla legalità, sulla trasparenza e sulla massima correttezza amministrativa, abbiamo fatto una lista (secondo me e secondo gli altri candidati) di persone perbene, di persone oneste, di persone competenti, che hanno a cuore l'interesse del paese.
  Appena insediati abbiamo trovato una situazione molto complessa, specialmente a livello burocratico, e desidero citare due esempi della situazione amministrativa a Bagnara. Per quanto riguarda i vigili urbani, il comando di Polizia municipale prevede una pianta organica di nove vigili ma, allo stato attuale, sto amministrando il comune con tre vigili urbani, perché due sono andati in pensione e altri quattro sono stati sottoposti a misura cautelare dalla procura della Repubblica.
  C'è una situazione molto critica anche all'interno dell'ufficio tecnico, dove ci sono due aree complesse, urbanistica e lavori pubblici, attualmente gestite da un solo ingegnere, perché l'altro posto è vacante. Noi abbiamo all'ufficio tecnico circa 1.700 pratiche di condono edilizio di tre anni (1987, 1993 e 2005) che ancora devono essere smaltite.
  C'è una situazione critica anche per quanto riguarda i lavori pubblici già appaltati e non ultimati come l'auditorium e il palazzetto dello sport, e anche lì stiamo approfondendo la situazione per capire perché questi lavori non siano stati ultimati. L'avevano già approfondito anche i commissari nominati dal Ministero dell'interno, quindi è una situazione molto critica, per non parlare di tante altre situazioni che ho trovato all'interno del comune.
  Con la buona volontà, l'esperienza che abbiamo e l'immagine positiva che diamo del paese stiamo comunque cercando di tamponare e di portare avanti il nostro comune. Abbiamo bisogno dell'appoggio delle istituzioni, del Ministero dell'interno, della prefettura, dei Carabinieri, perché Bagnara è un comune importantissimo nella provincia di Reggio Calabria, un comune turistico dove serve anche l'aiuto del Ministero.
  Noi ce la metteremo tutta per amministrarlo nel miglior modo possibile, con la massima lealtà e correttezza. Su questo non transigo, anche perché sono stato consigliere provinciale per vent'anni nel comune di Bagnara Calabra e la mia storia testimonia la mia onestà e correttezza, sono stato anche sindaco a Bagnara tra il 1997 e il 2000, la gente parla bene di me, quindi, se mi hanno confermato la fiducia, vuol dire che siamo persone perbene.

  PRESIDENTE. Grazie, sindaco. Ovviamente lei ha già formato la giunta?

  GREGORIO GIUSEPPE FROSINA, sindaco di Bagnara Calabra (RC). Sì, ho formato la giunta dopo una settimana, è composta da due uomini e due donne.

  PRESIDENTE. L'orientamento della lista civica qual è, centrodestra o centrosinistra?

  GREGORIO GIUSEPPE FROSINA, sindaco di Bagnara Calabra (RC). Centrosinistra, io sono un militante del Partito Democratico e anche precedentemente sono stato sempre a sinistra, sempre nello stesso partito (PCI, PDS, DS, Partito Democratico), Pag. 26 non ho cambiato bandiera come hanno fatto tante altre persone.

  PRESIDENTE. C'è qualche calabrese che vuole rivolgere qualche domanda al sindaco?

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Più che una domanda, io credo che sia un coraggioso che riesce ad amministrare in una situazione come quella che molto rapidamente ha rappresentato, ma che probabilmente è ancora più drammatica di come l'ha rappresentata, vista sia la scarsa disponibilità di figure di responsabilità, perché purtroppo sono state anche la causa di certe situazioni, sia la questione dei finanziamenti per completare tutte le iniziative.
  Ritengo quindi che non possiamo che prendere atto di questa situazione e provare a dare un contributo alle questioni che saranno poste via via.

  GREGORIO GIUSEPPE FROSINA, sindaco di Bagnara Calabra (RC). Anche perché io mi sono insediato e già il 13 giugno al comune mi aspettava una delegazione di persone di Pellegrina, una frazione di Bagnara, che erano state assegnatarie di alloggi abusivi che erano stati sgomberati dalle forze dell'ordine, quindi fra le altre cose mi sono trovato addosso questa situazione, in cui c'era un decreto di sequestro preventivo emesso dal pubblico ministero a settembre 2016 ed eseguito l'8 giugno scorso.
  Mi sto adoperando per sanare le situazioni che possono essere sanate e ho fatto un'istanza al prefetto per differire di quaranta giorni l'esecuzione, istanza che è stata accettata. Di questo ringrazio il prefetto di Reggio Calabria che si è messo a disposizione dell'amministrazione, perché potevano esserci motivi di ordine pubblico.

  ERNESTO MAGORNO. Solo per augurare buon lavoro, mi associo alle cose già dette dalla collega Bruno Bossio e auguro al sindaco buon lavoro.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, la ringrazio, sindaco, tanti auguri e buon lavoro.

  La seduta, sospesa alle 16.05, riprende alle 16.10.

Audizione del sindaco di Bovalino (RC), Vincenzo Maesano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Bovalino (RC), Vincenzo Maesano. Con questa audizione intendiamo proseguire nella nostra inchiesta sui comuni sciolti per mafia che tornano alle elezioni, per riflettere soprattutto sulle criticità esistenti e sugli impegni futuri.
  Diamo quindi la parola al sindaco dopo avergli fatto i complimenti per l'elezione e avergli augurato buon lavoro.

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). Grazie, buon pomeriggio, a me fa piacere questa audizione, anche perché mi permette di fare chiarezza o, comunque, trasmettere della tranquillità sia allo Stato, qui rappresentato dalla Commissione, sia anche ai miei cittadini.
  Io sono stato eletto l'11 giugno con un risultato abbastanza importante, il mio impegno politico nasce nell'arco dei cinque-sei anni in cui sono stato consigliere, sono stato amministratore per un breve periodo, poi mi sono dimesso e sono passato all'opposizione perché non condividevo più gli originari presupposti di quell'amministrazione che poi purtroppo è stata sciolta, e la mia posizione è stata netta dopo appena un anno.
  All'opposizione, insieme all'altro consigliere con cui siamo usciti dalla maggioranza, nell'interesse del paese ci siamo occupati di tante cose, abbiamo fatto delle proposte, ci siamo opposti a tanti atti, come risulta dai documenti del consiglio comunale, e dopo un anno la nostra attività politica ha avuto un grande seguito, tanto da fondare un movimento politico-culturale denominato Agave, che ha garantito nell'arco di quattro o cinque anni, fino al 2017, la partecipazione alle elezioni amministrative di giugno e la vittoria alle elezioni.
  Questo per tracciare brevemente, per grandi linee, il nostro impegno e come è stato costruito questo progetto politico.

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  PRESIDENTE. Quali sono le maggiori criticità che lei ritiene debbano essere affrontate?

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). I problemi sono parecchi, a partire dalla situazione debitoria, una situazione ormai deficitaria per cui il comune nel 2013 ha fatto ricorso al piano di riequilibrio. Questa mattina sono stato dal dottore Verde del Ministero dell'interno, proprio per sollecitare la definizione di quel piano. In base all'articolo 243-bis del TUEL ho la possibilità, non essendo ancora stato approvato il piano, di rimodularlo, quindi questo sarà uno dei problemi che voglio affrontare, affinché si faccia chiarezza anche sulla situazione debitoria dell'ente.
  Poi ci sono anche altri problemi, mi trovo in una situazione in cui, su sei responsabili di servizio, ne ho solo uno in pianta organica, gli altri invece sono persone contrattualizzate o decadute a seguito del mio mandato amministrativo. Nell'audizione con il prefetto, questo mese di luglio ho chiesto la possibilità di fare dei 145, il prefetto mi ha dato la sua disponibilità, e questo anche per avere negli uffici una rotazione che ritengo indispensabile alla luce delle problematiche ataviche che nel comune non sono mai state risolte, soprattutto nell'ufficio tecnico e opere pubbliche.
  In molte delle opere pubbliche vi è stato, infatti, l'intervento dell'autorità giudiziaria e in tal senso ho già preso contatti con la procura di Locri che segue queste indagini, quindi è intendimento di questa amministrazione, nel rispetto dei princìpi di legalità e di trasparenza, risolvere anche queste questioni, partendo da una rotazione degli uffici e, quindi, del responsabile di servizio.
  In questo senso ho chiesto aiuto alle istituzioni perché purtroppo, essendo un ente anche strutturalmente deficitario, non abbiamo la possibilità di assumere, anche a causa del ricorso al piano di riequilibrio che blocca le assunzioni. Con il 145, con questa opzione che la legge mi consente, c'è la possibilità di rendere appetibile ad altri responsabili di servizio la possibilità di ricoprire quel ruolo, mentre altrimenti con una convenzione o uno scavalco non verrebbero.
  Ci sono altre problematiche amministrative dovute a carenze della pianta organica e funzionalità di alcuni uffici, come mi è stato segnalato anche dalla commissione straordinaria per quanto riguarda l'area della vigilanza, però il problema principale è inerente all'area tecnica.
  Ho parlato delle opere pubbliche, ma c'è anche il problema dei rifiuti. Il problema ambientale è uno dei punti principali del nostro programma amministrativo e la gestione dei rifiuti è stata effettuata in appalto dalla SUAP di Reggio Calabria prima del mio insediamento, quindi sotto la vigenza della commissione straordinaria, e affidata a una ditta esterna che sta effettuando il servizio da alcuni mesi, ma non con grandi risultati.
  In tal senso abbiamo già fatto delle segnalazioni, delle contestazioni, perché ci preme che il territorio venga tutelato dal punto di vista ambientale e del decoro urbano. Risultano già agli atti questi nostri interventi nei confronti della società che ha l'appalto della gestione dei servizi.
  Un altro problema è quello della depurazione. Noi siamo in consorzio con altri comuni rivieraschi e c'era già dalla stazione appaltante Regione Calabria un ingente finanziamento per la risistemazione dell'impianto di depurazione, i lavori sono iniziati il 10 luglio scorso, e la situazione sta migliorando, tanto che l'ultimo esame delle acque del mare è risultato negativo, quindi si potrebbe revocare l'ordinanza del divieto di balneazione, stiamo aspettando le controanalisi. Questo problema al momento sembrerebbe quindi risolto, ma lo stiamo monitorando.

  PRESIDENTE. Il problema che è stato fra le origini dello scioglimento, la costruzione dell'adeguamento del tratto tra Bovalino e Bagnara, che ha visto la presenza di imprese risultate legate a Santapaola, alla ’ndrangheta...?

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). Io conosco la vicenda anche per questioni professionali, avendo difeso Pag. 28l'amministrazione provinciale, che è stazione appaltante, ma il comune di Bovalino non c'entra su quell'opera, perché il tratto di strada interessato dai quei lavori è fuori dal comune di Bovalino, è nei comuni di Natile, Careri e Platì, non rientra nel comune di Bovalino.
  Conosco quindi la situazione in maniera diversa, dal punto di vista professionale, perché per la costruzione delle strade c'erano dei problemi di risarcimento del danno, per il resto non conosco approfonditamente...

  PRESIDENTE. Non tocca il comune...

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). No, non tocca il comune, perché la stazione appaltante è l'amministrazione provinciale, oggi città metropolitana di Reggio Calabria.

  PRESIDENTE. E il condizionamento del voto che c'era stato precedentemente è uno dei motivi dello scioglimento? Volevo capire se durante questa campagna elettorale a lei risulti una presenza o un tentativo di condizionamento da parte delle organizzazioni mafiose nel comune.

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). Per quanto ci riguarda, presidente, assolutamente no: io non ho né avvertito, né subìto pressioni, il nostro movimento è volto anche a un rinnovato modo di fare politica, a un cambiamento, e prova ne è che io ho quarantuno anni ed è la mia seconda esperienza politica, tutta la mia giunta e i consiglieri che fanno parte della maggioranza sono persone che non hanno alcuna esperienza politica.

  PRESIDENTE. Rinnovamento totale.

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). Sì, come movimento sono dodici consiglieri, tredici con il sottoscritto, tutte persone che non avevano precedenti esperienze politiche, erano sganciate da logiche politiche che nel corso degli anni avevano governato e amministrato Bovalino. Solo io avevo quell'esperienza come amministratore che, come dicevo, è finita dopo appena un anno con le mie dimissioni e il passaggio all'opposizione.

  PRESIDENTE. L'orientamento della lista civica è centrosinistra o centrodestra?

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). Siamo proprio un'espressione civica, perché le posso dire che all'interno ci sono esponenti del PD tesserati, ma anche esponenti di Forza Italia, che sono accomunati da un unico progetto, quello di dare finalmente un nuovo slancio a Bovalino, che era un importante centro turistico ma anche commerciale che, purtroppo, per una serie di vicissitudini quasi sempre subìte, è stato penalizzato e costretto a fare molti passi indietro rispetto a quello che era negli anni ’70.

  PRESIDENTE. All'opposizione chi c'è allora, le forze politiche ufficiali o altre liste civiche?

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). Erano altre liste civiche, una di orientamento di centrodestra, l'altra con diversi esponenti anche si avvicina al centrodestra.

  PRESIDENTE. La giunta dalla quale lei era uscito che giunta era?

  VINCENZO MAESANO, sindaco di Bovalino (RC). Era un'espressione civica, ma c'erano molti esponenti più vicini al centrodestra che al centrosinistra.

  PRESIDENTE. Grazie, sindaco, e auguri di buon lavoro.

  La seduta, sospesa alle 16.15, riprende alle 16.20.

Audizione del sindaco di Giardinello (PA), Antonino De Luca.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Giardinello (PA), Antonino De Luca, eletto alle ultime elezioni, l'11 giugno, dopo un periodo di scioglimento Pag. 29 del comune per infiltrazioni mafiose.
  La nostra audizione è finalizzata soprattutto a condividere con lei le criticità principali del suo comune, che ha ereditato, e le prospettive future per superarle e andare ben oltre. Prego, sindaco.

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Ero già consigliere comunale del comune vicino a Giardinello, perché sono di Giardinello, però ero consigliere comunale di un paese di 32 mila abitanti.

  PRESIDENTE. Che si chiama?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Partinico. Sono quindi eletto per la seconda volta come consigliere comunale, poi questa esperienza del mio paese, che purtroppo ha avuto questa macchia ed è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, però dobbiamo prendere atto e rilanciare questo paese perché ha bisogno di un rilancio anche di immagine dopo quanto è successo.

  PRESIDENTE. Che era successo?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Era successo che il sindaco precedente, Geloso, aveva chiesto un voto in piazza a un incensurato, però dalle carte che emergono si evince che era il mafioso reggente del paese.

  PRESIDENTE. La campagna elettorale si è svolta serenamente da questo punto di vista?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Da noi sì, senza alcun tipo di problema per quanto mi riguarda, e anche nei tre mesi di campagna elettorale (si comincia molto prima) non ci sono stati problemi.

  PRESIDENTE. La situazione che ha trovato?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Ho trovato un'ottima situazione, perché i commissari hanno rilanciato il comune, abbiamo una bellissima realtà per quanto riguarda la differenziata, perché siamo secondi in Sicilia, abbiamo quasi il novanta per cento di raccolta differenziata, quindi vorremmo percorrere quello che loro hanno tracciato e ho trovato alcuni funzionari che la commissione aveva spostato dall'ufficio tecnico agli affari generali, quindi lascerò tutto com'è, continuo nella loro scia per come hanno messo il comune in due anni di loro amministrazione.

  PRESIDENTE. Le risulta che ci siano dentro la pubblica amministrazione persone imparentate con famiglie ritenute di mafia, che possano subire ulteriori condizionamenti in futuro?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). No, perché se ci fosse una cosa del genere, sarei il primo a...

  PRESIDENTE. Sa che negli atti della commissione d'accesso questo risultava. A lei invece questo non risulta?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). No.

  PRESIDENTE. Lei ha letto le motivazioni?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Le ho lette, però quando uno è nella piena trasparenza...

  PRESIDENTE. Nella piena trasparenza... Io non dubito ovviamente, ma anche la trasparenza della politica ha bisogno della trasparenza dell'amministrazione, se questa non ci fosse o se è stata addirittura registrata come dato che ha portato alle valutazioni e ai cambiamenti fatti dai commissari, è bene che lei sia consapevole che questo rischio c'è.

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Sì, dal lavoro che hanno fatto sì, il tecnico era parente del sindaco e quindi lo hanno spostato, però io ho lasciato Pag. 30 tutto, gli spostamenti non li ho neanche visionati, non ho toccato nessuno, per me va bene così.

  PRESIDENTE. Come hanno fatto i commissari...

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Sì, lascio tutto per come hanno fatto loro.

  PRESIDENTE. Della passata amministrazione chi fa parte del consiglio comunale?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Della passata amministrazione abbiamo l'ex sindaco, Salvatore Polizzi...

  PRESIDENTE. È stato eletto?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). È stato eletto. È pur vero che è stato eletto come consigliere comunale ed era prima sindaco.

  PRESIDENTE. Adesso è all'opposizione?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Sì, ma se leggiamo quello che dicono le sentenze...

  PRESIDENTE. Cosa dicono le sentenze?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Mi posso anche sbagliare, però dicono che è vero che il sindaco di prima chiede il voto, viene reintegrato dal TAR Lazio, poi viene sciolto per infiltrazioni mafiose, però la passata amministrazione, da quanto ho letto, è più collusa, però lui si candidò a sindaco, quindi il controllo chi lo fa in questo caso? E lui oggi è consigliere comunale.

  PRESIDENTE. Altri consiglieri della passata... la sua giunta è tutta nuova?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Sì, la mia giunta è tutta nuova, io ho ereditato quattro consiglieri della precedente amministrazione, candidabili.

  PRESIDENTE. La sua lista civica che orientamento ha?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Io vengo dal PD, perché ero a Partinico come Megafono, però Giardinello è un paese piccolo di 2.300 abitanti, quindi non c'è un ideale politico, però ci siamo presentati come lista civica.

  LUIGI GAETTI. E i bilanci?

  ANTONINO DE LUCA, sindaco di Giardinello (PA). Abbiamo 920.000 euro di perdita, quindi il 20 dovremo fare un primo consiglio comunale.

  PRESIDENTE. Grazie, sindaco, buon lavoro.

  La seduta termina alle 16.30.